Milano, oggi. Un vecchio scantinato da tempo in disuso viene affittato da una street gang di giovani rapper, graffitari,
dj, per preparare un rave notturno. Lo occuperanno solo per una settimana, con motivazioni troppo vaghe e per un
periodo troppo breve per non insospettire l’attempato proprietario della cantina, il signor Hugo. In realtà non si tratta
del suo vero nome, ma di quello dato a Lara93, giovanissima leader della gang, anche lei “protetta” da nickname
di circostanza. Tra i due nasce subito un confronto fatto di schermaglie verbali, che nasconde però una profonda
curiosità reciproca. Con Lara93 ci sono anche: Katia, artista di strada, ecologista, macrobiotica, magneticamente
attratta dall’amica; Arianna, ragazzina “bene” in fuga da casa e in cerca di una “vera” famiglia; Jenny e Nero, una
coppia di giovani all’eterna ricerca di sballo ed emozioni forti, ma che nasconde storie di violenza domestica, sesso a
buon mercato, sostanze e libertà precoce.
Geppo è il nerd del gruppo. Internauta, hacker, innamorato del funky anni ’70, ma anche pusher di tutta la gang. Robin
è il tuttofare del gruppo, nonché ladruncolo che fa del furto la propria forma di protesta. Tutti costantemente su di giri.
Tutti immancabilmente armati di smartphone.
Dopo una complicata “trattativa” con il proprietario, finalmente i ragazzi hanno le chiavi del seminterrato. Entrano
quindi alla scoperta di un luogo pieno di polvere, cianfrusaglie e “storie”, tante storie.
Passano pochi secondi dall’uscita di scena della giovane gang che la porta del seminterrato si riapre per far entrare
una figura dall’incedere incerto. Nel buio si accende uno zippo. La figura inciampa, impreca, per poi raggiungere
un vecchio divano dietro al quale cade, stremato. Pochi istanti e irrompe una ciurma di ragazzi. Voci alte, discussioni
animatissime. Si parla di politica e musica. Il primo del gruppo accende le luci al neon. Una luce calda invade il luogo.
É la stessa cantina ma ora siamo nel ‘73, e quello è il covo di un collettivo giovanile, la sua sala prove, la sua
stamperia, la sua radio libera.
Vento, un ragazzo ribelle, sempre “contro”, impegnato politicamente ma anche un po’ superficiale e sognatore a cui
l’ortodossia va stretta, è il leader del collettivo. Con lui Patrizia, giovane attivista di sinistra, cattolica, innamorata di
Vento; Zerbo, amico del cuore, organizzatore della radio libera del collettivo e dei concerti della band di Vento. E poi
Spillo, Lucio, Marco e le femministe del collettivo, Paola, Anna e Carla, oltre ai musicisti.
I ragazzi sono immersi, come molti della loro generazione, nelle utopie e nelle contraddizioni degli anni settanta,
decennio che la storia di “Musica Ribelle” attraversa per intero. Sogni, amore, musica, impegno politico ma poi anche
droga, p38, disillusione e fallimento.
Le storie dei due protagonisti corrono durante tutto lo spettacolo in parallelo. Sette anni per Vento e il suo collettivo,
sette giorni per Lara93 e il suo mondo di dropouts ai margini del sistema. Sarà lei a scoprire la vita segreta e la
storia nascosta di Hugo, attraverso i suoi diari giovanili ritrovati tra le cianfrusaglie dello scantinato. Intanto, la sua
vita rapidamente scivola nell’incubo dell’anoressia. Vento invece nel corso di quegli anni straordinari, si allontanerà
sempre di più dal gruppo, perdendo Patrizia, entrando in contrasto con il collettivo e rifugiandosi progressivamente
nell’eroina. É la fine dei sogni di rivoluzione, delle radio libere, del parco Lambro. È l’epilogo di un’epoca nelle morti
di Peppino Impastato e Demetrio Stratos. La fantasia lascia il posto alla lotta armata.
Poi il disimpegno e il riflusso.
Il finale è tragico. Una notte Vento va in overdose. A dargli l’ultima dose è l’“amico” Zerbo che, terrorizzato, lo
abbandona al suo destino dopo aver chiamato Patrizia. É lei a trovarlo riverso a terra e a tentare di soccorrerlo. Nello
stesso luogo, ma in un altro tempo, è Arianna, la ragazzina “bene” a sballare con alcool e pasticche, mentre i ragazzi
corrono in commissariato a cercare Robin che è stato arrestato, mandando a monte il rave. Ad approfittare di lei è
l’”innocuo” Geppo, anche lui pronto ad abbandonare la ragazza, collassata dopo lo stupro e in preda ad un malore.
Lara93 proverà ad aiutare l’amica, ma la sua magrezza ormai cronica le impedisce di aiutare Arianna.
Nell’ultima scena molte verità vengono a galla. Il padre di Arianna è Zerbo, diventato ormai un professionista affermato
e senza scrupoli. È Hugo, il ragazzo in overdose che lasciò per terra quarant’anni prima in quello stesso scantinato
dove la figlia ha rischiato di morire. Si arriva poi all’ultimo confronto tra la giovane Lara93 e l’ormai canuto Vento. Un
confronto tra due generazioni: due cuori separati da 40 anni di vita. Dopo un tenero saluto, Lara93 riconsegna le chiavi
e risale le scale del seminterrato. Correndo, urta contro un ragazzo moro e riccioluto. I due si guardano per un attimo,
poi lei prosegue. Il ragazzo scende le scale e si para davanti all’uomo che sta lentamente riordinando la stanza. Si
presenta come leader di una band che cerca uno spazio per fare delle prove per un concerto. Hugo gli chiede se si
tratti solo di un concerto, visti i precedenti, e che musica facciano.
“Non lo so, musica contro” –risponde il giovane.
“Ah. Musica Ribelle” chiude Hugo.
SETTE ANNI E SETTE GIORNI
NOTE DI DRAMMATURGIA DI FRANCESCO NICCOLINI
Già è difficile raccontare un’epoca, un tempo del passato chiuso per sempre. Questa volta ne vogliamo
raccontare due di epoche, una delle quali tutt’altro che chiusa. E, come se tutto questo non fosse
abbastanza complesso, l’idea è raccontare i giovani: quelli degli anni Settanta e quelli di oggi.
Porca miseria. Sono nato nel 1965 e negli anni Settanta ero ancora troppo bambino, al massimo adolescente
quando ormai si sentiva solo il sapore della sconfitta e del trapasso a ben altro mondo. E ora, con i giovani
di oggi, ho ben poco a che fare, a parte qualche laboratorio di drammaturgia.
Per fortuna – a facilitarmi nell’ingrato compito – Eugenio Finardi mi ha passato una cinquantina di canzoni
sue di quegli anni e Pietro Contorno il soggetto che aveva scritto, bello e complicatissimo. Ho passato
tutto il maggio 2015 ad ascoltar canzoni (ero in Trentino, per boschi, e ora quei boschi hanno il sapore
delle canzoni impegnate di Eugenio...), continuando a domandarmi come fare a tenere in piedi quel
soggetto. Poi un giorno mi sono detto che l’unica era provarci, e mi sono buttato. Ho fatto come al cinema,
prima una scaletta, scena per scena, anno per anno. E ho incrociato tutto: quello che accadeva negli anni
Settanta con quello che sarebbe accaduto ai giorni d’oggi. E lì la scoperta: sfrondando e limando, con un
po’ di rinunce e con uno po’ di salti mortali (di quelli che quando scrivi ti fanno dire «ma come farà il regista
a risolverla questa?»), ho capito che il gioco teatrale aveva una forma precisa: sette anni per sette giorni.
Dal 1973 al 1979 compreso negli anni Settanta, e una settimana per la storia contemporanea: dal colpo di
stato in Cile alla morte di Demetrio Stratos, raccontate nello stesso tempo in cui oggi una band prepara
un rave. Per i curiosi giochi del destino, tutto nello stesso luogo, lo scantinato di una casa milanese che –
evidentemente – è da sempre destinato ad accogliere musicisti. Sì, perché storie di musicisti inevitabilmente
raccontiamo: e storie d’amore, di radio libere, di sogni delusioni e fughe. Diversissimi, da allora a oggi,
eppure quasi uguali, perché tanto è una sola cosa quella che conta: qualcosa che faccia battere il cuore.
Che cosa, non si sa.
Francesco Niccolini
NOTE DI REGIA
MUSICA RIBELLE è la mia prima creazione originale.
Lo spettacolo non esisteva prima del febbraio 2017.
Da circa quarant’anni esisteva il lavoro di Eugenio Finardi, la hit del suo secondo album “Sugo”. Oggi esiste anche
questo spettacolo che a partire dal mondo poetico e musicale di Eugenio racconta una storia giovanile piena di
passione, forza e amore.
Ho sempre pensato che la creazione di questo specifico racconto per il palcoscenico presentasse dei livelli di
complessità molto alti: due epoche da raccontare, sette anni e sette giorni, un unico spazio scenico, un cast impegnato
in doppi ruoli, la musica dal vivo con band da integrare nella fabula, la volontà di muovere i corpi con un linguaggio
fisico inedito per il nostro teatro musicale, un immaginario video da far vibrare con la musica.
Una complessità che alle volte è sembrata insormontabile ma che poco alla volta si è rivelata lo strumento necessario
e ineludibile per raccontare la complessità della vita e delle relazioni di dieci giovani, uomini e donne in lotta per la
determinazione di un futuro degno di essere vissuto.
E se come ci indicavano i tragici greci, la catarsi è l’obiettivo finale del rito del teatro, tanta complessità alla fine si è
sciolta anche per noi in una verità semplice, una verità dello spettacolo, una verità in cui credo io: che in ogni epoca
e ad ogni latitudine uomini e donne abbiano un bisogno pressoché unico, il bisogno di curare paure e debolezze con
quella che Eugenio chiamò “la forza dell’amore”.
Emanuele Gamba
IL SENSO DI UNA SCELTA
La compagnia toscana TODOMODO S.r.l., in coproduzione con BAGS ENTERTAINMENT S.r.l. e PRAGMA S.r.l. ed il
sostegno di importanti istituzioni teatrali nazionali, porterà in scena per la stagione 2017/18 l’opera rock Musica Ribelle.
L’idea nasce come un percorso ideativo e creativo aperto, a più voci, intorno ad una scelta precisa: scrivere e realizzare
uno spettacolo sulla musica, la testimonianza artistica, politica e umana di Eugenio Finardi. Obiettivo finale quello
di produrre uno spettacolo teatrale di chiara matrice rock, non solo per le sonorità che lo segnano ma, soprattutto,
per l’attitudine, l’approccio, l’ispirazione, l’anima. Dopo il successo di Spring Awakening, storia forte e intensa, per
Todomodo è stato diffcile individuare un titolo che fosse degno erede di quella esperienza artistica. Volevamo parlare
ancora a quelle migliaia di ragazzi che ci hanno seguito per oltre due anni di rappresentazioni in mezza Italia. Volevamo
parlare con loro, ma volevamo anche parlare “di” loro, alle generazioni più mature. Volevamo una storia di ragazzi e
ragazze, di uomini e donne, di politica, di poesia, amore, vita, musica. In questa ricerca è stato facile trovare Eugenio,
gli anni ’70 e le migliaia di facce e storie di ragazzi incontrati in giro per l’Italia in questi anni. Nel processo ideativo
è stato coinvolto Finardi, dal quale abbiamo raccolto in prima battuta impressioni, spunti, idee, suggerimenti, per
poi passare a registrarne testimonianze e aneddoti. Da questo artista, integro nella capacità comunicativa e nella
vivacità artistica oltre ovviamente al placet all’operazione, sono arrivati enormi stimoli e motivazioni. Una vera miniera
di musica e poesia. Musica Ribelle è un’opera che per i suoi contenuti e per la sua forza evocativa permette, in
particolare in questo momento storico, di parlare un linguaggio di verità e di autenticità, sia ai tradizionali fruitori di
musica rock, sia al pubblico legato al teatro di prosa. Uno spettacolo emozionante, schietto, forte, eseguito da un cast
di grandissimo talento e un gruppo di musicisti, anch’essi attori, che suonano dal vivo. Il tutto in una cornice scenica
essenziale ed efficace, in cui si inseriscono soluzioni di video grafica di alto impatto espressivo.
Pietro Contorno/Direttore artistico/Todomodo Srl.
“ART IS CRAFT, NOT INSPIRATION/NOTE DI DIREZIONE MUSICALE”
Dopo la messa in scena di Spring Awakening (musical di repertorio seppur sempre nelle “corde emotive” di una
Compagnia dalla forte matrice Rock e attenta alle tematiche giovanili), la scelta é stata quella di cimentarsi nell’ideazione
di un cosiddetto “Jukebox Musical”. Tale categoria di spettacolo, contraddistinta da una drammaturgia originale creata
per legare narrativamente brani musicali già esistenti, non voleva per noi essere un semplice “copia e incolla” delle
canzoni di Eugenio Finardi all’interno di una storia, ma di un vero e proprio processo di fusione per trasformare, in
accordo con la narrazione, le canzoni edite in vere e proprie scene musicali. Gli attori di Musica Ribelle, nella mia visione
creativa, dovevano poter vivere in un proprio micromondo sonoro e musicale interamente composto dal materiale di
Eugenio. I suoi brani sono stati oggetto di analisi rispetto alla struttura dell’opera per divenire di volta in volta scene
attive che portassero avanti la storia con o senza meccanismi di “interpolazione” (cambio o inserimento di liriche
funzionali alla scena), ambienti musicali emotivi, e cambi scena. A volte i singoli temi musicali ritornano, trasformati dagli
arrangiamenti, per sottolineare il ritorno di un personaggio o il mutare di un evento (meccanismo di “Reprise”), oppure
sono fusi insieme per far dibattere più personaggi o al contrario per sottolinearne la vicinanza emotiva (meccanismo
di “Medley”). Voglio esprimere a tal proposito la mia gratitudine personale e professionale agli arrangiatori Emiliano
Cecere e Valerio Carboni, che hanno saputo rendere viva e sonora la complessa struttura che intendevo creare.
Gli arrangiamenti vocali, materia a me cara visto il mio percorso di studi, dovevano essere all’altezza di un materiale
musicale così vario e straordinariamente pregnante nei suoi testi. Ecco perché non individuerete un singolo stile, ma
un alternarsi continuo di “scuole” e “pensieri” vocali al servizio della narrazione. Incoerente, illogica e al tempo stesso
appropriata come la colonna sonora della nostra vita.
Se la Direzione Musicale ha fatto un buon lavoro durante lo spettacolo riuscirete a non “vedere” o “sentire”, ma
a “percepire” l’intera storia che si sviluppa alimentata a uno o più voci da Recitazione, Musica e Arte Coreutica in
accordo con la filosofia del teatro musicale anglosassone.
Stefano Brondi
O
V
I
T
T
E
L
L
IL CO
‘70
LA CREW
Francesco Niccolini
testo e drammaturgia
Stefano Brondi
direzione musicale
Chelo Zoppi
coreografie
Massimo Troncanetti
scenografia
Marco Giusti
light designer
Raffaele Commone
visual & comunicazione
Alessia Cespuglio
assistente alla regia
Asia Pucci
assistente coreografie
Desirée Costanzo
costumi e attrezzeria
Silvia Armelleschi
costumi e attrezzeria
William Geroli
sound designer
Emiliano Cecere
arrangiatore musicale
Valerio Carboni
arrangiatore musicale
Emanuele Gamba
regia
Pietro Contorno
direzione artistica
CON FEDERICO MARIGNETTI/MASSIMO OLCESE/ARIANNA BATTILANA/MIMOSA CAMPIRONI
MUSICHE DI EUGENIO FINARDI
TESTO E DRAMMATURGIA DI FRANCESCO NICCOLINI SU SOGGETTO DI PIETRO CONTORNO
REGIA DI EMANUELE GAMBA
DIREZIONE MUSICALE: Stefano Brondi
CAST: Alessandro Baldi, Mimosa Campironi, Gabriel Glorioso, Errico Liguori, Marta Paganelli,
Filippo Paglino, Albachiara Porcelli, Benedetta Rustici, Luca Viola
BAND: Maximilian Agostini, Filippo Bertipaglia, Francesco Inverno, Andrea Mandelli
COORDINAMENTO MUSICALE: Raffaele Commone
ASSISTENTE ALLA REGIA: Alessia Cespuglio
ARRANGIAMENTI MUSICALI: Emiliano Cecere e Valerio Carboni per TM s.r.l.
ARRANGIAMENTI VOCALI: Stefano Brondi
AZIONI COREOGRAFICHE: Chelo Zoppi/ASSISTENTE: Asia Pucci
VISUAL: Raffaele Commone e Paolo Signorini - ILLUSTRAZIONI E SOCIAL: Alessio Sabatini
SCENE: Massimo Troncanetti - COSTUMI E COMPLEMENTI DI SCENA: Blender soluzioni creative
DISEGNO LUCI: Marco Giusti - DISEGNO AUDIO: William Geroli
DIRETTORE DI PRODUZIONE: Alessandro Baldi - DIREZIONE ALLESTIMENTO: Lucio Mazzoli
GRAFICA E COMUNICAZIONE: Raffaele Commone - SEGRETERIA DI PRODUZIONE: Veronica Papi
DIREZIONE ARTISTICA: Pietro Contorno
SCENOTECNICA: Mekane - CONSULENZA COMUNICAZIONE: Synpress44
FOTO DI SCENA: Andreana Ferri (BOOM Srl)
Si ringrazia:
CPM Music Institute - Emidio Bosco per gli oggetti di scena - Studio Barbone & Tassone, Teatro il Grattacielo
BaGS Entertainment è parte del Gruppo WEC (World Entertainment Company Spa).
in collaborazione con
Matteo Mantovanelli/tel. 393 892 4660
[email protected]
www.facebook.com/musicaribelleoperarock