La nascita della Costituzione Repubblicana
(a cura di Eugenio Vite)
Indice
1.
2.
3.
4.
L'evento guerra
Le elezioni – Referendum e Assemblea Costituente
Il contributo dei cattolici – Il Codice di Camaldoli
L'assemblea costituente
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L'evento Guerra
Ho cercato di dimostrare ampiamente come dall’evento guerra, veramente il più immane della storia dell’umanità [...] fosse
venuta una disposizione di animo alla fine più profonda ed equa, che, al di là delle frange estremistiche e delle singole
divergenti od opposte ideologie, predisponeva gli animi di
tutti all’accordo su un testo che raccogliesse il più vasto consenso possibile.
Giuseppe Dossetti
La seconda guerra mondiale ha i tratti di una guerra totale. Nessun conflitto, infatti, e nessun evento
storico aveva mai raggiunto un tale livello di violenza: alla fine contiamo più di 55 milioni di vittime,
violenze contro la popolazione, stermini di massa, bombardamenti aerei sulle città, stragi di civili, due
bombe atomiche. Le conseguenze sono vaste: sulla vita economica e sociale, e anche la vita religiosa
non può rimanere la stessa dopo un simile evento. La “soluzione finale della questione ebraica”, come
viene chiamata dal regime nazista, è la campagna che più di tutte (e forse persino da sola) spiega
tragicamente la follia atroce della violenza dell'uomo su un altro uomo, indica la direzione estrema a cui
porta la spirale dell'odio e della guerra. Gli ebrei vittime dello sterminio furono 5 milioni e mezzo; in
più, tutti gli stati coinvolti nel conflitto videro compiersi episodi di violenza di massa. I bombardamenti
aerei, compiuti in maniera massiccia dell'aviazione sia tedesca che alleata, distruggono moltissimi centri
abitati e causano la morte di milioni di civili non impegnati nel conflitto, ma ugualmente vittime. Alcuni
degli episodi più cruenti saranno poi considerati strategicamente inutili. Le due esplosioni nucleari su
Hiroshima e Nagasaki lasciano rispettivamente 140 mila e 70 mila vittime, ma con danni duraturi e
imprevedibili su quel territorio.
L'impatto di simili eventi (e quanti altri ancora potremmo citarne!) fu enorme, come abbiamo detto. In
Italia, la guerra non fu da meno. Bombardamenti sulle città, vittime innocenti o anche solo
inconsapevoli, la vita economica e sociale schiacciata dal peso dello “sforzo bellico”. Intanto, erano
trascorsi più di vent'anni di dittatura e lo stesso fascismo italiano fu corresponsabile del conflitto
mondiale, insieme alla Germania nazista e al Giappone. In più, il nostro Paese visse la drammatica
esperienza dell'occupazione nazista e nel Nord Italia della guerra civile, tra gruppi nazi-fascisti e
resistenza antifascita. La Resistenza italiana fu un'esperienza composita dal punto di vista
dell'ispirazione ideologica e politica dei gruppi, ed ebbe anche un importante aiuto “popolare”: affianco
ai militanti, infatti, tanta parte della popolazione civile si impegnò, in diversi modi, creando intorno alle
azioni armate una rete di sostegno materiale (cibo, rifugio, comunicazione) fondamentale per la riuscita
dell'azione di resistenza. Al Sud i tratti della resistenza sono senza dubbio diversi. Non c'è l'esperienza
incisiva di gruppi organizzati, ma come afferma Dossetti, tanta parte del popolo (al Sud come al Nord)
“aveva in concreto resistito passivamente per anni nelle dure prove di una guerra sbagliata, che
tutti coinvolgeva”. Una guerra sbagliata che aveva coinvolto davvero tutti, dunque, restituendo
l'esatta percezione della situazione: non si trattava di un problema locale e privato, ma di un
dramma che stava coinvolgendo tutti, sia sul territorio nazionale, sia su scala mondiale.
Prosegue Dossetti: [la guerra sbagliata] tutti, ora, elevava a sentimenti e a pensieri di scala più
vasta, non solo localistica e non solo regionale”. Il fermento è vivo nel cuore degli uomini e
delle donne di quel tempo, decisi a voltare pagina, a dire “mai più”. La Costituzione italiana,
nata dopo quei tragici eventi per la storia di tutta l'umanità, ne è il segno evidente qui in Italia
ed è l'eredità alta che quella generazione ci lascia, per indicarci la via per un mondo migliore.
Approfondimento e memoria:
AAVV, Lettere di condannati a morte della resistenza italiana, Einaudi, Torino, 2003
Eli Wiesel, L'ebreo errante, Giuntina, Firenze, 1983
Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa, San Paolo, ...
Elio Vittorini, Uomini e no, Mondadori, 1965, Milano
Roberto Escobar, Il silenzio dei persecutori, Il Mulino, Bologna, 2001
Romano Guardini, La rosa bianca, Morcelliana, Brescia, 1994
Siti internet
http://it.wikipedia.org/wiki/Seconda_guerra_mondiale
Film sulla seconda guerra mondiale
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Le elezioni del 1946
Il 25 giugno 1944 il governo Bonomi emanò un decreto a pochi giorni di distanza dalla liberazione di
Roma, esso stabiliva che alla fine della guerra sarebbe stata eletta a suffragio universale, diretto e
segreto, un'assemblea costituente per scegliere la forma dello stato e dare al paese una nuova
costituzione.
Nell'aprile del 1945 gli alleati angloamericani e le organizzazioni partigiane portarono a compimento la
liberazione di tutto il territorio nazionale dai tedeschi occupanti e dagli ultimi fascisti loro alleati. La
guerra poteva dirsi terminata, ora iniziava l'impegno per la ricostruzione: materiale e civile. Delle libere
elezioni avrebbero dovuto ora segnare le decisioni, ma, sia per difficoltà tecniche relative
all'organizzazione delle nuove liste elettorali, sia a causa di pressioni politiche delle forze più moderate
che temevano nell'immediato dopoguerra una reazione popolare troppo favorevole alle forze più
innovative, dovettero trascorrere ancora tredici mesi prima di arrivare alle urne.
Il 16 marzo del 1946 con un decreto legislativo luogotenenziale il governo De Gasperi (16 marzo 1946,
n. 98) integrava e modificava la normativa precedente, affidando ad un referendum popolare la
decisione sulla forma istituzionale dello stato mentre il decreto luogotenenziale n. 99 sempre del 16
marzo fissava le norme per la contemporanea effettuazione delle votazioni per il referendum e
l'assemblea costituente, quest'ultima da eleggersi con sistema proporzionale (decreto legislativo
luogotenenziale 10 marzo 1946, n. 74).
Il 2 giugno 1946 si celebrarono le elezioni. Era dal 1928 che il popolo italiano non era chiamato a
scegliere sulla base di libere elezioni. Ad ogni italiano, uomo o donna di almeno 21 anni di età, vennero
consegnate due schede: una per la scelta fra Monarchia e Repubblica, il cosiddetto referendum
istituzionale, l'altra per l'elezione dei 556 deputati dell'Assemblea Costituente sulla base di un sistema
elettorale proporzionale con più liste che concorrevano alla competizione e collegi elettorali
plurinominali (poteva essere eletto più di un candidato).
Il 2 giugno 1946 segna una data importante nella storia del nostro Paese anche per un altro importante
motivo: furono le prime elezioni che si svolsero a suffragio universale, maschile e femminile. Per la
prima volta il diritto di voto venne esteso anche alle donne. Gli aventi diritto al voto rappresentavano
ora il 61,4% degli italiani.
La campagna elettorale fu assai vivace, e l'affluenza alle urne fu altissima: votò l'89,1 per cento dei
28.005.449 aventi diritto, per un totale di 24.946.878 votanti.
Nelle votazioni per il referendum istituzionale prevalse la Repubblica: i risultati furono proclamati
il 10 giugno 1946 dalla Corte di cassazione, e subito dopo il Presidente del Consiglio Alcide De
Gasperi assunse le funzioni di Capo provvisorio dello Stato. I voti a favore della repubblica, dopo i
controlli, risultarono essere 12.718.641, pari al 54,3 per cento dei voti validi; a favore della
monarchia si erano invece espressi 10.718.502 elettori, pari al 45,7 per cento.
Nelle elezioni per l'Assemblea costituente la Democrazia cristiana ottenne la maggioranza relativa dei
voti (8.083.208 pari al 37,2 per cento), seguita dal Partito socialista (PSIUP: 4.744.749 voti pari al 20,7
per cento) e dal Partito comunista (4.342.722 voti pari al 18,7 per cento). Nessun altro partito superò il
10 per cento dei voti.
L'assemblea costituente lavorò fino al gennaio del 1948.
Assemblea Costituente
Partiti
voti
voti (%) seggi
Democrazia Cristiana (DC)
8.101.004
35,21
207
Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria
(PSIUP)
4.758.129
20,68
115
Partito Comunista Italiano (PCI)
4.356.686
18,93
104
Unione Democratica Nazionale (UDN) (liberali)
1.560.638
6,78
41
Fronte dell'Uomo Qualunque (UQ)
1.211.956
5,27
30
Partito Repubblicano Italiano (PRI)
1.003.007
4,36
23
Blocco Nazionale della Libertà (BNL) (monarchici)
637.328
2,77
16
Partito d'Azione (Pd'A)
334.748
1,45
7
Movimento per l'Indipendenza della Sicilia (MIS)
171.201
0,74
4
Partito dei Contadini d'Italia
102.393
0,44
1
Concentrazione Democratica Repubblicana
97.690
0,42
2
Partito Sardo d'Azione (PSd'Az)
78.554
0,34
2
Movimento Unionista Italiano
71.021
0,31
1
Partito Cristiano Sociale
51.088
0,22
1
Partito Democratico del Lavoro (PDL)
40.633
0,18
1
Fronte Democratico Progressista Repubblicano
21.853
0,09
1
412.550
1,79
0
23.010.479
100,00
556
altri
Totale
Approfondimento:
http://elezionistorico.interno.it/
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Il contributo dei cattolici e il Codice di Camaldoli
Ai lavori dell'Assemblea Costituente presero parte molti eletti nelle fila della Democrazia Cristiana, da
più parti è riconosciuto il fondamentale apporto del cosiddetto “mondo cattolico”, che insieme con le
altre culture presenti nell'Assemblea arrivarono a tessere un patto fondato sui valori. Molti nomi
possono (e dovrebbero) esseri ricordati, qui cercheremo di accennare brevemente all'impegno di alcuni
uomini e donne di fede e al progetto democratico che in quegli anni era stato sviluppato, e che tanto
avrebbe influito sul prender forma della nostra Carta Costituzionale. Sono solo piccoli spunti, da
accompagnare con un lavoro di approfondimento personale e comunitario.
Solitamente si ricorda maggiormente il gruppo dei “professorini”, composto, tra gli altri, da Giuseppe
Dossetti, Giorgio La Pira, Aldo Moro, Amintore Fanfani. Anche questo gruppo, con le sue idee, la sue
iniziative si inserisce in un ampio impegno di riflessione portato avanti dalle diverse componenti del
mondo cattolico. In questo senso i lavori dell'Assemblea, da parte cattolica, furono realmente preparati
con un coinvolgimento di numerosi intellettuali, uomini politici e giuristi.
Ma questo “progetto democratico” dei cattolici aveva radici negli anni precedenti la fine del regime
fascista. Molti iniziarono a confrontarsi già dal 1942 su quale prospettiva dare al Paese dopo il fascismo,
e tra il '43 e il '45 molti si impegnarono attivamente nella lotta di liberazione. Sebbene facciano spesso
molto più rumore alcune presunte mancanze della Chiesa Cattolica in quegli anni, sarebbe utile per noi
oggi ripercorrere quell'esperienza, per scoprire il grande impegno dato per la libertà dalla Chiesa-popolo
di Dio: una rete ampia di uomini e donne di fede, di sacerdoti, di vescovi, che sostennero e
accompagnarono gli uomini della Resistenza. Accanto a questo impegno di popolo, e come parte di un
unico impegno di fede incarnata, c'è l'impegno di una “rappresentanza qualificata” (su 55 eletti
democristiani, 34 erano docenti universitari) che lavorò per “fare una Costituzione”, come ebbe a dire
Aldo Moro in uno dei suoi interventi in Assemblea.
Negli anni passati il “progetto democratico” aveva vissuto un passaggio fondamentale: la stesura del
cosiddetto “Codice di Camaldoli”. Con questa dizione ci si riferisce a un documento redatto alla fine
degli anni '30, il cui titolo originale da maggiormente il senso di questo scritto: Per la comunità cristiana.
Principi dell'ordinamento sociale a cura di un gruppo di studiosi amici di Camaldoli; nel luglio del 1943
proprio a Camaldoli, monastero sull'appennino Toscano, il documento venne discusso in un convegno.
I contenuti del documento ebbero un rinnovato significato dopo le vicende del 1945 (il testo vanne
pubblicato proprio nell'aprile di quell'anno). Da testo provvisorio, il Codice di Camaldoli arrivò ad
essere un vero punto di riferimento per il mondo cattolico. La prospettiva della giustizia sociale, il
richiamo ad una eguaglianza sostanziale, l'idea di uno sviluppo sociale ed economico finalizzato alla
persona: sono solo alcuni spunti del patrimonio che questo documento lascia. Non è un caso che
proprio queste istanze siano presenti nella Costituzione Italiana: i padri costituenti legati al “mondo
cattolico” arrivarono all'appuntamento con la storia con un considerevole bagaglio di riflessioni. Il
Codice di Camaldoli ne era un pezzo importante.
Approfondimenti
Il codice di Camaldoli
http://www.savinopezzotta.it/savinopezzotta/Politica/Il_codice_di_Camaldoli/index.html
http://www.aggiornamentisociali.it/dossier/dossier2006cost/Campanini_AS0605.pdf
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Assemblea Costituente (i lavori)
Iniziamo dai numeri della nostra Assemblea: 566 deputati, divisi in 13 gruppi parlamentari, lavorarono
secondo il metodo delle commissioni e sottocommissioni permanenti, e alcune commissioni speciali, le
sedute pubbliche furono 375, e 170 di queste furono dedicate specificamente alla stesura e discussione
della nuova Carta Costituzionale. Si riunì due volte in seduta segreta per discutere problemi interni. La
prima seduta fu il 25 giugno del 1946 e l'ultima il 31 gennaio del 1948. Primo presidente dell'Assemblea
fu Giuseppe Saragat, fino al 6 febbraio del 1947; seguì Umberto Terracini, dall'8 febbraio 1947 fino alla
conclusione dei lavori.
Il 15 luglio del 1946 l'Assemblea decise di istituire una Commissione speciale per la stesura della
Costituzione, nota con il nome di Commissione dei 75, presieduta da Meuccio Ruini. La commissione
si organizzò in tre sottocommissioni, relative alle tre principali sezioni previste dalla nuova Carta
Costituzionale: la prima commissione doveva occuparsi diritti e doveri dei cittadini; la seconda
dell'organizzazione costituzionale dello Stato; la terza dei diritti e doveri economici e sociali. In più, fu
istituito un comitato di redazione più ristretto (Comitato dei 18) con il delicato compito di armonizzare
i lavori e le proposte delle tre sottocommissioni: di questo comitato facevano parte, tra gli altri,
Giuseppe Dossetti e Aldo Moro.
Il 4 marzo del 1947 inizia la discussione in aula sul progetto di Costituzione che proseguì per tutto il
1947.
Rispetto al progetto iniziale della Commissione dei 75 furono introdotti alcuni importanti
mutamenti, tra i quali quelli relativi alle funzioni e ai criteri di elezione del Senato.
Il 22 dicembre 1947 l'Assemblea costituente votò a scutinio segreto il progetto di Costituzione. La
nuova carta costituzionale venne approvata con 214 voti a favore e 145 contrari, fu promulgata dal
Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947, fu pubblicata nello stesso
giorno in una edizione straordinaria della Gazzetta Ufficiale.
Entrò in vigore il 1° gennaio 1948.
Sito della Camera dei Deputati dedicato all'Assemblea Costituente
http://www.cortecostituzionale.it/