IL MERCATO MONDIALE DELL’ABBIGLIAMENTO E SCARPE SPORTIVE Il mercato dell’abbigliamento e delle scarpe sportive ha raggiunto un valore nel 2001 di 29.5 miliardi di dollari, cosi suddivisi: 20 miliardi di dollari per l’abbigliamento e 9,5 miliardi di dollari per le scarpe sportive. Dopo la flessione registrata negli ultimi 4 anni, nel 2002 si prevede una crescita del 2%. Il leader nel settore è Nike con il 32% del mercato (9,5 Miliardi di $ di fatturato nel 2001), seguono Adidas con il 17% (5 Miliardi di $) e Reebok con il 10% c.a. (2,99 Miliardi di $). I principali mercati sono quello USA e quello giapponese. La politica di marketing delle principali marche è rivolta agli sportivi praticanti e alle persone che fanno pratiche per mantenere la forma fisica. Queste persone sono interessate a prodotti molto innovativi e di punta. Per loro è più importante l’innovazione tecnologica e l’aspetto del prodotto che non il prezzo. Quindi il marketing punta molto sulla performance e sullo stile: un prezzo basso può essere interpretato come scarsa qualità. Le campagne pubblicitarie puntano su tre aspetti essenziali: quello del “logo/marchio” legato al campione vincente, quello tecnologico e quello del piacere/divertimento. Grande è la competizione sul terreno della conquista delle quote di mercato: l’impostazione sempre più sofisticata delle campagne pubblicitarie, la lotta per accaparrarsi i migliori atleti testimonial -, … hanno portato ad una crescita esponenziale dei budget pubblicitari . Nel 2001 la spesa in pubblicità e sponsorizzazioni è stata di circa 5,9 miliardi di $, si tratta del 20% del fatturato complessivo del settore (29,5 miliardi di $). Questo significa che per una scarpa venduta al pubblico a 100 $ (circa 225.0000 lire) il costo di produzione è 45 $; il peso della pubblicità è di 9 $ (circa 20.000 lire). Un esempio su tutti: il famoso giocatore nero di golf Tiger Woods è titolare di un contratto con la Nike per 17,4 milioni di $ all’anno, circa 48.000 $ al giorno (circa 100 milioni di lire). E in Italia? In Italia la propensione all’acquisto è differente; siamo meno sportivi, quindi il messaggio pubblicitario, made in USA, è efficace solo per un pubblico giovanissimo, per gli altri, che sono soprattutto tifosi di calcio, conta l’aspetto dell’appartenenza e dell’identificazione con la squadra del cuore. Così si spiega la politica di sponsorizzazione verso le squadre. Di particolare interesse è l’approccio di BasicNet, società italiana proprietaria dei marchi Kappa: Robe di Kappa e Jesus, che sponsorizza la Nazionale di Calcio e la A.S. Roma. Si tratta di un marchio di abbigliamento sportivo molto dinamico nel mercato italiano e europeo (80% del fatturato), anche se rimane un nano rispetto a Nike e Adidas, con un fatturato di “appena” 260 milioni di $. Adidas e Nike spendono per uno spot quanto l’azienda italiana spende in un anno sul marchio Kappa (20 milioni di lire).