23 IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 14 Settembre 2010 L’UNIVERSITÀ IlprofessorMauro Zigliotto,46anni,exallievo del “Rossi” èpresidente del corsodilaurea inmeccatronica. Vicentino,sposato, conMariaGonzato: hannounfiglio. FOTO DALLA POZZA n. 15 ILPERSONAGGIO. MauroZigliotto,vicentino ,ex allievodel“Rossi” ILPROFESSORE CHERENDE “INTELLIGENTI” IMOTORI L’identikit Iltrekking èlasua passione Quarantaseianni, vicentino,un diplomadiperito al“Rossi” e unalaureainingegneria nel 1988aPadova con massimo deivotiela lode.Mauro Zigliottoèsposatocon Maria Gonzato,medicothienese, e vivono aVicenza. Hanno un figlio,Francesco, di12anni. Zigliottoèappassionato di montagnaeditrekking: val di Fassa,Dolomitie Catinaccioli conoscebenissimo.Ricorda quandoraccontava le favole a suofiglio per farlo adormentare.Adessoin montagnaFrancesco lolascia indietro.IscrittoallaSav,ha seguitocorsi difotografia, altrasua passione. Ilprofessor Zigliottoha insegnatoquasidieci annia Udine.Dal2000al 2005,come professoreassociato al DipartimentodiIngegneria Elettrica,Gestionalee Meccanica(DIEGM) haavviato illaboratoriodiazionamenti elettricied èstatoil responsabiledel Progettodi RicercaPRIN 2003 “Modellisticae controlloin azionamentiinnovativi per servosterzo”. Nel novembre 2005ilprof. Zigliotto èstato chiamatoal Dipartimento di Tecnica eGestionedei Sistemi Industriali(DTG)dell’università diPadova,inVicenza. Dal1˚ marzo2008è professore straordinariodiconvertitori, macchineed azionamenti elettrici. AttualmenteZigliotto è anchepresidentedelcorso di laureainmeccatronica. Duegli indirizzidellasua ricerca:eliminare isensori persostituirlicon “algoritmi predittivi”. Etrasferire l’esperienzaumana all’internodi unaprocedura Antonio Di Lorenzo È l’uomo che rende “intelligenti” i motori. Il suo è un lavoro nascosto, vicino al cuore della macchina. Per capirci: se c’è una macchina in movimento vuol dire che c’è un motore elettrico. E allora state sicuri che spunta lui, il professore dai capelli a spazzola e dal sorriso aperto, che è un’esperto nel controllo elettronico di questi motori. La si potrebbe definire, tanto per parafrasare Ligabue, una vita da mediano. Sì, ma un mediano della ricerca scientifica, anzi un mediano di spinta che guarda lontano. Lavora per realizzare quelle macchine - anzi quei motori - che domani risolveranno i problemi dell’oggi. Non è un controsenso. Il professor Mauro Zigliotto, infatti, studia algoritmi per potenziare e perfezionare il funzionamento dei motori elettrici. Ma talvolta si tratta di ipotesi matematiche così complesse che non possono trovare applicazione subito. Non esistono ancora i computer all’altezza: «Le potenze di calcolo sono enormi, servono processori di nuova generazione». Intendiamoci, non è che il professore se ne stia lì a girarsi i pollici in attesa che qualcuno inventi il computer parlante di “Star Trek” del 23˚ secolo. Spiega: «In otto anni i processori sono diventati venticinque volte più potenti». Ecco perché i suoi “algoritmi predittivi”, quelli che - quasi fossero un giocatore di scacchi - possono prevedere le future cinque o sei mosse del procedimento, e scegliere di conseguenza, possono diventare realtà assai prima di quanto si creda. Ma bisogna pensarci prima, realizzare un investimento nella ricerca. E lui si comporta allo stesso modo di un bravo imprenditore nella sua azienda. Investe sull’università (che vuol dire nella ricerca pura ma anche nella collaborazione con le aziende) e nel futuro. Ilsuoèunlavoro nascosto,vicino alcuore dellamacchina Quasiunavita... damediano «L’obiettivo èdiottenereun funzionamento migliore,senza rischiecon costiminori» Non a caso la “Texas Instruments” s’è rivolta a Vicenza e a lui per averlo come partner. L’obiettivo, spiega il professore, è quello di «rendere sempre più autonome le operazioni di taratura dei motori elettrici». Ossia “intelligenti”, però con le virgolette, perché lui non usa questa parola. La ricerca punta in due direzioni: rispettivamente quella che, in gergo, sono chiamate “sensorless” e “self commissioning”. Nel primo caso si punta alle eliminazione di ogni sensore: «Vengono sostituiti da algoritmi matematici che studiano la grandezza e non la misurano». Si eliminano rischi e costi, perché il pericolo è sempre in agguato: pensate a un sensore nel cofano di un’auto, dove si sviluppano alte temperature; oppure a una lucidatrice, con il rischio che il sensore produca scintille; o messo in cima a un’altissima pala eolica (e se si rompe il motore si deve spedire a cento metri un tecnico...) o in un motore per il pompaggio dell’acqua nel deserto. Il sensore è un punto debole: il motore sensorless funziona senza rischi, in un ambiente ostile e con costi più bassi. Via i sensori, evviva l’algoritmo. La seconda direzione della ricerca è quella di «trasferire l’esperienza umana all’interno di una procedura». Spiega il professore: «Sotto la doccia, sappiamo bene che prima di diventare calda l’acqua ci mette un po’. E tutta l’acqua fredda la buttiamo via. Ho trasferito questa esperienza nella macchina per produrre il pane, che deve funzionare esattamente a 37˚ e ho ottenuto un dimezzamento del tempo per riscaldare l’acqua oltre a risparmiarne parecchia. Se pensa alla incredibile quantità di acqua che serve ai procedimenti industriali, comprende la convenienza». Questi sono i Lavoraconipotesi matematiche cosìcomplesse chenonesistono ancoraicomputer perrealizzarle procedimenti self commissioning: la macchina si mette in movimento da sola. Allo stesso modo, se il motore si rompe esiste un sistema di controllo che riconosce il motore diverso, un doppione messo lì apposta in caso di avarie, e prosegue a funzionare: «Non è che la macchina si aggiusti da sola - precisa il professore - diciamo che si tara da sola». È fault tolerant, spiega con termine tecnico. Un bre- vetto in questo campo Zigliotto l’ha messo a punto con la Sael di Torri di Quartesolo, che si occupa di azionamenti elettrici e di quadri di controllo. Un altro brevetto l’ha realizzato con la Italsea di Valdagno: ha “ingannato” un gruppo elettrogeno per fargli risparmiare energia. Siccome il motore ha una resistenza che dissipa molta energia, con un algoritmo di controllo ha ingannato i sensori.f L’INTERVISTA. «Ildistretto dellameccatronica serve perfare“massa critica”suiprogetti» «Chiedetecipurel’impossibile mala ricerca ha isuoitempi» «Soltantounosforzo comunetra aziende eateneo puòportare a risultatipositivi nelmedioperiodo» Lui, alpinista, parla di robotica, di come energizzare un braccio nel modo più rapido e col massimo risparmio, e cita l’esempio della montagna: «Se sto camminando e devo raggiungere il monte di fronte, non è detto che la strada più semplice verso la cima sia la più corta. Magari devo scendere a valle e poi risalire faticosamente. Invece posso camminare sulla costa: sarà più lungo ma meno faticoso». In altre parole l’equazione ricerca, investimenti & imprese ha delle incognite e delle variabili che vanno conosciute. La ricerca scientifica è come il trekking: un cammino lungo, costellato di tentativi ed errori. Ma il traguardo arriva: «Serve lungimiranza - spiega il professor Zigliotto - a investire in una ricerca che non sia solo trasferimento tecnologico. Però bisogna rendersi conto che i risultati degli investimenti di oggi arriveranno dopo cinque-sei anni». Magli imprenditori hanno fretta, e non hanno tutti i torti. «E noi all’università abbiamo tempi diversi. Gli imprenditori più lungimiranti l’hanno ca- pito». L’impresa deve seguire i tempi dell’innovazione che oggi non dà respiro. «Lo so, e si spera che l’università abbia sempre pronta la soluzione. Purtroppo non è così» Perché, vi chiedono troppo? «Non è questo il punto. Io rispondo alle imprese: chiedeteci troppo, ma nei tempi giusti. Non siamo lenti noi, è la ricerca che funziona così. L’industria ha il polso del mercato e trasferisce questa fretta a istituzioni e università». E cosa dovrebbe fare se no? «Gestire insieme a noi un progetto di ricerca a medio termine». Non succede già adesso? «Non sempre. E mi rendo conto che per un’azienda non è semplice investire risorse in un arco di tempo consistente. Serve un gruppo di aziende che investono complessivamente». A Vicenza, nel suo campo, esiste il distretto della meccatronica... «Appunto. Tra 400 aziende che lo compongono si possono formare i gruppi con i quali avviare i processi di ricerca. Serve un flusso continuo e non contatti sporadici Ilcomplesso diSan Nicola, unadellesedi dell’universitàaVicenza, attivo dadiecianni per centrare l’obiettivo di trovare soluzioni che favoriscano l’innovazione nelel imprese. Non siamo consulenti che si chiamano una tantum. L’università ha una funzione e potenzialità diverse». Anchelaricercadeve avereuna suadimensioneperessereefficace. «Vero. Anche per questo motivo collaboriamo, tra gli altri, con il professor Silverio Bolognani nel laboratorio integrato di meccatronica». Sisostienecheivostricorsisiano difficili «Danno una formazione completa e forniscono prospettive. Basta l’esempio di Luca Peretti, il mio più bravo studente, oggi assunto in Svezia dalla ABB». f A.D.L.