Atti Parlamentari
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ALLEGATO
B
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Camera dei Deputati
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AI RESOCONTI
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
378.
Allegato B
ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO
INDICE
PAG.
PAG.
ATTI DI INDIRIZZO:
Ambiente e tutela del territorio e del mare.
Mozioni:
Interpellanza urgente
Binetti .....................................
1-00449
16037
Zamparutti .............................
1-00450
16039
Cosenza ...................................
2-00841
16051
4-08901
16052
Scilipoti ...................................
4-08912
16052
Borghesi ..................................
4-08915
16054
4-08914
16055
3-01260
16055
4-08909
16056
Interrogazione a risposta scritta:
Risoluzioni in Commissione:
Zamparutti .............................
IX Commissione:
Valducci ..................................
(ex articolo 138-bis del regolamento):
7-00400
16041
Turco Livia ............................
7-00398
16043
Pedoto .....................................
7-00399
16044
XII Commissione:
Beni e attività culturali.
Interrogazioni a risposta scritta:
Difesa.
ATTI DI CONTROLLO:
Interrogazione a risposta scritta:
Presidenza del Consiglio dei ministri.
Turco Maurizio .....................
Interrogazioni a risposta scritta:
Economia e finanze.
Farina Coscioni .....................
4-08903
16045
Turco Maurizio .....................
4-08905
16045
Barbaro ...................................
4-08907
16045
Pionati .....................................
4-08913
16046
Interrogazione a risposta orale:
Tidei ........................................
Interrogazione a risposta scritta:
Borghesi ..................................
Affari esteri.
Interno.
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
Interpellanze urgenti
III Commissione:
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Narducci .................................
5-03534
16046
Bocchino .................................
2-00844
16056
Di Biagio ................................
5-03535
16049
Dussin Luciano ......................
2-00845
16057
N.B. Questo allegato, oltre gli atti di controllo e di indirizzo presentati nel corso della seduta, reca anche
le risposte scritte alle interrogazioni presentate alla Presidenza.
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Camera dei Deputati
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OTTOBRE
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PAG.
Interrogazioni a risposta scritta:
Catanoso .................................
Catanoso .................................
Rapporti con il Parlamento.
4-08899
4-08904
16058
16058
3-01267
16070
Salute.
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
2-00843
16059
Interrogazione a risposta in Commissione:
Ghizzoni .................................
Interrogazione a risposta immediata:
Mantini ...................................
Istruzione, università e ricerca.
De Torre .................................
PAG.
5-03531
Interrogazioni a risposta immediata:
Baldelli ....................................
3-01265
16072
Turco Livia ............................
3-01266
16073
16061
Interrogazioni a risposta in Commissione:
Interrogazioni a risposta scritta:
Cosenza ...................................
4-08898
16063
Farina Coscioni .....................
4-08902
16063
Borghesi ..................................
4-08908
16064
Turco Livia ............................
5-03532
16074
Turco Livia ............................
5-03533
16075
4-08910
16076
Zamparutti .............................
4-08900
16078
Borghesi ..................................
4-08911
16079
Interrogazione a risposta scritta:
Di Pietro .................................
Lavoro e politiche sociali.
Interpellanza urgente
Sviluppo economico.
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Gatti ........................................
2-00842
16065
Interrogazioni a risposta immediata:
Interrogazioni a risposta scritta:
Reguzzoni ...............................
3-01261
16066
Moffa .......................................
3-01262
16066
Apposizione di firme ad una mozione .....
16080
Belcastro .................................
3-01263
16067
Apposizione di firme ad una interrogazione .
16080
Donadi ....................................
3-01264
16068
Ritiro di documenti di indirizzo ...............
16080
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo .
16080
Interrogazione a risposta scritta:
Callegari ..................................
4-08906
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AI RESOCONTI
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
il 10 ottobre è la giornata nazionale
dei Down e questo deve aiutarci a riflettere e a capire se e come la nostra società
si mostri sempre più inclusiva nei loro
confronti, combattendo qualsiasi tipo possibile di discriminazione;
fino a pochi anni si era soliti riferirsi alle persone con sindrome di Down
chiamandole mongoloidi e l’idea più diffusa era quella di persone ritardate mentalmente, che sarebbero state per sempre
dipendenti dai loro genitori. Oggi è possibile incontrare ragazzi con sindrome di
Down nelle scuole e nei parchi, che si
muovono da soli fuori casa per incontrare
i loro amici e perfino qualche adulto sul
posto di lavoro;
la causa della sindrome di Down è
legata a diversi tipi possibili di anomalie
cromosomiche, il cui effetto finale è comunque identico: la trisomia del cromosoma 21. Non si conoscono affatto quali
siano le cause che determinano le anomalie cromosomiche in generale. Si sa però,
che le anomalie cromosomiche, soprattutto le trisomie, sono un evento abbastanza frequente che interessa circa il 9
per cento di tutti i concepimenti (alla
nascita però solo lo 0,6 per cento dei nati
presenta un’anomalia cromosomica a
causa dell’elevatissima quota di embrioni
che va incontro ad un aborto spontaneo);
l’incidenza delle anomalie cromosomiche in generale, e quelle della Trisomia 21 in particolare, è assolutamente
costante nelle diverse popolazioni, nel
tempo e nello spazio; tutte le possibili
ipotesi eziologiche fino ad oggi formulabili
(agenti chimici, radiazioni ionizzanti, infezioni virali, alterazioni metaboliche o
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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OTTOBRE
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endocrine materne) non sono state mai
avvalorate dalle molte ricerche condotte.
Numerose indagini epidemiologiche hanno
comunque messo in evidenza che l’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età
materna;
la presenza della sindrome di
Down è diagnosticabile durante la gravidanza con alcuni test specifici, e visibile
già al momento della nascita del bambino,
attraverso una serie di caratteristiche facilmente riscontrabili dal pediatra, di cui
la più nota è il taglio a mandorla degli
occhi (che ha dato origine al termine
mongolismo);
un’informazione sulla diagnosi di
questa sindrome fatta durante la gravidanza e non accompagnata da un adeguato counseling che porti a conoscenza
dei genitori i grandi progressi fatti per
stimolare questi bambini sul piano dell’apprendimento e dell’inserimento sociale
e professionale, può facilmente trasformarsi nella richiesta di aborto e di fatto ci
sono intere aree in cui da tempo non
nascono più bambini down perché prevale
una cultura di tipo eugenetico;
d’altra parte proprio le migliorate
condizioni di vita e di salute di queste
persone permettono loro di raggiungere
un’età adulta, in cui l’aumentata autonomia non riesce però a coprire la totalità
dei loro bisogni, aprendo nuove e finora
inedite aree di ansia e di preoccupazione
per i genitori, che si chiedono frequentemente cosa accadrà ai figli quando loro
non ci saranno più nonostante le migliorate condizioni di inclusione scolastica,
dove comunque molto si potrebbe ancora
fare per stimolare questi bambini in modo
sempre più adeguato alle loro potenzialità;
nonostante le migliorate condizioni
di inclusione sociale dovute anche ad una
decisa volontà di accoglienza e di apertura
nei loro confronti legata alla naturale
affettuosità di questi ragazzi; nonostante
nel mondo del lavoro si stiano creando
non solo atelier e laboratori protetti, ma ci
siano anche nuove e interessanti iniziative
tra cui restaurant cogestiti da questi ra-
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
gazzi insieme ad alcune cooperative sociali, nonostante tutto, molto resta ancora
da fare per permettere loro di nascere, di
vivere e di essere felici. Ad esempio: il
regolamento del parco divertimenti di
Gardaland impedisce l’accesso a numerose
attrazioni ai disabili intellettivi e mentali,
a differenza di quanto avviene a livello
internazionale nei parchi di grosse dimensioni, ove i disabili hanno un accesso
prioritario e non sono presenti divieti per
le disabilità intellettive; per di più non
potendosi in linea generale accertare la
disabilità intellettiva degli ospiti, le uniche
persone a cui è fisicamente impedito l’accesso alle attrazioni dagli addetti alla sicurezza del parco sono quelle con sindrome di Down, che vengono quindi discriminate unicamente sulla base dei tratti
somatici;
in seguito alla notizia riportata da
numerose testate giornalistiche a fine agosto 2010 di una bambina con sindrome di
Down di otto anni a cui è stato fisicamente
impedito l’accesso all’attrazione « monorotaia », e dell’annuncio del padre della
stessa di citare in giudizio il parco, sono
state raccolte da parte dell’Associazione
Pianeta Down decine di testimonianze di
persone con sindrome di Down fermate al
momento di accedere alle giostre. A riprova del fatto che la discriminazione
avviene sulla base dei tratti somatici, c’è la
testimonianza del padre di una ragazza
cerebrolesa, « molto più fragile emotivamente e limitata intellettivamente di una
ragazza con la sindrome di Down », la
quale, secondo le parole del padre stesso
« ha potuto scorrazzare su e giù in tutte le
attrazioni che noi abbiamo ritenuto adatte
a lei, perchè la sua disabilità non è visibile
a un esame sommario »;
in realtà, per quanto riguarda il
caso specifico della sindrome di Down, è
noto che il ritardo mentale delle persone
con sindrome di Down è variabile e spesso
sovrapponibile o addirittura inferiore a
quello di persone che non hanno nessun’evidenza fisica di questo ritardo, alle
quali non è impedito l’ingresso alle attrazioni;
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la legge-quadro per l’assistenza,
l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate (legge n. 104 del 1992,
in particolare all’articolo 23, comma 5)
prevede sanzioni per coloro che discriminano persone handicappate nell’ambito
dei pubblici esercizi (in cui rientrano i
parchi a tema come strutture turisticoricettive, a norma dell’articolo 1, comma
2), del decreto del Presidente del Consiglio
dei ministri 13 settembre 2002); nella
stessa direzione va la legge n. 67 del 2006,
recante misure per la tutela giudiziaria
delle persone con disabilità vittime di
discriminazioni, all’articolo 2;
la legge n. 18 del 2009 ha ratificato
la Convenzione delle Nazioni Unite sui
diritti delle persone con disabilità e previsto l’istituzione presso il Ministero del
lavoro e delle politiche sociali dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle
persone con disabilità, di cui peraltro si
attende ancora l’effettiva costituzione;
impegna il Governo:
a promuovere la predisposizione di
protocolli volti a garantire che nei consultori e nei laboratori dove si effettuano
test cromosomici venga data alle madri
una adeguata informazione su tutte le
misure di sostegno e su tutte le condizioni
di inclusione scolastica, sociale, professionale, attualmente disponibili per le persone con sindrome di down;
ad assumere nell’immediato iniziative
per garantire la cessazione tempestiva
delle situazioni di discriminazione descritte in premessa;
a promuovere e presiedere un tavolo
di confronto tra i maggiori parchi di
divertimento italiani, le associazioni di
costruttori e le associazioni rappresentative del mondo della disabilità per addivenire alla stesura di regolamenti condivisi
che nel contempo tengano conto delle
misure di sicurezza e non determinino
condotte pregiudizialmente discriminatorie, in accordo con le regioni e gli enti
locali interessati;
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XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
a non sostenere mai nessun taglio in
termini finanziari a discapito dei disabili e
in concreto delle persone con sindrome di
Down e piuttosto si tenga sempre conto
delle loro aumentate prospettive di vita;
per valutare le migliori condizioni di garanzia per loro anche quando non ci
saranno più i genitori.
(1-00449) « Binetti, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Delfino, Capitanio Santolini, Compagnon,
Ciccanti,
Naro,
Volontè,
Ria ».
La Camera,
premesso che:
dal Rapporto 2010 di Nessuno tocchi Caino si conferma l’evoluzione positiva
verso l’abolizione della pena di morte in
atto nel mondo da oltre dieci anni, essendo oggi 154 i Paesi o i territori che
hanno deciso di abolirla per legge o in
pratica, mentre i Paesi mantenitori sono
scesi a 43, a fronte dei 48 del 2008, dei 49
del 2007, dei 51 del 2006 e dei 54 del 2005;
il graduale abbandono della pena
di morte è anche evidente dalla diminuzione del numero di esecuzioni nei Paesi
che ancora le effettuano: nel 2009, le
esecuzioni sono state almeno 5.679, a
fronte delle almeno 5.735 del 2008 e delle
almeno 5.851 del 2007;
nel 2009, l’Asia si è confermata
essere il continente dove si pratica la quasi
totalità della pena di morte nel mondo;
nelle Americhe, solo gli Stati Uniti hanno
compiuto esecuzioni (52) nel 2009; in
Africa la pena di morte è stata eseguita
solo in 4 Paesi dove sono state registrate
almeno 19 esecuzioni (almeno 9 in Sudan;
almeno 5 in Egitto; almeno 4 in Libia; 1
in Botswana); in Europa, la Bielorussia
continua a costituire l’unica eccezione in
un continente altrimenti totalmente libero
dalla pena di morte;
dei 43 mantenitori della pena di
morte, 36 sono Paesi autoritari o illiberali:
in 15 di questi, nel 2009, sono state
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OTTOBRE
2010
compiute almeno 5.619 esecuzioni, circa il
99 per cento del totale mondiale, tra cui
circa 5.000 in Cina, almeno 402 in Iran e
almeno 77 in Iraq, per limitarsi ai primi
tre Paesi che nel 2009 hanno compiuto più
esecuzioni;
le democrazie liberali che nel 2009
hanno praticato la pena di morte sono
state solo 3 e hanno effettuato in tutto 60
esecuzioni, circa l’1 per cento del totale
mondiale: Stati Uniti (52), Giappone (7) e
Botswana (1);
nel 2009, almeno 8 persone che
avevano meno di 18 anni al momento del
reato sono stati giustiziate in Iran e in
Arabia Saudita, mentre condanne a morte
nei confronti di minorenni sono state
emesse, ma non eseguite, negli Emirati
Arabi Uniti, a Myanmar, in Nigeria e in
Sudan;
l’Iran, in particolare, dopo essere
stato nel 2008 l’unico Paese al mondo a
praticare la pena di morte nei confronti
dei minori (almeno 13 i giustiziati), ne ha
impiccati almeno altri 5 nel 2009 e almeno
1, il più recente, nel luglio del 2010;
l’esecuzione di minori pone l’Iran in
aperta violazione della Convenzione sui
diritti del fanciullo che pure ha ratificato;
inoltre, l’Iran è il solo al mondo a
praticare la lapidazione e, a differenza di
quanto sostengono le autorità, ciò avviene
con una certa frequenza: almeno una volta
all’anno negli ultimi quattro anni per un
totale di almeno sette esecuzioni, l’ultima
delle quali effettuata il 5 marzo del 2009
nei confronti di un uomo condannato per
adulterio; attualmente le persone detenute
nelle prigioni iraniane a rischio di lapidazione sono 14, di cui 3 sono uomini e 11
donne, compresa Sakineh Mohammadi
Ashtiani, la donna accusata di adulterio e
di complicità nell’omicidio del marito al
centro di una sempre più crescente attenzione e mobilitazione internazionali;
nel 2009 e nei primi mesi del 2010,
la repressione nei confronti di membri di
minoranze religiose o di movimenti religiosi o spirituali non riconosciuti dalle
Atti Parlamentari
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
autorità, è continuata in Cina, Corea del
Nord, Iran e Vietnam, Paesi nei quali si
sono verificate anche condanne a morte o
esecuzioni per motivi essenzialmente politici o per reati non violenti;
in particolare, in Iran, nel corso del
2009 sono state emesse decine di condanne a morte e nei primi mesi del 2010
effettuate le prime esecuzioni per la partecipazione alle manifestazioni di piazza
contro i risultati delle elezioni presidenziali del 12 giugno che hanno portato alla
riconferma di Mahmoud Ahmadinejad;
molti Paesi, per lo più autoritari,
non forniscono statistiche ufficiali sull’applicazione della pena di morte, per cui il
numero delle esecuzioni potrebbe essere
molto più alto, anche perché la mancanza
di trasparenza del sistema e di informazione all’opinione pubblica sono fattori
determinanti un maggior numero di esecuzioni;
l’istituzione o la nomina di un
« Inviato Speciale » delle Nazioni Unite con
il mandato di favorire l’applicazione concreta della linea ONU nei Paesi che ancora
praticano la pena di morte contribuirebbe
al superamento del segreto di Stato e al
conseguimento, attraverso le moratorie,
all’abolizione definitiva della pena di
morte nel mondo;
l’articolo 6 (2) del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR)
ammette un’eccezione al diritto alla vita
garantito dall’articolo 6 (1) per quei Paesi
che ancora non hanno abolito la pena di
morte, ma solo riguardo ai « reati più
gravi »; il limite dei « reati più gravi » per
l’applicazione legittima della pena di
morte è sostenuto anche dagli organismi
politici delle Nazioni Unite (ad esempio, il
comitato diritti umani) i quali chiariscono
che per « reati più gravi » si intendono solo
quelli « con conseguenze letali o estremamente gravi »; la giurisprudenza si è evoluta al punto che gli organismi delle Nazioni Unite sui diritti umani hanno dichiarato, ad esempio, i reati di droga non
ascrivibili alla categoria dei « reati più
gravi »;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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OTTOBRE
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in molti Stati, leggi penali prescrivono la condanna a morte obbligatoria
oltre che per omicidio o atti terroristici
anche per reati meno gravi, come alcuni
reati di droga; l’obbligatorietà della pena
capitale, che non tiene conto del merito
specifico di ogni singolo caso, è stata
fortemente criticata dalle autorità internazionali a tutela dei diritti umani;
la sessione in corso a New York
dell’Assemblea generale delle Nazioni
Unite ha messo all’ordine del giorno la
discussione di una nuova Risoluzione per
la moratoria universale delle esecuzioni
capitali, dopo quelle approvate a stragrande maggioranza nel 2007 e nel 2008,
che sono state proposte e sostenute dall’Italia anche con il voto unanime del
Parlamento e l’impegno di tutti i Governi
che si sono succeduti negli ultimi 16 anni;
il 10 ottobre 2010 si svolge la
Giornata internazionale contro la pena di
morte con manifestazioni pubbliche e dibattiti parlamentari in tutto il mondo;
per il Consiglio d’Europa l’abolizione della pena di morte è un requisito
indispensabile per aderire all’Organizzazione, poiché si considera che tale prassi
non sia ammissibile in una società democratica;
l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa monitora costantemente la
situazione in relazione alla pena capitale
nei vari Stati membri – dove a partire dal
1997 non è stata svolta alcuna esecuzione
–, e ha esteso il suo raggio di azione,
anche ai paesi aventi lo status di osservatore in seno al Consiglio, ossia Giappone e
Stati Uniti;
il 25 febbraio 2010, in occasione
del Congresso mondiale contro la pena di
morte di Ginevra, la relatrice dell’Assemblea sull’abolizione della pena di morte,
Renate Woblwend, ha invitato Giappone e
Stati Uniti, ad « aderire al movimento per
l’abolizione di questa punizione barbara »;
nella 19vesima Sessione Annuale
dell’OSCE PA, tenutasi a Oslo dal 6-10
Atti Parlamentari
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luglio 2010, è stata adottata la Risoluzione
sulla moratoria della pena di morte e
verso la sua abolizione;
la risoluzione invita la Bielorussia e
gli Stati Uniti ad adottare un’immediata
moratoria sulle esecuzioni e chiede al
Kazakistan e alla Lettonia di modificare la
loro legislazione nazionale che ancora prevede la pena di morte per alcuni tipi di
reati commessi in circostanze eccezionali;
tale testo, inoltre, esorta gli Stati
membri
mantenitori
a
incoraggiare
l’ODHIR e le Missioni OSCE in cooperazione con il Consiglio d’Europa, per mettere a punto iniziative di sensibilizzazione
contro il ricorso alla pena di morte, rivolte
soprattutto ai mass media, ai funzionari
delle forze dell’ordine, ai politici e all’opinione pubblica,
impegna il Governo:
ad intervenire presso le autorità iraniane perché sia scongiurata l’esecuzione
di Sakineh Mohammadi Ashtiani e perché
siano annullate le sentenze capitali nei
confronti di persone minori di 18 anni al
momento del reato e sia favorito un progressivo adeguamento a standard più
avanzati a tutela dell’individuo;
ad avviare, in vista del voto all’Assemblea generale dell’ONU sulla risoluzione pro-moratoria, un’azione volta ad
aumentare il numero di cosponsor e di voti
a favore e a rafforzare il nuovo testo sui
seguenti punti: abolizione dei « segreti di
Stato » sulla pena di morte; limitazione
della pena di morte ai reati più gravi;
abolizione della condanna a morte obbligatoria per certi tipi di reato;
a incoraggiare ulteriormente le attività promosse dalle organizzazioni non
governative per l’abolizione della pena di
morte.
(1-00450) « Zamparutti, Franceschini, Della
Vedova, Giulietti, Evangelisti,
Beltrandi, Bernardini, Farina
Coscioni, Mecacci, Maurizio
Camera dei Deputati
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Turco, Mantini, Casini, Nucara, Pianetta, Picchi, Donadi,
Brugger, Nicco, Stefani ».
Risoluzioni in Commissione:
La IX Commissione,
premesso che:
il diritto alla mobilità, sancito dalla
Costituzione, deve essere protetto e garantito soprattutto nei confronti delle persone
disabili, in quanto costituisce una condizione essenziale per la loro integrazione
sociale;
tale principio generale trova rispondenza in diverse previsioni del codice
della strada e del relativo regolamento di
attuazione, volte a facilitare la mobilità
delle persone disabili;
in particolare, l’articolo 7, comma
1, lettera d), del codice della strada, di cui
al decreto legislativo 30 aprile 1992,
n. 285, prevede che nei centri abitati i
comuni possano, con ordinanza del sindaco, riservare limitati spazi alla sosta dei
veicoli adibiti al servizio di persone con
limitata o impedita capacità motoria, munite del contrassegno speciale;
l’articolo 188 del codice della
strada dispone rilevanti agevolazioni per i
disabili che siano muniti ed espongano
l’apposito contrassegno, stabilendo che gli
enti proprietari della strada sono tenuti ad
allestire e mantenere apposite strutture,
nonché la segnaletica necessaria, per consentire ed agevolare la mobilità dei veicoli
al servizio delle persone invalide e introducendo l’importante misura per cui i
veicoli al servizio di persone invalide non
sono tenuti all’obbligo del rispetto dei
limiti di tempo, se lasciati in sosta nelle
aree di parcheggio a tempo determinato;
le disposizioni sopra richiamate
sono integrate da quanto previsto dal
regolamento di esecuzione e di attuazione
del nuovo codice della strada, di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 16
dicembre 1992, n. 495, che vieta la rimo-
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
zione e il blocco dei veicoli degli invalidi,
purché muniti di contrassegno (articoli
354 e 355) e, nel definire le procedure di
rilascio del contrassegno, impone agli enti
locali l’obbligo di allestire e mantenere
funzionali ed efficienti tutte le strutture
per consentire ed agevolare la mobilità
delle persone invalide (articolo 381);
ulteriori previsioni a favore della
mobilità degli invalidi sono contenute nel
regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli
edifici, spazi e servizi pubblici, di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 24
luglio 1996, n. 503, che, all’articolo 11,
permette la circolazione e la sosta dei
veicoli a servizio degli invalidi anche nei
casi in cui la circolazione sia sospesa o
limitata, ovvero la sosta sia vietata o
limitata, consente la circolazione e la sosta
nelle zone a traffico limitato e nelle aree
pedonali urbane e prevede che sia riservato ai detentori del contrassegno almeno
un posto ogni 50 o frazione di 50 posti
disponibili, nell’ambito dei parcheggi o
delle attrezzature per la sosta che siano
muniti di dispositivi di controllo della
durata della sosta o che forniscano il
servizio di custodia dei veicoli;
con nota di indirizzo interpretativo
del 21 ottobre 2005, n. 2679, il direttore
generale per la motorizzazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha
ritenuto che, sulla base delle norme sopra
citate, dovesse essere consentita la sosta
gratuita ai detentori del contrassegno per
invalidi nelle aree soggette a tariffa, anche
al di fuori degli stalli loro riservati, qualora questi ultimi risultino occupati; alla
nota era attribuita efficacia vincolante,
sulla base del potere riconosciuto dal codice della strada al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di impartire direttive agli enti locali e ai prefetti per
l’applicazione delle norme concernenti la
regolamentazione della circolazione (articolo 2 del decreto legislativo n. 285 del
1992);
la richiamata nota ministeriale è
stata annullata, in accoglimento del ri-
Camera dei Deputati
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2010
corso proposto da una società titolare di
concessioni rilasciate per la gestione di
parcheggi pubblici a pagamento automatizzato, dalla sentenza del tribunale amministrativo regionale per il Lazio del 25
maggio 2006, n. 6044, sulla base della
motivazione che tale nota prevede una
illimitata estensione del beneficio per i
veicoli a servizio di disabili, mentre il
bilanciamento tra l’interesse pubblico ad
agevolare la mobilità dei disabili e l’interesse privato a trarre profitto dall’attività
imprenditoriale di gestione di parcheggi a
pagamento dovrebbe essere definito nelle
convenzioni con cui è affidata la gestione
in concessione di tali parcheggi, nell’ambito delle quali le amministrazioni comunali dovrebbero individuare un numero
adeguato di stalli da riservare ai disabili,
ovvero dovrebbe comunque essere garantito dalle medesime amministrazioni mediante l’individuazione di altri siti appositi
da riservare a parcheggio per i disabili;
sulla questione è intervenuta, a
livello di pronunce giurisprudenziali, anche la sentenza della II sezione civile della
Corte di cassazione del 5 ottobre 2009,
n. 21271, che ha rigettato il ricorso di un
cittadino disabile, titolare di contrassegno
per invalidi, contro la pronuncia del giudice di pace, con la quale a sua volta si
rigettava l’opposizione al verbale di accertamento della violazione di sosta in zona
tariffata delimitata dalle strisce blu, senza
aver pagato la tariffa prevista; la Corte di
cassazione motivava la propria pronuncia
rilevando che non è previsto da alcuna
norma che il veicolo a servizio di un
disabile, munito del contrassegno previsto
dal codice della strada, che sia stato parcheggiato in uno stallo a pagamento a
causa della indisponibilità degli stalli riservati gratuitamente ai disabili, debba
beneficiare della gratuità della sosta;
le pronunce giurisprudenziali qui
richiamate non pregiudicano peraltro la
facoltà dei comuni di prevedere la gratuità
della sosta nei parcheggi a pagamento
delimitati da strisce blu a vantaggio dei
disabili;
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16043
AI RESOCONTI
occorre altresì osservare che la citata sentenza del tribunale amministrativo
regionale del Lazio si riferisce esclusivamente ai parcheggi affidati in gestione a
società private mediante concessione,
mentre non tiene conto dei parcheggi posti
lungo la carreggiata e delimitati da linee
blu;
l’esigenza di agevolare la mobilità a
favore delle persone disabili richiede che il
Governo si attivi con le opportune modalità per consentire ai disabili di usufruire
gratuitamente dei parcheggi a pagamento,
in considerazione del fatto che gli stalli ad
essi riservati risultano in molte circostanze
assenti o insufficienti e spesso sono oggetto
di occupazione abusiva, che dovrebbe essere contrastata con una rigorosa attività
di vigilanza,
impegna il Governo:
ad assumere le opportune iniziative, in primo luogo nell’ambito della Conferenza Stato-città ed autonomie locali,
per promuovere da parte dei comuni,
anche attraverso significative misure premianti, deliberazioni volte:
a prevedere, per i veicoli a servizio di disabili muniti del contrassegno
previsto dal codice della strada, la gratuità
della sosta nei parcheggi a pagamento
delimitati da strisce blu, qualora risultino
indisponibili gli stalli riservati gratuitamente ai disabili;
a stabilire che, nell’ambito delle
convenzioni con cui è affidata a soggetti
privati la gestione in concessione di parcheggi a pagamento, sia riservato un adeguato numero di posti destinati alla sosta
gratuita dei disabili muniti di contrassegno, superiore al limite minimo previsto
dal decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503.
(7-00400)
« Valducci ».
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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OTTOBRE
2010
per cento e interessa circa il 30 per cento
delle donne infertili;
attualmente, in Italia sono circa 3
milioni, in Europa 14 milioni e nel mondo
140 milioni le donne che soffrono a causa
di questa malattia. La diagnosi è spesso
lunga e complessa e, infatti, passano in
media 8-9 anni prima che l’endometriosi
sia correttamente diagnosticata;
molto spesso tale malattia viene
sottovalutata, nonostante sia fortemente
invalidante, per la sofferenza psicofisica
che provoca nella donna e abbia un costo
sociale, per le sole giornate lavorative non
effettuate, stimato attorno ai 4 miliardi di
euro;
la written declaration on endometriosis, siglata con delibera n. 30 del 2004
del Parlamento europeo, evidenzia come
l’endometriosi, patologia poco conosciuta
dal punto di vista sociale e medico, colpisce una donna su dieci nell’Unione europea e che l’onere annuale dei congedi
malattia dovuti a tale affezione sempre
nell’Unione europea, viene stimato in 30
miliardi di euro annui;
in Italia la XII Commissione igiene
e sanità del Senato nel 2005, raccogliendo
l’invito del Parlamento europeo, ha svolto
l’indagine conoscitiva « Fenomeno dell’endometriosi come malattia sociale », evidenziando, nelle conclusioni, l’esigenza di realizzare specifiche campagne informative di
educazione sanitaria rivolte sia ai medici
che alla popolazione femminile;
per ridurre la « omissione di diagnosi », preservare la fertilità della donna,
migliorare la qualità della sua vita e
ridurre i costi socio-economici, oltre alle
iniziative di comunicazione sopra citate, è
inoltre fondamentale lo sviluppo di reti di
servizi e centri di eccellenza che assicurino
la presenza di team multidisciplinari in
grado di garantire un approccio « globale »
alla patologia,
La XII Commissione,
premesso che:
l’endometriosi
ha
un’incidenza
nella popolazione femminile di circa il 10
impegna il Governo:
a indicare l’endometriosi, in quanto
malattia cronica e complessa come malat-
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16044
AI RESOCONTI
tia sociale e, al fine di accrescere la
conoscenza della malattia, a diffondere
specifiche campagne informative nazionali
di educazione sanitaria anche attraverso i
canali televisivi pubblici;
ad assumere iniziative per istituire
presso l’Istituto superiore di sanità, il
registro nazionale sull’endometriosi al fine
di raccogliere e analizzare i dati clinici e
sociali su tale malattia per favorirne poi lo
scambio dei dati e per monitorare l’andamento del fenomeno nonché le problematiche e le eventuali complicanze connesse;
ad attivarsi, in tutte le sedi opportune
per la definizione di linee guida e per la
programmazione della ricerca scientifica
relativa alla diagnosi e alla cura dell’endometriosi e dell’infertilità associata.
(7-00398) « Livia Turco, Lenzi, Grassi, Farina Coscioni, Murer, Miotto,
Burtone, D’Incecco, Bossa,
Sbrollini, Sarubbi, Argentin,
Pedoto ».
La XII Commissione,
premesso che:
secondo il piano oncologico nazionale per il 2010/2012 del Ministero della
salute nel 2010 nel nostro Paese il numero
di persone affette da cancro potranno
superare il milione e 900 mila unità, di cui
il 56 per cento sarà costituito da donne;
tale rapporto evidenzia come ad
oggi circa il 2,8 per cento della popolazione italiana, circa 1,8 milioni di persone,
abbia avuto nel corso della propria vita
una diagnosi di cancro;
l’oncologia costituisce una delle
priorità del Ministero della salute come
affermato nel rapporto 2010-2012 che
cerca di affrontare tutti i problemi connessi all’oncologia, dalla prevenzione alla
cure palliative;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
gli obiettivi più rilevanti consistono,
da una parte, nella possibilità di offrire
standard diagnostici e terapeutici sempre
più elevati a tutti i cittadini italiani, riducendo il gap esistente fra le diverse aree
del Paese e, dall’altra, nel contenimento
della spesa sanitaria grazie ad una sempre
maggiore razionalizzazione delle risorse;
per tali motivi ampio risalto è stato
dato sia alla prevenzione (universale, secondaria e terziaria) che alla continuità di
cura in fase diagnostica e terapeutica, così
come all’assistenza domiciliare e alle cure
palliative;
nel piano in questione, oltre all’aspetto assistenziale, grande rilevanza si
è data all’innovazione e alla ricerca clinica
in oncologia;
come evidenziato dallo stesso Ministero della salute, quando si parla di
prevenzione oncologica, un ruolo fondamentale rivestono i « registri tumori che
raccolgono, valutano, organizzano ed archiviano, in modo continuativo e sistematico, le più importanti informazioni su
tutti i casi di neoplasia che sorgono nella
popolazione interessata »;
la banca dati AIRTUM è l’archivio
nazionale, ospitato presso l’Istituto superiore di sanità, in cui confluiscono tutti i
dati sui tumori raccolti dai singoli registri
accreditati. Attualmente il numero dei registri tumori, comprendenti anche quelli
specializzati per un singolo tipo di tumore,
in Italia è salito a 32, ma, la loro distribuzione è ancora alquanto disomogenea:
la copertura della popolazione, infatti è
pari al 32 per cento del totale (23 per
cento nel 2005, con un aumento della
copertura di circa il 40 per cento in 4
anni), ma varia dal 49 per cento al Nord,
al 26 per cento al Centro, sino ad un 16
per cento al Sud e Isole. La popolazione
coperta da un registro varia da dimensioni
regionali (Umbria) o quasi (Veneto, Emilia-Romagna) a dimensioni provinciali o
corrispondenti a una singola città (Torino);
questa disomogeneità di raccolta
dei dati non permette di avere un quadro
Atti Parlamentari
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XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16045
AI RESOCONTI
completo ed esauriente su tutto il territorio nazionale dell’incidenza dei vari tumori sulla popolazione,
impegna il Governo:
a predisporre tutte le iniziative normative necessarie a garantire l’accesso
omogeneo alla diagnosi precoce in tutto il
Paese, eliminando le sempre più evidenti
discrepanze tra le regioni del Nord, del
Centro e del Sud Italia;
a predisporre tutti le iniziative normative, economiche ed organizzative necessarie, alla costituzione di una banca
dati nazionale sui tumori che copra l’intero territorio italiano da Nord a Sud in
modo uniforme, omogeneo e capillare,
quale strumento indispensabile per sorvegliare l’andamento della oncologica in Italia e, di conseguenza, per meglio attuare
strategie di prevenzione, studio e ricerca;
a garantire in tutte le sue parti, dalla
prevenzione al rinnovo tecnologico alla
ricerca clinica in oncologia, la tempestiva
attuazione del piano oncologico nazionale
2010-2012, così come presentato, affinché
questo non rimanga lettera morta.
(7-00399) « Pedoto, Livia Turco, Lenzi,
Grassi, Farina Coscioni, Murer, Miotto, Burtone, D’Incecco, Bossa, Sbrollini, Sarubbi, Argentin ».
*
*
*
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
nella sua edizione del 30 settembre 2010
rilevava come le cosiddette new town predisposte per le popolazioni colpite dal
terremoto che ha devastato l’Aquila e
l’Abruzzo, « si stanno rovinando e la coibentazione non è sufficiente a lasciare
fuori il freddo e la neve, i tubi gocciolano
già »;
la lettera prosegue affermando che le
new town « vennero consegnate da Silvio
Berlusconi lo scorso anno, giusto il 29
settembre più per autogratificazione (essendo il suo compleanno) che per reale
scopo sociale e umano...tant’è che da allora non si è visto più nessuno... » –:
se quanto sostenuto dalla signora
Pozzi corrisponda al vero, e specificatamente se risulti che le new town stanno
cedendo e non sono più adeguate alla
situazione e alle necessità delle popolazioni che le abitano;
in caso affermativo, quali urgenti
iniziative si ritenga di dover promuovere,
adottare, sollecitare a fronte della grave
situazione esposta nella citata lettera.
(4-08903)
MAURIZIO
TURCO,
BELTRANDI,
BERNARDINI,
FARINA
COSCIONI,
MECACCI e ZAMPARUTTI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro
della giustizia. — Per sapere se non ritengano doveroso fornire l’elenco storico delle
richieste di rogatoria internazionale nei
confronti dello Stato Città del Vaticano e/o
della Santa Sede, le ragioni della richiesta
e le relative risposte.
(4-08905)
Interrogazioni a risposta scritta:
FARINA
COSCIONI,
MAURIZIO
TURCO,
BELTRANDI,
BERNARDINI,
MECACCI e ZAMPARUTTI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro
del lavoro e delle politiche sociali. — Per
sapere – premesso che:
la signora Iole Pozzi in una lettera
pubblicata dal quotidiano Il Riformista
BARBARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’ambiente
e della tutela del territorio e del mare, al
Ministro della giustizia, al Ministro della
difesa. — Per sapere – premesso che:
il 14 settembre 2010 l’AgenParl, agenzia parlamentare per l’informazione politica ed economica, diramava alcuni take
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16046
AI RESOCONTI
relativi all’installazione di due antenne di
telefonia mobile abusive all’interno del
parco regionale di Veio a Formello;
in merito alle due antenne, risulta
che l’ente regionale parco di Veio rilasciava in data 31 maggio 2001, con prot.
1487 un nulla osta per l’installazione provvisoria di una stazione mobile « finalizzata
alla copertura temporanea e alle prove
tecniche per servizio di telefonia mobile
del comune di Formello in attesa di una
definizione della localizzazione definitiva
della stazione » a condizione che l’impianto venisse rimosso entro sei mesi;
in data 19 dicembre 2003, lo stesso
ente regionale Parco di Veio, con prot.
3807, alla richiesta di parere preventivo
sulla installazione di una stazione radio
base per telefonia mobile affermava che
« l’intervento non rientra tra quelli consentiti dall’articolo 8 « Misure di Salvaguardia » della legge regionale n. 29 del 6
ottobre 1997, e successive modifiche ed
integrazioni ed è in contrasto con quanto
previsto dalle norme tecniche del PTP n. 4
Valle del Tevere »;
tali antenne permangono e funzionano a gasolio nel sito ancora oggi;
secondo l’articolo « Parco di Veio
come una discarica. Adesso intervengono i
carabinieri » pubblicato da Il Tempo del 9
ottobre 2008 risulta che in data 8 ottobre
2008 nel Parco di Veio è avvenuta il
sopralluogo del nucleo operativo ecologico
e del nucleo tutela del patrimonio archeologico dei carabinieri e il maresciallo Sansonetti del Noe ha dichiarato che « i militari dell’Arma avvieranno subito le indagini del caso per capire se vi siano state
inadempienze o responsabilità da sanzionare » –:
se siano a conoscenza di quanto
sopra esposto e quali ulteriori elementi
intendano acquistare per far piena luce
sulla situazione evidenziata;
se sia stata presentata una relazione
dettagliata del Noe, alla luce delle dichiarazioni del maresciallo dei carabinieri
sulle due antenne abusive.
(4-08907)
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
PIONATI. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri, al Ministro dello sviluppo
economico, al Ministro della salute. — Per
sapere – premesso che:
la lotta all’uso di sostanze stupefacenti è prerogativa dello Stato, secondo le
leggi attualmente in vigore;
per le competizioni sportive questo
contrasto è stato delegato al CONI, in collaborazione con le federazioni sportive interessate;
il CONI ha delegato alla Federazione
medici sportivi, in un regime di monopolio, sia i prelievi di sangue ed urina, sia il
loro successivo esame che avviene in laboratori della Federazione medici sportivi;
questi controlli se effettuati in un regime di concorrenza e di libero mercato,
utilizzando laboratori e reagenti più convenienti in Italia o in Europa, porterebbero
ad un risparmio calcolato fra il 15 e il 20
per cento del costo sostenuto per ristorare
la Federazione medici sportivi delle proprie
spese, valutato in diversi milioni di euro,
pur mantenendo la stessa attenzione e lo
stesso rigore nei controlli –:
se nella predisposizione del disegno
di legge per la finanziaria e del disegno di
legge di bilancio dello Stato per il 2011, il
Governo non intenda contemplare iniziative normative che abroghino questo regime di monopolio, utilizzando in un regime di libero mercato lo strumento più
economico che consenta un notevole risparmio del denaro pubblico sugli obbligatori e doverosi controlli contro l’uso di
sostanze stupefacenti e doping. (4-08913)
*
*
*
AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta immediata in
Commissione:
III Commissione:
NARDUCCI e TEMPESTINI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere –
premesso che:
una recente lettera, inviata da quattro consiglieri del Consiglio generale degli
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16047
AI RESOCONTI
italiani all’estero eletti in Germania all’ambasciatore d’Italia a Berlino, ripropone le criticità da tempo createsi nel
consolato generale d’Italia di Stoccarda;
il deterioramento delle relazioni dell’amministrazione consolare con gli organismi elettivi della comunità italiana e con
le reti di organizzazioni ed associazioni
italiane operanti nella circoscrizione consolare, ha raggiunto un punto di tensione
che genera fondate preoccupazioni;
la condotta dell’autorità consolare
crea, ad avviso degli interroganti, il concreto rischio del blocco delle attività scolastiche italiane nella stessa circoscrizione,
vale a dire dei corsi di lingua e cultura
italiana per alunni italiani delle scuole
locali e iniziative di sostegno ad altri
alunni italiani purtroppo ancora inseriti
nelle scuole speciali, nonché per alunni
con problemi di apprendimento (Sonderschulen);
le suddette attività riguardano migliaia di bambini e ragazzi della collettività
italiana che non possono essere assistiti
dalle poche unità di personale scolastico di
ruolo assegnate al consolato generale. A
rischio non sarebbe solo l’avvio dell’anno
scolastico 2010-2011, ma l’intero svolgimento dello stesso anno scolastico;
nella presa di posizione dei consiglieri del Consiglio generale degli italiani
all’estero eletti in Germania si attribuisce
all’attitudine del reggente del consolato
generale l’origine dell’attuale critica situazione. Nello specifico ambito dell’assistenza scolastica il reggente, dottor Alessandro Giovine, avrebbe, secondo gli stessi
consiglieri del Consiglio generale degli italiani all’estero, avviato un « concorso per
gli enti gestori di lingua italiana » per
l’assegnazione dei contributi Ministero degli affari esteri per il 2011, iniziativa per
se stessa lodevole, se orientata al rispetto
della concorrenza e alla trasparenza del
processo di assegnazione di contributi
pubblici;
lo stesso dottor Giovine, sempre
stando alle affermazioni dei consiglieri
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
Consiglio generale degli italiani all’estero,
sarebbe indebitamente intervenuto nel
processo stesso decidendo « di far nascere
un nuovo ente – “Lernerfolg” – completamente tedesco, scrivendo a destra e a
manca che in effetti tale ente sarebbe la
lunga mano del Ministero della cultura del
Baden-Württemberg ». Tali affermazioni
sarebbero poi state smentite dal direttore
generale di quel Ministero, che, il 30 luglio
2010, rispondendo al presidente del Comites, ha scritto che lo stesso Ministero
non sarebbe assolutamente coinvolto in
questa operazione;
a quanto pare l’associazione « Lernerfolg » non risultava registrata al momento della presentazione della domanda
di contributo;
con lo stesso spirito « interventista »
in concorsi pubblici il reggente – sempre
secondo quanto scrivono i consiglieri Consiglio generale degli italiani all’estero –
« ha preso contatti con una vecchia associazione, la DIG di Karlsruhe, che si trova
a circa 90 chilometri da Stoccarda, ed ha
indotto il Presidente a fare richiesta al
Ministro degli affari esteri per organizzare
i corsi di lingua e cultura per i bambini
italiani della circoscrizione di Stoccarda »,
pur sapendo (almeno dovrebbe saperlo)
che detta associazione non ha mai organizzato corsi di lingua e cultura italiana e
iniziative di sostegno per alunni italiani
iscritti alle scuole locali;
i consiglieri del Consiglio generale
degli italiani all’estero, rilevando che il
dottor Giovine ha espresso parere positivo
per le richieste di contributo Ministro
degli affari esteri 2011 di « Lernerfolg » e
di « DIG-Karlsrahe » e parere negativo per
le richieste di ENAIP/ACLI e IAL/CISL,
constatano l’intenzione di eliminare « due
enti storici per far posto a due enti
completamente nuovi » e dunque da ritenersi, avviso degli interroganti, inesperti in
un campo d’intervento che esige certamente comprovate capacità organizzative
sul territorio e competenze in campo didattico;
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16048
AI RESOCONTI
le iniziative del reggente, come descritte dai consiglieri del Consiglio generale
degli italiani all’estero, prefigurerebbero un
discutibile intervento dell’amministrazione
nello svolgimento di un concorso per contributi pubblici. A quell’intervento – a detta
dei responsabili dei due enti, l’ENAIP/ACLI
e lo IAL/CISL, destinati ad essere sostituiti
da Lernerefolg e da DIG-Karlsruhe – sarebbero seguite diverse azioni dello stesso
reggente del consolato generale di Stoccarda volte ad ostacolare in modo che appare agli interroganti pretestuoso e ingiustificato il regolare proseguimento delle attività di assistenza scolastica già affidate agli
stessi enti per l’esercizio in corso, in particolare attraverso il blocco del saldo dei
finanziamenti già decretati a favore dei due
enti per l’anno 2010. Tale blocco avverrebbe, come il 23 settembre 2010 il dottor
Alessandro Giovine ha scritto ai due enti,
« in esito alle verifiche amministrativo-contabili compiute in relazione al bilancio consuntivo 2009 e alle conseguenti istruzioni
del Ministero degli affari esteri »;
al riguardo è da riferire che i due
enti interessati giudicano la comunicazione del reggente poco comprensibile –
nei tempi, diversi mesi dopo l’effettuazione
delle verifiche amministrativo-contabili e
dieci giorni dopo l’avvio delle attività scolastiche organizzate dalla stessa amministrazione consolare, e nel merito, relativo
ad aspetti già chiariti e documentati in
occasione delle stesse verifiche amministrativo-contabili – e, quindi, sostanzialmente riconducibile al disegno di sostituzione degli enti gestori evocato nella citata
presa di posizione dei consiglieri del Consiglio generale degli italiani all’estero. Ciononostante i due enti dichiarano di voler
fare un ultimo tentativo di riproposizione
dei chiarimenti già forniti;
la situazione che si è determinata a
seguito dei fatti riferiti, così come espressi
dai consiglieri Consiglio generale degli italiani all’estero e dai due enti coinvolti, può
avere gravi conseguenze per l’intera comunità. Nell’immediato, infatti, il blocco
dei saldi dei già decretati contributi 2010
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
può obbligare gli enti alla sospensione
delle nuove attività avviate il 13 settembre
2010;
in un quadro così carico di tensioni,
sia per gli enti coinvolti che per quelli che
sarebbero stati mobilitati direttamente dal
Console Reggente, nonché per le famiglie
interessate e per i docenti alle dipendenze
degli enti penalizzati – direttamente e
impropriamente impegnati dagli uffici
consolari nell’avvio del presente anno scolastico – è possibile l’insorgere di contenziosi legali riguardo alle procedure di
concorso per i contributi 2011 e di iniziative di rivalsa da parte di enti e di
persone che ritengano di essere stati ingiustamente danneggiate;
a giudizio degli interroganti, questo
anomalo accumulo di contenziosi, se non
prontamente disinnescato, non potrà non
avere un impatto negativo anche sullo
svolgimento delle attività previste per
l’esercizio 2011; il precipitare delle situazione può arrecare un danno all’immagine
del nostro Paese presso le autorità governative locali, che cofinanziano le nostre
attività scolastiche, e presso le istituzioni
scolastiche locali che le ospitano, mostrando per altro un grande e fondato
interesse –:
se il Governo intenda, con la necessaria urgenza, intervenire presso il consolato generale di Stoccarda per ristabilire
condizioni favorevoli al mantenimento
delle attività scolastiche iniziate, attraverso, in particolare, l’erogazione del necessario finanziamento fino al 31 dicembre 2010, verificando l’effettiva possibilità
di portare a conclusione le procedure di
concorso avviate dal reggente e, nel caso si
riscontrino insanabili problemi di trasparenza e di correttezza, elaborare, d’intesa
con gli organismi rappresentativi della comunità italiana e con gli operatori interessati, una nuova strategia che assicuri la
prosecuzione nel 2011 delle attività stesse.
(5-03534)
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16049
AI RESOCONTI
DI BIAGIO. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
l’Italia ha sottoscritto nel maggio
2003, ma non ancora ratificato, la convenzione dell’Aja del 19 ottobre 1996,
« sulla competenza, la legge applicabile, il
riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori »;
la suindicata convenzione, che interviene su quella precedente del 1961, reca
tutti i provvedimenti di protezione del
minore e dei suoi beni, ad eccezione
dell’adozione (già regolamentata a livello
internazionale dalla convenzione dell’Aja
del 1993), degli obblighi alimentari (già
regolamentati dalla convenzione dell’Aja
del 1973), la sottrazione dei minori (già
regolamentata da una convenzione del
1980) e di alcuni provvedimenti elencati
nell’articolo 4 (ad esempio materia delle
successioni, previdenza sociale, decisioni
sul diritto di asilo e in materia di immigrazione), rientrando nel campo di applicazione della convenzione i provvedimenti
che regolano i rapporti fra genitori e figli
e quelli che dispongono sulla protezione
dei minori;
la convenzione si applica in tutte le
fattispecie in cui emergono aspetti di « internazionalità »: il testo reca infatti disposizioni miranti alla determinazione di
quale Stato è competente ad adottare le
misure volte alla protezione della persona
o dei beni del minore; alla definizione
della competenza delle autorità del Paese
in cui il minore si trova fisicamente per
l’adozione di tutti provvedimenti d’urgenza; al riconoscimento della legge applicabile dalle autorità competenti; alla
determinazione in particolare di qual è la
legge applicabile alla « responsabilità genitoriale »; al riconoscimento dell’esecuzione delle misure di protezione del minore in tutti gli Stati contraenti; infine alla
determinazione delle dinamiche di cooperazione fra gli Stati coinvolti nell’emanazione e nel riconoscimento dei provvedimenti su minori;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
uno degli aspetti che innova rispetto
alle disposizioni del 1961 va ricercato nella
costituzione di un’autorità centrale e nell’istituzione di una procedura di « consultazione » fra le autorità dei due Paesi di
residenza attuale e di residenza « futura »
del minore, al fine di garantire alle decisioni in materia minorile un riconoscimento il più possibile « uniforme » nei vari
Stati con il superamento del limite territoriale dello Stato in cui il provvedimento
è stato emesso;
la ratifica della convenzione in esame
è obbligatoria per lo Stato italiano in
seguito alla decisione del Consiglio europeo del 5 giugno 2008 (2008/431/CE) con
cui l’Italia, fra altri Stati, è stata « autorizzata » alla ratifica stessa entro il 5
giugno 2010. Termine spirato senza alcun
tipo di riscontro o intervento da parte
dello Stato e delle autorità competenti;
l’Italia ha ratificato buona parte degli
strumenti internazionali volti alla protezione dell’infanzia e dei suoi diritti, fra cui
merita particolare menzione la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (New York
1989), nel cui articolo 5 si legge che « in
tutte le decisioni relative ai fanciulli, di
competenza delle istituzioni pubbliche o
private di assistenza sociale, dei tribunali,
delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del
minore deve essere una considerazione
preminente »;
l’Italia in quanto membro attivo dell’Unione europea ha l’obbligo di ottemperare alle disposizioni e alle prospettive da
questa individuate; l’Unione europea infatti ha interesse alla ratifica in quanto si
tratta di una convenzione di natura « mista », che per alcuni aspetti ricade sotto la
competenza dei singoli Stati membri (così
la legge applicabile alla custodia e alle
altre misure di protezione dell’infanzia),
mentre per altri ricade nella competenza
esterna esclusiva dell’Unione europea nell’ambito dell’obiettivo della creazione di
uno spazio giuridico comune all’interno
dell’Unione (così la giurisdizione, il rico-
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16050
AI RESOCONTI
noscimento e l’esecuzione dei provvedimenti tra i vari Stati dell’Unione europea);
nel Trattato di Lisbona, in vigore dal
1o dicembre 2009, l’Unione europea ha
inserito per prima volta i diritti dei minori
tra gli obiettivi comuni: nell’articolo 3 si
legge che l’« Unione combatte l’esclusione
sociale e le discriminazioni e promuove la
giustizia e la protezione sociali, la parità
tra donne e uomini, la solidarietà tra le
generazioni e la tutela dei diritti del minore »; i diritti dei minori, e in particolare,
il principio del suo superiore interesse è
contenuto anche nell’articolo 24, comma 2,
della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che con l’entrata in
vigore del Trattato di Lisbona ha assunto
un valore che può essere definito « costituzionale »; nella Costituzione della Repubblica italiana, agli articoli 10 e 117, si
fa espresso riferimento, tra l’altro, agli
obblighi assunti dallo Stato italiano con la
stipulazione di convenzioni internazionali;
questa convenzione, allo stato degli atti, è
stata già ratificata da alcuni Paesi dell’Unione europea, e, mentre le istituzioni
dei Paesi « storici » dell’Unione (come la
Spagna e il Regno Unito) hanno già approvato una legge di autorizzazione della
ratifica, l’Italia manca ancora all’appuntamento, nonostante – tra l’altro – la comunicazione in merito della Commissione
europea del 24 giugno 2010, e le raccomandazioni ricevute in occasione dell’incontro tecnico tenutosi a Bruxelles il 5
luglio 2010;
l’importanza di questa convenzione
era stata richiamata dalle 86 associazioni
italiane attive per la difesa dei diritti
dell’infanzia riunite nel « Gruppo CRC »
nel « Il rapporto supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia », pubblicato a novembre
2009 e diffuso in occasione della conferenza nazionale sull’infanzia e l’adolescenza tenutasi a Napoli;
la decisione del Consiglio dell’Unione
europea è vincolante e la Commissione
europea, in applicazione dei poteri rico-
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
nosciuti al trattato sul funzionamento dell’unione europea, ha il potere di valutare
l’inerzia da parte degli Stati membri oppure la mancanza di volontà di procedere
alla ratifica, al fine di attivare la procedura prevista nell’articolo 258 Trattato sul
funzionamento dell’Unione europea (Trattato di Lisbona) contro la violazione dei
trattati;
il mancato riscontro da parte dell’Italia in merito alla ratifica del provvedimento lascerebbe emergere il rischio che
la Commissione europea attivi la suindicata disposizione sanzionatoria per la violazione dei trattati, procedura che prevede
una fase giudiziale dinanzi alla Corte di
giustizia dell’Unione europea e che potrebbe anche comportare una sanzione
pecuniaria per il mancato rispetto del
diritto comunitario;
in data 30 settembre 2010, il Ministero degli affari esteri, provvedendo a
rispondere ad un atto parlamentare concernente le questioni in esame, ha evidenziato di aver costituito un tavolo di lavoro
interministeriale con i dicasteri della giustizia e dell’interno per approfondire le
modalità di armonizzazione del nostro
ordinamento giuridico ai contenuti della
convenzione. Ma non sono noti gli aspetti
operativi attinenti alle attività di questa
« commissione » né tanto meno il timing
delle attività considerando il forte ritardo
dell’Italia sulla ratifica;
esiste la chiara e doverosa esigenza
da parte del nostro Paese di far fronte ai
propri impegni internazionali procedendo
in tempi rapidi alla ratifica della convenzione –:
se sussistano ragioni ostative da parte
del Governo alla presentazione, in tempi
celeri, del disegno di legge di autorizzazione alla ratifica della convenzione dell’Aja del 19 ottobre 1996, considerato che
il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione europea hanno sollecitato tale
ratifica in quanto materia di competenza
parzialmente comunitaria.
(5-03535)
*
*
*
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16051
AI RESOCONTI
AMBIENTE E TUTELA
DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare, per sapere – premesso che:
poiché una delle maggiori cause di
deturpamento del nostro Paese è rappresentata dall’enorme quantità di buste di
plastica che circolano e che, una volta
utilizzate, vengono troppo spesso disperse
nell’acqua o nel suolo, è necessario assumere interventi incisivi e organici contro i
danni provocati da questo fenomeno all’ambiente e alla salute;
particolarmente nefasti e gravi sono
gli effetti sul mare perché, secondo studi
recenti, il tempo di degradamento della
plastica dispersa in mare non è minore di
20 anni e in questo lungo periodo di
tempo le buste abbandonate sprigionano
sostanze chimiche e soffocano l’ecosistema, il che, in seconda battuta, causa
anche gravi danni all’industria del turismo;
secondo lo studio « Rifiuti marini:
una sfida globale », a cura del programma
ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), il
primo che compie un’analisi accurata sullo
stato di salute di dodici grandi mari del
Mondo, almeno l’8,5 per cento dei rifiuti
presenti nel Mar Mediterraneo sarebbe
costituito dalle sole buste di plastica;
all’estero il tema della riduzione delle
buste in plastica non biodegradabile è
ritenuto realmente cruciale per la tutela
dell’ambiente come dimostrano:
il fatto che in molti Paesi, sia in
Europa che al di fuori di essa, dalla
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
Francia all’Australia, da alcuni Stati degli
Usa alla Cina, sono stati già presi provvedimenti in proposito;
il fatto che l’articolo 29 della direttiva europea 2008/98/CE sulla riduzione
dei rifiuti, il cui decreto legislativo di
attuazione è attualmente all’esame della
Commissione Ambiente della Camera dei
deputati, imponga agli Stati membri l’adozione di programmi di prevenzione dei
rifiuti;
inoltre, articolo 1, commi 1129 e
1130, della legge n. 296 del 2006 prevede
l’avvio di un programma sperimentale a
livello nazionale per la progressiva riduzione della commercializzazione di sacchi
per l’asporto di merci che non siano
biodegradabili, ma nel corso degli anni il
termine per l’attuazione di tale previsione
è stato prorogato fino alla data, oggi in
vigore, del 1o gennaio 2011. La necessità di
dare piena attuazione al programma è
confermata dal fatto che, di fronte al
mancato varo del necessario decreto ministeriale, alcuni comuni, con in testa
quello di Roma, hanno emesso o annunciato ordinanze per bandire l’utilizzo delle
buste di plastica all’interno dei rispettivi
territori –:
quali iniziative, anche in riferimento
all’atteso decreto di attuazione del programma sperimentale di cui alla legge
n. 296 del 2006, siano in atto o siano in
procinto di essere assunte da parte del
Governo per eliminare e prevenire i gravi
danni all’ambiente causati dalla diffusione
delle buste di plastica.
(2-00841) « Cosenza, Marinello, Marsilio,
Stasi, Cesaro, Del Tenno, Pizzolante, Luciano Rossi, Ceroni, Tortoli, Milanese, Mazzoni, Holzmann, Raisi, Ruben, Iapicca, Giorgio Conte,
Bellotti, Bonciani, Scalia,
Ghiglia, Garofalo, Di Cagno
Abbrescia, Barba, Speciale,
Girlanda, Barani, Polidori,
Rampelli, Palmieri, Minardo,
Murgia, Germanà, Tommaso
Foti, Bernardo ».
Atti Parlamentari
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XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16052
Camera dei Deputati
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AI RESOCONTI
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
Interrogazione a risposta scritta:
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI
e MAURIZIO TURCO. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare. — Per sapere – premesso che:
come annunciato dall’allerta meteo
emessa dalla Protezione civile, sulle regioni settentrionali è arrivato il maltempo.
Un violento nubifragio si è abbattuto nelle
prime ore della mattinata sul savonese e
sul ponente genovese. Sono straripati i
torrenti Lerone, Arresta e Arzocco nella
zona compresa tra Arenzano e Celle Ligure, dove alcune abitazioni sono state
evacuate per questioni di sicurezza. Alcune persone sono state soccorse da vigili
del fuoco e da passanti dopo essere state
trascinate via dalle acque: tra queste ci
sarebbe anche una donna con un bambino
di tre anni. Numerose le chiamate ai vigili
del fuoco per piccoli smottamenti, allagamenti di strade, sottopassaggi e scantinati
nella cittadina di Varazze, dove sono segnalati anche diversi black-out di energia
elettrica. Disagi e code per allagamenti
anche sull’autostrada A10 tra Varazze e
Albisola e sull’Aurelia, che è stata chiusa
tra Cogoleto e Varazze;
la perturbazione arriverà nelle prossime ore anche sulla Toscana, portando
piogge intense, specialmente nelle zone
settentrionali e meridionali e lungo la
costa. Le prime aree interessate dalle precipitazioni saranno quelle settentrionali;
la mozione 1-00324 impegnava tra
l’altro il Governo a presentare ed a dotare
delle opportune risorse pluriennali il
piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico –:
a che punto sia la stesura del piano
nazionale straordinario per il rischio idrogeologico;
quali iniziative si siano adottate, e
con quali risorse, per la messa in sicurezza
dei territori citati in premessa. (4-08901)
*
*
*
Interrogazioni a risposta scritta:
SCILIPOTI. — Al Ministro per i beni e
le attività culturali, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare. — Per sapere – premesso che:
sul sito della Rete Toscana Comitati
la questione, incidente sul territorio del
comune di Vaiano (Po), località Faltugnano « Casa medioevale Il Papa », è elencata fra i casi di emergenze ambientali da
affrontare. Si tratta di una questione che,
per i suoi risvolti, è divenuta emblematica
di una grave situazione, ad avviso dell’interrogante, di diffuso mancato rispetto
della normativa vigente nella zona, dove
altri casi analoghi in materia di uso del
territorio sono in essere.
la situazione di emergenza che si è
venuta a creare e che la famiglia della
signora Sandra Alù (coniugata Forchione)
è costretta a sopportare, ha assunto profili
insostenibili per i danni subiti. Va innanzitutto premesso che la signora Alù è
proprietaria di una casa di epoca remota
in zona classificata A3 coperta da vincolo
sismico, idrogeologico e paesaggistico, posta sulle basi di un antico fortilizio denominato Il Papa, nel borgo medioevale di
Faltugnano, « antico insediamento Etrusco
Romano », una delle più belle zone del
circondario pratese, ricca di storia e bellezze naturali, ai piedi del parco Monti
Calvana. Dall’agosto 1998 la signora Alù è
stata privata della normale fruizione della
sua casa, poiché essa fu dissestata in
seguito a scavi e sbancamenti pericolosi e
non protetti, ad opera della famiglia confinante con la direzione del loro tecnico, i
quali avrebbero provocato un innesco alla
porzione di versante che infliggeva al suo
edificio danni destinati a moltiplicarsi, in
quanto i luoghi non sono mai stati messi
in sicurezza;
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16053
AI RESOCONTI
l’intento dei confinanti, poi messo in
esecuzione, era di suddividere secondo
l’interrogante in modo non conforme alla
normativa vigente, l’antica confinante unifamiliare casa colonica – anche unica
unità poderale – in 4/5 nuove unità;
i suddetti, per ricavare nuovi volumi
e piani abitabili prima inesistenti, avrebbero escavato le quote interne ed esterne
dei fabbricati ivi esistenti posti su un
pendio di circa 35-40o fino a modificare la
morfologia dei luoghi;
cosa si voleva fare dell’antico impianto colonico sarebbe documentato nei
grafici depositati già nel 1997 al CFS
« Istanza in parziale sanatoria »;
le autorità competenti, a quanto consta all’interrogante, non avrebbero dunque
ancora posto rimedio ai gravi fatti sopra
descritti, e questo nonostante non si tratti
solo di una banale lite fra confinanti, bensì
anche e soprattutto di un grave danno
ambientale e della proprietà pubblica, con
un serio pericolo per l’incolumità pubblica
e privata;
purtroppo fino ad ora a nulla sono
serviti i tentativi della signora Alù di far
valere le proprie ragioni con memorie ed
esposti corredati di prove e depositati
presso varie istituzioni, e ciò nonostante
l’emergenza dovuta all’inesorabile allentamento dei terreni dovuto alle opere realizzate dai confinanti, che potrebbe condurre addirittura al crollo dell’immobile di
proprietà della signora Alù;
a tal proposito si rileva altresì che i
confinanti avrebbero asportato anche
parte del terreno sul declivio lato valle,
ricavando così un grande piazzale, senza
tener conto del fatto che, con tale opera,
sarebbe stata danneggiata la vena d’acqua
che era presente in loco e che infatti poi
non è più riaffiorata;
praticamente sarebbe stato destabilizzato l’intero versante. Il coordinatore
provinciale del Corpo forestale dello Stato,
con ordinanza solidale del 19 dicembre
2003 prot. n. A31098 imponeva la realizzazione di una palificata atta a contenere
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
l’innesco di movimento causato alla porzione di versante; ad oggi, per quanto
consta all’interrogante, tale ordinanza risulta inadempiuta da tutti i confinanti. In
riferimento a quanto finora esposto, la
documentazione ufficiale raccolta pone
inoltre in evidenza diffuse resistenze ad
adottare provvedimenti risolutivi del caso;
ciò nonostante, si continua a non
tenere in nessuna considerazione cosa le
norme tecniche di attuazione di piano
regolatore generale del comune di Vaiano
ammettevano in quella zona e quanto di
importante sia stato disatteso in materia di
sicurezza e di rispetto del vincolo idrogeologico – sismico – paesaggistico. Si
veda a tal proposito il certificato di destinazione urbanistica rilasciato dallo
stesso comune di Vaiano, secondo il quale
« Tutta la zona è sottoposta a protezione
paesistica ai sensi della legge 431/85 »,
nonché la scheda istruttoria alla P.E.
249/95 del 6 novembre 1995 presentata al
comune di Vaiano dai confinanti, ove si
legge: « Zona di PRG A/3 sottoposta a
vincolo idrogeologico e paesaggistico
L.431/85 »;
la signora Alù, come si è già scritto,
è stata costretta ad adire le vie giudiziarie
in numerose occasioni, la più recente delle
quali ha riguardato un’attività di controricorso al Consiglio di Stato; così, sono
trascorsi dodici anni senza porre rimedio
all’ingiustizia perpetrata;
va rilevato che con la Sentenza
n. 182 del 5 maggio 2006 la Corte costituzionale riconosce linee di illegittimità
costituzionale in 3 articoli della legge regione Toscana n. 1 del 3 gennaio 2005
« Norme per il governo del Territorio »
incidenti sui vincoli paesaggistici e sulla
sicurezza;
con la Sentenza n. 367 del 24 ottobre
2007, la stessa Corte ha fatto definitiva
chiarezza anche sulle competenze gestionali e legislative circa i vincoli ambientali
e paesaggistici, mettendo in chiaro che
eventuali modifiche degli stessi, « sono di
esclusiva competenza dello Stato », non
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16054
AI RESOCONTI
certo di comune, provincia e regione alle
quali, invece, spetta solo la valorizzazione –:
quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere, in
relazione a quella che all’interrogante appare una situazione di non conformità alla
normativa vigente che ha consentito opere
edilizie in danno dell’assetto ambientale,
con specifico riferimento all’esercizio delle
prerogative dello Stato in tema di vincoli
paesaggistici.
(4-08912)
BORGHESI. — Al Ministro per i beni e
le attività culturali, al Ministro dell’interno.
— Per sapere – premesso che:
da sempre si conosce l’esistenza dei
cosidetti « tombaroli », che ogni anno depredano e devastano migliaia di siti in
tutta Italia e soprattutto nel Lazio, regione
in cui si concentra il numero maggiore di
scavi clandestini. Alimentano un traffico
che per profitti è secondo solo a quello
della droga: dagli anni settanta ad oggi
almeno 1 milione di oggetti scavati illegalmente e 10.000 inquisiti;
oltre ai « tombaroli » vi sono grandi
mercanti, che si muovono con centinaia di
prestanome. Tra questi, personaggi noti
alle cronache come Giacomo Medici, 8
anni di condanna in secondo grado e 10
milioni di euro da restituire allo Stato
italiano per danni accertati. Quando i
carabinieri nel 1995 sono entrati nel suo
magazzino di Ginevra vi hanno trovato
oltre 3000 opere di tutti i generi, da una
stanza di affreschi strappati a Pompei a
un capitello sottratto a Villa Celimontana.
O personaggi come Gianfranco Becchina,
nato povero vicino Trapani, oggi produttore di un olio famoso venduto negli Usa
a 70 dollari il litro e che ha partecipazioni
nell’Atlas, società di cemento siciliana. È il
più grande « collettore » di reperti scavati
nel Sud e contro di lui è in piedi un
processo per aver venduto al Getty Museum capolavori dell’arte mondiale, come
il grande cratere apulo del pittore Asteas
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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OTTOBRE
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(un Raffaello del IV secolo a.C.) raffigurante il « ratto d’Europa »;
è in corso un ampio dibattito volto a
far « riemergere » un patrimonio occulto
valutato in milioni di pezzi. Si ipotizza che
chi possiede illegalmente un manufatto
archeologico possa sanare la sua posizione
denunciandone il possesso e versando allo
Stato una somma fissa sia per le spese di
registrazione, sia per ogni pezzo dichiarato, qualsiasi ne sia il valore commerciale. Lo Stato, si sostiene, ne avrebbe un
vantaggio economico immediato, mentre la
comunità scientifica verrebbe finalmente a
conoscenza dei beni sottratti;
in Italia a fronte di tale situazione
sarebbe piuttosto necessario l’inasprimento delle leggi per frenare questa
« grande razzia ». Le pene per i « predatori » sono infatti ridicole: se colto sul fatto
un « tombarolo » rischia fino a tre anni
per scavi clandestini, ma dopo 6 anni e
mezzo il reato è prescritto. La ricettazione
è stata dichiarata un reato non continuato,
cioè viene contestato solo all’ultimo possessore mentre il reato dovrebbe esistere
dal momento dello scavo e rimanere in
tutti i passaggi ulteriori. Come ha dichiarato il sostituto procuratore Ferri, che per
anni ha combattuto il fenomeno: « In Italia
è più facile finire in prigione per un furto
di jeans che per aver sottratto un vaso dal
sottosuolo. Le pene sono così lievi che non
scoraggiano nessuno e quasi tutto finisce
in prescrizione » –:
se i Ministri siano a conoscenza dei
fatti sopra riportati;
se non ritengano di dover intervenire,
anche attraverso opportune iniziative normative, al fine di salvaguardare il principio
millenario della demanialità del sottosuolo
e colpire coloro che razziano e commerciano beni di grande rilevanza artistica e
archeologica.
(4-08915)
*
*
*
Atti Parlamentari
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XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
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16055
AI RESOCONTI
DIFESA
Interrogazione a risposta scritta:
MAURIZIO
TURCO,
BELTRANDI,
BERNARDINI,
FARINA
COSCIONI,
MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro
della difesa. — Per sapere – premesso che:
la mattina del 1o ottobre 2010 nei
pressi del Ministero della difesa (piazza di
San Bernardo angolo con via XX Settembre) ad opera di un gruppo di cittadini si
è svolta una manifestazione apparentemente di protesta;
dalle informazioni che è stato possibile reperire consta agli interroganti che si
sarebbe trattato di alcuni appartenenti
all’Arma dei carabinieri in congedo e che
questi nella tarda mattinata sarebbero
stati accompagnati da alcuni militari
presso il comando generale dell’Arma dei
carabinieri per essere ricevuti dal comandante generale dell’Arma;
chi siano gli ex appartenenti all’Arma
dei carabinieri che hanno manifestato e le
loro ragioni –:
se si sia svolto l’incontro con il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, quali siano i termini e i contenuti
dello stesso, chi vi abbia partecipato oltre
ai manifestanti e quali immediate iniziative intenderà assumere in merito il Ministro interrogato.
(4-08914)
*
*
*
ECONOMIA E FINANZE
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
terrogante, anni di scarsa attività e di
trascuratezza, causando notevoli danni
alla città, poiché non sono mai state
condotte opere di manutenzione urbana,
lasciando così strade, condutture idriche e
fognarie, cassonetti, marciapiedi, illuminazione stradale e altro in condizioni fatiscenti;
sono stati avviati i lavori di riqualificazione della Marina di Civitavecchia e
che si stanno attuando, nella medesima
area, anche modifiche strutturali non previste, dal momento che sono sorti improvvisamente manufatti che somigliano più a
negozi che a locali tecnici;
l’area suddetta è pubblica ed è in
concessione al comune fino al 2013 con
proroga al 2015; il nulla osta demaniale
che risale al 2009 prevede che le condizioni dell’autorizzazione del cantiere siano
le seguenti: « occupazione di suolo pubblico al solo fine erariale (canone concessorio), inoltre il presente nulla osta non ha
valore di concessione urbanistica »;
la delibera di giunta 81/2008 che ha
approvato progetto stabilisce che siano
realizzate esclusivamente due passeggiate,
di cui la seconda sopraelevata, lungo il
mare e che siano previste anche le migliorie di rito, cioè la pavimentazione delle
stesse, le aree verdi e un’area giochi per
ragazzi;
la costruzione di locali adibiti a negozi presso la Marina di Civitavecchia non
è autorizzata dalla delibera di giunta n. 81
del 2008 ed essendo tale area pubblica,
come testimonia anche il nulla osta demaniale del 2009, non può essere utilizzata come area commerciale privata, che
risulta essere così, ad avviso dell’interrogante, di fatto abusiva;
Interrogazione a risposta orale:
si è di fronte ad una abuso edilizio da
parte dell’amministrazione comunale –:
TIDEI. — Al Ministro dell’economia e
delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell’interno.
— Per sapere – premesso che:
di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in ordine alla conformità
dei lavori di riqualificazione della Marina
di Civitavecchia alle prescrizioni contenute
nel nulla osta demaniale rilasciato nel
2009.
(3-01260)
il sindaco di Civitavecchia e la sua
giunta hanno prodotto, ad avviso dell’in-
Atti Parlamentari
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XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16056
AI RESOCONTI
Interrogazione a risposta scritta:
BORGHESI. — Al Ministro dell’economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nel giugno 2010, rispondendo a un’interrogazione parlamentare (3-01100), il
Ministro per i rapporti con il Parlamento,
ha offerto elementi circa la vicenda della
irregolare gestione di alcuni casinò gestiti
dalla società Atlantis;
la risposta del Ministro fu secondo
l’interrogante piuttosto elusiva e non
chiari se lo Stato abbia davvero perso 90
miliardi di introiti in ragione del mancato
funzionamento di strumenti di gioco che
avrebbero dovuto stornare automaticamente somme dovute al fisco sul conto dei
Monopoli di Stato;
la vicenda peraltro torna d’attualità
in un articolo apparso sul Corriere della
sera del 28 settembre 2010 –:
di quali elementi disponga con riferimento alle vicenda;
se risulti che le inadempienze nello
storno delle somme dovute al fisco abbiano causato un danno all’erario pubblico
tale per cui diversi provvedimenti finanziari sarebbero stati superflui. (4-08909)
*
*
*
INTERNO
Interpellanze urgenti
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
e alla fondazione Padre Puglisi, sarebbero
finiti di fatto nella disponibilità di soggetti
legati alle cosche mafiose;
più precisamente, la fondazione Padre Puglisi e le associazioni « Solaria » e
« Live Europe », tutte gestite da don Golesano, assegnatarie di appartamenti e magazzini, annoveravano sino ad ottobre
2008 tra i soci, personaggi come Roberta
Bontade (figlia di Giovanni Bontade noto
mafioso), Stefano Marcianò imparentato
con il boss Francesco Maggiore) e tale
Giuseppe Provenzano, prestanome del boss
Matteo Messina Denaro;
il 16 ottobre 2008, una nota riservata
della prefettura di Palermo indirizzata al
comune di Palermo, denunciava la presenza di tali personaggi nella compagine
sociale delle predette associazioni e suggeriva al comune di Palermo di procedere
alla revoca delle assegnazioni;
è stato accertato, secondo quanto
riportato dalla stampa, che il giorno dopo
la iscrizione al protocollo del comune
della nota della prefettura, furono cambiati tutti i soci « sospetti »;
l’amministrazione comunale, ignorando la modifica, provvedeva quindi a
revocare tutte le assegnazioni dei beni
confiscati alle predette associazioni, esponendosi, purtroppo, al ricorso di don Golesano e dei suoi amministratori che, fidando proprio sul cambiamento dell’assetto societario, riusciva ad ottenere una
pronuncia favorevole dal Tribunale amministrativo regionale della Sicilia che ordinava al comune di restituire i beni revocati;
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’interno, per sapere – premesso che:
la fuga di notizie dopo appena 24 ore
dall’assunzione a protocollo della nota
prefettizia, è stata determinata, ad avviso
degli interpellanti, da infiltrati mafiosi nell’amministrazione comunale –:
organi d’informazione (la Repubblica
del 5 ottobre 2010 edizione di Palermo e
Striscia la notizia del 4 ottobre 2010)
riportano la notizia secondo la quale alcuni beni confiscati alla mafia e assegnati
dal comune di Palermo a due cooperative
se il Ministro sia a conoscenza dei
fatti e per quali motivi, all’epoca delle
assegnazione dei beni alle associazioni
gestite da don Golesano, la prefettura di
Palermo non accertò preventivamente la
composizione delle compagini sociali;
Atti Parlamentari
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XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16057
AI RESOCONTI
quali iniziative intenda adottare per
accertare la sospetta infiltrazione mafiosa
nell’amministrazione comunale di Palermo
e le responsabilità politiche e amministrative nella incredibile vicenda che vede,
purtroppo, coinvolto il nome di un martire
della lotta alla mafia come Don Puglisi, nel
nome del quale don Golesano gestiva le
predette associazioni.
(2-00844)
« Bocchino, Lo Presti ».
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’interno, per sapere – premesso che:
il posto di polizia ferroviaria di Castelfranco Veneto (TV), attualmente consta
di n. 9 dipendenti, compreso il comandante, di cui n. 2 dipendenti in aspettativa
che con tutta probabilità non rientreranno;
a maggio del 2011 resteranno in 6
poiché il vice comandante dovrà andare in
pensione per limiti di età, mentre il comandante ha già raggiunto i presupposti
per la pensione e in qualsiasi momento
può andare via;
se questo accadesse si ritroverebbero
in 5 unità, pochi per resistere alla paventata chiusura del posto Polfer da parte del
Ministero dell’interno, che richiede un minimo di 7 unità;
si potrebbe incrementare in modo
sufficiente con l’invio di almeno n. 2-3
unità operative da attingere dalle liste di
attesa per questo ufficio;
a tal proposito si precisa che la
stazione di Castelfranco Veneto, per la sua
importanza e logistica, è fra le 116 stazioni
di media importanza « Centostazioni »,
perciò considerata dalle Ferrovie dello
Stato una stazione molto, rilevante per la
sua mole di viaggiatori e studenti, nonché
quale snodo ferroviario che consente il
passaggio giornalmente di circa 170-180
treni, di cui circa 50-60 merci provenienti
da ogni parte, liberando così quasi tutto il
traffico merci che gravava prima sulla
tratta Padova-Mestre-Treviso;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
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la Polfer di Castelfranco è impegnata
inoltre nella vigilanza di numerose linee,
stazioni e scali F.S. e precisamante; linea
F.S. Vicenza-Treviso, che comprende le
stazioni di Albaredo-S. Martino di LupariTombolo-Cittadella-Fontaniva-Carmignano
di Brenta-San Pietro in Gu; linea F.S,
Bassano-Padova, che comprende le stazioni di Bassano-Rosà-Rossano VenetoCittadella-Villa del Conte-Fratte; linea F.S.
Camposampiero-Montebelluna che comprende dall’ingresso della stazione di Montebelluna, le stazioni di Fanzoro-Castelfranco Veneto, fino al segnale di protezione a Camposampiero, in attesa della
nuova fermata a Loreggia; linea F.S. Mestre-Trento che comprende le stazioni di
Trebaseleghe di nuova realizzazione-Piombino Dese-Resana-Castelfranco Veneto-Castello di Godego-Cassola-Bassano-Pove-Solagna-S. Nazario-Carpanè Valstagna-S.
Marino-Cismon del Grappa-Primolano e
fino al confine con la regione Trentino
Alto Adige;
come si può notare, rientrano nella
competenza del suddetto ufficio, le stazioni di Cittadella e Bassano: la prima
risulta una delle prime stazioni per il
carico e lo scarico di treni merci in
tonnellaggio a livello regionale, mentre la
stazione di Bassano è ai primi posti per
numero di viaggiatori, studenti e pendolari
verso Venezia, coprendo un grande bacino
d’utenza;
la Polfer di Castelfranco Veneto risulta essere il primo ufficio della polizia
istituito in Castelfranco Veneto, subito
dopo la seconda guerra mondiale e ancor
prima come milizia ferroviaria;
i compiti della Polfer sono la prevenzione e repressione reati in corsa
treno, stazioni e scali F.S., nonché tutto
quello che riguarda la regolarità dell’esercizio ai sensi del decreto del Presidente
della Repubblica n. 753 del 1980;
chiudere la Polfer di Castelfranco
Veneto significa meno controllo del territorio, e praticamente libero arbitrio da
parte di piccole bande di minori extracomunitari che già a fatica si riesce per il
momento ad allontanare;
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AI RESOCONTI
le stazioni, come si sa, sono luogo di
incontro e crocevia per qualsiasi malaffare;
il personale del posto di polizia ferroviaria di Castelfranco Veneto è inoltre
impegnato per le scorte ai treni regionali
e euro star city nell’ambito regionale e
non;
talune volte personale del suddetto
ufficio viene sacrificato per sopperire alle
problematiche di altri uffici, tanto da
dover chiudere e così perdere un po’ alla
volta il controllo del territorio;
in futuro il traffico ferroviario in
Castelfranco Veneto sarà sempre più incrementato tanto che la regione Veneto
con la metropolitana di superficie e la
nuova istituenda stazione dei bus vicino a
quella dei treni (gomma-rotaia) accentuerà
il flusso di viaggiatori in modo esponenziale in arrivo e partenza da questo scalo
F.S. –:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato relativamente alla permanenza, o meglio al potenziamento, del
posto di polizia ferroviaria di Castelfranco
Veneto (TV).
(2-00845)
« Luciano Dussin, Reguzzoni ».
Interrogazioni a risposta scritta:
CATANOSO. — Al Ministro dell’interno.
— Per sapere – premesso che:
si è svolto, il 24 settembre 2010,
presso il dipartimento della pubblica sicurezza un incontro tra l’amministrazione
ed i rappresentanti sindacali di categoria
per discutere della bozza di decreto concernente la soppressione del commissariato di polizia di « Chiaiano »;
durante l’incontro i rappresentanti
dell’amministrazione della P.S. hanno evidenziato l’intenzione di procedere alla
chiusura del commissariato di P.S.
Chiaiano, lasciando presso la medesima
sede alcuni alloggi per il personale della
Camera dei Deputati
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polizia di Stato, ed un ufficio denunce che
dovrebbe coprire la fascia oraria 8/20;
come denunciano i rappresentanti
del sindacato autonomo « Autonomi di
Polizia », il commissariato venne aperto a
causa delle organizzazioni criminali che
agivano ed agiscono in quella zona tant’è
che pochi anni orsono il già posto di
polizia « cambiò » in Commissariato ed il
personale ebbe un incremento della forza
organica;
la richiesta avanzata dal questore di
Napoli, a giudizio dell’interrogante e degli
Autonomi di Polizia, lascia perplessi;
lo Stato, rappresentato in quella porzione di territorio dal commissariato di
Polizia e dai suoi uomini, deve essere
sempre presente a tutela dei cittadini
onesti di Chiaiano e dintorni che da anni
devono convivere con la piaga della camorra;
l’interrogante e gli Autonomi di Polizia ritengono che la chiusura del commissariato di Chiaiano appaia come un
segno di abbandono da parte dello Stato
nei confronti dei cittadini, pertanto ritengono che sia doveroso da parte del dipartimento della pubblica sicurezza. di rivedere la posizione assunta –:
quali iniziative intenda adottare il
Ministro interrogato affinché le problematiche descritte in premessa vengano risolte.
(4-08899)
CATANOSO. — Al Ministro dell’interno.
— Per sapere – premesso che:
è trascorso un anno esatto dal tragico
1o ottobre del 2009 data in cui si è
manifestato il violento e disastroso evento
calamitoso che ha colpito la provincia di
Messina con la frana che ha parzialmente
distrutto la cittadina di Giampilieri e recato numerosi danni nei paesi limitrofi di
Scaletta Zanclea, Molino e Altolia;
da subito ed ininterrottamente fino al
31 maggio 2010 i vigili del fuoco sono stati
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
i primi ad intervenire in forze e gli ultimi
ad andare via dai luoghi colpiti dalla
calamità;
il contributo profuso dalla componente fondamentale del soccorso tecnico
urgente, grazie alla professionalità manifestata e allo spirito di abnegazione di cui
i vigili del fuoco sono portatori sani, ha
contribuito in maniera determinante a
salvare nei primi momenti numerose vite
umane e, nel corso delle settimane successive, a ripristinare le condizioni di
sicurezza in quei territori devastati dall’acqua e dal fango oltreché dai gravi
dissesti idrogeologici che si sono manifestati nel mese di febbraio;
ancora una volta i vigili del fuoco
hanno ricevuto plausi ed encomi dalla
popolazione che hanno caratterizzato
tutto il periodo di permanenza del personale in quelle zone fino alla conclusione
dell’emergenza;
di contro, e con grosso rammarico da
parte dei vigili del fuoco, la risposta ricevuta dalle pubbliche amministrazioni non
è stata altrettanto soddisfacente;
infatti, la mancata erogazione dei
fondi necessari al pagamento delle prestazioni rese ha fatto scaturire nei confronti
del personale intervenuto da tutte le province d’Italia, ma soprattutto dal personale
che presta servizio nei comandi siciliani,
un forte malcontento;
i vigili del fuoco, per l’emergenza di
cui sopra, vantano crediti che vanno dai
500 agli oltre 10 mila euro;
a causa della non precisa individuazione di responsabilità e di competenze, la
Confsal vigili del fuoco ha scritto al Ministro interrogato, al presidente della regione Sicilia ed ai vertici dell’amministrazione del Corpo nazionale dei vigili del
fuoco una richiesta di chiarimenti circa le
cause che hanno determinato ad oggi il
mancato pagamento dei crediti vantati dal
personale intervenuto ininterrottamente
dal 1o ottobre 2009 al 31 marzo 2010;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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con una nota datata 10 agosto 2010,
il Capo dipartimento della protezione civile con una nota indirizzata al presidente
della regione Sicilia ed alla Confsal ha
evidenziato che il 20 novembre 2010 ha
provveduto ad effettuare il trasferimento
della somma di 20 milioni di euro e il 7
luglio 2010 il trasferimento di un’ulteriore
somma di 10 milioni di euro finalizzate, ai
sensi degli articoli 1, comma 7, dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei
ministri del 10 ottobre 2009, n. 3815, e 9,
comma 2, dell’ordinanza del Presidente
del Consiglio dei ministri del 15 aprile
2010, n. 3865, a rimborsare le spese sostenute nelle fasi di prima emergenza, ivi
comprese, fra le altre, quelle relative alle
prestazioni di lavoro straordinario effettuato dal Corpo nazionale dei vigili del
fuoco;
secondo quanto si è appreso nel
corso di incontri intercorsi tra la rappresentanza dei vigili del fuoco ed il Governo
regionale siciliano ed anche riferito verbalmente tramite i contatti telefonici intercorsi tra i rappresentanti della Confsal
e la segreteria del presidente Lombardo,
sembrerebbe che queste risorse non siano
disponibili –:
quali iniziative intenda adottare il
Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa. (4-08904)
*
*
*
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’istruzione, dell’università e
della ricerca, per sapere – premesso che:
da oltre 30 anni con la legge « Falcucci » n. 517 del 1977 il nostro Paese
conduce una straordinaria esperienza educativa e didattica, studiata ed invidiata
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dagli altri Paesi europei che si stanno
orientando a questa stessa scelta, che vede
tutti gli alunni con disabilità a scuola con
i loro compagni;
del sistema scolastico e delle singole autonome istituzioni scolastiche, sia all’integrazione tra servizi scolastici, sociali e
sanitari;
nella « Relazione conclusiva della
commissione Falcucci, concernente i problemi scolastici degli alunni handicappati »
(1975), che ha preceduto e preparato
l’estensione delle legge sopra citata, sono
contenuti importanti indicazioni, di seguito riportate in alcuni passaggi solo
esemplificativi: « La scuola proprio perché
deve rapportare l’azione educativa alle
potenzialità individuali di ogni allievo, appare la struttura più appropriata per far
superare la condizione di emarginazione
in cui altrimenti sarebbero condannati i
bambini handicappati, anche se deve considerarsi coessenziale una organizzazione
dei servizi sanitari e sociali finalizzati
all’identico obiettivo »; la condizione della
piena integrazione scolastica « passa attraverso un nuovo modo di concepire e di
attuare la scuola, cosi da poter veramente
accogliere ogni bambino ed ogni adolescente per favorirne lo sviluppo personale,
precisando peraltro che la frequenza di
scuole comuni da parte di bambini handicappati non implica il raggiungimento di
mete culturali minime comuni »; si dovrebbe giungere per questa via ad allargare il concetto di apprendimento affinché, accanto ai livelli di intelligenza logicaastrattiva, venga considerata anche l’intelligenza sensorio-motrice e pratica e siano
soprattutto tenuti presenti i processi di
socializzazione ». Non vi si nascondevano
le difficoltà per cui « La Commissione
mentre considera la realizzazione di un
nuovo modo di essere della scuola, un
obiettivo fondamentale, generale e irrinunciabile, ritiene che esso costituisca il punto
di arrivo di un processo necessariamente
graduale e realistico »;
il 20 marzo 2008 è stata firmata in
sede di Conferenza unificata l’intesa tra il
Governo, le regioni, le province autonome
di Trento e Bolzano, le province, i comuni
e le comunità montane in merito alle
modalità e ai criteri per l’accoglienza scolastica e la presa in carico dell’alunno con
disabilità » (rep. N. 39/cu), « finalizzata a
stabilire modalità e criteri per ricondurre
la complessa materia dell’integrazione scolastica dell’alunno con disabilità all’interno di un progetto complessivo idoneo a
ridefinire principi e criteri su cui fondare
gli interventi di sostegno e assistenza, di
coordinamento e funzionalità dei momenti
accertativi e di integrazione delle azioni di
tutti i soggetti istituzionali coinvolti »;
questo percorso è stato solo parzialmente intrapreso, per quanto attiene sia
alla formazione di tutti i docenti e di
quelli specializzati (erroneamente trasformatisi in docenti dedicati al solo allievo
con disabilità invece che all’intera azione
della scuola), sia l’organizzazione generale
in sede di espressione del parere sul
regolamento concernente la formazione
iniziale degli insegnanti della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della
scuola secondaria di primo e secondo
grado (atto n. 205, il 18 maggio 2010 la
VII Commissione della Camera ha posto la
maggiori conoscenze sulle difficoltà
specifiche di apprendimento consentono
oggi di intervenire precocemente ed efficacemente anche per ridurre le difficoltà
degli alunni con difficoltà specifiche di
apprendimento, per le quali la VII Commissione della Camera ha approvato in
sede legislativa con modificazioni il progetto di legge recante nuove norme in
materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico (atto Camera
n. 2459), attualmente in corso di esame in
seconda lettura presso la VII Commissione
Senato (atto Senato n. 1006-1036-B);
dall’anno 2007 è in corso il progetto
I CARE (imparare, comunicare, agire in
una rete educativa) per promuovere nelle
istituzioni scolastiche sistematiche azioni e
attività di formazione dei docenti e dei
dirigenti sugli snodi delle politiche di integrazione, il cui filo conduttore è il diritto
all’apprendimento di tutti gli alunni;
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seguente condizione: « occorre valutare
rinserimento dell’insegnamento di didattica e pedagogia speciale, attualmente previsto solo nell’ambito del tirocinio formativo attivo, anche nel corso di laurea
magistrale e all’articolo 13 è necessario
prevedere, durante la specializzazione post
abilitazione per il sostegno all’integrazione
agli alunni con disabilità, percorsi differenziati volti ad acquisire specifiche competenze per i diversi ambiti di disabilità »
(condizione n. 9);
martedì 21 settembre 2010 a Chieri –
comune del Torinese di 36 mila abitanti –
durante una seduta del Consiglio comunale aperto, l’assessore comunale all’istruzione è intervenuto sul tema degli alunni
disabili nelle classi ed ha affermato: « Basta disabili a scuola. Non imparano e
disturbano. Meglio per tutti una comunità,
dove mandarli seguiti da personale specializzato »;
nonostante la legittima indignazione
dei genitori con figli disabili che desiderano per i loro figli un futuro fatto di
integrazione e non di isolamento e nonostante il tentativo del sindaco di Chieri di
prendere le distanze dalle parole dell’assessore, pur scusandolo in quanto forse
frainteso, l’assessore ha ribadito, in una
successiva intervista, la propria posizione,
rincarando la dose. « Qualche genitore si è
sentito offeso? E perché mai? Ho detto
soltanto quel che pensano tutti: quei ragazzi a scuola disturbano(...) bisognerebbe
creare luoghi adeguati ai reali bisogni di
questi ragazzi. Oggi ci sono comunità
specializzate. Non sempre mamma e papà
sono d’accordo, ma è nostro compito convincerli (...). Lasciarli in classe con gli altri
compagni è inutile! Ci sono ragazzi, qui da
noi, che passano la mattina a dare calci e
pugni ad un muro. Disturbano e non
imparano nulla ». E riguardo agli insegnati
di sostegno ha aggiunto: « Non possono
fare nulla. E questi ragazzi con l’istruzione
non hanno nulla a che fare »;
negli ultimi giorni si è pericolosamente ripetuta qualche dichiarazione sulla
presenza di « troppi alunni disabili nelle
Camera dei Deputati
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scuole », arrivando ad invocare addirittura
la reintroduzione della « Rupe Tarpea »,
senza che il Ministro intervenisse sulle
vicende richiamate –:
quali iniziative il Ministro interrogato
intenda assumere per:
a) promuovere con ogni utile iniziativa, una politica dell’integrazione in
favore degli alunni portatori di handicap,
in modo da contrastare una cultura discriminatoria pericolosamente dilagante,
che va a minare profondamente la natura
inclusiva della scuola-italiana;
b) implementare e consolidare
competenze organizzative, formative, valutative sia nella struttura centrale del Ministero, sia a livello delle singole istituzioni
scolastiche autonome;
c) procedere alla concreta applicazione dell’intesa in Conferenza unificata
del 20 marzo 2008, citata in premessa;
d) dare continuità al progetto di
formazione I Care o presentare al Parlamento altri analoghi progetti di formazione in servizio.
(2-00843) « De Torre, Ghizzoni, Coscia, De
Pasquale, Melandri, Nicolais,
Pes, Siragusa, De Biasi, Bachelet, Levi, Rossa, Antonino
Russo, Mazzarella, Lenzi,
Tocci, Verini, Bossa, Agostini,
Schirru, Realacci, Froner,
Zampa, Corsini, Miotto, Argentin, Albonetti, Concia,
Pierdomenico Martino, Narducci, Melis, Bellanova, Baretta, Cavallaro, Ferranti,
Ferrari,
Sereni,
Veltroni,
Zaccaria ».
Interrogazione a risposta in Commissione:
GHIZZONI e MADIA. — Al Ministro
dell’istruzione, dell’università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
ai sensi dell’articolo 1, comma 647,
della legge finanziaria per il 2007 (legge
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XVI LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
n. 296 del 2006), in attesa della riforma
dello stato giuridico dei ricercatori universitari, il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, con proprio
decreto da emanare entro il 31 marzo
2007, sentiti il Consiglio universitario nazionale (CUN) e la CRUI, disciplina le
modalità di svolgimento dei concorsi per
ricercatore, banditi dalle università successivamente alla data di emanazione del
predetto decreto ministeriale, con particolare riguardo alle modalità procedurali ed
ai criteri di valutazione dei titoli didattici
e dell’attività di ricerca, garantendo celerità, trasparenza e allineamento agli standard internazionali. Il successivo comma
648 prevede che, al fine di consentire il
reclutamento straordinario di ricercatori,
il decreto di cui al comma 647 definisce
un numero aggiuntivo di posti di ricercatore da assegnare alle università e da
coprire con concorsi banditi entro il 30
giugno 2008. Il comma 650 ha stabilito che
all’onere derivante dalle disposizioni del
comma 648 si provvede nel limite di 20
milioni di euro per l’anno 2007, di 40
milioni di euro per l’anno 2008 e di 80
milioni di euro a decorrere dall’anno 2009;
l’articolo 66, comma 13, del decretolegge 25 giugno 2008, n. 112, convertito,
con modificazioni, dalla legge 6 agosto
2008, n. 133, modificato dall’articolo 1,
comma 3, del decreto-legge 10 novembre
2008, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1,
stabilisce che ogni anno ciascuna università destina una quota non inferiore al 60
per cento delle risorse disponibili per
assunzioni di nuovo personale « all’assunzione di ricercatori a tempo indeterminato, nonché di contrattisti ai sensi dell’articolo 1, comma 14, della legge 4 novembre 2005, n. 230 »;
lo stesso articolo 66, comma 13, del
decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6
agosto 2008, n. 133, modificato dall’articolo 1, comma 3, del decreto- legge 10
novembre 2008, n. 180, convertito, con
modificazioni, dalla legge 9 gennaio 2009,
n. 1 esclude dal computo del predetto 60
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per cento le assunzioni dei ricercatori per
i concorsi di cui all’articolo 1, comma 648,
della legge 27 dicembre 2006, n. 296, nei
limiti delle risorse residue previste dall’articolo 1, comma 650 della stessa legge;
con il decreto ministeriale 24 novembre 2009, n. 212, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, direzione generale per l’università, ha ripartito
fra le università italiane la quota relativa
alla terza tranche dello stanziamento citato, stabilendo che lo stanziamento ministeriale copra la totalità del costo di
ciascuna assunzione;
il combinato disposto delle succitate
disposizioni impone che la spesa per le
assunzioni della terza tranche non sia
compresa nel computo del limite del 60
per cento delle risorse disponibili da destinare all’assunzione di ricercatori a
tempo indeterminato e di contrattisti ai
sensi dell’articolo 1, comma 14, della legge
4 novembre 2005, n. 230;
con la nota prot. 893 del 5 agosto
2010 il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, direzione generale
per l’università, ha inviato a tutti i rettori
delle università italiane le indicazioni da
seguire per l’utilizzo dei cosiddetti « punti
organico »;
la predetta nota, in palese contrasto
con le disposizioni di cui all’articolo 66,
comma 13, del decreto-legge 25 giugno
2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133,
modificato dall’articolo 1, comma 3, del
decreto-legge 10 novembre 2008, n. 180,
convertito, con modificazioni, dalla legge 9
gennaio 2009, n. 1, informa che la procedura PROPER in sede di verifica dell’utilizzo dei punti organico conteggia i ricercatori di qualsivoglia tipologia con valore
pieno (0,50 PO) ai fini della verifica del
rispetto del limite del 60 per cento, in tal
modo ricomprendendo la spesa per le
assunzioni della terza tranche nel computo
del limite –:
se il Ministro non ritenga necessario
intraprendere le iniziative necessarie per
ripristinare il pieno rispetto della legge;
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se ritenga di inviare quanto prima
una nota correttiva a tutti i rettori, onde
evitare che le università incorrano in violazioni delle leggi vigenti.
(5-03531)
Interrogazioni a risposta scritta:
COSENZA. — Al Ministro dell’istruzione,
dell’università e della ricerca, al Ministro
della salute, al Ministro delle politiche
agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
nell’anno scolastico 2009/10 è stata
avviata l’applicazione, nelle scuole del
Paese, del programma « frutta nelle
scuole » ai sensi dei regolamenti europei
n. 1234/2007 e n. 288/2009;
con la comunicazione del 28 ottobre
2009 il Ministro interrogato – insieme ai
titolari dei dicasteri delle politiche agricole, alimentari e forestali e della salute –
ha indirizzato ai direttori degli uffici scolastici regionali una circolare in cui si
legge che il fine del programma « frutta
nelle scuole » consiste nel « far fronte allo
scarso consumo di frutta e verdura da
parte dei bambini, aumentando durevolmente la porzione di frutta e verdura nella
loro dieta, nella fase in cui si formano le
abitudini alimentari. (...) Il ruolo della
prevenzione e dell’educazione alimentare
diventa la leva principale di una strategia
volta ad introdurre comportamenti maggiormente consapevoli fra i giovanissimi ed
informare insegnanti e genitori per rendere i programmi più efficaci »;
inoltre gli uffici tecnici del Ministero
dell’istruzione, dell’università e della ricerca hanno anche messo a punto un
documento, poi approvato dalla Conferenza Stato-regioni, recante: « Linee di
indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica », in cui si afferma che il menù deve
essere elaborato secondo i princìpi di una
alimentazione equilibrata dal punto di
vista nutrizionale, utilizzando anche alimenti tipici al fine di insegnare ai bambini
il mantenimento delle tradizioni alimentari, e misurata sul piano della quantità, in
Camera dei Deputati
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particolare limitando la possibilità che
vengano date ai bambini porzioni doppie;
la materia oggetto degli interventi
sopra descritti è di grande importanza e
attualità considerato che – come documentato dalla ricerca del Ministero della
salute « Okkio alla salute » svolta nelle
scuole primarie – sempre maggiore sta
diventando, soprattutto in alcune regioni
tra le quali spicca la Campania con un
tasso pari al 24 per cento, la quota di
bambini in condizioni di sovrappeso o
obesità, il che rappresenta un grave rischio
per la salute e per le prospettiva di sana
crescita dei minori –:
quali iniziative siano state messe in
campo e quali siano le ulteriori eventuali
misure in programma da parte del Governo per attuare concretamente, nelle
scuole dell’intero territorio nazionale, il
programma « frutta nelle scuole » e le
« linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica » e quali strumenti siano
disponibili per monitorarne i risultati e
quindi avere garanzia della tutela della
salute alimentare dei bambini. (4-08898)
FARINA
COSCIONI,
MAURIZIO
TURCO,
BELTRANDI,
BERNARDINI,
MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro
dell’istruzione, dell’università e della ricerca, al Ministro per le pari opportunità, al
Ministro della gioventù. — Per sapere –
premesso che:
il Corriere della Sera, nella sua edizione del 30 settembre 2010 ha pubblicato
una lettera della signora Anna De Castiglione che, per il suo contenuto e la sua
gravità si ritiene opportuno riportare integralmente: « Sono la mamma di un ragazzo disabile che frequenta la seconda
superiore all’Itsos »Albe Steiner« di Milano. Ecco come inizia l’anno scolastico
2010 per mio figlio affetto da tetraparesi:
le ore di sostegno settimanale passano da
18 a 9; nessuno è disponibile a portarlo in
bagno (perché tutto il personale è occupato in altre mansioni), così spesso mi
fermo io a scuola nell’orario scolastico per
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XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
aiutare la scuola ad affrontare una situazione che sembra ingestibile. Come si è
arrivati a questo punto ? Queste le risposte
che ho ricevuto: il preside ha fatto domanda al comune e al provveditorato,
documentando tutte le spese sostenute
l’anno scorso, ma il rimborso che ha
ricevuto è stato poco più che simbolico. In
provveditorato mi hanno detto che »i
ragazzi crescendo devono diventare sempre più autonomi« , e che in ogni caso
»mancano le risorse« . Non mi resta, così
mi hanno detto, che fare ricorso al TAR...Ringrazio per il consiglio, ma...intanto ?
Ultima considerazione: ho iscritto mio figlio a questa scuola, dopo che in numerose
altre mi era stato risposto: »Gentile Signora, la nostra scuola, purtroppo, non è
in grado di accogliere suo figlio....si rivolga
altrove, perché davvero non possiamo seguirlo come meriterebbe...« : devo concludere che anche l’Albe Steiner avrebbe
dovuto rispondermi così ? » –:
se quanto pubblicato dal Corriere
della Sera e affermato dalla signora Castiglione corrisponda al vero;
in caso affermativo, quali urgenti
iniziative si intendano promuovere, sollecitare, adottare, nell’ambito delle rispettive
prerogative, a fronte di una così grave e
penosa situazione esposta e denunciata;
se non si ritenga di doversi attivare
per accertare se si tratta di un fenomeno
isolato o se vi siano altri casi simili a quelli
denunciati dalla signora Castiglione.
(4-08902)
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
l’Associazione « Telefono Antiplagio »
è stata contattata in relazione a quattro
casi di persone che hanno frequentato (in
regioni diverse) la stessa società;
per convincere le vittime, si userebbero suggestioni di massa, ma ancor peggio la tecnica della PNL (programmazione
neuro linguistica), che dovrebbe essere
riservata agli psicologi. Il tutto avverrebbe
attraverso una persuasione sottile, amichevole, che cambia il carattere e le abitudini
dell’individuo (vestire rigorosamente con
giacca e cravatta, dormire poco, avere
sempre meno tempo per la privacy, perdere le amicizie, distaccarsi dalla famiglia
e altro), facendogli credere che collaborando, ovvero reclutando nuove vittime (7
persone, poi 15 e oltre), tramite volantinaggio, può acquisire sicurezza. Si innescherebbe così una catena piramidale all’infinito, o meglio multilevel. Hanno constatato, inoltre, che sono nate tante imprese analoghe, collegate tra loro, che
aprono e chiudono dopo un anno o due.
In tal modo, riuscirebbero, con l’espediente di aver trovato lavoro agli adepti, a
passarseli di mano, convincendoli che si
tratta del loro futuro: in pratica, chi
aderisce continuerebbe a produrre compensi per le società, dopo essere già stato
sfruttato da altre;
Telefono Antiplagio ed European
Consumers hanno già sensibilizzato tv,
radio, giornali, e stampato i primi 300.000
volantini, per mettere in guardia i nostri
studenti, i nostri ragazzi –:
se i Ministri siano a conoscenza dei
fatti sopra riportati;
BORGHESI. — Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, al
Ministro dell’interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
viene segnalato che in Italia vengono
attivati corsi di memoria, lettura veloce e
crescita personale, dietro i quali si celerebbero vere e proprie psicosette;
come ritengano di intervenire per
porre fine a quelle che all’interrogante
appaiono « truffe » incentrate solo sull’interesse economico e a danno di persone
« fragili ».
(4-08908)
*
*
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Atti Parlamentari
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro del lavoro e delle politiche sociali,
per sapere – premesso che:
il protrarsi della crisi economica internazionale, in cui si distinguono negativamente gli indicatori della nostra economia, sta mettendo sempre più in difficoltà
interi comparti economici con inevitabili
ricadute sull’occupazione e sul reddito dei
lavoratori;
tra i diversi istituti previsti dal nostro
ordinamento, un utile strumento di attenuazione delle tensioni occupazionali, anche in questa particolare congiuntura negativa, si sono dimostrati i contratti di
solidarietà, di cui all’articolo 1, del decreto-legge 30 ottobre 1984, n. 726, convertito
dalla legge 19 dicembre 1984, n. 863;
come noto, ai sensi dell’articolo 1,
comma 6, del decreto-legge 1o luglio 2009,
n. 78, l’ammontare del trattamento di integrazione salariale prevista per i lavoratori che accedono ai contratti di solidarietà è stato, in via sperimentale per gli
anni 2009 e 2010, elevato all’ottanta per
cento della retribuzione;
com’è altrettanto noto, ai sensi dell’articolo 6, comma 4, del decreto-legge 1o
ottobre 1996, n. 510, ai datori di lavoro
che stipulino i contratti di solidarietà è
riconosciuta una riduzione significativa
dell’ammontare della contribuzione previdenziale e assistenziale;
la combinazione delle richiamate disposizioni rappresenta il presupposto per
il perfezionamento delle condizioni per il
ricorso ai contratti di solidarietà. Pertanto,
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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OTTOBRE
2010
la circostanza dell’indisponibilità delle risorse destinate a finanziare la decontribuzione prevista dal citato decreto-legge
510 del 1996, evidenziata nel decreto del
Ministro del lavoro e delle politiche sociali,
n. 53530, relativo alla richiesta di riconoscimento del trattamento d’integrazione
salariale per i lavoratori della società
Lenci Calzature S.p.A., rappresenta un
pregiudizio di primario rilievo ai fini dell’attivazione dell’istituto dei contratti di
solidarietà;
l’impresa in questione, così come – si
presume – la gran parte delle imprese
nelle medesime condizioni, lamenta l’impraticabilità della soluzione concordata
con le organizzazioni sindacali, a fronte
della mancata decontribuzione, che fa venir meno le condizioni economiche per il
mantenimento degli attuali livelli occupazionali;
le tensioni che si registrano nel mercato del lavoro italiano richiedono ogni
sforzo per scongiurare altre situazioni di
sofferenza –:
quali urgenti iniziative si intendano
assumere anche attraverso apposite misure di rifinanziamento del fondo per la
decontribuzione di cui all’articolo 6,
comma 4, del decreto-legge 1o ottobre
1996, n. 510, al fine di scongiurare che un
importante strumento come i contratti di
solidarietà possa essere compromesso
dalla mancata corresponsione delle agevolazioni contributive.
(2-00842) « Gatti,
Damiano,
Mariani,
Barbi, Bellanova, Berretta,
Bobba, Bossa, Braga, Brandolini, Ceccuzzi, Cenni, Ciriello, Cuperlo, D’Antoni,
D’Incecco, Fluvi, Ginefra,
Giovanelli, Gnecchi, Madia,
Marantelli, Marchi, Mattesini,
Mazzarella, Merloni, Miglioli,
Misiani, Mosca, Motta, Murer, Peluffo, Pes, Pollastrini,
Rampi, Rugghia, Santagata,
Schirru, Touadi, Trappolino,
Vannucci, Zunino ».
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16066
AI RESOCONTI
Interrogazioni a risposta immediata:
REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO,
LUSSANA,
MONTAGNOLI,
ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI,
CAPARINI,
CAVALLOTTO,
CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO,
CROSIO, DAL LAGO, D’AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN,
FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO
GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA
MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE,
PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI,
RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI, VOLPI e ZAFFINI. — Al Ministro
del lavoro e delle politiche sociali. — Per
sapere – premesso che:
secondo quanto emerso nel corso di
una recente audizione in Commissione
parlamentare di inchiesta sul fenomeno
della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, personaggi di
spicco della criminalità sarebbero beneficiari di trattamenti previdenziali di vario
tipo;
numerosi boss mafiosi, al raggiungimento dei requisiti anagrafici, percepirebbero la pensione sociale o, comunque, il
trattamento pensionistico spettante per
l’attività lavorativa svolta come copertura
della carriera criminosa;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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OTTOBRE
2010
mento previdenziale da parte dello Stato,
tale da determinare un clamoroso spreco
di danaro pubblico, oltre che una palese
ingiustizia nei confronti dei familiari delle
vittime e dei cittadini onesti;
appare scandaloso che lo Stato italiano, fatti salvi i diritti realmente acquisiti, paghi una pensione a persone che si
sono macchiate di feroci delitti, in beffa a
tutti i cittadini onesti per i quali, nonostante lunghi e faticosi anni di lavoro, la
pensione è ancora un miraggio –:
quale sia il numero dei criminali
condannati con sentenza passata in giudicato percettori di un trattamento previdenziale e a quale titolo (anzianità, vecchiaia, minima ed altro) e quanti di loro
beneficino, oltre al trattamento previdenziale, anche degli assegni previsti dal piano
di protezione pentiti, nonché a quanto
ammonti l’onere a carico dello Stato per
l’erogazione dei trattamenti previdenziali
in questione.
(3-01261)
MOFFA e LO PRESTI. — Al Ministro
del lavoro e delle politiche sociali. — Per
sapere – premesso che:
la riforma del mercato del lavoro
appare una tra le priorità della legislatura,
anche al fine di rispondere in modo adeguato alla fase di uscita dalla crisi economica, individuando ogni possibile misura
diretta a contrastare la disoccupazione;
tale vicenda inquietante ha provocato
dure reazioni nel mondo politico, tanto da
comportare un’immediata iniziativa legislativa per escludere che cittadini indegni
come i superboss mafiosi possano maturare il diritto alla prestazione in presenza
di requisiti contributivi « fittizi »;
nel luglio 2008 il Ministro interrogato
ha avviato un ambizioso percorso di riforma del mercato del lavoro e della
previdenza sociale, con la presentazione
del libro verde sul futuro del modello
sociale (« La vita buona nella società attiva »); il documento – sottoposto ad una
consultazione pubblica nel Paese, a cui
hanno potuto partecipare tutti i soggetti
interessati – ha visto anche l’approvazione
di un’importante risoluzione delle Commissioni riunite XI e XII della Camera dei
deputati, in data 18 marzo 2009;
è doveroso evitare che simili criminali possano fruire di qualsiasi tratta-
sulla base dell’impianto complessivo
del documento e degli indirizzi ricevuti dal
addirittura sembrerebbe che taluni
mafiosi abbiano ottenuto l’indennità di
disoccupazione durante i loro periodi di
latitanza;
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16067
AI RESOCONTI
Parlamento, il Ministro interrogato ha attivato un’ampia consultazione con le parti
sociali, che ha portato – tra l’altro – alla
presentazione, alla fine di luglio 2010, del
« piano triennale per il lavoro », il cui
obiettivo principale è quello di « aprire il
cantiere per una riforma generale del
sistema fiscale correlata al completamento
del federalismo istituzionale e ai grandi
cambiamenti intervenuti nella produzione
e composizione della ricchezza »;
è in corso di esame presso la XI
Commissione (lavoro pubblico e privato)
della Camera dei deputati anche il libro
verde della Commissione europea, nel
quale sono prefigurati importanti scenari
sotto il profilo previdenziale, anch’essi meritevoli della massima attenzione da parte
di Governo e Parlamento;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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OTTOBRE
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appare quanto mai opportuno comprendere la tempistica di questi lavori
preparatori, anche al fine di verificare
quali siano gli spazi di riflessione e di
intervento del Parlamento –:
se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti circa l’attuale « stato dell’arte » dell’intervento di cui in premessa,
con gli opportuni aggiornamenti in ordine
agli sviluppi del confronto con le parti
sociali sullo statuto dei lavori. (3-01262)
BELCASTRO, IANNACCONE, MILO,
SARDELLI e GAGLIONE. — Al Ministro
del lavoro e delle politiche sociali. — Per
sapere – premesso che:
quanto al versante lavoristico, il
piano triennale ha individuato talune significative priorità di intervento in tema di
lavoro: statuto dei lavori, bilateralità, fisco
più leggero sulla parte del salario che, in
base ad accordi territoriali o aziendali,
consente di aumentare la produttività o gli
utili della società in cui si lavora;
il nostro ordinamento giuridico riconosce e garantisce situazioni giuridiche
soggettive, facendo espresso riferimento
agli articoli 2 e 3 della Costituzione, che
sanciscono, all’articolo 2, la libertà e i
diritti fondamentali dell’uomo sia come
singolo che nelle formazioni sociali ove si
svolge la sua personalità e, all’articolo 3, i
due principi di eguaglianza, sia formale
che sostanziale;
in questo ambito, lo statuto dei lavori
– secondo quanto affermato nel piano –
dovrebbe essere destinato a sostituire lo
statuto dei lavoratori del 1970, secondo un
principio basato su « un diritto del lavoro
sostanziale governato da un autonomo ed
efficiente sistema di relazioni industriali,
più che dalla logica tutta formalistica della
norma inderogabile di legge »;
il principio dell’uguaglianza formale
(tutti i cittadini hanno pari dignità sociale
e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali) è stato molto
approfondito ed ha assunto il valore di
criterio di riferimento per il nostro sistema giuridico;
la riforma dovrebbe essere completata, nelle intenzioni del Governo, anche
mediante un intervento normativo da proporre alle Camere su impulso dell’Esecutivo;
risulta che, nel frattempo, siano stati
attivati incontri con le parti sociali per
impostare le linee guida della citata riforma, tanto che – in vista dell’incontro
programmato per il 4 ottobre 2010 – lo
stesso Ministro interrogato ha scritto alle
parti sociali chiedendo un avviso comune
sullo statuto dei lavori;
destinatario dell’articolo 3 della Costituzione è, in prima istanza, il legislatore,
che deve considerare eguali tutti i cittadini, parificando le situazioni giuridiche
eguali e distinguendo quelle diverse;
la discrezionalità del legislatore, nel
diversificare le situazioni giuridiche, si
deve arrestare di fronte a questi criteri
enunciati dal costituente;
ma le discriminazioni si celano anche
in norme di legge che, all’apparenza, appaiono neutre: è il caso della legge 22
dicembre 1973, n. 903 (istituzioni del
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
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AI RESOCONTI
fondo di previdenza del clero e dei ministri di culto delle confessioni religiose), che
prevede, per i sacerdoti, titolari di due
pensioni, la trattenuta di un terzo sulla
pensione del clero, riduzione che opera
per principio, senza alcun collegamento
con la situazione reddituale del sacerdote,
senza salvaguardare una franchigia di sussistenza, come indicato dalla Corte costituzionale; la somma trattenuta sulla pensione da liquidare a carico del fondo è
devoluta a favore del fondo stesso;
la trattenuta viene effettuata anche
sulle pensioni di invalidità, la cui concessione conferma situazioni di bisogno economico e di sofferenza fisica del titolare,
aggravandone, di fatto, la situazione personale;
il fondo clero prevede una sola pensione, che non fa riferimento ai redditi personali e che non distingue la percentuale di
invalidità, e, pertanto, la trattenuta appare
ancora più iniqua quando colpisce un sacerdote completamente inabile;
nessuna gestione previdenziale pubblica o privata prevede tale tipo di trattenuta: i vari divieti previdenziali di cumulo ne limitano l’importo complessivo,
ma non vietano il diritto di avere due
introiti, pensione e reddito;
infine, è da rilevare che tale trattenuta viene operata anche nei confronti dei
sacerdoti successivamente laicizzati, che
non dovrebbero, pertanto, essere più soggetti alla normativa ecclesiastica –:
quali iniziative si intendano assumere
concretamente al riguardo al fine di far
cessare tali palesi discriminazioni che colpiscono i sacerdoti, che sono uomini e
lavoratori che svolgono una delicata missione, portata avanti con profondo zelo
pastorale, spirituale e umano, che li vede
spesso impegnati in realtà socio-culturali
« difficili », dove appaiono indispensabili il
loro lavoro e le loro parole di conforto,
riaffermando così, al contempo, quei veri
principi fondamentali di eguaglianza che
sono alla base della nostra Carta costituzionale.
(3-01263)
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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OTTOBRE
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DONADI, MURA, DI GIUSEPPE, PALADINI e PORCINO. — Al Ministro del
lavoro e delle politiche sociali. — Per
sapere – premesso che:
la distanza dell’Italia dai parametri di
Lisbona sul tasso di occupazione femminile è preoccupante: non si riuscirà a
raggiungere entro la fine del 2010 l’obiettivo dell’occupazione femminile al 60 per
cento, essendo fermi al 46 per cento (i
nostri dati sono inferiori rispetto a quello
medio dell’Unione europea di circa dodici
punti);
ciò significa che quasi metà delle
donne in età da lavoro non ha speranza di
ottenere un’autonomia economica, che
gran parte delle famiglie italiane, soprattutto, ma non solo, al Sud, si reggono su
un solo percettore di reddito, dalla stabilità ed adeguatezza del quale dipende la
sopravvivenza di tutti; la mancata valorizzazione dell’occupazione e del ruolo femminile produce declino economico, in
quanto il loro ingresso o il loro ritorno nel
mondo del lavoro è motore di tutta l’economia, oltre che volano di servizi;
le politiche sociali non affrontano, né
riconoscono il valore economico al lavoro
di cura, sia sotto forma di congedi coperti
da indennità adeguati che sotto forma di
contributi figurativi più sostanziosi di
quelli attualmente vigenti; al momento
attuale solo il congedo di maternità è
coperto da contributi figurativi calcolati
sulla retribuzione effettiva (e solo per chi
ha un lavoro regolare). Il congedo genitoriale, oltre ad essere compensato in maniera poco più che simbolica (30 per cento
dello stipendio e solo se preso entro i tre
anni di vita del bambino), dà luogo a
contributi figurativi ridotti, ancorché riscattabili o integrabili con versamenti volontari, e per un massimo di sei mesi e
solo per le lavoratrici dipendenti che abbiano almeno 5 anni di storia contributiva.
Invece, nel caso di contributi per il periodo del servizio militare (o civile alternativo a quello militare) basta aver avuto
anche un solo contributo nel periodo precedente il servizio; è anche per questo –
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
bassa remunerazione e scarsi o nulli contributi figurativi – che i padri raramente
prendono il congedo genitoriale, allargando di fatto il divario con le loro
compagne;
sul fronte degli incentivi ad hoc, al
momento nessuna delle due recenti scuole
del pensiero economico trova sponda in
questo Governo: né la scuola che propone
la detassazione parziale del reddito da
lavoro dipendente delle donne, né l’altra
che propone incentivi diretti alle aziende
che assumono donne; non risultano risorse
per favorire l’accesso al credito delle imprese femminili operanti nel Mezzogiorno;
il fondo per il sostegno all’imprenditoria
femminile in tutti i settori produttivi, di
cui alla legge n. 215 del 1992, non è stato
rifinanziato ed è privo di risorse;
il piano del Governo del dicembre
2009 « Italia 2020 – Programma di azioni
per l’inclusione delle donne nel mercato
del lavoro » propone, ad avviso degli interroganti, una politica di familismo esplicito, che riporta il nostro Paese agli anni
sessanta: non vi è in cantiere, a distanza
di un anno dal piano e di oltre due
dall’avvento di questo Governo, alcuna
misura concreta in favore dell’inclusione
delle donne nel mercato del lavoro;
con riguardo al lavoro femminile nel
pubblico impiego – in assenza di contestuali iniziative di sostegno o di benefici
economici o di incremento dei servizi nel
campo del welfare – l’unica misura adottata è stata l’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni, al pari degli uomini, con
l’unico scopo, ad avviso degli interroganti,
di produrre risparmi; il fatto rischia di
aggiungere ingiustizia a disuguaglianza;
promessa del Governo fu che quei
risparmi sarebbero stati utilizzati per l’incremento di risorse in favore delle donne
medesime, delle politiche di conciliazione
tra tempo di lavoro e di cura, delle politiche sociali collegate ai servizi alle famiglie: invece, il fondo per la non autosufficienza risulta ridotto, né sono state destinate adeguate risorse al welfare, né, al
momento, ciò sembra rientrare nelle priorità del Governo;
Camera dei Deputati
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OTTOBRE
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al contrario, diversi provvedimenti
adottati dal Governo – l’abolizione della
legge n. 188 del 2007 sulle dimissioni in
bianco, la limitazione del ricorso al part
time, il mancato rinnovo degli incentivi
fiscali a favore delle donne lavoratrici del
Mezzogiorno – ad avviso degli interroganti, hanno di fatto avallato comportamenti scorretti da parte dei datori di
lavoro e aumentato la discriminazione nei
confronti delle lavoratrici; in sostanza, il
rischio è che per le donne e le famiglie
italiane l’Italia del 2020 sia tragicamente
uguale a quella del 2010 –:
con quali misure intenda favorire
l’occupazione femminile.
(3-01264)
Interrogazione a risposta scritta:
CALLEGARI, FEDRIGA e FORCOLIN.
— Al Ministro del lavoro e delle politiche
sociali. — Per sapere – premesso che:
nel 2008 viene indetta la gara d’appalto per la gestione delle portinerie dell’università Ca’ Foscari di Venezia; tale
appalto coinvolgeva circa 40 lavoratori e
prevedeva l’applicazione del CCNL multiservizi;
il CCNL multiservizi all’articolo 4
prevede il passaggio diretto dei lavoratori
precedentemente impiegati all’interno dell’appalto, specificando tale procedura nel
caso a fine appalto ci sia un nuovo aggiudicatario, l’unica condizione posta è che
i lavoratori abbiano maturato in precedenza all’interno dell’appalto un’anzianità
di servizio di almeno 4 mesi;
la ATI formata da Il Guerriero-Prodest si aggiudica a far data dal 1 dicembre
2009 l’appalto sopra citato e tramite raccomandata AR contatta i 40 lavoratori che
fino al 30 novembre 2009 erano in forza
alla cooperativa Biblos (precedente aggiudicatario dell’appalto) proponendo l’assunzione alle proprie dipendenze, ma con una
condizione contrattuale nettamente sfavorevole, la ATI inseriva l’applicazione della
discontinuità (sono discontinui quei lavoratori che svolgono attività che non richie-
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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Camera dei Deputati
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dono un impegno continuativo di lavoro,
nonché i lavoratori che svolgono attività di
semplice attesa e custodia articolo 3 RDL
n. 692 del 1923), che in pratica prevede
una maggiorazione oraria da 40 a 45 ore
settimanali a parità di stipendio;
reinserirli al lavoro; in data 18 settembre
2010 a tutti i lavoratori riassunti veniva
recapitato un telegramma con il quale la
ATI comunicava il trasferimento su altre
regioni, chi in Puglia chi in Lombardia a
far data dal 20 ottobre 2010 –:
i lavoratori prima rifiutavano, ma
dopo, per paura di perdere il posto di
lavoro accettavano il contratto (comunque
sempre entro i limiti di legge), anche se
ritenuto svantaggioso; la ATI invece a
prescindere dagli obblighi imposti dal capitolato e dal CCNL multiservizi procedeva
con 15 nuove assunzioni, lasciando a casa
i 40 vecchi lavoratori;
se non ritenga opportuno inviare degli ispettori a controllare la corretta applicazione del CCNL multiservizi, in
quanto risulta che nonostante la magistratura del lavoro abbia giudicato per tre
volte come non applicabile alle figure
professionali in oggetto la discontinuità
(articolo 3 RDL n. 692 del 1923) ai 15
lavoratori assunti in sostituzione dei 40
venga tuttora applicata;
i 40 lavoratori con procedimento di
urgenza citavano di fronte al giudice del
lavoro l’ATI Il Guerriero-Prodest recriminando il loro diritto al posto di lavoro
sancito dall’articolo 4 del CCNL multiservizi e contro l’applicazione della discontinuità. Il giudice del lavoro in data 10
marzo 2010 dava ragione ai lavoratori su
tutti i punti, sia per quanto riguardava il
posto di lavoro sia riconoscendo che per la
loro figura professionale la discontinuità
non era applicabile;
l’ATI Il Guerriero-Prodest in data 1
aprile 2010 faceva ricorso d’urgenza contro la sentenza, ma anche questa volta il
collegio dei giudici del lavoro in data 28
aprile 2010 rigettava le istanze del consorzio dando ragione ai lavoratori e ordinando a Il Guerriero e Prodest ognuna per
la propria parte di competenza, l’immediata assunzione dei ricorrenti con il livello e gli orari di lavoro che gli stessi
avevano in precedenza nel medesimo appalto sino al 30 novembre 2009;
in data 11 agosto 2010 il giudice del
lavoro dava per la terza volta ragione ai
lavoratori emettendo la terza sentenza
contro Prodest e l’applicazione della discontinuità;
a far data dal 5 settembre 2010 l’ATI
Il Guerriero-Prodest riassumeva come ordinato dal giudice del lavoro i 40 lavoratori, tenendoli però a casa in congedo
pagato fino al 16 settembre 2010 per poi
se risponda al vero che i sopraccitati
15 lavoratori vengano impiegati anche per
turni di 60 ore settimanali;
se non ritenga opportuno fare un’attenta verificare dei caratteri oggettivi e di
legittimità delle motivazioni e delle responsabilità anche personali che secondo
l’ATI possano giustificare in presenza di
tre sentenze di reintegro nel posto di
lavoro, e dalle garanzie date dal CCNL il
trasferimento di 40 lavoratori. (4-08906)
*
*
*
RAPPORTI CON IL PARLAMENTO
Interrogazione a risposta immediata:
MANTINI,
VOLONTÈ,
PEZZOTTA,
MARCAZZAN, COMPAGNON, CICCANTI,
GALLETTI, LIBÈ e RAO. — Al Ministro
per i rapporti con il Parlamento. — Per
sapere – premesso che:
l’assegnazione alla città di Milano
dell’Expo 2015 riveste un ruolo strategico
fondamentale, soprattutto per le ricadute
virtuose che il progetto potrà avere in
funzione anticiclica sulla crisi economica:
è un’occasione eccezionale di sviluppo, un
fattore di ripresa competitiva e di attrazione di investimenti, il cui traino do-
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
vrebbe produrre un incremento del valore
aggiunto della Lombardia e dell’intero
Paese;
secondo una ricerca effettuata dalla
camera di commercio milanese su un
campione di oltre 1.100 imprese, si tratta
di un’importantissima opportunità che dovrebbe produrre un giro d’affari imponente: si prevede un incremento del fatturato intorno ai 44 miliardi di euro, con
un incremento medio del giro d’affari di
circa il 10 per cento ed i posti di lavoro
che potrebbero nascere grazie all’Expo
sono stati valutati in circa 70.000;
il comma 2 dell’articolo 14 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6
agosto 2008, n. 133, ha previsto la nomina
del sindaco di Milano pro tempore a commissario straordinario del Governo per
l’attività preparatoria dell’evento universale Expo 2015;
l’articolo 4 del decreto del Presidente
del Consiglio dei ministri del 22 ottobre
2008 ha disposto l’istituzione della società
di gestione Expo 2015 s.p.a., il cui oggetto
sociale, in attuazione degli obblighi internazionali assunti nei confronti del Bureau
international des expositions, prevede lo
svolgimento di tutte le opere individuate
nel dossier di candidatura come « essenziali », consistenti nelle opere di preparazione e costruzione del sito espositivo,
nelle opere infrastrutturali di connessione
al sito, nelle opere riguardanti la ricettività, nelle opere di natura tecnologica,
nonché in tutte le attività di organizzazione e gestione dell’evento;
il comma 3 dell’articolo 5 del decreto
del Presidente del Consiglio dei ministri
del 22 ottobre 2008 dispone l’istituzione
del « tavolo istituzionale » dell’Expo, che si
è riunito il 23 febbraio 2009, con la
partecipazione di Governo e dei tre enti
istituzionali territoriali (regione, provincia
e comune), che hanno proceduto all’approvazione dell’elenco delle opere: sono
stati censiti complessivamente 65 interventi, per quasi 25 miliardi di euro, divisi
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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OTTOBRE
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tra 13 opere essenziali, 17 opere connesse
e 35 opere ritenute necessarie ma non
inserite nel dossier di candidatura;
il commissario straordinario delegato
dal Governo per la realizzazione dell’evento universale, il sindaco di Milano
Letizia Moratti, nella seduta del Cipe del 6
marzo 2009, ha confermato il cronoprogramma delle opere e l’obiettivo di giungere nel settembre 2014 al completamento
delle stesse, cui si aggiunge anche il parere
positivo del presidente della regione Lombardia, che ha rassicurato che « su tutte le
65 opere si sta rispettando alla lettera il
cronoprogramma, sia per le essenziali che
per le 17 cosiddette connesse e le 35
necessarie, e contiamo di concluderle tutte
entro settembre », e anche i finanziamenti
sembrerebbero essere stati confermati e
messi a disposizione per l’esecuzione delle
opere necessarie;
il Governo ha precisato, nella seduta
della Camera dei deputati del 21 aprile
2009, che gli interventi si trovano in fase
di studio di fattibilità e preliminare e
riguardano opere stradali, metropolitane e
urbanistiche. L’avvio dei lavori per questo
primo gruppo di opere era previsto tra
gennaio 2010 e novembre 2010; la scansione temporale così stabilita corrisponde
alle previsioni di spesa che consentono il
completamento degli investimenti specifici
dell’evento Expo 2015, in coerenza con il
piano finanziario e con gli impegni internazionali assunti dal Governo italiano nei
confronti del Bureau international des
expositions;
in data 9 settembre 2009, più di un
anno e mezzo dopo la designazione del
Bureau international des expositions, è
stato presentato a Milano dall’allora amministratore delegato, onorevole Lucio
Stanca, il concept master plan di Expo
2015, non l’intero master plan, ma, come
si dice in gergo, la sua definizione concettuale, un insieme cioè di linee guida di
quello che sarà il piano generale del sito
sul quale dal 1o maggio al 30 ottobre 2015
si svolgerà l’esposizione;
le preoccupazioni diffuse sui ritardi
accumulati hanno riguardato la valuta-
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
zione del progetto dell’Expo 2015 di Milano, da parte del Bureau international des
expositions, la cui scadenza è stata programmata per il mese di aprile 2010 a
Parigi. Entro quella data, per regolamento,
la società di gestione dell’Expo 2015
avrebbe dovuto: registrare il progetto dopo
l’approvazione del master plan dell’area
espositiva, presentare il business plan del
progetto e il piano di comunicazione e
marketing di tutta la manifestazione;
le preoccupazioni crescono anche per
i ritardi accumulati sotto il profilo della
copertura dei costi dell’evento;
in seguito, nei mesi successivi e fino
ai nostri giorni, la confusione, i conflitti e
i ritardi sono aumentati in modo assai
preoccupante, fino alle dimissioni, nel giugno 2010, dell’amministratore delegato,
onorevole Lucio Stanca, e alla messa in
dubbio della stessa realizzazione dell’evento;
in particolare, il nodo essenziale irrisolto risulta essere quello della proprietà
dei terreni, oggetto di infinite diatribe con
e tra i proprietari e di pareri legali,
tardivamente richiesti e acquisiti;
risulta evidente, a pochi giorni dal
nuovo e decisivo incontro con il Bureau
international des expositions il 19 ottobre
2010, che l’Italia rischia di perdere l’Expo
2015, con gravissimo danno economico e
di immagine;
i pareri legali evidenziano che l’unica
strada ora perseguibile è quella ordinaria,
prevista in tutti i Paesi democratici avanzati per la realizzazione di infrastrutture
pubbliche, della dichiarazione di pubblica
utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori,
con immediata presa di possesso delle
aree, fermi restando i pieni diritti dei
proprietari al corretto indennizzo del valore ai sensi di legge;
risultano, infatti, impercorribili gli
strumenti dell’acquisto delle aree tramite
newco pubblico-privato e della concessione
parziale del diritto di superficie, poiché
insostenibili nei tempi e contrari alla legge,
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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OTTOBRE
2010
anche per i maggiori oneri derivanti nella
valutazione delle aree rispetto ai criteri di
indennizzo –:
se il Governo non ritenga necessario
procedere con immediatezza al provvedimento di dichiarazione di pubblica utilità e
di immissione in possesso delle aree, anche
attraverso ordinanza del Presidente del
Consiglio dei ministri, valutando l’opportunità della revoca dell’attuale commissario
straordinario Moratti, al fine di non pregiudicare la realizzazione dell’Expo 2015.
(3-01267)
*
*
*
SALUTE
Interrogazioni a risposta immediata:
BALDELLI e MANCUSO. — Al Ministro
della salute. — Per sapere – premesso che:
nell’ambito della sanità pubblica, i
tempi di attesa sono di estrema rilevanza;
per quanto riguarda le prestazioni
diagnostiche bisogna aspettare almeno 360
giorni per fare l’ecografia al seno o una
risonanza magnetica cranio (senza contrasto). Per una mammografia ci vogliono 420
giorni, per l’eco tessuto molle 480 giorni e
per l’ecocolordoppler 720 giorni;
nell’ambito delle visite specialistiche,
chi deve sottoporsi ad una chirurgica i
tempi di attesa sono 5 mesi (150 giorni),
per fare la visita neurochirurgica o un
esame vestibolare i giorni da aspettare
sono 180, contro i 270 della visita senologica e i 390 di quella cardiologica;
per gli interventi chirurgici ci sono
1.080 giorni di attesa per gli interventi di
protesi al seno, al ginocchio e all’anca, 540
giorni per l’intervento al menisco e 450
per l’asportazione della sacca lacrimale;
l’articolo 32 della Costituzione dichiara solennemente che la Repubblica
tutela la salute come fondamentale diritto
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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—
ALLEGATO
B
16073
AI RESOCONTI
dell’individuo e interesse della collettività e
garantisce cure gratuite agli indigenti;
il fenomeno delle liste d’attesa che
dilatano i tempi per l’accesso alle prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale lede il diritto alla tutela della salute;
è doveroso che il servizio pubblico
garantisca a tutti i cittadini tempi di
accesso alle prestazioni sanitarie certi e
adeguati ai problemi clinici;
è necessario stroncare il deplorevole
fenomeno delle liste d’attesa create ad arte
per spingere i pazienti a pagare quel che
nel normale orario di lavoro non viene
garantito gratis o col solo pagamento del
ticket –:
quali siano le iniziative del Ministro
interrogato, nell’ambito delle sue competenze, per ridurre i tempi delle liste di
attesa ed evitare che si debba ricorrere
con sempre maggiore frequenza alle prestazioni sanitarie in intramoenia a pagamento per avere un servizio celere ed
efficiente.
(3-01265)
LIVIA
TURCO,
MARAN,
LENZI,
QUARTIANI, GIACHETTI, ARGENTIN,
BOSSA, BUCCHINO, BURTONE, D’INCECCO, FARINA COSCIONI, GRASSI,
MIOTTO, MURER, PEDOTO, SARUBBI e
SBROLLINI. — Al Ministro della salute. —
Per sapere – premesso che:
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
decreto da parte del Ministro del lavoro,
della salute e delle politiche sociali, di
concerto con il Ministro dell’economia e
delle finanze, per la definizione dei criteri
in base ai quali i soggetti titolati possano
accedere ai risarcimenti previsti e, al
comma 363, l’estensione dell’indennizzo di
cui all’articolo 1 della legge 29 ottobre
2005, n. 229, ai soggetti effetti da sindrome da talidomide, determinata dalla
somministrazione dell’omonimo farmaco,
nelle forme dell’amelia, dell’emimelia,
della focomelia e della macromelia;
a distanza di tre anni, dopo lunghe e
logoranti trattative, dallo schema transattivo proposto dal Ministero della salute
scompare l’iniziale « analogia » e « coerenza », previste nella legge per il risarcimento a tutte le categorie infette, e compaiono la « prescrizione », il requisito del
« danno minimo », nonché quella che viene
definita la « discriminazione tra categorie »: per lo stesso danno fisico il Ministero
della salute propone a un emofiliaco
400.000 euro e a un emotrasfuso 68.000
euro, sei volte di meno;
sempre nello schema transattivo si
propone di pagare subito chi ha « le carte
in regola », mentre chi ha problemi di
prescrizione o quant’altro deve confidare
in un decreto-legge « salva esclusi » successivo, di cui non esiste alcuna garanzia
o impegno scritto;
da 17 giorni un gruppo di cittadini,
infettati per colpa di una trasfusione sbagliata di malattie come l’hiv, l’epatite B o
C, provenienti da tutta Italia, stazionano,
giorno e notte, con un camper davanti a
Montecitorio e chiedono risposte;
tutti i cittadini danneggiati da trasfusioni con sangue infetto devono essere
pagati egualmente, senza distinzione di
categorie e senza temere che la prescrizione mandi in fumo i dovuti risarcimenti –:
più volte il Parlamento si è occupato
di questa vicenda, a partire dalla legge 25
febbraio 1992, n. 210, e successive modificazioni ed integrazioni, che prevedeva un
indennizzo economico a favore dei soggetti
lesi in seguito a trasfusioni con sangue o
da somministrazioni di emoderivati infetti,
fino alla legge finanziaria per il 2008 (legge
n. 244 del 2007), dove, all’articolo 2,
comma 361, si prevede l’adozione di un
se non si ritengano ragionevoli, opportune ed accoglibili le richieste avanzate
dalle vittime delle trasfusioni da sangue
infetto, facendo sì non solo che tutti i
cittadini danneggiati in questo modo abbiano lo stesso trattamento risarcitorio
indipendentemente dalla causa che lo ha
prodotto, ma evitando anche di inserire i
termini per la prescrizione dalla domanda
di risarcimento, evitando così a coloro che
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16074
AI RESOCONTI
sono stati danneggiati oltre il danno anche
la beffa.
(3-01266)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
LIVIA TURCO, LENZI, GRASSI, MURER, MIOTTO, BURTONE, D’INCECCO,
BOSSA, SBROLLINI, SARUBBI, ARGENTIN e PEDOTO. — Al Ministro della salute.
— Per sapere – premesso che:
la definizione dei livelli essenziali
d’assistenza, il « paniere » dei servizi e
delle prestazioni offerte dal Servizio sanitario nazionale a tutti i cittadini è
ferma al 2001 dopo che il decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri del
Governo Prodi del 23 aprile 2008 contenente l’aggiornamento dei Livelli essenziali d’assistenza, è stato revocato dall’attuale Governo prendendo a pretesto,
ad avviso degli interroganti, un rilievo
mosso dalla Corte dei conti la quale
ritenne che i nuovi livelli essenziali di
assistenza sarebbero costati circa 800 milioni di euro in più su base annua
rispetto alla copertura prevista;
i nuovi livelli essenziali d’assistenza
cancellati e non ancora reintrodotti contenevano molte novità tra le quali: il
nuovo « nomenclatore tariffario delle protesi dei presidi e degli ausili » che riguarda l’assistenza protesica per le persone disabili ed introduce nuovi ausili
informatici di comunicazione e controllo
ambientale, ausili per la mobilità personale, ausili per la cura e l’adattamento
della casa, apparecchi acustici per le
persone con sordità peri verbale, l’aggiornamento dell’elenco delle malattie
croniche e rare esentate dal pagamento
del ticket, l’introduzione del vaccino anti
papilloma virus contro il cancro alla
cervice uterina, l’analgesia epidurale che
consente di partorire senza dolore, la
diagnosi neonatale della sordità congenita
e della cataratta congenita, il potenziamento dell’assistenza odontoiatrica attraverso la visita di controllo per tutti e il
trattamento delle urgenze, le cure domiciliari soprattutto per i malati nella fase
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
terminale, i servizi socio sanitari come i
consultori familiari, i centri di salute
mentale, i servizi di neuropsichiatria per
i minori, i servizi per i disabili gravi e
quelli per le persone con dipendenze
patologiche;
i livelli essenziali di assistenza rappresentano in sostanza l’offerta dei servizi
e delle prestazioni erogabili dal servizio
sanitario nazionale a tutti i cittadini, gratuitamente o previo pagamento di una
somma standardizzata (ticket) e, non disporre di una regolamentazione precisa e
aggiornata riguardo queste prestazioni è
alquanto rischioso per tutte le persone che
di queste prestazioni non possono fare a
meno;
la revoca del decreto del Presidente
del Consiglio dei ministri del 23 aprile
2008 ha comportato anche il mancato
aggiornamento del nomenclatore tariffario
degli ausili e delle protesi aggravando così
ulteriormente una situazione già di per sé
difficile visto che di fatto ha escluso dal
rimborso tutte le nuove applicazioni tecnologiche che sicuramente rendono più
agevole compiere i normali gesti quotidiani alle persone disabili;
il mancato aggiornamento dei LEA
da almeno due anni sta avendo gravi
ripercussioni sui cittadini in particolar
modo quelli più deboli che si sono visti
costretti in tutto questo tempo a far fronte
da soli alle mancate ed auspicate novità
previste nel 2008 e mai entrate in vigore
come;
in data 27 luglio 2010 alla Camera
dei deputati, in sede di conversione in
legge, con modificazioni, del decreto-legge
31 maggio 2010, 78, recante misure urgenti
in materia di stabilizzazione finanziaria e
di competitività economica, « il Governo
ha accettato l’ordine del giorno n. 9/3638/
312 a firma degli onorevoli Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci,
Maurizio Turco e Zamparutti con il quale
si impegnava ad emanare il decreto sui
livelli essenziali di assistenza entro il mese
di settembre 2010, termine da considerarsi
perentorio salvo che il ministro dell’eco-
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16075
AI RESOCONTI
nomia non avesse comunicato al Parlamento le ragioni che considerasse ostative
all’emanazione del decreto in questione
entro il termine indicato »;
il mese di settembre 2010 è passato
senza che né sia stato emanato il nuovo
decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri sull’introduzione dei nuovi livelli
essenziali di assistenza né che il Ministro
dell’economia e delle finanze comunicasse
al Parlamento le ragioni ostative all’emanazione dei nuovi livelli essenziali di assistenza –:
a quale stadio sia attualmente l’iter
relativo all’approvazione del nuovo decreto
del Presidente del Consiglio dei ministri
indicante l’introduzione dei nuovi livelli
essenziali d’assistenza fermi ormai al lontano 2001 e se non ritenga opportuno
impegnarsi in prima persona e in tutte le
sedi opportune affinché tale decreto veda
la luce quanto prima indicando anche con
chiarezza e precisione quale sia la data di
approvazione.
(5-03532)
LIVIA TURCO, LENZI, GRASSI, FARINA COSCIONI, MURER, MIOTTO,
BURTONE, D’INCECCO, BOSSA, SBROLLINI, SARUBBI, ARGENTIN e PEDOTO.
— Al Ministro della salute. — Per sapere –
premesso che:
il Parlamento in data 9 marzo 2010
ha approvato in via definitiva la legge
n. 38 riguardante « Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla
terapia del dolore », auspicata e voluta da
tutte le forze politiche;
quello delle cure palliative è divenuto
un vero problema sociale visto che, secondo i dati dello stesso Ministero della
salute, sono 250 mila i malati terminali
che ogni anno necessitano di cure palliative: 160 mila oncologici e 90 mila con
altre patologie (cardiache, respiratorie,
neurologiche, infettive);
per garantire la tutela e il diritto del
cittadino ad accedere alle cure palliative e
alla terapia del dolore e far sì che tutti i
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
cittadini, e non solo il 40 per cento dei
malati oncologici e meno dell’1 per cento
di quelli non oncologici, abbiano accesso
al programma di cure palliative, l’articolo
1 della legge n. 38 del 2010 tutela e
garantisce « l’accesso alle cure palliative e
alla terapia del dolore da parte del malato,
come definito dall’articolo 2, comma 1,
lettera c), nell’ambito dei livelli essenziali
di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 33 dell’8
febbraio 2002, al fine di assicurare il
rispetto della dignità e dell’autonomia
della persona umana, il bisogno di salute,
l’equità nell’accesso all’assistenza, la qualità delle cure e la loro appropriatezza
riguardo alle specifiche esigenze, ai sensi
dell’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni »;
l’inserimento nei livelli essenziali di
assistenza del diritto alle cure palliative e
alla terapia del dolore è fondamentale non
solo per superare le attuali disomogeneità
tra regione e regione, che rappresentano
uno dei più grossi limiti di questa medicina, ma per garantire la dignità del fine
vita e dell’eguaglianza di fronte alla sofferenza di tutti coloro che ne sono coinvolti, impedendo che la sofferenza si trasformi in un impoverimento dei diritti
della persona;
la legge n. 38 del 2010, proprio per
rendere usufruibile e reale il diritto alle
cure palliative e alla terapia del dolore a
tutti i cittadini, prevede al suo interno una
serie di adempimenti quali ad esempio:
all’articolo 3, comma 2, la definizione delle linee guida per la promozione,
lo sviluppo e il coordinamento degli interventi regionali negli ambiti individuati
dalla presente legge;
all’articolo 4, la realizzazione di
campagne istituzionali di comunicazione
destinate a informare i cittadini sulle modalità e sui criteri di accesso alle prestazioni e ai programmi di assistenza in
materia di cure palliative e di terapia del
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16076
AI RESOCONTI
dolore connesso alle malattie neoplastiche
e a patologie croniche e degenerative;
all’articolo 5, comma 1, l’attivazione da parte del Ministero della salute di
una specifica rilevazione sui presidi ospedalieri e territoriali e sulle prestazioni
assicurate in ciascuna regione dalle strutture del Servizio sanitario nazionale nel
campo delle cure palliative e della terapia
del dolore, al fine di promuovere l’attivazione e l’integrazione delle due reti a
livello regionale e nazionale e la loro
uniformità su tutto il territorio nazionale;
all’articolo 5, comma 2, un decreto
per l’individuazione sia delle figure professionali con specifiche competenze ed
esperienza nel campo delle cure palliative
e della terapia del dolore sia per le modalità di coordinamento tra la rete nazionale e quelle regionali;
all’articolo 5, comma 3, un decreto
per la definizione dei requisiti minimi e
delle modalità organizzative per l’accreditamento delle strutture di assistenza ai
malati in fase terminale e delle unità di
cure palliative e della terapia del dolore
domiciliari presenti in ciascuna regione;
all’articolo 6, il potenziamento del
progetto « Ospedale-Territorio senza dolore »;
all’articolo 7, l’obbligo di riportare
la rilevazione del dolore all’interno della
cartella clinica;
all’articolo 8, la formazione e l’aggiornamento del personale medico e sanitario in materia di cure palliative e di
terapia del dolore con l’approvazione di
uno o più decreti atti sia a modificare la
disciplina degli ordinamenti didattici di
specifici percorsi formativi in materia di
cure palliative e di terapia del dolore
connesso alle malattie neoplastiche e a
patologie croniche e degenerative sia ad
introdurre l’istituzione di master in cure
palliative e nella terapia del dolore, nonché la definizione di percorsi formativi
omogenei su tutto il territorio nazionale
per i volontari che operano nell’ambito
delle due reti;
Camera dei Deputati
—
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
all’articolo 9, l’attivazione del monitoraggio da parte del Ministero della
salute delle cure palliative e della terapia
del dolore connesso alle malattie neoplastiche e a patologie croniche e degenerative;
all’articolo 10, la semplificazione
delle procedure di accesso ai medicinali
impiegati nella terapia del dolore con la
modifica al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e
sostanze psicotrope, prevenzione, cura e
riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990,
n. 309 –:
quale sia attualmente lo stato degli
adempimenti previsti dai vari articoli dalla
legge n. 38 del 2010 riportati in premessa,
affinché una legge ormai approvata più di
sei mesi fa e voluta da tutte le forze
politiche possa iniziare a esplicare i suoi
effetti rendendo così accessibile e fruibile
un diritto riconosciuto a tutti i cittadini
indipendentemente dal loro luogo di residenza o dalle loro condizioni economicosociali.
(5-03533)
Interrogazione a risposta scritta:
DI PIETRO, DI GIUSEPPE, MURA e
PALAGIANO. — Al Ministro della salute. —
Per sapere – premesso che:
il 15 settembre 2010, come riportato
dall’Agenzia Ansa e da un articolo di
altromolise.it, un caso di malasanità è
accaduto a Pozzilli, piccolo centro della
provincia di Isernia. Vittima un sessantacinquenne, Antonio Del Corpo, che intorno
alle 4 aveva avvertito forti dolori al torace.
I familiari chiamano ripetutamente il 118
di Venafro, ma il telefono squilla a vuoto.
Il signor Del Corpo muore dopo un’ora e
mezzo, poco prima dell’arrivo di un’ambulanza chiamata dalla Polizia;
più volte gli operatori di Venafro
hanno denunciato, anche alla stampa, che
a causa della chiusura di diversi servizi
all’ospedale SS. Rosario di Venafro e per
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16077
AI RESOCONTI
la trasformazione del pronto soccorso in
punto di primo soccorso, si sono moltiplicati i trasferimenti della zona verso altri
nosocomi, con conseguente impossibilità di
fare fronte tempestivamente alle numerose
richieste di intervento;
per chiarire, se mai ce ne fosse
bisogno, lo stato in cui versa la sanità in
Molise, e prendendo proprio spunto dalla
morte di alcuni giorni prima del suddetto
signor Antonio Del Corpo, le pagine locali
del quotidiano Il Tempo del 21 settembre
2010, riportano la Lettera che l’ex primario di chirurgia del Veneziale di Isernia,
Cristiano Huscher, ha inviato all’assessore
alla sanità Nicola Passarelli. Partendo
dalle mancanze del 118 (sulle quali sono
aperte le indagini della Procura) il professor Huscher ricorda di aver costantemente riferito all’assessore circa l’inutilità
di alcuni reparti; le spese proibitive per le
creazioni di reparti; la pericolosità dei
medesimi reparti in quanto non poteva
essere garantita la continuità assistenziale
da parte dei primari che, esaurita l’attività
operatoria, tornavano a Roma; che nell’ospedale di Isernia si facevano interventi
che non andavano fatti e per i quali
qualcuno « ci aveva rimesso la pelle »; e
infine che alcune strutture del Veneziale
non erano a norma;
in questi mesi è peraltro montata la
protesta contro chi gestisce la sanità molisana; cortei a difesa degli ospedali, raccolta di firme per sindaci « poco attivi »
nella difesa dei reparti ospedalieri della
propria città, lungaggini nella fornitura di
esami diagnostici;
la realtà è che il Molise è una delle
regioni italiane con il deficit sanitario più
alto. Nel solo 2009, con una popolazione
di appena 330.000 abitanti, il deficit accertato è stato pari a circa 60 milioni di
euro. Per il 2010 si viaggia verso gli 80
milioni di euro;
principale causa di questo enorme
disavanzo sanitario, ad avviso degli interroganti è rappresentata dagli sperperi accumulati in anni di gestione clientelare
nella sanità pubblica;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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OTTOBRE
2010
come primi interventi per il rientro
dal deficit sanitario, la regione ha deciso
di tagliare sui più deboli, quelli che non
hanno la possibilità, o a prezzo di grandi
sacrifici, di spostarsi da una città all’altra
e che hanno l’esigenza di una assistenza
sanitaria ordinaria e continuativa sul territorio. Una delle scelte del governo regionale, è infatti quella di chiudere qualche struttura sanitaria, e tra queste vi è
l’Ospedale « SS. Rosario » di Venafro. Si
tratta di una struttura sanitaria pubblica
molisana, con il più alto indice di mobilità
attiva, crocevia e punto di riferimento per
i cittadini del basso Lazio, dell’alto casertano e del basso Abruzzo;
ciò ha consentito negli anni, al SS.
Rosario di maturare una elevata specializzazione in alcuni importanti servizi sanitari;
si ricorda peraltro che l’11 settembre
2010, si era svolta una grande manifestazione, organizzata anche dal comitato
« Ospedale SS. Rosario », e in difesa dello
stesso ospedale, proprio per difendere il
proprio diritto alla salute e per rivendicare
il mantenimento di una struttura, il SS.
Rosario, da sempre efficiente, anche economicamente. In realtà, il SS. Rosario
continua a ricevere duri colpi, che lo
stanno trascinando lentamente e inesorabilmente verso la chiusura;
oltretutto è stato accertato dai tecnici
specializzati che l’edificio in cui è ubicato
il SS. Rosario è antisismico, diversamente
da altri, tra cui il fabbricato del Veneziale
di Isernia. Una soluzione tecnica idonea a
garantire l’incolumità pubblica senza ulteriori costi per il sistema, sarebbe quello
di trasferire reparti del Veneziale nell’edificio del SS. Rosario;
viceversa sembra che la regione Molise abbia programmato di realizzare un
nuovo edificio, con quello che comporta in
termini di milioni di euro spesi. In pratica
si dovrebbe decidere di chiudere un ospedale – quello di Venafro – pienamente
antisismico, per realizzarne uno nuovo. E
ciò in evidente contrasto con i vincoli posti
dal Piano di rientro;
Atti Parlamentari
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XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
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Camera dei Deputati
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AI RESOCONTI
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
non per tutti gli ospedali sono però
previsti tagli, anzi in alcuni sono stati
apportati ulteriori interventi di potenziamento;
biente e della tutela del territorio e del
mare, al Ministro per le politiche europee.
— Per sapere – premesso che:
emblematica in questo senso è la
vicenda del « Veneziale » di Isernia e della
sua unità operativa di coordinamento,
l’unità di neurofisiopatologia. La struttura
ha praticamente più personale sanitario
che malati, e non avrebbe motivo di esistere data la specificità del reparto. Peraltro nel 2005, una Commissione di inchiesta del Senato ha evidenziato che si
tratta di una UOC (unità operativa di
coordinamento) che non attrae utenza
numerosa. Come riportato anche dal quotidiano Nuovo Molise oggi del 24 febbraio
2009, il primario di detta UOC unità di
neurofisiopatologia, è Nicola Iorio, fratello
del presidente Michele Iorio;
la Commissione europea ha evidenziato come il settore dell’edilizia possa
dare un contributo significativo per il
risparmio energetico su scala europea se vi
è un maggior impegno per l’efficienza sul
patrimonio esistente;
il medesimo quotidiano Nuovo Molise
oggi del 24 febbraio 2009, riporta peraltro
come altri familiari del presidente Iorio,
già commissario ad acta, sono inseriti nelle
strutture del servizio sanitario regionale –:
quali iniziative urgenti si intendano
adottare – nell’ambito delle proprie prerogative – per verificare quanto esposto in
premessa, rispetto alle scelte del commissario ad acta riguardanti il ridimensionamento e/o la chiusura di importanti presidi sanitari regionali posto che ad avviso
degli interroganti sussiste un problema di
incompatibilità dell’attuale commissario
ad acta a svolgere le sue funzioni per
conflitto di interessi, qualora venisse confermata la presenza in posti chiave della
sanità regionale di familiari del presidente
medesimo.
(4-08910)
la Commissione ha valutato come le
direttive sul risparmio energetico in edilizia, siano rivolte agli edifici nuovi che
rappresentano però soltanto l’1 per cento
dello stock di alloggi dell’Unione europea,
mentre il target del patrimonio edilizio
esistente è trascurato;
secondo la Commissione investire
nell’efficienza energetica dell’esistente, darebbe vita a una rivoluzione energetica
dell’edilizia che cambierebbe il quadro
della domanda energetica dell’Unione, assorbita per due terzi dalle città;
gli immobili residenziali rappresentano il 40 per cento dei consumi di energia
dell’Unione europea. Dotandoli di standard
energetici elevati, si potrebbero compiere
progressi rilevanti verso l’obiettivo di efficienza energetica fissato per il 2020, con
un taglio di ben 78 miliardi di euro nella
bolletta annuale e la creazione di un
milione di posti di lavoro;
Interrogazioni a risposta scritta:
quanto alle risorse, per la Commissione europea fino al 4 per cento dei fondi
dell’Unione europea per lo sviluppo regionale potrà essere indirizzato in efficienza
energetica e nel ricorso alle fonti rinnovabili negli edifici residenziali esistenti. Si
tratta di 8 miliardi di euro che darebbero
un contributo per il raggiungimento degli
obiettivi comunitari in materia di clima ed
eco-edilizia;
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI
e MAURIZIO TURCO. — Al Ministro dello
sviluppo economico, al Ministro dell’am-
la mozione 1-00324 del 26 gennaio
2010 approvata all’unanimità dalla Camera dei deputati impegnava, tra l’altro, il
Governo a promuovere iniziative norma-
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*
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SVILUPPO ECONOMICO
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
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16079
AI RESOCONTI
tive di competenza per ”favorire la riqualificazione energetica del patrimonio abitativo e industriale esistente in funzione di
un adeguamento tecnologico che permetta
un maggiore risparmio energetico, anche
attraverso la previsione di un sistema di
incentivazione stabile e certo nel mediolungo periodo, prevedendo a tal fine di
portare a regime le norme attualmente
vigenti di agevolazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli
edifici –:
quali misure si siano adottate per dar
seguito agli impegni sull’efficienza energetica del patrimonio abitativo ed industriale
esistente;
quale posizione si tenga nell’ambito
dell’Unione europea su questo tema in
relazione anche alla recente raccomandazione della Commissione europea.
(4-08900)
BORGHESI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
con delibera 366/10/CONS del 4 agosto 2010, l’Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni ha regolamentato il piano
di numerazione automatica dei canali
della televisione digitale terrestre in chiaro
e a pagamento, indicando le modalità di
attribuzione dei numeri ai fornitori di
servizi di media audiovisivi autorizzati alla
diffusione dei contenuti audio-video in
tecnica digitale vie etere terrestre e relative condizioni di utilizzo;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
tuito dalla media dei punteggi delle ultime
3 graduatorie predisposte dai Comitati
regionali delle comunicazioni (CORECOM)
nell’applicazione del decreto ministeriale
n. 292 del 2004, riguardante il regolamento per la concessione dei benefici
previsti a favore delle emittenti televisive
locali dall’articolo 45, comma 3, della legge
n. 448 del 1998 e successive modificazioni
ed integrazioni;
il decreto legislativo n. 44 del 15
marzo 2010 recante « Attuazione della direttiva 2007/65/CE relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli
Stati membri concernenti l’esercizio delle
attività televisive », pubblicato in Gazzetta
Ufficiale al n. 73 del 29 marzo 2010 (cosiddetto « Decreto Romani ») prevede che:
« l’Autorità, al fine di assicurare
condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie, adotta un apposito piano di
numerazione automatica dei canali della
televisione digitale terrestre, in chiaro e a
pagamento, e stabilisce con proprio regolamento le modalità di attribuzione dei
numeri ai fornitori di servizi di media
audiovisivi autorizzati alla diffusione di
contenuti audiovisivi in tecnica digitale
terrestre, sulla base dei seguenti princìpi e
criteri direttivi in ordine di priorità:
a) garanzia della semplicità d’uso del
sistema di ordinamento automatico dei
canali;
b) rispetto delle abitudini e preferenze degli utenti... »;
con determina dell’11 agosto 2010, in
attuazione della delibera 366 dell’AGCOM,
il dipartimento comunicazioni dell’MSE ha
emesso il bando per l’attribuzione della
numerazione automatica dei canali (LCN);
« Nel primo arco di numeri si dovranno prevedere adeguati spazi nella numerazione che valorizzino la programmazione delle emittenti locali di qualità e
quella legata al territorio »;
la delibera 366 dell’AGCOM prevede
per le emittenti locali il posizionamento
nel primo arco di numerazione dal 10 al19
e dal 71 al 99;
con segnalazione (AS718) pubblicata
sul bollettino 26/2010, l’Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni ha espresso
dubbi in merito al fatto che l’applicazione
concreta del decreto ministeriale n. 292
del 2004 produca « problematiche di carattere concorrenziale », giacché i criteri in
base ai quali vengono assegnati i punteggi
la citata delibera 366/10/CONS stabilisce che il criterio di assegnazione della
numerazione alle emittenti locali è costi-
Atti Parlamentari
XVI LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
16080
AI RESOCONTI
alle emittenti ai fini del riconoscimento dei
contributi (fatturati realizzati nel triennio
precedente e unità di personale dipendente impiegate nello svolgimento dell’attività televisiva), afferma l’Antitrust: « possono produrre effetti distorsivi delle dinamiche competitive nel mercato », finendo
con il premiare « in modo maggiormente
significativo le imprese che già realizzano
fatturati elevati e che già dispongono di un
consistente numero di dipendenti ». « Le
imprese televisive che realizzano fatturati
più elevati – scrive l’Agcom – ottengono
un significativo numero di punti aggiuntivi
che contribuiscono ad elevare la posizione
in graduatoria delle stesse e, di conseguenza, il contributo ad esse spettanti »;
tali criteri, a giudizio dell’Autorità,
non favoriscono l’innovazione e il miglioramento qualitativo dell’offerta televisiva
e, per ciò, ne andrebbero aggiunti altri,
quali la valutazione del tempo che le
emittenti televisive locali riservano ai programmi informativi e l’innovazione tecnologica degli impianti di radiodiffusione
televisiva eserciti. Tali criteri, infatti, « sarebbero maggiormente idonei al raggiungimento dell’obiettivo principale che il legislatore si prefiggeva nel momento dell’introduzione della normativa in esame (il
decreto ministeriale n. 292 del 2004), consistente nel sostenere ed incentivare l’esistenza e l’operatività di imprese televisive
in ambito locale a tutela del pluralismo
dell’informazione »;
riportando all’attenzione il caso
esemplificativo dell’emittente lombarda
« Più Blu Lombardia », radicata sul territorio lombardo da oltre 20 anni e stabilmente ai primi 10 posti tra le emittenti più
seguite in Lombardia, ma nelle ultime
posizioni delle graduatorie Corecom, secondo le previsioni della richiamata delibera tale emittente finirebbe per occupare
una posizione successiva al numero 90 del
telecomando, vedendo così di fatto azzerato il suo consolidato avviamento d’impresa televisiva, cancellato il ventennale
rapporto con l’utenza –:
se in Ministro sia a conoscenza dei
fatti sopra riportati;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
OTTOBRE
2010
se e quali iniziative di competenza,
ferme restando le prerogative dell’Autorità
per le garanzie nelle comunicazioni, il
Ministro intenda assumere in relazione a
quanto esposto in premessa.
(4-08911)
Apposizione di firme ad una mozione.
La mozione Farina Coscioni e altri
n. 1-00443, pubblicata nell’allegato B ai
resoconti della seduta del 29 settembre
2010, deve intendersi sottoscritta anche
dai deputati: Marchi, De Torre, Di Stanislao, Graziano, Raisi.
Apposizione di firme
ad una interrogazione.
L’interrogazione a risposta scritta Picierno n. 4-08827, pubblicata nell’allegato
B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Giulietti, Santagata, Rosato, Oliverio, Rigoni, Schirru, Bellanova.
Ritiro di documenti di indirizzo.
I seguenti documenti sono stati ritirati
dai presentatori:
mozione Di Pietro n. 1-00435 del 22
settembre 2010;
mozione Franceschini n. 1-00438 del
23 settembre 2010;
mozione Casini n. 1-00446 del 30
settembre 2010.
Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati
dai presentatori:
interpellanza a risposta scritta Lussana n. 4-07677 del 21 giugno 2010;
interrogazione a risposta in Commissione Luciano Dussin n. 5-03262 del 20
luglio 2010.
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