Predicazione, miracoli e Regno di Dio
Nella lingua ebraica esiste una termine che indica sia la parola che il fatto. Gesù è l’uomo della
Parola e dei fatti. Come profeta Gesù predica e annunzia e diventa azione, diventa miracolo.
Nell’annunzio Gesù parla del Regno di Dio. Lo annunzia imminente. Così lo esprime in Marco 1,
14-15:
“Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e
diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».”.
Gesù con i miracoli vuole dimostrare che il Regno di Dio è entrato nella storia degli uomini, nella
vita quotidiana di ogni uomo. I miracoli di Gesù non sono solo atteggiamenti di gratificazione per
coloro che soffrono della defezione e isolamento sociale e culturale, ma pure opposizione e
denuncia verso un sistema sociale-politico che separa l’uomo dagli altri uomini, isolandolo nella
condizione di “separato” e per questo sopportando una vita disumana. Toglierli la possibilità di
partecipazione dignitosa alla vita sociale e politica, e perché non esprimerlo…., religiosa e nel
sentirsi inseriti e degni di apportare il proprio contributo alla crescita sociale e politica nel proprio
paese. Nel campo religioso diventare segno della
presenza di Dio nel mondo testimoniandolo con la sua
parola e con i suoi gesti quotidiani.
“Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito
parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo
dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o
dobbiamo attenderne un altro?». Gesù rispose: «Andate
e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi
ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi
sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti
risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e
beato colui che non si scandalizza di me».”. (Mt. 11, 26).
I miracoli di Gesù sono davvero garanzia della presenza del Padre, Dio, che opera oggi nella storia
degli uomini. Con Lui ogni uomo può definirsi “figlio di Dio” attuando il suo disegno di salvezza.
Consapevolmente (come cristiano) o inconsapevolmente (appartenente ad altre confessioni religiose
o ad altre religioni), l’uomo che attua il bene verso gli altri uomini realizza la presenza salvifica di
Gesù nel mondo che ha dato la sua vita in riscatto per la salvezza di tutti gli uomini. Così noi
rendiamo grazie (Eucaristia) con tutto il cuore a Gesù per aver offerto se stesso per la salvezza
dell’uomo.
Ora è bene chiarire in che cosa consiste il “Regno di Dio”. Per comprendere questo dobbiamo
ritornare all’Antico Testamento. Sappiamo che la Parola di Dio (Bibbia) si divide in Antico e
Nuovo Testamento. Antico Testamento riguarda tutta la storia del popolo di Israele, mentre il
Nuovo Testamento riguarda l’avvento di Gesù e della Chiesa. Non è possibile comprendere il
Nuovo Testamento senza conoscere e comprendere l’Antico.
Tra l’Antico e il Nuovo Testamento si riassume quanto Dio ha inteso fare per l’umanità:
generandola, creazione, le assegna un progetto di vita e di salvezza, chiama a realizzare e attuare,
con la sua collaborazione, i progetti di vita dell’uomo.
L’uomo scopre di dare senso e soddisfazione alla sua vita nel viverla in stretta unione con Dio.
L’Antico Testamento e il Regno di Dio.
Il popolo di Israele ci ha regalato l’Antico Testamento. In esso troviamo tutta la sua storia di
popolo. Una esperienza unica che aiuta a comprendere la storia di tutti i popoli. Una esperienza
fortemente religiosa e di grande portata sociale e politica. Il rapporto che il popolo di Israele aveva
con Dio segna per sempre la vita pubblica con le sue leggi e i suoi decreti. la vita religiosa diventa
espressione e testimonianza del popolo d’Israele.
All’inizio abbiamo la figura una persona forte e sensibile, sempre alla ricerca della presenza di Dio
nella vita degli uomini: ABRAMO.
Egli è un pastore seminomade. Siamo nel XIX
secolo a.C. ai confini del deserto arabico di fronte
alle fertili pianure attraversate e irrigate da due
grandi fiumi: il Tigri e l’Eufrate.
Nella discendenza Abramo ormai vecchio troverà
conforto in un figlio, Isacco, che realizzerà la
promessa di Dio in un grande popolo: Israele.
Abramo dalla schiava Agar avrà un figlio: Ismaele,
nome che l’Angelo di Dio impone su questo
bambino che sarà anch’egli all’inizio di un popolo
in linea con la promessa di Dio, il popolo Arabo.
Fratelli, Isacco e Ismaele, della stessa etnia e
provenienti dalla stessa cultura, ma con due destini
diversi. Con lo stesso Dio. Con lo stesso linguaggio
che si diversificherà nei secoli dando origine a due
lingue e due culture diverse. All’inizio di due
grandi popoli che si sono combattuti e ancora oggi combattono l’uno contro l’altro: il popolo di
Israele e il popolo arabo. Sembra un destino al quale non ci si può sottrarre: uno stesso padre,
Abramo; uno stesso Dio unico; lo stesso sangue che scorre nelle vene; lo stesso cuore fraterno;
eppure continua aggressione e momenti forti di odio incontrollato che sfocia nella violenza ancora
ai nostri giorni.
“Nascita di Ismaele (Genesi 16,1-16):
[1]Sarai, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana
chiamata Agar, [2]Sarai disse ad Abram: «Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole;
unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli». Abram ascoltò la voce di Sarai.
[3]Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava nel paese di Canaan, Sarai,
moglie di Abram, prese Agar l'egiziana, sua schiava e la diede in moglie ad Abram, suo
marito. [4]Egli si unì ad Agar, che restò incinta. Ma, quando essa si accorse di essere
incinta, la sua padrona non contò più nulla per lei. [5]Allora Sarai disse ad Abram:
«L'offesa a me fatta ricada su di te! Io ti ho dato in braccio la mia schiava, ma da quando
si è accorta d'essere incinta, io non conto più niente per lei. Il Signore sia giudice tra me e
te!». [6]Abram disse a Sarai: «Ecco, la tua schiava è in tuo potere: falle ciò che ti pare».
Sarai allora la maltrattò tanto che quella si allontanò. [7]La trovò l'angelo del Signore
presso una sorgente d'acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur, [8]e le disse:
«Agar, schiava di Sarai, da dove vieni e dove vai?». Rispose: «Vado lontano dalla mia
padrona Sarai». [9]Le disse l'angelo del Signore: «Ritorna dalla tua padrona e restale
sottomessa». [10]Le disse ancora l'angelo del Signore: «Moltiplicherò la tua discendenza e
non si potrà contarla per la sua moltitudine». [11]Soggiunse poi l'angelo del Signore:
«Ecco, sei incinta:
partorirai un figlio
e lo chiamerai Ismaele,
perché il Signore ha ascoltato la tua afflizione.
[12]Egli sarà come un ònagro;
la sua mano sarà contro tutti
e la mano di tutti contro di lui
e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli».
[13]Agar chiamò il Signore, che le aveva parlato: «Tu sei il Dio della visione», perché
diceva: «Qui dunque sono riuscita ancora a vedere, dopo la mia visione?». [14]Per questo
il pozzo si chiamò Pozzo di Lacai-Roi; è appunto quello che si trova tra Kades e Bered.
[15]Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva
partorito. [16]Abram aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele. “
“Nascita di Isacco (Genesi 21,1-21):
[1]Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. [2]Sara
concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato.
[3]Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.
[4]Abramo circoncise suo figlio Isacco, quando questi ebbe otto giorni, come Dio gli
aveva comandato. [5]Abramo aveva cento anni, quando gli nacque il figlio Isacco.
[6]Allora Sara disse: «Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà sorriderà di
me!». [7]Poi disse: «Chi avrebbe mai detto ad Abramo: Sara deve allattare figli! Eppure
gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia!».
Agar e Ismaele cacciati
[8]Il bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando Isacco fu
svezzato. [9]Ma Sara vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello che essa aveva partorito
ad Abramo, scherzava con il figlio Isacco. [10]Disse allora ad Abramo: «Scaccia questa
schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio
Isacco». [11]La cosa dispiacque molto ad Abramo per riguardo a suo figlio. [12]Ma Dio
disse ad Abramo: «Non ti dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava: ascolta la
parola di Sara in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché attraverso Isacco da te
prenderà nome una stirpe. [13]Ma io farò diventare una grande nazione anche il figlio
della schiava, perché è tua prole». [14]Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e un
otre di acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le consegnò il fanciullo e la
mandò via. Essa se ne andò e si smarrì per il deserto di Bersabea. [15]Tutta l'acqua
dell'otre era venuta a mancare. Allora essa depose il fanciullo sotto un cespuglio [16]e
andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d'arco, perché diceva: «Non voglio veder
morire il fanciullo!». Quando gli si fu seduta di fronte, egli alzò la voce e pianse. [17]Ma
Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: «Che
hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova.
[18]Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione».
[19]Dio le aprì gli occhi ed essa vide un pozzo d'acqua. Allora andò a riempire l'otre e
fece bere il fanciullo. [20]E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne
un tiratore d'arco. [21]Egli abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie
del paese d'Egitto.”
La differenza tra i due popoli va vista come una chiamata, una vocazione a realizzare le promesse
di Dio e far conoscere a tutti i popoli la sua presenza nel mondo e la chiamata alla salvezza
u7niversale. Israele accetta questa differenza perché che Dio è davvero Padre di tutti i popoli. E’
Dio stesso a chiamare Abramo promettendogli una terra e una grande discendenza.
Vocazione di Abramo (Genesi 12,1-3):
[1]Il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò.
[2]Farò di te un grande popolo
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
[3]Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
E’ questo il grande disegno di Dio. Non è forse Lui il Signore dell’universo? Lui il creatore
dell’uomo dandogli vita con il soffio del suo spirito. L’uomo rompendo l’equilibrio di relazione
con il suo Dio rischiò di restare solo nella creazione. Se l’uomo rompe il rapporto di amicizia con
Dio, davvero rimane solo con se stesso,disorientandosi. Dio non vuole la solitudine dell’uomo, il
ripiegamento su se stesso e Israele ha compreso il suo progetto di amore. Abramo e il popolo
d’Israele si pongono a servizio per ricostruire il rapporto di comunione con tutta l’umanità.
C’era già stato un primo tentativo da parte di Dio di instaurare con l’umanità primitiva una
alleanza di comunione e di familiarità. Si legge nei capitoli dei primi libri della Bibbia, grandi e
poetici ma soprattutto densi della presenza di Dio in dialogo con l’uomo: Genesi 1-11.
L’amore di Dio è senza confini e non accetta che un uomo renda schiavo un altro uomo o lo possa
sottomettere ai suoi voleri. Per questo libera il popolo di Israele dalla schiavitù d’Egitto, dalla
mano del Faraone, e stringe una alleanza con lui nel deserto, cioè un rapporto di comunione e di
amicizia. A questo popolo concede una terra, chiede un dialogo costante fatto di riti e di
testimonianza nell’operare per il bene, e chiede di essere la sua guida nella storia e nella
realizzazione del suo progetto di amore.
E’ l’inizio di una visione del Regno di Dio in mezzo agli uomini. Non sempre, lungo il corso della
storia del popolo d’Israele la realizzazione di questo Regno è fedele al progetto di Dio. Il periodo
monarchico sarà un periodo di momenti forti di relazione con Dio e di grandi fallimenti. Quando
l’uomo acquista potere e sale in alto nel sistema politico si autoconvince che può dominare il
popolo, il mondo, fa leggi che creino controllo e discriminazione. Si convince di averne il diritto e
costringe il popolo a piegare il capo o con le leggi o con la violenza. Si sente assoluto e non è più
servitore del popolo (cioè, ministro), ma padrone e vede il popolo a suo servizio. Infatti, si fa
chiamare: eminenza, eccellenza, onorevole, presidente, re, signore, sapendo, e questo è certo, che
“solo uno è il maestro e voi siete tutti fratelli”, così insegna Gesù.
Da qui la prospettiva dell’esilio appare in tutta la sua drammaticità.
“Geremia (44,1-6):
[1]Questa parola fu rivolta a Geremia per tutti i Giudei che abitavano nel paese d'Egitto,
a Migdòl, a Tafni, a Menfi e nella regione di Patròs. [2]«Così dice il Signore degli eserciti,
Dio di Israele: Voi avete visto tutte le sventure che ho mandate su Gerusalemme e su
tutte le città di Giuda; eccole oggi una desolazione, senza abitanti, [3]a causa delle
iniquità che commisero per provocarmi, andando a offrire incenso e a venerare altri dei,
che né loro conoscevano né voi né i vostri padri conoscevate. [4]Eppure, io vi avevo
premurosamente inviato tutti i miei servi, i profeti, con l'incarico di dirvi: Non fate
questa cosa abominevole che io ho in odio! [5]Ma essi non mi ascoltarono e non
prestarono orecchio in modo da abbandonare la loro iniquità cessando dall'offrire
incenso ad altri dei. [6]Perciò la mia ira e il mio furore divamparono come fuoco nelle
città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme ed esse divennero un deserto e una
desolazione, come sono ancor oggi.”
Deportati a Babilonia ne ritorneranno come popolo senza un re che governi e nel bisogno di
riconquistare il rapporto con il suo Dio, il popolo di Israele accentua la dimensione religiosa e
sacerdotale nella speranza di un Regno più forte che si imponga in mezzo agli altri regni della
terra. Un Regno dominante, teocratico, che avrebbe sottomesso ogni altro regno e ogni altro
potere. Annientare tutto e tutti.
“Aggeo 2,6-9):
[6]Dice infatti il Signore degli eserciti: Ancora un pò di tempo e io scuoterò il cielo e la
terra, il mare e la terraferma. [7]Scuoterò tutte le nazioni e affluiranno le ricchezze di
tutte le genti e io riempirò questa casa della mia gloria, dice il Signore degli eserciti.
[8]L'argento è mio e mio è l'oro, dice il Signore degli eserciti. [9]La gloria futura di questa
casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo
porrò la pace - oracolo del Signore degli eserciti -.”
“Malachia - Capitolo 3
[1]Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà
nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, ecco
viene, dice il Signore degli eserciti. [2]Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi
resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.
[3]Siederà per fondere e purificare; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e
argento, perché possano offrire al Signore un'oblazione secondo giustizia. [4]Allora
l'offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come
negli anni lontani. [5]Io mi accosterò a voi per il giudizio e sarò un testimone pronto
contro gli incantatori, contro gli adùlteri, contro gli spergiuri, contro chi froda il salario
all'operaio, contro gli oppressori della vedova e dell'orfano e contro chi fa torto al
forestiero. Costoro non mi temono, dice il Signore degli eserciti.
Le decime per il tempio
[6]Io sono il Signore, non cambio;
voi, figli di Giacobbe, non siete ancora al termine.
[7]Fin dai tempi dei vostri padri
vi siete allontanati dai miei precetti,
non li avete osservati.
Ritornate a me e io tornerò a voi,
dice il Signore degli eserciti.
Ma voi dite:
«Come dobbiamo tornare?».
[8]Può un uomo frodare Dio?
Eppure voi mi frodate
e andate dicendo:
«Come ti abbiamo frodato?».
Nelle decime e nelle primizie.
[9]Siete gia stati colpiti dalla maledizione
e andate ancora frodandomi,
voi, la nazione tutta!
[10]Portate le decime intere nel tesoro del tempio,
perché ci sia cibo nella mia casa;
poi mettetemi pure alla prova in questo,
- dice il Signore degli eserciti se io non vi aprirò le cateratte del cielo
e non riverserò su di voi benedizioni sovrabbondanti.
[11]Terrò indietro gli insetti divoratori
perché non vi distruggano i frutti della terra
e la vite non sia sterile nel campo,
dice il Signore degli eserciti.
[12]Felici vi diranno tutte le genti,
perché sarete una terra di delizie,
dice il Signore degli eserciti.
Trionfo dei giusti nel giorno del Signore
[13]Duri sono i vostri discorsi contro di me - dice il Signore - e voi andate dicendo: «Che
abbiamo contro di te?». [14]Avete affermato: «Einutile servire Dio: che vantaggio
abbiamo ricevuto dall'aver osservato i suoi comandamenti o dall'aver camminato in lutto
davanti al Signore degli eserciti? [15]Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che,
pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti».
[16]Allora parlarono tra di loro i timorati di Dio. Il Signore porse l'orecchio e li ascoltò:
un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo
nome. [17]Essi diverranno - dice il Signore degli eserciti - mia proprietà nel giorno che io
preparo. Avrò compassione di loro come il padre ha compassione del figlio che lo serve.
[18]Voi allora vi convertirete e vedrete la differenza fra il giusto e l'empio, fra chi serve
Dio e chi non lo serve.
[19]Ecco infatti sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e
tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li
incendierà - dice il Signore degli eserciti - in modo da non lasciar loro né radice né
germoglio. [20]Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia con raggi
benefici e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla. [21]Calpesterete gli empi ridotti in
cenere sotto le piante dei vostri piedi nel giorno che io preparo, dice il Signore degli
eserciti.
Appendici
[22]Tenete a mente la legge del mio servo Mosè,
al quale ordinai sull'Oreb,
statuti e norme per tutto Israele.
[23]Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga
il giorno grande e terribile del Signore,
[24]perché converta il cuore dei padri verso i figli
e il cuore dei figli verso i padri;
così che io venendo non colpisca
il paese con lo sterminio. “
Il popolo di Israele, al ritorno dall’esilio, diventa fortemente nazionalista. Alcuni profeti cercano
di far comprendere che il Dio di Israele è un Dio di tutti i popoli cercando di conservare
l’universalità dell’umore di Dio per gli uomini. Solo così il popolo di Israele rimane veramente un
segno della sua presenza. Questo Regno di Dio è aperto a tutti i popoli, e tutti i popoli possono
trovare in Lui la salvezza. Dio stabilirà una nuova alleanza con il suo popolo riscrivendo la
“legge” che verrà incisa nel suo cuore. Nel cuore stesso dell’uomo è possibile trovare una nuova
prospettiva di vita in una legge che genera gioia di vivere.
Ezechiele (36,22-28):
“[22]Annunzia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a
voi, gente d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le
genti presso le quali siete andati. [23]Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le
genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.
[24]Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo.
[25]Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre
sozzure e da tutti i vostri idoli; [26]vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno
spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. [27]Porrò il
mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e
mettere in pratica le mie leggi. [28]Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi
sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio.”
Isaia (66,18b-21):
“Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia
gloria. [19]Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle genti di Tarsis, Put,
Lud, Mesech, Ros, Tubal e di Grecia, ai lidi lontani che non hanno udito parlare di me e
non hanno visto la mia gloria; essi annunzieranno la mia gloria alle nazioni.
[20]Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutti i popoli come offerta al Signore, su cavalli,
su carri, su portantine, su muli, su dromedari al mio santo monte di Gerusalemme, dice il
Signore, come i figli di Israele portano l'offerta su vasi puri nel tempio del Signore.
[21]Anche tra essi mi prenderò sacerdoti e leviti, dice il Signore.”
Troviamo poi in Isaia la figura di una persona misteriosa, un “servo del Signore” che co9n la sua
morte conquisterà una moltitudine di popoli; un'altra invece la troviamo in Daniele, dove a questo
“figlio dell’uomo” sarà dato il Regno e il dominio su tutti i popoli. Non possiamo non leggerli per
aprire una nuova strada alla comprensione del Regno di Dio.
Isaia (51,13-53,12):
“[13]Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e molto innalzato.
[14]Come molti si stupirono di lui
- tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo [15]così si meraviglieranno di lui molte genti;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Capitolo 53
[1]Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
[2]E' cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per provare in lui diletto.
[3]Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la
faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna
stima.
[4]Eppure egli si è caricato delle nostre
sofferenze,
si è addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
[5]Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
[6]Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l'iniquità di noi tutti.
[7]Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
[8]Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
[9]Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
[10]Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
[11]Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà la loro iniquità.
[12]Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha consegnato se stesso alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i peccatori.”
Daniele (7,13-14):
“[13]Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco apparire, sulle nubi del cielo,
uno, simile ad un figlio di uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui,
[14]che gli diede potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;
il suo potere è un potere eterno,
che non tramonta mai, e il suo regno è tale
che non sarà mai distrutto.”