ELETTROSTATICA STRUTTURA DELL’ATOMO Democrito, IV sec. a.C., deduce l'esistenza di atomi (atomòs = indivisibile) da un processo logico e puramente teorico attraverso il quale comprende che scomponendo la materia in parti sempre più piccole non si può che arrivare a dei costituenti fondamentali e indivisibili. Lo studioso inglese J.Dalton (1766-1844) all'inizio del XIX secolo dichiarò che la materia non é continua, ma é composta da particelle che non possono essere ulteriormente divisibili né trasformabili, gli atomi. La palla da biliardo 1803 Nel modello atomico formulato nel 1898, da J.J.Thomson, si ammetteva che l'atomo, piuttosto che la sferetta solida e compatta ipotizzata da Dalton, fosse costituito da una sfera omogenea carica di elettricitá positiva in cui gli elettroni erano distribuiti in maniera uniforme e senza una disposizione spaziale particolare. Panettone con l’uvetta Il nome "a panettone" deriva dal fatto che le cariche negative sono inserite all'interno della distribuzione di carica positiva come i canditi in un panettone 1 Rutherford nel 1911 fece un esperimento in cui bombardò un foglio d'oro molto sottile con particelle alfa e dedusse che l'atomo è in gran parte vuoto. Allora propose il modello planetario, in cui gli elettroni ruotano attorno al nucleo a gran distanza da esso. L'atomo è così in gra parte vuoto. Il nuovo modello proposto da Rutherford aveva delle caratteristiche che sono rimaste anche in modelli successivi come la concentrazione della maggioranza della materia in un volume relativamente piccolo rispetto alle dimensioni atomiche (ossia un nucleo atomico) e la presenza di elettroni rotanti intorno ad esso, come i pianeti del sistema solare attorno al sole. 2 DUE STATI ELETTRICI DIFFERENTI Si consideri il seguente esperimento: si avvicini al pendolino una bacchetta di sostanza resinosa dopo averla strofinata con un panno di lana. Si noterà che il pendolino viene attratto dalla bacchetta per induzione. Se il pendolino viene a contatto con la bacchetta, esso si elettrizza e viene respinto dalla stessa bacchetta di sostanza resinosa. Se si avvicina poi ad esso una bacchetta di vetro liscio elettrizzata per strofinio con un panno di lana, si osserva che il pendolino respinto dalla bacchetta di sostanza resinosa viene invece attratto dalla bacchetta di vetro. Reciprocamente se si elettrizza per contatto il pendolino con la bacchetta di vetro strofinata con un panno di lana si vede che esso viene respinto da essa mentre viene attratto dalla bacchetta di sostanza resinosa elettrizzata con la lana. Ne consegue che l’elettricità che si manifesta sulla bacchetta di vetro liscio strofinata con la lana e l’elettricità che si manifesta sulla bacchetta resinosa anch’essa strofinata con la lana non presentano un identico comportamento. Se si hanno due pendolini elettrizzati l’uno con l’elettricità del vetro e l’altro con l’elettricità della sostanza resinosa si può verificare che preso un corpo elettrizzato qualsiasi ed in qualunque modo esso attrae uno dei due pendolini e respinge l’altro: non esiste nessun corpo che, presentando proprietà elettriche, respinga tutti e due i pendolini o li attragga entrambi. Uno scienziato osservò questo fenomeno nel 1733, e per distinguere i due stati elettrici chiamò elettricità resinosa quella che si manifestava sulle sostanze resinose strofinate con lana ed elettricità vitrea quella che si manifestava sul vetro pure strofinato con lana. In realtà questi nomi si dimostrarono inappropriati in quanto essi lasciavano intendere che il particolare tipo di elettricità che su essi si svolgeva fosse una proprietà della sostanza, si verificò ben presto che il tipo di elettricità manifestato da una particolare sostanza dipende anche dalla natura dell’oggetto che si utilizza per elettrizzarla e dalla stato della sua superficie, ad esempio mentre il vetro liscio strofinato con lana manifesta elettricità vitrea, il vetro smerigliato pure strofinato con lana acquista elettricità resinosa. Si sono, pertanto abbandonate queste due definizioni e se ne sono adottate altre che meglio rispondessero alla natura stessa dei fenomeni: si è convenuto di chiamare elettricità positiva quella che si manifesta sul vetro liscio strofinato con lana ed elettricità negativa quella che si manifesta nelle resine pure strofinate con lana. ELETTRIZZAZIONE PER INDUZIONE E PER CONTATTO PENDOLINO ELETTRICO 3 Il fenomeno dell’induzione elettrostatica è una diretta conseguenza della mobilità delle cariche elettriche propria di un materiale conduttore. Se un corpo elettrizzato positivamente viene avvicinato ad un corpo neutro, le gli elettroni si portano nella zona del conduttore più prossima al corpo induttore (questa zona si carica cioè negativamente) lasciando così sguarnita la zona più lontana che assume pertanto carica positiva. Questo fenomeno può essere verificato con il pendolino elettrico. Avvicinando un corpo elettrizzato alla sferetta elettricamente neutra del pendolino si può verificare il manifestarsi di una vivace attrazione. Se però la sferetta viene a contatto con il corpo induttore si nota un’altrettanto vivace repulsione. Anche questo fenomeno è dovuto alla mobilità delle cariche elettriche di un corpo conduttore, infatti al momento del contatto tra la sferetta ed il corpo, parte delle cariche dell’induttore vanno a neutralizzare le cariche di segno opposto della sferetta la quale rimane così elettrizzata dello stesso segno del corpo e pertanto viene da esso respinta. DOPPIO PENDOLINO ELETTRICO Si strofini un’asticciola di resina o di vetro o di ceralacca, essa attirerà le palline del “doppio pendolino” che successivamente per effetto induttivo si allontaneranno l’una dall’altra. ELETTROSCOPIO A FOGLIE D’ORO 4 Al posto del pendolino si può usare un rivelatore più sensibile dello stato elettrico: l’elettroscopio a foglie. Esso è formato da due sottilissime strisce d’oro (le foglie) sospese ad una asticella metallica, terminante con una sferetta (pomo dell’elettroscopio). Un elettroscopio si elettrizza sia per contatto diretto col corpo elettrizzato che per induzione. Nel primo caso (fig.3c) il corpo elettrizzato A cede una parte della propria carica: le foglie divergono, e restano divergenti anche allontanando A. Per farle “ricadere”, basta “scaricare” l’elettroscopio, toccandone il pomo con la mano. Nel secondo caso (fig3d) le foglie ricadono appena si allontana A. Gli elettroscopi sono quindi strumenti che permettono di riconoscere se un corpo è carico elettricamente. In laboratorio abbiamo usato due elettroscopi: il pendolino elettrico l’elettroscopio a foglie d’oro CARICHE IN ECCESSO SU UN CONDUTTORE Le cariche in eccesso su un conduttore, sia positive che negative, si dispongono sempre sulla superficie esterna del conduttore (anche nel caso in cui nel conduttore siano prese nti delle cavità interne) ESPERIMENTO: EMISFERI DI CAVENDISH Una sfera metallica elettrizzata ed isolata, viene racchiusa con due emisferi metallici muniti di manici isolanti. Togliendo i due emisferi ed avvicinando alla sfera un elettroscopio, si nota che questa è scarica, mentre i due emisferi sono elettrizzati. Questo esperimento dimostra che la carica si distribuisce esclusivamente sulla superficie esterna del Conduttore. 5 GABBIA DI FARADAY http://www.primopianoitalia.tv/2011/06/29/capelli-elettrizzati-e-gabbia-di-faraday-il-video-mostraun-classico-argomento-di-elettrostatica-la-distribuzione-delle-cariche-elettriche-sui-conduttori/ Qualsiasi contenitore di materiale conduttore può essere considerato "Gabbia di Faraday". Il campo elettrico interno è nullo nei conduttori e questo comporta che qualsiasi oggetto interno non sente gli effetti del campo elettrico esterno. Questo principio fa sì - ad esempio - che in caso di temporale il miglior riparo dai fulmini sia l'interno di un auto che, se anche fosse colpita da un fulmine, non comporterebbe danni per i suoi occupanti. POTERE DISPERSIVO DELLE PUNTE Se un conduttore presenta punte più o meno acuminate oppure spigoli taglienti, le cariche elettriche in tali zone si addensano così intensamente che la loro mutua repulsione le sollecita verso l’esterno e a sfuggire dal conduttore ionizzando le più vicine molecole dell’aria. Tali ioni gassosi, respingendosi tra loro, danno origine a una specie di soffio (detto vento elettrico), col quale il conduttore disperde la propria carica nell’aria che lo circonda e che dovrebbe isolarlo, scaricandosi. Il fenomeno, causato dalle parti appuntite, è noto come potere delle punte. 1- Esperimento della punta elettrizzata e della candela accesa 2- Il mulinello elettrico IL MULINELLO ELETTRICO 6 Collegando il conduttore ad una macchina elettrostatica, il mulinello inizia a ruotare perché l’alto potenziale delle punte ionizza parzialmente l’aria. Il movimento rotatorio è quindi provocato dalla repulsione tra gli ioni dell’aria e le cariche sulle punte. Il parafulmine sfrutta il principio del "potere dispersivo”delle punte" MACCHINA DI WIMSHURST E BOTTIGLIA DI LEIDA http://www.primopianoitalia.tv/2011/08/04/macchina-di-wimshurst-e-bottiglia-di-leida-il-videopresenta-la-macchina-di-wimshurst/ BOTTIGLIA DI LEIDA . La bottiglia di Leida costituisce la forma più antica di condensatore. Fu utilizzata per condurre molti dei primi esperimenti sull'elettricità durante la seconda metà del XVIII secolo. Una bottiglia di Leida consiste tipicamente in un contenitore di vetro (per esempio una bottiglia) coperto da un rivestimento metallico all'interno e da un altro simile dalla parte esterna (le armature). Il rivestimento interno è collegato all'elettrodo di un generatore elettrostatico attraverso un conduttore, mentre il vetro funge da dielettrico. La bottiglia si carica mediante una macchina elettrostatica; per esempio, si pone un'armatura a contatto con un polo della macchina a l'altra si collega a terra attraverso la nostra mano. Per scaricare la bottiglia di Leida si usa un dispositivo costituito da due aste conduttrici articolate a V, terminanti da una parte con due sferette e dall'altra con dei manici isolanti. Mettendo in contatto una sferetta con l'armatura esterna e l'altra con il bottone della bottiglia, tra le sferette scocca una scintilla. 7