.CORSO di FISICA Corso di Laurea per Infermieri Università degli Studi di UDINE - Sede di Pordenone Obiettivi Costruire su concetti proposti e avvicinati nel pre-corso, una serie di applicazioni nell’ambito medico propedeutiche allo sviluppo e alla comprensione di temi di fisiologia e anatomia, oltre che di biologia. Contenuti ARGOMENTO Lezione Forze e baricentro; momenti e leve; i posizionamenti, le posture e l’equilibrio; i sollevamenti. Potenziale elettrico, potenziale di Nernst e bioelettricità. I^ Fluidi: proprietà e dinamica dei fluidi. La circolazione sanguigna. II^ I gas: le loro leggi e la respirazione. Termodinamica e calore: temperatura, scambi di calore e termoregolazione. III^ Acustica: onde longitudinali; propagazione di energia con l’onda, definizione di intensità sonora; lo stetoscopio; onde stazionarie; scala della sensibilità sonora. IV^ La natura della luce; ottica geometrica e propagazione della luce; lenti, immagini, ingrandimenti e microscopio; le fibre ottiche e il loro utilizzo nelle tecniche di indagine medica. V^ Energia di legame, struttura del nucleo e elementi di radioattività; tipologia delle emissioni radioattive, famiglie, interazione con i VI^ e VII^ tessuti fisiologici e con gli organi; pericolosità. Energia di legame, struttura del nucleo e elementi di radioattività; tipologia delle emissioni radioattive, famiglie, interazione con i tessuti fisiologici e con gli organi; pericolosità. VI^ e VII^ Metodi Lezioni dialogate attente a riprendere conoscenze introdotte nel precorso e a sviluppare concettualità più elaborate e più mirate. Si utilizzeranno esercizi e calcoli sviluppati dal docente per allargare la familiarità nei confronti degli strumenti della disciplina. Riferimenti Il docente preparerà degli appunti che distribuirà lezione per lezione. Tali appunti hanno come riferimento principale il testo: A.H. CROMER “Fisica per Medicina, Farmacia e Scienze Biologiche, Piccin editore PADOVA. Il docente ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 1 di 14 ** [walter manzon] ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 2 di 14 ** Forze e baricentro; momenti e leve; i posizionamenti, le posture e l’equilibrio; i sollevamenti. Potenziale elettrico, potenziale di Nernst e bioelettricità. 1^ lezione LE DOMANDE - Che cos’è una forza e come si possono individuare le sue componenti? - La definizione del baricentro; come si può individuare il baricentro in un - corpo esteso? Come è possibile qualificare l’equilibrio di un corpo grazie al posizionamento del corpo? Che cos’è una leva? Quanti sono i tipi di leva e che cosa li distingue ? Che cosa si intende per potenziale elettrico ? Come si crea la differenza di potenziale tra due soluzioni mantenute a contatto ? Che cos’è il potenziale d’azione e come si sviluppa un segnale elettrico lungo un assone? Vediamo due esempi di applicazioni di forza in ambito medico e fisiologico, dove è opportuno pensare all’azione della forza in termini di componenti e cioè di parti che agiscono autonomamente, obbedendo alle regole delle operazioni vettoriali. La prima figura si riferisce ad una trazione imposta ad una gamba ferita, mentre nella seconda si analizza il modo di agire del bicipite corrispondentemente ad una posizione assunta dal braccio. Nel primo caso è opportuno specificare che la presenza del filo e delle carrucole ha il compito ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 3 di 14 ** di determinare una modificazione della retta d’azione delle forze: le forze in campo, in effetti sono due, entrambi di modulo: f1 f2 f 30N. corrispondenti al peso che le determina ma dirette diversamente grazie all’azione della tensione del filo: la prima dalla carrucola vicina al piede verso l’alto-destra, inclinata di 55o rispetto all’orizzontale; la seconda dalla medesima carrucola verso il bassodestra, inclinata di 25o rispetto all’orizzontale. Seguiamo, comunque, nelle figure successive l’analisi delle componenti delle forze in campo partendo dal primo caso. Nella seconda figura la forza agente ( Fm , forza muscolare) può essere pensata come scomposta nelle componenti parallela all’avambraccio (forza di stabilizzazione) che aiuta l’articolazione (il gomito) a sostenere la postura dell’avambraccio (“lo tiene agganciato”) e perpendicolare all’avambraccio (forza di sostegno) che supporta il peso dell’avambraccio alzato . La definizione generale di BARICENTRO viene riportata nelle formule che seguono: in esse va riconosciuta l’importanza delle masse del corpo: è agevole individuare il baricentro nel caso di una struttura composita, mentre la determinazione è molto più complessa nel caso di un unico corpo che si sviluppa senza interruzione di continuità nello spazio, quale ad esempio il braccio riportato in figura, dove si deve procedere, accettando qualche approssimazione. In questo caso, infatti, il corpo (il braccio) può essere pensato come sviluppato nell’unica dimensione, quella longitudinale il centro di massa (altra denominazione del baricentro) si può collocare in corrispondenza del gomito, dove è presente la freccia più lunga. Il baricentro può essere pensato anche come il punto sul quale, se sostenuto per mezzo di un cuneo, si può sospendere il corpo stesso e cioè il punto sul quale può essere pensata come concentrata tutta la massa. ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 4 di 14 ** n i xi x1 x2 x3 ... xn 1 n n quest a formula è valida per sist emi di corpi con element i della st essa xB massa posizionat i in corrispondenza della posizione xi . Nel caso in cui invece gli element i siano di massa diversa mi : n xB m1 x1 m2 x2 m3 x3 ... mn xn n i mi 1 i mi xi 1 n i mi 1 nel caso di piu' dimensioni valgono anche: n yB i mi yi 1 n i n e zB mi 1 i mi zi 1 ; n i mi 1 con alla fine: rB xB i yB j z B k Un corpo è in equilibrio, e cioè non si sbilancia in avanti o in laterale, quando la verticale del suo baricentro cade all’interno della superficie d’appoggio (vedi figure con manichini). Leve come macchine semplici: sono da considerare come macchine semplici tutti quei dispositivi che siano in grado di intensità o direzione di una forza (anche una semplice carrucola lo è); sono da considerare macchine complesse invece quei dispositivi che hanno un motore in grado di sviluppare delle forze proprie. Oggetto principale della nostra attenzione sono le leve che vengono classificate come di I o , II o e III o genere, a seconda di come sono disposti potenza (P) e resistenza (R) rispetto al fulcro (F), come visibile negli schemi presenti in figura. La prima va considerata come la forza attiva e la seconda come passiva. Nella leva di I o genere il fulcro è inserito tra potenza e resistenza : un esempio di questo genere di leva può essere l’altalena o anche il vecchio martinetto. Nella leva di II o genere il fulcro invece si trova aldilà della resistenza rispetto alla potenza: come buon esempio si può ricordare la carriola. ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 5 di 14 ** Nella leva di III o genere il fulcro si colloca aldilà della potenza rispetto alla resistenza: un buon esempio di questo tipo di leva è costituito dal sollevamento del peso nella mano da parte del bicipite come visibile nella figura a fianco. E’ evidente dalle figure schematiche sulle leve che, rispetto al fulcro, che costituisce traccia di un ipotetico asse di rotazione, l’equilibrio in una leva viene salvaguardato dalla compensazione dei momenti delle forze dovuti alla resistenza e alla potenza, secondo la formula: M R M P r R r P, con r a rappresent are il vet t ore che collega il fulcro al punt o di azione della forza La leva viene considerata conveniente o sconveniente a seconda del fatto che lo potenza sia inferiore o superiore alla resistenza. Si può ripensare anche alla definizione di baricentro di un corpo, immaginandolo come l’ipotetico fulcro rispetto al quale tutti gli elementi del corpo stesso sollecitano alla rotazione come tanti momenti, raggiungendo un equilibrio globale. Secondo una visione più ampia su forze e momenti, poi, è opportuno consigliare l’assunzione di posizioni nei sollevamenti del tipo chiarito dalle figure che seguono, dove vengono messe in evidenza anche scelte scorrette. In entrambe i casi segnalati è chiarito che è conveniente sollevare o tenere sollevato un peso il più possibile vicino al corpo in modo tale da minimizzare il braccio della forza e quindi la potenza che serve ad equilibrare la resistenza dovuta al peso dell’oggetto pesante. Infatti, guardando ad esempio il caso della cassa, i muscoli della schiena che sopportano lo sforzo sono sollecitati ad esprimere una forza (potenza) più grande quando il peso è più distante, agendo essi a distanza fissa dalla posizione del fulcro, che in questo caso va collocato in corrispondenza delle clavicole, circa. ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 6 di 14 ** Ripresa del potenziale elettrico. Se due soluzioni globalmente neutre dal punto di vista elettrico, contenenti ioni K e Cl sono a concentrazione diversa, vengono poste a contatto e mantenute separate da una membrana permeabile solo agli ioni K , attraverso questa avverrà una diffusione dalla più concentrata alla meno concentrata e di svilupperà una differenza di potenziale elettrico V tra le due, grazie alla maggior presenza di ioni positivi nella soluzione meno concentrata all’inizio. Tale differenza di potenziale tenderà ad equilibrare con una propria forza elettrica il disavanzo di concentrazione che tende a far diffondere gli ioni potassio, portando il sistema ad una situazione di equilibrio dinamico. La differenza di potenziale che si instaura in tali condizioni è detta potenziale di equilibrio di Nernst ed è espressa dalla formula: V V1 V2 2.3 c kT log 1 ; e c2 tale situazione si ritrova presente tra parte interna e la parte esterna delle cellule e la membrana è rappresentativa proprio della membrana cellulare; la situazione all’interno del corpo umano prevede che alla temperatura: T 37o C. (273 37) K . 310K . , con la costante: k 1.38 x1023 J ./ K . e con la carica dell’elettrone: 19 e 1.6 x10 C. , la formula diventi: c V V1 V2 (61.4 mV .) log 1 c2 e se si prende in considerazione il caso particolare delle cellule nervose la concentrazione di nel fluido intracellulare vale K c1 0.141mol./ l. , mentre quella nel fluido extracellulare vale c2 0.005mol./ l. e il valore che si determina, con questi valori per il potenziale di equilibrio è: 0.141 V V1 V2 (61.4 mV .) log 61.4mV . 1.45 89.2mV . 0.005 La questione che ci interessa più da vicino è quella relativa alla trasmissione lungo un assone che colleghi due cellule nervose, come illustrato in figura: è il cosiddetto impulso nervoso. All’interno dell’assone le cellule prevedono una differenza di potenziale simile a quella calcolata pari –85mV. . ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 7 di 14 ** La struttura di un assone può essere schematizzata grazie ad una forma cilindrica come nella figura in pagina seguente; lungo tale cilindro si propaga l’impulso che è a tutti gli effetti un segnale elettrico, ricostruibile attraverso lo schema esplicativo che segue: quando l’assone viene stimolato in corrispondenza del punto A, la sua membrana cellulare diventa temporaneamente permeabile anche agli ioni Na , presenti anch’essi nei due fluidi intra- ed extra-cellulari, che diffondono in un intervallo ampio t 0.2m sec. e neutralizzano la carica negativa all’interno della cellula, inizialmente ricca di carica negativa, portando ad un capovolgimento della differenza di potenziale, come evidenziato nella figura rappresentativa del potenziale d’azione, denominazione sotto la quale va questo tipo di fenomeno. Lo sviluppo dell’impulso del potenziale d’azione lungo l’assone avviene poi automaticamente grazie al richiamo delle cariche di segno opposto dalle zone vicine. Dopo il brevissimo tempo di sviluppo di tale potenziale viene invece a ricadere immediatamente la permeabilità agli ioni sodio, interrompendo immediatamente la produzione del segnale. ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 8 di 14 ** Fluidi: proprietà e dinamica dei fluidi. La circolazione sanguigna. I1^ lezione LE DOMANDE - Che cos’è un fluido ? - - - - + Definizione Quali sono le sue proprietà in condizioni statiche ? + Grandezze: pressione (sue unità di misura e processo di misura) + Legge di Pascal + Legge di Stevino + Spinta di Archimede Che cos’è e di che cosa si occupa la dinamica dei fluidi ? + Definizione Quali sono le grandezze fisiche da conoscere per poter caratterizzare il fluido in movimento? + La portata Q + La viscosità Quali sono le leggi che descrivono il moto di un fluido ? + Legge di Poiseuille + Teorema di Bernoulli La circolazione sanguigna come caso particolare. FLUIDO: è una sostanza (meglio, una fase di una sostanza) non rigida, che quando viene sottoposta a forme che tendono a deformarla, non mantiene una forma propria. In questa lezione utilizzeremo il sostantivo fluido per trattare delle caratteristiche dei soli liquidi, anche se tale parola riassume in se anche i gas (vapori). Liquidi e gas (vapori) hanno comportamenti che li distinguono: il liquido ha volume definito che mantiene, ma forma che si adatta al contenitore; il gas (vapore) invece ha volume e forma adattabili. La pressione è definita come forza che agisce su una superficie, secondo la f 1Newton 1N . p ; sua unit à di misura è: 1 Pascal formula: S 1m.2 1m.2 Le unità di misura per esprimere la pressione sono però molteplici: la più importante ai nostri fini è il: mm.HG (il millimetro di mercurio); sono però correntemente utilizzate anche l’ atm. (l’atmosfera) e il Bar (e da questo il mbar., millibar): le modalità di conversione sono le seguenti: 1atm. 1.013x105 Pa. 760mm.HG 1.013Bar 1013mBar. ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 9 di 14 ** La ragione della denominazione e del fattore di conversione che sussiste tra atmosfera e millimetro di mercurio va fatta risalire a Torricelli, che con un noto esperimento dimostrò che la pressione atmosferica è equivalente alla pressione esercitata da una colonna di mercurio alta 760mm. . Tale unità di misura è particolarmente significativa in quanto tutte le valutazioni di pressione all’interno del nostro organismo vengono espresse con essa: quando si dice che una persona ha una pressione massima pari a 130, si intende proprio che la pressione relativa interna arriva a 130mm.HG . L’aggettivo relativa ha un’importanza fondamentale: esso sancisce che quando si fanno valutazioni interne all’organismo, ci si rifà ad una scala specifica: infatti se, paradosso, la pressione interna fosse solo 130mm.HG , nel momento in cui ci si procura una ferita, la dominanza della pressione atmosferica ( 760mm.HG ) produrrebbe una penetrazione del fluido aria all’interno delle vene/arterie; in realtà ciò non si osserva. Anzi si spera che la ferita non coinvolga grosse vene/arterie perché altrimenti il sangue esce in maniera copiosa, segno della sua maggior pressione interna. Dunque la pressione che si considera all’interno è data dalla relazione: pRELATIVA pINTERNA pATMOSFERICA Al misura della pressione avviene (o meglio avveniva) attraverso degli strumenti detti manometri, i quali provvedono a determinare la pressione in un certo contenitore grazie ad una pressione esercitata da una colonna di mercurio che equilibra la spinta della pressione da misurare; si osservi in figura l’utilizzo di un manometro che si utilizzava qualche tempo fa e sotto un equivalente strumento denominato sfigmomanometro. Legge di PASCAL: “ In assenza di gravità un fluido in quiete esercita la medesima pressione in tutte le direzioni” Legge di STEVINO: “ La pressione esercitata da un fluido ad una certa profondità è proporzionale alla profondità stessa e alla sua densità” ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 10 di 14 ** p po d g h d : densit à del liquido h : profondit à Principio dI ARCHIMEDE: “Un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del liquido spostato” Infatti considerata corretta la legge di Stevino, si può considerare che un oggetto sia spinto maggiormente alla profondità della sua base inferiore (fate riferimento al cilindro in figura) piuttosto che alla profondità della sua base superiore: da ciò uno sbilanciamento verso l’alto della spinta, che a livello di grandezza è una forza. p dg (h h) dgh d g h con d densit à del liquido; ma: f verticale p A d g h A, con A superficie della sezione del cilindro; f verticale d h A g d Vol g m g che rappresent a il peso del volumet t o del liquido corrispondent e al cilindro. In particolare, dalla legge di Stevino, si può dedurre che la pressione esercitata non dipende dalla superficie sulla quale viene esercitata, dato che nella sua espressione non è direttamente coinvolto alcuna termine di superficie. DINAMICA DEI FLUIDI: si occupa di definire le proprietà nel movimento dei fluidi, considerandone anche la cause. IPOTESI CHE PER NOI VALE PER TUTTA LA DINAMICA: il fluido è incomprimibile e cioè non può essere né schiacciato, né fatto espandere; mantiene sempre il suo volume. La prima grandezza da valutare nel considerare il movimento di un fluido (liquido in questo caso) è la portata, che si definisce come quantità di volume trasportata in un condotto per unità di tempo, secondo la: Vol ( A x) x Q A A v t t t Qmassa d Q d A v Q da misurare in m.3 / sec. e Qmassa in kg./ sec. Il trasporto di liquido (nella direzione orizzontale) è causato da una differenza di spinta lungo il tubo, il condotto attraverso il quale avviene; si può ottenere dunque grazie ad una differenza di pressione tra sezione iniziale del tubo e sezione finale, secondo la legge di Poiseuille: ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 11 di 14 ** Q R 4 p1 p2 p1 p2 8 l , con: R 8 l R R4 R rappresent a il raggio del condot t o l la sua lunghezza p1 p2 la differenza di pressione la viscosit à del liquido In tale relazione appare una grandezza nuova ed è la viscosità : essa rappresenta la forma d’attrito che condiziona il moto di un liquido all’interno di una conduttura. Dalla relazione: f d Av f vis cos a o vis cos a d Av A sezione della condut t ura dove: v velocit à di uno st rat o diliquido d dist anza t ra due st rat i successivi di liquido Si può introdurre tale grandezza particolare: la formula mostra che l’esistenza della forza viscosa (di attrito interno al liquido) è dovuta alla difficoltà di scorrimento di uno strato di liquido rispetto ad uno strato immediatamente vicino (si può parlare anche di gusci concentrici, all’interno di un tubo): tale difficoltà è direttamente proporzionale alla velocità del liquido nella conduttura, all’area della stessa e inversamente proporzionale alla distanza tra strati considerati: la costante di proporzionalità che regola queste proporzionalità è proprio la viscosità (sua unità di misura nel Sistema Internazionale è Pa. sec. ). La grandezza che viene definita in coda alla legge di Poiseuille introduce la resistenza R e si vede che all’aumentare di tale resistenza, a parità di differenza di pressione, diminuisce la portata: si noti che essa aumenta con la viscosità e diminuisce con la quarta potenza del raggio della conduttura. Tale grandezza rende conto della perdita di pressione cui è soggetto il moto del fluido: provate infatti a annaffiare un prato con un tubo di gomma agganciato ad un rubinetto, ma molto lungo: noterete sicuramente una bella differenza di pressione dell’acqua in uscita rispetto alla pressione di uscita dal rubinetto! In appendice sono riportati i valori di caduta di pressione del sangue nell’attraversamento di un capillare, di calcolo di portata media dell’aorta e infine di resistenza media su tutto il sistema circolatorio (vedi appendice). Nello schema sottostante vengono riportati alcuni valori di viscosità per fluidi noti: Plasma sanguigno Sangue intero Temperatura (°C) Densità (kg./m3) Viscosità (Pa. x sec.) 37 37 1030 1050 0.0015 0.004 ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 12 di 14 ** Glicerina Mercurio Olio per macchina Acqua Aria Elio 20 20 38 4 37 0 40 20 1260 13600 1000 996 1.30 1,16 0.178 1,49 0.00155 0.034 0.00179 0.000691 0.0000171 0.0000190 0.0000125 Lo scorrimento del liquido all’interno del condotto avviene, alla luce dell’ipotesi di incomprimibilità del liquido, in modo tale che se si passa , a parità di portata, da una sezione più ampia ad una sezione più limitata (e cioè diminuisce il raggio della conduttura), la velocità del liquido è destinata ad aumentare ( Q v A cost ant e ), mentre la pressione a diminuire; la motivazione di ciò va ricavata nella legge di Bernoulli, che solamente citiamo: 1 p d g h d v 2 cost ant e 2 Passiamo finalmente a considerare la circolazione del sangue, facendo riferimento allo schema riportato: dal grafico qui a fianco si può notare come la pressione del sangue, nel fluire all’interno del sistema circolatorio, sia destinata a calare man mano che si va dal ventricolo sinistro all’atrio destro e cioè man mano che si percorre tutto il circuito interno; la caduta di pressione va letta proprio alla luce della resistenza offerta dai vasi sanguigni al passaggio del plasma; il cuore, con la sua potenza (circa 1 Watt), provvede al sostentamento di tutto il sistema cardio-circolatorio. Anche il rimpicciolimento dei vasi e la variazione di altezza nel posizionamento dei vasi sanguigni ha un ruolo nella modificazione del valore della pressione; la caduta più ripida del valore della pressione (da 80 a 25 mm.HG ca.) si ha in corrispondenza del passaggio dalle arterie ai capillari e, in particolare, nel passaggio nelle arteriose, dove la caduta di pressione è sostanziale (55 mm.HG ca.) principalmente a causa della diminuzione delle dimensioni della loro sezione. APPENDICE ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 13 di 14 ** CADUTA DI PRESSIONE DEL SANGUE NELL'ATTRAVERSAMENTO DI UN CAPILLARE l 1mm. ca è la lunghezza t ipica di un capillare R 2 m. è il suo raggio t ipico 4 x10-3 Pa. sec. è la sua viscosit à La cadut a di pressione divent a: -3 3 15 3 8l Q 8 4 x10 Pa. sec. 10 m. 4 x10 m. / sec. p p1 - p2 2.5 x103 Pa. 18.75mm.HG 4 4 6 R 2 x10 m. CALCOLO DELLA PORTATA MEDIA DEL SANGUE PER LE AORTE Q v A, con v velocit à media del flusso sanguigno e A sezione media dell'aort a essendo : v 0.33m./ sec. e A R 2 (0.9 x102 m.) 2 2.5 x104 m.2 per la port at a all'int erno delle aort e sarà: Q v A 0.33m./ sec. 2.5 x104 m.2 0.83x104 m.3 / sec. 83 x10 6 m.3 / sec. 83cm.3 / sec. CALCOLO DELLA RESISTENZA MEDIA NEL SISTEMA CIRCOLATORIO In un adult o normale, la port at a del sangue è: Q 0.83x104 m.3 / sec. Lo sbalzo globale di pressione è: p p1 p2 90mm.HG 1.2 x104 Pa.; per la resist enza R sarà: R p1 p2 1.2 x104 Pa. 1.44 x108 Pa. sec. 4 3 Q 0.83x10 m. / sec. ________________________________________________________________________________ Corso di FISICA – Laurea per Infermieri **pag. 14 di 14 **