Il discorso cognitivo

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Che cos’è il discorso cognitivo?
  È il discorso a vocazione oggettiva, che propone i
suoi contenuti come fossero i fatti, la realtà, eventi
concreti, o intende fondare obiettivamente, cioè su
ragioni, argomenti, fatti del mondo descritti, le opinioni
che esprime (dell’enunciatore o di altri).
  Si dice ”cognitivo” perché apparentemente si basa solo
su aspetti cognitivi, sia dell’emittente che del
destinatario, e mira a mettere allo stesso livello il
mondo cognitivo (= il sapere, le credenze, le
conoscenze, ecc.) dell’emittente e del destinatario.
  Apparentemente il discorso cognitivo mette in atto un
TRASFERIMENTO DI SAPERE.
Il discorso cognitivo
(= a vocazione oggettiva)
© Giovanna Cosenza - Semiotica II
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Che cos’è il discorso cognitivo?
A.J. Greimas, Sémiotique et sciences sociales, Paris,
Seuil, 1976 (trad. it. Semiotica e scienze sociali,
Torino, Centro Scientifico Editore, 1996).
A.J. Greimas e E. Landowski, Introduction à l’analyse
du discours en sciences sociales, Paris, Hachette,
1979.
A.J. Greimas, ”Fatti casuali nelle scienze umane”, in
Del senso II, Milano, Bompiani, 1983.
A.J. Greimas, ”Il sapere e il credere: un solo universo
cognitivo”, in Del senso II, Milano, Bompiani,
1983.
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Vari generi di discorso cognitivo
1.  Discorsi di un leader politico in TV, durante una
manifestazione, in parlamento, ecc.;
2.  Articoli di giornale: cronaca, editoriale (=articolo
firmato da un personaggio autorevole che esprime la
sua opinione), corsivo (=editoriale in forma ridotta, più
graffiante e incisivo), fondo (=articolo anonimo che
esprime la posizione del direttore della testata e la
linea politica del giornale), ecc;
3.  Saggi scientifici per addetti ai lavori, saggi scientifici
a carattere divulgativo, didascalico;
4.  Documentari televisivi e cinematografici;
5.  Lezioni, discorsi a scopi educativi...
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Testi fondamentali
È ogni discorso che fa appello a quella che
Jacques Geninasca chiama la razionalità
inferenziale
(= razionalità che stabilisce nessi di causa
ed effetto, di conseguenza logica, di ordine
temporale, di appartenenza o inclusione fra
fenomeni secondo criteri che presume
oggettivi, cf. p. 148 del Manuale).
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Che cos’è il discorso cognitivo?
  Nei termini della distinzione fra la funzione
rappresentativa e quella costruttiva del
linguaggio verbale (e dei vari sistemi semiotici,
cf. Floch), il discorso cognitivo enfatizza la
funzione rappresentativa e nasconde il più
possibile quella costruttiva.
  Finge di mirare solo ed esclusivamente alla
rappresentazione veridica della realtà.
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...tuttavia...
...tuttavia...
  La corrispondenza alla realtà e la verità
sono effetti testuali costruiti
strategicamente dal discorso cognitivo.
  Il discorso cognitivo mette in atto
meccanismi di costruzione della
credibilità di quanto viene affermato.
  L’analisi semiotica è un utile strumento per
indagare e svelare questi meccanismi.
Ogni discorso cognitivo mette sempre in atto almeno
due strategie interdipendenti:
1.  la costruzione di un sapere sul mondo, una
conoscenza relativa a fatti, cose, eventi, persone,
ecc. da trasferire idealmente nella testa del
destinatario;
2.  una strategia di persuasione e cioè, in termini
greimasiani, di Manipolazione, atta a rendere
credibile al destinatario quella conoscenza sul
mondo.
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© Giovanna Cosenza - Semiotica II
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La manipolazione
 
La manipolazione
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 
 
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© Giovanna Cosenza - Semiotica II
La manipolazione
 
Cf. Landowski ”Messa in scena pubblicitaria di alcuni rapporti sociali”
La società riflessa, trad. it. pp. 135-151.
Pubblicità di marca, centrata su una logica
dell’ACQUISTO: valorizzazione del prodotto o
servizio come OGGETTO DESIDERABILE,
presupponendo che le persone siano già
consapevoli dei loro bisogni e desideri.
Si presuppone che le persone siano già
consapevoli dei loro bisogni o desideri, e
dunque dei loro oggetti di valore.
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La manipolazione
Cf. Landowski ”Messa in scena pubblicitaria di alcuni rapporti sociali”
La società riflessa, trad. it. pp. 135-151.
 
Manipolazione secondo il VOLERE: si
induce Destinatario a volere, a desiderare
un certo Ov proponendolo nei suoi aspetti
positivi.
Sono gli atti di seduzione e di tentazione.
Cf. le strategie di molte pubblicità, che
propongono modelli positivi di
comportamento, prestanza fisica, bellezza,
classi sociali elevate (buoni, belli e ricchi...)
per indurre i destinatari a condividere certi
valori, ancora prima di fare l’acquisto.
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 
 
 
Pubblicità istituzionale, centrata su una
logica del CONTRATTO: si rappresentano
SOGGETTI DESIDERANTI, cercando di far
nascere nuovi desideri e bisogni.
È una logica orientata alla costruzione di
una relazione fra il soggetto enunciatore e il
soggetto enunciatario.
Questa costruzione si basa sulla definizione
dell’essere, sia del soggetto enunciatore sia
del soggetto enunciatario.
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La manipolazione
 
 
La manipolazione
La logica dell’acquisto presuppone la
logica del contratto perché ogni acquisto
presuppone un accordo precedente su ciò
che è desiderabile acquistare.
Inoltre, le due logiche sono spesso
affiancate: il sistema di valori e
significati che costituisce il Lettore
Modello di una campagna pubblicitaria
spesso è in parte presupposto in parte
costruito dalla campagna stessa.
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La manipolazione
 
 
 
 
Opposizione fra comunicazione ricevuta, in cui
il Destinatario comprende (con la razionalità
inferenziale) ciò che il Destinante gli comunica, e
comunicazione assunta in cui il Destinatario
aderisce al sistema di valori proposto dal
Destinante (cf. p. 212 del Manuale).
La comunicazione assunta si basa perlopiù sulla
razionalità mitica, che fa appello a valori
estetici (condivido ciò che mi sembra bello),
estesici (condivido ciò che attrae la mia
percezione sensibile) e patemici (condivido ciò
che mi crea emozioni positive).
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La manipolazione
La manipolazione secondo il DOVERE: su
un certo problema o questione si
propongono modelli negativi che il
Destinatario deve evitare o che lo coinvolgono
in un carico di ”colpa”.
In questa strategia il Destinante si propone
come Soggetto dotato di COMPETENZA
MORALE, e presuppone e rafforza la
propensione a condividere questa
competenza morale da parte del Destinatario.
Molti esempi di questa strategia si trovano
nella pubblicità sociale.
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La manipolazione secondo il SAPERE si avvale:
1. dell’argomentazione logica (strategia
deduttiva) o
2. del fatto di addurre prove a sostegno di quanto si
afferma (strategia induttiva), o
3. di qualche tipo di argomentazione scientifica
(strategia ipotetico-deduttivo-sperimentale).
Fa appello alla razionalità inferenziale del
Destinatario.
È il cuore del discorso cognitivo.
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Due concetti di verità
Verità come veridizione
Verità come coerenza interna al discorso
e strategia di veridizione
vs.
Verità come corrispondenza fra il
discorso e la realtà
La semiotica si occupa solo della prima
perché la realtà può essere colta solo
attraverso ciò che il discorso stesso ne
dice e descrive.
La semiotica studia la realtà in quanto
rappresentata nel discorso, e dunque la analizza
come insieme di strategie che producono
illusioni referenziali, effetti di realtà.
La verità è una forma di coerenza fra ciò che un
certo testo dice e ciò che è stato detto o
presupposto PRIMA dallo stesso testo, oppure
ciò che dicono altri testi (testi verbali,
immagini, fotografie, filmati, ecc.).
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Componenti soggettive del
discorso cognitivo
Componenti soggettive del
discorso cognitivo
Si può immaginare un continuum dalla
maggiore oggettività alla maggiore
soggettività:
 Evidenze sperimentali mostrano che...
 La scienza ha dimostrato che
 Come in altri contesti si è dimostrato...
 È evidente che...
 Si dice che...
 Si sa che...
 Credo che..., è mia opinione che...
ATTENZIONE!
Anche dietro l’affermazione più
oggettiva (= basata sulla Manipolazione
secondo il sapere: argomentazioni logicodeduttive, induttive, scientifiche) spesso
stanno componenti soggettive che è
compito dell’analisi semiotica individuare.
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Componenti soggettive del
discorso cognitivo
Componenti soggettive del
discorso cognitivo
Le componenti soggettive comportano i quattro livelli del
punto di vista di un soggetto:
1)  il punto di vista percettivo di un soggetto (es.: cose
”viste” e cose trascurate in un esperimento),
2)  il sapere di un soggetto (credenze, opinioni,
aspettative, ecc.),
3)  la valutazione di un soggetto (ciò che il soggetto
crede giusto, buono, bello, ecc.),
4)  le passioni di un soggetto (il fatto ad es. che il si
sostenga una certa tesi con gioia, rabbia o
indignazione rispetto a un fatto accaduto, dolore per
le conseguenze che ci saranno, ecc.).
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Componenti soggettive del
discorso cognitivo
 
 
 
Sia che queste componenti soggettive siano
esplicite o implicite (il che è più frequente), ogni
passaggio nel discorso cognitivo rimanda
sempre a un altro passaggio che fa da
referente interno per quanto si sta affermando.
Si tratta di riferimenti interni allo stesso
discorso cognitivo che però sono spacciati spesso,
a seconda dei casi, per riferimenti a una realtà
obiettiva esterna, per dimostrazioni inconfutabili,
per passaggi logici necessari, ecc.
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L’articolazione narrativa del
discorso cognitivo
I débrayage enunciazionali (si può
usare un ”io-tu” o un ”noi” atto a
coinvolgere il Destinatario nell’atto
dell’enunciazione) e soprattutto
enunciativi (spesso si usa la terza
persona impersonale) sono funzionali a
questa strategia di referenzializzazione
interna e oggettivazione del discorso
cognitivo.
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Anche se non sembra, il discorso cognitivo
nasconde spesso la struttura di una vera e
propria narrazione.
Questa narrazione segue due principi
fondamentali di articolazione sintattica:
1.  La polemizzazione del discorso;
2.  La programmazione del racconto
mentre si fa.
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La polemizzazione
La polemizzazione
L’anti-soggetto si manifesta in modi diversi:
1.  Anti-soggetto astratto o impersonale
(comunemente si crede, molti credono che... ma
io invece...);
2.  Difficoltà insita nell’impresa scientifica,
nell’argomento (la materia è spinosa, ma
cercherò di chiarire...);
3.  Contrapposizione fra stadi diversi
dell’indagine (prima credevo che..., ma ora
invece è chiaro...);
4.  Avversari in carne e ossa (non sono d’accordo
con..., contrariamente a ciò che dice X...).
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 
 
 
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Spesso si parte dal racconto di una SCONFITTA o
DIFFICOLTÀ (mancanza iniziale) per approdare al
racconto di un SUCCESSO, un risultato
POSITIVO.
Il racconto del successo finale prende in genere la
forma di una conferma finale del discorso, che
può essere paragonata alla Prova glorificante
(primo Greimas) o alla Sanzione.
La convalida finale è presentata attraverso
procedure di referenzializzazione: si cerca di
conferire al discorso la maggiore oggettività
possibile.
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La programmazione del racconto
La programmazione del racconto
È un’operazione META-DISCORSIVA: sono
discorsi sul discorso che si sta facendo
proprio mentre si fa.
1.  Enunciati di stato o fattuali: è, esiste, ci
sono, si dà, c’è, succede, è accaduto...
2.  Enunciati veridittivi, cioè valutano la
corrispondenza fra ciò che viene detto e ciò
che è: è vero, falso, è detto in modo
menzognero, è tenuto segreto...
3.  Enunciati di fare cognitivo: si considera, si
esamina attentamente, si noti, precisiamo...
(attivi), appare che, risulta, è evidente che...
(passivi).
Il discorso parla delle operazioni cognitive
che il soggetto dell’enunciazione compie
nell’elaborare il suo racconto dell’impresa
scientifica, dell’indagine, dell’argomentazione,
ecc.
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Sanzione finale
La programmazione del racconto
4.  Enunciati che esprimono modalità
dell’oggetto cioè, si riferiscono a necessità,
contingenza, possibilità, impossibilità come
fossero oggettive, nella realtà, e dunque
referenzializzano il discorso: è necessario, è
contingente, è impossibile, è possibile...
5.  Enunciati che esprimono modalità
epistemiche, cioè esprimono la valutazione di
un soggetto sul grado di certezza o incertezza
di un evento: è certo, incerto, probabile,
improbabile per me o per altri...
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1.  La programmazione metadiscorsiva del
discorso cognitivo va sempre a parare sulla
certezza finale circa la verità di quanto
affermato dall’enunciatore.
2.  Questa sanzione finale non riguarda solo
l’oggetto della conoscenza che il discorso
cognitivo ha costruito, ma anche il soggetto
enunciatore: alla fine del discorso cognitivo
l’enunciatore è diverso da com’era
all’inizio.
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Tipi di discorsi cognitivi
Il discorso fondativo
Ma anche all’inizio della propria indagine
l’enunciatore può porsi in maniera
differenziata.
Avremo allora tipi diversi di discorso cognitivo.
1)  Discorsi fondatori;
2)  Discorsi operativi;
3)  Discorsi veridittivi;
4)  Discorsi di scoperta.
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In questo tipo di discorsi si definiscono da zero
i termini della questione e ci si interroga sul
senso stesso della ricerca, dell’argomentazione,
della tesi che si va a sostenere.
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Il discorso operativo
Il discorso veridittivo
A differenza dei discorsi fondativi, che sono molto
meta-discorsivi, con una forte programmazione
del racconto, nel discorso operativo si danno per
acquisite le nozioni e le competenze su un
certo argomento e semplicemente si sostiene
una tesi, o si compie l’indagine, o si va alla ricerca
della certezza relativa all’argomento del discorso.
In questo tipo di discorsi si mettono in discussione e si
sottopongono a un’ulteriore verifica acquisizioni
proprie (in momenti precedenti o contesti diversi) o di
altri.
Si cerca dunque di stabilire quali siano i rapporti fra
ciò che appare e ciò che è, fra ciò che è stato
sostenuto da altri o da noi stessi e la realtà dei fatti.
Si tratta di discorsi che ”smontano” un discorso già fatto
dal punto di vista della sua adesione o meno al vero.
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Il discorso di scoperta
1.  Un incontro inatteso con l’oggetto della
conoscenza funge da Destinante (dono del
destino) e mette in grado il soggetto del
discorso di passare al fare cognitivo.
2.  Il sapere nasce come dono, caso fortuito,
intuizione personale e solo alla fine si passa
alla oggettivazione (convalida, Sanzione) di
questa acquisizione personale.
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