1 ARTE e TERAPIA Monologo per Burattinaio (L’attore entra in scena con una chitarra a tracolla, un paio di burattini uniti tra loro da una corda e gettati attorno al collo e, in una tasca, un quadernino e una matita ) Eccomi. Sono apparentemente sano, felice… E invece no. Sono afflitto da innumerevoli disturbi, alcuni leggeri e altri assai gravi, invalidanti: improvvise perdite della memoria, momentanee sospensioni del battito cardiaco, inspiegabili fissità degli occhi e della mente, repentine fitte che attraversano tutto il corpo, memorabili stitichezze alternate ad altrettanto memorabili cagarelle, amnesie, apnee notturne, asme………….. Un mio amico dice che tendo a somatizzare che sono un caso clinico e farei bene ad andare in qualche talk-show o su un’isola … te sei suonato, dico, sono ancora giovane cerco una morosa e tu mi mandi davanti a milioni di guardoni a raccontare le mie sfighe! E allora, dice, vai da uno stregone thailandese Che ti sfuzzica tutto con le mani nude E ti tira fuori le coradelle e i bubboni E li sposta su qualcun altro … Ma tu sei fuori!……………………………. e allora vado dal mio medico di famiglia Lui mi darà il consiglio giusto, lui che non è mica Un medico di stato o di quartiere ma proprio di famiglia: ce ne vorrebbero altri “di famiglia”: l’avvocato, l’architetto, professionisti di famiglia che te li passa la mutua, perché no? Chi ti fa una ricetta, chi una perizia. 1 2 Insomma, vado dal mio medico di famiglia e gli dico che non ce la faccio più sono invaso da una caterva di disturbi, gli dico. Lui non mi visita neanche e dice senza batter ciglio che qui ci vuole un po’ di arte terapia. Arte Terapia?, dico io. Si arte terapia: che vuol dire curarsi con le Arti. Perché proprio con le arti?, dico io, che gli artisti son tutti rovinati, tossici, alcolizzati e poveracci? E poi io sono negato, non sono una creativo, da piccolo non giocavo neanche con i soldatini… Senti Senti! dice lui. Stavo tutto il giorno a guardarmi la punta del naso o le unghie dei piedi… Bene Bene, dice lui. Bene bene !!!! Alle Medie i mie genitori mi compravano un flauto dolce alla settimana e io non sapevo cosa farmene: li scioglievo sul fornello del gas. Ottimo, dice il medico di famiglia… È proprio per questo che tu hai bisogno di una medicina alternativa. E mi sfilza un elenco di arti che dovrebbero guarirmi: teatro terapia, danza terapia, pittura terapia, musica terapia, scrittura terapia… scegli la tua arte e starai meglio… Posso farle anche tutte, dico io, ma da quale cominciare? Allora fermo il mio poliziotto di famiglia… cioè del quartiere e gli chiedo se per caso c’è, nei paraggi, un ambulatorio artistico… E lui a farmi la manfrina che si dice poliziotto di quartiere e non del quartiere perché non è un lattaio, dice, ma uno specializzato… e io dico che fa lo stesso, che sono nervoso. E lui ancora con quella sua precisione ossessiva che mi dice che non si chiamano ambulatori ma laboratori e che sono fortunato A si? Dico io… Si perché ne hanno aperto uno da poco 2 3 di danza terapia nella sede del quartiere. E mentre dice così tira fuori la pistola e spara a un tizio che esce di corsa da un negozio… Correva o scappava, mi chiede…correva o scappava? Forse usciva, dico io timidamente. Bene, vado e mi iscrivo. Quest’anno ci sono due corsi: di liscio e di latino america quale vuol fare? Mi dice la ragazza che di giorno fa la cassiera alla Conad e di sera la danzatrice terapeuta. Tutti e due, dico io…perché anche se non sembra sto cercando il grande amore e allora con il liscio mi faccio la morosa, e con la danza moderna me la sposo… Bene fa lei. Vediamo a che livello siamo: mette su un CD e mi guarda. La musica cambiava ritmo ogni 15 secondi e a me mi prende il famoso disturbo del blocco fisico e mentale e rimango fermo come una statua… Su, su, fa lei, non lo sente il ritmo? Il ritmo? Dico io, ma a me serve un po’ di pace… Allora mi dispiace, fa la ragazza, il corso di danza New Age l’abbiamo fatto l’anno scorso. Lo sa cosa ci vuole per lei? Un corso di scrittura creativa, lo fa anche il mio moroso e gli fa un gran bene a tutti gli organi, tutti…e ride…e mi da l’indirizzo di una scuola di scrittura terapia che si fa nello scantinato di un condomino li vicino. Lo scrittore che teneva il corso era un ex professore di italiano in pensione. Noi malati eravamo una decina e quando si attaccava la caldaia del riscaldamento centralizzato non sentivamo un accidente e lui allora saliva sul motorino del custode lo accendeva e urlava a squarciagola qualche poesia della beat generation… 3 4 Curarsi con la scrittura vuol dire, avere sempre con sé un quadernino, diceva, una matita e un temperino, e scrivere scrivere, tutto quello che ti passa per la mente senza censurare niente neanche le parolacce. Scrivere, scrivere quando sei in fila alle Poste o quando stai smemorato davanti al Bancomat, o al semaforo rosso: dal rosso al verde ci può scappare un pensierino, diceva urlando lo scrittore creativo perché quello del primo piano era andato al cesso e lo sciacquone passava proprio sopra le nostre teste. E poi leggere, leggere qualsiasi cosa.. Perché la creatività è un muscolo e va tenuta in esercizio…così diceva… E io a chiedere: che tipo di quadernino?, che matita? Dura?, morbida? 2b…hb…3c… e la gomma per cancellare si può usare o ci si cura anche con gli errori? Mi passavano per la testa tutte queste domande sceme e non scrivevo una riga. Mi ero comprato un quadernino 15 x10 Che usava anche Chatwin nei suoi vagabondaggi e ci scrivevo i miei pensieri strapoetici… Avevo tutto: quaderno, matita e temperino.. mancavano solo le parole, quelle che avrebbero dovuto guarirmi… Provate a tenere un diario, scrivete la vostra autobiografia, ci disse lo scrittore. Allora ho cominciato a ricordare la mia vita e per le qualità transitive della sfiga, più scrivevo più mi ammalavo e stavo per piombare in una biografite acuta Allora ho smesso anche la scrittura terapia. E mi sono comprato una chitarra: ci sarà, dico, uno straccio di corso di musica terapia in sto quartiere di merda? C’è, c’è, mi fa la benzinaia senza denti che da quando hanno tolto la Super Rossa è in crisi depressiva e ha imparato a suonare l’Arpa birmana in un corso serale della terza età. 4 5 Allora mi iscrivo, dico io tutto contento. In una settimana ho imparato quattro accordi e mi sono innamorato della chitarrista. Una tipa con i capelli lunghi fino alla schiena Sembrava una ex figlia dei fiori, una Joan Baetz Era sempre vestita con una salopette a righe, le espadrillas ai piedi e puzzava da far schifo. Con quei quattro accordi sono andato avanti tutto l’inverno e riuscivo a suonare solo una canzone che le piaceva da morire e che faceva: La notte cade su di noi La pioggia cade su di noi La gente non sorride più Vediamo un mondo vecchio che Ci sta crollando addosso ma: ma che colpa abbiamo noi. e la suonavo dalla mattina alla sera. Avevo delle bolze alle dita che sanguinavano e un incarnato sempre più pallido e flaccido finchè un giorno mi sono coperto di pustole in tutto il corpo diagnosticata come rarissima allergia da corde di chitarra e così ho smesso anche la musica-terapia Nel frattempo mi stavo ammalando sempre di più: le arti avevano aggravato la mia situazione e stavo ormai cercando uno sgabuzzino buio e umido dove passare gli ultimi anni della mia vita quando l’insegnante di sostegno di mio nipote mi dice che hanno aperto un laboratorio di teatro-terapia nella canonica della parrocchia Il teatro parrocchiale non ha mai fatto bene a nessuno penso io, vuoi che funzioni proprio con me? Cosa c’entra il teatro parrocchiale, dice la prof che sostiene mio nipote, il laboratorio si fa dal prete ma è tenuto da un attore strafamoso che si chiama…si chiama…dai è sempre in TV 5 6 Fa lo stesso, dico io, e mi vado a iscrivere. Il tipo attore-terapeuta, in calzamaglia amaranto sembrava un cardinale senza la sottoveste con me ci sono altre quatto signore di età incerta due maestre di scuola precarie un muratore napoletano uguale a Totò e un impiegato di banca in esubero Al primo incontro il cardinale attore dice che il teatro è la miglior terapia del mondo che se lui non avesse fatto l’attore adesso sarebbe un cardinale (vedi che ci avevo preso, dico io tra di me) o un ragioniere depresso che ce n’è pieni i fossi (e guarda l’impiegato fisso negli occhi senza ricordarsi che ha davanti un ragioniere) Cominciamo bene con la memoria, penso io! Comunque il quasi cardinale ci dice che ci sono vari livelli di terapia teatrale: per disturbati generici come siete voi va bene il genere Commedia Grottesca per chi soffre di angosce persistenti ci vuole il teatro comico-boccacesco per i malati incurabili lui consiglia autori come Beckett che, dice, aiutano ad affrontare sereni la dipartita, e per i più gravi, gli psisomatici acuti (come me, dico tra me) la terapia migliore è senza dubbio il teatro ragazzi e, meglio ancora, il teatro dei burattini! Io allora alzo la mano e mi tiro fuori dal gruppo malati-generici-commedia grottesca per iscrivermi al gruppo psisomatici-acuti-teatro ragazzi Non vedevo l’ora di avere i miei burattini Per cui mi sono iscritto anche ad un corso di scultura-terapia per aspiranti burattinai Il problema, da farmi ammalare seriamente, fu allora scegliere quali burattini costruire. Dopo aver scartato fagiolini, sganapini, balanzoni, brighella, pulcinella…… e anche colombine, clorinde, rosaure, isabelle 6 7 mi sono concentrato su due figure archetipiche, classiche, universali, bastarde e fasulle: un uomo e una donna in senso cosmico. Un uomo che fosse padre, fratello, amico amante, nonno, saggio, psichiatra, Dio insomma e una donna che fosse madre, sorella, zia, cugina, infermiera, Madonna… e allora tutte Le Arti che avevo imparato mi sono tornate utili! Ho dipinto i burattini, li ho vestiti e ho scritto le canzoni e i testi! (l’attore prende i due burattini e li anima ) Quando li ho infilati nelle mani Ho sentito che attraverso le mie braccia Le sfighe passavano a loro due. Le mie malattie erano loro e io le vedevo Ci potevo parlare, ci potevo ridere sopra. (la parte che segue può essere totalmente improvvisata) Attore: E tu chi sei? 1° burattino: Non vedi che sono il tuo babbo? Attore: (al pubblico) non l’avevo riconosciuto…babbo mi vuoi bene? 1° Burattino: Ma certo, Albert! Attore: (al pubblico) e questa chi è! E tu chi sei? 2° Burattino: Ma sono la tua mamma!! Attore: Oh, la mia mammina…e tu mi vuoi bene? 2° Burattino: Albert, tu sei l’amore della tua mamma!!! Attore: (al pubblico) non ci ho mai creduto. 7