Cap 18 - La riforma cattolica e la Controriforma

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CAPITOLO 18
LA RIFORMA CATTOLICA E LA CONTRORIFORMA
La Riforma protestante aveva inferto alla Chiesa cattolica un durissimo colpo: occorsero anni prima
che essa si riprendesse. Già da tempo, tuttavia, erano presenti elementi di rinnovamento spirituale,
che comportarono la nascita di nuovi ordini religiosi. Questa Riforma Cattolica precedette e
accompagnò la Controriforma, ovvero la reazione della Chiesa al protestantesimo, che ebbe il suo
culmine nel Concilio di Trento. Nato nei Paesi Baschi nel 1491, Ignazio di Loyola fondò nel 1534
la Compagnia di Gesù, che fu uno strumento prezioso della Controriforma: quest’ordine religioso, a
disposizione del papa, si impegnò soprattutto nel campo dell’istruzione al fine di controllare la
formazione della classe dirigente e orientarla in senso cattolico. La concezione della santità di
Ignazio prevedeva che il cristiano si mettesse al servizio del Signore nel mondo: il santo è colui che
sa conformarsi completamente ai piani divini. I vertici della Chiesa non compresero subito la
portata della Riforma protestante. La convocazione di un concilio fu sollecitata dai sovrani cattolici:
fu papa Paolo III a dar loro ascolto. Il concilio si aprì a Trento nel 1545 e, dopo varie interruzioni, si
concluse nel 1563. I provvedimenti adottati possono essere così raggruppati:
-
Decreti dottrinali, relativi alle verità religiose: il concilio riaffermò tutte le verità di fede che
erano state contestate dalle nuove dottrine;
Decreti di riforma, relativi all’organizzazione della Chiesa e del clero. Si cercò di
moralizzare la vita religiosa, si istituirono seminari per assicurare la buona istruzione dei
futuri sacerdoti e si decise la redazione di un Catechismo romano contenente la dottrina
cattolica.
Il Concilio di Trento ricondusse la Chiesa al suo principale compito: la cura delle anime. Tuttavia
l’influenza politica della Chiesa, anche se ridimensionata, restò forte. La Chiesa post-tridentina
cercò l’affermazione della centralità del Papato: la riorganizzazione autoritaria era necessaria per :
-fronteggiare il protestantesimo;
-piegare la resistenza degli ecclesiasti, interessati al mantenimento dei privilegi, e attuare i decreti
conciliari;
Ciò però rese la Chiesa diffidente verso ogni innovazione: dopo avere promosso per secoli la
cultura, ora, assumeva un atteggiamento di severa censura nei confronti degli intellettuali: un caso
emblematico fu quello di Galileo Galilei. L’inquisizione in quegli anni fu molto attiva. La Chiesa di
Roma cercò:
-la riconquista dell’Europa riformata;
-la conquista di nuove popolazioni, che venne vissuta come contrappeso alla Riforma protestante.
Le grandi scoperte geografiche offrirono la possibilità di diffondere il credo cattolico attraverso i
missionari, la cui organizzazione venne sempre più potenziata. Mentre parte dei missionari
difendeva le ragioni delle popolazioni oppresse, altri ritenevano che la conquista e il dominio
militare fossero necessari per la conversione delle nuove popolazioni. I Gesuiti furono
particolarmente impegnati nelle missioni dell’America del Sud.
1 L’opera evangelizzatrice dei Gesuiti si estese anche in Giappone e in Cina: il successo della pratica
missionaria dei Gesuiti in queste terre fu dovuto alla capacità di adattarsi alle culture locali. La
Controriforma avviò un’epoca caratterizzata dall’acuirsi della conflittualità confessionale, che
culminò nella guerra dei Trent’anni. L’intolleranza fu un fenomeno europeo: con l’obiettivo di
affermare il proprio potere, l’autorità civile e religiosa (cattolica o protestante) si allearono e
imposero il rigido rispetto dei precetti religiosi.
LA CULTURA NELLA CONTRORIFORMA
Gli indirizzi deliberati dall’assemblea tridentina ebbero conseguenze nel campo della cultura: dopo
essere stata per secoli la massima promotrice dello sviluppo culturale e artistico, la Chiesa assunse
un atteggiamento di severa censura nei confronti degli intellettuali. Il caso più drammatico della
chiusura intellettuale della Chiesa fu la condanna nel 1633 dello scienziato Galileo Galilei. Il
dibattito conciliare, anche se non espresse regole relative alle attività artistiche, produsse importanti
conseguenze in campo figurativo e architettonico, soprattutto a seguito dell’impronta rigorista
impressa dal pontificato di Paolo IV Carafa ( 1555-1559). Esemplare, in questa direzione si rivelò la
censura che colpì i nudi del Giudizio universale di Michelangelo. L’intento di moralizzare i
comportamenti individuali e collettivi intervenne su credenze e regole sociali. In particolare nel
periodo della Controriforma la fobia satanica raggiunse il suo culmine. Il demone tentatore era
dappertutto. Il fenomeno era religioso, ma anche culturale, in quanto traduceva la condivisa
inquietudine rispetto ad un mondo instabile. Nel 1559 venne predisposto il primo rigoroso indice
dei libri proibiti. La Chiesa cattolica temeva il libro a stampa come principale pericolo per la
diffusione di idee eretiche e di interpretazioni distorte della Scrittura. L’attenzione per la diffusione
di una cultura cattolica andò di pari passo con le regole per l’educazione dei fanciulli ritenendo
fondamentale il principio secondo cui “ a un buon cristiano corrisponde un buon cittadino”.
Gregorio XIII decise la riforma del calendario nel 1582 con la bolla Inter gravissimas, secondo il
progetto di Luigi Giglio approvato da matematici di tutta Europa. La riforma gregoriana venne
rifiutata da molti Stati, soprattutto da quelli a maggioranza protestante, perché proveniva dall’odiata
Roma papalina. Negli stati riformati della Germania e dei Paesi Bassi venne adottata soltanto nel
1700, e in Gran Bretagna addirittura nel 1752.
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