ESAME DELL’INFORTUNATO COSCIENZA ATTIVITA’ RESPIRATORIA ATTIVITA’ CARDIACA FUNZIONI VITALI Sistema nervoso Apparato respiratorio Apparato cardio-circolatorio IL SISTEMA NERVOSO Il sistema nervoso è costituito da un insieme di strutture le cui funzioni è quella di percepire, elaborare e trasmettere impulsi: Si divide 1) Sistema Nervoso Centrale composto da encefalo e midollo spinale 2)Sistema Nervoso Periferico composto da 12 paia di nervi cranici e 33 paia di nervi spinali. 3) SistemaNervoso autonomo costituito da sistema Simpatico e Parasimpatico, la loro azione bilanciata controlla le funzioni di base necessarie a mantenere in vita l’organismo ( respiro, temperatura, pulsazioni ecc). L’ENCEFALO L’encefalo occupa la cavità cranica ed è costituita da Cervello, Cervelletto, Tronco Encefalico. 1) Cervello è costituito da 2 emisferi; presiede alla funzioni più complesse, quali pensiero, linguaggio, percezioni sensoriali, movimenti ecc. 2) Cervelletto la sua funzione è quella di coordinare i movimenti volontari e di mantenere l’equilibrio. 3) Tronco encefalico costituito da Mesencefalo, Ponte, Bulbo, tra le sue funzioni c’è la regolazione dello stato sonno-veglia, della respirazione, del battito cardiaco, della deglutizione ecc. TURBE DEL SISTEMA NERVOSO Principali patologie 1. Commozione cerebrale; 2. Contusione cerebrale; 3. Ematoma cerebrale; 4. Edema cerebrale; 5. Alterazione della coscienza; 6. Coma; 7. Accidenti cerebrovascolari 8. Epilessia; 9. Ipo-iperglicemia. ESAME DEGLI OCCHI midriasi miosi anisocoria COSCIENZA Consapevolezza di se e dell’ambiente circostante. Aspetti della coscienza A) livello o vigilanza contatto consapevole con l’ambiente esterno. B) contenuto integrazione di processi organizzati. Le alterazioni del livello di coscienza comprende: Obnubilamento/sonnolenza/sopore Confusione Delirio Stupore Lipotimia/sincope Coma vigile superficiale profondo irreversibile ALTERAZIONE PARZIALE DELLA COSCIENZA Obnubilazione /Sopore/Sonnolenza E’ un’alterazione delle funzioni mentali superiori, riguarda soprattutto l’attenzione e la senso percezione.Quindi il paziente appare disorientato e disattento. ALTERAZIONE PARZIALE DELLA COSCIENZA Confusione E’ un’alterazione delle funzioni mentali superiori, riguarda soprattutto ideazione e l’associazione di idee. ALTERAZIONE PARZIALE DELLA COSCIENZA Delirio Disconoscimento del mondo esterno, e vivono l’interiore come un mondo globale. Predominano le illusioni e le allucinazioni ALTERAZIONE PARZIALE DELLA COSCIENZA Stupore Alterazione globale del contenuto della coscienza, con reattività conservata LIPOTIMIA Sensazione improvvisa di debolezza, ma senza perdita di coscienza: dovuta ad una temporanea riduzione di afflusso di sangue al cervello; può essere dovuta ad un’emozione intensa, ad una riduzione della pressione arteriosa, al caldo intenso. È benigno e si risolve in breve tempo. Sintomi generali il soggetto appare pallido, talvolta solo lievemente sudato; il polso è lento SINCOPE E’ la sensazione improvvisa di debolezza, con perdita di coscienza, quindi il classico svenimento. A volte può seguire la lipotimia. EPILESSIA Malattia neurologica caratterizzata da un’alterazione dell’attività elettrica del cervello con insorgenza improvvisa e spiccata tendenza a ripetersi. La scarica è capace di provocare perdita di coscienza, movimenti involontari, iperreattività del sistema vegetativo e una grande varietà di fenomeni psichici. TIPI DI EPILESSIA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Piccolo male Crisi toniche generalizzate Crisi toniche emig. O parziali (motorie e sensoriali) Epilessia temporale Epilessia riflessa Altre forme Stato di male epilettico PICCOLO MALE Sintomi tipici 1. Perdita di coscienza 2. Assenza momentanee 3. Sguardo fisso nel vuoto 4. Rotazione degli occhi 5. Contrazioni muscolari e movimenti non finalizzati 6. Perdita di tono posturale 7. Amnesia al risveglio TRATTAMENTO trasporto in ospedale GRANDE MALE Sintomi tipici 1 fase tonica ( 15-20 sec.) perdita di coscienza Irrigidamento di tutto il corpo 2 fase clonica ( 45 sec, pochi minuti) convulsioni Dispnea e bava alla bocca Incontinenza sfinterica 3- fase rilassamento ( vari minuti) semincoscienza amnesia EPILESSIA TEMPORALE Crisi psicomotorie, caratterizzate I. da turbe pensiero, II. stato sognante, III.illusioni visive, IV. uditive, V. olfattive, VI.sintomi vegetativi, VII.sensazioni di irrealtà A volte comportamento antisociale e violento, paura , benessere ingiustificato, stato di fuga. EPILESSIA RIFLESSA Stimoli luminosi ( schermo computer, TV) Musica Lettura aritmetica Da movimento APPARATO RESPIRATORIO L’apparato respiratorio è costituito dall’insieme delle strutture attraverso le quali l’aria entra dalla bocca e dal naso per arrivare ai polmoni e da questi ritorna all’ambiente esterno. L’apparato respiratorio si distingue in vie aeree inferiori e vie aeree superiori. Le vie aeree superiori sono costituite da organi collocati esternamente al torace: naso, faringe, laringe; le vie aeree inferiori comprendono organi posti all’interno del torace:trachea, bronchi e polmoni. APPARATO RESPIRATORIO L'aria entra dal naso o anche dalla bocca, attraversa i canali della faringe, della laringe, della trachea e giunge ai bronchi, i quali si ramificano in tubi sempre piccoli (bronchioli) all'interno dei polmoni. I bronchioli terminano negli alveoli polmonari dove avviene lo scambio gassoso tra sangue e aria. APPARATO RESPIRATORIO La finalità del processo di respirazione è rifornire il sangue di ossigeno e liberarlo dall’anidride carbonica, che è un prodotto di scarto dell'attività cellulare. APPARATO RESPIRATORIO La respirazione avviene grazie ai muscoli toracici, infatti, i polmoni si dilatano e richiamano l'aria dall'esterno (inspirazione) quindi si restringono quando l'aria viene espulsa all'esterno (espirazione). APPARATO RESPIRATORIO DEFINIZIONI 1. Eupnoico: un soggetto con respirazione normale, a riposo,comprendente 12 -16 atti respiratori al minuto. 2. Bradipnoico: un soggetto con un numero di atti respiratori inferiore a 10-12 per minuto 3. Tachipnoico: un soggetto con un numero di atti respiratori superiore a 16 per minuto 4. Dispnoico: il soggetto che manifesti l'anormale e sgradevole percezione del proprio FREQUENZA RESPIRATORIA E CARDIACA 20-25 resp./minuto 100-120battiti card./minuto 15-20 resp./minuto 80-100 battiti card./minuto 12-15 70-80 resp./minuto battiti card./minuto BAMBINO ASMATICO È una malattia dell'apparato respiratorio caratterizzata da difficoltà nella respirazione (affanno o dispnea). È molto frequente in età pediatrica (5-30% della popolazione a seconda delle nazioni esaminate) e con tendenza all'aumento, molto probabilmente in relazione all'inquinamento atmosferico. CAUSE ASMA – cause Fattori di rischio che inducono la comparsa di asma Fattori predisponenti Atopia Fattori casuali Acari domestici, allergeni animali, funghi, pollini, aspirina, agenti sensibillizanti di origine professionale Fattori contribuenti Infezioni delle vie respiratorie, peso alla nascita inferiore a 2500g, malnutrizione, inquinamento atmosferico, fumo di tabacco. Durante una crisi d'asma le parti dell'apparato respiratorio interessate sono i bronchi ed i bronchioli; questi subiscono uno spasmo con riduzione del calibro. A questo si aggiunge una infiammazione della mucosa con conseguente ispessimento della stessa (edema) e produzione di muco che insieme aggravano il broncospasmo. Tutto ciò si traduce non solo in una difficoltà a far penetrare aria nelle vie respiratorie, ma soprattutto ad espellerla. QUANTI SONO I BAMBINI ASMATICI E ALLERGICI NEL NOSTRO PAESE? Si calcola che un bambino su dieci è affetto da asma e che uno su quattro ha una forma di allergia (respiratoria, alimentare, da contatto). Asma e allergie in età scolastica sono dunque un vero e proprio problema di sanità pubblica sia per il loro impatto epidemiologico e socio-economico sia per le pesanti ricadute sulla vita quotidiana dei bambini e dei ragazzi e delle loro famiglie. Sono la principale causa di assenza dalla scuola, di ricorso alla medicina d’urgenza e di ricoveri ospedalieri. Inoltre l’arrivo di un bambino asmatico o allergico a scuola non sempre è accolto favorevolmente, infatti,presenta notevoli problemi di ordine pratico, che coinvolgono tutti, dalla direzione didattica agli insegnanti fino al gruppo classe. QUALI SONO I PRINCIPALI PROBLEMI CHE INCONTRA UN BAMBINO ASMATICO E ALLERGICO A SCUOLA? Due sono le principali preoccupazioni dei genitori: 1. • Il bambino può trovarsi a fronteggiare una crisi in una situazione in cui nessuno sa cosa fare per aiutarlo. 2. • La scuola che non ha condizioni ambientali adeguate può indurre asma o allergie in bambini sensibilizzati oppure aggravare un’asma o un’allergie preesistente. Ecco perché occorrono misure a garanzia dell’incolumità dei bambini e dei ragazzi. A. Personale docente e non docente e coloro che a vario titolo operano all’interno della scuola (addetti alla mensa e alla distribuzione dei pasti, personale esterno addetto alle pulizie, etc.) devono essere formati a conoscere la malattia, i fattori di rischio e le misure necessarie per contrastarli. B. Una scuola con aria sana è infatti una scuola che va bene per tutti e non solo per coloro che sono affetti da asma o allergie. IL BAMBINO ASMATICO E ALLERGICO PUÒ CONDURRE UNA VITA NORMALE COME TUTTI I SUOI COMPAGNI? Il bambino asmatico e allergico a scuola deve essere aiutato a sentirsi come i suoi coetanei, a socializzare con loro e ad essere integrato pienamente nelle attività scolastiche, sportive e ricreative. Questo comporta per gli insegnanti, compresi quelli di educazione fisica, un’attenzione particolare nei confronti del bambino, ma anche un impegno specifico nei confronti della classe. L’obiettivo finale è quello di inserirlo a pieno titolo in tutte le attività scolastiche, facendogli accettare la sua malattia come una condizione di vita normale, aiutandolo nella sua gestione quotidiana e educando tutta la scolaresca a non isolare il compagno in nessuna circostanza. IL BAMBINO ASMATICO E ALLERGICO PUÒ ASSUMERE I FARMACI A SCUOLA? L’assunzione dei farmaci a scuola, e specialmente prima di un’attività fisica, deve essere considerata un fatto normale sia dal bambino sia dai suoi compagni. In caso di crisi, il bambino deve potere contare sulla solidarietà e sulla protezione della sua classe. Nel caso del bambino con allergia alimentare i problemi di gestione sono particolarmente complessi. I genitori devono informare se il proprio figlio è affetto da asma o da allergie, fornendo un rapporto medico con un pro-memoria che riporti i nomi dei farmaci e degli alimenti a cui il bambino è allergico, nonché una copia sempre aggiornata delle prescrizioni e raccomandazioni fissate dal medico curante, ed in particolare delle istruzioni da seguire in caso di crisi asmatica o reazione allergica. 1. 2. 3. 4. 5. I farmaci antiasmatici devono sempre essere a disposizione del bambino. Anche il più piccolo ritardo nell’assunzione del farmaco può essere pericoloso. L’assunzione dei farmaci antiasmatici, specialmente prima dell’attività fisica, deve essere consentita. Alcuni bambini si vergognano di prendere i farmaci antiasmatici per via inalatoria di fronte ai compagni e vanno aiutati a superare questo problema. E’ bene ricordare all’alunno di portare con sé i suoi farmaci durante le gite scolastiche. COSA FARE SE IN CLASSE C’È UN BAMBINO CON ALLERGIE ALIMENTARI? L’incidenza delle allergie ed intolleranze alimentari è in continuo aumento. I principali alimenti che causano allergie sono latte, uovo, arachidi, pesce, grano e soia. Gli alimenti o i prodotti che causano le reazioni vanno eliminati dalla dieta dei bambini allergici o intolleranti. La lista scritta degli alimenti potenzialmente pericolosi deve essere portata a conoscenza degli insegnanti, del personale scolastico e degli addetti alla mensa; tutti devono essere correttamente informati delle conseguenze potenzialmente gravi dell’uso o della contaminazione anche minima degli alimenti con gli ingredienti ai quali si è allergici. E’ infatti indispensabile evitare anche il minimo contatto con i fattori allergizzanti conosciuti. Deve sempre essere possibile determinare la composizione degli alimenti preparati dalle mense e di quelli messi a disposizione dai distributori automatici. Qualsiasi prodotto che non riporti la denominazione esatta di tutti i componenti deve essere scartato. Il regime alimentare previsto deve essere rispettato rigorosamente. Con l’aiuto dei genitori, si possono seguire accorgimenti per far partecipare la classe, per esempio si può organizzare una merenda, un pic-nic, una festa, ecc. servendo esclusivamente i cibi consentiti al bambino allergico. Il bambino può essere esposto ad allergie alimentari non solo in mensa, ma anche durante le esercitazioni pratiche in cui si utilizzano gli alimenti, o ancora durante l’intervallo delle lezioni, in quei momenti dedicati al consumo della merenda e durante i quali i bambini potrebbero scambiarsi gli alimenti. IL BAMBINO ASMATICO E ALLERGICO PUÒ SVOLGERE ATTIVITÀ SPORTIVE? L’insegnante di educazione fisica deve incoraggiare il bambino asmatico a partecipare I. all’attività sportiva, II.ad assumere il farmaco adatto prima dell’inizio dell’attività fisica e a portarlo con sé durante la lezione. Se tuttavia durante lo sport il bambino lamenta disturbi respiratori non deve essere obbligato a continuare ed il problema va segnalato ai genitori e al medico. COSA FARE SE IL BAMBINO È ALLERGICO AI POLLINI? Per l’alunno allergico ai pollini si raccomanda di conoscere i periodi dell’anno “a rischio” (calendario pollinico). In questi periodi il bambino deve poter restare all’interno della scuola, evitare di giocare all’aperto e, su parere del medico curante, potrà essere esonerato dal praticare l’educazione fisica all’aria aperta. Che cosa fare in caso di crisi asmatica a scuola? I bambini affetti da asma imparano dalle loro precedenti esperienze. Sanno generalmente che cosa fare e normalmente hanno con sé i farmaci da usare per l’emergenza: un broncodilatatore a rapida azione per via inalatoria da assumere con un distanziatore. È impossibile stabilire delle regole che valgano per tutti perché i bambini sono affetti da diverse forme d’asma. I seguenti suggerimenti possono essere tuttavia sempre utili: Assicurarsi che il bambino assuma il broncodilatatore a rapida azione immediatamente e correttamente 1. Il broncodilatatore a rapida azione va somministrato per via inalatoria. Nel caso in cui il piano terapeutico individualizzato del bambino preveda l’assunzione di compresse di cortisone è necessario fargliele prendere. Mantenere la calma e confortare il bambino A. Le crisi possono spaventare, quindi occorre mantenere la calma e agire con tranquillità ed efficienza. B. Il bambino non deve essere lasciato da solo, ma occorre ascoltare attentamente quello che dice e le sue richieste: probabilmente questa non è la sua prima crisi. Si deve cercare di aiutarlo tranquillizzandolo e dandogli conforto. Durante una crisi asmatica la respirazione si fa corta e veloce, quindi occorre dire al bambino di respirare lentamente e profondamente. La maggior parte degli asmatici preferisce sedersi in posizione eretta o piegarsi leggermente in avanti ed appoggiare la mani sulle ginocchia per sostenere il torace. Evitare di mettere il bambino disteso in posizione supina. L’APPROCCIO AL BAMBINO DIABETICO: 1. Cos’è il diabete 2. Segni e sintomi dell’ipoglicemia nel bambino diabetico 3. Segni e sintomi dell’iperglicemia nel bambino diabetico COS’È IL DIABETE Per diabete mellito si intende un insieme di alterazioni metaboliche, tutte caratterizzate dalla presenza nel sangue di elevate concentrazioni di glucosio (iperglicemia), imputabili a: Carente Secrezione Di Insulina; Mancata Azione Dell’insulina (Insulino-resistenza); Entrambi I Difetti. 1. L’insulina, ormone prodotto dalle cellule β delle isole di Langherans del pancreas, rappresenta il principale regolatore del metabolismo attraverso le seguenti azioni: aumentata utilizzazione del glucosio da parte dei tessuti periferici; aumentata sintesi di glicogeno da parte del fegato e del muscolo; aumentata sintesi di acidi grassi a livello del tessuto adiposo; aumentata utilizzazione di amminoacidi da parte del muscolo; inibizione della glicolisi, lipolisi e proteolisi; blocco della gluconeogenesi e chetogenesi da parte del fegato. L’insulina, ormone prodotto dalle cellule β delle isole di Langherans del pancreas, rappresenta il principale regolatore del metabolismo attraverso le seguenti azioni: A. aumentata utilizzazione del glucosio da parte dei tessuti periferici; B. aumentata sintesi di glicogeno da parte del fegato e del muscolo; C. aumentata utilizzazione di amminoacidi da parte del muscolo; D. inibizione della glicolisi, lipolisi e proteolisi; E. fegato. blocco della gluconeogenesi e chetogenesi da parte del DESCRIZIONE CLINICA DEL DIABETE DA PARTE DI ARETEO DI CAPPADOCIA (II secolo d.C.-Adattata da Papaspyros NS,1964) “Il diabete è una malattia terribile, non molto frequente nell’uomo, caratterizzata dalla liquefazione del corpo e delle membra nell’urina. Il malato non smette mai di urinare ed il flusso è continuo come quello di un acquedotto. La sopravvivenza è breve, sofferta e dolorosa, la sete irrefrenabile, il bere esagerato ma ancora sproporzionato alla grande abbondanza delle urine. Non è possibile arrestare il bere e l’urinare dei diabetici. Se smettono di bere per un momento, la bocca si asciuga ed il corpo si secca; i visceri sembrano inariditi; i malati hanno nausea, non trovano pace, hanno una sete terribile e muoiono entro breve tempo”. FREQUENZA DEL DIABETE IN ITALIA: 1) Diabete di tipo 1 0,1 – 0,2 %, cioè 1 – 2 1000 2) Diabete di tipo 2 4 – 5 %, ma solo la metà sa di esserlo persone su ETÀ E FREQUENZA DEL DIABETE Età Frequenza del diabete 0 - 20 anni 1 persona su 1000 21- 40 anni 1 persona su 150 41- 50 anni 1 persona su 20 51- 60 anni 1 persona su 15 61- 70 anni > 70 anni 1 persona su 10 1 persona su 6 L’ATTUALE CLASSIFICAZIONE DEL DIABETE È LA SEGUENTE: 1. Diabete di Tipo 1 Immunomediato Idiopatico 2. Diabete di Tipo 2 3. Altri tipi o diabete secondario 4. Diabete Gestazionale (GDM) Segni e sintomi dell’ipoglicemia nel bambino diabetico DEFINIZIONE DELL’IPOGLICEMIA Si definisce ipoglicemia la concentrazione ematica di glucosio inferiore a 45 mg/dl. Il valore a cui corrisponde la comparsa dei sintomi può peraltro variare da individuo ad individuo. In questa situazione le cellule dell’organismo, in particolare le cellule del Sistema Nervoso Centrale, soffrono per un insufficiente apporto di glucosio. CAUSE DELL’IPOGLICEMIA a. Errore nella somministrazione di insulina b. Attività fisica senza adeguato apporto alimentare di glucidi c. Insufficiente apporto alimentare di glucidi (ritardo o dimenticanza di assunzione dello spuntino; ritardo del pranzo; cena senza assunzione di amidi) d. Attività muscolare intensa o massaggio nella zona in cui è stata praticata l’iniezione e. Assunzione di alcool Ipoglicemia: segni, sintomi e trattamento I STADIO: REAZIONE DI ALLARME a. b. c. d. e. Pallore, sudore freddo, tremore alla mani, palpitazioni, fame improvvisa. Il bambino/giovane è perfettamente lucido e in genere sa cosa fare ed è in grado di provvedere da solo. Se il trattamento è tempestivo i disturbi cessano entro 5 minuti. TRATTAMENTO Ingerire al più presto 15-20 grammi di zucchero a rapido assorbimento. Esempi: 3-4 zollette, 4 pastiglie di Enervit GT, 200 cc di bibita commerciale normale (non ligth), 1 cucchiaio grande di marmellata o miele, 4 quadretti di cioccolata. E’ importante incoraggiare il giovane ad agire prontamente. II STADIO: CONFUSIONE Segue al I stadio se non si interviene; i bambini più piccoli e il 10% dei ragazzi più grandi non hanno la reazione di allarme e presentano direttamente: a) sonnolenza, b) torpore, c) apatia, d) mutismo o ipereccitazione, e) logorrea, f) aggressività. TRATTAMENTO 1. Normalmente il bambino/giovane non si rende conto e nega di essere in ipoglicemia; spesso rifiuta lo zucchero. 2. Il trattamento è lo stesso della fase precedente, ma con le difficoltà legate al rifiuto del cibo. 3. Può essere necessario allettare il bambino/ giovane con qualcosa di particolarmente gradito (es. un gelato o un dolce) e, se indispensabile, servirsi dell’autorità per obbligarlo. III stadio: perdita di conoscenza 1. Non sopravviene mai all’improvviso, ma solo dopo avere trascurato i segni precedenti senza intervenire. 2. Può variare da una perdita lieve della coscienza, con presenza di risposta agli stimoli, al coma profondo, con mancanza di riflessi o convulsioni. 3. Appena trattato regredisce senza conseguenze. Segni e sintomi dell’iperglicemia nel bambino diabetico Scompenso chetoacidosico 1. Qualora l’iperglicemia dovesse mantenersi elevata per tutta la giornata con valori superiori a 300-400 mg/dl è opportuno ricercare la presenza dei corpi chetonici (acetone) nelle urine. 2. In un diabetico i corpi chetonici sono segno di uno scompenso metabolico importante: compaiono nel sangue e nelle urine quando non possono essere metabolizzati gli zuccheri e vengono quindi utilizzati i grassi con produzione di acetone Cause dell’iperglicemia e dello scompenso chetoacidosico L’iperglicemia e lo scompenso chetoacidosico (chetoacidosi) sono dovuti alla mancanza o all’aumentato fabbisogno di insulina. QUESTA EVENIENZA SI VERIFICA FREQUENTEMENTE: a) - All’esordio del diabete insulinodipendente in quanto il Paziente non è al corrente che il suo organismo è carente di insulina b) - Malattie febbrili (evenienza frequente in età pediatrica) c) - Eccessi alimentari (feste di compleanno, carnevale, Natale) d) - Momenti di stress fisico ed emotivo grave, come durante la fase puberale nei giovani insulinodipendenti e) - Traumi, incidenti f) - Attività fisica molto intensa in Pazienti con scarso controllo glicometabolico g) - Dimenticanza della somministrazione di insulina o errori di adattamento insulinico in relazione al reale fabbisogno Segni e sintomi dell’iperglicemia e della chetoacidosi I SEGNI E SINTOMI PRINCIPALI DI UNA MARCATA IPERGLICEMIA SONO A. POLIURIA B. POLIDIPSIA C. PERDITA DI PESO PER DISIDRATAZIONE D. VARI GRADI DI ALTERAZIONE DELLO STATO DI COSCIENZA I segni e sintomi che rappresentano i prodromi della chetoacidosi compaiono nell’arco delle ore, di giorni e anche di settimane precedenti il suo esordio e sono rappresentati inizialmente da: Aumento della diuresi Aumento della sete Affaticamento Sonnolenza Visione offuscata Irritabilità Se questa fase clinica rimane misconosciuta e non si pongono in atto le terapie per modificarne le cause si osserverà il quadro clinico conclamato dello scompenso glicometabolico chetoacidosico: Se questa fase clinica rimane misconosciuta e non si pongono in atto le terapie per modificarne le cause si osserverà il quadro clinico conclamato dello scompenso glicometabolico chetoacidosico: a) nelle urine compare un’elevata quantità di zucchero e di acetone b) insorgono nausea, vomito e perdita di peso c) variazioni del respiro, secchezza della lingua e bocca d) sintomi mentali sino alla perdita di coscienza. IL LEGAME TRA DIABETE E SCUOLA 1. PERCHÈ È IMPORTANTE LA SCUOLA Lo STATO PSICOLOGICO del paziente diabetico non è estraneo al CONTROLLO METABOLICO La SCUOLA è, assieme alla FAMIGLIA, uno dei due micro-sistemi che concorrono ad aumentare il benessere dei bambini/ragazzi/adolescenti (con o senza diabete) La modalità di VERIFICA del bambino rispetto alla malattia è “AMBIENTALE” CCO OM MBBAATTTE LLEE FA TERREE F L CCRRED ALSSEE EDEENNZE ZE “Quando capita di essere esclusi da qualcosa solo perché si ha il diabete, oppure quando i genitori sono molto preoccupati e limitano la libertà del figlio, o quando si incontrano persone stupide (purtroppo quelle non mancano mai) che ti raccontano cose del tipo che il diabete ti accorcia la vita, o ti guardano con tanto d’occhi mentre ti fai l’insulina, pensando magari che sei un tossicodipendente, o quando i compagni non ti invitano alle feste di compleanno per … non metterti in imbarazzo”. “Già, non è davvero piacevole tutto questo. E come si fa per non sentirsi diversi, per far capire che il diabete è solo una grandissima scocciatura, ma una scocciatura con la quale si può imparare a convivere?”. 2. IL VISSUTO DEGLI INSEGNANTI ALCUNI DATI Il corpo insegnanti è scarsamente informato sul diabete: A. Solo il 25% dichiara di avere sufficienti nozioni e di averle apprese dai propri alunni e dai loro genitori; B. Il 50% delle famiglie si dichiara insoddisfatto per la scarsa collaborazione degli insegnanti; C. L’85% degli insegnanti ignora che anche i bambini possono essere affetti da diabete; D. Il 76% crede che sia una malattia invalidante; E. Il 15% crede che sia letale ed infettiva. F. La maggior parte degli insegnanti non sa riconoscere i sintomi dell’ipoglicemia né sa quali provvedimenti immediati prendere; talora i sintomi vengono interpretati come indisciplina o scarsa applicazione allo studio. 2. IL VISSUTO DEGLI INSEGNANTI Vi è totale assenza di direttive ministeriali o emanate dal provveditorato Ciò che viene richiesto agli insegnanti è: 1. - rispettare alcune esigenze dell’alunno 2. - fare gli osservatori attivi sui suoi comportamenti 3. - intervenire in caso di necessità ANSIA dell’insegnante: non gradita “medicalizzazione” del suo ruolo PAURA di sbagliare nei confronti di ciò che non si conosce abbastanza Non si tratta di “cattiva volontà” 3. IL VISSUTO DELL’ALUNNO A SCUOLA “… io non volevo tornare a scuola perché avevo paura che fosse evidente la mia malattia, ma mi avevano convinto che non era così e che, quindi, io avessi la possibilità di scegliere se dirlo e a chi dirlo. Invece lo sapevano già tutti. Qualcuno mi ha detto: “Ho saputo che sei diabetica” con una specie di ghigno; qualcun altro, come le mie amiche, si sono preoccupate, ma io ho spiegato loro che dovevo solo farmi delle punture e che non si vedeva nulla …” TTRROO N E I N R IE LA IL IL RC O A AASSCUUOL DDOOPPOO DDIO R IO O S R E ’ LL’ESO (“La bella, la bestia e la sfiga” Accu-Chek) 3. IL VISSUTO DELL’ALUNNO A SCUOLA INCOMPRENSIONE Gli insegnanti lo potrebbero rimproverare ingiustamente perché in possesso di scarse informazioni o idee sbagliate FRUSTRAZIONE I compagni, per ingenuità, potrebbero costruirsi delle false credenze sulla malattia e tendere ad emarginarlo o a deriderlo IMPOTENZA Il bambino stesso, soprattutto all’inizio, si deve confrontare con degli effettivi nuovi vincoli che ha e con cui deve fare i conti 4. I COMPAGNI DI CLASSE Caro Signor Diabete, non ho mai fatto mistero con nessuno di avere il diabete. Un episodio in particolare, successo di recente, mi ha ferito e fatto sentire “diverso”. È stato un compagno di scuola, forse un po’ geloso dei miei successi scolastici e della simpatia che suscito intorno a me, a schernirmi davanti agli altri, dicendo che sono “contagioso” perché ho il diabete. Tutti hanno cominciato a ridere ed evitarmi. Per me è stato un momento bruttissimo, soprattutto perché mi sono sentito rifiutato a causa tua, io che nemmeno ti ho scelto. …io ti chiedo, perché, perché, perché? Mi RRIFMisseennto IFIU to DDIV IUTTAATTO IVEER O, RSSOO , 5. LO SPORT È uno dei cardini delle abitudini terapeutiche; Il diabete non impedisce ad un bambino di praticare dello sport; L'attività fisica fa calare la glicemia al pari dell'insulina. Per questo l'insegnante deve essere consapevole dei bisogni del bambino con diabete in modo da poterlo aiutare. 6. I MOMENTI CRITICI: LL’esordio ’esordio Caro Signor Diabete, ci sono giorni in cui mi chiedo: perché hai scelto me? Ero un bambino come tanti altri, che cresceva allegro e spensierato e improvvisamente sei arrivato tu a sconvolgermi la vita. Oltre a me hai scelto tanti altri bambini che con me non avevano niente in comune, sei tu che ci hai accomunato. È vero che la tua presenza non mi limita nelle amicizie, nello sport e in ogni cosa che voglio fare, però da quando mi sei “compagno” ho l’incombenza antipatica delle iniezioni giornaliere di insulina per sopperire a ciò che mi hai rubato. Ecco, sì, se ci penso mi arrabbio con te, perché ti giudico un ladro. Perché ti sei preso le mie isole? Poi però penso anche che forse sei migliore di tanti altri “compagni” perché vedo bambini che non camminano o che hanno problemi molto gravi. Tu da me pretendi molta disciplina, una corretta alimentazione e un po’ di responsabilità. All’inizio eri un nemico crudele, soprattutto per mamma e papà, io ero piccolo e non capivo bene quel che era successo… 6. I MOMENTI CRITICI: l’esordio È necessario riorganizzare con modalità adattative la propria vita interna (psicologico-affettiva) ed esterna (nei termini di comportamenti, abilità pratiche, conoscenze…) Tutte le normali attività quotidiane sono soggette a cambiamento Non esiste una “personalità del bambino diabetico” ma esistono alcune difficoltà psicologiche che si possono incontrare ra u a p regres sion e infelic ità In tr si o o v er ne rabbia inade g u at ez z a 6. I MOMENTI CRITICI: LL’i’innseri serim meennttoo aassccuola uola Il primo giorno di scuola l bambino può essere impaurito, ma anche i genitori possono essere turbati da questo cambiamento. Trascorsa la fase dell'esordio del diabete, ora il bambino sta per entrare in una nuova dimensione, quella scolastica. Questo lo affascina e nello stesso tempo lo intimorisce. Il bambino può essere impaurito: nella cartella ha i pokémon preferiti, cos'altro può portare con sé per sentirsi sicuro? La vicinanza con i coetanei può aiutare il bambino con il diabete ed ambientarsi, a familiarizzare anche con quelle ignote, strane figure che sono le maestre. Riguardo ai possibili atteggiamenti che i nuovi operatori scolastici possono assumere, il timore della madre è spesso elevato: facilmente si chiede se la maestra sarà indotta a percepire il bambino come "diverso" per il diabete e mostra un'ambivalenza rispetto al desiderio di vedere il bambino trattato come un "soggetto speciale" e nello stesso tempo uguale agli altri. Si domanda se tutte le nuove figure che il figlio incontrerà a scuola saranno veramente disponibili ad occuparsi di lui o delle sue esigenze di salute. Tutto ciò che è legato alla sua alimentazione può essere un problema per la famiglia. È compito della maestra creare un rapporto produttivo ed affettivo con questo particolare allievo e con la sua famiglia, capire i suoi momenti di disagio e di malessere, cercando di accogliere le insicurezze. 6. I MOMENTI CRITICI: l’adolescenza Contraddizioni nei confronti degli schemi terapeutici proposti Sovrastima dei limiti reali o presunti imposti dal proprio stato di salute Rifiuto alle limitazioni come esigenza di affermare comunque una propria autonomia Senso di inferiorità rispetto al gruppo dei pari Forte sentimento di ingiustizia subita Tendenza ad assumere rischi (senso di invulnerabilità) Convinzione che le condizioni derivanti dallo stato diabetico non consentiranno di realizzare le proprie aspirazioni +++ DIFFICOLTÀ PECULIARI ALL’ADOLESCENZA DI TUTTI I RAGAZZI Fino al 50% dei casi cessano di rispettare le raccomandazioni (cattivo controllo metabolico) Seconda parte Il RUOLO di SCUOLA ed INSEGNANTI 1. ATTENZIONE ALL’ASPETTO EMOTIVO Cosa determina il diverso approccio del bambino al diabete? Le abilità sociali del bambino precedentemente strutturate Insegnare le abilità sociali: sociali * Insegnare al bambino ad evitare i contatti “problematici” da solo (evitamento); * Usare “giochi di ruolo” per simulare possibili risposte del bambino; * Invitare i “bambini molestatori” a conoscere il diabete; * Stimolare il “problem solving” con la discussione o simulazione di situazioni problematiche; * Promuovere l’educazione razionale emotiva nel bambino in modo che possa meglio gestire le proprie emozioni. Il livello di adattamento del contesto sociale (scolastico e familiare) al diabete Sintonizzarsi emotivamente: * Assumere un atteggiamento empatico; * Accogliere i suoi sfoghi; * Non minimizzare il problema; * Spiegare le difficoltà; * Sottolineare continuamente che lui è uguale agli altri, nel bene e nel male 2. L’EDUCAZIONE DEL CONTESTO Le forme di pressione sociale a scuola possono essere molteplici: l’ignoranza, i pregiudizi, le false credenze … Occorre migliorare il livello di conoscenza su argomenti di interesse generale per la popolazione giovanile Organizzare seminari sull’attività fisica, sul diabete giovanile. Il bambino o l’adolescente con diabete hanno una conoscenza del proprio problema tale da consentire di organizzare lezioni o seminari a livello elevatissimo. Raccontare alla classe come si svolge una giornata del bambino con diabete. Far provare a chi lo desidera il livello di glicemia nel sangue per con-dividere questa esperienza e guardarla poi con occhi diversi. 2. EDUCAZIONE DEL CONTESTO LL’ a’am mic ico o “Caro R. Come va? Questa volta vorrei parlare con te di cose che normalmente non fanno parte dei nostri discorsi. Quando stiamo insieme parliamo sempre di calcio, di Playstation e delle compagne di scuola che ci piacciono. Chissà perché ci innamoriamo sempre tutti e due della stessa! Non parliamo mai tra di noi di diabete. Tu sai che il discorso mi riguarda, ne hai preso atto, ti sei informato quanto basta per condividere con me quello che ti è possibile, e siamo andati avanti. Quando mi fermo a cena da te, tu che sei svogliato quanto me quando si tratta di mangiare, ti sforzi di finire tutto per non lasciarmi solo nell’ardua impresa. Vivi con disinvoltura il momento della mia iniezione e avverto in te una sorta di rispetto per questo mio compagno invisibile. Vedi, non sempre le parole sono necessarie. Il tuo modo di starmi vicino vale molto di più. Sei simpatico quando cerchi di pianificarmi la vita. Se rinuncio a malincuore a un ghiacciolo, tu mi convinci ad accettarlo e a fare poi una corsa al campo sportivo, per smaltirlo! Quando la mamma mi rimprovera perché sono andato al campo a scalmanarmi senza spuntini e bibite zuccherate, tu intervieni prontamente in mia difesa, chiarendo che in caso di bisogno tu sei la mia garanzia di pronto soccorso. Sorrido al solo pensiero di noi due, io in groppa a te, in cammino verso casa tua alla ricerca dello zucchero dimenticato. Un vero film comico… anzi cortometraggio, visto che casa tua è a due passi dal campo! Sai essere protettivo nei miei confronti, e lo fai con molta discrezione …” 3. L’EDUCAZIONE FISICA In caso di attività fisica: 1. il rischio maggiore è quello dell’ipoglicemia; 2. alunni, professori ed allenatori dovranno: fornirsi di scorte di zuccheri semplici (succhi di frutta, bibite zuccherate, zollette di zucchero); saper riconoscere i sintomo dell’ipoglicemia; informare i genitori in caso di attività fisica non ordinaria. Eventuali problemi possono porsi se l’attività fisica non è programmata (tornei scolastici, giochi della gioventù …) o se viene svolta con intensità inconsueta. In questi casi è opportuno consentire al bambino di assumere un supplemento di zuccheri (es. succo di frutta) prima dell’attività fisica e, se questa è di lunga durata, anche nel corso della stessa 4. LA MENSA SCOLASTICA Il bambino con diabete che consuma pranzi a scuole dovrà: I. consumare la stessa quantità di carboidrati ogni giorno; II. consumare pasti e merende alla stessa ora tutti i giorni; III.anticipare i pasti e gli spuntini in caso di ipoglicemia; IV.assumere più carboidrati in caso di attività fisica non prevista. 5. I COMPITI IN CLASSE E LE INTERROGAZIONI Il ragazzo con diabete non deve in queste circostanze ricevere un trattamento diverso, in quanto il suo impegno e le sue potenzialità sono uguali a quelle dei suoi compagni. L’ipoglicemia non va utilizzata in maniera strumentale da parte del ragazzo. È improbabile che bambini col diabete possano voler simulare un'ipoglicemia o una iperglicemia per sottrarsi all'insegnamento. I bambini non desiderano essere "diversi" e non vogliono essere trattati diversamente a causa del loro diabete. SITUAZIONI PROBLEMATICHE durante una prova di verifica Ipoglicemia : è opportuno somministrare zuccheri semplici e consentirgli di recuperare per qualche minuto la sufficiente concentrazione; in casi estremi, ipoglicemia grave, è opportuno rinviare la prova stessa; Iperglicemia: possono comparire sete intensa e necessità impellente di urinare per cui, anche durante lo svolgimento di tali prove, può essere indispensabile consentire al ragazzo di recarsi in bagno o di assumere acqua. 6. LE FESTE DI COMPLEANNO IN CLASSE “Qualcun altro poi aveva la fortuna di andare in scuole i cui insegnanti erano così attenti alle implicazioni educative che il loro ruolo richiedeva, che non perdevano occasione per rimarcare la diversità del poverino rispetto ai compagni (tu non puoi mangiare questo o quello, tu è meglio che non vieni , non si sa mai, e via filosofeggiando) … facendo tutto questo solo ed esclusivamente nel loro interesse di bambini con problema (leggi diabete). Che tristezza, pensò ancora una volta. Tutto è già così difficile, che di questi benefattori non sappiamo proprio cosa farcene.” 7. LE GITE SCOLASTICHE Le gite scolastiche rappresentano momenti di grande socializzazione per tutti gli scolari. Spesso sono attese per l’intero anno scolastico, costituendo occasione unica per stringere amicizia con i compagni di scuola e con gli insegnanti, al di fuori dei rapporti più formali che si realizzano in classe. Su di esse vengono investiti desideri ed aspettative che non sarebbe lecito deludere per nessuna ragione. Non esistono motivi validi e razionali per escludere o scoraggiare la partecipazione del bambino con diabete alle gite scolastiche. Programmare le giornate e l’attività fisica Tenere conto degli orari e del tipo di pasto Accertarsi che pane, pasta, frutta vengano regolarmente assunti 8. COMPITI DEL PERSONALE SCOLASTICO (1) COMPITI PER PRESIDI E DIRETTORI 1. Promuovere la conoscenza del diabete nella scuola; 2. Coinvolgere gli insegnanti in programmi di aggiornamento sul diabete; 3. Favorire la diffusione di materiale divulgativo nella scuola; 4. Responsabilizzare gli insegnanti perché si realizzi un contatto continuo e proficuo con la famiglia del bambino con diabete; 5. Sensibilizzare il servizio di medicina scolastica all’acquisto e alla corretta conservazione dei farmaci di pronto soccorso (glucagone); 6. Favorire la creazione di una biblioteca scolastica contenente libri attinenti argomenti quali il diabete del bambino, l’alimentazione, la salute; 7. Sensibilizzare gli organi istituzionali della scuola (consiglio di classe, consiglio di istituto) al problema del diabete giovanile; 8. COMPITI DEL PERSONALE SCOLASTICO (2) RUOLO DEGLI INSEGNANTI 1. Favorire il colloquio con i genitori; 2. Conoscere gli orari dei pasti e degli spuntini del bambino con diabete; 3. Consentire, in caso di ipoglicemia, il consumo di cibi contenenti zuccheri 4. 5. 6. 7. 8. anche durante le lezioni; Permettere di recarsi in bagno anche ripetutamente in caso di iperglicemia (urine abbondanti per la presenza di glicosuria); Riconoscere i sintomo precoci di ipoglicemia ed avere un atteggiamento rassicurante in caso di ipoglicemia; Discutere con l’alunno del suo problema al fine di guadagnarne la fiducia; Organizzare lezioni e seminari in classe sul diabete coinvolgendo l’alunno con diabete; In caso di ospedalizzazione, mantenere i contatti con l’alunno al fine di favorirne il rapido reinserimento scolastico. 8. COMPITI DEL PERSONALE SCOLASTICO (3) RUOLO DEGLI INSEGNANTI DI EDUCAZIONE FISICA a. Favorire la pratica dell’educazione fisica; b. Informare la famiglia in caso di attività fisica intensa e non prevista (es. giochi della gioventù); c. Consentire in caso di necessità(ipoglicemia, chetonuria) l’esecuzione dei test su sangue ed urine prima dell’attività fisica; d. Riconoscere i sintomo precoci di ipoglicemia; e. Verificare che l’alunno abbia con sé scorte di zuccheri semplici; f. Sensibilizzare gli alunni alla pratica dello sport anche al di fuori della scuola. 8. COMPITI DEL PERSONALE SCOLASTICO (4) RUOLO DEL SERVIZIO DI MEDICINA SCOLASTICA Favorire i programmi di educazione sanitaria a scuola; Mantenere i contatti con i pediatri di famiglia e con il servizio di diabetologia; Verificare l’alimentazione del bambino con diabete nella mensa scolastica; Favorire la conoscenza da parte degli insegnanti dei sintomi precoci di ipoglicemia e chetoacidosi; Verificare l’efficienza e lo stato di conservazione del materiale medico necessario per le urgenze presenti nella farmacia scolastica; Informare il pediatra e la famiglia in caso di episodi ricorrenti di ipoglicemia e chetoacidosi; Promuovere incontri tra personale scolastico e psicologo in modo da riconoscere gli atteggiamenti corretti da assumere per favorire l’autostima dell’alunno con diabete ed eliminare gli atteggiamenti di esclusione nella classe. 9. IL BUON ADATTAMENTO EMOTIVO AAC CCCE ETTT DDE TAAZZI M MAAL ELLLLA IOONNE E LAAT A TTTIA IA Caro Signor Diabete, a proposito della tua domanda stravagante. Esistono momenti belli che ti riguardino ? Sembra impossibile, eppure… sì. Sono diventato diabetico molto piccolo e quindi la gestione della terapia e dell’alimentazione era per forza di cose nelle mani dei miei genitori. Diventando grande però ho capito che non ti potevo solamente subire, ma che sarebbe stato bene iniziare a gestirmi personalmente. Volevo passare qualche week-end a casa di mia cugina e non lo potevo fare perché non sapevo farmi le iniezioni, non sapevo quanto e cosa mangiare. A scuola, quando c’era qualche gita potevo andarci solo se la mamma mi accompagnava … e non era così bello … E così, ho detto basta! Basta con le tue imposizioni, non era più possibile che tu condizionassi la mia vita, che fossi tu a decidere per me. Ho imparato tutto ciò che era necessario, ho iniziato il mio cammino verso l’autosufficienza. È stato un momento molto bello, perché ormai potevo cogliere ogni opportunità, dipendeva solo da me. Tu non eri più il mio ostacolo, ma semplicemente un compagno di viaggio. 9. IL BUON ADATTAMENTO EMOTIVO Il buon adattamento emotivo del bambino con diabete si può dedurre da alcuni suoi atteggiamenti; gli insegnanti dovrebbero osservare attentamente tali comportamenti, confrontarsi con altri docenti, in modo tale da riflettere assieme su eventuali provvedimenti da prendere. I bambini e ragazzi con un buon adattamento emotivo: Considerano le attività quotidiane di autocontrollo come abitudini automatiche che fanno parte delle proprie responsabilità per vivere in modo sano; Si sono adeguati alle indicazioni dietetiche e non vivono con eccessiva frustrazione le limitazioni alimentari e la rigidità degli orari; Svolgono le attività quotidiane con tranquillità, senza ansia legata ai controlli glicemici; Stabiliscono delle relazioni sociali soddisfacenti; Riescono a parlare del loro diabete con gli latri senza vergognarsi o imbarazzarsi; Hanno una buona autostima e non provano un sentimento di inadeguatezza e diversità rispetto agli altri a causa del proprio stile di vita. FERITA PROFONDA Ferita profonda : attraversa tutti gli strati cutanei e può arrivare a ledere i muscoli o gli organi sottostanti. Ben più grave della prima, soprattutto quando coinvolge organi interni, può essere accompagnata da emorragie consistenti e può compromettere le funzioni vitali del ferito tanto direttamente (lesione di un organo nobile) quanto indirettamente (shock ipovolemico). I pericoli delle ferite vanno dall’infezione all’emorragia. In caso di ferite profonde si possono avere lesioni di organi interni, gravi emorragie, shock. I sintomi: • cute lesa • fuoriuscita di sangue • dolore I pericoli delle ferite vanno A. dall’infezione B. all’emorragia. In caso di ferite profonde si possono avere organi interni, gravi emorragie, shock. • • • I sintomi: cute lesa fuoriuscita di sangue dolore lesioni di L’ABRASIONE lesione superficiale della cute o delle mucose provocata solitamente da un trauma che colpisce di striscio la superficie cutanea. Viene prodotta a scopo terapeutico (dermoabrasione), per esempio, per asportare le cicatrici residue dell’acne volgare, soprattutto al volto, o per eliminare tatuaggi. L’abrasione permette inoltre di far penetrare nel derma vaccini o allergeni, e in questo caso è detta scarificazione. Può costituire via d’entrata per germi responsabili di malattie. Sintomi : dolore , striature sanguinanti, cute arrossata, gonfiore. Lavare con acqua e disinfettare LE LESIONI DA ARMA BIANCA Definizione Sono considerate lesioni da arma bianca le ferite da punta, da taglio, da punta e da taglio, e da fendente. La definizione è generica e comprende sia le lesioni prodotte da armi vere e proprie (ossia da strumenti la cui destinazione naturale è l’offesa alle persone, come pugnali o baionette), sia quelle arrecate da altri strumenti atti ad offendere (rasoi, bisturi, forconi, aghi, chiodi, ecc.) LE FERITE DA PUNTA Si dicono ferite da punta quelle prodotte da oggetti che hanno un estremo acuminato. Esse si distinguono in ferite a «fondo cieco» ed in ferite «trapassanti» (a seconda che non vi sia, oppure vi sia, un foro di uscita). Vengono definite «penetranti», nel linguaggio corrente, quelle ferite che raggiungono le cavità interne (pleura, pericardio, peritoneo, ecc.) Aspetto schematico di lesioni cutanee prodotte da strumenti da punta e da punta e taglio. 1: punta a sezione circolare; 2: punta a sezione triangolare; 3: punta a sezione quadrangolare; 4 : monotagliente; 5: bitagliente LE FERITE DA PUNTA In particolare va considerato che le armi da punta possono essere strumenti di suicidio e di omicidio. Nel suicidio la sede prescelta è, in genere, la regione cardiaca; non si tratta sempre di un unico colpo, ma, talvolta, di molteplicità di colpi, essendo quello mortale quasi sempre il più profondo. Caratteristica pressoché costante del suicidio è il denudamento della parte colpita. Naturalmente dovrà essere verificata la compatibilità della direzione del colpo con la possibile azione del suicida. Nell’omicidio i colpi sono normalmente molteplici; si registra lesione degli indumenti ed inoltre sono colpite regioni non sempre vitali. Fenomeno inoltre molto frequente nell’omicidio sono le cd. lesioni da difesa, che compaiono sulle mani della vittima, che si è difesa dall’aggressione. Tali lesioni mancano se la vittima è stata colpita di sorpresa, o nel sonno, o è stata stordita prima del ferimento. Esse non vanno confuse con le cd. ferite da schivamento, che si formano in altre sedi (collo, spalla, dorso), dove i movimenti di reazione della vittima hanno sviato i colpi LE FERITE DA TAGLIO Si dicono ferite da taglio quelle prodotte da strumenti taglienti, ossia dotati di una qualche loro parte poco spessa o con margine sottile, affilato e lineare. Schema di una ferita da taglio Agli estremi si possono notare le cd. codette, così chiamate perché rappresentano dei prolungamenti s uperficiali del taglio nei punti in cui la lama penetra ed esce dalla cute sfiorando l’epidermide (cfr. foto n. 4 Foto n.4 - Ferita da taglio con tipica codetta La diagnosi differenziale tra suicidio, omicidio e fatto accidentale in relazione alle ferite prodotte da arma da taglio è basata, come del resto per gli altri tipi di lesioni, su un complesso di elementi: sede, numero, direzione, profondità delle lesioni; altre emergenze del sopralluogo: segni di colluttazione, stato degli indumenti, posizione del cadavere, chiusura delle porte dall’interno, presenza o meno dell’arma feritrice, disposizione delle macchie di sangue (a parte altri elementi di rilevo non medico-legale, come eventuali scritti del defunto, l’esame della sua personalità e dei suoi rapporti con terzi, ecc.). Nel fatto accidentale può dirsi che più frequentemente colpiti sono gli arti, ed in particolare le mani, e le lesioni sono per lo più uniche Nel suicido da arma da taglio una sede di elezione è quella di polsi; in esso le lesioni sono raramente numerose, anche se la molteplicità delle lesioni non contrasta in assoluto con le ipotesi del suicidio (per la quale anzi depone un numero notevole di ferite, in sedi facilmente raggiungibili dal suicida, specie se la maggior parte di esse è accidentale (cfr. foto n. 5). Foto n. 5- ferite da taglio plurime in tentativo di suicidio Una sede frequentemente prescelta tanto dal suicida quanto dall’omicida è il collo (le cd. ferite da scannamento). In questo caso particolare la diagnosi differenziale si può basare sui seguenti punti: • a) la profondità delle lesioni è quasi sempre maggiore nell’omicidio piuttosto che • nel suicidio; • b) la direzione delle ferite, determinabile in base ai caratteri delle codette, è, • nel suicidio, obliqua dall’alto al basso e da sinistra a destra se l’arma è impugnata • dalla mano destra, da destra a sinistra se è impugnata da un mancino; nell’omicidio, • invece, la direzione è spesso orizzontale; • c) nell’omicidio si possono osservare delle ferite alle mani o agli avambracci della vittima ( • cd. ferite da difesa), dovute al fatto che l’aggredito cerca di parare istintivamente i colpi o • addirittura afferra’arma con le mani (questo tipo di ferite mancano, come si è già detto, quando la • vittima viene colta di sorpresa o si t rovava in stato d’incapacità di difendersi (cfr. foto n. 6). LE LESIONI DA ARMA DA FUOCO Definizione e distinzioni Per lesione da arma da fuoco s’intende quella prodotta dal proiettile espulso dall’arma, in virtù della sua forza viva I caratteri delle lesioni: foro d’ingresso, foro d’uscita, tramite A) Il foro d’ingresso presenta solitamente un diametro minore di quello del proiettile che lo ha prodotto (e ciò a causa dell’elasticità della cute), ha per lo più forma rotonda, margini più o meno finemente frastagliati e lievemente introflessi e circondati da un orletto ecchimotico ed escoriativo, che in qualche caso, tuttavia, può mancare. La forma del foro è rotonda quando tale sia la sezione del proiettile e questo investa la cute perpendicolarmente. Proiettili di forma irregolare producono fori altrettanto irregolari. Se il proiettile (a sezione rotonda) è penetrato nella cute obliquamente, il foro è di forma ovale, e l’orletto escoriativo si presenta, di conseguenza, eccentrico (cfr. figura n. 5). Figura n.5 - penetrazione perpendicolare ed obligua del proiettile e formazione dei relativi orletti Foto n. 10 - foro di entrata di proiettile con orletto ecchimotico escoriativo Nei colpi sparati da vicino, all’intorno del foro d’ingresso possono osservarsi tracce più meno evidenti di ustioni, di tatuaggio e di affumicatura (cfr. figura n. 6); quest’ultima, in particolare, è causata dal depositarsi sulla cute dei prodotti di combustione dell’esplosivo figura n.6 - foto di ingresso e suoi aloni. 1: alone escoriativo, 2: alone ecchimotico, 3: alone di tatuaggio, 4:alone affiumicatura •B) Il foro d’uscita del proiettile è di solito più grande ed ha margini più sfrangiati di quello d’entrata; ha forma variabile (rotondeggiante, stellare, a fessura, ecc.)e spesso presenta una colorazione ecchimotica intorno.Talora i margini del foro d’uscita sono evidentemente estroflessi ed in alcuni casi esso può presentare un orletto escoriativo. •C) Il tramite delle ferite da proiettile è una sorta di canale che rappresenta la traiettoria del proiettile stesso all’interno del corpo, e termina con un fondo cieco o con un foro d’uscita. Quando si tratta di colpo a proiettile unico, il tramite è unico; quando la carica è a proiettili multipli, esso è multiplo. Il tramite, naturalmente, •può anche presentare deviazioni rispetto al prevedibile percorso, per urto contro tessuti resistenti o parti ossee COSA FARE? • utilizzare i guanti • lavaggio e disinfezione • se c’è emorragia, fare una compressione sul punto di sanguinamento • non comprimere se vi sono corpi estranei conficcati • non rimuovere il corpo estraneo (pericolo di emorragia) • nel caso di ferite estese e/o profonde o in sedi particolari chiamare tempestivamente il 118 GRAVITÀ DELLE FERITE La gravità delle ferite si giudica da : • estensione • profondità • presenza di corpi estranei