Ciclo di conferenze organizzato dal Centro di cultura Italia-Asia (www.italia-asia.it), in collaborazione con il Museo d’Arte e Scienza «L O SPIRITO DELLA MASCHERA : TESTIMONIANZE DALL 'A SIA E DALL 'A FRICA » dal 5 ottobre al 16 novembre 2015, h18.30 –19.30 Un affascinante viaggio spaziale e temporale tra le maschere che pur nella loro differenziazione regionale, culturale e funzionale presentano elementi di assonanza e similarità. Per l’occasione, il Centro di cultura Italia-Asia pubblica una monografia su queste affascinanti tematiche “Lo spirito della maschera: testimonianze dall'Asia e dall'Africa”, a cura di Susanna Marino. Per info: [email protected]. 5 ottobre - Ivan Bargna “Maschere e mascheramenti: gli oggetti e le pratiche” La maschera non è un semplice nascondimento del corpo ma neppure la manifestazione piena di una realtà “altra” (quella dello spirito che s’impossessa del corpo umano): essa opera nello spazio vuoto e dinamico dello vestirsi e dello spogliarsi, nell’entre-deux fra ciò che si dà a vedere e ciò che è sottratto alla vista, costituendo l’uno tramite l’altro. Il mascheramento è una tecnologia simbolica di trans-formazione della persona e della realtà sociale. Assumendo questo punto prospettico, le maschere in quanto oggetti sono riconsiderate a partire dalle pratiche del mascheramento, oltrepassando la visione museale della collezione, per ritrovare il campo aperto della ricerca etnografica. 12 ottobre - Susanna Marino e Giampiero Raganelli “Happuri, mengu e menpō: l'altro volto del samurai” La maschera da guerra nel Giappone antico – XI-XVII secolo, attraverso immagini pittoriche, fotografie e spezzoni di film ambientati nel Giappone feudale. E’ opinione comune che la maschera da guerra terrorizzi e nasca dalla necessità bellica di spaventare i nemici figurando esseri mostruosi, incomprensibili, inumani, ma è altrettanto vero che il terrore suscitato dalla maschera produce al contempo, coraggio e aggressività in chi la porta. 19 ottobre - Andrea Pancini “Maschere demoniache nel folklore giapponese: il Namahage ed altri casi” La maschera di demone Oni nasconde l'identità delle persone e la stravolge, lasciando un forte impatto emotivo su chiunque la guardi. Quale funzione si cela dietro i rituali folkloristici di cui è protagonista? È un tentativo di riaffermare il ruolo patriarcale dei maschi adulti nella società oppure si tratta di un particolare esperimento pedagogico. Andrea Maurizi “L’uso delle maschere nella tradizione spettacolare dell’antico Giappone: il gigaku” La relazione si pone come obiettivo quello di presentare lo stato dell’arte su una delle più antiche forme spettacolari del Giappone. Il gigaku entrò nell’arcipelago giapponese nel corso del VII secolo d.C., e per oltre tre secoli rimase una delle espressioni artistiche più complesse del panorama spettacolare del paese. Oggi, a testimonianza della grande popolarità di cui godette quest’arte, rimangono le maschere usate nel corso della processione con cui si apriva lo spettacolo. La relazione, attraverso l’analisi delle tipologie di maschere usate nel gigaku arrivate fino ai nostri giorni, metterà in luce il profondo legame che unì il Giappone di quei secoli alle più importanti realtà religiose del continente asiatico. 26 ottobre - Enrico Masseroli “Il Topeng a Bali: rito e spettacolo” Nell'isola di Bali, teatro, musica e danza sono il fulcro della vita sociale, espressione di una cultura dove estetica e devozione s’intrecciano con sorprendente armonia. Il Topeng, parte integrante della liturgia cerimoniale, celebra con le sue maschere le gesta delle antiche corti, tra mito e storia, offrendo al tempo stesso, grazie alle estemporanee incursioni dei buffoni, uno spassoso divertimento. 9 novembre - Bruno Albertino ed Anna Alberghina “Forza ed estetica delle maschere africane” L’Africa ha dato origine ad un gran numero di maschere che hanno diversi significati e funzioni. L’Occidente considera le maschere come oggetti d’arte, mentre per gli Africani esse sono uno strumento di culto, frutto di differenti culture e parte integrante di esse. Le maschere d’Africa rappresentano il cuore pulsante del continente, sono spiriti che parlano, evocando la forza interiore degli antenati mitici. Maschere, volti, sculture parlanti che raccontano la vita di uomini e donne nella quotidiana fatica del vivere. Per comprenderne la funzione e le radici mitiche è fondamentale mantenere un delicato equilibrio tra approccio etnografico ed estetico. Agli inizi del ‘900 Matisse, Picasso e le altre avanguardie artistiche dimostrarono grande interesse per l’Art Nègre, ma ricercarono in essa soprattutto soluzioni a problemi plastici e formali, mentre, nel contesto africano, l’oggetto è sempre il supporto di un rito che evoca i miti originari e rafforza la memoria degli antenati. Le maschere, attraverso le importanti Società Segrete, assicurano l’ordine sociale, la giustizia e mediano il contatto con il trascendente. Esse sono indissociabili da canti, musica, danze e sacrifici mentre in un contesto museale diventano totalmente avulse dalla realtà ed appaiono sotto un profilo prioritariamente estetico. L’utilizzo delle maschere in Africa è stato ed è tuttora minacciato da differenti fattori che hanno posto fine alle tradizioni culturali come l’economia di mercato, la rapida urbanizzazione, l’influenza delle religioni esterne (Cristianesimo e Islam) ed il Colonialismo, solo per citare le cause più importanti. La nostra ricerca vuole essere un percorso finalizzato a scoprire qualcosa di più su quell’Africa che, scrutata dall’occhio contemporaneo, si svela stratificata ed eterogenea nelle sue tradizioni artistiche, rituali, religiose. 16 novembre - Massimo Candellero “Le maschere del Tibet” La regione tibeto-himalayana è di grande interesse: scientifico e storico-culturale. Vi sono presenti, infatti, una varietà di popoli ed una complessa stratigrafia di credenze, alcune antichissime ed in parte ancora vitali, nonostante le tante trasformazioni dell’ultimo secolo. Nella variegata orografia del territorio sono stanziati popoli di ceppo austronesiano, eredi degli originali abitatori dell’India, altri di ceppo indoeuropeo, discendenti degli invasori ariani, ed altri infine di ceppo tibeto-birmano. Le loro diverse tradizioni religiose costituiscono dunque un tema nodale. Le più recenti e complesse concezioni dell’Induismo e del Buddhismo sono, tra quelle, le meglio conosciute: anche se le loro espressioni locali, ed il loro impatto sociale e politico sulle precedenti culture regionali, restano ancora da approfondire. Sotto tali concezioni è però possibile osservare le tracce di un primordiale animismo e di un remoto sciamanesimo pan-asiatico, che, finora, sono stato assai meno investigati e che possono aprire interessanti orizzonti interpretativi. L’indagine storica non può dunque prescindere dallo studio di tali tradizioni originali, ormai in fase di totale estinzione. A tale riguardo, le maschere rappresentano certo tra le testimonianze più utili ed affascinanti. PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: tel. 02/72.02.24.88 – mail: [email protected]