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MUSEOLOGIA e ARCHEOLOGIA
Anno Accademico 2016/2017
Docente Patrizia Gioia
[email protected]
8 marzo, LEZIONE 2:
− Gli archetipi: oggetti rari ed oggetti defunzionalizzati sottratti al
circuito economico durante la Preistoria e Protostoria.
− Il Mondo greco: patrimonio pubblico e patrimonio privato, i
luoghi del passato
http://www.lettere.uniroma1.it/users/patrizia-gioia
L’origine del museo ha radici molto lontane nel tempo e si lega ad un un gesto
squisitamente privato.
Collezionare, raccogliere, salvare oggetti dalla distruzione fa parte di un
comportamento che l’uomo sembra aver tenuto costantemente nel tempo, a partire
dal gesto elementare di disporre oggetti intorno a sé, nella forma di una
microstruttura protettiva, fatta di reperti legati alla vita e alle persone.
Maria Clara Ruggieri Tricoli e Maria Desirée Vacirca, L'idea di museo. Archetipi della
comunicazione museale nel mondo antico. Milano 1998, Edizioni Lybra Immagine.
La maggior parte delle storie relative
all'organismo museo, cominciano dal
Rinascimento, molte addirittura dal
Settecento.
Per le prime il museo nasce con il
collezionismo umanistico e con la
riscoperta della classicità, per le seconde
con i primi musei pubblici.
Ne deriva l'immagine poco credibile di un
organismo senza radici e la convinzione
che la tendenza a musealizzare sia nata
all'improvviso e non costituisca invece un
atteggiamento antropologico diffuso nel
tempo e nello spazio, come qualsiasi altra
forma d'arte e di comunicazione.
Per comprendere cosa è oggi un
Museo è invece necessario
ripercorrere una storia molto più
antica
Secondo alcuni autori le raccolte di
oggetti sono legate alla nascita di un
senso estetico.
I primi segni di tale percezione si
può far risalire assai lontano nel
tempo. Fin dal Paleolitico Inferiore.
Alcuni bifacciali, per l’accuratezza
del lavoro di scheggiatura e ritocco,
la ricerca di simmetria e di regolarità
sembrano aver superato le strette
necessità funzionali del manufatto.
Sostenere che ci sia stata
l’intenzione di produrre un oggetto
non solo funzionale, ma anche bello
significa ovviamente applicare i
nostri criteri di valutazione estetica
a un’epoca molto lontana da noi
(Più di 1 milione di anni fa).
E’ solo con l’uomo di Neandertal in
Europa e con i primi uomini
anatomicamente moderni nel Vicino
Oriente e in Africa che cominciano ad
apparire segni manifesti di
comportamenti di carattere simbolico,
prodotti da azioni non strettamente
utilitarie, ma riconducibili a una sfera
“ideologica”, forse definibile come
magico-religiosa o semplicemente
religiosa in senso più generale, che
costituì il terreno da cui hanno avuto
origine i fenomeni artistici.
•I neandertaliani, oltre ad utilizzare
l’ocra, raccoglievano “oggetti insoliti”
come conchiglie fossili; tracciavano
fasci di segni lineari e ricurvi sulle ossa
animali; ma soprattutto seppellivano
intenzionalmente i propri morti ed
avevano cominciato a elaborare rituali
funerari.
Sepoltura neandertaliana di Kébara (Israele).
In una sepoltura neandertaliana di un
bambino di Teshik Tash (Uzbekistan) la
fossa era circondata da corna di
stambecco in posizione verticale. In
un’altra sepoltura di Qafzeh il fondo della
fossa era stato cosparso di ocra rossa.
La lastra litica che ricopriva una sepoltura
neandertaliana di La Ferrassie, in
Dordogna, reca sulla faccia rivolta verso il
basso una serie di coppelle modellate
intenzionalmente e collocate per la
maggior parte a coppia.
In queste più antiche sepolture spesso il
defunto era deposto nella fossa in
posizione rannicchiata, accompagnato da
un corredo funerario comprendente parti
di animali e strumenti di selce.
Nella sepoltura n. 11 di Qafzeh, in
Palestina, uno scheletro di un giovinetto
anatomicamente moderno di 12-14
anni era deposto in una fossa
rettangolare scavata nel suolo roccioso.
Il corpo giaceva sul dorso con il capo
contro il bordo della fossa, sul corpo al
livello del bacino è stato inserito un
grosso blocco di calcare e tra le mani,
poco al disotto della testa, è stato posto
un frammento di corna di cervo, vicino è
stata rinvenuta anche una di tibia di
cervo. Nella sepoltura vi era anche
un’alta concentrazione di ocra rossa. Le
datazioni degli strati archeologici che
contengono le varie sepolture del sito
sepolture sono comprese tra 85-102.000
B.P.
Qafzeh Cave
Nel corso del Paleolitico superiore (fra i
40.000 anni fa ed i 10 000 anni fa circa) con
l’affermarsi in Europa dell’uomo moderno
nascono le prime vere forme di arte.
Oltre alla famosa arte parietale vi è anche
l’arte mobiliare.
L’arte mobiliare è l’arte dei piccoli oggetti
facilmente trasportabili e comprende
manufatti raggruppabili in quattro
categorie principali:
a) ornamenti costituiti da pendagli,
rondelle e figure ritagliate da osso o corno;
b) armi e utensili (arpioni, propulsori,
zagaglie, bastoni forati, spatole) decorati a
incisione, a rilievo o con figure scolpite a
tutto tondo;
c) placchette litiche o di osso con figure
incise;
d) statuette umane e animali in pietra,
osso, corno, avorio, argilla.
Oggetti funzionali
Oggetti privi di utilità
ma esteticamente
apprezzati
Oggetti con funzione
magico-rituale
Un esempio dell’ultima
categoria di oggetti sono
le famose statuette
femminili che
probabilmente non
rappresentano
un ideale primitivo di
bellezza, ma espressione
di un’arte connessa alle
credenze magico-religiose
dei cacciatori paleolitici.
Le testimonianze di sepolture del Paleolitico superiore sono molto più abbondanti di quelle
del Paleolitico medio.
Esse mostrano una notevole varietà di riti, una più complessa struttura e certa è la funzione di
corredo degli oggetti associati ai defunti.
La maggior parte delle sepolture presentano un corredo, costituito da strumenti litici,
generalmente di pregevole fattura, da manufatti in osso e corno, quali bastoni forati e
zagaglie, da oggetti ornamentali, quali conchiglie forate, denti di animali anch’essi con foro di
sospensione, vaghi in pietra e in osso, vertebre di piccoli mammiferi e di pesci. Tali oggetti
potevano formare collane, bracciali, cavigliere, copricapi e talvolta associati in vario modo
ornavano le vesti.
La ritualità funebre è dunque estremamente rappresentativa del “clima” culturale
della società che la esprime.
Nel culto funerario c’è l’illusione che la conservazione ad oltranza garantisca la
sopravvivenza.
Le collezioni mortuarie sono logiche e fruibili (anche se per i morti e non per i vivi) e
rappresentative in senso sociale delle virtù del potere o dell’importanza del
trapassato.
L’uomo immortale, perciò simile ad un dio, è tale grazie alla presenza di una tomba,
dimora eterna che garantisce i mezzi fisici atti alla sopravvivenza.
Questo vale in tutte le epoche
Per questo la tomba è uno degli archetipi del museo.
Senza paura della morte, anche della morte delle cose, perché inventare una
istituzione come il museo? Il museo in se stesso è una cosa morta (Umberto Eco).
Il Museo tesaurizza e conserva la memoria che è l’unica garante di una qualche forma
di sopravvivenza terrena.
Più tardi le collezioni di carattere sacro e religioso assolveranno esattamente alla
stessa funzione rivolgendosi al godimento degli dei ma anche alla memoria collettiva
dei fedeli.
Profondi mutamenti economici,
sociali e culturali avvengono nel
Neolitico, caratterizzato
dall'arrivo di popolazioni di
agricoltori e allevatori che
giunsero in Europa dal Vicino
Oriente circa 8000 anni fa.
Nonostante la semplicità di
queste società, nuove ideologie
emergono osservando gli oggetti
di questa epoca.
Statuette femminili di forte
significato simbolico,
provengono da contesti diversi:
domestici, funerari, cultuali.
Ciottoli decorati si trovano fin dal
neolitico antico soprattutto in grotte
utilizzate per motivi cultuali.
Le sepolture non si differenziano
molto da quelle paleolitiche,
avvenivano per inumazione in fosse
poco profonde.
I corredi contengono una vasta
gamma di oggetti importanti in vita
e che accompagneranno il defunto
nell’altra vita. Contengono vari
prodotti di artigianato come
recipienti (vasi) o ornamenti
(pettini, statuette) e in più la
grande novità sono gli attrezzi per
l'agricoltura (es. falci).
Con la Protostoria si avvia
un processo che porta al
passaggio dalle piccole
comunità neolitiche allo
Stato.
L'elemento fondamentale
che consentì questo
passaggio fu
l'accumulazione di
ricchezza, resa possibile
dalla metallurgia; la
crescente differenziazione
socioeconomica permessa
dal commercio fu la causa
della creazione di contrasti
interni all'interno delle forme di organizzazione sociale che portarono al superamento dei
vincoli di tipo parentale alla base delle comunità più antiche. Le caratteristiche peculiari
della mutata organizzazione sociale sono riscontrabili nell'accresciuta importanza
dell'elemento guerriero per il controllo del territorio, nella sedentarizzazione degli
insediamenti, dalla nuova spinta verso il commercio e dalla mutata coscienza
dell'appartenenza ad uno stesso territorio rispetto ai vecchi vincoli di consanguineità.
Foro di Cesare, corredo di vasi e bronzi in miniatura della tomba 1 ad
incinerazione in pozzetto. La sepoltura si data all’ XI-X secolo a.C. ca.
ed è riferibile ad un uomo adulto, un sacerdote, per la presenza dei
doppi scudi.
Molti sono i dati archeologici relativi a
questo periodo, ma le sepolture
costituiscono ancora la fonte più
considerevole di dati.
Foro di Cesare, corredo di vasi e bronzi in miniatura della
tomba 2 ad incinerazione in pozzetto (ca. XI-X secolo
a.C.). La presenza del coltello e dei doppi scudi indica
anche in questo caso un ruolo sacerdotale.
Roma, località Quadrato, corredo di vasi e bronzi in
miniatura della tomba 1 ad incinerazione in pozzetto
(I periodo laziale, ca. XI secolo a.C.). Il corredo
comprende un’intera panoplia: spada, lancia, scudo
circolare e schinieri. Erano inoltre presenti un coltello
e i doppi scudi. Questo personaggio aveva le funzioni
di capo politico-militare e di sacerdote.
Roma, località Quadrato, corredo di vasi e
bronzi in miniatura della tomba 2 ad
incinerazione in pozzetto (I periodo laziale, ca.
XI secolo a.C.). La presenza del coltello indica un
ruolo sacerdotale.
Anche per questo periodo, sono le raccolte di oggetti nelle tombe
ad offrirci la possibilità di comprendere la complessità sociale di
quest’epoca.
La ricchezza di alcuni corredi da un lato rispecchia il desiderio che
nel mondo dell’aldilà il defunto possa avere tutto il necessario per
perpetuare i suoi modi di vita sulla terra, dall’altro è una vera e
propria ostentazione del rango del defunto e della sua famiglia.
Togliere da circuito economico una gran quantità di oggetti
preziosi fa supporre una notevole ricchezza di una parte della
società ed è una vera e propria pubblicizzazione del potere.
IL MONDO GRECO
Nell’antica Grecia le raccolte di
oggetti preziosi avevano
prevalentemente un carattere
pubblico ed erano dedicate alle
divinità nei templi e nei
santuari.
Testa di pugile vittorioso,
330 a.C. ca., da Olimpia,
Atene, Museo Nazionale. La
testa possedeva in origine
una corona d’alloro dorata,
simbolo della vittoria.
Esse erano custodite all’interno
degli edifici sacri, oppure in
spazi appositamente costruiti,
chiamati "tesori" per il loro
contenuto.
thesauròs dei Sifni a Delfi
I templi
Gli oggetti erano offerti alla
divinità da privati cittadini, da
ambasciatori di città lontane e
dagli atleti vincitori nelle gare
sportive; erano doni per
celebrare la potenza del dio e
ottenerne la protezione,
oppure ringraziamenti per i
favori e le vittorie concesse, ma
anche memorie storiche, trofei
di guerra e meraviglie della
natura, come ad esempio
animali imbalsamati
provenienti da luoghi lontani e
uova di struzzo.
La raccolta di offerte per gli dei (thesauròs) è antichissima e dal Neolitico
attraversa tutte le civiltà compresa quella cristiana.
Grotte sacre, luoghi ed edifici destinati al culto contengono veri e propri tesori.
Le collezioni votive servono a ricordare gli uomini agli dei.
Inizialmente tali raccolte avevano
una finalità puramente religiosa, ma
a partire dal V secolo a.C. gli
oggetti votivi (statue, gioielli,
tripodi, ecc.) assursero al rango di
opere d’arte per il loro valore
estetico e la fama degli artisti che li
avevano creati.
Si pose di conseguenza maggiore
attenzione al problema
dell’esposizione delle opere, per
consentirne la più completa
fruizione.
È esemplare il caso della statua di
Atena in avorio e oro, realizzata
nella seconda metà del V secolo
dallo scultore Fidia: la cella del
Partenone, il famoso tempio
dell’Acropoli di Atene, venne dotata
di un colonnato a due piani affinché
la gigantesca scultura di 12 metri
potesse essere ammirata da ogni
angolazione.
I Greci posero sempre la massima
attenzione alla ricerca estetica, cercando di
trovare in ogni manifestazione artistica il
massimo grado di armonia e perfezione
formale. Le caratteristiche che distinsero la
loro produzione rispetto alle civiltà antiche
ad essa precedenti e contemporanee,
furono: l'attenzione e l'aderenza al
realismo, che in scultura si tradusse in
una osservazione particolare dell'anatomia
umana, e in pittura si risolse sia nella
ricerca della rappresentazione prospettica
dello spazio sia in quella della resa dei
volumi; in architettura la stretta
corrispondenza tra forma e funzione,
diretta conseguenza di un approccio
razionale alla comprensione del mondo e
alla conoscenza. Tali raggiungimenti
formali, che sono all'origine del classicismo
europeo, hanno influito sullo sviluppo
successivo del mondo occidentale ad un
livello che va ben oltre la storia dell'arte.
Agorà (in greco ἀγορά, da ἀγείρω =
raccogliere, radunare) è il termine con
il quale nella Grecia antica si indicava
la piazza principale della polis.
L'agorà era il centro della polis sia dal
punto di vista economico e
commerciale (in quanto sede
del mercato) che dal punto di
vista religioso, poiché vi si trovavano i
luoghi di culto, oltreché politico, in
quanto era la sede delle assemblee dei
cittadini.
L'agorà fu un'autentica invenzione
urbanistica greca ,
Le agorà vennero delimitate da portici
(stoài) e si appoggiavano spesso ad
una via di transito principale. In queste
piazze venivano collocati
vari monumenti, costruzioni,
are, statue, in maniera spesso
disordinata. Infatti i greci, diversamente
dai romani, non subordinavano le loro
piazze ad una costruzione principale.
Spesso l’agorà era contornata da
stoà (in greco στοά dal verbo
ἵστημι "sono eretto") è una
struttura tipica dell'architettura
greca antica, costituita da
passaggi coperti o portici per
uso pubblico in un edificio di
forma rettangolare allungata che
presenta uno dei lati lunghi
aperto e colonnato, generalmente
prospiciente una piazza o una
via, mentre l'altro è chiuso da un
muro; la copertura può essere a
spioventi, a terrazze oppure
l'edificio può sopraelevarsi
ripetendo lo schema del piano
inferiore.
La Stoà Pecìle (= «portico ornato
di colori») era un portico dell'agorà
di Atene, così chiamato perchè
caratterizzato da raffigurazioni di
vario tipo (la battaglia contro le
Αmazzoni; la battaglia di
Μaratona; etc.). La corrente
filosofica nota come "stoicismo"
deve il suo nome al fatto che il suo
iniziatore Ζenone di Cizico (ΙV-ΙΙΙ
sec. a.C.) impartiva le sue lezioni
proprio davanti alla Stoà.
L’ellenismo
L'arte della Grecia antica
non affronta temi specifici
ma ogni aspetto della realtà:
può essere celebrativa,
storica o documentaria.
Smetterà di essere
espressione e testimonianza
della società e dei suoi
valori in modo così aderente
a partire dal IV secolo a.C.,
quando una serie di
mutamenti sociali e politici
porteranno all'affermazione
della monarchia macedone,
alla crisi delle poleis stesse
e all'affermazione di una
élite culturale distante dai
valori tradizionali e
comunitari.
L'età ellenistica è caratterizzata da alcuni importanti fattori che trasformarono,
anche in modo sostanziale, la cultura, l'economia, la società e le istituzioni
politiche greche.
Se si immagina l'importanza che aveva assunto la polis all'interno della società e
della storia greca, è facile anche immaginare quale profondo sconvolgimento la
crisi delle città apportò a tutta la cultura ellenica. Tutto era stato definito in
funzione della polis: l'economia, la struttura sociale, la libertà, la cultura, la
religione, i valori morali, persino il rapporto fra gli individui con il mondo stesso.
La polis cessa di essere un universo piccolo ma compiuto e autosufficiente.
Le trasformazioni sociopolitiche dell'età postalessandrina ebbero
notevoli ripercussioni
sulla vita culturale
ellenistica. Al declino
della "polis" non fece da
contraltare la nascita di
organismi politici capaci
di creare nuovi ideali: la
trasformazione dei
cittadini in sudditi, la
coesistenza di genti
diverse e l'impossibilità
alla partecipazione attiva
al governo dello stato
furono i fattori determinati
di importanti mutamenti
nella coscienza
individuale e, di riflesso, nella vita culturale. Si diffuse infatti da un lato una tendenza sempre
maggiore alla scoperta dell'individuo ed alla separazione tra etica e politica; dall'altro si
attenuò la diffidenza nei confronti della diversità etnica e culturale, che favorì la diffusione
dell'ideale cosmopolitico, dissolvendo l'antica equazione tra uomo e cittadino.
L’arte ellenistica non è più
l’espressione culturale di un popolo
(quello greco) legato da comuni radici
linguistiche, religiose e filosofiche, ma
uno stile universale che può essere
utilizzato da tutti. In pratica, nel periodo
dell’ellenismo troviamo l’arte greca non
solo il Grecia, ma in tutto il bacino
orientale del Mediterraneo, nonché
nell’Asia mediorientale e centrale.
Ciò produce ovviamente una
contaminazione con altri linguaggi e
altre visioni estetiche, per cui l’arte
ellenistica appare come un fenomeno
molto diversificato, non sempre
riconducibile ad una visione artistica
unitaria. Non è un caso che, parlando
di arte ellenistica, questa venga
aggettivata in base al luogo d’origine:
abbiamo così l’ellenismo alessandrino
(da Alessandria d’Egitto), l’ellenismo
rodiano (dall’isola di Rodi nel
Peloponneso), l’ellenismo pergameneo
(da Pergamo), l’ellenismo attico
(ovviamente da Atene, che rimane un
vivo centro artistico anche in questo
periodo).
E’ in questo contesto che il re
d’Egitto Tolomeo I Sotere (cioè
Salvatore), generale di Alessandro
Magno, fonda, nel 307 a.C. presso
la propria reggia, il Museion di
Alessandria, un centro dotato di:
•Giardino zoologico
•Giardino botanico
•Collezioni naturalistiche
•Biblioteca (con 500000 rotoli di
papiro)
•Osservatorio astronomico
Questo edificio ospitò poeti, filosofi,
astronomi, geografi, medici, storici,
artisti e i più famosi matematici
della civiltà alessandrina.
Il lavoro degli studiosi del
Museo era diviso in quattro
dipartimenti:
•Letteratura
•Matematica
•Astronomia
•Medicina
Il cuore della struttura era la biblioteca, un
immenso insieme di volumi e documenti.
L’accurata descrizione di Strabone riporta che
consisteva in un ampio edificio delimitato da un
porticato con colonne adatto alle passeggiate,
comprendente ben 500.000 rotoli, molti dei quali
depredati ai Persiani, che riunivano tutto il sapere
dell’epoca, tanto che le opere venivano copiate da
studiosi di passaggio nel porto. E proprio perché
questa enorme raccolta di sapere venisse a
tramandare la memoria delle conoscenze
dell’epoca, l’istituzione venne chiamata Museion in
onore delle nove Muse generate dalla madre
Mnemosine, dea della memoria.
Questa istituzione, un vero centro scientificoletterario-artistico, un’accademia nel più alto senso
del termine, rimase attiva, forse con alti e bassi per
ben 8 secoli fino al V secolo d.C.
O almeno questa è una delle molte ipotesi: l’edificio
fu dato alle fiamme, insieme alla regina Ipazia,
durante una rivolta dei Cristiani che intendevano
distruggere l’emblema delle conoscenze grecoromano-ellenistiche considerate contrarie alla
religione.
L’ Incendio Biblioteca d’Alessandria d’Egitto
Pierre Jacques Volaire, dit le Chevalier Volaire
(Tolone 1729 - Napoli 1802)
Il primo museo al mondo di scultura
antica fu allestito a Pergamo intorno
al 170 a.C. da Eumene II, re della
città.
Per ricostruire il panorama storico
più completo della produzione
scultorea antica, il sovrano aveva
tentato di radunare esempi di tutto
ciò che sino a quel momento era
stato creato dagli artisti e, per
completare la raccolta, aveva
ordinato di eseguire copie delle
sculture che non potevano essere
acquistate.
In quel periodo anche la biblioteca
di Pergamo divenne uno dei centri
culturali del mondo antico, e con i
suoi 200.000 libri era di fatto il
secondo centro culturale al
mondo, dopo la grande biblioteca
di Alessandra d’Egitto.
Fu proprio a causa di questa
“rivalità” ed a una sorta di
embargo dei fogli di papiro (l’unica
carta dell’epoca) da parte
dell’Egitto, che la civiltà di
Pergamo sotto la guida illuminata
di Eumene II, produsse una carta
alternativa, proveniente dalla
concia delle pelli, e che da allora
prese il nome di Pergamena.
L’abitazione privata ha, in età
ellenistica, un grande sviluppo,
anche dimensionale: la casa
conserva la tipologia tradizionale
a mègaron, con ambienti
distribuiti intorno ad un cortile,
che si trasforma via via in
peristilio, ma ingrandendosi,
adornandosi, collegandosi a
giardini, diventa a poco a poco
luogo distintivo del grado sociale.
Di conseguenza, anche con la
nascita degli studi storici e del
gusto antiquario, la passione per
la raccolta di opere d’arte si
diffuse anche tra i privati e nelle
dimore dei cittadini più
importanti si accumularono
collezioni di dipinti e statue.
Gli oggetti del passato
Nel mondo greco comunque gli oggetti, i
manufatti non vengono concepiti come
documenti che danno informazioni sul
passato, come nella moderna scienza
archeologica. La storia, che proprio in questo
momento nasce come disciplina, si nutre di
altre fonti, anche se taluni storici hanno
intuito questa possibilità. Tucidide, ad
esempio utilizzò fonti “materiali” per
dimostrare che le isole dell'Egeo erano state
in passato abitate dai Cari, adducendo come
prova il fatto che "quando gli Ateniesi (...)
purificarono Delo ed ebbero asportato le
tombe di quanti erano morti nell'isola, si vide
che più di metà erano Cari, riconoscibili dalla
forma delle armi con loro inumate e dal
modo di seppellire" (Thuc., I, 8). Ma si tratta
di un evento occasionale che niente ha a
che fare con la reale consapevolezza storica
che anche gli oggetti o i resti di antichi luoghi
siano una fonte per la ricostruzione del
passato (Manacorda 2004).
I luoghi
La curiosità nei confronti di ciò che la terra nasconde ha radici
antichissime.
Cercare nei resti antichi le proprie radici storiche è azione nota
nell’antichità: Babilonesi, greci e romani cercavano o rispettavano antichi
luoghi in cui riconoscevano le radici della loro storia.
Nabonedo
Heroon di Enea a Lavinio
Rovine di Troia
Quindi già nel mondo antico vi era un rispetto per ciò che quelli venuti prima di
loro avevano creato. In quei monumenti ed in quei luoghi si individuavano le
radici collettive del mondo a loro contemporaneo. La grandezza attuale era
motivata dalla sapienza e dalle capacità di chi li aveva preceduti.
Vi erano certo alcuni luoghi simbolo pregnati di un forte valore evocativo, ma nel
complesso era la trama della città stessa, dei monumenti, delle sue piazze,
delle sue opere d’arte che andavano rispettate e preservate.
Per chi conservare? Per loro stessi
i luoghi del passato
Per quanto concerne i luoghi, i greci rispettavano alla loro maniera quelli in
cui riconoscevano le radici della loro storia. Nel complesso era poi la città
stessa, con i suoi monumenti, le sue piazze, le sue opere d’arte che veniva
rispettata e preservata. Ma questi sentimenti erano dovuti alla propria città,
non c’era considerazione per le città sconfitte e la pratica del saccheggio
autorizzava a spoliare edifici, case e tombe.
Grecia: i luoghi del passato
Nonostante le frequenti lotte tra i vari centri, esistevano in Grecia luoghi sacri
comuni ed occasioni, come le grandi festività , che ogni greco rispettava in
una sorta di accordo non scritto. Queste feste erano caratterizzate, oltre che
da riti religiosi, anche da varie altre manifestazioni. Famosi e frequentatissimi
erano i giochi atletici, che presero il nome dai santuari o dai luoghi che li
ospitavano: i Giochi Olimpici, i Giochi Pitici, i Giochi Istmici e di quelli Nemei.
i luoghi del passato
L’attrattiva maggiore erano ovviamente le gare, ma non era da meno, in
questa arcaica forma di turismo, la possibilità di ammirare costruzioni e opere
d’arte famosissime, come l’imponente statua di Fidia presso il tempio di Zeus
ad Olimpia, annoverata tra le Sette Meraviglie del mondo antico. Spesso
queste manifestazioni erano accompagnate da pubbliche letture di opere
letterarie o filosofiche ed anche da esposizioni “temporanee” dove erano
presentate opere di pittori e scultori contemporanei.
i luoghi del passato
Indipendentemente dalle occasioni di “turismo”
offerte dalle numerose cerimonie religiose, gli
antichi greci erano comunque attratti dal viaggio
come strumento di conoscenza di popoli e
tradizioni diverse dalle proprie. Già in molte opere
letterarie, tra cui ovviamente l’Odissea, vennero
descritti grandi spostamenti e luoghi e popoli
esotici, ma forse nell’opera di Erodoto, storico di
Alicarnasso vissuto nel V sec. a.C., si può
intravedere qualcosa di paragonabile ai libri di
viaggio in senso “moderno”.
Sebbene attratto più dalle caratteristiche culturali e
religiose dei popoli che vide e conobbe di persona,
nelle sue “Storie” (Ἱστορίαι ), fondamentalmente
consacrate al lungo conflitto che aveva opposto
Greci e Persiani, non tralasciò di inserire
dettagliate descrizioni di luoghi, città e monumenti
con i quali era venuto a contatto durante i suoi
avventurosi viaggi, come le grandi ziggurat
babilonesi e le imponenti opere architettoniche
egizie, che già suscitavano enorme ammirazione
per la loro grandiosità ed antichità.
MUSEOLOGIA e ARCHEOLOGIA
Anno Accademico 2016/2017
Docente Patrizia Gioia
[email protected]
8 marzo, LEZIONE 2:
− Gli archetipi: oggetti rari ed oggetti defunzionalizzati sottratti al
circuito economico durante la Preistoria e Protostoria.
− Il Mondo greco: patrimonio pubblico e patrimonio privato, i
luoghi del passato
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