Istituto Teologico s. Pietro Viale Armando Diaz, 25 Viterbo, 01100. L’ora di religione. Preparare il vangelo in una scuola pubblica. Studentessa: Baldassini Chiara. Professore: Currò Salvatore Costruire la casa interiore Ambito: educativo, relativo l’insegnamento della religione cattolica nella scuola primaria. Obiettivo: preparare la casa (quella spirituale) a Gesù….. il cui ambiente deve riflettere e vivere dell’amore trinitario . Luogo: la coscienza. Oggi più che mai si profilano all’orizzonte,soprattutto per le società più opulente, I rischi di un nuovo analfabetismo: quello delle coscienze. Orizzonte: teologico e antropologico insieme. poiché è fondamentale saper coniugare teoria e pratica, Parola e testimonianza. Strumenti didattici: Scrittura, esperienze di vita scritte dai bambini stessi(questo perché il bambino rivela una capacità naturale a recepire e a trasmettere il messaggio cristiano dell’ amore per cui lui stesso diventa veramente il miglior Maestro per i suoi coetanei), osservazione della natura e delle sue molteplici manifestazioni e cambiamenti (il tramonto , il susseguirsi delle stagioni, ecc.)per mantenere vivo lo stupore e l’ ammirazione per le cose del creato,canzoni a tema ,giochi che contribuiscano a creare un aria di unità. ATTEGGIAMENTO DELL’ INSEGNANTE “L’ amore è la scintilla ispiratrice di tutto quello che voi siete, di tutto quello che voi fate nel mondo” Giovanni Paolo II. Lo scrittore evangelico H.C. Trumpell dichiarava: “Amare e conquistare sono due doveri inseparabili di ogni discepolo di Cristo”. L’ amore per l’ alunno rende l’ insegnante capace di conquistarne il cuore, per poi rivolgerlo a Dio. È stato detto che tutte le leggi dell’ insegnamento potrebbero ridursi a questo: “Amerai il tuo alunno” Qualcuno mi ama? Chiede il giovane alla generazione adulta. La domanda è scomoda per coloro che hanno fatto del loro lavoro di insegnanti un mestiere come tanti. Perché per amare occorre saper penetrare nel segreto dell’ anima giovanile, con quello sguardo educativo che richiede una conoscenza più sensibile e raffinata di quella psicologica. Solo cosi agli occhi dell’ educatore si svela ciò che di più spirituale il giovane porta in sé, quale impronta originaria che ancora non percepisce bene, ma proprio perché è amato può ri-conoscere e, a sua volta, rigenerare come vita, per sé e per gli altri. Qual’ è dunque il profilo che deve avere l’ insegnante per adempiere a ciò ? Ecco alcune caratteristiche di fondo, legate al suo mettersi in relazione, al suoi porsi nel mondo, nell’ incontro con le persone e con la cultura. Innanzitutto una disposizione accogliente, pronta a “farsi uno” con l’ altro da sé; umile,in quanto capace di svincolarsi dai propri pregiudizi e dalle proprie pre- cognizioni. È un rapporto educativo che sa farsi sguardo che “circonda con delicatezza”-come si esprime M Heidegger- che rinuncia al gesto invasivo dell’ imposizione e dell’ indottrinamento per fare quel vuoto, innanzitutto dentro di sé, da cui far scaturire proprio quello spazio accogliente che per natura è educativo, cioè permette di trar fuori: un operazione possibile solo se l’ educando è libero di manifestarsi, di fidarsi, di interrogare e di interrogarsi, dando espressione a tutte le proprie potenzialità. Pedagogia che deve rispettare i tempi dell’ anima, poiché per amare veramente occorre anche tollerare il vuoto, la non-risposta immediata, la non perfetta adesione alle nostre procedure. Per cui l’ accostarsi dell’ educatore ha una duplice movenza: di indietreggiamento, di rispettosa attesa e, nello stesso tempo, di proposta e di cura verso l’ educando Il linguaggio che è la casa dell’ essere,è lo strumento attraverso cui la persona viene riconosciuta, chiamata, invitata ad uscire. Occorre un linguaggio composto da parole che possono aprire all’incontro con l’ altro, unite all’ essere e portatrici di significato essenziale. Un immagine: parole come porte di accesso per giungere ad abitare la grande casa spirituale,linguaggio evocativo che non esaurisca il tutto ma lasci spazio … Nella Scrittura: con una domanda investigatrice Gesù volle scandagliare il cuore di Pietro, volle vedere se in quel cuore vi era o no amore. Quando vide che il cuore del Suo discepolo era ricco d’ amore, disse: “ Pasci le mie pecorelle” ( Giovanni 21,15).Gesù sapeva che l’ amore quello vero e profondo, è indispensabile perché una persona possa “pascere o insegnare”. Dall’ amore verso dio, dall’ amore per Gesù e dall’ amore umano per l’ alunno nasceranno le cause dominanti che regoleranno la condotta dell’ insegnante, formeranno il carattere dell’ alunno e assicureranno il raggiungimento del fine di ogni insegnante cristiano. La proposta didattica finalizzata a far si che l’amore si manifesti spontaneamente nel parlare e nel fare del bambino è quella del dado dell’ amore le cui facce riportano ciascuna un punto dell’ arte di amare: amare tutti, amare per primi, farsi uno, vedere Gesù nell’ altro, amare il nemico e amarsi a vicenda unitamente al libro dove sono raccolte le esperienze di bambini dai quattro agli otto anni, provenienti da tutto il mondo che condividono la spiritualità dell’ unità e la vivono nella vita quotidiana. Modello: Gesù, Il Maestro dei Maestri. “E Gesù vedendo le folle, salì sul monte; e postosi a sedere, i suoi discepoli si accostarono a lui. Ed Egli, aperta la bocca, li ammaestrava”. ( Matteo 5,1-2). Sappiamo che in Gesù esisteva una perfetta armonia tra la vita e il messaggio. Anche l’ armonia tra la vita , il messaggio e il metodo erano in Lui inscindibilmente unite. Gesù riteneva importante la relazione tra impressione ed espressione nel processo di apprendimento. Infatti l’ apprendimento non è facilitato soltanto dalla partecipazione attiva dell’ alunno ma anche da come poi saprà esprimere quanto ha appreso. Gesù disse apertamente che la verità spirituale appresa doveva essere espressa praticamente: “ Voi li riconoscerete dunque dai loro frutti”(Matteo 7.20). E disse anche: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 7.21). Gesù insegnò che lo Spirito Santo , movente dell’ anima , avrebbe insegnato e guidato in tutta la verità , avrebbe spinto ad agire ed infine avrebbe dato la potenza per agire. Proposta didattica: Parola di vita (mensile ) per bambini. I vari metodi usati da Gesù si possono cosi riassumere: domande di cui Egli si servi largamente. Infatti i vangeli ricordano più di cento domande rivolte da Gesù ai Suoi vari interlocutori. Con esse il Maestro si proponeva di stimolare la mente e costringerla a riflettere, applicare alla vita il Suo messaggio, rivolgere e applicare il Suo insegnamento alle singole persone, poiché Egli non insegnava soltatnto, s’ interessava anche della crescita spirituale dei propri 2alunni2, perciò voleva che applicassero a sé stessi quanto insegnava loro; discussione con la donna di Samaria,con Nicodemo e con il giovane ricco; sermone di cui il più lungo è quello di Giovanni (dal capitolo 14 al capitolo 17),il Sermone sul monte (Matteo capitoli sesto e settimo)ed infine quello relativo “alla fine dei tempi” (Matteo capitolo 24 e 25):Racconti a parabole. Gli aiuti didattici di cui si serviva Gesù erano figure simboliche , oggetti e situazioni pratiche ed aiuti visuali (come ad esempio una montagna rocciosa ,il mare di Galilea con le sue onde agitate o un sentiero difficile). “E non fatevi chiamare maestri perché uno solo è il vostro maestro, il Cristo”. Un maestro è tale se in grado di orientare la propria vita non su se stesso ma verso Lui che è Amore. Occorre innanzitutto educarsi ed è questa lotta che mi conferisce credibilità come educatore “perché la piu potente forza dell’ educazione consiste nel fatto che io stesso in prima persona mi protendo in avanti e mi affatico a crescere”.R. Guardini