Formazione continua, l’Italia è il fanalino di coda dell’Europa I dati parlano chiaro: la media europea delle imprese che hanno offerto formazione ai propri dipendenti è pari al 60%, mentre nel nostro Paese raggiunge appena il 32%. Tutto ciò ci colloca al terzultimo posto in Europa, con una performance che ci avvicina a quelle registrate nei paesi neocomunitari. E’ il risultato emerso dal Rapporto annuale sulla Formazione continua, presentato dal ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche sociali e realizzato in collaborazione con l’Isfol. Un risultato determinato in prevalenza dall’assetto che il sistema produttivo nazionale assume in alcuni settori tradizionali (ad esempio, nel tessile, nel turismo, nel commercio al dettaglio), in corrispondenza di una ridotta struttura dimensionale e di una bassa intensità di innovazione tecnologica. Da sottolineare, comunque, che il dato è in crescita rispetto al 1999, quando il valore non raggiungeva il 24%. Meno profonda la distanza che ci separa dal resto dell’Europa quando si osservano altri indicatori. In Italia il 29% dei dipendenti (2,5 milioni) è stato coinvolto in corsi di formazione, contro la media Ue del 33%. Nel nostro Paese la durata media dei corsi è leggermente inferiore rispetto a quella comunitaria: 26 ore contro 27, mentre sono più alti i costi sostenuti per partecipante. In generale le imprese italiane hanno speso per le attività di formazione continua l’1,3% del costo del lavoro. Si evidenzia, rispetto al passato, una riduzione del gap con l’Europa grazie ad una serie di fattori, primo fra tutti la diminuzione della spesa per l’acquisto di servizi formativi dai fornitori esterni. Questa scelta ha interessato non solo le grandi imprese ma anche quelle piccole e medie. Un capitolo interessante all’interno del Rapporto è dedicato agli strumenti di sostegno alle iniziative formative delle imprese. A questo proposito si registra un consolidamento dei Fondi Paritetici Interprofessionali (attualmente 15), che raccolgono ormai il 42% delle imprese private italiane e circa 6,2 milioni di addetti. Dalla loro partenza al giugno 2008 hanno finanziato circa 6.800 piani formativi coinvolgendo più di 40mila imprese e 850mila lavoratori e impegnando a tale scopo più di 850 milioni di euro. Altro aspetto fondamentale della formazione continua è rappresentato dalla capacità di coinvolgere e riqualificare i target più deboli di lavoratori. In quest’ottica la ricerca affronta e descrive le politiche di active aging, ossia le azioni tese a stimolare la partecipazione dei lavoratori over 50. Il quadro che emerge riferisce ancora di numerosi ostacoli che ritardano il raggiungimento dell’obiettivo, a partire dalla difficoltà di individuare percorsi di formazione ad hoc, integrati da servizi e metodi di apprendimento adatti alle capacità cognitive dei soggetti. Il risultato è che la quota di over 50 che partecipa a processi formativi sia aziendali, che individuali supera raramente il 30% dei partecipanti totali, nonostante vengano spesso indicati tra i destinatari prioritari sia dalle Regioni, sia dai Fondi Paritetici Interprofessionali. Il Rapporto non tralascia di indagare anche un’altra componente importante relativa alla diffusione della formazione nei luoghi di lavoro: la contrattazione. La tornata di rinnovi dei Contratti collettivi nazionali del 2008 ha visto l’intervento delle parti sociali volto a favorire la diffusione della formazione in azienda e, in particolare, la previsione di un monte ore per la partecipazione dei lavoratori alle attività formative e l’utilizzo della formazione per aumentare le competenze necessarie alla progressione di carriera. L’attuazione di queste novità trova, tuttavia, un notevole ostacolo nella scarsa diffusione della contrattazione decentrata dove, peraltro, è ancora limitata la presenza di disposizioni riguardanti la promozione della formazione continua. A conferma di quanto detto,c’è il dato secondo il quale solo il 14,2% delle imprese italiane con più di 9 dipendenti applica un accordo integrativo aziendale che favorisca la Formazione continua. Maurizio Scuccato