Diapositiva 1 - Istituto Comprensivo Don Milani Crotone

ESAME DELL’INFORTUNATO
COSCIENZA
ATTIVITA’ RESPIRATORIA
ATTIVITA’ CARDIACA
FUNZIONI VITALI
Sistema nervoso
Apparato respiratorio
Apparato
cardio-circolatorio
IL SISTEMA NERVOSO

Il sistema nervoso è costituito da un insieme
di strutture le cui funzioni è quella di
percepire, elaborare e trasmettere impulsi:
 Si divide

1) Sistema Nervoso Centrale composto da
encefalo e midollo spinale

2)Sistema Nervoso Periferico composto da
12 paia di nervi cranici e 33 paia di nervi
spinali.

3) SistemaNervoso autonomo costituito da
sistema Simpatico e Parasimpatico, la loro
azione bilanciata controlla le funzioni di
base necessarie a mantenere in vita
l’organismo ( respiro, temperatura,
pulsazioni ecc).
L’ENCEFALO

L’encefalo occupa la cavità cranica ed
è costituita da Cervello, Cervelletto,
Tronco Encefalico.

1) Cervello è costituito da 2 emisferi;
presiede alla funzioni più complesse,
quali pensiero, linguaggio, percezioni
sensoriali, movimenti ecc.

2) Cervelletto la sua funzione è quella
di coordinare i movimenti volontari e
di mantenere l’equilibrio.

3) Tronco encefalico costituito da
Mesencefalo, Ponte, Bulbo, tra le sue
funzioni c’è la regolazione dello stato
sonno-veglia, della respirazione, del
battito cardiaco, della deglutizione
ecc.
TURBE DEL SISTEMA NERVOSO
 Principali patologie
1. Commozione cerebrale;
2. Contusione cerebrale;
3. Ematoma cerebrale;
4. Edema cerebrale;
5. Alterazione della coscienza;
6. Coma;
7. Accidenti cerebrovascolari
8. Epilessia;
9. Ipo-iperglicemia.
ESAME DEGLI OCCHI
midriasi
miosi
anisocoria
COSCIENZA




Consapevolezza di se e dell’ambiente circostante.
Aspetti della coscienza
A) livello o vigilanza contatto consapevole con l’ambiente esterno.
B) contenuto integrazione di processi organizzati.

Le alterazioni del livello di coscienza comprende:









Obnubilamento/sonnolenza/sopore
Confusione
Delirio
Stupore
Lipotimia/sincope
Coma
vigile
superficiale
profondo
irreversibile
ALTERAZIONE PARZIALE DELLA
COSCIENZA
 Obnubilazione
/Sopore/Sonnolenza
E’ un’alterazione delle
funzioni mentali superiori,
riguarda soprattutto
l’attenzione e la senso
percezione.Quindi il
paziente appare disorientato
e disattento.
ALTERAZIONE PARZIALE DELLA
COSCIENZA
 Confusione
E’ un’alterazione delle
funzioni mentali superiori,
riguarda soprattutto
ideazione e l’associazione
di idee.
ALTERAZIONE PARZIALE DELLA
COSCIENZA
 Delirio
Disconoscimento del mondo
esterno, e vivono l’interiore
come un mondo globale.
Predominano le illusioni e le
allucinazioni
ALTERAZIONE PARZIALE DELLA
COSCIENZA
 Stupore
Alterazione globale del
contenuto della coscienza,
con reattività conservata
LIPOTIMIA
 Sensazione improvvisa di debolezza, ma senza perdita di
coscienza:
 dovuta ad una temporanea riduzione di afflusso di
sangue al cervello; può essere dovuta ad un’emozione
intensa, ad una riduzione della pressione arteriosa, al
caldo intenso. È benigno e si risolve in breve tempo.
 Sintomi generali
il soggetto appare pallido, talvolta solo lievemente
sudato; il polso è lento
SINCOPE
 E’ la sensazione improvvisa di debolezza, con perdita di
coscienza, quindi il classico svenimento.
 A volte può seguire la lipotimia.
EPILESSIA
 Malattia neurologica caratterizzata da un’alterazione dell’attività elettrica del
cervello con insorgenza improvvisa e spiccata tendenza a ripetersi.
 La scarica è capace di provocare perdita di coscienza, movimenti involontari,
iperreattività del sistema vegetativo e una grande varietà di fenomeni psichici.
 TIPI DI EPILESSIA
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Piccolo male
Crisi toniche generalizzate
Crisi toniche emig. O parziali (motorie e sensoriali)
Epilessia temporale
Epilessia riflessa
Altre forme
Stato di male epilettico
PICCOLO MALE
 Sintomi tipici
1. Perdita di coscienza
2. Assenza momentanee
3. Sguardo fisso nel vuoto
4. Rotazione degli occhi
5. Contrazioni muscolari e movimenti non finalizzati
6. Perdita di tono posturale
7. Amnesia al risveglio
TRATTAMENTO
 trasporto in ospedale
GRANDE MALE
 Sintomi tipici
1 fase tonica ( 15-20 sec.)
perdita di coscienza
Irrigidamento di tutto il corpo
2 fase clonica ( 45 sec, pochi minuti)
convulsioni
Dispnea e bava alla bocca
Incontinenza sfinterica
3- fase rilassamento ( vari minuti)
semincoscienza
amnesia
EPILESSIA TEMPORALE
 Crisi psicomotorie, caratterizzate
I. da turbe pensiero,
II. stato sognante,
III.illusioni visive,
IV. uditive,
V. olfattive,
VI.sintomi vegetativi,
VII.sensazioni di irrealtà
 A volte comportamento antisociale e violento, paura ,
benessere ingiustificato, stato di fuga.
EPILESSIA RIFLESSA
 Stimoli luminosi ( schermo computer, TV)
 Musica
 Lettura aritmetica
 Da movimento
APPARATO RESPIRATORIO
 L’apparato respiratorio è costituito dall’insieme delle
strutture attraverso le quali l’aria entra dalla bocca e dal
naso per arrivare ai polmoni e da questi ritorna
all’ambiente esterno.
 L’apparato respiratorio si distingue in vie aeree inferiori
e vie aeree superiori.
 Le vie aeree superiori sono costituite da organi
collocati esternamente al torace: naso, faringe, laringe;
 le vie aeree inferiori comprendono organi posti
all’interno del torace:trachea, bronchi e polmoni.
APPARATO RESPIRATORIO
 L'aria entra dal naso o anche
dalla bocca, attraversa i canali
della faringe, della laringe,
della trachea e giunge ai
bronchi, i quali si ramificano in
tubi sempre piccoli (bronchioli)
all'interno dei polmoni. I
bronchioli terminano negli
alveoli polmonari dove avviene
lo scambio gassoso tra
sangue e aria.
APPARATO RESPIRATORIO
La finalità del processo di respirazione è rifornire il sangue di
ossigeno e liberarlo dall’anidride carbonica, che è un prodotto di
scarto dell'attività cellulare.
APPARATO RESPIRATORIO
La respirazione avviene grazie ai muscoli toracici, infatti, i polmoni si
dilatano e richiamano l'aria dall'esterno (inspirazione) quindi si
restringono quando l'aria viene espulsa all'esterno (espirazione).
APPARATO RESPIRATORIO
 DEFINIZIONI
1. Eupnoico: un soggetto con respirazione normale, a
riposo,comprendente 12 -16 atti respiratori al minuto.
2. Bradipnoico: un soggetto con un numero di atti respiratori
inferiore a 10-12 per minuto
3. Tachipnoico: un soggetto con un numero di atti respiratori
superiore a 16 per minuto
4. Dispnoico: il soggetto che manifesti l'anormale e
sgradevole percezione del proprio
FREQUENZA
RESPIRATORIA E CARDIACA
20-25 resp./minuto
100-120battiti card./minuto
15-20 resp./minuto
80-100 battiti card./minuto
12-15
70-80
resp./minuto
battiti card./minuto
BAMBINO ASMATICO
 È una malattia dell'apparato respiratorio caratterizzata da difficoltà nella
respirazione (affanno o dispnea). È molto frequente in età pediatrica (5-30%
della popolazione a seconda delle nazioni esaminate) e con tendenza
all'aumento, molto probabilmente in relazione all'inquinamento atmosferico.
CAUSE
 ASMA – cause
 Fattori di rischio che inducono la comparsa di
asma
Fattori predisponenti
Atopia
Fattori casuali
Acari domestici, allergeni
animali, funghi, pollini,
aspirina, agenti
sensibillizanti di origine
professionale
Fattori contribuenti
Infezioni delle vie
respiratorie, peso alla
nascita
inferiore a 2500g,
malnutrizione,
inquinamento
atmosferico, fumo di
tabacco.

Durante una crisi d'asma le parti dell'apparato respiratorio interessate sono i bronchi
ed i bronchioli; questi subiscono uno spasmo con riduzione del calibro. A questo si
aggiunge una infiammazione della mucosa con conseguente ispessimento della
stessa (edema) e produzione di muco che insieme aggravano il broncospasmo. Tutto
ciò si traduce non solo in una difficoltà a far penetrare aria nelle vie respiratorie, ma
soprattutto ad espellerla.
QUANTI SONO I BAMBINI ASMATICI E
ALLERGICI NEL NOSTRO PAESE?
 Si calcola che un bambino su dieci è affetto da asma e che uno su
quattro ha una forma di allergia (respiratoria, alimentare, da
contatto).
 Asma e allergie in età scolastica sono dunque un vero e proprio
problema di sanità pubblica sia per il loro impatto epidemiologico e
socio-economico sia per le pesanti ricadute sulla vita quotidiana dei
bambini e dei ragazzi e delle loro famiglie.
 Sono la principale causa di assenza dalla scuola, di ricorso alla
medicina d’urgenza e di ricoveri ospedalieri.
 Inoltre l’arrivo di un bambino asmatico o allergico a scuola non
sempre è accolto favorevolmente, infatti,presenta notevoli
problemi di ordine pratico, che coinvolgono tutti, dalla direzione
didattica agli insegnanti fino al gruppo classe.
QUALI SONO I PRINCIPALI PROBLEMI CHE
INCONTRA UN BAMBINO ASMATICO E
ALLERGICO A SCUOLA?
 Due sono le principali preoccupazioni dei genitori:
1. • Il bambino può trovarsi a fronteggiare una crisi in una situazione in cui
nessuno sa cosa fare per aiutarlo.
2. • La scuola che non ha condizioni ambientali adeguate può indurre asma o
allergie in bambini sensibilizzati oppure aggravare un’asma o un’allergie
preesistente.
 Ecco perché occorrono misure a garanzia dell’incolumità dei bambini e dei
ragazzi.
A. Personale docente e non docente e coloro che a vario titolo operano all’interno
della scuola (addetti alla mensa e alla distribuzione dei pasti, personale esterno
addetto alle pulizie, etc.) devono essere formati a conoscere la malattia, i fattori di
rischio e le misure necessarie per contrastarli.
B. Una scuola con aria sana è infatti una scuola che va bene per tutti e non solo per
coloro che sono affetti da asma o allergie.
IL BAMBINO ASMATICO E ALLERGICO PUÒ
CONDURRE UNA VITA NORMALE COME
TUTTI I SUOI COMPAGNI?
 Il bambino asmatico e allergico a scuola deve essere aiutato
a sentirsi come i suoi coetanei, a socializzare con loro e ad
essere integrato pienamente nelle attività scolastiche,
sportive e ricreative. Questo comporta per gli insegnanti,
compresi quelli di educazione fisica, un’attenzione particolare
nei confronti del bambino, ma anche un impegno specifico nei
confronti della classe.
 L’obiettivo finale è quello di inserirlo a pieno titolo in tutte le
attività scolastiche, facendogli accettare la sua malattia come
una condizione di vita normale, aiutandolo nella sua gestione
quotidiana e educando tutta la scolaresca a non isolare il
compagno in nessuna circostanza.
IL BAMBINO ASMATICO E ALLERGICO PUÒ
ASSUMERE I FARMACI A SCUOLA?

L’assunzione dei farmaci a scuola, e specialmente prima di un’attività fisica, deve essere considerata un
fatto normale sia dal bambino sia dai suoi compagni.
In caso di crisi, il bambino deve potere contare sulla solidarietà e sulla protezione della sua classe. Nel caso del bambino con allergia alimentare i
problemi di gestione sono particolarmente complessi.
I genitori devono informare se il proprio figlio è affetto da asma o da allergie, fornendo un rapporto
medico con un pro-memoria che riporti i nomi dei farmaci e degli alimenti a cui il bambino è allergico,
nonché una copia sempre aggiornata delle prescrizioni e raccomandazioni fissate dal medico curante, ed
in particolare delle istruzioni da seguire in caso di crisi asmatica o reazione allergica.
1.
2.
3.
4.
5.
I farmaci antiasmatici devono sempre essere a disposizione del bambino. Anche il più
piccolo ritardo
nell’assunzione del farmaco può essere pericoloso.
L’assunzione dei farmaci antiasmatici, specialmente prima dell’attività fisica, deve essere
consentita.
Alcuni bambini si vergognano di prendere i farmaci antiasmatici per via inalatoria di fronte
ai compagni e vanno aiutati a superare questo problema.
E’ bene ricordare all’alunno di portare con sé i suoi farmaci durante le gite scolastiche.
COSA FARE SE IN CLASSE C’È UN BAMBINO
CON ALLERGIE ALIMENTARI?
L’incidenza delle allergie ed intolleranze alimentari è in continuo aumento. I principali alimenti che
 causano allergie sono latte, uovo, arachidi, pesce, grano e soia.
 Gli alimenti o i prodotti che causano le reazioni vanno eliminati dalla dieta dei bambini allergici o intolleranti.
 La lista scritta degli alimenti potenzialmente pericolosi deve essere portata a conoscenza degli insegnanti,
del personale scolastico e degli addetti alla mensa; tutti devono essere correttamente informati delle
conseguenze potenzialmente gravi dell’uso o della contaminazione anche minima degli alimenti con gli
ingredienti ai quali si è allergici. E’ infatti indispensabile evitare anche il minimo contatto con i fattori
allergizzanti conosciuti.
 Deve sempre essere possibile determinare la composizione degli alimenti preparati dalle mense e di quelli
messi a disposizione dai distributori automatici. Qualsiasi prodotto che non riporti la denominazione
esatta di tutti i componenti deve essere scartato.
 Il regime alimentare previsto deve essere rispettato rigorosamente.
 Con l’aiuto dei genitori, si possono seguire accorgimenti per far partecipare la classe, per esempio si può
organizzare una merenda, un pic-nic, una festa, ecc. servendo esclusivamente i cibi consentiti al bambino
 allergico.
 Il bambino può essere esposto ad allergie alimentari non solo in mensa, ma anche durante le
esercitazioni pratiche in cui si utilizzano gli alimenti, o ancora durante l’intervallo delle lezioni, in quei
momenti dedicati al consumo della merenda e durante i quali i bambini potrebbero scambiarsi gli
alimenti.
IL BAMBINO ASMATICO E ALLERGICO PUÒ
SVOLGERE ATTIVITÀ SPORTIVE?
 L’insegnante di educazione fisica deve incoraggiare il
bambino asmatico a partecipare
I. all’attività sportiva,
II.ad assumere il farmaco adatto prima dell’inizio
dell’attività fisica e a portarlo con sé durante la lezione.
 Se tuttavia durante lo sport il bambino lamenta disturbi
respiratori non deve essere obbligato a continuare ed il
problema va segnalato ai genitori e al medico.
COSA FARE SE IL BAMBINO È ALLERGICO
AI POLLINI?
 Per l’alunno allergico ai pollini si raccomanda di
conoscere i periodi dell’anno “a rischio” (calendario
pollinico).
 In questi periodi il bambino deve poter restare all’interno
della scuola, evitare di giocare all’aperto e, su parere del
medico curante, potrà essere esonerato dal praticare
l’educazione fisica all’aria aperta.
Che cosa fare in caso di crisi asmatica a
scuola?
I bambini affetti da asma imparano dalle loro precedenti esperienze.
 Sanno generalmente che cosa fare e normalmente hanno con sé i farmaci da usare per l’emergenza: un
broncodilatatore a rapida azione per via inalatoria da assumere con un distanziatore. È impossibile stabilire
delle regole che valgano per tutti perché i bambini sono affetti da diverse forme d’asma.

I seguenti suggerimenti possono essere tuttavia sempre utili:
Assicurarsi che il bambino assuma il broncodilatatore a rapida azione immediatamente e
correttamente
1. Il broncodilatatore a rapida azione va somministrato per via inalatoria. Nel caso in cui il piano terapeutico
individualizzato del bambino preveda l’assunzione di compresse di cortisone è necessario fargliele prendere.
Mantenere la calma e confortare il bambino
A. Le crisi possono spaventare, quindi occorre mantenere la calma e agire con tranquillità ed efficienza.
B.
Il bambino non deve essere lasciato da solo, ma occorre ascoltare attentamente quello che dice e le sue
richieste: probabilmente questa non è la sua prima crisi. Si deve cercare di aiutarlo tranquillizzandolo e
dandogli conforto. Durante una crisi asmatica la respirazione si fa corta e veloce, quindi occorre dire al
bambino di respirare lentamente e profondamente.
La maggior parte degli asmatici preferisce sedersi in posizione eretta o piegarsi leggermente in avanti
ed appoggiare la mani sulle ginocchia per sostenere il torace. Evitare di mettere il bambino disteso in
posizione supina.
L’APPROCCIO AL BAMBINO DIABETICO:
1.
Cos’è il diabete
2.
Segni e sintomi dell’ipoglicemia nel
bambino diabetico
3.
Segni e sintomi dell’iperglicemia nel
bambino diabetico
COS’È IL DIABETE
 Per diabete mellito si intende un insieme di alterazioni
metaboliche, tutte caratterizzate dalla presenza nel
sangue di elevate concentrazioni di glucosio
(iperglicemia), imputabili a:



Carente Secrezione Di Insulina;
Mancata Azione Dell’insulina
(Insulino-resistenza);
Entrambi I Difetti.
1. L’insulina, ormone prodotto dalle cellule β delle isole di
Langherans del pancreas, rappresenta il principale regolatore
del metabolismo attraverso le seguenti azioni:
 aumentata utilizzazione del glucosio da parte dei
tessuti periferici;
 aumentata sintesi di glicogeno da parte del fegato e del
muscolo;
 aumentata sintesi di acidi grassi a livello del tessuto
adiposo;
 aumentata utilizzazione di amminoacidi da parte del
muscolo;
 inibizione della glicolisi, lipolisi e proteolisi;
 blocco della gluconeogenesi e chetogenesi da parte del
fegato.
L’insulina, ormone prodotto dalle cellule β delle isole di Langherans del pancreas,
rappresenta il principale regolatore del metabolismo attraverso le seguenti azioni:
A.

aumentata utilizzazione del glucosio da parte dei tessuti
periferici;
B.

aumentata sintesi di glicogeno da parte del fegato e del
muscolo;
C.

aumentata utilizzazione di amminoacidi da parte del
muscolo;
D.

inibizione della glicolisi, lipolisi e proteolisi;
E.

fegato.
blocco della gluconeogenesi e chetogenesi da parte del
DESCRIZIONE CLINICA DEL DIABETE DA PARTE DI
ARETEO DI CAPPADOCIA
(II secolo d.C.-Adattata da Papaspyros NS,1964)
“Il diabete è una malattia terribile, non molto frequente nell’uomo,
caratterizzata dalla liquefazione del corpo e delle membra nell’urina. Il
malato non smette mai di urinare ed il flusso è continuo come quello di
un acquedotto. La sopravvivenza è breve, sofferta e dolorosa, la sete
irrefrenabile, il bere esagerato ma ancora sproporzionato alla grande
abbondanza delle urine. Non è possibile arrestare il bere e l’urinare dei
diabetici. Se smettono di bere per un momento, la bocca si asciuga ed
il corpo si secca; i visceri sembrano inariditi; i malati hanno nausea,
non trovano pace, hanno una sete terribile e muoiono entro breve
tempo”.
FREQUENZA DEL DIABETE IN ITALIA:
1) Diabete di tipo 1
0,1 – 0,2 %, cioè 1 – 2
1000
2) Diabete di tipo 2
4 – 5 %,
ma solo la metà sa di esserlo
persone su
ETÀ E FREQUENZA DEL DIABETE
Età
Frequenza del diabete
0 - 20 anni
1 persona su 1000
21- 40 anni
1 persona su 150
41- 50 anni
1 persona su 20
51- 60 anni
1 persona su 15
61- 70 anni
> 70 anni
1 persona su 10
1 persona su 6
L’ATTUALE CLASSIFICAZIONE DEL
DIABETE È LA SEGUENTE:
 1.


Diabete di Tipo 1
Immunomediato
Idiopatico
 2.
Diabete di Tipo 2
 3.
Altri tipi o diabete secondario
 4.
Diabete Gestazionale (GDM)
Segni e sintomi
dell’ipoglicemia
nel bambino
diabetico
DEFINIZIONE
DELL’IPOGLICEMIA
Si definisce ipoglicemia la concentrazione
ematica di glucosio inferiore a 45 mg/dl.
Il valore a cui corrisponde la comparsa dei
sintomi può peraltro variare da individuo ad
individuo.
In
questa
situazione
le
cellule
dell’organismo, in particolare le cellule del
Sistema Nervoso Centrale, soffrono per un
insufficiente apporto di glucosio.
CAUSE DELL’IPOGLICEMIA
a. Errore nella somministrazione di insulina
b. Attività fisica senza adeguato apporto
alimentare di glucidi
c. Insufficiente apporto alimentare di glucidi
(ritardo o dimenticanza di assunzione dello
spuntino; ritardo del pranzo; cena senza
assunzione di amidi)
d. Attività muscolare intensa o massaggio nella
zona in cui è stata praticata l’iniezione
e. Assunzione di alcool
Ipoglicemia:
segni, sintomi e
trattamento
I STADIO: REAZIONE DI ALLARME
a.
b.
c.
d.
e.
Pallore,
sudore freddo,
tremore alla mani,
palpitazioni,
fame improvvisa.
Il bambino/giovane è perfettamente lucido e in
genere sa cosa fare ed è in grado di provvedere da
solo.
Se il trattamento è tempestivo i disturbi cessano
entro 5 minuti.
TRATTAMENTO
 Ingerire al più presto 15-20 grammi di zucchero a
rapido assorbimento.
Esempi: 3-4 zollette, 4 pastiglie di Enervit GT, 200 cc di
bibita commerciale normale (non ligth), 1 cucchiaio
grande di marmellata o miele, 4 quadretti di
cioccolata.
 E’ importante incoraggiare il giovane ad agire
prontamente.
II STADIO: CONFUSIONE
 Segue al I stadio se non si interviene; i bambini più piccoli
e il 10% dei ragazzi più grandi non hanno la reazione di
allarme e presentano direttamente:
a) sonnolenza,
b) torpore,
c) apatia,
d) mutismo o ipereccitazione,
e) logorrea,
f) aggressività.
TRATTAMENTO
1. Normalmente il bambino/giovane non si rende
conto e nega di essere in ipoglicemia; spesso
rifiuta lo zucchero.
2. Il trattamento è lo stesso della fase precedente,
ma con le difficoltà legate al rifiuto del cibo.
3. Può essere necessario allettare il bambino/
giovane con qualcosa di particolarmente gradito
(es. un gelato o un dolce) e, se indispensabile,
servirsi dell’autorità per obbligarlo.
III stadio: perdita di conoscenza
1. Non sopravviene mai all’improvviso, ma solo
dopo avere trascurato i segni precedenti senza
intervenire.
2. Può variare da una perdita lieve della coscienza,
con presenza di risposta agli stimoli, al coma
profondo, con mancanza di riflessi o convulsioni.
3. Appena trattato regredisce senza conseguenze.
Segni e sintomi
dell’iperglicemia nel
bambino diabetico
Scompenso chetoacidosico
1.
Qualora l’iperglicemia dovesse mantenersi elevata
per tutta la giornata con valori superiori a 300-400
mg/dl è opportuno ricercare la presenza dei corpi
chetonici (acetone) nelle urine.
2.
In un diabetico i corpi chetonici sono segno di uno
scompenso metabolico importante: compaiono nel
sangue e nelle urine quando non possono essere
metabolizzati gli zuccheri e vengono quindi
utilizzati i grassi con produzione di acetone
Cause dell’iperglicemia e dello
scompenso chetoacidosico
L’iperglicemia e lo scompenso
chetoacidosico (chetoacidosi) sono
dovuti alla mancanza o all’aumentato
fabbisogno di insulina.
QUESTA EVENIENZA SI VERIFICA FREQUENTEMENTE:
a)
- All’esordio del diabete insulinodipendente in quanto il Paziente non è al corrente che il
suo organismo è carente di insulina
b)
- Malattie febbrili (evenienza frequente in età pediatrica)
c)
- Eccessi alimentari (feste di compleanno,
carnevale, Natale)
d)
- Momenti di stress fisico ed emotivo grave, come
durante la fase puberale nei
giovani insulinodipendenti
e)
- Traumi, incidenti
f)
- Attività fisica molto intensa in Pazienti con scarso controllo glicometabolico
g)
- Dimenticanza della somministrazione di insulina o errori di adattamento insulinico in
relazione al reale fabbisogno
Segni e sintomi
dell’iperglicemia e
della chetoacidosi
I SEGNI E SINTOMI PRINCIPALI DI UNA
MARCATA IPERGLICEMIA SONO
A. POLIURIA
B. POLIDIPSIA
C. PERDITA DI PESO PER DISIDRATAZIONE
D.
VARI GRADI DI ALTERAZIONE DELLO STATO
DI COSCIENZA
I segni e sintomi che rappresentano i prodromi della
chetoacidosi compaiono nell’arco delle ore, di giorni e
anche di settimane precedenti il suo esordio e sono
rappresentati inizialmente da:
 Aumento della diuresi
 Aumento della sete
 Affaticamento
 Sonnolenza
 Visione offuscata
 Irritabilità
Se questa fase clinica rimane misconosciuta e non si
pongono in atto le terapie per modificarne le cause
si osserverà il quadro clinico conclamato dello
scompenso glicometabolico chetoacidosico:
Se questa fase clinica rimane misconosciuta e non
si pongono in atto le terapie per modificarne le
cause si osserverà il quadro clinico conclamato
dello scompenso glicometabolico chetoacidosico:
a)
nelle urine compare un’elevata quantità di
zucchero e di acetone
b)
insorgono nausea, vomito e perdita di peso
c)
variazioni del respiro, secchezza della lingua
e bocca
d)
sintomi mentali sino alla perdita di
coscienza.
IL LEGAME TRA DIABETE E SCUOLA
1. PERCHÈ È IMPORTANTE LA SCUOLA
Lo STATO PSICOLOGICO del paziente diabetico non è estraneo al
CONTROLLO METABOLICO
La SCUOLA è, assieme alla FAMIGLIA, uno dei due micro-sistemi che
concorrono ad aumentare il benessere dei bambini/ragazzi/adolescenti (con o
senza diabete)
La modalità di VERIFICA del bambino rispetto alla malattia è
“AMBIENTALE”
CCO
OM
MBBAATTTE
LLEE FA TERREE
F L
CCRRED ALSSEE
EDEENNZE
ZE
“Quando capita di essere esclusi da qualcosa solo perché si ha il diabete,
oppure quando i genitori sono molto preoccupati e limitano la libertà del
figlio, o quando si incontrano persone stupide (purtroppo quelle non
mancano mai) che ti raccontano cose del tipo che il diabete ti accorcia la
vita, o ti guardano con tanto d’occhi mentre ti fai l’insulina, pensando
magari che sei un tossicodipendente, o quando i compagni non ti
invitano alle feste di compleanno per … non metterti in imbarazzo”.
“Già, non è davvero piacevole tutto questo. E come si fa per non sentirsi
diversi, per far capire che il diabete è solo una grandissima scocciatura,
ma una scocciatura con la quale si può imparare a convivere?”.
2. IL VISSUTO DEGLI INSEGNANTI
ALCUNI DATI
Il corpo insegnanti è scarsamente informato sul diabete:
A. Solo il 25% dichiara di avere sufficienti nozioni e di averle apprese dai
propri alunni e dai loro genitori;
B. Il 50% delle famiglie si dichiara insoddisfatto per la scarsa collaborazione
degli insegnanti;
C. L’85% degli insegnanti ignora che anche i bambini possono essere affetti da
diabete;
D. Il 76% crede che sia una malattia invalidante;
E. Il 15% crede che sia letale ed infettiva.
F. La maggior parte degli insegnanti non sa riconoscere i sintomi
dell’ipoglicemia né sa quali provvedimenti immediati prendere; talora i
sintomi vengono interpretati come indisciplina o scarsa applicazione allo
studio.
2. IL VISSUTO DEGLI INSEGNANTI

Vi è totale assenza di direttive ministeriali o emanate dal
provveditorato
 Ciò che viene richiesto agli insegnanti è:
1.
- rispettare alcune esigenze dell’alunno
2.
- fare gli osservatori attivi sui suoi comportamenti
3.
- intervenire in caso di necessità
ANSIA dell’insegnante:
non gradita “medicalizzazione” del suo ruolo
PAURA di sbagliare nei confronti di ciò
che non si conosce abbastanza
Non si tratta di “cattiva volontà”
3. IL VISSUTO DELL’ALUNNO A SCUOLA
“… io non volevo tornare a scuola
perché avevo paura che fosse evidente la mia malattia,
ma mi avevano convinto che non era così e che, quindi, io avessi la
possibilità di scegliere se dirlo e a chi dirlo.
Invece lo sapevano già tutti. Qualcuno mi ha detto:
“Ho saputo che sei diabetica” con una specie di ghigno;
qualcun altro, come le mie amiche, si sono preoccupate, ma io ho spiegato
loro che dovevo solo farmi delle punture e che non si vedeva nulla …”
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(“La bella, la bestia e la sfiga” Accu-Chek)
3. IL VISSUTO DELL’ALUNNO A SCUOLA
INCOMPRENSIONE
Gli insegnanti
lo potrebbero rimproverare
ingiustamente perché in
possesso di scarse
informazioni o idee
sbagliate
FRUSTRAZIONE
I compagni,
per ingenuità,
potrebbero costruirsi delle
false credenze sulla
malattia e tendere ad
emarginarlo o a deriderlo
IMPOTENZA
Il bambino stesso, soprattutto all’inizio,
si deve confrontare con degli effettivi nuovi vincoli
che ha e con cui deve fare i conti
4. I COMPAGNI DI CLASSE
Caro Signor Diabete,
non ho mai fatto mistero con nessuno di avere il diabete.
Un episodio in particolare, successo di recente, mi ha
ferito e fatto sentire “diverso”.
È stato un compagno di scuola, forse un po’ geloso dei
miei successi scolastici e della simpatia che suscito
intorno a me, a schernirmi davanti agli altri,
dicendo che sono “contagioso” perché ho il diabete.
Tutti hanno cominciato a ridere ed evitarmi.
Per me è stato un momento bruttissimo,
soprattutto perché mi sono sentito rifiutato a causa tua,
io che nemmeno ti ho scelto.
…io ti chiedo, perché, perché, perché?
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5. LO SPORT
È uno dei cardini delle abitudini terapeutiche;
Il diabete non impedisce ad un bambino di praticare dello sport;
L'attività fisica fa calare la glicemia al pari dell'insulina.
Per questo l'insegnante deve essere consapevole dei bisogni
del bambino con diabete in modo da poterlo aiutare.
6. I MOMENTI CRITICI:
LL’esordio
’esordio
Caro Signor Diabete,
ci sono giorni in cui mi chiedo: perché hai scelto me?
Ero un bambino come tanti altri, che cresceva allegro e spensierato e
improvvisamente sei arrivato tu a sconvolgermi la vita. Oltre a me hai
scelto tanti altri bambini che con me non avevano niente in comune, sei
tu che ci hai accomunato.
È vero che la tua presenza non mi limita nelle amicizie, nello sport e in ogni
cosa che voglio fare, però da quando mi sei “compagno” ho l’incombenza
antipatica delle iniezioni giornaliere di insulina per sopperire a ciò che mi
hai rubato. Ecco, sì, se ci penso mi arrabbio con te, perché ti giudico un
ladro. Perché ti sei preso le mie isole?
Poi però penso anche che forse sei migliore di tanti altri “compagni” perché
vedo bambini che non camminano o che hanno problemi molto gravi.
Tu da me pretendi molta disciplina, una corretta alimentazione e un po’ di
responsabilità. All’inizio eri un nemico crudele, soprattutto per mamma e
papà, io ero piccolo e non capivo bene quel che era successo…
6. I MOMENTI CRITICI: l’esordio
È necessario riorganizzare con
modalità adattative la propria vita
interna (psicologico-affettiva) ed
esterna (nei termini di comportamenti,
abilità pratiche, conoscenze…)
 Tutte le normali attività quotidiane
sono soggette a cambiamento
 Non esiste una “personalità del
bambino diabetico” ma esistono alcune
difficoltà psicologiche che si possono
incontrare

ra
u
a
p
regres
sion
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In
tr
si o o v er
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rabbia
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6. I MOMENTI CRITICI:
LL’i’innseri
serim
meennttoo
aassccuola
uola
Il primo giorno di scuola
l bambino può essere impaurito, ma anche i genitori possono essere turbati da questo
cambiamento. Trascorsa la fase dell'esordio del diabete, ora il bambino sta per
entrare in una nuova dimensione, quella scolastica. Questo lo affascina e nello
stesso tempo lo intimorisce.
Il bambino può essere impaurito: nella cartella ha i pokémon preferiti, cos'altro può
portare con sé per sentirsi sicuro?
La vicinanza con i coetanei può aiutare il bambino con il diabete ed ambientarsi, a
familiarizzare anche con quelle ignote, strane figure che sono le maestre.
Riguardo ai possibili atteggiamenti che i nuovi operatori scolastici possono
assumere, il timore della madre è spesso elevato: facilmente si chiede se la
maestra sarà indotta a percepire il bambino come "diverso" per il diabete e
mostra un'ambivalenza rispetto al desiderio di vedere il bambino trattato come un
"soggetto speciale" e nello stesso tempo uguale agli altri.
Si domanda se tutte le nuove figure che il figlio incontrerà a scuola saranno
veramente disponibili ad occuparsi di lui o delle sue esigenze di salute. Tutto ciò
che è legato alla sua alimentazione può essere un problema per la famiglia.
È compito della maestra creare un rapporto produttivo ed affettivo con questo
particolare allievo e con la sua famiglia, capire i suoi momenti di disagio e di
malessere, cercando di accogliere le insicurezze.
6. I MOMENTI CRITICI: l’adolescenza
 Contraddizioni nei confronti degli schemi terapeutici proposti
 Sovrastima dei limiti reali o presunti imposti dal proprio stato
di salute
 Rifiuto alle limitazioni come esigenza di affermare comunque
una propria autonomia
 Senso di inferiorità rispetto al gruppo dei pari
 Forte sentimento di ingiustizia subita
 Tendenza ad assumere rischi (senso di invulnerabilità)
 Convinzione che le condizioni derivanti dallo stato diabetico
non consentiranno di realizzare le proprie aspirazioni
+++ DIFFICOLTÀ PECULIARI ALL’ADOLESCENZA DI TUTTI I
RAGAZZI
Fino al 50% dei casi cessano di rispettare le
raccomandazioni (cattivo controllo metabolico)
Seconda parte
Il RUOLO
di SCUOLA
ed INSEGNANTI
1.
ATTENZIONE ALL’ASPETTO EMOTIVO
Cosa determina il diverso approccio del bambino al diabete?
Le abilità sociali del bambino
precedentemente strutturate
Insegnare le abilità sociali:
sociali
* Insegnare al bambino ad evitare i contatti
“problematici” da solo (evitamento);
* Usare “giochi di ruolo” per simulare
possibili risposte del bambino;
* Invitare i “bambini molestatori” a
conoscere il diabete;
* Stimolare il “problem solving” con la
discussione o simulazione di situazioni
problematiche;
* Promuovere l’educazione razionale
emotiva nel bambino in modo che possa
meglio gestire le proprie emozioni.
Il livello di adattamento del
contesto sociale
(scolastico e familiare)
al diabete
Sintonizzarsi emotivamente:
* Assumere un atteggiamento empatico;
* Accogliere i suoi sfoghi;
* Non minimizzare il problema;
* Spiegare le difficoltà;
* Sottolineare continuamente che lui è
uguale agli altri, nel bene e nel male
2. L’EDUCAZIONE DEL CONTESTO
Le forme di pressione sociale
a scuola possono
essere molteplici:
l’ignoranza, i pregiudizi,
le false credenze …
Occorre migliorare
il livello di conoscenza
su argomenti di
interesse
generale per la
popolazione giovanile
Organizzare seminari sull’attività
fisica, sul diabete giovanile.
 Il bambino o l’adolescente con
diabete hanno una conoscenza del
proprio problema tale da consentire
di organizzare lezioni o seminari a
livello elevatissimo.
 Raccontare alla classe come si
svolge una giornata del bambino
con diabete.
 Far provare a chi lo desidera il
livello di glicemia nel sangue per
con-dividere questa esperienza e
guardarla poi con occhi diversi.

2. EDUCAZIONE DEL CONTESTO
LL’
a’am
mic
ico
o
“Caro R.
Come va? Questa volta vorrei parlare con te di cose che normalmente non fanno parte dei
nostri discorsi. Quando stiamo insieme parliamo sempre di calcio, di Playstation e delle
compagne di scuola che ci piacciono. Chissà perché ci innamoriamo sempre tutti e due
della stessa!
Non parliamo mai tra di noi di diabete. Tu sai che il discorso mi riguarda, ne hai preso atto,
ti sei informato quanto basta per condividere con me quello che ti è possibile, e siamo
andati avanti. Quando mi fermo a cena da te, tu che sei svogliato quanto me quando si
tratta di mangiare, ti sforzi di finire tutto per non lasciarmi solo nell’ardua impresa. Vivi
con disinvoltura il momento della mia iniezione e avverto in te una sorta di rispetto per
questo mio compagno invisibile. Vedi, non sempre le parole sono necessarie. Il tuo modo
di starmi vicino vale molto di più.
Sei simpatico quando cerchi di pianificarmi la vita. Se rinuncio a malincuore a un
ghiacciolo, tu mi convinci ad accettarlo e a fare poi una corsa al campo sportivo, per
smaltirlo! Quando la mamma mi rimprovera perché sono andato al campo a
scalmanarmi senza spuntini e bibite zuccherate, tu intervieni prontamente in mia difesa,
chiarendo che in caso di bisogno tu sei la mia garanzia di pronto soccorso. Sorrido al
solo pensiero di noi due, io in groppa a te, in cammino verso casa tua alla ricerca dello
zucchero dimenticato. Un vero film comico… anzi cortometraggio, visto che casa tua è a
due passi dal campo!
Sai essere protettivo nei miei confronti, e lo fai con molta discrezione …”
3. L’EDUCAZIONE FISICA
In caso di attività fisica:
1. il rischio maggiore è quello dell’ipoglicemia;
2. alunni, professori ed allenatori dovranno:



fornirsi di scorte di zuccheri semplici (succhi di frutta, bibite zuccherate,
zollette di zucchero);
saper riconoscere i sintomo dell’ipoglicemia;
informare i genitori in caso di attività fisica non ordinaria.
Eventuali problemi possono porsi se l’attività fisica non è programmata
(tornei scolastici, giochi della gioventù …) o se viene svolta con intensità
inconsueta.
In questi casi è opportuno consentire al bambino di assumere un
supplemento di zuccheri (es. succo di frutta) prima dell’attività fisica e, se
questa è di lunga durata, anche nel corso della stessa
4. LA MENSA SCOLASTICA
Il bambino con diabete che
consuma pranzi a scuole
dovrà:
I. consumare la stessa quantità di
carboidrati ogni giorno;
II. consumare pasti e merende alla stessa
ora tutti i giorni;
III.anticipare i pasti e gli spuntini in caso
di ipoglicemia;
IV.assumere più carboidrati in caso di
attività fisica non prevista.
5. I COMPITI IN CLASSE E LE
INTERROGAZIONI
Il ragazzo con diabete non deve in
queste circostanze ricevere un
trattamento diverso, in quanto il
suo impegno e le sue potenzialità
sono uguali a quelle dei suoi
compagni.
L’ipoglicemia non va utilizzata in
maniera strumentale da parte del
ragazzo.
È improbabile che bambini col
diabete possano voler simulare
un'ipoglicemia o una iperglicemia
per sottrarsi all'insegnamento.
I bambini non desiderano essere
"diversi" e non vogliono essere
trattati diversamente a causa del
loro diabete.
SITUAZIONI PROBLEMATICHE
durante una prova di verifica
 Ipoglicemia : è opportuno
somministrare zuccheri
semplici e consentirgli di
recuperare per qualche
minuto la sufficiente
concentrazione; in casi
estremi, ipoglicemia grave,
è opportuno rinviare la
prova stessa;
 Iperglicemia: possono
comparire sete intensa e
necessità impellente di
urinare per cui, anche
durante lo svolgimento di
tali prove, può essere
indispensabile consentire al
ragazzo di recarsi in bagno o
di assumere acqua.
6. LE FESTE DI COMPLEANNO IN
CLASSE
“Qualcun altro poi aveva la fortuna di andare in scuole i cui
insegnanti erano così attenti alle implicazioni educative che il
loro ruolo richiedeva, che non perdevano occasione per
rimarcare la diversità del poverino rispetto ai compagni (tu non
puoi mangiare questo o quello, tu è meglio che non vieni ,
non si sa mai, e via filosofeggiando)
… facendo tutto questo solo ed esclusivamente nel loro interesse di
bambini con problema (leggi diabete).
Che tristezza, pensò ancora una volta.
Tutto è già così difficile,
che di questi benefattori non sappiamo proprio cosa farcene.”
7. LE GITE SCOLASTICHE
Le gite scolastiche rappresentano momenti di
grande socializzazione per tutti gli scolari. Spesso sono
attese per l’intero anno scolastico, costituendo occasione
unica per stringere amicizia con i compagni di scuola e con
gli insegnanti, al di fuori dei rapporti più formali che si
realizzano in classe.
Su di esse vengono investiti desideri ed aspettative che non
sarebbe lecito deludere per nessuna ragione.
Non esistono motivi validi e razionali per escludere o
scoraggiare la partecipazione del bambino con diabete
alle gite scolastiche.
 Programmare le giornate e l’attività fisica
 Tenere conto degli orari e del tipo di pasto
 Accertarsi che pane, pasta, frutta vengano regolarmente
assunti
8. COMPITI DEL
PERSONALE SCOLASTICO (1)
COMPITI PER PRESIDI E DIRETTORI
1.
Promuovere la conoscenza del diabete nella scuola;
2.
Coinvolgere gli insegnanti in programmi di aggiornamento sul diabete;
3.
Favorire la diffusione di materiale divulgativo nella scuola;
4.
Responsabilizzare gli insegnanti perché si realizzi un contatto continuo e
proficuo con la famiglia del bambino con diabete;
5.
Sensibilizzare il servizio di medicina scolastica all’acquisto e alla corretta
conservazione dei farmaci di pronto soccorso (glucagone);
6.
Favorire la creazione di una biblioteca scolastica contenente libri attinenti
argomenti quali il diabete del bambino, l’alimentazione, la salute;
7.
Sensibilizzare gli organi istituzionali della scuola (consiglio di classe,
consiglio di istituto) al problema del diabete giovanile;
8. COMPITI DEL
PERSONALE SCOLASTICO (2)
RUOLO DEGLI INSEGNANTI
1. Favorire il colloquio con i genitori;
2. Conoscere gli orari dei pasti e degli spuntini del bambino con diabete;
3. Consentire, in caso di ipoglicemia, il consumo di cibi contenenti zuccheri
4.
5.
6.
7.
8.
anche durante le lezioni;
Permettere di recarsi in bagno anche ripetutamente in caso di iperglicemia
(urine abbondanti per la presenza di glicosuria);
Riconoscere i sintomo precoci di ipoglicemia ed avere un atteggiamento
rassicurante in caso di ipoglicemia;
Discutere con l’alunno del suo problema al fine di guadagnarne la fiducia;
Organizzare lezioni e seminari in classe sul diabete coinvolgendo l’alunno
con diabete;
In caso di ospedalizzazione, mantenere i contatti con l’alunno al fine di
favorirne il rapido reinserimento scolastico.
8. COMPITI DEL
PERSONALE SCOLASTICO (3)
RUOLO DEGLI INSEGNANTI DI EDUCAZIONE FISICA
a. Favorire la pratica dell’educazione fisica;
b. Informare la famiglia in caso di attività fisica intensa e non
prevista (es. giochi della gioventù);
c. Consentire in caso di necessità(ipoglicemia, chetonuria)
l’esecuzione dei test su sangue ed urine prima dell’attività
fisica;
d. Riconoscere i sintomo precoci di ipoglicemia;
e. Verificare che l’alunno abbia con sé scorte di zuccheri
semplici;
f. Sensibilizzare gli alunni alla pratica dello sport anche al di
fuori della scuola.
8. COMPITI DEL
PERSONALE SCOLASTICO (4)
RUOLO DEL SERVIZIO DI MEDICINA SCOLASTICA
 Favorire i programmi di educazione sanitaria a scuola;
 Mantenere i contatti con i pediatri di famiglia e con il servizio di





diabetologia;
Verificare l’alimentazione del bambino con diabete nella mensa scolastica;
Favorire la conoscenza da parte degli insegnanti dei sintomi precoci di
ipoglicemia e chetoacidosi;
Verificare l’efficienza e lo stato di conservazione del materiale medico
necessario per le urgenze presenti nella farmacia scolastica;
Informare il pediatra e la famiglia in caso di episodi ricorrenti di ipoglicemia
e chetoacidosi;
Promuovere incontri tra personale scolastico e psicologo in modo da
riconoscere gli atteggiamenti corretti da assumere per favorire l’autostima
dell’alunno con diabete ed eliminare gli atteggiamenti di esclusione nella
classe.
9. IL BUON ADATTAMENTO
EMOTIVO
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Caro Signor Diabete,
a proposito della tua domanda stravagante.
Esistono momenti belli che ti riguardino ?
Sembra impossibile, eppure… sì.
Sono diventato diabetico molto piccolo e quindi la gestione della terapia e
dell’alimentazione era per forza di cose nelle mani dei miei genitori.
Diventando grande però ho capito che non ti potevo solamente subire, ma
che sarebbe stato bene iniziare a gestirmi personalmente. Volevo passare
qualche week-end a casa di mia cugina e non lo potevo fare perché non
sapevo farmi le iniezioni, non sapevo quanto e cosa mangiare. A scuola,
quando c’era qualche gita potevo andarci solo se la mamma mi
accompagnava … e non era così bello …
E così, ho detto basta! Basta con le tue imposizioni, non era più possibile che
tu condizionassi la mia vita, che fossi tu a decidere per me.
Ho imparato tutto ciò che era necessario, ho iniziato il mio cammino verso
l’autosufficienza. È stato un momento molto bello, perché ormai potevo
cogliere ogni opportunità, dipendeva solo da me.
Tu non eri più il mio ostacolo, ma semplicemente un compagno di viaggio.
9. IL BUON ADATTAMENTO
EMOTIVO
Il buon adattamento emotivo del bambino con diabete si può dedurre da alcuni suoi
atteggiamenti; gli insegnanti dovrebbero osservare attentamente tali comportamenti,
confrontarsi con altri docenti, in modo tale da riflettere assieme su eventuali provvedimenti
da prendere.
I bambini e ragazzi con un buon adattamento emotivo:
 Considerano le attività quotidiane di autocontrollo come abitudini automatiche che fanno
parte delle proprie responsabilità per vivere in modo sano;
 Si sono adeguati alle indicazioni dietetiche e non vivono con eccessiva frustrazione le
limitazioni alimentari e la rigidità degli orari;
 Svolgono le attività quotidiane con tranquillità, senza ansia legata ai controlli glicemici;
 Stabiliscono delle relazioni sociali soddisfacenti;
 Riescono a parlare del loro diabete con gli latri senza vergognarsi o imbarazzarsi;
 Hanno una buona autostima e non provano un sentimento di inadeguatezza e diversità rispetto
agli altri a causa del proprio stile di vita.
FERITA PROFONDA
 Ferita profonda : attraversa tutti gli strati cutanei e
può arrivare a ledere i muscoli o gli organi sottostanti.
Ben più grave della prima, soprattutto quando coinvolge
organi interni, può essere accompagnata da emorragie
consistenti e può compromettere le funzioni vitali del
ferito tanto direttamente (lesione di un organo nobile)
quanto indirettamente (shock ipovolemico).
I pericoli delle ferite vanno dall’infezione
all’emorragia.
In caso di ferite profonde si possono avere lesioni di
organi interni, gravi emorragie, shock.
I sintomi:
• cute lesa
• fuoriuscita di sangue
• dolore
 I pericoli delle ferite vanno
A. dall’infezione
B. all’emorragia.
 In caso di ferite profonde si possono avere
 organi interni, gravi emorragie, shock.

•
•
•
I sintomi:
cute lesa
fuoriuscita di sangue
dolore
lesioni di
L’ABRASIONE
lesione superficiale della cute o delle mucose provocata solitamente da un trauma
che colpisce di striscio la superficie cutanea. Viene prodotta
a scopo terapeutico (dermoabrasione), per esempio, per asportare le cicatrici
residue dell’acne volgare, soprattutto al volto, o per eliminare tatuaggi.
L’abrasione permette inoltre di far penetrare nel derma vaccini o allergeni, e in
questo caso è detta scarificazione. Può costituire via d’entrata
per germi responsabili di malattie.
Sintomi
:
dolore
, striature sanguinanti, cute
arrossata, gonfiore.
Lavare con acqua e disinfettare
LE LESIONI DA ARMA BIANCA
 Definizione
 Sono considerate lesioni da arma bianca le ferite da
punta, da taglio, da punta e da taglio, e da
fendente. La definizione è generica e comprende sia
le lesioni prodotte da armi vere e proprie (ossia da
strumenti la cui destinazione naturale è l’offesa alle
persone, come pugnali o baionette), sia quelle
arrecate da altri strumenti atti ad offendere (rasoi,
bisturi, forconi, aghi, chiodi, ecc.)
LE FERITE DA PUNTA
 Si dicono ferite da punta quelle prodotte da oggetti
che hanno un estremo acuminato. Esse si
distinguono in ferite a «fondo cieco» ed in ferite
«trapassanti» (a seconda che non vi sia, oppure vi
sia, un foro di uscita). Vengono definite
«penetranti», nel linguaggio corrente, quelle ferite
che raggiungono le cavità interne (pleura, pericardio,
peritoneo, ecc.)
Aspetto schematico di lesioni cutanee prodotte da strumenti da punta e da punta e taglio.
1: punta a sezione circolare; 2: punta a sezione triangolare; 3: punta a sezione quadrangolare;
4 : monotagliente; 5: bitagliente
LE FERITE DA PUNTA
 In particolare va considerato che le armi da punta possono essere
strumenti di suicidio e di omicidio. Nel suicidio la sede prescelta
è, in genere, la regione cardiaca; non si tratta sempre di un unico
colpo, ma, talvolta, di molteplicità di colpi, essendo quello mortale
quasi sempre il più profondo. Caratteristica pressoché costante del
suicidio è il denudamento della parte colpita. Naturalmente dovrà
essere verificata la compatibilità della direzione del colpo con la
possibile azione del suicida.
 Nell’omicidio i colpi sono normalmente molteplici; si registra
lesione degli indumenti ed inoltre sono colpite regioni non sempre
vitali. Fenomeno inoltre molto frequente nell’omicidio sono le cd.
lesioni da difesa, che compaiono sulle mani della vittima, che si è
difesa dall’aggressione. Tali lesioni mancano se la vittima è stata
colpita di sorpresa, o nel sonno, o è stata stordita prima del
ferimento. Esse non vanno confuse con le cd. ferite da
schivamento, che si formano in altre sedi (collo, spalla, dorso),
dove i movimenti di reazione della vittima hanno sviato i colpi
LE FERITE DA TAGLIO
Si dicono ferite da taglio quelle prodotte da strumenti taglienti, ossia dotati di una qualche loro parte
poco spessa o con margine sottile, affilato e lineare.
Schema di una ferita da taglio
Agli estremi si possono notare le cd. codette, così chiamate perché rappresentano dei prolungamenti s
uperficiali del taglio nei punti in cui la lama penetra ed esce dalla cute sfiorando l’epidermide (cfr. foto n. 4
Foto n.4 - Ferita da taglio con tipica codetta
La diagnosi differenziale tra suicidio, omicidio e fatto accidentale in relazione alle ferite prodotte da
arma da taglio è basata, come del resto per gli altri tipi di lesioni, su un complesso di elementi: sede, numero,
direzione, profondità delle lesioni; altre emergenze del sopralluogo: segni di colluttazione, stato degli
indumenti, posizione del cadavere, chiusura delle porte dall’interno, presenza o meno dell’arma feritrice,
disposizione delle macchie di sangue (a parte altri elementi di rilevo non medico-legale, come eventuali scritti
del defunto, l’esame della sua personalità e dei suoi rapporti con terzi, ecc.).
Nel fatto accidentale può dirsi che più frequentemente colpiti sono gli arti, ed in particolare le mani,
e le lesioni sono per lo più uniche
Nel suicido da arma da taglio una sede di elezione è quella di polsi;
in esso le lesioni sono raramente numerose, anche se la molteplicità delle
lesioni non contrasta in assoluto con le ipotesi del suicidio (per la quale anzi
depone un numero notevole di ferite, in sedi facilmente raggiungibili dal
suicida, specie se la maggior parte di esse è accidentale (cfr. foto n. 5).
Foto n. 5- ferite da taglio plurime in tentativo di suicidio
Una sede frequentemente prescelta tanto dal suicida quanto dall’omicida è il collo
(le cd. ferite da scannamento). In questo caso particolare la diagnosi differenziale si può basare
sui seguenti punti:
• a)
la profondità delle lesioni è quasi sempre maggiore nell’omicidio piuttosto che
• nel suicidio;
• b)
la direzione delle ferite, determinabile in base ai caratteri delle codette, è,
• nel suicidio, obliqua dall’alto al basso e da sinistra a destra se l’arma è impugnata
• dalla mano destra, da destra a sinistra se è impugnata da un mancino; nell’omicidio,
• invece, la direzione è spesso orizzontale;
• c)
nell’omicidio si possono osservare delle ferite alle mani o agli avambracci della vittima (
• cd. ferite da difesa), dovute al fatto che l’aggredito cerca di parare istintivamente i colpi o
• addirittura afferra’arma con le mani (questo tipo di ferite mancano, come si è già detto, quando
la
• vittima viene colta di sorpresa o si t rovava in stato d’incapacità di difendersi (cfr. foto n. 6).
LE LESIONI DA ARMA DA FUOCO
 Definizione e distinzioni

 Per lesione da arma da fuoco s’intende quella
prodotta dal proiettile espulso dall’arma, in virtù
della sua forza viva
I caratteri delle lesioni: foro d’ingresso,
foro d’uscita, tramite

A)
Il foro d’ingresso presenta solitamente un diametro minore di
quello del proiettile che lo ha prodotto (e ciò a causa dell’elasticità della cute),
ha per lo più forma rotonda, margini più o meno finemente frastagliati e
lievemente introflessi e circondati da un orletto ecchimotico ed escoriativo, che
in qualche caso, tuttavia, può mancare. La forma del foro è rotonda quando tale
sia la sezione del proiettile e questo investa la cute perpendicolarmente.
Proiettili di forma irregolare producono fori altrettanto irregolari. Se il
proiettile (a sezione rotonda) è penetrato nella cute obliquamente, il foro è di
forma ovale, e l’orletto escoriativo si presenta, di conseguenza, eccentrico (cfr.
figura n. 5).


Figura n.5 - penetrazione perpendicolare ed obligua del proiettile e formazione
dei relativi orletti
Foto n. 10 - foro di entrata di proiettile con orletto ecchimotico escoriativo
Nei colpi sparati da vicino, all’intorno del foro d’ingresso possono osservarsi tracce
più meno evidenti di ustioni, di tatuaggio e di affumicatura (cfr. figura n. 6);
quest’ultima, in particolare, è causata dal depositarsi sulla cute dei prodotti di
combustione dell’esplosivo
figura n.6 - foto di ingresso e suoi aloni. 1: alone escoriativo, 2: alone ecchimotico, 3: alone
di tatuaggio, 4:alone affiumicatura
•B)
Il foro d’uscita del proiettile è di solito più grande ed ha margini
più sfrangiati di quello d’entrata; ha forma variabile (rotondeggiante, stellare, a
fessura, ecc.)e spesso presenta una colorazione ecchimotica intorno.Talora i
margini del foro d’uscita sono evidentemente estroflessi ed in alcuni casi esso
può presentare un orletto escoriativo.
•C)
Il tramite delle ferite da proiettile è una sorta di canale che
rappresenta la traiettoria del proiettile stesso all’interno del corpo, e termina con
un fondo cieco o con un foro d’uscita. Quando si tratta di colpo a proiettile
unico, il tramite è unico; quando la carica è a proiettili multipli, esso è multiplo.
Il tramite, naturalmente,
•può anche presentare deviazioni rispetto al prevedibile percorso, per urto contro
tessuti resistenti o parti ossee
COSA FARE?
• utilizzare i guanti
• lavaggio e disinfezione
• se c’è emorragia, fare una compressione sul punto
di sanguinamento
• non comprimere se vi sono corpi estranei conficcati
• non rimuovere il corpo estraneo (pericolo di emorragia)
• nel caso di ferite estese e/o profonde o in sedi
particolari chiamare tempestivamente il 118
GRAVITÀ DELLE FERITE
La gravità delle ferite si giudica da :
• estensione
• profondità
• presenza di corpi estranei