ECONOMIA Corriere della Sera Mercoledì 11 Novembre 2015 31 # I conti (pa.pic.) Mediaset riduce il rosso e aumenta i ricavi nei primi nove mesi del 2015, esercizio che dovrebbe chiudersi in utile secondo le previsioni esaminate ieri dal consiglio del gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi (foto). Le reti del Biscione, si legge in una nota, «confermano una netta leadership sul target commerciale in Italia e in Spagna». Gli ascolti segnano una crescita di 0,7 punti di share in prime time e una stanziale stabilità nelle 24 ore, segno che «la scelta di criptare il segnale satellitare free delle reti generaliste è del tutto ininfluente » ha osservato con gli analisti il vice direttore generale di Publitalia 80 Matteo Cardani. Mediaset , più ricavi Gli abbonati pay tv salgono a 1,9 milioni Il bilancio al 30 settembre ha mostrato 35,8 milioni di perdite dai 46,8 dello stesso periodo del 2014. I ricavi sono risultati pari a 2,414 miliardi (2,387 miliardi). Quanto alla pay tv, gli abbonati di Mediaset Premium hanno raggiunto quota a 1,9 milioni, l’obiettivo è di crescere di altre 200 mila unità per fine anno. «I diritti esclusivi della champions league si sono confermati un “game changer” in un mercato che nei principali paesi europei è sostanzialmente fermo», ha affermato il direttore finanziario Marco Giordani. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli editori alla sfida della ripresa «Carta e digitale più integrati» Dopo la cessione di C&W R&S Mediobanca: fatturato in calo a 4 miliardi. «Segnali positivi nel 2015» Exor, utili a 611 milioni E ora arrivano PartnerRe e Ferrari L’effetto Cushman & Wakefield è, anche, la base di finanziamento per le operazioni PartnerRe e The Economist. È pienamente evidente già dal bilancio al 30 settembre: ceduta per 1,137 miliardi di euro, con una plusvalenza netta di 639 milioni, la partecipazione nel colosso dei servizi immobiliari ha portato a Exor ricchi utili e un’ancor più ricca liquidità. I profitti, pari a 142 milioni nei primi nove mesi del 2014, salgono ora a quota 611: più che quadruplicati. La posizione finanziaria netta, ferma a 562 milioni alla fine dello scorso esercizio, raddoppia e va a 1,171 miliardi. Il cash vero e proprio aumenta di conseguenza e, dai 2,2 miliardi del 31 dicembre 2014, sfiora adesso i 3 miliardi: 2,898, per l’esattezza, secondo la trimestrale approvata ieri dal consiglio d’amministrazione. Erano risultati attesi, naturalmente. Sono, allo stesso modo, una fotografia solo parziale di una holding in piena metamorfosi. Quella appena passata è stata l’estate dello shopping, per John Elkann (foto). La precedente cessione di Cushman & Wakefield, perfezionata il primo settembre e dunque contabilizzata già nei conti esaminati ieri, era servita al plenipotenziario della finanziaria torinese a creare le basi per gli acquisti mandati in porto tra luglio e agosto. Non tanto The Economist: per diventare il primo azionista singolo del gruppo editoriale la cassaforte degli Elkann-Agnelli ha speso 392 milioni (perfezionamento il 16 ottobre scorso), ovvero una somma che avrebbe comunque potuto finanziare senza sforzi. Per la conquista di PartnerRe, la compagnia che proietta Exor sulla scena globale delle riassicurazioni, sono stati invece necessari una lunga battaglia e sette miliardi di dollari. È qui che servirà il cash garantito da Cushman. Con quali effetti sui conti, che intanto già a fine settembre mostrano un aumento da 10,1 a 11,1 miliardi del net asset value, si vedrà dal primo trimestre 2016. Quando verrà perfezionata sia questa sia l’altra operazione della metamorfosi Exor: il controllo diretto del 24% di Ferrari in arrivo grazie allo scorporo da Fiat Chrysler Automobiles. Che intanto, attraverso Fca Bank, ha collocato un prestito obbligazionario da 500 milioni di euro (richieste per oltre 2,1 miliardi da parte di circa 200 investitori istituzionali per titoli a scadenza 2018 e cedola a tasso fisso dell’1,25%). Ed è, a sua volta, sempre impegnata nella caccia al big deal: General Motors rimane nel mirino. Raffaella Polato MILANO Il bilancio L’immobiliare Usa fa volare i conti di Exor: la holding del gruppo Agnelli chiude i primi nove mesi dell’anno con utile consolidato di 611 milioni, 469 milioni in più, rispetto all’analogo periodo 2014 La variazione positiva deriva soprattutto dalla plusvalenza relativa alla cessione di Cushman& Wakefield a Dtz Dal 2010 a tutto il 2014 la diffusione cartacea totale dei quotidiani in Italia è diminuita di oltre 400 mila copie, passando da 3,6 a 3,2 milioni al giorno. Per contro è in costante aumento quella digitale: nel solo biennio 2013-2014 è aumentata di 180 mila copie. Negli stessi cinque anni i ricavi aggregati degli otto maggiori gruppi editoriali italiani (Rcs, Mondadori, Espresso, Sole 24 Ore, Monrif, Caltagirone, La Stampa, Class) sono diminuiti di 2 miliardi, cioè di un terzo, passando dai 5,9 del 2010 ai 4 miliardi del 2014 con perdite cumulate per 1,8 miliardi. Calano dunque vendite e pubblicità, mentre l’unico incremento riguarda il fatturato da attività digitali. I segnali sono dunque chiari nel nostro Paese, come del resto a livello mondiale: le edizioni digitali e la loro integrazione con la carta rappresentano il futuro dell’editoria. Questo in sintesi il giudizio che proviene dal rap- Ricavi, la pubblicità «pesa» meno I maggiori otto gruppi editoriali italiani Diffusione Pubblicità Libri Altri Composizione % del fatturato aggregato 13 35,9 12,3 Aggregato 2010 15,9 43,6 Aggregato 2014 35,2 13,2 Fonte: R&S - Mediobanca porto sui principali gruppi editoriali realizzato da R&S-Mediobanca. Che apre anche a qualche possibile spiraglio nel 2015: nel primo semestre di quest’anno la flessione delle vendite è proseguita ma in misura meno accentuata (4% contro il 7% di 12 mesi prima) e anche la redditività è in miglioramento. Il peggio è dunque alle spalle ma in cinque anni è cambiato tutto nell’editoria ed è stato radicalmente messo in discussione il modello di business: dal 2010 al 2014 per i big il calo 30,9 d’Arco più pesante è stato quello del fatturato pubblicitario, sceso del 41,2%, mentre i ricavi diffusionali sono diminuiti del 18,7%. Il trend è comunque internazionale, sebbene il mondo anche sotto questo profilo si divide in due. Fra il 2010 e il 2014 il calo della diffusione dei quotidiani in Europa è stato del 21,3%, minore in Francia e Germania (con flessioni rispettivamente del 13% e 14,6%) e più accentuato (anche rispetto all’Italia) in Spagna, dove raggiunge il 37,5%. E nel Nord America la flessione è stata pari all’8,7%. A livello globale però c’è stato un aumento del 16,5%, dovuto in massima parte all’Asia, che vede un incremento pari a un terzo. Tornando all’Italia, se Rcs Mediagroup si appresta a perdere il primato del fatturato dopo la cessione dei libri alla Mondadori (che però non è editore di quotidiani) il «Corriere della Sera» conserva la leadership sia nelle copie cartacee (a fine 2014 pari a 335 mila) sia nella somma di cartacee e digitali con 422 mila copie totali. Le copie digitali rispetto a quelle cartacee sono pari al 100% per «il Sole 24 Ore», al 26% per il «Corriere», al 20% per «la Repubblica» e al 9,9% per «La Stampa». Nel biennio 2013-2014 i ricavi da attività digitali aumentano del 12,2% per «Il Sole 24 Ore», del 9,5% per Rcs Mediagroup, e del 6% per L’Espresso. Sergio Bocconi © RIPRODUZIONE RISERVATA Ha un balzo anche il Net Asset Value (Nav), il valore degli attivi netti, pari a 11,13 miliardi di euro al 30 settembre, con un incremento di 966 milioni (in crescita del 9,5%) rispetto alle risultanze alla data del 31 dicembre dell’anno scorso © RIPRODUZIONE RISERVATA La banca privata svizzera Kairos verso la Borsa con Julius Baer Kairos Il fondatore Paolo Basilico Kairos, la società di gestione italiana partecipata per il 19,9% dal gruppo svizzero Julius Baer, verrà quotata a Piazza Affari. Ad annunciarlo la stessa società svizzera, ponendo come primo passo in vista della futura quotazione un aumento della partecipazione detenuta in Kairos. Le trattative sono già state avviate, dopo l’accordo siglato nel 2012 con il quale la banca privata elvetica ha affidato alla partecipata la gestione di una parte delle sue attività. Circa la composizione societaria il fondatore e amministratore delegato Paolo Basilico detiene attualmente il 37%, mentre il resto è in mano a diciotto partner. A fine ottobre Kairos aveva un patrimonio gestito di otto miliardi di euro. Fabio Savelli Villeret Collection Per informazioni: tel. 02 57597381 BLANCPAIN BOUTIQUES ABU DHABI · BEIJING · CANNES · DUBAI · GENEVA · HONG KONG · LAS VEGAS · LONDON · MACAU MADRID · MANAMA · MOSCOW · MUNICH · NEW YORK · PARIS · SEOUL · SHANGHAI · SINGAPORE · TAIPEI · TOKYO · ZURICH www.blancpain.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Codice cliente: 8727381