I NOTIZIE DALLA MARIAPOLI PERMANENTE REDAZIONE: LOPPIANO . 50064 INCISA VALDARNO (FI) . ANNO IV N. 1 . GENNAIO 1981 . BIMESTRALE SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO IV (70%) meglio di ieri Inizia un nuovo anno! Vorremmo che attraverso quest'invito a rinnovarci che Chiara Lubich ci ha in­ dirizzato qualche tempo fa, giungesse a ciascuno de­ gli amici di Loppiano il no­ stro augurio più bello e più vero. Vivere l'attimo presente solennemente. Attimo trovo dentro. Allora dico a Gesù: per te anche dopo attimo per Gesù, tutto per Gesù: patire, questa, dormire, essere ammalati, lavorare, per Gesù. anche questo. Nient'altro importa: non importa lavorare, es­ sere sani, soffrire, piangere, ridere... Tutto per Gesù, ogni cosa fatta bene, perfettamente. Mi alzo al mattino, riordino la mia stanza me­ come quando trovo il dolore: per te E poi una cosa nuova: mi piace vivere! Non «non morire ", ma vivere questa vita. Non vedo l'.ora di svegliarmi al mattino per ricominciare a viverla. Appena svegliata, an­ glio di ieri; comincio il mio lavoro meglio di cora mezza assonnata, mi dico: sù, di nuovo, ieri; parlo con qualcuno, cerco le parole, me­ da capo; per amare Dio. glio di ieri, e così via. Quali sono gli effetti di questo modo di vi­ Ecco Gesù, per te, tutto per te! vere? Si sperimentano dei momenti nei quali E la vita è bella! Capisco perché Gesù ha si avverte nell'anima una gioia insolita, stra­ detto: io sono la Vita; perché veramente mette ordinaria, che sa di paradiso. Ogni tanto me la dentro in questo nostro essere la Vita. INCONTRO CON I MAORI Dopo 13 anni è tornato a Loppiano Aloizio Dos Santos, attuale responsabile del Movimento in Oceania. Gli abbiamo chiesto qualche notizia di quest'im­ menso continente. Nella foto: Aloizio Dos Santos, al centro, con due foco­ larini australiani attualmente a Loppiano. « L'ultima novità - ci ha detto - è stato l'incontro con i Maori durante la recente Mariapoli in Nuova Zelanda. I Maori, come è noto, sono un popolo di circa 350.000 abitanti, immigrato alcuni secoli or sono dalla Polinesia e costituiscono l'elemento indigeno della Nuova Zelanda, caratteristico sia per i tratti somalici che· per le tradizioni non distrutte dalla colonizzazione successiva. Ogni anno si riuniscono per trattare , conciliarmente ' tutti i problemi concernenti la loro vita e tradizione. Quest'anno li abbiamo incontrati a Hawks Bay dove tenevano il loro consiglio nazionale. Erano i giorni della nostra Mariapoli ed i responsabili maggiori della comunità ci hanno invitato ufficialmente. Sapevamo - 'continua Aloizio - che qualcuno di loro già ci aveva cono­ sciuto in un incontro precedente, ma non immaginavamo a qual punto l'annun­ cio e l'esperienza della nostra vita fossero penetrati. Ci hanno accolto con questo saluto: « Siete stati inviati da Dio qui fra noi, ed è in nome di Dio che noi vi accogliamo". Ci hanno poi chiesto di parlare, ascoltando con grandissimo interesse e partecipazione. Per tutto il tempo del nostro soggiorno l'atmosfera di fraternità era la stessa della Mariapoli. Abbiamo avuto l'impressione di una vera comunità. Durante la Messa non è stato proposto di scambiarci un segno di pace. Abbiamo chiesto il perchè e ci è stato risposto: « Perché con voi la pace è già piena, come fra noi". Dopo qualche giorno dalla nostra partenza abbiamo ricevuto alcune lettere. « Grazie per l'laeale che ci avete portato che ci permette di realizzare in pieno la nostra comunità". E una giovane donna scriveva: « Non ricordo che abbiate parlato di Maria però, misteriosamente, attraverso l'incontro con voi, Maria è diventata real­ mente mia madre". vita della mariapoli Dal 21 al 23 novembre sono stati a Loppiano 150 giovani della Campania e Basilicata. Hanno trascorso con noi due giornate intere e hanno condiviso la no­ stra vita al punto da sentirsi con noi cittadini della Mariapoli ; pronti a vivere la legge della città: l'amore reciproco. t stata per tutti un'esperienza di unità. città fossero come Loppìano. Senz'altro sarebbe un paradiso. Spero di poter por­ tare nella mia città ciò che si incarna qui". « Voglio dirvi che dovete aver la forza di superare tutti i dolori che incontre­ rete; è troppo importante che voi ci siate e che riusciate a costruire questa città, I giovani di Napoli in visita ai luoghi di lavoro. Ecco qualche stralcio delle impressio­ ni che ci hanno lasciato prima di partire: « La presenza di Loppiano e delle tante cittadelle e comunità sparse nel mondo, mi incoraggia a impegnarmi sempre più al servizio dell'uomo, e in special modo di chi non ha voce, di chi non ha mani, degli emarginati" ... « Porto via con me la certezza che non si è soli, che le vittorie più belle sono quelle più sofferte, e che conta spendere la vita per qualcosa che vale"... « Per un momento ho pensato a cosa potrebbe diventare il mondo, se tutte le 2 che è un grande motivo di consolazione e di speranza" ... La domenica, già pronti per lasciare Loppiano, ci hanno chiesto di .fare il patto dell'amore scambievole, così come Chiara l'aveva fatto con noi nel giugno scorso. t stato il momento più bello; subito dopo, la notizia non ancora precisata del terremoto, che colpiva proprio le loro città e paesi. � stato l'incontro col do­ lore, con l'incertezza di non sapere co­ sa avrebbero trovato tornando nelle loro case. Così la partenza aveva qualcosa di so­ lenne; il dolore colpiva, e nello stesso tempo l'unità costruita in quelle quaran­ totto ore era più forte della morte. Così ci ha scritto due giorni dopo un focolarino di Napoli venuto con loro: « Sia­ mo tornati trasformati da « Gesù in mez­ zo" trovato e costruito con tutti i citta­ dini di Loppiano. Quando siamo arrivati, ci siamo subito accorti della grande de­ solazione che ci attendeva. Tutta la zona era stata interessata dal sisma. Ci siamo sentiti forti del patto fatto la sera pre­ cedente e con l'anima ricca di pace, ci siamo avviati verso le città sinistrate . � stato un dono di Dio sapere che tutte le famiglie dei giovani erano salve. Il dono più grande di questi giorni però a Loppiano, è stato « toccare" la pre­ senza di Dio fra noi e ciascuno ora la custodisce nel suo cuore come una perla preziosa. l IL CENTRO AVE fQ.,'L/� Presentiamo in questo numero una delle attività della Mariapoli per­ manente che comprende scultura, ceramica, progettazione e arreda­ mento di chiese, cui si dedica in particolare un gruppo delle giovani di Loppiano. � �e..:v2,a.. . � :..p IM..-� AJ.� " . (/k.fV1<...«'À.. Ci siamo rivolti alla scultrice Ave Cerquetti e alla ceramista Tecla Rantucci che sono all'origine degli ateliers d'arte e dei laboratori arti­ gianali. Tecla: Quando cominciarono ad arrivare giovani da tutti i conti­ nenti avvertimmo la necessità di far nascere varie attività d'équipes. Non mancarono le difficoltà; le giovani avevano tutte pochissima espe- 94e..A.... It..-Yè, ma.- �' �.,..o..- M:t::.r(;', � ...... u-t-.: �......u G\.M..' "" e.r.&, fd� ('F��'JA./ �J.<, 1'\.0...- ì,/ � --t..� irr ;�' 5�! Uo�·�; �� Scritto autografo di Chiara Lubich dedicato al Centro Ave come programma di vita. rienza, ma nel saper cogliere il positivo l'una dell'altra, trovammo via via la soluzione ai problemi. Costatammo che la nostra for­ za era l'unità di pensiero e di azione. In questo clima, i talenti più vari, per l'internazionalità delle équipes, potenziavano l'espressione indivi­ duale rendendola più completa ed universale. Ave: Come scultrice attingo da questa vita di unità e di amore scambievole una libertà nuova. Nella foto : Rantucci. « Accordo" di Tecla Ci si sforza di colmare le frat­ ture esistenti fra sacro e profano e di inserire nelle case come nelle chiese elementi che contribuisca­ no alla bellezza, all'armonia e al­ l'unità dell'insieme. Nella foto: Ave Cerquetti mentre sta ultimando « La Madonna del lavoro Ho trovato in questa nostra e­ sperienza, una dimensione non più individuale ma collettiva. La tensione sempre crescente è poter arrivare a una forma sempli­ ce ed essenziale, ad un'espressio­ ne accessibile a tutti. Le opere nascono così come ri­ sultante, come conseguenza della nostra vita, dove i rapporti sono semplici per la scelta comune di Dio. l>. Nella foto, a destra: ragazze di varie nazioni lavorano alla fedele ed accurata riproduzione delle opere. Il desiderio di ciascuna équipe è quello di vivere costantemente la frase del Vangelo: Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lo sono in mezzo a loro". « L'arte è la manifestazione che il « mondo di Dio è una creazione unica, libera, consegnata ed affidata all'uomo. per lo sviluppo della sua cultura e della sua responsabilità... ». 0.0 ( Giovanni . Paolo Il agli artisti di Monaco). 5 esperienza 35 anni d'insegnamento nella scuola pri­ maria mi hanno portato a contatti per­ sonali, ambientali, sociali i più disparati, è vero che ho amato la mia scuola, ma è altrettanto vero che con la scoperta di Gesù, ho costatato che prima il mio impegno di cristiana, nei suoi molteplici aspetti, aveva in fondo come radice il mio « io », la soddisfazione del fare, del riu­ scire, dei buoni risultati... Non mi sono dunque mancate le diffi­ coltà d'inseriniento nella comunità, per­ ché l'amore reciproco che fa di due Uno, costa la morte del proprio io; la scelta di Dio ci richiede di essere una cam­ biale in bianco, e questa cambiale in bianco, per noi, nella volontf\ di Dio è soprattutto l'amore al fratello: consumati in Uno. Ma il frutto che ne deriva è una gioia sconosciuta ai più, ma vera, profonda, perché servizio. la mia chiamata D. - Pensi di essere stata arricchita da questa nuova esperienza? Abbiamo rivolto ad Ada Jacopozzi (a si­ nistra, nella foto), che da alcuni anni svol­ ge nella Mariapoli il ruolo di insegnante d'italiano, alcune domande: D. - Che cosa ti ha spinto a venire a Loppiano? Il motivo per cui mi trovo qui richiede una premessa, e cioè che cosa ha signi­ ficato per me l'incontro ·con i focolarini. Questo incontro è avvenuto nel '53. Ave­ vo allora una famiglia bella, armoniosa. Sposa, madre, insegnante per vocazione, non mi mancava nulla, e specie dopo la guerra, potevo ritenermi persona fortu­ nata.. Spesso però, nel mio intimo, mi era compagna una segreta inquietudine, pur essendo fermamente credente e pra­ ticante. Intuivo che questo stato d'ani­ mo era strettamente legato al mio rap­ porto con Dio, ma mi sottraevo ad ap­ profondirlo. Infatti le parole di Gesù: cc Non chi dice Signore, Signore... », « Rigetterò dalla mia bocca i mediocri... » mi angosciavano! Vo­ levo essere seguace di Gesù, ma... Ricordo che una volta ricevendo Gesù Eucarestia gli dicevo: « Ma perché l'uni­ tà che ho ora con te, non può continuare anche fuori della chiesa, tutto il giorno? ». La risposta a questa domanda di circa trent'anni fa, è la mia presenza qui nella Mariapoli. t'Jell'incontro col Movimento, di cui par­ lavo prima, mentre ascoltavo una com­ pagna dj Chiara Lubich, si impose a me una' scelta totalitaria di Dio. « Chi non lascia padre, madre e figli e campi... », almeno spiritualmente, Gesù infatti lo ha detto per tutti. Dio mi chiedeva una conversione radi­ cale: Dio messo al posto che gli spet­ tava, il primo, e nell'ordine suo tutto il resto: la mia persona, la famiglia, la scuola, gli interessi vari. Del resto per i primi cristiani era così: fidanzati o spo­ si, Cristo era prima e sopra tutto. Così mi sono lanciata ed è cominciata « la divina avventura » ... 6 Ma Dio aveva i suoi piani: dopo 7 anni, mentre il figlio si sposava, il com­ pagno incomparabile della mia vita fu colpito da grave malattia che lo portò al Cielo. Fu la desolazione! Fu lo strazio! Ma quella desolazione, quello strazio avevano ora un nome, un volto: Gesù Crocefisso e Abbandonato! Ma Dio non toglie per togliere, Dio a me riservava la chiamata totale: cc Vieni e seguimi». Dopo alcuni anni trascorsi in focolare a Roma, nel '67 sono venuta a Loppiano per insegnare la lingua italiana. D. - Qui la prevalenza degli abitanti so­ no i giovani; tra '/e persone mature tu sei quella in età più avanzata. Com'è il tuo rapporto con i giovani? Proprio l'altro giorno domandavo a del­ le giovani focolarine: « Ma cosa pensate, come vedete voi, questa anziana focola­ rina? »: Sono scoppiate in una grande ri­ sata: « Ma noi non ci siamo mai accorte che sei anziana! Ti vediamo come una di noi, l'anima non ha età...». Il comandamento di Gesù « Amatevi l'un l'altro come io ho amato voi» è tut­ ta la legge di Loppiano, e l'amore reci­ proco fa cadere tutte le barriere: di raz­ za, di nazionalità, di classe sociale, di cultura, e perciò anche di età. Logicamente questo rapporto non è frutto gratuito, ma frutto del dolore su­ perato e trasformato in amore. Sono del giugno scorso le pqrole di Chiara: « Qui ognuno deve spostare ogni desiderio che può nascere dal suo cuore: Ama gli stu­ di? L'arte? Il lavoro, lo sport? Non per questo è venuto qui. Dio vuole in que­ sto luogo soprattutto un incendio d'amo­ re ed ognuno deve prestarsi a combu­ stibile » . D. - Possedendo prima una ricca espe­ rienza umana, sia familiare che profes­ sionale, hai avuto difficoltà di inserimen­ to nella comunità? È vero che possedevo già un'espe­ rienza familiare tanto bella, è vero che Sì, senza dubbio, niente come la dina­ mica di Dio ti fa libera e realizzata: non sei persona limitata, ma « corpo» in cui ogni fratello attraverso il suo specifico compito, è dono all'altro. E poiché attra­ verso i giovani tutto il mondo è rappre­ sentato c'è una sincera apertura su tutto, su tutti e su ciascuno, con comunione di beni materiali e spirituali, in una dimen­ sione che non si limita alla cittadella, ma che spinge all'universale, per cui tuoi sono i problemi, i travagli, gli interessi, i bisogni di tutta l'umanità e di tutta la Chiesa. E per la Chiesa e per l'umanità si vive, si soffre, si ama insieme. LE MARIAPOLI PERMANENTI NEL MONDO: ITALIA Loppiano 50064 Incisa Valdarno - Firenze GERMANIA Ottmaring Am Wasserturm 13 8904 Friedberg ARGENTINA O'Higgins C.C. 29 - 6748 Pcia. 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Se sì, avrai notato che vi sono molte funzioni in coloro che la compongono: chi ha il dono di parlare e ti comunica realtà spirituali che ti toccano l'ani­ ma; chi ha il dono d'aiutare, di assistere, di prov­ vedere, e ti fa meravigliare di fronte ai successi rag­ giunti a beneficio di quanti soffrono; chi insegna con tanta sapienza da infonderti una nuovissima for­ za alla fede che già possiedi, chi ha l'arte di orga­ nizzare, chi di governare; chi sa capire quelli che avvicina ed è distributore di consolazione ai cuori che ne abbisognano. Sì , tutto questo puoi sperimentare, ma soprattutto ciò che ti colpisce in una comunità così viva, è l'unico spirito che tutti informa e ti sembra di sentir aleg­ giare e fa di quella originale società un unum, un solo corpo. cc Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo ». Anche Paolo, e lui in modo particolare, si è tro­ vato di fronte a comunità cristiane vivissime susci­ tate proprio dalla sua straordinaria parola. Una di queste era quella, giovane, di Corinto nella quale lo Spirito Santo non era stato parco nel diffondere i suoì doni o carismi, come si chiamano. Anzi in quel tempo se ne manifestavarlO di straor­ dinari per la speciale vocazione che aveva la Chiesa nascente. Senonché questa comunità, fatta l'esperienza esal­ tante dei vari doni elargiti dallo Spirito Santo, aveva conosciuto anche rivalità o disordini proprio fra co­ loro che ne erano stati beneficiati. Fu necessario allora rivolgersi a Paolo, che era ad Efeso, per avere dei chiarimenti. Paolo non esita e risponde in una delle sue stra­ ordinarie lettere, spiegando come vadano usate que­ ste grazie particolari. 3 Egli spiega che esiste diversità di carismi, di­ versità di ministeri, come quello degli apostoli o dei profeti o dei maestri, ma che uno solo è il Si­ gnore da cui provengono. Dice che nella comunità esistono operatori di miracoli, di guarigioni, persone portate in modo eccezionale all'assistenza, altre al governo, come esiste chi sa parlar lingue, chi le sa interpretare, ma aggiunge che uno solo è Dio da cui hanno origine. E allora, siccome i vari doni sono espressioni qel­ lo stesso Spirito Santo, che li infonde liberamente, non possono non essere in armonia fra di loro, non possono non essere complementari. Essi non ser­ vono al godimento personale, non possono essere motivo di vanto, o di affermazione di sé, ma sono dati per una finalità comune: costruire la comunità: la loro finalità è il servizio. Non possono quindi ge­ nerare rivalità o confusione. Paolo, pur pensando a doni particolari che ri­ guardavano proprio la vita della comunità, è dell'av­ viso che ogni membro di essa ha la sua capacità, il suo talento da far trafficare per il bene di tutti e ognuno deve essere contento del proprio. Lui presenta la comunità come un corpo e si do­ manda: «Se il corpo fosse tutto occhio dove sa­ rebbe l'udito? E se fosse tutto udito dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo di­ stinto nel corpo come Egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo dove sarebbe il corpo?». Invece. cc Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo ». Se ognuno è diverso, ognuno può essere dono per gli altri, e con ciò essere se stesso e realizzare il proprio disegno d! Dio nei confronti degli altri. E Paolo vede nella comunità, in cui i diversi doni funzionano, una realtà cui dà uno splendido nome: Cristo. Il fatto è che quell'originale corpo che com­ pongono i membri della comunità è veramente il Corpo di Cristo. Cristo infatti continua a vivere nella sua Chiesa e la Chiesa è il suo corpo. Nel battesimo infatti lo Spirito Santo incorpora in Cristo il cre­ dente, che viene inserito nella comunità. E lì tutti sono Cristo, ogni divisione è cancellata, ogni di­ scriminazione è superata. cc Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo >l. Se il corpo è uno, i membri della comunità cri­ stiana attuano bene il loro nuovo modo di vivere se realizzano fra loro l'unità, q u ell'unità che sup­ pone la diversità, il pluralismo. La comunità non as­ somiglia ad un blocco di materia inerte ma ad un organismo vivente con diverse membra. Il provocare le divisioni è per i cristiani far il contrari8 di quanto devono. 4 cc Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo >l. Come allora vivrai questa nuova Parola che la Scrittura ti propone? Occorre tu abbia un grande rispetto per le varie funzioni, per i doni e i talenti della comunità cristiana. Bisognerà che tu dilati il cuore su tutta la varia ricchezza della Chiesa e non solo della piccola Chie­ sa, che frequenti e ti è nota, come la comunità par­ rocchiale o l'associazione cristiana, cui tu sei le­ gato, oppure il Movimento ecclesiale di cui sei mem­ bro, ma della Chiesa universale nelle sue moltepli­ ci forme ed espressioni. Tutto devi sentir tuo perché sei parte di questo unico corpo. E allora come tieni in considerazione e proteggi ogni membro del tuo corpo fisico, così devi fare per ogni membro del corpo spirituale. Ci sono cristiani che con la loro particolare chia­ mata ti sottolineeranno il valore delle virtù cristiane come l'obbedienza o la povertà o la castità o l'umiltà, o la forza... Altri ti dicono con la loro vita che ciò che importa è l'amore del povero, del diseredato, dell'ultimo... Altri ti sottolineano l'unione. con Dio. Altri la necessità di riportare a Lui chi ne è lontano. Vi è chi viene in rilievo nella Chiesa per il suo sforzo ecumenico in favore dell'unità della Chiesa o per un incremento del lavoro missionario. Trovi chi si de'dica con particolari risultati allo studio ed alla diffu­ sione della vèrità cristiana; é h i, come il Papa e i Vescovi, apostoli di oggi, governa, insegna e guida i cristiani... Trovi 'doni attuali, carismi di questo se­ colo che t'affascinano e tr fan.no lodare Dio sempre presente, come non è difficile éonoscere famiglie nu­ merosissime dj uomini e donne informati da carismi venuti nei secoli ma ancora tanto vivi. Per tutti devi avere stima, far la tua parte perché possano rendersi utili alla Chiesa nel migliore dei modi. E, se a te non toccasse nessuno di questi com­ piti speciali, non disprezzare intanto ciò che Dio ti domanda là dove sei, per quanto il lavoro quotidiano ti possa sembrare monotono e senza grandi signifi­ cati: apparteniamo tutti ad un medesimo corpo e, come membro, ognuno partecipa all'attività dell'in­ tero corpo, rimanendo al posto che Dio ha scelto per Lui. L'essenziale poi è che tu possegga quel carisma che, come annuncia Paolo, supera tutti gli altri ed è l'amore: l'amore per ciascun uomo che incontri, l'amore per tutti gli uomini della terra. È con l'amore, con l'amore reciproco che le mol­ te membra possono essere un sol corpo. Chiara Lubich