MUSEOLOGIA e ARCHEOLOGIA Anno Accademico 2016/2017 Docente Patrizia Gioia [email protected] 8 marzo, LEZIONE 2: − Gli archetipi: oggetti rari ed oggetti defunzionalizzati sottratti al circuito economico durante la Preistoria e Protostoria. − Il Mondo greco: patrimonio pubblico e patrimonio privato, i luoghi del passato http://www.lettere.uniroma1.it/users/patrizia-gioia L’origine del museo ha radici molto lontane nel tempo e si lega ad un un gesto squisitamente privato. Collezionare, raccogliere, salvare oggetti dalla distruzione fa parte di un comportamento che l’uomo sembra aver tenuto costantemente nel tempo, a partire dal gesto elementare di disporre oggetti intorno a sé, nella forma di una microstruttura protettiva, fatta di reperti legati alla vita e alle persone. Maria Clara Ruggieri Tricoli e Maria Desirée Vacirca, L'idea di museo. Archetipi della comunicazione museale nel mondo antico. Milano 1998, Edizioni Lybra Immagine. La maggior parte delle storie relative all'organismo museo, cominciano dal Rinascimento, molte addirittura dal Settecento. Per le prime il museo nasce con il collezionismo umanistico e con la riscoperta della classicità, per le seconde con i primi musei pubblici. Ne deriva l'immagine poco credibile di un organismo senza radici e la convinzione che la tendenza a musealizzare sia nata all'improvviso e non costituisca invece un atteggiamento antropologico diffuso nel tempo e nello spazio, come qualsiasi altra forma d'arte e di comunicazione. Per comprendere cosa è oggi un Museo è invece necessario ripercorrere una storia molto più antica Secondo alcuni autori le raccolte di oggetti sono legate alla nascita di un senso estetico. I primi segni di tale percezione si può far risalire assai lontano nel tempo. Fin dal Paleolitico Inferiore. Alcuni bifacciali, per l’accuratezza del lavoro di scheggiatura e ritocco, la ricerca di simmetria e di regolarità sembrano aver superato le strette necessità funzionali del manufatto. Sostenere che ci sia stata l’intenzione di produrre un oggetto non solo funzionale, ma anche bello significa ovviamente applicare i nostri criteri di valutazione estetica a un’epoca molto lontana da noi (Più di 1 milione di anni fa). E’ solo con l’uomo di Neandertal in Europa e con i primi uomini anatomicamente moderni nel Vicino Oriente e in Africa che cominciano ad apparire segni manifesti di comportamenti di carattere simbolico, prodotti da azioni non strettamente utilitarie, ma riconducibili a una sfera “ideologica”, forse definibile come magico-religiosa o semplicemente religiosa in senso più generale, che costituì il terreno da cui hanno avuto origine i fenomeni artistici. •I neandertaliani, oltre ad utilizzare l’ocra, raccoglievano “oggetti insoliti” come conchiglie fossili; tracciavano fasci di segni lineari e ricurvi sulle ossa animali; ma soprattutto seppellivano intenzionalmente i propri morti ed avevano cominciato a elaborare rituali funerari. Sepoltura neandertaliana di Kébara (Israele). In una sepoltura neandertaliana di un bambino di Teshik Tash (Uzbekistan) la fossa era circondata da corna di stambecco in posizione verticale. In un’altra sepoltura di Qafzeh il fondo della fossa era stato cosparso di ocra rossa. La lastra litica che ricopriva una sepoltura neandertaliana di La Ferrassie, in Dordogna, reca sulla faccia rivolta verso il basso una serie di coppelle modellate intenzionalmente e collocate per la maggior parte a coppia. In queste più antiche sepolture spesso il defunto era deposto nella fossa in posizione rannicchiata, accompagnato da un corredo funerario comprendente parti di animali e strumenti di selce. Nella sepoltura n. 11 di Qafzeh, in Palestina, uno scheletro di un giovinetto anatomicamente moderno di 12-14 anni era deposto in una fossa rettangolare scavata nel suolo roccioso. Il corpo giaceva sul dorso con il capo contro il bordo della fossa, sul corpo al livello del bacino è stato inserito un grosso blocco di calcare e tra le mani, poco al disotto della testa, è stato posto un frammento di corna di cervo, vicino è stata rinvenuta anche una di tibia di cervo. Nella sepoltura vi era anche un’alta concentrazione di ocra rossa. Le datazioni degli strati archeologici che contengono le varie sepolture del sito sepolture sono comprese tra 85-102.000 B.P. Qafzeh Cave Nel corso del Paleolitico superiore (fra i 40.000 anni fa ed i 10 000 anni fa circa) con l’affermarsi in Europa dell’uomo moderno nascono le prime vere forme di arte. Oltre alla famosa arte parietale vi è anche l’arte mobiliare. L’arte mobiliare è l’arte dei piccoli oggetti facilmente trasportabili e comprende manufatti raggruppabili in quattro categorie principali: a) ornamenti costituiti da pendagli, rondelle e figure ritagliate da osso o corno; b) armi e utensili (arpioni, propulsori, zagaglie, bastoni forati, spatole) decorati a incisione, a rilievo o con figure scolpite a tutto tondo; c) placchette litiche o di osso con figure incise; d) statuette umane e animali in pietra, osso, corno, avorio, argilla. Oggetti funzionali Oggetti privi di utilità ma esteticamente apprezzati Oggetti con funzione magico-rituale Un esempio dell’ultima categoria di oggetti sono le famose statuette femminili che probabilmente non rappresentano un ideale primitivo di bellezza, ma espressione di un’arte connessa alle credenze magico-religiose dei cacciatori paleolitici. Le testimonianze di sepolture del Paleolitico superiore sono molto più abbondanti di quelle del Paleolitico medio. Esse mostrano una notevole varietà di riti, una più complessa struttura e certa è la funzione di corredo degli oggetti associati ai defunti. La maggior parte delle sepolture presentano un corredo, costituito da strumenti litici, generalmente di pregevole fattura, da manufatti in osso e corno, quali bastoni forati e zagaglie, da oggetti ornamentali, quali conchiglie forate, denti di animali anch’essi con foro di sospensione, vaghi in pietra e in osso, vertebre di piccoli mammiferi e di pesci. Tali oggetti potevano formare collane, bracciali, cavigliere, copricapi e talvolta associati in vario modo ornavano le vesti. La ritualità funebre è dunque estremamente rappresentativa del “clima” culturale della società che la esprime. Nel culto funerario c’è l’illusione che la conservazione ad oltranza garantisca la sopravvivenza. Le collezioni mortuarie sono logiche e fruibili (anche se per i morti e non per i vivi) e rappresentative in senso sociale delle virtù del potere o dell’importanza del trapassato. L’uomo immortale, perciò simile ad un dio, è tale grazie alla presenza di una tomba, dimora eterna che garantisce i mezzi fisici atti alla sopravvivenza. Questo vale in tutte le epoche Per questo la tomba è uno degli archetipi del museo. Senza paura della morte, anche della morte delle cose, perché inventare una istituzione come il museo? Il museo in se stesso è una cosa morta (Umberto Eco). Il Museo tesaurizza e conserva la memoria che è l’unica garante di una qualche forma di sopravvivenza terrena. Più tardi le collezioni di carattere sacro e religioso assolveranno esattamente alla stessa funzione rivolgendosi al godimento degli dei ma anche alla memoria collettiva dei fedeli. Profondi mutamenti economici, sociali e culturali avvengono nel Neolitico, caratterizzato dall'arrivo di popolazioni di agricoltori e allevatori che giunsero in Europa dal Vicino Oriente circa 8000 anni fa. Nonostante la semplicità di queste società, nuove ideologie emergono osservando gli oggetti di questa epoca. Statuette femminili di forte significato simbolico, provengono da contesti diversi: domestici, funerari, cultuali. Ciottoli decorati si trovano fin dal neolitico antico soprattutto in grotte utilizzate per motivi cultuali. Le sepolture non si differenziano molto da quelle paleolitiche, avvenivano per inumazione in fosse poco profonde. I corredi contengono una vasta gamma di oggetti importanti in vita e che accompagneranno il defunto nell’altra vita. Contengono vari prodotti di artigianato come recipienti (vasi) o ornamenti (pettini, statuette) e in più la grande novità sono gli attrezzi per l'agricoltura (es. falci). Con la Protostoria si avvia un processo che porta al passaggio dalle piccole comunità neolitiche allo Stato. L'elemento fondamentale che consentì questo passaggio fu l'accumulazione di ricchezza, resa possibile dalla metallurgia; la crescente differenziazione socioeconomica permessa dal commercio fu la causa della creazione di contrasti interni all'interno delle forme di organizzazione sociale che portarono al superamento dei vincoli di tipo parentale alla base delle comunità più antiche. Le caratteristiche peculiari della mutata organizzazione sociale sono riscontrabili nell'accresciuta importanza dell'elemento guerriero per il controllo del territorio, nella sedentarizzazione degli insediamenti, dalla nuova spinta verso il commercio e dalla mutata coscienza dell'appartenenza ad uno stesso territorio rispetto ai vecchi vincoli di consanguineità. Foro di Cesare, corredo di vasi e bronzi in miniatura della tomba 1 ad incinerazione in pozzetto. La sepoltura si data all’ XI-X secolo a.C. ca. ed è riferibile ad un uomo adulto, un sacerdote, per la presenza dei doppi scudi. Molti sono i dati archeologici relativi a questo periodo, ma le sepolture costituiscono ancora la fonte più considerevole di dati. Foro di Cesare, corredo di vasi e bronzi in miniatura della tomba 2 ad incinerazione in pozzetto (ca. XI-X secolo a.C.). La presenza del coltello e dei doppi scudi indica anche in questo caso un ruolo sacerdotale. Roma, località Quadrato, corredo di vasi e bronzi in miniatura della tomba 1 ad incinerazione in pozzetto (I periodo laziale, ca. XI secolo a.C.). Il corredo comprende un’intera panoplia: spada, lancia, scudo circolare e schinieri. Erano inoltre presenti un coltello e i doppi scudi. Questo personaggio aveva le funzioni di capo politico-militare e di sacerdote. Roma, località Quadrato, corredo di vasi e bronzi in miniatura della tomba 2 ad incinerazione in pozzetto (I periodo laziale, ca. XI secolo a.C.). La presenza del coltello indica un ruolo sacerdotale. Anche per questo periodo, sono le raccolte di oggetti nelle tombe ad offrirci la possibilità di comprendere la complessità sociale di quest’epoca. La ricchezza di alcuni corredi da un lato rispecchia il desiderio che nel mondo dell’aldilà il defunto possa avere tutto il necessario per perpetuare i suoi modi di vita sulla terra, dall’altro è una vera e propria ostentazione del rango del defunto e della sua famiglia. Togliere da circuito economico una gran quantità di oggetti preziosi fa supporre una notevole ricchezza di una parte della società ed è una vera e propria pubblicizzazione del potere. IL MONDO GRECO Nell’antica Grecia le raccolte di oggetti preziosi avevano prevalentemente un carattere pubblico ed erano dedicate alle divinità nei templi e nei santuari. Testa di pugile vittorioso, 330 a.C. ca., da Olimpia, Atene, Museo Nazionale. La testa possedeva in origine una corona d’alloro dorata, simbolo della vittoria. Esse erano custodite all’interno degli edifici sacri, oppure in spazi appositamente costruiti, chiamati "tesori" per il loro contenuto. thesauròs dei Sifni a Delfi I templi Gli oggetti erano offerti alla divinità da privati cittadini, da ambasciatori di città lontane e dagli atleti vincitori nelle gare sportive; erano doni per celebrare la potenza del dio e ottenerne la protezione, oppure ringraziamenti per i favori e le vittorie concesse, ma anche memorie storiche, trofei di guerra e meraviglie della natura, come ad esempio animali imbalsamati provenienti da luoghi lontani e uova di struzzo. La raccolta di offerte per gli dei (thesauròs) è antichissima e dal Neolitico attraversa tutte le civiltà compresa quella cristiana. Grotte sacre, luoghi ed edifici destinati al culto contengono veri e propri tesori. Le collezioni votive servono a ricordare gli uomini agli dei. Inizialmente tali raccolte avevano una finalità puramente religiosa, ma a partire dal V secolo a.C. gli oggetti votivi (statue, gioielli, tripodi, ecc.) assursero al rango di opere d’arte per il loro valore estetico e la fama degli artisti che li avevano creati. Si pose di conseguenza maggiore attenzione al problema dell’esposizione delle opere, per consentirne la più completa fruizione. È esemplare il caso della statua di Atena in avorio e oro, realizzata nella seconda metà del V secolo dallo scultore Fidia: la cella del Partenone, il famoso tempio dell’Acropoli di Atene, venne dotata di un colonnato a due piani affinché la gigantesca scultura di 12 metri potesse essere ammirata da ogni angolazione. I Greci posero sempre la massima attenzione alla ricerca estetica, cercando di trovare in ogni manifestazione artistica il massimo grado di armonia e perfezione formale. Le caratteristiche che distinsero la loro produzione rispetto alle civiltà antiche ad essa precedenti e contemporanee, furono: l'attenzione e l'aderenza al realismo, che in scultura si tradusse in una osservazione particolare dell'anatomia umana, e in pittura si risolse sia nella ricerca della rappresentazione prospettica dello spazio sia in quella della resa dei volumi; in architettura la stretta corrispondenza tra forma e funzione, diretta conseguenza di un approccio razionale alla comprensione del mondo e alla conoscenza. Tali raggiungimenti formali, che sono all'origine del classicismo europeo, hanno influito sullo sviluppo successivo del mondo occidentale ad un livello che va ben oltre la storia dell'arte. Agorà (in greco ἀγορά, da ἀγείρω = raccogliere, radunare) è il termine con il quale nella Grecia antica si indicava la piazza principale della polis. L'agorà era il centro della polis sia dal punto di vista economico e commerciale (in quanto sede del mercato) che dal punto di vista religioso, poiché vi si trovavano i luoghi di culto, oltreché politico, in quanto era la sede delle assemblee dei cittadini. L'agorà fu un'autentica invenzione urbanistica greca , Le agorà vennero delimitate da portici (stoài) e si appoggiavano spesso ad una via di transito principale. In queste piazze venivano collocati vari monumenti, costruzioni, are, statue, in maniera spesso disordinata. Infatti i greci, diversamente dai romani, non subordinavano le loro piazze ad una costruzione principale. Spesso l’agorà era contornata da stoà (in greco στοά dal verbo ἵστημι "sono eretto") è una struttura tipica dell'architettura greca antica, costituita da passaggi coperti o portici per uso pubblico in un edificio di forma rettangolare allungata che presenta uno dei lati lunghi aperto e colonnato, generalmente prospiciente una piazza o una via, mentre l'altro è chiuso da un muro; la copertura può essere a spioventi, a terrazze oppure l'edificio può sopraelevarsi ripetendo lo schema del piano inferiore. La Stoà Pecìle (= «portico ornato di colori») era un portico dell'agorà di Atene, così chiamato perchè caratterizzato da raffigurazioni di vario tipo (la battaglia contro le Αmazzoni; la battaglia di Μaratona; etc.). La corrente filosofica nota come "stoicismo" deve il suo nome al fatto che il suo iniziatore Ζenone di Cizico (ΙV-ΙΙΙ sec. a.C.) impartiva le sue lezioni proprio davanti alla Stoà. L’ellenismo L'arte della Grecia antica non affronta temi specifici ma ogni aspetto della realtà: può essere celebrativa, storica o documentaria. Smetterà di essere espressione e testimonianza della società e dei suoi valori in modo così aderente a partire dal IV secolo a.C., quando una serie di mutamenti sociali e politici porteranno all'affermazione della monarchia macedone, alla crisi delle poleis stesse e all'affermazione di una élite culturale distante dai valori tradizionali e comunitari. L'età ellenistica è caratterizzata da alcuni importanti fattori che trasformarono, anche in modo sostanziale, la cultura, l'economia, la società e le istituzioni politiche greche. Se si immagina l'importanza che aveva assunto la polis all'interno della società e della storia greca, è facile anche immaginare quale profondo sconvolgimento la crisi delle città apportò a tutta la cultura ellenica. Tutto era stato definito in funzione della polis: l'economia, la struttura sociale, la libertà, la cultura, la religione, i valori morali, persino il rapporto fra gli individui con il mondo stesso. La polis cessa di essere un universo piccolo ma compiuto e autosufficiente. Le trasformazioni sociopolitiche dell'età postalessandrina ebbero notevoli ripercussioni sulla vita culturale ellenistica. Al declino della "polis" non fece da contraltare la nascita di organismi politici capaci di creare nuovi ideali: la trasformazione dei cittadini in sudditi, la coesistenza di genti diverse e l'impossibilità alla partecipazione attiva al governo dello stato furono i fattori determinati di importanti mutamenti nella coscienza individuale e, di riflesso, nella vita culturale. Si diffuse infatti da un lato una tendenza sempre maggiore alla scoperta dell'individuo ed alla separazione tra etica e politica; dall'altro si attenuò la diffidenza nei confronti della diversità etnica e culturale, che favorì la diffusione dell'ideale cosmopolitico, dissolvendo l'antica equazione tra uomo e cittadino. L’arte ellenistica non è più l’espressione culturale di un popolo (quello greco) legato da comuni radici linguistiche, religiose e filosofiche, ma uno stile universale che può essere utilizzato da tutti. In pratica, nel periodo dell’ellenismo troviamo l’arte greca non solo il Grecia, ma in tutto il bacino orientale del Mediterraneo, nonché nell’Asia mediorientale e centrale. Ciò produce ovviamente una contaminazione con altri linguaggi e altre visioni estetiche, per cui l’arte ellenistica appare come un fenomeno molto diversificato, non sempre riconducibile ad una visione artistica unitaria. Non è un caso che, parlando di arte ellenistica, questa venga aggettivata in base al luogo d’origine: abbiamo così l’ellenismo alessandrino (da Alessandria d’Egitto), l’ellenismo rodiano (dall’isola di Rodi nel Peloponneso), l’ellenismo pergameneo (da Pergamo), l’ellenismo attico (ovviamente da Atene, che rimane un vivo centro artistico anche in questo periodo). E’ in questo contesto che il re d’Egitto Tolomeo I Sotere (cioè Salvatore), generale di Alessandro Magno, fonda, nel 307 a.C. presso la propria reggia, il Museion di Alessandria, un centro dotato di: •Giardino zoologico •Giardino botanico •Collezioni naturalistiche •Biblioteca (con 500000 rotoli di papiro) •Osservatorio astronomico Questo edificio ospitò poeti, filosofi, astronomi, geografi, medici, storici, artisti e i più famosi matematici della civiltà alessandrina. Il lavoro degli studiosi del Museo era diviso in quattro dipartimenti: •Letteratura •Matematica •Astronomia •Medicina Il cuore della struttura era la biblioteca, un immenso insieme di volumi e documenti. L’accurata descrizione di Strabone riporta che consisteva in un ampio edificio delimitato da un porticato con colonne adatto alle passeggiate, comprendente ben 500.000 rotoli, molti dei quali depredati ai Persiani, che riunivano tutto il sapere dell’epoca, tanto che le opere venivano copiate da studiosi di passaggio nel porto. E proprio perché questa enorme raccolta di sapere venisse a tramandare la memoria delle conoscenze dell’epoca, l’istituzione venne chiamata Museion in onore delle nove Muse generate dalla madre Mnemosine, dea della memoria. Questa istituzione, un vero centro scientificoletterario-artistico, un’accademia nel più alto senso del termine, rimase attiva, forse con alti e bassi per ben 8 secoli fino al V secolo d.C. O almeno questa è una delle molte ipotesi: l’edificio fu dato alle fiamme, insieme alla regina Ipazia, durante una rivolta dei Cristiani che intendevano distruggere l’emblema delle conoscenze grecoromano-ellenistiche considerate contrarie alla religione. L’ Incendio Biblioteca d’Alessandria d’Egitto Pierre Jacques Volaire, dit le Chevalier Volaire (Tolone 1729 - Napoli 1802) Il primo museo al mondo di scultura antica fu allestito a Pergamo intorno al 170 a.C. da Eumene II, re della città. Per ricostruire il panorama storico più completo della produzione scultorea antica, il sovrano aveva tentato di radunare esempi di tutto ciò che sino a quel momento era stato creato dagli artisti e, per completare la raccolta, aveva ordinato di eseguire copie delle sculture che non potevano essere acquistate. In quel periodo anche la biblioteca di Pergamo divenne uno dei centri culturali del mondo antico, e con i suoi 200.000 libri era di fatto il secondo centro culturale al mondo, dopo la grande biblioteca di Alessandra d’Egitto. Fu proprio a causa di questa “rivalità” ed a una sorta di embargo dei fogli di papiro (l’unica carta dell’epoca) da parte dell’Egitto, che la civiltà di Pergamo sotto la guida illuminata di Eumene II, produsse una carta alternativa, proveniente dalla concia delle pelli, e che da allora prese il nome di Pergamena. L’abitazione privata ha, in età ellenistica, un grande sviluppo, anche dimensionale: la casa conserva la tipologia tradizionale a mègaron, con ambienti distribuiti intorno ad un cortile, che si trasforma via via in peristilio, ma ingrandendosi, adornandosi, collegandosi a giardini, diventa a poco a poco luogo distintivo del grado sociale. Di conseguenza, anche con la nascita degli studi storici e del gusto antiquario, la passione per la raccolta di opere d’arte si diffuse anche tra i privati e nelle dimore dei cittadini più importanti si accumularono collezioni di dipinti e statue. Gli oggetti del passato Nel mondo greco comunque gli oggetti, i manufatti non vengono concepiti come documenti che danno informazioni sul passato, come nella moderna scienza archeologica. La storia, che proprio in questo momento nasce come disciplina, si nutre di altre fonti, anche se taluni storici hanno intuito questa possibilità. Tucidide, ad esempio utilizzò fonti “materiali” per dimostrare che le isole dell'Egeo erano state in passato abitate dai Cari, adducendo come prova il fatto che "quando gli Ateniesi (...) purificarono Delo ed ebbero asportato le tombe di quanti erano morti nell'isola, si vide che più di metà erano Cari, riconoscibili dalla forma delle armi con loro inumate e dal modo di seppellire" (Thuc., I, 8). Ma si tratta di un evento occasionale che niente ha a che fare con la reale consapevolezza storica che anche gli oggetti o i resti di antichi luoghi siano una fonte per la ricostruzione del passato (Manacorda 2004). I luoghi La curiosità nei confronti di ciò che la terra nasconde ha radici antichissime. Cercare nei resti antichi le proprie radici storiche è azione nota nell’antichità: Babilonesi, greci e romani cercavano o rispettavano antichi luoghi in cui riconoscevano le radici della loro storia. Nabonedo Heroon di Enea a Lavinio Rovine di Troia Quindi già nel mondo antico vi era un rispetto per ciò che quelli venuti prima di loro avevano creato. In quei monumenti ed in quei luoghi si individuavano le radici collettive del mondo a loro contemporaneo. La grandezza attuale era motivata dalla sapienza e dalle capacità di chi li aveva preceduti. Vi erano certo alcuni luoghi simbolo pregnati di un forte valore evocativo, ma nel complesso era la trama della città stessa, dei monumenti, delle sue piazze, delle sue opere d’arte che andavano rispettate e preservate. Per chi conservare? Per loro stessi i luoghi del passato Per quanto concerne i luoghi, i greci rispettavano alla loro maniera quelli in cui riconoscevano le radici della loro storia. Nel complesso era poi la città stessa, con i suoi monumenti, le sue piazze, le sue opere d’arte che veniva rispettata e preservata. Ma questi sentimenti erano dovuti alla propria città, non c’era considerazione per le città sconfitte e la pratica del saccheggio autorizzava a spoliare edifici, case e tombe. Grecia: i luoghi del passato Nonostante le frequenti lotte tra i vari centri, esistevano in Grecia luoghi sacri comuni ed occasioni, come le grandi festività , che ogni greco rispettava in una sorta di accordo non scritto. Queste feste erano caratterizzate, oltre che da riti religiosi, anche da varie altre manifestazioni. Famosi e frequentatissimi erano i giochi atletici, che presero il nome dai santuari o dai luoghi che li ospitavano: i Giochi Olimpici, i Giochi Pitici, i Giochi Istmici e di quelli Nemei. i luoghi del passato L’attrattiva maggiore erano ovviamente le gare, ma non era da meno, in questa arcaica forma di turismo, la possibilità di ammirare costruzioni e opere d’arte famosissime, come l’imponente statua di Fidia presso il tempio di Zeus ad Olimpia, annoverata tra le Sette Meraviglie del mondo antico. Spesso queste manifestazioni erano accompagnate da pubbliche letture di opere letterarie o filosofiche ed anche da esposizioni “temporanee” dove erano presentate opere di pittori e scultori contemporanei. i luoghi del passato Indipendentemente dalle occasioni di “turismo” offerte dalle numerose cerimonie religiose, gli antichi greci erano comunque attratti dal viaggio come strumento di conoscenza di popoli e tradizioni diverse dalle proprie. Già in molte opere letterarie, tra cui ovviamente l’Odissea, vennero descritti grandi spostamenti e luoghi e popoli esotici, ma forse nell’opera di Erodoto, storico di Alicarnasso vissuto nel V sec. a.C., si può intravedere qualcosa di paragonabile ai libri di viaggio in senso “moderno”. Sebbene attratto più dalle caratteristiche culturali e religiose dei popoli che vide e conobbe di persona, nelle sue “Storie” (Ἱστορίαι ), fondamentalmente consacrate al lungo conflitto che aveva opposto Greci e Persiani, non tralasciò di inserire dettagliate descrizioni di luoghi, città e monumenti con i quali era venuto a contatto durante i suoi avventurosi viaggi, come le grandi ziggurat babilonesi e le imponenti opere architettoniche egizie, che già suscitavano enorme ammirazione per la loro grandiosità ed antichità. MUSEOLOGIA e ARCHEOLOGIA Anno Accademico 2016/2017 Docente Patrizia Gioia [email protected] 8 marzo, LEZIONE 2: − Gli archetipi: oggetti rari ed oggetti defunzionalizzati sottratti al circuito economico durante la Preistoria e Protostoria. − Il Mondo greco: patrimonio pubblico e patrimonio privato, i luoghi del passato