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IL GIORNALE DI VICENZA
Martedì 14 Settembre 2010
L’UNIVERSITÀ
IlprofessorMauro Zigliotto,46anni,exallievo del “Rossi”
èpresidente del corsodilaurea inmeccatronica. Vicentino,sposato,
conMariaGonzato: hannounfiglio. FOTO DALLA POZZA
n. 15
ILPERSONAGGIO. MauroZigliotto,vicentino ,ex allievodel“Rossi”
ILPROFESSORE
CHERENDE
“INTELLIGENTI”
IMOTORI
L’identikit
Iltrekking
èlasua
passione
Quarantaseianni, vicentino,un
diplomadiperito al“Rossi” e
unalaureainingegneria nel
1988aPadova con massimo
deivotiela lode.Mauro
Zigliottoèsposatocon Maria
Gonzato,medicothienese, e
vivono aVicenza. Hanno un
figlio,Francesco, di12anni.
Zigliottoèappassionato di
montagnaeditrekking: val di
Fassa,Dolomitie Catinaccioli
conoscebenissimo.Ricorda
quandoraccontava le favole a
suofiglio per farlo
adormentare.Adessoin
montagnaFrancesco lolascia
indietro.IscrittoallaSav,ha
seguitocorsi difotografia,
altrasua passione.
Ilprofessor Zigliottoha
insegnatoquasidieci annia
Udine.Dal2000al 2005,come
professoreassociato al
DipartimentodiIngegneria
Elettrica,Gestionalee
Meccanica(DIEGM) haavviato
illaboratoriodiazionamenti
elettricied èstatoil
responsabiledel Progettodi
RicercaPRIN 2003
“Modellisticae controlloin
azionamentiinnovativi per
servosterzo”. Nel novembre
2005ilprof. Zigliotto èstato
chiamatoal Dipartimento di
Tecnica eGestionedei Sistemi
Industriali(DTG)dell’università
diPadova,inVicenza. Dal1˚
marzo2008è professore
straordinariodiconvertitori,
macchineed azionamenti
elettrici.
AttualmenteZigliotto è
anchepresidentedelcorso di
laureainmeccatronica.
Duegli indirizzidellasua ricerca:eliminare isensori
persostituirlicon “algoritmi predittivi”. Etrasferire
l’esperienzaumana all’internodi unaprocedura
Antonio Di Lorenzo
È l’uomo che rende “intelligenti” i motori. Il suo è un lavoro
nascosto, vicino al cuore della
macchina. Per capirci: se c’è
una macchina in movimento
vuol dire che c’è un motore
elettrico. E allora state sicuri
che spunta lui, il professore
dai capelli a spazzola e dal sorriso aperto, che è un’esperto
nel controllo elettronico di
questi motori.
La si potrebbe definire, tanto
per parafrasare Ligabue, una
vita da mediano. Sì, ma un mediano della ricerca scientifica,
anzi un mediano di spinta che
guarda lontano. Lavora per realizzare quelle macchine - anzi quei motori - che domani risolveranno i problemi dell’oggi. Non è un controsenso. Il
professor Mauro Zigliotto, infatti, studia algoritmi per potenziare e perfezionare il funzionamento dei motori elettrici.
Ma talvolta si tratta di ipotesi matematiche così complesse che non possono trovare applicazione subito. Non esistono ancora i computer all’altezza: «Le potenze di calcolo sono enormi, servono processori
di nuova generazione».
Intendiamoci, non è che il
professore se ne stia lì a girarsi
i pollici in attesa che qualcuno
inventi il computer parlante
di “Star Trek” del 23˚ secolo.
Spiega: «In otto anni i processori sono diventati venticinque volte più potenti». Ecco
perché i suoi “algoritmi predittivi”, quelli che - quasi fossero
un giocatore di scacchi - possono prevedere le future cinque
o sei mosse del procedimento,
e scegliere di conseguenza,
possono diventare realtà assai
prima di quanto si creda. Ma
bisogna pensarci prima, realizzare un investimento nella ricerca. E lui si comporta allo
stesso modo di un bravo imprenditore nella sua azienda.
Investe sull’università (che
vuol dire nella ricerca pura
ma anche nella collaborazione con le aziende) e nel futuro.
Ilsuoèunlavoro
nascosto,vicino
alcuore
dellamacchina
Quasiunavita...
damediano
«L’obiettivo
èdiottenereun
funzionamento
migliore,senza
rischiecon
costiminori»
Non a caso la “Texas Instruments” s’è rivolta a Vicenza e a
lui per averlo come partner.
L’obiettivo, spiega il professore, è quello di «rendere sempre più autonome le operazioni di taratura dei motori elettrici». Ossia “intelligenti”, però con le virgolette, perché lui
non usa questa parola. La ricerca punta in due direzioni:
rispettivamente quella che, in
gergo, sono chiamate “sensorless” e “self commissioning”.
Nel primo caso si punta alle eliminazione di ogni sensore:
«Vengono sostituiti da algoritmi matematici che studiano la
grandezza e non la misurano». Si eliminano rischi e costi, perché il pericolo è sempre
in agguato: pensate a un sensore nel cofano di un’auto, dove
si sviluppano alte temperature; oppure a una lucidatrice,
con il rischio che il sensore produca scintille; o messo in cima
a un’altissima pala eolica (e se
si rompe il motore si deve spedire a cento metri un tecnico...) o in un motore per il pompaggio dell’acqua nel deserto.
Il sensore è un punto debole: il
motore sensorless funziona
senza rischi, in un ambiente
ostile e con costi più bassi. Via
i sensori, evviva l’algoritmo.
La seconda direzione della ricerca è quella di «trasferire
l’esperienza umana all’interno di una procedura». Spiega
il professore: «Sotto la doccia,
sappiamo bene che prima di
diventare calda l’acqua ci mette un po’. E tutta l’acqua fredda
la buttiamo via. Ho trasferito
questa esperienza nella macchina per produrre il pane,
che deve funzionare esattamente a 37˚ e ho ottenuto un
dimezzamento del tempo per
riscaldare l’acqua oltre a risparmiarne parecchia. Se pensa alla incredibile quantità di
acqua che serve ai procedimenti industriali, comprende
la convenienza». Questi sono i
Lavoraconipotesi
matematiche
cosìcomplesse
chenonesistono
ancoraicomputer
perrealizzarle
procedimenti self commissioning: la macchina si mette in
movimento da sola.
Allo stesso modo, se il motore si rompe esiste un sistema
di controllo che riconosce il
motore diverso, un doppione
messo lì apposta in caso di avarie, e prosegue a funzionare:
«Non è che la macchina si aggiusti da sola - precisa il professore - diciamo che si tara da sola». È fault tolerant, spiega
con termine tecnico. Un bre-
vetto in questo campo Zigliotto l’ha messo a punto con la Sael di Torri di Quartesolo, che si
occupa di azionamenti elettrici e di quadri di controllo. Un
altro brevetto l’ha realizzato
con la Italsea di Valdagno: ha
“ingannato” un gruppo elettrogeno per fargli risparmiare
energia. Siccome il motore ha
una resistenza che dissipa
molta energia, con un algoritmo di controllo ha ingannato i
sensori.f
L’INTERVISTA. «Ildistretto dellameccatronica serve perfare“massa critica”suiprogetti»
«Chiedetecipurel’impossibile
mala ricerca ha isuoitempi»
«Soltantounosforzo comunetra aziende eateneo
puòportare a risultatipositivi nelmedioperiodo»
Lui, alpinista, parla di robotica, di come energizzare un
braccio nel modo più rapido e
col massimo risparmio, e cita
l’esempio della montagna:
«Se sto camminando e devo
raggiungere il monte di fronte, non è detto che la strada
più semplice verso la cima sia
la più corta. Magari devo scendere a valle e poi risalire faticosamente. Invece posso camminare sulla costa: sarà più lungo ma meno faticoso». In altre
parole l’equazione ricerca, investimenti & imprese ha delle
incognite e delle variabili che
vanno conosciute.
La ricerca scientifica è come
il trekking: un cammino lungo, costellato di tentativi ed errori. Ma il traguardo arriva:
«Serve lungimiranza - spiega
il professor Zigliotto - a investire in una ricerca che non sia
solo trasferimento tecnologico. Però bisogna rendersi conto che i risultati degli investimenti di oggi arriveranno dopo cinque-sei anni».
Magli imprenditori hanno fretta, e non hanno tutti i torti.
«E noi all’università abbiamo
tempi diversi. Gli imprenditori più lungimiranti l’hanno ca-
pito».
L’impresa deve seguire i tempi
dell’innovazione che oggi non
dà respiro.
«Lo so, e si spera che l’università abbia sempre pronta la soluzione. Purtroppo non è così»
Perché, vi chiedono troppo?
«Non è questo il punto. Io rispondo alle imprese: chiedeteci troppo, ma nei tempi giusti.
Non siamo lenti noi, è la ricerca che funziona così. L’industria ha il polso del mercato e
trasferisce questa fretta a istituzioni e università».
E cosa dovrebbe fare se no?
«Gestire insieme a noi un progetto di ricerca a medio termine».
Non succede già adesso?
«Non sempre. E mi rendo conto che per un’azienda non è
semplice investire risorse in
un arco di tempo consistente.
Serve un gruppo di aziende
che investono complessivamente».
A Vicenza, nel suo campo, esiste il distretto della meccatronica...
«Appunto. Tra 400 aziende
che lo compongono si possono formare i gruppi con i
quali avviare i processi di ricerca. Serve un flusso continuo e non contatti sporadici
Ilcomplesso diSan Nicola, unadellesedi dell’universitàaVicenza, attivo dadiecianni
per centrare l’obiettivo di trovare soluzioni che favoriscano l’innovazione nelel imprese.
Non siamo consulenti che si
chiamano una tantum.
L’università ha una funzione
e potenzialità diverse».
Anchelaricercadeve avereuna
suadimensioneperessereefficace.
«Vero. Anche per questo motivo collaboriamo, tra gli altri,
con il professor Silverio Bolognani nel laboratorio integrato di meccatronica».
Sisostienecheivostricorsisiano difficili
«Danno una formazione completa e forniscono prospettive.
Basta l’esempio di Luca Peretti, il mio più bravo studente,
oggi assunto in Svezia dalla
ABB». f A.D.L.
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