LECTIO DIVINA PER LA V DOMENICA DI PASQUA (ANNO A) Di Emio Cinardo «Io sono la via, la verità e la vita» Gv 14,1-12 Lettura del testo Dal Vangelo secondo Giovanni (14,1-12) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre». Contesto letterario La pericope evangelica della V domenica di Pasqua (anno A) si trova nella seconda parte del Vangelo di Giovanni, quello che viene chiamato “Il libro dell’ora”, il vertice narrativo dell’opera in cui Gesù, nella sua passione, manifesta la sua identità e missione. Gv 14,1-10 continua il discorso di Gesù e risponde al turbamento che provano i discepoli nell’ultima cena, nella quale è stata fatta la lavanda dei piedi. Prologo 1,1-18: Inno al Verbo. Prima parte: 1,19 – 12,50: Il libro dei segni. Seconda parte 13 – 20: il libro dell’ora o della gloria. - 13 – 17: i discorsi di addio. o 14,1-12: “Io sono la via, la verità e la vita”. Analisi del testo Struttura del testo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre». Commento Introduzione La pericope giovannea 14,1-12 è collocata nella sezione dei “discorsi di addio” (cc. 13-17), subito dopo l’ultima cena e la lavanda dei piedi. Il momento è molto forte, carico di tensione, di dubbi. Le parole e i gesti di Gesù, se da una parte confortano, dall’altra sono presagio del dramma che sta per svolgersi. In questo clima il brano racconta dell’incoraggiamento di Gesù e della risposta ancora dubbiosa da parte dei discepoli. Per queste ragioni possiamo focalizzare due momenti che guidano alla comprensione del brano: - la risposta/insegnamento di Gesù; - la reazione dei apostoli. Risposta/insegnamento di Gesù Il momento più difficile della vita di Gesù è giunto; è giunta la sua “ora”, il momento in cui deve manifestarsi la gloria del Padre. L’aria è carica di tensione, di sfiducia, di rischi, di dubbi. Gli apostoli sono in preda al panico, confusi dai nuovi insegnamenti del loro maestro e dall’inevitabile sorte che li sta raggiungendo, soprattutto per il loro maestro. Ma è proprio il protagonista del dramma che interviene per esortare i propri seguaci: «non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio…», invitandoli ancora una volta a mantenere la fiducia in Dio Padre e in Lui, come gli è stato chiesto già in altre occasioni. Il turbamento del momento non deve prevalere sul disegno salvifico che sta per dipanarsi. Fiducia che deve essere fondata nel sapersi ospiti nella “Casa del Padre”, luogo che Gesù a preparato per i suoi amici, del quale conoscono la via. Ascoltando le parole di Gesù, sembra che questo discorso sia assodato. Invece la reazione dei discepoli è molto vicina alla nostra: di quale posto parla? Come raggiungerlo? Chi potrà mostrarcelo? Gesù stesso, in diverse occasioni, si era presentato in vari modi, e questa volta dice: «io sono la via, la verità e la vita». Di quale dimora ci sta parlando Gesù? Dall’analisi del testo si evince che di certo non si parla di un luogo geografico. “dimora” è usata solo in questo brano con questo significato. Allora il senso ci riconduce al trascendente. La dimora di cui faremo parte, preparata da Gesù, si presenta nella sua dimensione relazionale: lontano dal pensare un luogo reale, o anche una relazione affettiva, qui siamo all’interno della relazione paterno-filiale che lega Gesù al Padre e il Padre a Gesù: «io sono nel Padre e il Padre è in me». Il misterioso luogo dell’incontro è Cristo, nel quale entriamo in relazione immediatamente con il Padre: «Chi ha visto me, ha visto il Padre». Sappiamo, dal vangelo di Giovanni, che questa relazione è già amore, nella quale siamo coinvolti in forza della fede che ci è stata donata. Meraviglioso mistero della vita cristiana, riconoscere il Cristo e le sue opere per le quali siamo immersi nel mistero del suo amore in comunione con il Padre. Il tempo, allora, è già definito poiché non si dovrà attendere un momento sconosciuto, ma l’attesa è colmata dalla risposta/adesione di fede alla parola di Gesù. Il luogo della sua dimora si realizza nell’attualità. “via, verità e vita” sono categorie che possono essere attribuite in sommo grado a Dio. Sono le stesse che Gesù predica di se stesso, per il quale siamo condotti al Padre. È del Padre che Gesù vuol compiere le “opere” e usa le “parole”. Tutto l’essere di Gesù è illuminato dalla “misteriosa” unione con il Padre, dal quale proviene ogni ricchezza e abbondanza di vita (come nel vangelo della scorsa domenica). Di questa ricchezza noi siamo resi partecipi, come per il figlio Gesù, dell’abbondanza di doni di Dio, per cui siamo chiamati a proseguire nel mondo le sue opere e farne “di più grandi”. La reazione degli apostoli C’è una reazione dei discepoli che fa da sfondo e introduce al brano: il turbamento, dovuto a quanto accaduto nel cenacolo durante l’ultima cena. I discepoli avvertono che Gesù sta attraversando un momento difficile. Forse qualcuno di loro vorrebbe prendere l’iniziativa, ma i vangeli ci riferiscono solo di gesti che testimoniano il loro stato d’animo molto turbato. La risposta di Gesù non sembra essere esauriente per gli apostoli. Il turbamento iniziale, forse, cede il passo al dubbio. Forse è stata colmata la misura dell’affidamento in Dio, ma rimane la curiosità sui contenuti di questa fede: dove e come possono conoscere la via? “se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio”, altre fonti dicono: “se voi mi conosceste, conoscereste anche il Padre”. Nel Gesù terreno, che si fa conoscere pienamente nell’evento pasquale, Dio si rivela totalmente. Sembra quasi un rimprovero, se non fosse che ci troviamo in un momento in cui Gesù cerca di confortare i suoi. Il dubbio può essere risolto. È Gesù che si deve conoscere. Gli apostoli ancora non lo avevano conosciuto. Sarà l’evento pasquale che li aiuterà ad aprire gli occhi e riconoscerlo. L’apostolo è un privilegiato. Il cristiano che lo riconosce è un privilegiato. Ma la domanda di Filippo rimette ancora in discussione il ruolo di Gesù e il contenuto del suo messaggio. Si va caccia di eventi, realtà, fatti concreti. L’apostolo vuole certezze. Ha ricevuto l’esortazione a mantenere la fiducia, poi le indicazioni per raggiungere la vera vita, ma questo non basta. L’apostolo ha bisogno di vedere la promessa che gli è stata fatta, di cui tanto ha sentito parlare… promessa che lui stesso non riconosce di aver toccato con mano; promessa che egli stesso ha sentito; promessa che l’apostolo ha vissuto e continua a vivere senza riconoscerlo. Qui è forte il richiamo fatto a Filippo, in tre riprese: “…non mi hai riconosciuto… come puoi tu dire?...non credi”. Conclusioni Grande mistero della comunione con Dio! Meraviglia che coinvolge la nostra misteriosa esistenza! È un dono del quale dobbiamo saper riconoscere i suoi effetti nella quotidianità, dove può essere colto il mistero di un Dio che si fa prossimo, fratello, padre, amico che ancora una volta ci ricorda: no sia turbato il tuo cuore, ascolta Gesù, abbi fede nel mio amore.