La pioggia nel pineto Grande premessa di questa poesia è l'estate mediterannea che, attraverso la pioggia e le percezioni sensoriali, arriva, immateriale e leggera, fino all'anima, realizzando, in un momento di magico incantesimo i sogni e le illusioni dei due amanti. Il tema dominante della lirica è la metamorfosi accanto alla comunicazione panica con la natura, sentita come grande corpo in cui immergersi. Dominano le sensazioni e le corrispondenze basate su di esse. Si determina così uno stato di irrazionalità, di abbandono all'istinto e all'esperienza sensoriale, attraverso una completa identificazione con la natura. D'Annunzio, in questa poesia, riecheggia la comunione con la natura di Baudelaire., ma se nel poeta francese la comunione con la Natura, unità misteriosa e foresta di simboli, è una comunione mistica con coinvolge sensi e anima, in D’Annunzio è più una fusione o immersione panica percepita attraverso i sensi, la corporeità. Parliamo, in questo caso, di panismo, termine che deriva dal greco Pan, che è sia il nome dell'antica divinità dei boschi, sia l'aggettivo greco indefinito ‘tutto’. La lirica è stata definita una grande onomatopea della pioggia proprio per i suoni, la musicalità, le pause. Il centro della lirica è la metamorfosi : i due esseri umani si immergono nel grande corpo della natura e si trasformano in esseri „d‟arborea vita viventi‟. Il poeta immagina di trovarsi, in una giornata d‟estate, con la sua donna amata, alla quale dà il nome classico di Ermione, (nome della figlia della greca Elena) .nella pineta di Versilia battuta dalla pioggia. La lirica rappresenta le sensazioni prodotte dalla pioggia che cade, sempre più intensamente, sulla pineta in cui si sono addentrati l‟uomo e la donna. La natura sembra risvegliarsi e rispondere al contatto della pioggia quasi con un discorso musicale, come una serie di strumenti dal suono diverso. In mezzo a questi suoni e sotto l‟intensificazione della pioggia, l‟uomo e la donna, purificati dall‟acqua piovana che ne bagna le vesti, sembrano immergersi progressivamente nella natura, divenendo parte di essa. Questa poesia è tratta dall‟Alcyone, (uno dei libri delle Laudi) il cui titolo è il nome della figlia di Eolo, il re dei venti, suicidatasi per il dolore della morte del marito. Gli dei la trasformarono nell‟uccello dello stesso nome. Alcione è anche la stella più luminosa della costellazione delle Pleiadi, le cui stelle principali sono nove. Forma metrica:. Si tratta di 128 versi liberi, suddivisi in quattro strofe di 32 versi di varia misura, senza alcuna regolarità (i versi sono di tre, sei, sette e nove sillabe), con frequenti rime baciate e altre interne al verso. Esse, insieme a frequenti onomatopee e assonanze, sottolineano i toni e l‟armonia del cadere della pioggia. L‟ultimo verso di ogni strofa è costituito dal nome della donna a cui il poeta si rivolge: Ermione. MUSICALITA‟ : Oltre alle numerose pause, alle onomatopee, assonanze e consonanze, vi sono espedienti tipici del brano musicale : spesso la strofa inizia con l‟ultimo verso della strofa precedente, si ripetono due strofe, quasi il „ritornello‟ di un testo musicale.. È un continuo alternarsi di onde sonore che si intersecano a formare la melodia. La pioggia luminosa che purifica (“l‟argentea pioggia che monda”) provoca suoni diversi (lo scroscio varia secondo la maggiore o minore densità di vegetazione o secondo la forma delle foglie. E‟ una vera „orchestra dalle innumerevoli dita‟. Figure retoriche : varie onomatopee ,similitudini (come) 1 Struttura tematica: Incipit :il poeta parla alla donna che è con lui, e la invita a tacere, per ascoltare insieme la voce del bosco. Sul limitare della pineta (“su le soglie del bosco”) il poeta non intende più il linguaggio umano di Ermione, teso com‟è ad ascoltare quello più nuovo della pioggia sul pineto (“non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove”). Si può collegare questo „linguaggio‟ della natura con quello di cui parla Baudelaire. Qui il linguaggio della natura, fatto di suoni che la pioggia produce cadendo sulle foglie del bosco, sussurra (“parlano”) in lontananza. All‟invito al silenzio segue ora l’invito all’ascolto (“ascolta”) delle „parole-musica „ della pioggia È imminente l‟inizio di una metamorfosi: il poeta comincia a immedesimarsi e a confondere se stesso e la donna con la natura: i volti dunque sono già “silvani” (v. 20) , quasi abbiano natura di albero. La seconda strofa inizia con una domanda: sembra quasi che il poeta voglia accertarsi che la donna viva, proprio come la vive lui, la musica della pioggia.A ogni rinnovata attenzione corrisponde una nuova percezione sonora Metamorfosi (vv. 13 - 25). E‟ il centro della lirica: la metamorfosi è ormai completa: la donna è vista sotto una luce colore delle fronde (“virentee”) come uscisse da una scorza e sembra uscire da un tronco come una ninfa. La vita è sentita come un singolare fresco piacere, emanante un profumo di fiori (“aulente”). Poi seguono specificazioni ancora più particolari della prodigiosa metamorfosi: il cuore è paragonato alla pesca (“il cuor nel petto è come una pesca intatta”), come vene d‟acqua sorgiva (“polle”) sono i suoi occhi, come mandorle acerbe sono i denti nelle cavità ossee (“alveoli”) che li contengono. La musicale armonia opera una magia sul poeta, tanto da fargli dimenticare la sua vita di essere umano e lo immerge in quella silvestre; ormai il poeta e la sua donna sono fusi con il bosco e vivono la stessa vita degli alberi (“arborea vita”). Il volto della donna è come estasiato per questa felicità nuova (“il tuo volto ebro”), bagnato come una foglia (“molle di pioggia come una foglia”). Continuano i paragoni arborei: la chioma della figlia della terra (“o creatura terrestre”) è profumata come le ginestre (“le tue chiome auliscono”). I due sembrano confondere le loro estremità con gli arbusti, come se stessero anch‟esse mettendo radici nella terra La donna, in questa lirica, non è oggetto erotico né „donna fatale‟, ma compagna dell‟esperienza della metamorfosi. 2