Giornata per la Ricerca 2014, premiate le 5 migliori pubblicazioni

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Comunicato stampa
Giornata per la Ricerca 2014, premiate le 5 migliori
pubblicazioni del 2013 della Facoltà di Medicina e chirurgia
della Cattolica
Roma, 8 maggio 2014 – Premiate, in occasione della Giornata per la Ricerca
2014, che si svolge presso il Polo universitario Giovanni XXIII dell’Università
Cattolica di Roma, le 5 migliori pubblicazioni scientifiche prodotte lo scorso
anno dalla Facoltà di Medicina e chirurgia “A. Gemelli”: due lavori di ricerca di
base e tre di ricerca Clinica.
La graduatoria è stata elaborata separatamente per le due aree, e il criterio è
stato unicamente basato sull’indice di impatto (impact factor-IF, un indice che
identifica la frequenza con la quale un articolo di una certa rivista viene citato
nella bibliografia di altri articoli in un determinato anno) della rivista su cui la
ricerca è stata pubblicata. Pertanto i valori di IF di queste cinque pubblicazioni
sono di fatto i più alti della Facoltà, per le due aree di afferenza.
•
Sul “Journal of Clinical Oncology” è apparso un importante studio su un
campione di 380 pazienti laziali con “sindromi mielodisplastiche” per
verificare la validità di un “test multifattoriale” messo a punto a livello
internazionale per stabilire la prognosi di questi pazienti, caratterizzati da
anomalie del midollo osseo ad andamento clinico variabile. Questo test
permette di distinguere quali pazienti andranno incontro a
trasformazione rapida in leucemia, per i quali è indicato il trapianto di
midollo osseo, da quei pazienti che hanno una buona aspettativa di vita
con terapia conservativa. Lo studio è stato condotto dalla dottoressa
Maria Teresa Voso, dell’Istituto di Ematologia, in collaborazione con i
Professori Adriano Venditti, Giuseppe Leone e ricercatori di altre
Università romane. La rivista ha impact factor 18.
•
Lo studio pubblicato sulla rivista “Circulation: ideata e testata dal gruppo
del professor Gaetano Lanza, dell’Istituto di Cardiologia, diretto dal
Ufficio stampa – 00168 Roma Largo Francesco Vito, 1 – telefono +39 06 30154442-4295 e-mail [email protected]
professor Filippo Crea, in un lavoro che ha come primo autore la
dottoressa Alessandra Stazi, una strategia potenzialmente in grado di
ridurre alcuni effetti avversi di delicati interventi per curare le aritmie
cardiache: l’ingegnoso metodo consiste nell’usare il manicotto
dell’apparecchio che misura la pressione per bloccare transitoriamente la
circolazione del braccio del paziente (gonfiando e sgonfiando alcune volte
il manicotto) prima di procedere all’intervento di ablazione per
danneggiare le aree cardiache responsabili dell’aritmia. I ricercatori
hanno dimostrato, infatti, che questo metodo, noto come
“precondizionamento ischemico remoto”, è in grado di ridurre
l’attivazione delle piastrine che si verifica durante la procedura di
ablazione, e potrebbe quindi ridurre le complicanze ischemiche cerebrali
a essa legate. La rivista ha impact factor 15,2,
•
Lo studio pubblicato sulla rivista “Brain”: i professori Marcello D’Ascenzo
e Claudio Grassi dell’Istituto di Fisiologia Umana hanno scoperto in che
modo la cocaina esercita, in animali da laboratorio, i suoi danni sul
cervello ed evidenziato la possibilità di prevenire le disfunzioni neuronali
e comportamentali causate dall’abuso di cocaina. I ricercatori hanno
scoperto che alla base dei danni cerebrali causati dalla cocaina c’è
un’alterazione della funzione delle sinapsi, i ponti di comunicazione tra i
neuroni. Tale alterazione è dovuta alla diminuzione della concentrazione
di una piccola molecola, la D-serina, indispensabile per assicurare una
corretta comunicazione tra i neuroni a livello delle sinapsi. “Sebbene
siano necessarie ulteriori indagini, i risultati di questo studio potrebbero
rappresentare un punto di partenza verso il possibile impiego della Dserina come farmaco nel trattamento della dipendenza da cocaina”,
spiegano gli autori dello studio. La rivista ha impact factor 9,9.
•
Lo studio pubblicato sulla rivista “Plos Genetics”: scienziati dell’Istituto di
Genetica Medica hanno scoperto il ruolo di una proteina, ‘CTCF’, nella
sindrome X - fragile, una delle più diffuse forme di ritardo mentale: la
riduzione di questa proteina nei neuroni di alcuni soggetti potrebbe
contribuire a bloccare la trascrizione del gene responsabile della malattia.
La proteina CTCF sembra in grado di promuovere la trascrizione del gene
FMR1 – che causa la malattia - in quei fortunati soggetti che, pur avendo
la mutazione a carico di FMR1, non si ammalano per motivi ancora non
del tutto chiari. Condotta dalla dottoressa Elisabetta Tabolacci
dell’Istituto di Genetica Medica, in collaborazione con l'Università di Tor
Vergata di Roma (prof.ssa Emanuela Helmer-Citterich e dr. Fabrizio
Ferrè). I genetisti della Cattolica studiano da anni in provetta le cellule di
rari fortunati soggetti che, pur avendo il gene FMR1 difettoso, non si
ammalano. Il motivo è che le cellule di questi individui continuano a
produrre la proteina FMRP, perché il gene “malato” – per motivi ancora
poco chiari – non è disattivato dai silenziatori genetici (gruppi metile),
come succede invece nei pazienti. Nello studio pubblicato su “Plos
Genetics” i ricercatori hanno scoperto che una proteina che si lega al
DNA, ‘CTCF’, ha un ruolo nel favorire la trascrizione del gene FMR1.
Quando CTCF è poco presente, il gene risulta, infatti, poco trascritto. La
rivista ha impact factor 8,52.
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Lo studio pubblicato sulla rivista Jama: avere sofferto di calcoli renali
aumenta del 30% il rischio di soffrire di cuore (infarto e coronaropatia con
necessità di rivascolarizzazione coronarica). Il rischio, però, aumenta solo
per le donne. Lo ha scoperto Pietro Manuel Ferraro, nefrologo presso
l’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi dell’Università CattolicaComplesso Integrato Columbus, diretta dal Professor Giovanni Gambaro
insieme ai colleghi della prestigiosa Harvard University di Boston. La
scoperta è frutto di un maxi-studio durato 24 anni, che ha coinvolto oltre
240 mila persone. Lo studio è stato pubblicato sul prestigioso “Journal of
American Medical Association” (Jama). Per le donne, ma non per gli
uomini, è risultata un’associazione significativa tra calcoli renali e malattia
cardiaca. In presenza di calcoli la donna ha un rischio-cuore più alto del
30% a parità di altri fattori di rischio come fattori dietetici, diabete e
ipertensione. La rivista ha impact factor 30.
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