11. Il ruolo della donna mussulmana nell`acquisizione della

11. Il ruolo della donna mussulmana nell’acquisizione della consapevolezza religiosa
di Shîrîne Daqûrî
Mi sono sempre chiesta perché non ci siano profeti al femminile. Fino a quando ho trovato che un
religioso, Al-Asha’ari (873-935), ha affermato che alcune donne hanno profetizzato. Sono sei: Eva,
Sarah, la madre di Mosè, Hajar, Asia e Maria1.
In questo contributo vedremo qual è la situazione delle donne mussulmane.
La situazione concreta è che la donna mussulmana si trova in mezzo a due posizioni: la prima è lontana
dall’essenza dell’Islam ed è basata su vecchie tradizioni, bigottismo e fanatismo religioso, la seconda è
estranea all’Islam stesso e oscilla tra i valori arabo-islamici e quelli occidentali. Questa chiave di lettura
del Corano e della sunna del profeta si trova nel linguaggio di Marx, di Freud e di Derrida e
nell’Orientalismo, ma omette la specificità della società arabo-islamica. Ciò ha prodotto una donna
intimamente alienata, divisa tra relatività e dualità dei valori. La società contemporanea presenta tutto
questo e il concetto virtuale della consapevolezza religiosa.
Sin dagli inizi del Rinascimento gli intellettuali hanno cercato di mettere in luce i problemi e le ragioni
che stanno dietro il ritardo e la debolezza della società araba e di dire in che misura la religione
responsabile per tale crisi. L’Islam è stato principalmente criticato per la posizione alla quale relega le
donne. Gli intellettuali sono confusi dal fatto che la posizione odierna della donna mussulmana, secondo
me, è il risultato di una eredità storica gravata dai tradizionali sistemi sociali e dai resti di una società
schiavistica costruita sulla presenza costante (del Corano) nei diversi settori della politica, della società e
dell’economia. Così si sono formati dei tabù e non è permesso discuterne o rifletterci su2. Essi possono
essere attribuiti al fatto che in origine la predestinazione è diventata l’essenziale categoria filosofica su cui
la società islamica ha costruito il suo sistema di pensiero e di condotta, così ha messo da parte la categoria
della libertà e la necessità di una razionale argomentazione e l’insistenza con cui il Corano si rivolge a noi
– si confronti il versetto coranico 2/44 «Enjoin ye righteousness upon mankind while ye yourselves forget
(to practise it)? And ye are readers of the Scripture! Have ye then no sense?» («Potete forse invitare gli
altri a esser pii dimenticando voi stessi, mentre pur leggete le scritture? Siete forse privi di intelletto?»).
La donna mussulmana ha la necessità di capire che lo statement intellettuale islamico è maschile per
eccellenza, incentrato in particolare su testi che descrivono esperienza, percezione e interpretazione di
come debba essere l’uomo (inteso al maschile). Il ruolo della consapevolezza religiosa nel mondo arabo è
rappresentata dal recupero dei concetti e delle idee che lo hanno per secoli regolato, e così appaiono
correntemente, e dal ritardo della civiltà umana. Perciò il problema in questione è come capire il retaggio
islamico e come trasferire i suoi valori teorici nella pratica allo scopo di creare modelli attivi in modo da
liberare la religione dalla catena della tradizione. Così il problema della donna e del suo ruolo
nell’acquisire consapevolezza religiosa costituisce una delle maggiori questioni che necessitano di essere
chiarite e valutate in modo nuovo.
In questo contributo mi occuperò del ruolo di una parte della classe media femminile islamica (la madre,
la predicatrice e l’insegnante).
1. Il primo modello
Il moderno uomo islamico non ostacola il diritto della donna all’istruzione come prima. A dispetto
dell’incremento del numero di donne istruite e del loro occupare buone posizioni nella vita scientifica e
pratica, a dispetto del raggiungimento di una certa indipendenza finanziaria, la donna occupa ancora una
posizione bassa all’interno della famiglia ed è ancora lontana dal partecipare attivamente sul piano
1
La prova addotta è quella per cui chi ottiene da Dio di poter affermare, negare o informare su qualcosa di imminente è un
profeta. Ed è stato provato che ciò è capitato alle succitate donne per scopi diversi e che alcune di esse sono menzionate nel
Corano. Cfr. Abdul Halim Abu Shaka, The Liberation of Woman in the Age of the Message, Parte I, p. 312.
2
A seguito dell’accumularsi per centinaia di anni delle idee e dei concetti di provenienza maschile, tutto ciò che è discorde è
stato elevato a sacro e immutabile.
legislativo, giudiziario e politico. Ciò è dovuto alla errata interpretazione dei versi coranici che riguardano
i diritti e i doveri delle donna, causa di pratiche sociali che hanno prodotto una donna che si accetta in
quanto madre in un contesto di sottomissione e assedio.
Nella nostra società è largamente accettato il fatto che dopo il matrimonio la donna si ritiri e si dedichi del
tutto alla casa3. Questo limita il potenziale intellettuale di una larga fetta di laureate/e che, pur avendo
raggiunto un avanzato livello educativo, ancora mantengono idee retrograde che non mostrano alcuna
coscienza culturale rispetto alla responsabilità della donna e al suo ruolo nella costruzione e nello
sviluppo della società.
Non ci sono dubbi che il ruolo delle madri e la loro responsabilità nel crescere i figli è uno dei più
importanti ruoli che Dio ha dato ad esse4. Tuttavia le madri sono per lo più pesantemente influenzate dalle
vecchie tradizioni sociali e perpetuano inconsciamente sui loro figli le stesse ingiustizie che esse hanno
vissuto. Ciò ha fatto sì che i maschi della società arabo-islamica – gli uomini del futuro – si considerino
indipendenti da qualsiasi sistema di valori e non pongano alcuna attenzione alle vere norme religiose. Sin
dall’infanzia sono nutriti di sacra impunità ed ereditano molti falsi miti, come ad esempio l’idea che
l’uomo vada preferito alla donna e di avere ogni diritto semplicemente perché di sesso maschile5.
Al contrario, si nota come l’educazione delle ragazze da parte delle loro famiglie sia quasi negletta –
imbevuta di difetti, deliberatamente o per ignoranza – rispetto alla loro coscienza religiosa.
Ciò si può attribuire a ragioni socio-economiche o a concezioni tradizionali o personali. La conseguenza è
che la maggior preoccupazione delle famiglie islamiche è quella di trovare un uomo per la propria figlia
che sia abile a conservare l’onore e la dignità.
2. Il secondo modello
È quello della predicatrice, il cui ruolo e la cui riflessione sulla società sono determinati dalle circostanze
psicologiche ed educative della donna, oltre che dal movimento islamico cui appartiene. La missione
della predicatrice è quella di attirare il maggior numero possibile di donne allo loro riunioni, che sono
tenute in moschea oppure nella casa di qualcuna di esse una volta alla settimana.
Merita di essere notato6 come alcune predicatrici ricorrano nelle loro predicazioni a modi che spaventano
le altre donne, alla complessità di esposizione piuttosto che alla semplicità, oltre al fatto di profondersi in
una serie di “no”: “non fate questo, non fate quello”. Le predicatrici si circondano di un’aura di gloria,
così le studentesse sono impossibilitate a discutere o ad obiettare qualunque questione religiosa che pure
potrebbe essere oggetto di dibattito. L’assorbimento e l’imitazione da parte delle donne di idee e di
concetti, e la loro ripetizione senza logica nuoce alla struttura della famiglia mussulmana. Secondo me il
problema è che la predicatrice che si considera guida religiosa e che conseguentemente si assume la
responsabilità della consapevolezza religiosa femminile non si impegna a capire i principi della legge
islamica, la Shari’a. Più che altro si ferma a un livello superficiale e ripete le solite affermazioni. Ciò ha
3
Il versetto coranico 33/33 («And stay in your houses») («Rimanetevene quiete nelle vostre case») è stato interpretato in modo
errato dagli uomini ed è stato preso come pretesto per tenere la donna a casa e per impedirle di svolgere un suo ruolo attivo
quale altra parte della società umana. Gli uomini hanno ristretto il ruolo femminile ai lavori casalinghi e alla riproduzione. In
tal modo la sua vita diventa, come dice Ibn Rushd (1126-1189), simile a quella delle piante o peggio ancora.
4
Il modo in cui le madri nutrono lo spirito delle proprie figlie e dei propri figli è essenziale nel definirne la personalità,
semplicemente perché rappresenta il modo di pensare dell’intera famiglia e si riflette nel loro modo di agire una volta divenuti
adulti.
5
C’è un altro fattore da considerare, quello contenuto nel versetto coranico 4/34: «Men are in charge of women, because Allah
hath made the one of them to excel the other, and because they spend of their property (for the support of women» («Gli
uomini sono preposti alle donne, perché Dio ha prescelto alcuni esseri sugli altri e perché essi donano dei loro beni per
mantenerle»). L’uomo è responsabile per i bisogni materiali e psicologici delle donne e ciò giustifica la distinzione. Il che non
significa concessione a praticare dominazione e sfruttamento. Esso vuol solo indicare la superiore posizione dell’uomo rispetto
la donna – si confronti il versetto coranico 2/228 «And they (women) have rights similar to those (of men) over them in
kindness, and men are a degree above them. Allah is Mighty, Wise» («Esse agiscano coi mariti come i mariti agiscono con
loro, con gentilezza; tuttavia gli uomini sono un gradino più in alto, e Dio è potente e saggio»).
6
Le predicatrici raramente parlano delle più rilevanti questioni che la civiltà musulmana affronta, le quali richiedono maggiore
consapevolezza e formazione, come ad esempio i diritti umani, la libertà di pensiero e il rispetto delle altrui opinioni, assieme
al confronto con il lavoro in tutte le sue manifestazioni nel rispetto degli schemi scientifici, letterari e filosofici, che sono
innanzitutto alla base della coscienza umana e successivamente alla base della coscienza religiosa.
rafforzato l’arretratezza dell’opinione comune. Inoltre, la varietà dei movimenti mussulmani, in cui le
funzioni tenute da predicatori donne hanno prodotto la distrazione delle donne e le hanno rese macchine
ideologiche, ha comportato la ramificazione delle donne mussulmane poiché i diversi movimenti si
combattono l’un l’altro.
3. Il terzo modello
Esso riguarda le insegnanti nelle scuole private o pubbliche. Il loro ruolo consiste nel ripetere e nel
parafrasare i contenuti del Ministero dell’Educazione e rappresentano un gruppo minoritario che dipende
dalla capacità di memorizzazione senza alcuna possibilità di correzione dei concetti falsi o di sviluppare
un senso critico nelle studentesse.
È dunque chiaro che la donna non si pone nella giusta direzione verso la consapevolezza religiosa.
Nondimeno si fa eco dei tradizionali errati concetti e idee sull’essenza della religione islamica.
Concludo dicendo che la strada per raggiungere la piena consapevolezza religiosa è lunga e difficile.
L’uomo moderno ha provato il suo fallimento quando ha precluso (la donna) nella direzione della società.
La prova di ciò sta nello sprofondare nel materialismo, nella relatività della nostra società,
nell’alienazione dalla spiritualità e dai principi morali. Da quando l’Islam si è rivolto all’umanità in
termini femminili e logici e ha interpretato le cose come una gara tra la donna e l’uomo, responsabile di
fronte a Dio e quindi di fronte al concetto di umanità, dove Dio ha detto il versetto coranico 9/71 «And
the believers, men and women, are protecting friends one of another; they enjoin the right and forbid the
wrong, and they establish worship and they pay the poor-due, and they obey Allah and His messenger. As
for these, Allah will have mercy on them. Lo! Allah is Mighty, Wise» («Ma i credenti e le credenti sono
l’un l’altro amici e fratelli, invitano ad atti lodevoli e gli atti biasimevoli sconsigliano, e compiono la
Preghiera e pagano la Dècima e obbediscono a Dio e al Suo Messaggero: di questi Dio avrà misericordia,
ché Egli è potente sapiente»), lei è coinvolta nell’attivare diversi fattori della sua umanità. Lei deve
leggere il Corano e discuterne i concetti e interpretarlo in armonia con la vita reale e le sue istanze. Lei è
la più indicata per capire i suoi diritti e doveri, è colei che meglio può comprendersi. Lei può raggiungere
un alto grado di consapevolezza della portata del suo ruolo alla luce della dottrina religiosa. Lei può
partecipare alla vita sociale, politica e legislativa e spingere nel processo di produzione e di eccellenza
intellettuale senza dimenticare la sua natura femminile. In tal modo può mettere sensibilità e passione
all’universo.
La società islamica non raggiungerà un equilibrio, non si completerà né si civilizzerà, in termini dapprima
umani e poi islamici, fintanto che non avranno effetto le parole del profeta dell’Islam: “le donne sono pari
(sorelle) all’uomo”.
(Traduzione dall’inglese a cura di Chiel Monzone)
BIBLIOGRAFIA
Bausani A. (a cura di), Il Corano, BUR, Milano, 2006