Facoltà di Scienze della Formazione Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria L’ELETTRICITÀ. DALL’ELETTROSTATICA DI TALETE ALLA CORRENTE ELETTRICA NELLE NOSTRE CASE: UN’ESPERIENZA DI DIDATTICA DELLA FISICA SVILUPPATA IN UN CONTESTO SCOLASTICO MULTICULTURALE. Tesi di laurea di: Saveria Albanese Matr: 0443902 Relatore: Ch.mo Prof. Claudio Fazio Anno accademico 2005-2006 Ringraziamenti Desidero ringraziare il Dirigente Scolastico del Circolo Didattico Daniele Ajello di Mazara del Vallo, Dott.ssa Maria Corte, le insegnanti delle classi 4ªB e 4ªC del Plesso Poggioreale dell’anno scolastico 2005-2006 e tutti gli alunni che hanno reso possibile la realizzazione del presente progetto di tesi. Ringrazio inoltre il prof. Filippo Spagnolo per i preziosi suggerimenti che ha voluto darmi in merito allo svolgimento della sperimentazione di questo lavoro di tesi. Indice Introduzione 1 Capitolo. 1. Insegnamento e apprendimento delle discipline scientifiche 7 Capitolo 2. Conoscenza comune e conoscenza scientifica 17 Capitolo 3. Il disegno e l’ipotesi sperimentale. Il contesto 23 Capitolo 4. Riferimenti epistemologici sul fenomeno elettricità ieri e oggi 43 Capitolo 5. Le unità di apprendimento e le situazioni di apprendimento 73 Capitolo 6. La sperimentazione 143 Capitolo 7. Analisi della sperimentazione 209 Conclusioni 213 Bibliografia Appendice con i materiali della sperimentazione Introduzione L’elettricità è un bene di consumo indispensabile ormai della vita di ogni giorno, ma della cui importanza ci rendiamo conto solo quando si paventano grandi black out. Eppure gli esseri umani non avrebbero potuto utilizzare questo bene se, sin dall’antichità, non si fosse scoperto l’omonimo fenomeno fisico. Chi avrebbe mai pensato che Talete di Mileto, (il filosofo greco) semplicemente lucidando degli oggetti di ambra, avesse fatto una scoperta che avrebbe cambiato la vita di tutti noi? Eppure Talete appartiene ai cosiddetti “filosofi della physis ”, ossia della natura, “nell’originario senso di realtà prima e fondamentale” (Reale Antiseri), e dallo stesso termine deriva anche la parola fisica nel senso moderno come “la scienza che si propone di descrivere e di comprendere i fenomeni che si svolgono in natura”. (Amaldi) Anche se, “la capacita che hanno alcuni corpi, strofinati con un panno di attrarre pagliuzze o pezzettini di carta e alcune delle proprietà magnetiche erano note già dall’antichità”, bisognerà arrivare alla fine del 1500 con Gilbert per trovare l’aggettivo “elettrico” ( da lui introdotto) e una prima distinzione tra fenomeni elettrici e fenomeni magnetici. Fu poi che nel XVIII che “la fenomenologia dell’elettrostatica e della magnetostatica fu esplorata in larga misura. Per quasi duecento anni l’elettricità e il magnetismo fecero grandi progressi dovuti al lavoro collettivo di molti insigni fisici, ma dobbiamo arrivare ai tempi di Alessandro Volta per trovare un progresso che potremmo chiamare rivoluzionario.” (Segrè) Nel presente lavoro di ricerca lo studio dell’elettricità è però un pretesto per indagare sui problemi didattici connessi all’insegnamento apprendimento delle discipline scientifiche di cui si parla nel primo capitolo. e Esiste, infatti, una didattica nel contesto di vita extra scolare e soprattutto pre-scolare che può influire positivamente o negativamente nel processo di apprendimento delle discipline scientifiche. Viene sottolineata l’importanza del modello costruttivista di apprendimento in cui l’individuo ha un ruolo attivo nella costruzione della propria conoscenza. È compito dell’insegnante fare da mediatore tra la conoscenza comune e la conoscenza scientifica, dando dei modelli indiscussi accettati dalla comunità scientifica, ma senza inibire le conoscenze intuitive degli alunni, che spesso possono portare a risultati sorprendenti. Nel secondo capitolo, infatti, si mettono a confronto gli schemi di conoscenza comune e quelli di conoscenza scientifica e i loro processi di acquisizione, ponendo l’accento sul metodo galileiano detto anche empirico o sperimentale che ha rivoluzionato la scienza moderna. Nel terzo capitolo si parla del disegno e dell’ipotesi sperimentale con particolare riferimento al contesto della sperimentazione. In particolare ci si chiede: cosa deve fare l’insegnante quando non c’è congruenza tra la conoscenza spontanea e la conoscenza scientifica comunicata? L’insegnante deve indurre il cambiamento concettuale nei suoi allievi attraverso un intervento didattico mirato. L’insegnante, però, deve essere cosciente del fatto che vi sono diversi livelli di cambiamento concettuale e molte resistenze al cambiamento soprattutto nel sistema di credenze. Tutto questo specialmente dove questi sistemi di credenze potrebbero già scontrarsi a livello sociale, come ad esempio un contesto scolastico multiculturale, come quello presente nelle scuole della città di Mazara del Vallo. Qui, infatti, già da alcuni anni i bambini di nazionalità tunisina vengono inseriti sin dalle prime classi nella scuola italiana e l’incontro/scontro tra le due culture è più visibile, anche se si può dire che vi è ormai una sostanziale integrazione. Il contesto di Mazara del Vallo è stato scelto per verificare se in un ambiente multiculturale i sistemi di credenze sono più radicati e se riguardo alle discipline scientifiche non vi fosse un retaggio di cultura aristotelica che portasse alla conoscenza della realtà più in maniera “razionale -metafisica” che “razionale- empirica”. Un’insegnante, inoltre, è tenuto a conoscere i contenuti da trasmettere e dunque nel quarto capitolo ci sono i riferimenti epistemologici sul fenomeno elettricità e si parla degli argomenti che sono stati poi programmati ed elaborati come delle unità di apprendimento e delle relative situazioni di apprendimento che sono descritte nel capitolo 5. Nel sesto capitolo si descrive la sperimentazione così come si è svolta nel contesto di riferimento. Attraverso la registrazione, le verifiche, i questionari si è proceduto all’analisi della sperimentazione stessa nel capitolo settimo, sia dal punto di vista qualitativo che dal punto di vista quantitativo con l’elaborazione di grafici. In appendice sono stati posti i materiali visivi della sperimentazione (disegni e fotografie). Nelle conclusioni si parla dell’esperienza vissuta e della verifica, o meglio non falsifica dell’ipotesi sperimentale. Dalla ricerca appare chiaro come sia impossibile giungere alla cancellazione delle conoscenze spontanee, in particolare quando queste siano fortemente legate a particolari sistemi di credenze e come sia più accettabile uno scenario che rispecchi la metafora delle viti di Vigotskij. “Possiamo immaginare che ciascun tipo di conoscenza sia rappresentato da una pianta di vite: la conoscenza spontanea che nasce nell’individuo che apprende sarà una pianta che cresce verso l’alto; la conoscenza formale sarà una pianta che si sviluppa verso il basso. Nella prospettiva costruttivista un apprendimento scientifico significativo è visto come integrazione di questi due tipi di conoscenza che hanno origini differenziate. L’apprendimento scientifico comporta che le due viti si intreccino in modo tale da perdere la propria individualità nonostante la loro diversa origine.” (Vicentini – Mayer) Capitolo 1 Insegnamento e apprendimento delle discipline scientifiche 1.1 Dal comportamentismo al costruttivismo. I diversi modelli di insegnamento/apprendimento. “Insegnamento/apprendimento sono due facce dell’attività professionale di un insegnante, tuttavia esse vengono considerate come compiti separati, l’uno (l’insegnamento) compito del docente e l’altro (l’apprendimento) compito degli studenti”. Ma “l’esperienza di apprendere senza che qualcuno ci insegni è un’esperienza personale su cui in genere non si riflette.”(Vicentini – Mayer, 1996). L’esperienza di apprendere appunto fa parte del vivere quotidiano, tuttavia negli schemi di conoscenza vi sono due diverse modalità di apprendere, che si possono definire l’una apprendimento spontaneo, l’altra apprendimento indotto. L’apprendimento spontaneo è legato all’esperienza pre o extrascolastica e definito come conoscenza comune ossia un insieme di conoscenze non trasmesse su cui si basa il vivere quotidiano, mentre l’apprendimento indotto è connesso con l’istruzione scolastica. Il processo di apprendimento, come fine dell’insegnamento è legato ai processi di acquisizione e crescita della conoscenza.. Vi sono diversi modelli che ci consentono di comprendere come ogni essere umano costruisce la propria conoscenza. Nell’ambito del comportamentismo l’apprendimento avviene attraverso le risposte a stimoli ad apprendere (apprendimento indotto). Nella teoria piagettiana l’apprendimento avviene in base allo sviluppo delle strutture cognitive e all’adattamento dell’individuo all’ambiente (apprendimento spontaneo). Nel cognitivismo il soggetto conoscente ha ruolo attivo e non c’è una netta distinzione tra apprendimento spontaneo e apprendimento indotto e pone il problema della complessità dell’apprendimento in cui i processi interni del soggetto conoscente si intersecano con l’interazione con l’ambiente e la comunità sociale. Nel costruttivismo il soggetto ha un ruolo attivo nella costruzione della propria conoscenza. 1.2. Il modello costruttivista Il processo di costruzione della propria conoscenza inizia sin dalla nascita ed è un processo spontaneo nel quale nel quale ogni individuo raccoglie esperienze dal mondo naturale e informazioni dalla comunità sociale che organizza in schemi che gli permettono di interagire con l’ambiente nel vivere quotidiano. Nel corso degli anni il soggetto acquisisce diversi livelli di conoscenza che rimangono stabili fino a quando nuove esperienze e nuove informazioni non li mettono in crisi. 2 Le crisi provocano una continua riorganizzazione degli schemi di conoscenza. Visto che l’ambiente è ridondante di stimoli e informazioni, l’individuo seleziona ciò che soddisfa le sue esigenze. Si formano delle reti di conoscenza organizzate e coerenti e le nuove informazioni vanno ad occupare degli spazi vuoti di queste reti. Quando le reti sono stabilizzate il soggetto riesce a comunicarle in maniera sistematica. Il processo di apprendimento si manifesta attraverso le reti già sistematizzate. Riuscire a “pensare con la propria testa” significa essere capaci di prendere coscienza della rete di conoscenze possedute in base ad un determinato argomento. Se non avviene la presa di coscienza le nuove conoscenze rimangono incomprensibili o rimangono staccate dalla realtà. 1.3.La negoziazione dei significati e il ruolo del linguaggio Apprendere è un problema complesso poiché i processi interni del soggetto conoscente interagiscono con quelli del mondo naturale e della comunità sociale. L’interazione tra l’individuo e la comunità sociale presuppone che il linguaggio sia “il principale mezzo di comunicazione della cultura di tale comunità e quindi uno strumento essenziale per la formazione delle prime rappresentazioni della realtà”. “Il linguaggio rimane uno strumento privilegiato per la ricerca di informazioni e il principale strumento di interazione sociale”. Affinché avvenga la trasmissione del sapere in maniera efficace l’interazione sociale che si stabilisce nell’ambiente scolastico, in particolare, in 3 classe dovrebbe essere una vera interazione. “Nell’interazione il linguaggio è uno strumento essenziale per confrontare schemi di conoscenze, per argomentare sulla validità degli stessi, per esplicitare a sé stessi e agli altri consensi e dissensi.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 16-17). Soprattutto nell’ambito dell’insegnamento scientifico l’interazione va considerata a diversi livelli. In particolare va considerata l’interazione linguistica tra insegnante e allievi, tra gli allievi stessi e va considerato “il livello di linguaggio tra conoscenza scientifica e conoscenza comune”. (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 17). È importante che l’insegnante organizzi le attività didattiche in modo che sia possibile negoziare i significati. “Le parole del linguaggio comune presentano una ridondanza di significati in cui va cercato quello adatto al contesto specifico, le parole del linguaggio scientifico sono oggetto di definizione che ne precisa il significato. Si attua, in questo modo, una continua osmosi tra il linguaggio comune che si appropria delle parole scientifiche attribuendo loro una varietà di possibili significati, e il linguaggio scientifico, che usa parole tratte dal linguaggio comune, attribuendo loro un solo ed univoco significato.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 17). Alcune ricerche hanno rilevato come sia importante l’uso di strategie nell’acquisizione delle conoscenze. “Per l’apprendimento di una disciplina scientifica quale la fisica, può porsi il problema della somiglianza/differenza tra le strategie di costruzione delle conoscenze di un essere umano e le strategie usate dalla comunità scientifica per la costruzione della conoscenza scientifica..” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 18) L’apprendimento delle scienze dovrebbe essere rivolto più che altro all’apprendimento del metodo scientifico. Tuttavia non esiste un solo metodo scientifico ma più metodi in base alle varie discipline, inoltre si sono 4 affermate teorie come quella dello psichiatra americano Kelly, detta ipotesi dell’uomo come scienziato “che sostiene che l’uso dei procedimenti scientifici (confrontare somiglianze e differenze, fare ipotesi e verifiche in particolare) in una caratteristica dell’essere umano e non un prodotto dell’istruzione scolastica.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 18) Il problema pone in relazione le strategie di conoscenze e l’organizzazione delle conoscenze. L’insegnante, può facilitare, oltre che l’organizzazione delle conoscenze, la capacità di ragionare sul proprio ragionamento e di rivedere la propria posizione, ossia le capacità metacognitive. “La scolarizzazione impone l’interazione con altri su oggetti cognitivi ed è questa interazione che produce la necessità e la capacità di riflessione sulle proprie azioni e conoscenze.” Il compito dell’insegnante è quindi quello di favorire l’apprendimento “rendendo lo studente capace di affrontare con successo il proprio compito di apprendimento.” Per stabilire un tipo di relazione che favorisce situazioni di apprendimento, l’insegnante deve: avere ben chiaro il livello di personale padronanza dell’argomento oggetto della trasmissione di conoscenze, dunque un’ottima capacità di metariflessione delle conoscenze possedute; essere aperto alla possibilità che gli studenti attivino per la comprensione degli schemi di conoscenza personali che possono presentare dei contrasti con lo schema scientifico.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 21) 5 Questo significa che i messaggi trasmessi dal docente non contengono il significato, ma solo le istruzioni per poter scegliere i significati negli schemi di conoscenza posseduti o per costruire nuovi significati modificandone gli schemi. L’insegnante, insomma, fornisce delle chiavi di lettura, o meglio dei semplici strumenti di lavoro. Per poter negoziare i significati, l’insegnante deve essere in grado di sviluppare delle capacità di ascolto, organizzare delle attività in cui gli studenti siano liberi di esplicitare le proprie rappresentazioni mentali e, soprattutto, allargare la comunicazione, “sia dal punto di vista sociale (stimolare le attività di gruppo e le interazioni tra pari), sia utilizzando strumenti e oggetti come intermediari della negoziazione.” L’insegnante dovrebbe dunque utilizzare la propria capacità metacognitiva per riflettere su se stesso come soggetto di apprendimento e poter individuare in anticipo i possibili ostacoli alla comprensione da parte dei suoi allievi favorendo una migliore comprensione della disciplina che insegna. 6 7 Capitolo 2 Conoscenza comune e conoscenza scientifica 2.1 L’apprendimento della fisica tra conoscenza comune e conoscenza scientifica Esiste una fisica spontanea nel contesto di vita comune in cui ognuno si dà delle spiegazioni a dei fenomeni fisici che non necessariamente coincidono con le spiegazioni scientifiche. Tutti noi ci siamo chiesti sin da piccoli, ad esempio perché cadono gli oggetti oppure perché vediamo un arcobaleno o come fa una nave a galleggiare e migliaia di altri quesiti, e ci siamo dati una spiegazione in base alla nostra conoscenza comune. A scuola, invece, l’insegnante deve comunicare e trasmettere dei modelli di conoscenza scientifica, ossia dei modelli di realtà accettati dalla comunità scientifica: “sono accettati come aventi validità scientifica quei modelli di realtà che acquistano un valore intersoggettivo attraverso il confronto e la discussione critica, anche feroce, nell’ambito della comunità degli addetti ai lavori”. (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 26) Si può dire il processo di costruzione della conoscenza comune e della conoscenza scientifica siano diversi. Per la conoscenza scientifica si hanno a disposizione molte informazioni, dalla vita ed opere degli scienziati del passato, ai manuali, agli articoli di ricerca, alle opere di riflessione storico-epistemologica. Per la conoscenza comune invece si hanno pochi dati. La costruzione degli schemi di conoscenza comune è data dalla conoscenza di comuni stimoli ambientali: l’esperienza percettiva degli individui appartenenti alla stessa specie che vivono in un ambiente naturale. Vi possono essere però enormi differenze dovute all’apparato culturale in base alla comunità sociale di appartenenza di ogni individuo. Non vanno 8 mai sottovalutate le differenze culturali in senso antropologico, ossia diversi usi, costumi, diversa storia, diversi miti, diversa religione, diverse regole di relazioni interpersonali, diversi stili e metodi educativi, diversi ceti di appartenenza, diversi livelli e tipi di scolarità. Questo è ancora più vero se si considera il contesto multiculturale della società e della scuola odierni. Nel nostro sistema scolastico bisogna considerare la diversità negli schemi di conoscenza costruiti dai singoli individui, dovuti all’innestarsi, in maniera più o meno appropriata, di nozioni e parole scientifiche sugli schemi di conoscenza comune. Ci sono delle somiglianze tra procedimenti della conoscenza comune e pensiero scientifico, proprio perché lo scienziato è una persona come le altre, tuttavia “nell’insegnamento la persona che apprende non è confrontata, nel suo personale processo di costruzione delle conoscenze, col percorso personale di un singolo scienziato, ma con i contenuti e i processi definiti dalla comunità scientifica come i più validi per la rappresentazione del mondo naturale e sociale.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 30) “Gli ostacoli alla comprensione della conoscenza scientifica sono dovuti più che alla mancanza di conoscenza delle regole del gioco, alla applicabilità di regole al pensiero naturale a particolari contesti.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 30) Ciò che differenzia la conoscenza comune da quella scientifica non sono tanto le regole del gioco, quanto il loro uso in relazione ai contesti. Nel gioco scientifico bisogna esplicitare tale uso, mentre ciò non avviene nel vivere quotidiano dove basta un accordo implicito. “Il sapere comune può costituire un ostacolo per la comprensione della conoscenza scientifica semplicemente per ché risponde a domande diverse, procedendo in modo diverso, ossia utilizzando un metodo diverso. 9 2.2. Metodo indiziario e metodo galileiano Il metodo indiziario con cui procede la costruzione della conoscenza comune è il metodo degli investigatori e della storia (dal piccolo indizio si può comprendere un avvenimento, interpretare un fenomeno); “il paradigma indiziario ha radici profonde nella cultura popolare: sono i cacciatori che riconoscono dalle tracce gli animali che stanno inseguendo e il loro comportamenti, sono i contadini esperti che sanno predire il tempo basandosi su sottili differenze di paesaggio, sono i medici che riconoscono i segni, i sintomi di un malessere generale.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 33) Il metodo galileiano è il metodo a cui l’evoluzione delle conoscenze nell’ambito delle scienze sperimentali ha dato validità scientifica, esso procede invece alla ricerca delle regole e delle generalizzazioni dove bisogna definire ed escludere ciò che è accessorio e contingente. “Oggi siamo abituati ai metodi scientifici fin dai primi anni di scuola, ma è estremamente interessante vedere in che modo, per Galileo, ogni fenomeno presentasse problemi inattesi se esaminato dal nuovo punto di vista dello scienziato.” (Segrè, 1996, pag. 39) Lo stesso Einstein dice: “Si è spesso dichiarato che Galileo divenne il padre della scienza moderna sostituendo il metodo speculativo o deduttivo con il metodo empirico o sperimentale. Credo invece che questa interpretazione non sia in grado di reggere a un esame accurato. Non esiste alcun metodo sperimentale in mancanza di concetti e sistemi speculativi, e non esiste alcuna forma speculativa di pensiero i cui concetti non rivelino, ad esami accurati, il materiale empirico da cui emergono. Il fatto di porre in contrasto netto fra loro l’apparecchio empirico e quello deduttivo è fuorviante, ed era del tutto estraneo allo stesso Galileo.” (Segrè, 1996, pag. 49) I due metodi sono complementari e in fisica l’uso iniziale del metodo indiziario permette di definire cosa può considerarsi accessorio e contingente 10 quando si studia un fenomeno. “L’analisi ottenuta delle differenze, degli indizi e delle tracce, permette di riconoscere quali sono i fenomeni ripetibili che con la loro ripetibilità in situazioni simili a distanza di tempo permettono di ricercare ciò che, essendo accessorio, può essere inizialmente trascurato e quindi di affidarsi al metodo galileiano per generalizzare e quantificare. Nella fase iniziale su un fenomeno nuovo si utilizza il metodo indiziario e i resoconti della scienza condivisa. Le scienze naturali dopo una prima fase di tipo indiziario progrediscono alla ricerca di spiegazioni generali ed attraverso il metodo galileiano arrivano a costruire un proprio sistema di regole. Solo attraverso di esse, dunque, si può definire cosa è essenziale osservare e cosa si può trascurare; attraverso le regole inoltre si definiscono le procedure da usare per raggiungere un risultato e le procedure da usare per la validazione. La realtà è però molto complessa, perciò attraverso le regole bisogna costruire una sua rappresentazione comunicabile e maneggiabile.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 33-34) 2.3. Il cambiamento concettuale “In una prospettiva costruttivista, l’apprendimento è visto come un processo di costruzione di conoscenze in cui ogni individuo valuta le informazioni provenienti dal mondo che lo circonda alla luce dei propri schemi di conoscenza, per decidere se e come modificare gli schemi posseduti.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 55) Le difficoltà di comprensione nascono dalla possibilità che gli schemi di conoscenza comune non siano congruenti con gli schemi di conoscenza scientifica. Nell’insegnamento possono essere interessanti i casi in cui “non si ha congruenza tra la conoscenza spontanea e quella scientifica comunicata dall’insegnante. Bisogna dunque trovare i modi affinché la conoscenza imposta dall’alto si intrecci validamente con la conoscenza spontanea propria 11 dell’individuo. È così che avviene il cambiamento concettuale.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 56) “Il problema del cambiamento è stato particolarmente studiato nel contesto psicologico-psichiatrico e comunicativo nel senso di cambiamento di atteggiamento verso gli altri, se stessi, i fatti della vita. Agli atteggiamenti contribuiscono sia l’insieme di conoscenze possedute, sia le loro regole d’uso, sia la base di credenze che guida l’attività dell’individuo. Ogni eventuale successo dell’attività intrapresa fornisce insieme una validazione di conoscenze, regole e credenze. D’altra parte gli insuccessi nelle attività pongono la necessità di una revisione almeno parziale. È ragionevole supporre che una conoscenza venga abbandonata solo in caso di estrema necessità e se vi sono delle buone ragioni per farlo. Pertanto un essere razionale tenderà preferenzialmente a mantenere le sue credenze finché esse sono tra loro logicamente compatibili e a modificare gli schemi di conoscenza.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 58) Secondo Watzlawick e Ernst von Glaserfield ci sono diversi livelli di cambiamento: a) Cambiamento all’interno del sistema di regole; b) Cambiamento delle regole del sistema; c) Cambiamento delle credenze. Nel primo livello di cambiamento all’interno di un sistema di regole si aggiungono nuovi elementi di conoscenza; o si differenziano concetti senza alcuna alterazione delle regole, è un cambiamento che avviene all’interno del sistema stesso. Il secondo livello di cambiamento riguarda le regole d’uso delle conoscenze possedute, l’abbandono della regola implica un cambiamento di prospettiva; una riflessione sulle regole del gioco. 12 Il terzo livello di cambiamento implica il cambiamento sostanziale delle credenze del soggetto ed è quello più difficile da verificarsi perché incontra maggiori resistenze! “Il cambiamento concettuale nel senso di apprendimento, può indicare vari tipi di cambiamento: dal semplice arricchimento di uno schema alla costruzione di nuovi schemi adatti a nuovi contesti, da una differenziazione dei significati dei concetti ad un abbandono di ridondanze. Cambiamento concettuale significa proprio apprendimento di conoscenze discordanti con gli schemi di conoscenza intuitiva. Il cambiamento richiesto (per cancellare la conoscenza spontanea) non è pertanto solo un cambiamento di punto di vista cognitivo, ma l’abbandono di una base di credenze con coinvolgimento anche degli aspetti affettivi.” (Vicentini – Mayer, 1996, pag. 60) 2.4. I sistemi di credenza in età evolutiva “Sebbene vengano usati indistintamente numerosi sinonimi quali idee, pensieri, prospettive, percezioni, teorie implicite, schemi, concezioni, teorie naïve, giudizi, immagini, Hirssjïarvi e Perälä – Littunen (2001) delineano alcune caratteristiche comuni che, fondamentalmente, contrappongono i sistemi di credenza (belief systems) ai sistemi di conoscenza (knowledge systems). Tali caratteristiche sono: 1) le credenze a differenza delle conoscenze, sono caratterizzate da diversi gradi di convinzione o certezza; 2) le credenze sono connotate da disputabilità e non con sensualità. Persone diverse possono avere credenze diverse. Verità e certezza sono associate, invece, alle conoscenze; 3) le credenze possono avere diversi gradi di consapevolezza. Alcune credenze sono più facilmente esprimibili a parole e comprensibili dagli 13 altri. Esistono credenze tacite ed esplicite, così come conoscenze tacite ed esplicite; 4) ci sono vari gradi di adesione ad una credenza. Questa caratteristica si riferisce alla facilità con cui le persone possono essere persuase ad adottare una credenza piuttosto che un’altra ed è riconducibile alla resistenza al cambiamento di una credenza.”(Alesi, 2004, pag. 35) “In generale, tutti gli individui possiedono sistemi di credenze e convinzioni (meaning systems)che strutturano il mondo e danno significato alle esperienze personali. Le credenze sono costruzioni mentali di esperienze, spesso condensate e integrate in schemi o concetti che sono assunti come veri e guidano il comportamento.” “Nell’ambito della motivazione scolastica si fa riferimento a due tipologie di credenze che si intrecciano sostenendosi mutuamente: le credenze epistemologiche e le credenze sulle abilità. Le credenze epistemologiche, sono definibili come le credenze sulla natura della conoscenza e dell’apprendimento, mentre le credenze di abilità sono percezioni degli individui della propria competenza in una data attività.”(Alesi, 2004, pag. 36) Le credenze sono anche legate al successo o insuccesso scolastico, vi è uno stretto rapporto tra credenze e apprendimento, tuttavia “se da un lato viene fortemente sostenuto il ruolo predittivo delle credenze sull’effettivo successo o insuccesso scolastico, dall’altro viene altresì ribadita l’influenza delle esperienze di apprendimento sulla modulazione delle credenze originali. È divenuto sempre più chiaro che non si può individuare una relazione unidirezionale tra credenze e bidirezionale.”(Alesi, 2004, pag. 37) 14 prestazioni, ma vi è un’influenza 2.5. In che modo l’insegnante può stimolare l’apprendimento come cambiamento concettuale L’insegnante può stimolare l’apprendimento come cambiamento concettuale in diversi modi. L’insegnante, nella comunicazione di una conoscenza scientifica deve tenere conto e far comprendere agli studenti che gli schemi di conoscenza comune e schemi di conoscenza scientifica hanno diversi contesti d’uso. Per fare accettare i contenuti delle nuove conoscenze, l’insegnante può rendere la nuova conoscenza: comprensibile e coerente; plausibile (il soggetto deve essere in grado di riconoscerne la validità); utile al soggetto (perché gli consente di risolvere problemi che non poteva risolvere o gli suggerisce nuove idee e possibilità). 15 Tutto ciò dà grande importanza al contratto didattico. “Le intenzioni dichiarate consentono la negoziazione dei rapporti stabiliti esplicitamente o implicitamente tra gli allievi, l’ambito culturale ed il sistema educativo (costituito dai tre soggetti Allievo-Insegnante-Sapere, attorno ai quali si sviluppano le dinamiche del rapporto di apprendimentoinsegnamento). In questo sistema i tre soggetti hanno tutti eguale importanza. Da parte dell’alunno vi è l’assunzione di responsabilità “nei confronti del proprio apprendimento, assunzione di responsabilità che passa attraverso una inevitabile messa in discussione delle conoscenze pregresse ed una conseguente situazione di conflitto dalla quale nascerà un nuovo momento più allargato di sistemazione e rielaborazione delle conoscenze.” (Cutrera –Lo Verde, 1999, pag. 54) Da parte sua il docente “diventa tutor nei confronti degli allievi e mediatore nei confronti del sapere. Il docente in quanto tutor: deve individuare una buona situazione da proporre agli allievi, situazione dalla quale possono emergere le concezioni più o meno stabilizzate che entreranno in gioco nella situazione didattica; deve controllare che le dinamiche relazionali garantiscano una libera circolazione delle idee attraverso spazi di intervento corretti e democratici; non deve comunicare una conoscenza ma deve fare in modo che vi sia una buona presa di coscienza di responsabilità del problema da parte degli allievi. Nella teoria delle situazioni didattiche al docente in quanto mediatore di conoscenze, viene ripersonalizzare le affidato il conoscenze: compito ogni di ricontestualizzare conoscenza deve e nascere dall’adattamento alla situazione specifica e in riferimento a un certo ambiente.Il docente, mentre opera in questa direzione, deve fornire gli 16 strumenti concettuali e i mezzi perché gli allievi possano vivere il sapere che si vuole comunicare. L’operazione successiva sarà quella di indurre nell’allievo l’attività di ridecontestualizzazione e di ridepersonalizzazione del sapere acquisito perché esso possa essere identificato con quello della comunità scientifica e culturale che lo ha prodotto.” (Cutrera –Lo Verde, 1999, pag. 56-57). 17 18 Capitolo 3 Il disegno sperimentale: ipotesi, metodologia e contesto 3.1. La ricerca “L’esperimento è una delle due modalità fondamentali con cui si può condurre una ricerca in campo educativo (l’altra modalità è costituita dall’osservazione sistematica). Solitamente si parla di esperimento quando si creano appositamente situazioni tali da poterne seguire i cambiamenti connessi con l’azione di un fattore nuovo detto variabile indipendente, che si introduce nella situazione educativa che si vuole studiare.” La ricerca mediante l’esperimento si articola fondamentalmente nelle seguenti fasi: l’individuazione del problema, la formulazione dell’ipotesi generale, l’esame degli studi che costituiscono i presupposti teorici della ricerca che si vuole condurre e che contribuiscono a definirne l’ambito e il campo, la formulazione operativa delle ipotesi particolari, la scelta del campione, la costruzione del disegno sperimentale, la rilevazione oggettiva e adeguata della situazione iniziale, l’azione del fattore sperimentale, la rilevazione in itinere e finale dei dati, l’elaborazione dei dati, la valutazione dei risultati. 19 Gli esperimenti devono consentire delle argomentazioni, dei ragionamenti in base ai quali si possa dire se l’ipotesi formulata è vera o falsa perché sono state rilevate o meno, empiricamente, le conseguenze che si erano previste come derivanti da quella ipotesi all’atto in cui essa era stata formulata. Se le conseguenze delle ipotesi si danno nei fatti, allora diciamo che l’ipotesi è confermata; se invece i fatti negano anche una sola delle conseguenze della congettura fatta, allora diciamo che la congettura o ipotesi è stata falsificata.” (Zanniello, 2003, pag. 147-148) La metodologia che sarà utilizzata nella ricerca si avvarrà della didattica laboratoriale, ossia di situazioni di apprendimento teoriche e pratiche in cui saranno i bambini stessi i veri protagonisti e saranno utilizzati i gruppi di apprendimento cooperativo. Il contesto in cui si è operata la sperimentazione sono due classi quarte della scuola primaria Daniele Ajello sita nella città di Mazara del Vallo, nella cui popolazione da anni è presente una comunità tunisina, che costituisce ormai un buon 10 % della popolazione. Dopo alcuni anni in cui i bambini tunisini frequentavano esclusivamente la scuola istituita dal governo tunisino, che però non gli consentiva di studiare l’italiano ed inserirsi in futuro nel tessuto connettivo della società mazarese, i bambini tunisini: In seguito ad una modifica del progetto migratorio da parte delle famiglie, sono stati inseriti sin dalle prime classi anche nel contesto scolastico della scuola italiana e sono presenti ormai in una percentuale di circa il 20% sul totale dei bambini. Nella ricerca in esame l’ipotesi di partenza vuol partire dai modelli spontanei di apprendimento dei bambini e dalla conoscenza comune per verificare le conoscenze pregresse sull’elettricità, per capire se esistono schemi 20 di ragionamento differente in un contesto scolastico multiculturale caratterizzato dall’esistenza di credenze diverse. 3.2. L’ipotesi sperimentale L’ipotesi sperimentale viene declinata in tre modi diversi in base all’epistemologia fallibilista di Popper: 1) Se l’ipotesi x è vera, allora al termine dell’esperimento rileverò i fatti y: Se è vero che a partire dagli schemi di conoscenza comune è possibile per un insegnante comunicare e far comprendere ai propri allievi degli schemi di conoscenza scientifica, allora al termine della sperimentazione di una situazione di apprendimento di un modulo di fisica rileverò un cambiamento concettuale negli schemi di conoscenza degli allievi. 21 2) Il disegno sperimentale da me predisposto mi consente di rilevare la presenza o l’assenza dei fatti y: La sperimentazione di una situazione di apprendimento riguardante la didattica della fisica mi consente di rilevare la presenza o l’assenza di un cambiamento concettuale così come teorizzato da Watzlawick. 3) A seconda che al termine dell’esperimento rilevo o meno la presenza dei fatti y, affermo che l’ipotesi è o non è falsificata (e dunque è verificata)! A seconda che al termine della sperimentazione della situazione di apprendimento rilevo o meno il cambiamento concettuale (sull’argomento di scienze l’elettricità) avvenuto negli allievi nei termini costruttivisti, posso affermare che l’ipotesi è o non è falsificata. 3.3. La didattica laboratoriale La fisica è una scienza sperimentale che ottiene delle certezze dalla sperimentazione pratica. Esperire, fare esperienze significa che l’essere umano riceve dall’ambiente delle informazioni in relazione a degli stimoli anche se non ha previsto di farle, si riferiscono alla realtà naturale. Sperimentare, fare esperimenti sono attività preordinate in maniera progettuale al fine di ottenere informazioni ed aumentare la significatività delle risposte, si riferiscono alla realtà del laboratorio. Il laboratorio è la ricostruzione artificiale del mondo naturale, in cui gli elementi di disturbo o di complessità vengono evitati o controllati, in cui il ricercatore tenta di dare una risposta ad un problema ignoto tenendo conto dei modelli e delle teorie condivise dalla comunità scientifica e delle procedure di sperimentazione. Le risposte alle domande poste nel laboratorio devono avere un senso anche per la realtà naturale. 22 A cosa serve l’esperimento di fisica? Un esperimento di fisica non è soltanto la constatazione di un insieme di fatti ma anche la loro traduzione secondo un linguaggio simbolico fatto di regole tratte dalle teorie fisiche. Naturalmente un laboratorio didattico è solo una simulazione di un laboratorio scientifico perché non si possono mostrare tutte le fasi del gioco sperimentale (individuazione del problema, progettazione dell’esperimento, raccolta dei dati, analisi dei dati raccolti): La validità dal punto di vista della fisica è data dal fatto che le osservazioni dovrebbero mettere in luce il rapporto tra la realtà naturale e il mondo del laboratorio e spesso viene utilizzata solo la fase di analisi dei dati che è quella più significativa ai fini della comprensione del rapporto teoria/esperimento. La validità dal punto di vista dell’apprendimento è data dal fatto che i concetti di fisica possono rimanere astratti e poco comprensibili se non vengono esperiti attraverso l’attività manuale, dunque per capire la fisica bisogna agire attraverso l’attività di laboratorio. 3.4. Come funziona un gruppo di apprendimento cooperativo Nel gruppo di apprendimento cooperativo gli studenti devono lavorare insieme e sono felici di farlo, sanno che il loro successo dipende dallo sforzo congiunto del gruppo. Un gruppo di apprendimento cooperativo è tale se possiede delle caratteristiche specifiche. In esso: a) si deve creare interdipendenza positiva ossia agire col motto: uno per tutti, tutti per uno! L’obiettivo comune è quello di massimizzare l’apprendimento di tutti i membri stimola e motiva gli studenti a rimboccarsi le maniche e 23 raggiungere dei risultati superiori alle loro capacità individuali (il fallimento di uno è il fallimento di tutti); b) la responsabilità individuale e di gruppo coincidono: il gruppo è responsabile del raggiungimento dei suoi obiettivi e ogni membro deve contribuire con il suo lavoro; c) è presente un’interazione costruttiva diretta: i membri del gruppo devono lavorare realmente insieme e promuovere la loro riuscita condividendo le risorse, aiutandosi, sostenendosi, incoraggiandosi e lodandosi a vicenda per gli sforzi che compiono; d) l’insegnante dovrà trasmettere agli studenti le abilità sociali necessarie nei rapporti interpersonali all’interno del piccolo gruppo (i membri del gruppo devono saper sostenere efficacemente un ruolo di guida, prendere decisioni, creare un clima di fiducia, comunicare, gestire i conflitti ed essere motivati ad utilizzare le abilità richieste); e) bisogna fare valutazione del lavoro cooperativo di gruppo: gli alunni verificano e discutono i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi e l’efficacia dei loro rapporti di lavoro.Identificare le azioni positive o negative e decidere quali tipi di comportamento mantenere o modificare. 24 Capitolo 4 Riferimenti epistemologi sull’elettricità ieri e oggi 4.1. Un po’ di storia Le prime informazioni sull'energia elettrica, ci giungono dall’antica Grecia, all'inizio del VI secolo a.C. da parte di Talete di Milèto il quale scoperse che l'ambra, che in greco si chiama èlektron, se strofinata con un panno di lana acquista la caratteristica capacità di attrarre corpi leggeri quali ad esempio piccoli pezzi di paglia. Solo tre secoli dopo negli scritti di Teofrasto di Ereso si trovano citazione di altri materiali aventi le stesse capacità. Nell'antica Roma troviamo negli scritti sulle scienze naturali di Lucio Anneo Seneca, una distinzione fra gli effetti del fulmine, indicandone tre tipi con caratteristiche differenti e più precisamente: “Il fulmine che incendia, quello che distrugge e quello che non distrugge”. I nostri antichi, nella seconda metà VIII secolo d.C. verificarono sperimentalmente che due corpi dello stesso materiale carichi elettricamente si respingono e che, materiali differenti, tipo, ad esempio, vetro ed ambra, anch'essi elettricamente carichi si attraggono. La deduzione logica fu che esistevano quindi due differenti gradi, o tipi, di elettrizzazione. Per approfondire tali conoscenze bisognerà arrivare al 1544, anno in cui nasceva William Gilbert scienziato inglese che alla corte della Regina Elisabetta, grazie al sostentamento della stessa, iniziò i primi studi scientifici sull’elettromagnetismo, culminati nell'opera “De Magnete”. “Lo studio moderno dell’elettricità e del magnetismo parte dai suoi studi sperimentali, prima di lui prevalevano idee fantastiche sconfinanti spesso nella magia. Gilbert eseguì molti importanti esperimenti, come la costruzione 26 di una ‘terrella’, cioè una piccola Terra di magnetite, e la dimostrazione del fatto che un ago magnetico collocato sulla sua superficie si orientava puntando le estremità verso i poli opposti, esperimento col quale confermò la sua ipotesi che la Terra fosse un enorme magnete. Dimostrò inoltre che molti altri corpi, oltre a quelli già conosciuti, potevano essere elettrizzati per sfregamento, e introdusse l’aggettivo ‘elettrico’ per indicare questi fenomeni. Separò anche i fenomeni elettrici dai fenomeni magnetici, osservando, per esempio, che la magnetite non richiede alcuni stimolo per manifestare le sue proprietà magnetiche, mentre il vetro o l’ambra debbono essere strofinati per poter mostrare le loro proprietà elettriche e che l’attrazione magnetica, a differenza di quella elettrica, non viene schermata da un foglio di carta. Il XVIII secolo abbonda di studiosi dell’elettricità. Per quasi duecento anni l’elettricità e il magnetismo fecero grandi progressi dovuti al lavoro collettivo di molti insigni fisici. Il primo passo necessario per progredire rispetto a quanto si era ottenuto strofinando il vetro e l’ambra era quello di costruire macchine che fossero in grado di eseguire lo strofinio in modo efficiente.” (Segrè, 1996, pag.139, 140) I primi esperimenti e macchinari elettrostatici vennero eseguiti da parte del tedesco Otto von Guericke che lo portò alla costruzione della sfera elettrostatica a strofinio: “egli costruì una sfera di zolfo combinato con vari minerali, che poteva essere elettrizzata per strofinio. Questa sfera gli permise di rilevare parecchie ‘virtù’, oltre ad essere la prima macchina elettrostatica.” (Segrè, 1996, pag.141) “Il successivo passo nello studio dell’elettricità, la scoperta dei conduttori e degli isolanti, fu in gran parte merito Stephen Grey. Cominciò facendo esperimenti con un lungo tubo di vetro elettrizzato a una delle estremità e chiuso da entrambe le parti con tappi di sughero. Osservazioni casuali lo portarono a modificare l’esperimento, inserendo in uno dei sugheri un 27 bastoncino diretto verso l’esterno del tubo, così facendo egli notò che l’elettrizzazione impartita al vetro si propagava ala sughero e al bastoncino. Egli in seguito estese la sperimentazione su grandi distanze e, mantenendo sospeso un filo per mezzo di cordicelle di seta, riuscì a trasportare l’elettricità per più di 90 metri. Tuttavia le cordicelle di seta si ruppero sotto il peso e, quando furono sostituite con fili metallici più robusti, gli effetti elettrici non vennero più trasmessi. Alla fine Gray interpretò questo esperimento e altri del genere introducendo la distinzione tra isolanti conduttori. Le osservazioni sulla conduzione, sull’induzione e sull’elettrizzazione, e il ruolo della Terra come corpo con un potenziale costante sono tutti tra loro intrecciati. Così ad esempio un carica può essere trasmessa da un conduttore a un altro per conduzione attraverso un filo metallico, ma essa può anche apparire per induzione, ponendo semplicemente il conduttore vicino il corpo carico. Districarsi tra tutti questi effetti è difficile, considerando che fili e sostegni possono essere conduttori o isolanti, a seconda della loro composizione, dell’umidità dell’aria e di molte altre variabili. Nel Trattato di Maxwell sull’elettricità, pubblicato nel 1873, le basi sperimentali dell’elettrostatica si riducono a 7 esperimenti: 1) l’elettrizzazione per strofinio; 2) l’elettrizzazione per induzione; 3) elettrizzazione per conduzione più altri quattro che si basano sulla distinzione tra elettricità vetrosa e resinosa (tra carica positiva e negativa) e che forniscono metodi per misurare le cariche.” “Il successivo importante studioso dei problemi dell’elettricità è il francese Charles Dufay. Egli scoprì appunto che vi sono due, e solo due, specie di elettricità e le chiamò elettricità vetrosa ed elettricità resinosa perché si manifestavano strofinando rispettivamente il vetro o una sostanza resinosa, oggi parliamo invece di cariche positive e negative.” (Segrè, 1996, pag.143) Nel 1692 nasceva a Leida l'olandese Pieter van Musschenbroek che con i suoi studi ebbe il merito di aver concepito e costruito la bottiglia di Leida: 28 “casualmente si scoprì che caricando un liquido in una bottiglia, e tenendo la bottiglia in mano, si potevano ottenere violente scariche.” (Segrè, 1996, pag.143) Esso fu il primo apparecchio in grado di accumulare energia elettrica, così da permettere l'esecuzione di vari esperimenti e ricerche scientifiche. “Si scoprì poi che la presenza del liquido non era necessaria e che esso poteva essere sostituito da un foglio conduttore ricoprente l’interno della bottiglia.” (Segrè, 1996, pag.145) “John Canton giunse alla conclusione che un conduttore posto vicino a un corpo carico, ma non in contatto con esso, manifesta una carica elettrica di segno opposto a quella del corpo carico nella parte più vicina a quest’ultimo, e una carica dello stesso segno nella parte più lontana. Questo effetto noto come induzione elettrostatica, era radicalmente diverso dagli altri metodi di elettrizzazione noti fino ad allora. Attorno alla metà del XVIII secolo gli esperimenti elettrici erano diventati di moda , e tra l’altro si usava elettrizzare le persone isolandole e collegandole con una macchina elettrostatica. Queste dimostrazioni spesso facevano parte dei divertimenti nei salotti eleganti e talora venivano offerte a pagamento a un vasto pubblico.” (Segrè, 1996, pag.145) “La moda raggiunse anche l’America coloniale e stimolò l’interesse di un singolare spettatore: Benjamin Franklin. Il principale apporto di Franklin all’elettrologia fu l’idea della conservazione della carica elettrica e le conseguenze che ne trasse. Secondo Franklin un corpo contiene un’eguale quantità di elettricità positiva e di elettricità negativa che, in condizioni normali, si neutralizzano esattamente l’una con l’altra. L’elettrizzazione è la separazione delle due forme di elettricità, positiva e negativa, con la conseguenza che la somma deve rimanere costante e pari a zero. Franklin illustrò questi concetti con esperimenti nei quali due persone, in piedi su 29 piattaforme isolate, ricevevano l’elettricità da un tubo di vetro strofinato con un panno: uno dei due soggetti la riceveva dal vetro, l’altro dal panno. Quando essi avvicinavano le dita, una scintilla passava dall’uno all’altro ed entrambi venivano neutralizzati. Per quanto questo risultato fosse importante, la fama di Franklin presso il grande pubblico è dovuta soprattutto ai suoi esperimenti sull’elettricità atmosferica, esperimenti culminati con l’invenzione del parafulmine. A quel tempo le idee riguardanti il fuoco, la combustione, il fulmine, le scintille, le scariche elettriche erano confuse. Franklin suppose che il fulmine fosse una gigantesca scintilla elettrica: egli aveva già dimostrato che un corpo appuntito perde facilmente la sua carica elettrica e, combinando questi due fatti, pensò di riuscire a scaricare un edificio in modo graduale, proteggendolo così dal fulmine” (Segrè, 1996, pag.148) La legge secondo cui la forza esercitata tra cariche elettriche è proporzionale all'inverso del quadrato della loro distanza fu provata sperimentalmente intorno al 1766 dal chimico britannico Joseph Priestley. Questi dimostrò inoltre che una carica elettrica si distribuisce uniformemente sulla superficie di una sfera metallica cava e che, in condizioni di equilibrio, il campo elettrico all'interno di un conduttore è sempre nullo. “La deduzione era corretta, ma essa non fu ulteriormente elaborata e non attirò l’attenzione che meritava.” (Segrè, 1996, pag.150) “Attorno al 1770 la fenomenologia dell’elettricità statica poteva dirsi nota, i tempi erano maturi per stabilire una legge quantitativa per l’attrazione e per la repulsione.” (Segrè, 1996, pag.152) Tra il 1785 e il 1787 fu il celebre fisico francese Charles Augustine de Coulomb che eseguì alcuni importanti esperimenti di elettrostatica, inventando e costruendo poi la bilancia di torsione, che gli consentì di effettuare alcuni esperimenti che lo portarono all'enunciazione della legge di 30 Coulomb, con cui si dimostrava la legge dell’inverso del quadrato della distanza. Nel 1745 nasceva il genio italiano Alessandro Volta che iniziò la sua attività di ricercatore e sperimentatore seguendo le ricerche di un altro italiano Luigi Galvani. Volta fu uno dei maggiori ricercatori sperimentali sull’elettricità. “All’inizio Volta concordava con l’opinione di Galvani, che assimilava la rana ad una bottiglia di Leida, ma dopo alcuni mesi cominciò a sospettare che la rana fosse soprattutto un rivelatore e che la fonte dell’elettricità fosse esterna all’animale. Osservò anche che sei due metalli diversi posti a contatto l’uno con l’altro vengono messi sulla lingua, si avverte una particolare sensazione, a volte acida e a volte alcalina. Egli suppose che due metalli diversi, come il rame e lo zinco, assumono, una volta a contatto, potenziali diversi. Misurò poi questa differenza di potenziale ottenendo risultati non eccessivamente diversi da quelli che oggi attribuiamo alla differenza di potenziale di contatto. Volta scoprì che i conduttori di elettricità possono essere divisi in due classi: la prima comprende i metalli che, una volta a contatto, raggiungono potenziali diversi, la seconda comprende i liquidi (elettroliti, nel linguaggio moderno) che non possono assumere un potenziale molto diverso da un metallo immerso in essi. Volta proseguì nel suo lavoro e arrivò infine all’idea di combinare un certo numero di conduttori del primo e del secondo tipo in modo tale che le differenze di potenziale generate in ciascun contatto si sommassero tra loro. Egli chiamò questo strumento ‘pila’, perché era composto da una pila di dischi di zinco, di rame e di panno imbevuto di acido. La pila generava una corrente elettrica continua di intensità maggiore, per ordini di grandezza di quella che si poteva ottenere con le macchine elettrostatiche, e in questo modo essa dava a una vera rivoluzione scientifica.” (Segrè, 1996, pag.162) 31 Circa 30 anni dopo l'inglese Michael Faraday proseguendo gli studi e le ricerche iniziate dal danese Hans Cristians Oersted e dal francese André Marié Ampérè scoperse che la corrente elettrica poteva essere generata da variazioni di un campo magnetico, studiò e scoprì il fenomeno dell'elettromagnetismo, gettò le basi per gli studi sull'elettrolito, inventò la gabbia di Faraday efficace parafulmine. Altri studi importanti su elettricità ed elettromagnetismo furono portati avanti dallo scozzese James Clerk Maxwell che formulò un teorema per la risoluzione dei circuiti elettrici. “Faraday e Maxwell possono definirsi i creatori delle moderne teorie sull’elettricità, essi hanno portato lo studio dell’elettricità classica al suo punto più alto. L’elettricità ha modificato il nostro sistema di vita e ha generato un vasto campo di applicazioni tecniche e pratiche. Per molte di queste (motori elettrici, generatori, trasformatori) è sufficiente l’elettricità secondo lo schema dell’azione a distanza. Le onde elettriche e le comunicazioni radio richiedono, per la loro spiegazione, la conoscenza della teoria di Maxwell.” (Segrè, 1996, pag.173) Importanti studi e relativa legge furono fatti da George Simon Ohm che studiò i rapporti tra resistenza, tensione, corrente. Con il perfezionamento degli studi e delle ricerche sull'elettromagnetismo si spalancarono nuove porte per la produzione e l'utilizzo come energia motrice dell'energia elettrica tramite dinamo ed alternatori. I primi tentativi che si rilevarono in seguito pietre miliari per l'invenzione del campo magnetico rotante furono eseguite dall'italiano Antonio Pacinotti, che con il suo anello riuscì a costruire la prima macchina in grado di trasformare l'energia meccanica in energia elettrica continua. 32 Un altra grande sfida di questi tempi era utilizzare l'energia elettrica come fonte di luce e sistema innovativo di illuminazione. Qui alcuni grandi personaggi si contesero l'invenzione della lampadina elettrica. Importanti ricerche e studi furono eseguite da un altro scienziato e ricercatore Heinrich Rudolph Hertz, nato ad Amburgo nel 1857. Hertz fu lo scopritore delle onde elettromagnetiche che furono poi applicate dal Marconi per l'invenzione della radio. Nel 1874 nasceva a Bologna Guglielmo Marconi sicuramente uno dei geni italiani più celebri al mondo che con i suoi studi ed esperimenti sulle onde elettromagnetiche e la trasmissione dei segnali nell'etere che culminarono con l'invenzione della radio hanno aperto nuovi orizzonti per l'umanità intera. 4.2. Il modello atomico e la natura dell’elettricità La materia di cui sono costituiti i corpi che ci circondano, siano essi solidi, liquidi o gassosi, è formata da particelle piccolissime chiamate atomi il cui raggruppamento in modo e forme diverse dà luogo alla varietà delle sostanze conosciute. Una rappresentazione molto semplice e chiara dell’atomo è fornita dal modello atomico di Bohr. In questo l’atomo consiste di un nucleo carico positivamente, che si trova al centro, ed intorno al quale si muovono, su ben determinate orbite, degli elettroni carichi negativamente così come i pianeti intorno al sole nel nostro sistema solare. Il nucleo atomico oltre ai protoni, carichi positivamente, contiene anche i neutroni che non sono elettricamente carichi (neutri). Normalmente un atomo è elettricamente neutro, cioè scarico. Pertanto il numero degli elettroni è uguale a quello dei protoni. Gli elettroni si muovono ad una definita distanza dal nucleo, su delle orbite elettroniche, a diversi livelli con inizio dal livello più vicino al nucleo. A ciascun livello compete una 33 determinata quantità di energia che va aumentando con la distanza dal nucleo. Ciascun livello contiene un determinato numero di elettroni, il numero di elettroni totali di un atomo (che è uguale a quello dei protoni) è detto numero atomico. Ogni atomo ha un proprio peso, che è la somma dei pesi dei protoni, dei neutroni e degli elettroni. Si definisce peso atomico, il peso dei singoli atomi riferiti alla 12° parte del peso dell’atomo di carbonio. Una sostanza costituita da atomi di uno stesso tipo viene denominata elemento. In natura sono stati trovati 90 tipi di atomi; altri sono stati preparati artificialmente in questi ultimi anni per un totale di 105 elementi. Per raccogliere questi elementi in una logica comprensibile si è pensato di ordinarli in una tavola periodica degli elementi che metta in evidenza le caratteristiche fondamentali dei singoli atomi, come il numero ed il peso atomico. La classificazione risulta a “gruppi” e a “periodi”. I gruppi racchiudono gli elementi che mostrano un comportamento chimico e delle proprietà fisiche adatte. I periodi mostrano invece una graduale variazione di alcune proprietà. Gli elementi dello stesso gruppi presentano lo stesso numero di elettroni nell’orbita esterna. Gli elementi che costituiscono il gruppo 0 del sistema periodico sono chimicamente stabili, non si combinano con nessun altro elemento e sono perciò detti gas nobili o inerti. Si ammette che la configurazione elettronica di tali elementi (8 elettroni nell’ultima orbita) sia la causa di tale inerzia o stabilità. Se quindi il numero degli elettroni non è esattamente quello previsto per la condizione di stabilità, l’elemento non è chimicamente inerte ed ha la tendenza a cedere o ad acquistare uno o più elettroni da altri elementi in 34 modo da completare elettronicamente l’orbita esterna. Questa caratteristica viene definita valenza e sono detti elettroni di valenza i relativi elettroni di scambio. È intuitivo il fatto che gli elementi che dispongono di un numero di elettroni inferiore a 4 tenderanno a perderli, mentre quelli che ne hanno un numero maggiore tenderanno più facilmente ad acquistarne altri per completare l’ottetto (otto elettroni sull’orbita esterna). Questa capacità di acquistare o cedere elettroni permette la combinazione dei diversi composti chimici e quindi l’esistenza delle infinite possibilità di aggregazione della materia. I metalli rappresentano una categoria di elementi chimici dotati di caratteristiche particolari, fra le altre, quella di avere alcuni elettroni esterni uniti tanto debolmente da potersi spostare da un atomo all’altro. Ne risulta quindi che in seno ai metalli si hanno degli elettroni mobili che possono spostarsi con molta facilità. In particolari condizioni il movimento di questi elettroni può essere determinato e ordinato. Un movimento ordinato di elettroni che si muovono dentro un metallo è detto corrente elettrica. In altri materiali gli elettroni sono tutti fortemente legati al nucleo e, nonostante presentino comunque una loro valenza, la mancanza degli elettroni mobili è di ostacolo alla circolazione della corrente. 4.3. Elettrizzazione per strofinio “Ogni giorno assistiamo a numerosi fenomeni elettrici: dentro le lampadine, nel televisore, nel telefono, all’interno di un motore che fa muovere un treno o una lavatrice. Anche se sono nascosti i loro effetti sono ben visibili: non vediamo gli elettroni sparsi dentro i fili della corrente elettrica, ma vediamo la luce della lampadina di cui il loro movimento è la causa. In natura non è sempre facile osservare fenomeni elettrici, come per esempio il fulmine che ne costituisce un esempio molto appariscente. 35 Tuttavia ci sono degli oggetti che si elettrizzano dopo essere stati strofinati. Come abbiamo visto, più di duemila anni fa i greci erano rimasti colpiti dalle caratteristiche dell’ambra, una resina prodotta da alcuni alberi e induritasi nel tempo. Dopo averla strofinata con un panno di lana, essa acquista la proprietà di attirare oggetti leggeri (pagliuzze, semi) che si trovano nelle sue immediate vicinanze. Anche altre sostanze (come per esempio il vetro, la plastica, la ceralacca, l’ebanite) hanno la stessa proprietà dell’ambra. Tutti questi materiali si elettrizzano per strofinio, cioè acquistano una carica elettrica” (Amaldi, 1999, p. 511). L’esperienza mostra che corpi elettrizzati esercitano forze su corpi non elettrizzati, ma anche tra due oggetti entrambi carichi si manifestano delle forze. Tra due corpi entrambi elettrizzati la forza elettrica può essere attrattiva o repulsiva, l’insorgere di due stati elettrici opposti si spiega facendo l’ipotesi che esistano due tipi di carica elettrica: carica positiva e carica negativa. “Due corpi elettricamente carichi si respingono se le cariche da essi possedute sono dello stesso tipo (entrambe positive o entrambe negative), si attraggono se le cariche sono di tipo diverso (l’una positiva e l’altra negativa)” (Amaldi, 1999, p. 511). I nomi positivo e negativo sono del tutto convenzionali, solo per ragioni di comodità si mantiene la definizione iniziale proposta nel 1750 da Benjamin Franklin. Se strofiniamo con un panno di lana due bacchette di vetro e due di polietilene che acquistano una carica elettrica di tipo diverso: il vetro acquista una carica positiva e il polietilene una carica negativa. Se le due bacchette sono entrambe di vetro o entrambe di polietilene si respingono. Se una bacchetta è di vetro e l’altra di plastica, si attraggono. In tutte le sostanze c’è un perfetto equilibrio tra cariche di segno opposto che si trovano dentro ciascun atomo, che è costituito di elettroni 36 negativi e da un nucleo costituto da protoni positivi e neutroni neutri, cioè privi di carica. Di conseguenza un corpo elettricamente neutro non è privo di cariche, ma contiene cariche positive e negative in egual numero. “Un corpo carico contiene un eccesso di cariche di un segno. Strofinando due corpi neutri, si ha un trasferimento di elettroni da un corpo all’altro, che altera l’equilibrio elettrico iniziale” (Amaldi, 1999, p. 512). Se strofiniamo con la lana il polietilene, esso si carica negativamente, in quanto acquista elettroni dalla lana, che perdendo elettroni diventa positiva. Se strofiniamo con la lana il vetro, esso si carica positivamente in quanto perde gli elettroni, mentre la lana acquistando elettroni diventa negativa. Gli atomi neutri hanno un ugual numero di protoni ed elettroni. Tramite un lavoro, essi vengono ionizzati. Lo ione è, infatti, un atomo che ha uno squilibrio di cariche: si chiama ione positivo quando un atomo perde elettroni e resta carico positivamente, si chiama ione negativo quando un atomo acquista elettroni e resta carico negativamente. “L’elettrizzazione per strofinio è un fenomeno che capita spesso di osservare. Un’automobile che sta viaggiando si carica di elettricità per strofinio con l’aria che scorre sulla superficie esterna della carrozzeria. Ce ne rendiamo conto per la piccola scossa elettrica che sentiamo talvolta sulla mano quando, fermata l’automobile e messi i piedi per terra, tocchiamo la maniglia esterna dello sportello. Anche un golf di lana, indossato su una camicia di tessuto sintetico (per esempio nylon) si carica per strofinio quando lo sfiliamo rapidamente. In quel momento sentiamo tanti piccoli scricchiolii: essi sono dovuti a scintilline elettriche che scoccano tra il golf e la camicia, carichi di elettricità di segno opposto” (Amaldi, 1999, p. 512- 513). 4.4. Conduttori ed isolanti 37 Una caratteristica dei solidi è la modalità di propagazione del calore. “Il calore si propaga all’interno del solido attraverso lo spostamento degli elettroni liberi (nei metalli soltanto) e gli urti tra le molecole più veloci e quelle più lente, senza che vi sia trasporto di materia” (Amaldi, 1999, p. 383). Solitamente si definiscono conduttori, i materiali elettrizzati che permettono alle cariche di fluire attraverso di essi (tutti i metalli ed anche il nostro corpo); si definiscono isolanti, le sostanze elettrizzate che non lasciano sfuggire le cariche elettriche e l’elettrizzazione rimane localizzata (il vetro, l’ebanite, la plastica, la gomma, etc.). “Se l’oggetto strofinato è costituito di materiale isolante, non essendoci cariche libere di migrare, la carica elettrica rimane localizzata nella parte interessata allo strofinio, per cui si osservano gli effetti di attrazione o repulsione solo avvicinando altri oggetti alla parte strofinata. Se l’oggetto è costituito di materiale conduttore, come il metallo, la presenza di cariche libere di muoversi all’interno del conduttore, fa sì che il fenomeno dell’elettrizzazione interessi tutto l’oggetto nel suo insieme e la carica positiva o negativa acquisita si distribuisca in tutto l’oggetto, anche lontano dalla zona interessata dallo strofinio, per cui gli effetti di attrazione o repulsione in vicinanza di altri oggetti carichi, restano molto indeboliti. Inoltre, il nostro corpo è un conduttore, per cui non possiamo elettrizzare un oggetto metallico tenendolo in mano, perché la carica elettrica si distribuirebbe anche su tutto il nostro corpo, mentre possiamo elettrizzare una parte di un oggetto isolante tenendolo in mano dal lato opposto. Anche il terreno è conduttore, e proprio per questo motivo per “scaricare” le cariche elettriche da oggetti conduttori questi vengono “messi a terra”, cioè collegati al terreno attraverso cavi di metallo” (Allasia D., Montel V., Rinaudo G., ). 4.5. Elettrizzazione per contatto 38 “Per elettrizzare un oggetto conduttore il modo più semplice è quello di metterlo in contatto con un oggetto che è già stato elettrizzato e quindi contiene delle cariche elettriche. Nel contatto, infatti, parte della carica elettrica dell’oggetto elettrizzato si trasferisce all’oggetto conduttore, dove si diffonde rapidamente; tuttavia affinché la carica si mantenga, occorre isolare il conduttore dal contatto con altri conduttori, appoggiandolo, ad esempio, su un supporto di legno ed evitando di toccarlo con le mani. Un oggetto elettrizzato per contatto acquista perciò cariche elettriche dello stesso segno di quelle dell’oggetto elettrizzato usato per caricarlo, quindi i due oggetti si respingono subito dopo il contatto. Un oggetto fatto di materiale isolante difficilmente si elettrizza per semplice contatto, perché per spostare le cariche al suo interno, occorre applicare una forza notevole” (Allasia D., Montel V., Rinaudo G., ). 4.6. La carica elettrica e la legge di Coulomb Ma da dove vengono dunque le cariche elettriche? Nascono dal nulla o esistono già dentro la materia? La scoperta dell’elettrone da parte del fisico inglese John Joseph Thompson ha dato fondamento a questa seconda ipotesi. “Gli elettroni sono particelle cariche negativamente che si trovano in tutte le sostanze. La loro presenza induce a pensare che all’interno di un corpo neutro, cioè privo di carica, esistano anche delle cariche positive, in grado di controbilanciare quelle negative. La descrizione moderna della struttura della materia si basa sul fatto che l’equilibrio tra cariche di segno opposto si ritrova dentro ciascun atomo, che è costituito da elettroni negativi e da un nucleo positivo. La somma delle cariche degli elettroni controbilancia esattamente quella del nucleo” (Amaldi, 1999, p. 512). Per rivelare la carica elettrica di un corpo si può utilizzare un elettroscopio a foglie. “Si tratta di uno strumento costituito da un’asta metallica verticale che 39 porta, alla sua estremità inferiore, due sottilissime foglie metalliche, normalmente di alluminio. La parte superiore dell’asta termina con una piccola sfera metallica, mentre la parte inferiore e le foglioline sono racchiuse per protezione in un recipiente di vetro, che serve anche da sostegno. Toccando il pomello in alto con un corpo carico, per esempio positivamente le due foglie metalliche in basso si allontanano. La carica acquisita per contatto arriva sulle foglie che si caricano dello stesso segno, respingendosi e si divaricano tanto più quanto maggiore è la loro carica. Si può anche capire se un corpo è più carico di un altro utilizzando una scala graduata sotto le foglie e misurandone la divaricazione su di essa” (Amaldi, 1999, p. 515 - 516). “Nel Sistema Internazionale l’unità di misura della carica elettrica è il coulomb (dal nome dello scienziato francese Charles Augustine Coulomb) e si indica con il segno C. Il coulomb, che ci indica la quantità di elettricità, è definito mediante l’ampere che è l’unità di misura dell’intensità della corrente elettrica nel Sistema Internazionale. La carica elettrica più importante di tutto l’universo, ossia l’elettrone, viene definita attraverso una formula che viene detta carica elettrica elementare e si dice che sia la più piccola tra le cariche esistenti in natura. Il coulomb rappresenta invece una carica molto più grande” (Amaldi, 1999, p. 517). “Nel 1784 il fisico francese Charles Augustine Coulomb determinò la legge della forza dalla quale dipendono le cariche elettriche, nota appunto come legge di Coulomb: due corpi elettrizzati con cariche Q1 e Q2 e posti a distanza r, si attraggono o respingono con una forza che è direttamente proporzionale al prodotto delle loro cariche e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. L’intensità della forza diminuisce all’aumentare della loro distanza e aumenta all’aumentare delle cariche” (Amaldi, 1999, p. 519). 4.7. L’induzione elettrostatica 40 “Il fenomeno più difficile da capire è proprio quello da cui siamo partiti, cioè l’elettrizzazione a distanza di piccoli oggetti da parte della bacchetta strofinata. L’induzione avviene a distanza, senza che ci sia contatto fra l’oggetto elettrizzato e l’oggetto elettricamente neutro, quindi le cariche elettriche non possono essere trasferite, come succede invece nello strofinio o nel semplice contatto. L’oggetto resta perciò elettricamente neutro e tutto ciò che può capitare è soltanto che le cariche elettriche presenti al suo interno si spostino leggermente, quelle di segno opposto si avvicinano all’oggetto elettrizzato, quelle dello stesso segno si allontanano. Quando poi l’oggetto elettrizzato viene allontanato, le cariche tornano, le cariche tornano al loro posto e tutto l’effetto scompare” (Allasia D., Montel V., Rinaudo G.,). “In accordo con la legge di Coulomb, secondo cui la forza elettrica diminuisce con la distanza, l’attrazione tra cariche vicine di segno opposto è maggiore della repulsione tra cariche più lontane dello stesso segno. Questo fenomeno si chiama induzione elettrostatica. Il nome deriva dal fatto che sul corpo neutro sono state <<indotte>> cioè sono state accumulate localmente delle cariche” (Amaldi, 1999, p. 524). 4.8 Il potenziale elettrico “Quando parliamo di cariche elettriche immaginiamo che esse siano ferme, come inchiodate, in modo che per loro sia assolutamente impossibile muoversi. Immaginiamo che ci sia una forza esterna che si avvicina a velocità costante alle cariche. Il lavoro compiuto da questa forza per avvicinarsi alle cariche possiamo definirlo come energia potenziale elettrica. Il potenziale elettrico in un punto dello spazio è il rapporto tra l’energia potenziale elettrica della carica posta in quel punto e la carica stessa. Tra due punti che hanno potenziali elettrici diversi esiste un “dislivello” elettrico che chiamiamo differenza di potenziale elettrico : tra due punti A e B dello spazio la 41 differenza di potenziale è data dal rapporto tra il lavoro compiuto dalla forza elettrica sulla carica che si sposta da A a B diviso la carica stessa. Nel Sistema Internazionale l’unità di misura del potenziale è il Volt. Le cariche positive tendono a spostarsi verso il punto dove il potenziale diminuisce, le cariche negative tendono a risalire la differenza di potenziale” (Amaldi, 1999, p. 540 563). 4.9. La corrente elettrica “La corrente elettrica è data da un flusso di elettroni che scorre in un conduttore e nasce da una differenza di potenziale, quindi è il dislivello elettrico la causa che mette in movimento le particelle cariche. L’intensità della corrente elettrica è data dal rapporto tra la quantità di carica che attraversa una sezione del conduttore in un determinato intervallo di tempo. L’unità di misura nel Sistema Internazionale è l’ampere, in onore del fisico André Marie Ampère: 1 A= 1 C /s. Quando la sua intensità si mantiene costante nel tempo si dice che la corrente è continua, quindi la quantità di carica che transita, in ogni secondo, attraverso una sezione trasversale del conduttore posta in quel punto rimane sempre la stessa” (Amaldi, 1999, p. 580). Quanto maggiore è il tempo, tanto minore sarà l’intensità della corrente. La corrente elettrica è data dalla velocità con cui le cariche si spostano da un polo all’altro. Quanto maggiore è la differenza di potenziale, tanto maggiore sarà la velocità delle cariche, ossia la corrente. 4.9. Il circuito elettrico Affinché in un conduttore passi una corrente continua, occorre inserirlo in un circuito del quale deve far parte un generatore di tensione. In generale, un circuito elettrico è costituito da un insieme di conduttori connessi l’uno all’altro in modo continuo e collegatati ai poli di un 42 generatore. La corrente passa nei vari conduttori nel verso (convenzionale) che va dal polo positivo al polo negativo del generatore, e all’interno del generatore, nel verso che va dal polo negativo a quello positivo. Poiché la corrente è circolare si dice che essa circola nel circuito” (Amaldi, 1999, p. 583). “Affinché in un circuito passi una corrente continua è essenziale che esso sia chiuso, ossia che non abbia interruzioni. I diversi conduttori che ne fanno parte devono costituire una successione continua. Se il circuito si interrompe, la corrente non passa più, si dice allora che il circuito è aperto” (Amaldi, 1999, p. 581). Il circuito può essere in serie o in parallelo. Il circuito in serie si ha quando due o più conduttori sono disposti in successione cioè sono uno di seguito all’altro. Ognuno di essi è attraversato dalla stessa corrente. Il circuito in parallelo si ha quando duo o più conduttori hanno le loro estremità in comune, riunite in soli due punti. Ai capi di ciascun conduttore collegato in parallelo è applicata la stessa differenze di potenziale. La corrente che li attraversa, dunque, non è la stessa ma si divide quando entra nella loro prima estremità e si riunisce nella seconda estremità. 4.10 I generatori di tensione “La corrente elettrica continua fluisce in un conduttore fintanto che ai suoi capi esiste una differenza di potenziale. Poiché essa tende spontaneamente ad annullarsi a causa del movimento delle cariche, occorre, per mantenere costante la differenza di potenziale ai due capi del conduttore, un dispositivo definito generatore di tensione. Le pile e le batterie dell’automobile sono due esempi di generatori di tensione continua. “Per ricreare il dislivello elettrico, il generatore di tensione, deve prelevare le cariche positive dal polo negativo e trasportarle nel polo positivo in modo da rimetterle in circolazione. All’interno dei generatori agiscono forze che in 43 generale non sono di natura elettrica. Nelle pile e nelle batterie sono forze di origine chimica, nelle dinamo delle biciclette sono forze magnetiche. Esse compiono sulle cariche un lavoro positivo, obbligandole a spostarsi verso zone dove naturalmente non andrebbero mai (per esempio spingendo la cariche positive dove il potenziale cresce o quelle negative dove il potenziale diminuisce” (Amaldi, 1999, p. 581 - 582). 4.11 La pila di Volta “L’antenata delle attuali batterie è la pila voltaica o pila di Volta a colonna, costituita da una sequenza di dischetti di rame e dischetti di zinco separati da dischi di panno imbevuti di acqua acidulata. Ogni terna zincopanno-rame formava un’entità detta elemento voltaico e per formare una pila si ponevano in sequenza fino a venti o più elementi voltaici. L’altra variante era l’elemento voltaico a tazza, costituito da una lamina di zinco e da una di rame immerse in un recipiente contenente acqua acidulata. Anche in questo caso la combinazione di tanti elementi a tazza collegati uno all’altro, ponendo in comunicazione attraverso fili metallici il rame di una tazza con lo zinco della vicina, costituiva la pila. In ogni elemento la soluzione acida attacca la superficie del rame in modo tale da far andare in soluzione alcuni ioni rame di carica positiva. La lamina, di conseguenza, risulta carica negativamente, dato che alcune cariche positive l’ hanno abbandonata e restano invece elettroni liberi di carica negativa non compensata. La soluzione acida attacca in modo analogo anche la lamina di zinco portando in soluzione un numero ancor maggiore di ioni zinco di carica positiva e di conseguenza la lamina risulta ancor più negativa della lamina di rame. Tra le due lamine esiste ora una differenza di potenziale elettrico, con la lamina di rame a potenziale 44 elettrico più alto e la lamina di zinco a potenziale elettrico più basso. Collegando esternamente, tramite un filo metallico le due estremità no immerse delle lamine, si crea un naturale flusso di elettroni nel verso che va dalla lamina più negativa (quella di zinco) alla lamina meno negativa ( quella di rame) e si crea quindi una corrente elettrica. In definitiva l’energia necessaria per liberare gli ioni di rame o di zinco dalle lamine viene fornita dalla soluzione acidulata ed è quindi energia chimica che si trasforma in energia elettrica. Le batterie odierne sono di vario tipo a seconda dell’utilizzo (per automobili, per orologi, per piccoli apparecchi elettrici, per telefoni cellulari, etc.) e sono costruite con svariati componenti ma, essenzialmente, si rifanno al principio dell’elemento voltaico e contengono sempre due conduttori elettrici differenti spesso in forma di lamine metalliche, e una soluzione acida di varia composizione chimica, detta elettrolito, capace di attaccare chimicamente i due conduttori” (Allasia D., Montel V., Rinaudo G., ). 45 Capitolo 5 Unità di apprendimento 5.1. Unità di apprendimento “L’elettricità” L’educazione scientifica interessa l’intero processo formativo degli alunni della Scuola Primaria. Attraverso le attività sperimentali i bambini possono esperire la realtà scientifica e comprenderne i contenuti fondamentali senza annoiarsi, ma anzi rendendosi conto che spesso le esperienze di vita quotidiana sono già esperienze scientifiche. I bambini sono già dei “piccoli scienziati”. L’osservazione, che essi compiono continuamente, è anche la prima tappa del lavoro dello scienziato. Le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Primaria individuano come fine dell’educazione alle scienze sperimentali non tanto lo sviluppo di conoscenza scientifica, quanto l’acquisizione di comportamenti e attitudini, di capacità operative e osservative nell’ambito scientifico. Secondo tale approccio vengono proposti vari argomenti di studio tra i quali l’elettricità (soprattutto in riferimento all’attrazione elettrica fra i corpi). Nella classe quarta e quinta, in particolare, gli obiettivi specifici di apprendimento relativi a tale argomento comprendono: - L’elettricità: cos’è e come avviene. - Confrontare e verificare ipotesi di attrazione elettrica fra i corpi; - Elaborare e stabilire se un oggetto si elettrizza per strofinio; - Riconoscere e classificare oggetti che attraggono e oggetti che respingono; - Stabilire se è possibile e cosa avviene quando si elettrizza per contatto; - Stabilire se è possibile e cosa avviene quando si elettrizza a distanza; - Stabilire relazioni tra conduttori e isolanti. 47 OBIETTIVI GENERALI A LIVELLO COGNITIVO 1) Descrivere e comprendere fenomeni fisici; 2) Descrivere i fenomeni fisici con gli appropriati aggettivi o avverbi; 3) Capire che l’attrazione tra i corpi è dovuta alla carica elettrica. A LIVELLO OPERATIVO 1) eseguire piccoli esperimenti sul fenomeno dell’elettrizzazione per strofinio; 2) osservare i fenomeni per individuare le proprietà dei materiali che compongono gli oggetti; 3) saper distinguere se un oggetto è un possibile conduttore o isolante; 4) osservare e analizzare il fenomeno secondo diverse variabili. LIVELLO ESPRESSIVO- GRAFICO 1) tabulare dati e rappresentarli graficamente; 2) saper comunicare oralmente quanto appreso; 3) saper comunicare per iscritto quanto appreso; 4) saper rappresentare attraverso il disegno le diverse situazioni apprese, in particolare le forze tra oggetti elettrizzati; 48 Obiettivi specifici di apprendimento per la classe quarta e quinta CONOSCENZE 1) conoscenza fenomeno energia elettrica; 2) conoscenza del fenomeno in riferimento a materiali e oggetti diversi della realtà di tutti i giorni; 3) conoscenza delle regole di sicurezza nell’uso dell’energia elettrica. ABILITA’ 1) saper osservare, descrivere, confrontare e misurare rispetto al fenomeno energia elettrica; 2) saper progettare ed eseguire semplici esperienze relative all’elettrizzazione per strofinio; 3) indicare le misure di prevenzione e di intervento per i pericoli delle fonti di energia elettrica. 49 ESITI DI FORMAZIONE Acquisire i concetti elettricità, carica elettrica, forza elettrica. Cogliere relazioni di tipo causa-effetto. Osservare fenomeni e riprodurli tramite semplici esperimenti. Descrivere verbalmente, graficamente o iconicamente un fenomeno osservato o un esperimento riprodotto. ORE PREVISTE 20 LIVELLO Servizio : acquisire conoscenze e competenze applicabili in diversi ambiti e settori del sapere. Sviluppo: approccio, addestramento ed elaborazione. NOTE DELL’INSEGNANTE Con questo modulo l’insegnante si propone di far acquisire ai propri alunni conoscenze e capacità che partendo dall’esperienza quotidiana dei bambini sollecitano interesse, curiosità e capacità di osservazione. I bambini della classe quarta devono sviluppare la capacità di osservazione del reale e la capacità di ricerca delle risposte scientifiche, per poter svolgere un lavoro di analisi, raccolta dati e classificazione. Con l’attività concreta, manuale e osservativa, i bambini, migliorano le loro capacità sensopercettive e motorie che Piaget riconosce come la base di ogni apprendimento. 50 RELAZIONI SITUAZIONI/CONCETTI SITUAZIONE FENOMENO REALE RIPRODOTTO LABORATORIO CONCETTI BASE IN CONCETTI ORGANIZZA TORI S1 Osservazione e analisi di oggetti di uso comune in relazione al fenomeno dell’elettricità Sperimentare cosa Si elettrizza succede se un oggetto viene strofinato con altri oggetti di materiali differenti. Fare previsioni su altri oggetti. Elettrizzazione strofinio Tabulazioni Sperimentazione Gioco S2 Osservazione e sperimentazion e dei cambiamenti relativi alla differenza di comportament o di oggetti di diverso materiale in relazione all’elettricità Riflessione Osservare e sperimentare cosa avviene quando si elettrizza per contatto Riflessione Osservare e sperimentare cosa avviene quando si elettrizza a distanza Riflessione Sperimentare cosa Si elettrizza succede se un oggetto è È attratto un conduttore o un È respinto isolante Elettrizzazione Attrazione Repulsione Sperimentazione Scheda Sperimentare l’elettrizzazione per contatto attraverso il “pendolino magico” Elettrizzazione Carica elettrica È attratto È respinto Elettrizzazione contatto Attrazione Repulsione Sperimentazione Tabulazioni Elettrizzazione Carica elettrica È attratto È respinto Elettrizzazione distanza Discussione Disegno S3 S4 per per a 51 S5 Osservare varie situazioni, oggetti e modi in cui si utilizza l’elettricità. Come funzionano le centrali idroelettrich e. S6 Osservazione e analisi di pile di uso comune in relazione al fenomeno dell’elettricit à Riflessione Sperimentare cosa succede nella costruzione di un circuito elettrico Riconoscere isolanti e conduttori Sperimentare cosa succede se un oggetto è un conduttore o un isolante PROVE DI VERIFICA 52 È pericoloso o no? Si può fare o no? Discussione sui pericoli della corrente Lettura di fumetti Il circuito si interrompe o no? Si accende, si spegne? Corrente elettrica Tabulazioni Disegno Sperimentazione Scheda Le prove di verifica saranno di tipo orale e scritto attuate mediante l’elaborazione di questionari, schede, tabelle, disegni ed attività ludiche ed il quaderno di laboratorio tenuto da ogni gruppo. MAPPA DI RIFERIMENTO SITUAZIONI/ESITI a) b) c) d) e) Acquisire il concetto elettricità, corrente e circuito elettrico Acquisire il concetto di elettricità statica Cogliere relazioni di tipo causa-effetto Osservare fenomeni e riprodurli tramite semplici esperimenti Descrivere verbalmente un fenomeno osservato o un esperimento riprodotto f) Usare materiali adeguati A B C D E F S1 ; ; ; ; ; S2 ; ; ; ; ; S3 ; ; ; ; ; S4 ; ; ; ; ; S5 ; ; ; ; S6 ; ; ; ; 53 5.2. Situazione n. 0 Prima di cominciare l’attività legata al processo didattico cognitivo, l’esperienza suggerisce di prendere confidenza con l’ambiente e con la classe e di conquistare la fiducia dei bambini e ridurre così la distanza tra allievi e docente. Si comincia con un gioco di conoscenza. Gioco “Parole al centro” Si crea un grande cerchio in cui ognuno, a turno, può andare al centro e presentarsi e dire nome, età, un aggettivo col quale si definisce e, se vuole, anche un gesto; gli altri membri del gruppo ripeteranno ogni informazione data e tutti proseguiranno nella presentazione. Si prosegue con un gioco di fiducia. Gioco “Fidati di me” I bambini sono divisi in coppie, a turno uno di loro chiude gli occhi mentre l’altro lo accompagna lungo un percorso a ostacoli all’interno dell’aula facendoglieli evitare, dopo tocca all’altra persona. Alla fine ci si scambia le opinioni. Dopo aver stabilito un buon clima relazionale all’interno della classe, l’insegnante invita i bambini a compilare un questionario per far emergere ciò che i bambini già sanno, per esperienza di vita quotidiana o per intuizione o semplice fantasia, sull’argomento di scienze proposto, ossia l’elettricità.(vedi Appendice Questionario n. 1) Dopo aver raccolto tutti i questionari con le impressioni da parte di i tutti i bambini si passa alla creazione dei gruppi. Creazione dei gruppi Si procede alla creazione dei gruppi di apprendimento cooperativo secondo un criterio randomizzato per garantire una maggiore eterogeneità. 54 Si divide il numero degli studenti della classe per l’entità del gruppo desiderata, in questo caso sarà più proficuo lavorare i gruppi di quattro/cinque persone. Ad esempio se gli studenti sono 20 per creare dei gruppi di 4 studenti si faranno 5 gruppi eterogenei in questo modo: si divideranno gli studenti in 4 gruppi di cinque bambini in cui ognuno avrà un numero da 1 a 5 che prenderà da una scatola, alla fine si prenderanno tutti i numeri 1, tutti i numeri 2, e così via fino ad arrivare al 5 e si costituiranno i gruppi; in questo modo si saranno creati 5 gruppi eterogenei di 4 persone in cui ognuno avrà un ruolo ben preciso che, però, cambierà ogni volta. In particolare ci saranno un segretario a cui sarà affidato il quaderno di laboratorio e che dovrà scrivere ogni volta dei piccoli resoconti del laboratorio, ed un osservatore che dovrà compilare delle schede senza rivelare che cosa sta osservando. L’insegnante ricorda quali sono le regole fondamentali del buon funzionamento di ogni gruppo di apprendimento cooperativo: 1)Tutti devono partecipare alle discussioni ed al lavoro di gruppo; 2)Ognuno deve contribuire con il proprio intervento; 3) Tutti devono realmente lavorare aiutandosi reciprocamente; 4) I concetti studiati ed appresi devono essere discussi e condivisi con i compagni; 5) Tutti devono poter prendere decisioni, comunicare, discutere quando non si è d’accordo; 6) Alla fine tutti i membri del gruppo dovranno essere in grado di valutare il lavoro di gruppo, se è stato positivo o negativo, se il gruppo ha compiuto dei progressi dal momento iniziale al momento finale dell’attività e stabilire quali sono le modalità che possono migliorare l’efficacia del lavoro di gruppo. 55 La maestra fa un brainstorming sulla parola elettricità, i bambini ne discutono in gruppo e scrivono le loro impressioni sui quaderni. Infine si invitano i bambini a portare, per il prossimo incontro, degli oggetti da casa: → vecchie maglie di lana di tipo diverso; → vecchi guanti di pelle; → pezzi di pelliccia; → biro di plastica di vario genere; → cannucce di plastica; → posate o pettini di plastica; → pezzi polistirolo per imballo; L’insegnante porterà a sua volta: → pezzi di ambra; → pezzi di vetro; → pezzi di carta di giornale, di quaderno o stagnola; → pellicola trasparente per alimenti; → foglie; → filo di cotone; → lana; → palline di polistirolo. 5.3. Situazione n. 1 In classe l’insegnante invita i bambini a tirare fuori tutto ciò che era stato richiesto nell’incontro precedente e che servirà per l’esperimento di oggi. L’insegnante invita i bambini a disporsi nei gruppi creati in precedenza e nominerà un osservatore per ogni gruppo che potrà partecipare alla sperimentazione ma non potrà partecipare alle discussioni di gruppo, egli 56 dovrà semplicemente compilare delle schede che gli verranno fornite dall’insegnante. L’insegnante illustra il metodo di lavoro del gruppo. Ad ogni gruppo verrà dato un quaderno chiamato “quaderno di laboratorio” in cui verranno annotati gli aspetti salienti delle attività di laboratorio e del lavoro di gruppo, inoltre alla fine di ogni attività ogni gruppo è invitato a fornire un miniriassunto dell’attività svolta, l’osservatore vigila anche sul rispetto delle regole di funzionamento del gruppo. Dopo aver posto tutti gli oggetti raccolti sul tavolo si può cominciare l’attività didattica. Maestra: Bambini, ricordate cosa abbiamo detto la volta scorsa a proposito dell’elettricità statica? Bambini: C’è elettricità quando ci si pettina, o quando si scende dalla macchina, ecc. Maestra: Bene, tutto questo riguarda l’elettrizzazione dei corpi, vi ricordate che vi ho chiesto come secondo voi l’uomo ha scoperto l’elettricità. Bambini: Sì. Maestra: Sono stati per primi i Greci, ed in particolare un certo Talete, che poi è diventato famoso come filosofo, a scoprirla. Dobbiamo arrivare a circa sei secoli a.C. Un giorno mentre lucidava degli oggetti di ambra si accorse che questi attraevano delle pagliuzze e delle piume, capì che i pezzi di ambra soggetti a strofinio acquistavano la proprietà di attrarre dei piccoli corpi leggeri. Il nome dell’ambra in greco è ‘ελεκτρον’ (electron) da cui è derivato il nome elettricità. Bene, adesso possiamo vedere cosa succede strofinando con forza un panno di lana su una biro e avvicinandola a degli oggetti leggeri come pezzi di carta, pellicola trasparente, palline di polistirolo. 57 Maestra: Allora bambini cosa è successo? La maestra ripete l’esperimento con una matita di Bambini: Gli oggetti rimangono attaccati. Maestra: E secondo voi, perché succede? Bambini:………………………………….. legno e un cucchiaio di metallo per fare vedere che non tutti gli oggetti si elettrizzano. Maestra: Allora bambini cosa è successo?E Perché secondo voi? Bambini:………………….. La maestra propone ai bambini la sperimentazione di differenti situazioni scegliendo diversi accoppiamenti tra oggetto da strofinare e oggetto per strofinare rilevando le differenze di comportamento in modo da scoprire quali materiali si elettrizzano e quali non. Quando trovano un materiale che si lascia elettrizzare possono esplorare a quale distanza massima riesce ad attirare gli oggetti più leggeri. Questa attività viene proposta a coppie all’interno dei gruppi e vengono invitate le coppie a compilare delle schede. 58 VERIFICA Osserva le schede ottenute e commenta i dati. Scheda n.1 Attrae o è attratto? Oggetto Attrae È attratto Scheda n.2 Indovina se attrae o è attratto Previsione del gruppo Nome bambino Oggetto Attrae È attratto Non so 59 Maestra: Bene adesso che avete sperimentato varie situazioni possiamo dire che gli oggetti strofinati si sono “elettrizzati” e hanno acquistato una “carica elettrica”, cioè una proprietà nuova che prima non possedevano e che dà loro la capacità di attirare altri oggetti. C’è quindi un nuovo tipo di forza che chiamiamo “forza elettrica” che è la forza che l’oggetto elettrizzato esercita sull’oggetto leggero attirato. La maestra rappresenta la forza alla lavagna con l’uso delle frecce. Maestra: Per capire meglio questo concetto della forza elettrica vi propongo un gioco. Gioco “I palloncini appesi” Il gioco viene fatto prima singolarmente poi a squadre che corrispondono ai gruppi. Obiettivo: ogni giocatore cerca d’avere quanti più palloncini possibile attaccati alla parete allo scadere del tempo. Preparazione: si gonfiano e si annodano parecchi palloncini. Come si gioca: si ammucchiano i palloncini al centro della stanza e si assegna ad ogni giocatore una parte di parete. Al via, ogni giocatore prende un palloncino, lo sfrega sul vestito per creare elettricità statica e poi cerca di farlo restare attaccato alla parete. Se ci riesce, prende un altro palloncino e riprova e va avanti fino ad utilizzare tutti i palloncini che può. Se un palloncino cade dalla parete qualunque giocatore può riutilizzarlo. Fine del gioco: vince chi ha più palloncini attaccati alla parete allo scadere del tempo. Maestra: Allora bambini cosa è successo?E perché? Bambini:………………………………………. Maestra: Come avete visto sembra che non sia il palloncino elettrizzato ad attirare il muro, ma il muro ad attirare il palloncino, infatti la forza più 60 evidente è la forza che il muro esercita sul palloncino elettrizzato! Ma le forze sono sempre accoppiate quindi oltre alla forza del muro sul palloncino c’è anche quella che il palloncino elettrizzato esercita sul muro anche se è più difficile da immaginare perché è molto piccola. Alla fine i bambini vengono invitati a ritornare nei gruppi e a descrivere attraverso un miniriassunto quanto appreso attraverso le attività proposte. 5.4.Situazione n. 2 L’insegnante riprende la conversazione con i bambini riguardo all’elettricità statica e facendo notare questa volta che tra gli oggetti non esiste solo l’attrazione elettrica ma in alcuni casi gli oggetti elettrizzati si respingono invece di attirarsi. Maestra: Vi ricordate che alcuni oggetti se strofinati con un panno di lana attirano altri oggetti leggeri? Bambini : Sì, certo. Maestra: E vi ricordate il perché? Bambini: Perché si sono elettrizzati ed hanno acquistato una carica elettrica. Maestra: Bene, ora proviamo a vedere cosa succede quando due oggetti dello stesso materiale vengono elettrizzati strofinandoli con lo stesso panno. La maestra fa vedere che strofinando due fogliette di polistirolo con lo stesso panno esse si respingono invece di attrarsi. Maestra: Allora bambini cosa è successo?E perché? Bambini: ……………………………………………….. La maestra fa notare che non esistono solo delle forze di attrazione elettrica ma anche delle forze di repulsione elettrica. Poiché gli oggetti sono stati elettrizzati allo stesso modo e quindi hanno acquistato lo stesso tipo di carica elettrica. 61 La maestra disegna alla lavagna gli oggetti elettrizzati e le cariche chiamandole positive e negative. Maestra: Vedete bambini, gli oggetti che hanno lo stesso tipo di carica elettrica si respingono. La maestra fa notare che positivo e positivo o negativo e negativo si respingono mentre positivo e negativo si attraggono. La maestra fa visualizzare la repulsione attraverso dei palloncini. Palloncini poco amichevoli La maestra gonfia due palloncini e strofina con un panno di lana una parte di superficie, quando cerca di avvicinarli i palloncini cercheranno di allontanarsi uno dall’altro. La maestra propone di fare la stessa sperimentazione in gruppo e di fare l’esperimento con altri materiali. La maestra fa notare che anche un palloncino e una bacchetta di plastica si respingono. Maestra: Secondo voi perché si respingono anche se non sono fatti dello stesso materiale? Bambini: ……………………………….. (Perché hanno delle cariche elettriche dello stesso tipo.) A questo punto la maestra fa notare che anche delle bacchette di vetro strofinate con un guanto di pelle si respingono tra di loro ma attirano oggetti molto leggeri e attirano anche le bacchette di plastica utilizzate in precedenza. La maestra fa vedere alla lavagna che esistono due tipi di cariche elettriche diverse e che oggetti che portano cariche di tipo opposto, come quelle che si creano strofinando plastica e vetro, si attirano quando sono avvicinati. La maestra invita i bambini a compilare le schede e a fare un miniriassunto di quanto appreso nei gruppi. 62 VERIFICA (da effettuare singolarmente) Indica con una crocetta se l’affermazione è vera o falsa. Due bacchette di vetro si attraggono se strofinate con lo stesso panno V F Due bacchette di plastica si attraggono se strofinate con lo stesso panno V F Una bacchetta di vetro ed una di plastica si respingono se strofinate con lo stesso panno V F La carica di oggetti come il vetro è detta positiva V F La carica di oggetti come la plastica è detta negativa V F 63 5.5. Situazione n.3 La maestra riprende la conversazione sull’elettricità. Maestra: Bambini vi ricordate cosa succede quando due oggetti vengono elettrizzati con lo stesso tipo di carica elettrica? Bambini: sì, si respingono. Maestra: E vi ricordate perché? Bambini: Perché si crea una forza elettrica che definiamo repulsiva. Maestra: Bene, dunque, le cariche elettriche sono tutte uguali? Bambini : No, ci sono cariche elettriche positive (che si ottengono strofinando il vetro) e cariche elettriche negative (che si ottengono strofinando la plastica). La maestra propone di cercare adesso un trucco nascosto attraverso un esperimento che chiameremo “Pendolino magico”. Per costruire il Pendolino magico occorre una pallina ottenuta sbriciolando un pezzo di polistirolo, un sottile filo di nylon, un ago ed un piccolo pezzo di carta d’alluminio per alimenti. Con l’ago si fa passare il filo attraverso la pallina, si ferma con un nodo, si copre la pallina con uno strato di carta d’alluminio e si appende il filo con la pallina su un supporto in modo che possa dondolare leggerezza del liberamente. La pallina che abbiamo realizzato avrà la polistirolo, ma le stesse caratteristiche superficiali dell’alluminio, cioè un oggetto metallico molto leggero. Ora la maestra avvicina al pendolino una posata di plastica. La maestra chiede: Cosa accade, bambini? Bambini: Nulla! Maestra: Questo perché non c’è ancora nessuna forza attrattiva o repulsiva, ossia uno è indifferente alla vicinanza dell’altra. La maestra strofina energicamente con un panno di lana ed avvicina la parte elettrizzata al pendolino. 64 Maestra: Cosa notate, bambini? Bambini: il pendolino si avvicina alla posata! Maestra: Guardate ancora, cosa succede? Bambini: Il pendolino si è allontanato. La maestra fa notare che il pendolino appena toccata la posata si mantiene lontano da lei. Maestra: Allora bambini cosa è successo?E perché? Bambini:……………………………. La maestra spiega che inizialmente, il pendolino è attirato dalla posata di plastica elettrizzata fino a toccarla, quando però la tocca alcune cariche elettriche passano dalla posata al pendolino, ecco perché subito dopo il pendolino è violentemente respinto. In questo caso quindi il pendolino si è caricato per contatto, ma solo i metalli si caricano per contatto, la caratteristica dei metalli è quella di essere dei “conduttori” dell’elettricità, cioè di lasciare che le cariche elettriche si muovano liberamente al loro interno. Maestra: Qual era allora il trucco nascosto? La maestra invita i bambini ad elaborare delle risposte nei gruppi cooperativi, appena sono pronti i bambini tornano con le risposte. Bambini: …………………………………….. (Il trucco nascosto consiste nel trasferimento di parte delle cariche elettriche dal corpo elettrizzato a quello non elettrizzato, i corpi quindi si respingono perché hanno lo stesso tipo di carica.) VERIFICA Disegna con un fumetto il fenomeno dell’elettrizzazione per contatto. 5.6. Situazione 4 L’insegnante riprende il discorso sull’elettricità. Maestra: Bambini vi ricordate cosa abbiamo detto finora sull’elettrizzazione? Bambini: Sììì! 65 Maestra: Adesso sappiamo che i corpi si elettrizzano per strofinio e per contatto (ma solo i metalli!). Ora vi farò vedere come i corpi si elettrizzano anche in altri modi (a distanza e che anche l’acqua si elettrizza!) Bambini: Davvero? Maestra: Torniamo ai primi esperimenti quando abbiamo cominciato e ci chiedevamo cosa succede alle cariche quando si avvicina un oggetto elettrizzato ad un’estremità ad un altro oggetto leggero e non elettrizzato senza toccarlo. Vediamo se l’elettricità è amica o nemica! La maestra con l’aiuto dei bambini costruisce un nuovo pendolino appendendo ad uno spago sottile un cucchiaino di plastica. Maestra: Cominciamo elettrizzando per strofinio il manico di un altro cucchiaio di plastica e avviciniamo l’estremità elettrizzata al cucchiaino appeso sia dal lato del manico che del cucchiaio. Cosa succede? Bambini: Il pendolino gira! Maestra: E perché? Bambini:……………………………………. La maestra continua l’esperimento elettrizzando anche il cucchiaio appeso ed avvicinando l’altro cucchiaio. E adesso cosa succede? Bambini: Il pendolino si allontana dalla parte del manico e si avvicina dall’altra parte. Maestra: Bene. Guardate ancora. La maestra avvicina un’altra posata di plastica non elettrizzata dalla parte del manico.Cosa succede adesso? Bambini: C’è attrazione. La maestra avvicina la posata dall’altra parte e chiede ai bambini di dire cosa succede. I bambini notano che non avviene nulla. Maestra: Allora bambini cosa è successo? Bambini:……………………………………. 66 La maestra spiega che elettrizzando per strofinio si creano nell’oggetto elettrizzato delle cariche elettriche che rimangono anche quando vengono allontanati il panno che è stato usato per strofinare o gli oggetti usati per controllare se c’è o meno forza di attrazione o repulsione; l’attrazione o la repulsione indica che c’è carica elettrica e che questa resta a lungo nell’oggetto; quando invece avviciniamo un oggetto non elettrizzato notiamo che l’attrazione cessa perché è vero che si può elettrizzare anche a distanza ma l’elettrizzazione così prodotta non rimane stabilmente e scompare se l’oggetto che l’ ha creata si allontana. Le cariche elettriche prodotte hanno segno opposto a quello delle cariche elettriche dell’oggetto che le produce, per cui, quando si elettrizza a distanza un oggetto c’è sempre attrazione, il che indica che hanno segno opposto. Ma come mai spariscono quando l’oggetto che le ha generate si allontana? Bambini:………………………………………. La maestra spiega che questo avviene perché non si tratta di cariche elettriche che entrano ed escono dall’oggetto (come quando si strofina per elettrizzare) ma semplicemente di cariche elettriche che si spostano all’interno dell’oggetto quando si avvicina dal di fuori un oggetto elettrizzato. VERIFICA La maestra invita i bambini a ripetere l’esperimento e a fare un miniriassunto di quanto appreso nei gruppi. Per consolidare il fenomeno dell’elettrizzazione a distanza, la maestra propone un’altra attività più vicina all’esperienza del vissuto dei bambini. Anche l’acqua si elettrizza ! Vi sarà capitato qualche volta di avvicinare il pettine col quale vi siete appena pettinati i capelli al filo d’acqua che scende dal rubinetto, avrete notato che il 67 filo viene attratto dal pettine proprio come i pezzettini di carta dei nostri primi esperimenti. Ora proviamo a riprodurre l’effetto in classe. La maestra prende una bottiglietta di acqua minerale e facendo scorrere un filo d’acqua avvicina una biro elettrizzata, chiede ai bambini cosa succede. Bambini: Il filo d’acqua insegue la biro! Maestra: Come mai? La maestra invita i bambini a fare altri esperimenti anche con altri liquidi, acqua salata, alcool, acqua distillata, etc, per scoprire le diverse cariche elettriche dei liquidi. La maestra invita i bambini a scrivere sui quaderni di laboratorio quanto appreso durante l’esperienza di oggi. 5.7. Unità di apprendimento n.2 “La corrente elettrica” Situazione n. 5 La maestra riprende la conversazione sull’elettricità cominciando dalle risposte che alcuni bambini hanno dato nel pre-test. Maestra: Bambini, vi ricordate che alcuni di voi mi hanno risposto che la parola elettricità gli fa venire in mente l’energia? Bambini: Sì Secondo voi allora che cosa intendiamo con la parola energia? Bambini:…….. Cerchiamo la definizione corretta nel vocabolario. Maestra: La sua caratteristica fondamentale è quella dare al corpo che possiede la capacità di compiere un lavoro. Si compie lavoro tutte le volte che un corpo si muove sotto l’azione di una forza. L’automobile che ci trasporta per chilometri in giro per la città compie un lavoro. 68 Ma solo le macchine compiono lavoro?Anche il nostro corpo possiede energia, lavora continuamente senza un attimo di sosta dalla nascita fino alla morte ed anche in maniera involontaria e inconsapevole. Lavoro è il movimento delle gambe quando ci muoviamo, il movimento dei polmoni durante la respirazione e il battito incessante del cuore. E’ lavoro anche il battito involontario delle ciglia. Bambini secondo voi che differenza c’ è tra l’automobile e l’uomo? E cosa succede se non mangiamo per alcuni giorni? Anche noi per vivere abbiamo bisogno quotidianamente di rifornirci di “benzina”, ed è quello che facciamo quando mangiamo. Caratteristico dell’energia è il suo continuo passare da una forma all’altra senza consumarsi, se ne conclude che l’energia non si crea, né si distrugge, ma si trasforma. Tuttavia nel corso delle sue trasformazioni una parte di essa si disperde nell’ambiente sotto forma di altri tipi di energia non utilizzabile. Per esempio la dinamo della bicicletta si accende grazie all’energia meccanica del nostro movimento sui pedali che trasforma questo tipo di energia in energia elettrica. L’energia elettrica è la forma di energia più largamente usata dagli esseri umani: Vediamone alcuni esempi. La maestra mostra alcune fotografie di elettrodomestici. La maestra chiede agli alunni di elencare tutti i nomi di elettrodomestici che conoscono e che usano o che hanno visto usare dagli adulti nelle loro case o a scuola. La maestra chiede: Gli elettrodomestici che abbiamo a casa sono collegati a qualche cosa? Che cosa è una presa di corrente? 69 L’energia elettrica che giunge nelle nostre case da dove arriva? La maestra spiega come funziona una centrale elettrica. La corrente elettrica distribuita nelle nostre case viene prodotta nelle centrali elettriche da giganteschi generatori, gli alternatori. La parte mobile dell'alternatore (il rotore) viene messo in movimento da una turbina. La rotazione della turbina viene a sua volta prodotta in modo diverso a seconda del tipo di centrale (idroelettrica, termoelettrica, nucleare) a cui è collegato. In ogni caso, in tutte le centrali elettriche si verifica una serie di trasformazioni energetiche,che provocano il movimento della turbina e quindi produzione di energia meccanica; nell'alternatore si verifica la trasformazione di energia meccanica in energia elettrica. Ritorniamo al nostro discorso sulla corrente elettrica. Bambini vi ricordate che abbiamo visto che tutti gli oggetti contengono delle cariche positive e negative? Bambini: Queste cariche elettriche negli oggetti metallici, chiamati conduttori, contengono cariche elettriche libere di muoversi al loro interno che si chiamano elettroni e la loro libertà fa sì che i conduttori possano essere percorsi da una corrente elettrica, cioè un flusso medio di elettroni in una certa direzione. Per creare questo flusso bisogna sottoporre le cariche libere ad 70 una forza elettrica che le guidi in una determinata direzione, il che avviene fornendo un dislivello di energia elettrica mediante una sorgente esterna al conduttore. Questo capita quando si accende una lampadina, agendo su un interruttore si crea il collegamento tra il filo metallico della lampadina e una sorgente di differenza di potenziale, attraverso fili elettrici o altri elementi metallici, permettendo alla corrente elettrica di circolare. Che cosa è questo dislivello di potenziale elettrico? Possiamo fare un’analogia con il rubinetto dell’acqua nel giardino collegato al tubo di gomma, quando si apre il rubinetto si crea una differenza di pressione ai capi del tubo stesso. Per comprendere la funzione della sorgente di energia e di differenza di potenziale all’interno di un circuito elettrico esaminiamo che cosa avviene in un gioco che vi piace molto: Cosa accade quando volete scendere giù da uno scivolo? Bambini:…… In questo gioco i bambini fanno la fila davanti alla scaletta per salire in cima allo scivolo, si lasciano scivolare giuda per la guida e, arrivati alla base dello scivolo, corrono velocemente al punto di partenza per ricominciare il ciclo. Nella salita compiono lavoro per sollevare il loro corpo dal livello del terreno alla cima della scaletta, nella discesa acquistano movimento e velocità. La differenza di quota è essenziale per permettere la discesa e l’energia spesa dai bambini nella salita è essenziale per completare il ciclo. Per capire ciò che avviene in un circuito elettrico la maestra propone un giochino nel quale un piccolo scivolo permette la discesa in sequenza di tante palline colorate che vengono raccolte alla base e riportate con le mani al punto di partenza in modo da costruire un percorso chiuso e mantenere un flusso di palline in discesa il più possibile continuo e uniforme. 71 Ciò che avviene in un circuito elettrico è un po’ più complicato,ma ciò che ci importa è avere compreso come avviene la trasformazione dell’energia. Chi svolge il ruolo di fornitore di energia del circuito? Negli impianti elettrici domestici il fornitore è lontano ed invisibile, perché la centrale elettrica che è collegata alla rete elettrica cittadina, a cui sono a loro volta collegati i diversi apparecchi elettrici presenti in casa, mediante i fili dell’impianto elettrico; il collegamento può essere inserito o interrotto mediante gli interruttori di qualunque genere, collocati al muro o sui fili elettrici o direttamente sugli apparecchi. Ci sono alcuni piccoli apparecchi elettrici che funzionano senza collegamento alla rete elettrica di impianto fisso, sapete farmi qualche esempio? Bambini:…. Come funzionano secondo voi? A questo punto la maestra propone un questionario sulla pila che servirà come post test alla fine della seconda situazione di apprendimento, chiedendo ai bambini di portare delle pile e delle batterie che trovano a casa, anche scariche. 72 5.8 Situazione n. 6 Dopo il questionario la maestra riprende la conversazione sull’elettricità parlando dei pericoli legati all’uso dell’elettricità. L’elettricità può diventare causa di gravi incidenti se non vengono rispettate le dovute norme di prudenza. La maestra fa vedere alcune illustrazioni e vignette sulle cose da non fare: Secondo voi si può cambiare una lampadina fulminata senza spegnere l’interruttore? Si possono avvicinare le dita alle prese a muro? Si può usare l’asciugacapelli mentre si è nella vasca da bagno? Allora bambini secondo voi quali imprudenze sono state commesse? Quali consigli dareste affinché non si corrano rischi? Abbiamo visto insieme come l’energia elettrica sia essenziale al funzionamento delle strutture e degli apparecchi che utilizziamo nella vita di ogni giorno (elettrodomestici, mezzi pubblici, strutture ospedaliere, illuminazione, computer, cinema, televisioni, giochi, uffici, fabbriche, etc.): Disegno La maestra riprende la conversazione sulle pile ed invita i bambini a mettere sul banco le pile che hanno trovato a casa. Dovranno cominciare a leggere cosa c’è scritto sulle pile. Maestra: Allora bambini che cosa c’è scritto sulle pile? Cosa significa positivo e negativo secondo voi? Cosa significa volt? Cosa significa il numero che c’è scritto accanto alla parola volt? La maestra ascolta le risposte dei bambini e spiega loro che il potenziale elettrico indica la potenza della pila e che è proporzionale all’energia elettrica acquisita dagli elettroni della pila. Il potenziale elettrico è detto voltaggio e si esprime in volt (V) dall’inventore della prima pila che fu Alessandro Volta! 73 Nell'anno 1799 Volta costruì un dispositivo a cui diede il nome di apparato elettromotore, che in seguito venne denominato pila di Volta. La pila di Volta era costituita da una serie di dischi in zinco e rame impilati uno all'altro, interposti ad essi vi erano dischi di feltro imbevuti di sostanza acida; era nato così il primo generatore statico di energia elettrica Che differenza c’è secondo voi tra pila e batteria? Bambini:…. La batteria è un insieme di pile collegate tra loro in modo tale che si sommino i voltaggi. Osserviamo insieme ai bambini i diversi tipi di pile e la maestra chiede loro se conoscono i nomi dei più comuni ed usati tipi di pila. Bambini:…. Ministilo, stilo, mezza torcia e torcia, oltre ai nomi la maestra chiede loro di osservarne la forma e le caratteristiche. La maestra spiega che il numero indica il voltaggio o la differenza di potenziale che la pila considerata può fornire. La maestra fa notare che esistono anche delle pile a forma di cialda o di pastiglia che hanno il potenziale inciso sull’involucro e che i segni + e – sono sulle facciate opposte. Costruiamo insieme ai bambini un circuito elettrico per accendere una lampadina. La lampadina si accende solo se uno dei due estremi è collegato con la parte dove si trova il segno +e l’altro con la parte dove si trova il segno -. La maestra fa notare come il filamento della lampadina brilla e riscalda e chiede ai bambini il perché. Bambini:… I bambini tornano nei gruppi per discutere su ciò che hanno visto. 74 La maestra chiede ai bambini che cosa significa la parola interruttore e perché lo usiamo per accendere e spegnere la luce. Bambini:… La maestra spiega che l’interruttore appunto interrompe il circuito elettrico, infatti quando con l’interruttore di casa chiudiamo il circuito elettrico la corrente può passare dai fili e arrivare alle lampadine o agli altri elettrodomestici, al contrario quando vogliamo spegnere la luce apriamo l’interruttore e interrompiamo il passaggio della corrente dai fili alla lampadina. La magia che avviene nella lampadina quando la si collega con la pila è dovuta ad una catena di trasformazioni dell’energia. Nella pila è infatti immagazzinata energia chimica che si trasforma in energia elettrica e, attraverso il circuito elettrico , giunge al filamento della lampadina, nella quale si trasforma in energia termica ed energia luminosa. Maestra: Cosa succede usando sempre la pila? Bambini:…. Maestra: Poco per volta l’energia immagazzinata si esaurisce e la pila si “scarica”, ma perché gli oggetti nella quale è inserita non funzionano secondo voi? Bambini:…. La pila non riesce più a mandare in circolo l’energia necessaria per far brillare il filamento della lampadina o accendere la radio. Una pila scarica va messa negli appositi contenitori che si possono trovare presso i fotografi o i tabaccai, perché la pila contiene degli acidi residui che possono essere dannosi alla salute. Alcune pile come quelle dei telefonini cellulari o come quelle del computer possono essere ricaricate collegandole all’energia della rete elettrica ossia riempite di energia. 75 I bambini fanno un miniriassunto di quanto appreso. La maestra fa riprendere il circuito realizzato per far accendere una lampadina e fa provare ad inserire uno alla volta diversi tipi di oggetti di diverso materiale. Maestra: Allora bambini cosa succede? Bambini:….. Alcuni oggetti inseriti nel circuito, non lo interrompono e permettono che la lampadina si accenda : graffette, carta stagnola, posate di metallo, monete, chiavi, ecc; altri oggetti invece impediscono alla lampadina di accendersi: posate di legno, o di plastica, matite, gomme, elastici, pezzi di polistirolo, carta, stuzzicadenti, ecc; alcuni oggetti ancora, a seconda di come sono inseriti, permettono o non permettono che la lampadina si accenda; un temperino per matite, per esempio. Tutti gli oggetti che lasciano passare la corrente e quindi accendere la lampadina sono costituiti da materiali conduttori; invece gli oggetti che non lasciano passare la corrente sono costruiti da materiali isolanti, ecco perché i nostri elettrodomestici sono costruiti parte in metallo, parte i plastica, ed anche le prese! In un materiale conduttore le particelle cariche che trasportano la corrente possono muoversi liberamente quando ai capi dell’oggetto c’è una differenza di potenziale, mentre in un isolante ciò non è permesso. Un circuito chiuso è quindi formato solo di materiali conduttori perché inserendo in qualunque punto un oggetto fatto di un materiale isolante, il circuito si interrompe. La maestra invita i bambini a tornare nei gruppi ed a discutere di quanto appreso e dell’intera esperienza del laboratorio facendo un miniriassunto. La maestra somministra il post-test sulla pila. 76 Capitolo 6 La sperimentazione 6.1 La sperimentazione in generale. La sperimentazione è stata condotta presso il plesso Poggioreale della scuola elementare Daniele Ajello di Mazara del Vallo nelle classi 4ª C e 4ªB, nel mese di maggio 2006.Sono state scelte due classi quarte quasi equivalenti, in entrambe le classi infatti, sono presenti bambini tunisini all’incirca nella stessa percentuale anche se in una delle due, i bambini tunisini sono solo maschietti. La classe 4ªB risulta così composta: 17 bambini, di cui 4 di nazionalità tunisina e 1 bambina diversamente abile con handicap grave che non ha potuto partecipare alla sperimentazione. La classe 4ªC è composta di 19 bambini di cui 4 di nazionalità tunisina e 1 bambino diversamente abile che ha partecipato solo parzialmente alla sperimentazione. Nella classe 4ªC la sperimentazione ha seguito l’iter previsto con lo svolgimento delle due unità di apprendimento “L’elettricità” e “La corrente elettrica” e 6 situazioni di apprendimento che riguardavano sia l’elettricità statica che la corrente elettrica, più la situazione n.0 che è servita da riscaldamento e conoscenza della classe, senza introduzione di concetti scientifici. Nella classe 4ªB è stato possibile solamente svolgere la prima situazione dell’unità di apprendimento “L’elettricità” per diversi problemi relativi alla gestione della classe ed altri problemi pratici. La sperimentazione è stata, comunque, accolta con molto entusiasmo in entrambe le classi, i bambini si sono rivelati interessati sia all’argomento che alla modalità di svolgimento del laboratorio ed anche all’utilizzo dei gruppi cooperativi. 78 6.2. La sperimentazione in 4 ª B. Unità di apprendimento “L’elettricità”. Giorno 22/05/06 entra in classe la maestra Veria che spiega che dovrà fare insieme ai bambini un esperimento su un argomento di scienze: l’argomento è l’elettricità. I bambini sembrano contenti. Prima di cominciare la sperimentazione è necessario conoscersi ed avere fiducia reciproca, così la maestra propone due giochi, uno sulla conoscenza ed uno sulla fiducia, che i bambini accolgono con molto entusiasmo. Al termine dei giochi i bambini vengono suddivisi in gruppo secondo un criterio random e attribuendo un bambino tunisino ad ogni gruppo. La maestra spiega cos’è il quaderno di laboratorio. Ogni gruppo dovrà scegliersi un nome di animale (i bambini scelgono: leopardo, leone, cavallo, tigre) ed annotarlo sul quaderno di laboratorio sul quale dovranno scrivere i nomi dei componenti del gruppo. In ogni gruppo poi ci sono un segretario che scrive sul quaderno ed un osservatore. Vengono spiegati i ruoli e viene spiegato che il gruppo è un gruppo di apprendimento cooperativo che funziona con delle regole ben precise che vengono esplicitate. Viene distribuita la scheda dell’osservatore e viene spiegato come si compila quest’ultima. DAL QUADERNO DI LABORATORIO. Gruppo Leopardo (Mario, Delio, Lorenzo e Alessia dal 25/05/06): “L’esperienza di questa giornata è stata divertente. Abbiamo fatto due giochi molto divertenti in compagnia della maestra Veria. Il primo gioco era per conoscerci meglio e il secondo gioco era un gioco di fiducia. Poi abbiamo formato le squadre e abbiamo inventato il nome. La nostra squadra l’abbiamo…(chiamata Leopardo).” Gruppo Leone (Stefano, Giacomo, Karim, Gianfranco dal 25/05/06): “Questo gioco ci è piaciuto tantissimo.” 79 Gruppo Tigre (Giuseppe, Nicola, Alessio, Aleandro dal 25/05/06): “L’esperienza di oggi è stata molto bella, perché i giochi ci hanno divertiti molto perciò vogliamo noi gruppo della Tigre continuare questa materia di laboratorio.” Gruppo Cavallo (Emanuela, Sarah, Aziz): “Oggi è stata una giornata particolare perché dopo tante ore di studio, abbiamo giocato con la maestra Veria. E’ stata una giornata fantastica!” Alla fine la maestra invita i bambini a portare da casa alcuni materiali che serviranno per la sperimentazione la prossima volta. 6.3 Trascrizione (25/05/06) La maestra entra in classe dopo l’intervallo. Maestra: Buongiorno bambini, avete finito di mangiare? Bambini:Sì. Maestra: Bene. Ora vi chiamo secondo i gruppi che abbiamo fatto l’altra volta, questo è il gruppo Leopardo (Mario, Delio e Lorenzo), l’altra volta il segretario era Mario e chi c’è del tuo gruppo? Voi due? Va bene, vi scambiate i ruoli visto che siete in due il segretario lo fa il tuo compagno e tu fai l’osservatore, ora vi do la penna e la scheda dell’osservatore. Bambini: ma io che gruppo sono? Maestra: Adesso te lo dico. Prima finisco col gruppo Leopardo, tu fai l’osservatore, e tu fai il segretario. Tu devi scrivere tutto quello che dite. Ci sono due bambini che erano assenti la volta scorsa. Maestra: Adesso tu che eri assente ti dovresti inserire in un gruppo, voi quanti siete?Nel vostro gruppo? I bambini sono tutti in tre tranne il gruppo Leopardo in cui sono solo due e la bambina che si chiama Alessia viene inserita in quel gruppo. 80 Il segretario deve scrivere che da giorno 25 c’è pure Alessia ed Aleandro va con loro (controllare), Gianfranco con le femminucce e con Aziz (il bello). Maestra: poi abbiamo gruppo Tigre, l’altra volta il segretario era Giuseppe, ora lo fa lui, Aleandro, uno fa l’osservatore. Maestra: gruppo Leone,dovete scrivere di più, un rigo solo non va bene. Un po’ di tempo viene speso nell’organizzazione dei gruppi e degli spazi. Maestra: gruppo Cavallo, tu fai l’osservatore, dovete scambiarvi i ruoli, Aziz fa l’osservatore. Bambini: E io? Maestra: E tu partecipi. Maestra: I segretari devono scrivere, devono prendere un’altra pagina del quaderno e scriverci un numero, se questo era n. 2, dovete scrivere 3, dovete scrivere dal 25 maggio e ci aggiungete i nomi. Maestra: lui per ora partecipa e dopo scambiamo i ruoli in un’altra situazione, questo è un gruppo cooperativo perché tutti devono cooperare, tu vai col tuo gruppo. Maestra: Per favore dovete ascoltare. I segretari, nel quaderno, nella prima pagina che avete utilizzato ci dovete scrivere n. 1, poi nell’altra n.2 e man mano che andiamo avanti 3, 4, eccetera, va bene? Nella pagina di oggi, prendiamo una pagina nuova e ci scrivete i numeri in alto o in basso e poi ci scrivete la data di oggi 25 maggio 2006 ed il segretario deve scrivere il proprio nome ed il nome dell’osservatore e se c’è un nuovo componente bisogna scriverlo nella prima pagina. L’osservatore, avete visto che ci sono i quadratini, ci deve scrivere il proprio nome dove c’è scritto osservatore e dove c’è scritto data ci dovete scrivere la data di oggi, dove c’è scritto gruppo il nome del gruppo e dove c’è scritto nome i nomi di ogni componente del gruppo, bravo Aziz, bravissimo Mario, e se è assente non lo dovete scrivere, solo i presenti, dopo c’è scritto comportamenti non dovete scrivere niente. 81 La maestra continua a spiegare come si compila la scheda dell’osservatore e risponde ai dubbi dei bambini sulle schede e sui quaderni. Maestra: Allora qual era l’argomento di scienze che dobbiamo trattare? Bambini: l’elettricità! Maestra: Tratteremo l’elettricità statica, intanto quello che non abbiamo fatto l’altra volta ve lo devo far fare adesso, ecco qua. Intanto vi faccio fare un lavoro individuale e poi lavoriamo in gruppo, quanti siete in tutto? Quanti siete? Me li conti tutti? (la maestra chiede ad una bambina di contare i compagni) Bambini: 13 La maestra distribuisce i questionari del pre- test. Maestra: Ognuno di voi mi deve compilare questo questionario, intanto ci scrivete il nome, li dai a quelli del tuo gruppo, per favore? Maestra: In alto ognuno deve scrivere il proprio nome, prendetevi le penne, avanti, se non ci sono doppioni non ha importanza il cognome. Non lo dovete fare in gruppo. È individuale. La prima domanda: la parola elettricità che cosa ti fa venire in mente? E lo scrivete dove c’è lo spazio bianco. Non dovete copiare, è individuale. Dovete scrivere quello che vi viene in mente. Ognuno per conto suo. La seconda domanda: secondo te l’essere umano come ha scoperto l’elettricità? E lo scrivete. Potete rispondere anche non lo so, non riesco a spiegarmelo oppure me lo spiego in questo modo e lo scrivete com’è secondo voi. Va bene? Bambini: Sì. Maestra: Poi, secondo te c’è differenza tra elettricità e corrente elettrica? Se c’è la differenza lo scrivete. Bambini: ma si deve scrivere, la parola elettricità mi fa pensare.. Maestra: Scrivi quello che vuoi, ognuno può scrivere quello che vuole, siete liberi, anzi quanto più fantasiose sono le risposte e meglio è. 82 Maestra: Poi: cosa pensi che succeda se si sfrega una penna con un maglione di lana? Che cosa può succedere? Cosa pensi possa succedere se si avvicina al muro un palloncino che è stato gonfiato e strofinato con un po’ di lana? Secondo te cosa può succedere se si mettono vicine due bacchette di plastica strofinate con un po’ di lana?Pensateci! Che spiegazione pensi di poter dare a questo fenomeno?Dovete cominciare a scrivere, senza copiare, in silenzio, ognuno con la propria penna, matita anche la rossa e fra dieci minuti lo ritiro, così cominciamo l’esperimento. Bambini: Si chiama neo quello? Maestra: NEON, ora te lo scrivo alla lavagna. Maestra: forza dovete rispondere a tutte le domande. I bambini consegnano le schede. Maestra: Bravi, brave, bene. La maestra deve aiutare un bambino tunisino che ancora non conosce bene la lingua italiana, legge le domande e scrive per lui. Le risposte date dal bambino sembrano interessanti, il bambino dà delle risposte che non ha dato nessuno finora, anche se lui non può esprimersi bene perché non conosce bene la lingua. Maestra: l’avete finito il questionario? Mi potete anche dare una risposta di fantasia che a prima vista sembra impossibile invece magari poi ci sono delle spiegazioni. Maestra: Ognuno torni nel suo gruppo e stia in silenzio. La maestra controlla che tutti abbiano finito ed aiuta quelli che non hanno capito. Maestra: Andiamoci a sedere nei gruppi per chi ha finito. Bravi quelli che hanno finito, quelli che non hanno finito si devono dare una mossa. In questa classe la maestra incontra molte difficoltà a farsi ascoltare dagli alunni e far fare silenzio, a chi non sa rispondere la maestra suggerisce di 83 rispondere che non viene in mente nulla e che non si sa rispondere o che no ci si riesce a spiegare il fenomeno. Comincia la sperimentazione. Maestra: Karim ora puoi sederti nel tuo gruppo. La maestra fa un brainstorming. Maestra: Parliamo dell’elettricità, o meglio dell’elettricità statica. Vi è capitato mai quando vi pettinate che i capelli si elettrizzano e si alzano? Bambini: A me no, a me sì. Maestra: Alle bambine è capitato perché hanno i capelli più lunghi mentre tu ce li ha i corti corti e ricci. Maestra: Oppure vi è capitato mai di prendere la scossa scendendo dalla macchina? Bambini: A me nel frigorifero, io una volta ho strofinato la testa su un tetto e poi ho preso la scossa. Bambini: una volta mio fratello si è preso la scossa. Maestra: e come se l’è presa? Bambino: boh! Maestra: e voi? Bambini: noi ci siamo date la mano e abbiamo preso la scossa. Maestra: e cosa avevate fatto prima? Bambini: Prima giocavamo col pollice e ci siamo date la mano e ci siamo prese la scossa. Maestra: tu? Bambini: Una volta giocavo con un mio amico, ci siamo presi la mano, lui l’aveva un pochino bagnata lui e io asciutta, e non so cosa è successo e ho preso la scossa. E gli ho chiesto: ma hai toccato qualcosa di elettrico? E lui mi ha detto che prima si è avvicinato alla stufa e poi si è sentito che la mano gli vibrava e la vibrazione mi è arrivata in tutto il corpo poi anche una piccola 84 scossa, l’elettricità può succedere anche se uno si fa col phon e con la spazzola. Maestra: la stufa era elettrica? Bambini: sì. Maestra: Gianfranco, tu cosa dicevi? Bambino: io pure maestra, io avevo i capelli bagnati, me li stavo asciugando con il phon, dopo un po’ l’ ho messo troppo caldo e mi sono preso la scossa ai capelli. Maestra: quindi ti sei preso la scossa col phon, poi chi è che doveva parlare? Bambini: maestra, io. Maestra: tu hai detto che te la sei presa due volte, quando? Bambini: sì, una volta c’erano due fili dell’interruttore, erano scoperti, io li ho toccati in un punto e mi sono preso la scossa. Maestra: però devi stare attento perché l’elettricità ci serve per darci l’energia elettrica, per darci la luce, ma può farci anche male, può essere anche letale. Bambini: mio padre mentre stavo giocavo con la palla e ha preso l’interruttore e il filo quello della televisione e la palla si è presa tipo la scossa, io mi sono presa la scossa in un angolo del corpo e mio fratello l’ ha presa con le mani e se l’è presa pure mio fratello. Bambini: una volta mio fratello ha guardato un film e se uno preme il pulsante per fare uscire la penna mentre uno scrive si prende la scossa. (è un particolare tipo di penna venduta come gadget di un film in visione in questi giorni). Maestra: ah, non lo sapevo. Tu, Giuseppe. Bambini: l’altra volta volevo accendere la televisione e non si vedeva, l’ ho toccata e ho preso tipo la scossa. Maestra: hai sentito tipo delle scintille. 85 Bambini: a volte quando io faccio sempre così (schioccando le dita) mi prendo la scossa. Bambini: maestra, mio padre ha il cacciavite per vedere se c’è energia elettrica nei fili. Maestra: bene, allora vediamo… l’elettricità come è stata scoperta? Bambini:con la lampadina. Maestra: no, quella è venuta dopo. Bambini: perché il fulmine ha colpito l’albero. Maestra: quello è avvenuto dopo. Ma la prima volta che l’uomo ha scoperto l’elettricità com’ è avvenuto? Bambini: l ’ha scoperto attirato da qualche cosa. Bambini: ha preso due pezzi di.., delle pietre, le ha strofinate e sono uscite le scintille e poi il fuoco. Maestra: il fuoco proprio no, allora ve lo dico io. Sono stati i greci che hanno scoperto l’elettricità. Chi sono i greci? Gli abitanti della Grecia, gli antichi Greci nel 6° secolo a.C. ed in particolare è stato un certo Talete che era un filosofo che ha scoperto l’elettricità.Che cosa ha fatto? Aveva dei pezzetti di ambra. Bambini: Che cos’è l’ambra? Bambini: sarebbe un tipo di pietra. Maestra: è una resina veramente, con questa resina si fanno bracciali, gioielli, portaceneri, aveva degli oggetti di ambra ed una volta mentre li puliva li ha avvicinati a degli oggetti leggeri ed indovinate che cosa è successo? Bambini: ha fatto le scintille, ha fatto il fuoco, la corrente, ha fatto il fulmine, è venuta la luce, si è preso la scossa, ha attirato le cose di ferro. Maestra: allora ora vi faccio vedere, questi sono dei pezzettini di ambra ma siccome sono molto piccoli l’esperimento lo facciamo con le bacchettine di plastica. Allora l’avete portato il giornale? 86 Bambini: sì. Maestra: me lo date un pezzetto di giornale? Maestra: Allora io strappo dei pezzetti carta. Bambini: La carta si è sollevata! Maestra, si solleva la carta! Ho capito che se noi prendiamo la penna e la strofiniamo con un maglione dopo attira la carta. Maestra: bravi, allora ora guardiamo. Prendo la bacchettina di plastica e la sfrego nel maglione e guardiamo che succede. Che cosa è successo? Bambini: perché c’è il calore lo ha attratto, esce il calore, il calore va verso l’alto e siccome è appiccicoso, la carta si appiccica! Maestra: allora ora prendete le cose che avete portato e ci divertiamo a far attrarre gli oggetti. I bambini nei gruppi si divertono a far attrarre gli oggetti. Bambini: non succede niente! Maestra: di più lo devi strofinare! Allora prendete anche il polistirolo e potete usare anche la penna. Maestra: bravi! Dovete strofinare di più per farlo rimanere più attaccato! I bambini si divertono anche se fanno un po’ di confusione. Bambini: guarda maestra! Maestra: bravi! Maestra: Ora sbricioliamo un poco di polistirolo! Maestra: No, con questo no! Allora perché con la matita di legno non succede? Bambini: perché è legno non è plastica e il legno non attira! Maestra: prendi la penna e la strofini nel maglione e poi la avvicini ai pezzettini. Bravo, bravo! Maestra: l’avete portata la pellicola? Spezzatene un poco e la fate appiccicare pure. L’avete provato con la carta stagnola? Maestra: si è attaccato o glielo hai fatto attaccare tu? 87 Maestra: Ora dovete tornare nei gruppi, andate a parlare, il segretario insieme al gruppo deve scrivere nel quaderno che cosa è successo e perché. Tutti lo dovete scrivere nella pagina di oggi. Maestra: l’avete scritto che cosa è successo? Un altro minuto per scrivere le ultime cose. Maestra: che significa gruppo? Che tutti lavorano, non che lavora solo uno! Maestra: quando avete finito dovete compilarmi queste schede per favore! La maestra spiega come compilare le schede. Mi dovete scrivere in alto il nome. Dove c’è scritto Attrae o è attratto? Ci scrivete l’oggetto, per esempio polistirolo, attrae o è attratto? Carta stagnola, carta pellicola, bacchetta di plastica, se attrae mettete la x qui, se è attratto la mettete qui, che cosa significa? Bambini: Attrae significa l’oggetto che ho messo sotto si solleva e basta. Maestra: ma dovete capire qual è l’oggetto che attrae e quello che è stato attirato. Dovete scegliere una cosa che vi è piaciuta, per esempio, bacchetta di plastica, o cannuccia, secondo quello che avete fatto. Maestra: il polistirolo attrae o è attratto? Bambini: il polistirolo è attratto. Maestra: la n.2 la dovete fare con i compagni, vi fate l’indovinello, secondo te questo oggetto attrae o viene attratto e vedete cosa vi dice il compagno. Maestra: devi scrivere il nome della tua compagna e le chiedi secondo te, attrae o è attratto? Bambini: Maestra guarda anche con la mano si può fare! Bambini: proprio ora mi sono presa la scossa nella sedia. I bambini si divertono a fare l’indovinello. Maestra: allora ora andiamoci a sedere, se avete finito la scheda. I bambini consegnano la scheda. 88 Alcuni bambini consegnano la scheda dell’osservatore e vogliono già consegnare i quaderni, purtroppo lo spirito di gruppo non è compreso. Maestra: Allora che cosa è successo quando abbiamo strofinato le cose con il maglione di lana? Bambini: che l’oggetto strofinato si è riscaldato e attrae gli oggetti più leggeri, come i giornali. Maestra: Secondo Mario si sono riscaldati, e secondo voi? Bambina: l’oggetto più pesante si è riscaldato e quelli più leggeri come una calamita si sono alzati. Maestra: hanno attratto gli oggetti più leggeri e poi, secondo voi che cosa è successo dal punto di vista scientifico? Bambini: perché il calore è come una cosa magnetica. Maestra: vediamo, secondo voi perché è successo che si sono attirati gli oggetti leggeri? Bambini: perché abbiamo strofinato. Maestra: In effetti si è prodotto calore, ma non è il calore E secondo voi ce cosa è successo strofinando? Bambini: è successo che il calore andando verso l’alto ha attratto gli oggetti Maestra: Ve lo spiego io. Strofinando gli oggetti col maglione di lana, l’oggetto si è caricato elettricamente, si è prodotto una fenomeno di elettricità o meglio un fenomeno elettrico.Va bene? E quindi l’oggetto che è stato strofinato ha preso delle cariche elettriche. Maestra:Ora vediamo cosa succede, vi ricordate che vi ho fatto la domanda: che cosa succede strofinando un palloncino con un po’ di lana e avvicinandolo al muro? Bambini: forte, bello! Maestra: allora cosa è successo? 89 Bambini: è successo che il palloncino si è caricato di energia e siccome non poteva attrarre il muro, è stato attratto dal muro. Bambini: il palloncino è stato attirato! Maestra: è il muro che attira il palloncino? Bambini: no, è stato il palloncino che ha attirato il muro e ha avuto delle cariche elettriche! Maestra: e come fa il palloncino che è così leggero ad attirare il muro? Bambini: è il calore, ha elettricità, è come se il calore fosse un magnete. Il palloncino si è caricato di energia elettrica. Maestra: quando? Bambini: Quando è stato strofinato con la lana e mettendolo al muro, l’energia elettrica è pure magnetica. Maestra: Vi spiego cosa è successo, che il palloncino che si è caricato elettricamente, non ha attirato il muro, perché il palloncino non può attirare il muro, perché il palloncino è molto più leggero del muro, però quando prende la carica elettrica il palloncino prende anche una forza elettrica. Bambini: la forza motore! Maestra: la forza elettrica è una forza di attrazione, le forze come agiscono? Agiscono sempre accoppiate, allora c’è la forza del palloncino verso il muro ma anche il muro esercita una forza nei confronti del palloncino, però la forza del muro verso il palloncino non la vediamo, vediamo di più la forza del palloncino verso il muro. Bambini: Maestra, ho un dubbio, ma se il palloncino è sgonfio lo stesso succede? Maestra: no, perché la superficie non basta e non si carica. Vediamo cosa succede se gonfio un altro palloncino e li avvicino. La maestra gonfia un altro palloncino. La maestra chiede aiuto ad un bambino per strofinare uno dei due palloncini. 90 Maestra: Vediamo cosa succede. Aziz, mi aiuti tu? Io strofino questo e tu l’altro. Adesso avviciniamoli, guardate, che cosa succede? Io cerco di avvicinarli. Bambini: è come una calamita, sembra di più una calamita, siccome due forze magnetiche hanno la stessa concentrazione di forze allora si scontrano. Maestra: provateci voi senza fare forza. Maestra: che è successo? Non si sono attratti, si sono respinti! Proviamoci con due fogli di polistirolo. Maestra: Allora guardate qua cosa succede se si elettrizzano due fogli di polistirolo. Che cosa succede? Bambini: si respingono! Maestra: questi oggetti non si attraggono, ma? Bambini: si respingono. Maestra: e perché secondo voi? Bambini: perché hanno la stessa forza elettrica. Maestra: bravi me lo scrivete sul quaderno? Bambini: A casa ho dei magneti e a volte li avvicino da due parti uguali, appena li avvicino subito si allontanano. Maestra: ora lo diciamo, adesso vediamo che cosa succede se strofino due bacchette di plastica con la pelle. Che succede? Bambini: si respingono pure loro! Maestra: io cerco di avvicinarle, che succede? Bambini: si respingono pure loro. Maestra: e perché secondo voi? Bambini: perché la forza magnetica è talmente forte che si respingono. Maestra: me lo scrivete sul quaderno.Ora la stessa cosa la facciamo con le bacchette di vetro. Ora queste bacchette le strofiniamo tutte e due con la lana e vediamo che cosa succede? 91 Bambini: si respingono, sempre per lo stesso motivo! Maestra: lo state scrivendo, lo dovete fare come lavoro di gruppo. Maestra: adesso le ho strofinate con la pelle. Bambini: si respingono! Maestra: però avete visto che da questa parte si attraggono? Bambini: Dalla parte che è stata strofinata meglio si attacca di più, non mi viene come dirlo! Maestra: ora te lo spiego come dirlo. Ora faccio una di plastica e una di vetro e vediamo che cosa succede. Bambini: si respingono. Maestra: vediamo dalla parte non elettrizzata. La maestra fa vedere che dalla parte non elettrizzata le bacchette si attraggono, mentre dalla parte elettrizzata si respingono. Bambini: perché quella parte non è stata strofinata e siccome quella plastica è più pesante attrae la bacchetta di vetro che è più leggera . Maestra: allora quando abbiamo strofinato gli oggetti con la lana si sono caricati elettricamente e hanno attratto degli oggetti che non erano carichi elettricamente, ma che erano elettricamente neutri e quindi hanno attratto oggetti che non erano carichi. Quando abbiamo strofinato le due bacchette di plastica con la lana si sono caricate negativamente tutte e due, quindi negativo e negativo non si attraggono, si respingono e la stessa cosa è avvenuta con i palloncini. Quando invece abbiamo caricato le bacchette di vetro si caricate positivamente, la stessa cosa è avvenuta con la pelle, sia con le bacchette di vetro che con le bacchette di plastica, quando poi abbiamo fatto una bacchetta di vetro e una di plastica, essendo di materiale diverso si sono attratte perché si sono caricate diversamente. Esistono delle cariche che sono di attrazione che avviene quando un oggetto si carica positivamente e uno si carica negativamente e poi ci sono delle cariche di repulsione quando si 92 respingono quando si caricano tutte e due positivamente o tutte e due negativamente. Queste cose le dovete scrivere nei quaderni, poi compilate la schede dell’osservatore, mi restituite tutto e abbiamo finito. I bambini terminano le schede e restituiscono i materiali. Maestra: mi dispiace per quelli che non hanno collaborato nei gruppi comunque bravi bambini e grazie. DAL QUADERNO DI LABORATORIO. Gruppo Leopardo (Mario, Delio, Lorenzo e Alessia dal 25/05/06): “Oggi abbiamo imparato che i Greci, un certo Talete, con un po’ di ambra e degli oggetti leggeri, strofinando i due pezzi di ambra ha scoperto che mettendo vicino a oggetti leggeri li attira. Abbiamo strofinato le cannucce con la maglia di lana e ha attirato il polistirolo e gli oggetti leggeri come i pezzi di giornale. Secondo noi invece è successo che i palloncini si respingono perché hanno una carica magnetica uguale, quindi si scontrano e si respingono. E succede la stessa cosa anche con le bacchette di plastica si respingono perché il materiale e la forza magnetica sono uguali, e la stessa cosa anche con la bacchetta di vetro. Secondo noi la bacchetta di vetro, dalla parte che non è stata strofinata è stata attratta dalla bacchetta di plastica, la caricatura avviene quando una parte magnetica si strofina con una che non è caricata. La attrazione avviene quando positivo e positivo si incontrano. La repulsione avviene quando positivo e negativo si incontrano oppure neg. e neg.” Gruppo Leone (Stefano, Giacomo, Karim, Gianfranco dal 25/05/06): “Strofinando la penna al maglione e poi avvicinarla al polistirolo o alla carta il calore attira la carta e si appiccica, perché il calore attira e quindi si attira la carta. 93 Le due bacchette di plastica hanno una forza magnetica e si respingono tra di loro. Le due bacchette di vetro hanno una forza magnetica che si respingono tra di loro. La bacchetta di vetro con la bacchetta di plastica, la parte strofinata si respingono mentre la parte non strofinata si attirano. Caricati - - negativo + + positivo attrazione + - positivo e negativo repulsione + + positivo - - negativo” Gruppo Tigre (Giuseppe, Nicola, Alessio, Aleandro dal 25/05/06): “Il fenomeno di oggi. Oggi con la maestra Veria abbiamo scoperto che strofinando le bacchette la carta si attacca. I palloncini si respingono perché la forza magnetica è troppo potente. Bacchette di plastica. Le bacchette di plastica si respingono perché la plastica si riscalda. Le bacchette di vetro. Si respingono perché sono uguali e di vetro. Le bacchette di vetro e di plastica. Le bacchette di vetro e di plastica da una parte si attraggono e da una si respingono. Caricati + + Attrazione + - Repulsione + + - -“ Gruppo Cavallo (Emanuela, Sarah, Aziz): “Oggi con la maestra Veria, abbiamo fatto degli esperimenti di Scienze. Abbiamo imparato ad usare l’elettricità. 94 I palloncini non si attraggono perché hanno una stessa forza magnetica, anche nel caso dei bastoncini di plastica si respingono, le due bacchette di vetro si respingono perché anche esse hanno la stessa forza magnetica. Caricati + + Attrazione + - Repulsione + + - -“ 95 6.4 Trascrizione (27/05/06) Il giorno in cui i bambini devono fare il post- test sull’elettricità, un bambino chiede:maestra come si fa a saper quando è positivo e quando è negativo? Così la maestra spiega prima la teoria atomica in modo che i bambini possano comprendere alcuni concetti necessari per il questionario. Maestra: ve l’ ho spiegato come è fatto l’atomo? Bambini: non l’abbiamo fatto! Maestra: a voi non l’ ho spiegato! Va bene, allora. La maestra lo spiega alla lavagna, aiutandosi con un disegno. Maestra: L’atomo, cos’è? La parte più piccola della materia sia del legno, sia del tessuto, sia della carta. Ogni atomo, com’è fatto? C’è una parte che si chiama nucleo, in questo nucleo ci sono delle parti neutre, che si chiamano neutroni, delle parti positive che sono protoni e poi girano attorno dei satelliti, come la luna che gira intorno alla Terra, questi satelliti si chiamano elettroni, gli elettroni sono negativi, quando si strofina un oggetto di plastica con la maglia di lana, dalla maglia passano degli elettroni e l’oggetto si carica elettricamente. Di solito c’è elettricità negli oggetti? Bambini: no! Maestra: sono elettricamente neutri. Di solito quando strofiniamo la plastica, la plastica acquista degli elettroni e quindi diventa negativa, mentre il vetro perde degli elettroni, ci sono quindi più protoni e si carica positivamente. Bambini: capito! Molti bambini chiedono come mai devono rifare un questionario che hanno già fatto, la maestra spiega che il questionario è stato fatto prima di fare gli esperimenti e che chiaramente dopo dovrebbero saper rispondere bene o male a tutte le domande. 96 Maestra: Prima l’abbiamo fatto prima di fare l’esperimento. Prima di fare l’esperimento l’ abbiamo fatto e alcuni sapevano alcune cose e altre cose non le sapevano. Dopo che abbiamo fatto l’esperimento abbiamo scoperto alcune cose, è vero? Bambini: sì! Bambini: ma gli oggetti leggeri nell’antichità erano petali, foglie? Maestra: pagliuzze, foglie. Uno dei bambini tunisini ha bisogno di aiuto per scrivere le risposte e viene aiutato dalla maestra di sostegno. Maestra: Se qualcuna non la sapete andate avanti e dopo la scrivete. Veramente siete tutti in grado di farle perché ormai l’abbiamo fatta la sperimentazione! Bambini: maestra come si chiama quella pietruzza gialla? Maestra: ambra! Maestra: adesso che abbiamo fatto l’esperimento ti vengono in mente le stesse cose che ti venivano in mente prima o altre cose? Bambino: la luce! Maestra: Tu non l’ hai fatto mai il questionario? Tu non c’eri quando abbiamo fatto gli esperimenti? Bambino: no! Maestra: va bene fallo lo stesso il questionario e scrivi cosa succede secondo te anche se non c’eri. Bambino:Maestra come si chiamava quel signore che ha scoperto l’elettricità? Maestra: Talete! Maestra: state scrivendo? Anche se non le sapete pensateci. Anche una risposta di fantasia mi va bene, perché a volte una risposta di fantasia può essere una risposta che ha una fondamento scientifico. 97 Maestra: quando c’è scritto “che spiegazione pensi di poter dare al fenomeno?” si riferisce a quella precedente. Maestra: Si staccano o si attaccano? A che cosa? Bambino: al pettine. Bambina: quando sono tutte e due positive o tutte e due negative cosa succede? Maestra: cosa succedeva si attraevano oppure si… Bambina: respingevano. Maestra: non dovete copiare anche perché potete copiare delle risposte sbagliate. Maestra: chi ha finito scriva la data di oggi e il nome. I bambini consegnano i questionari. Maestra: bene, bravi, bravi. 98 6.5. La sperimentazione in 4ªC Unità di apprendimento “L’elettricità” e “La corrente elettrica” in 4 ªC Trascrizione giorno 18/05/06 Giorno 18/05/06 entra in classe la maestra Veria che spiega che dovrà fare insieme ai bambini un esperimento su un argomento di scienze: l’argomento è l’elettricità. Maestra: Bambini mi presento , sono la maestra Veria, dovremmo fare insieme delle attività che riguardano le scienze: sono dei piccoli giochi ed esperimenti in cui vi divertirete! Dobbiamo anche creare dei gruppi in cui ci sarà un segretario, che è quello che scriverà nel quaderno di laboratorio. In ogni gruppo ci sarà un quaderno di laboratorio perché questo lo definiamo come un laboratorio di scienze, però questo segretario cambia ogni volta in modo che ognuno ha la possibilità di scrivere e poi in ogni gruppo ci sarà un osservatore cioè una persona che partecipa all’esperimento però deve scrivere alcune cose su dei comportamenti dei compagni. Siete pronti? Bambini: Sì! Maestra: Intanto visto che io non vi conosco e che non conosco i vostri nomi ho pensato di fare un gioco di conoscenza e per fare questo gioco dobbiamo spostare i banchi e ci mettiamo tutti al centro qui. Infatti questo gioco l’ ho chiamato “Parole al centro”. I bambini e le maestre spostano i banchi. Maestra: Se c’è un bambino che non vuole dire il suo nome può dire un nome di fantasia, l’importante è che io so che quella persona durante questo laboratorio, che si chiama in un modo, viene chiamata in un altro. Mettiamoci tutti qua forza! Allora Gianluca che fai tu, vuoi partecipare? Al gioco partecipa anche il bambino diversamente abile, prima restio. 99 Maestra: Ognuno di noi va al centro si presenta e dice il suo nome e dice una caratteristica del suo carattere oppure quello che gli piace fare e poi se vuole può aggiungere un gesto, gli altri dobbiamo ripetere come si chiama e la caratteristica. Comincio io. Io mi chiamo Veria e penso di essere una persona tranquilla e vi mando un bacio! I bambini ripetono e poi cominciano a presentarsi. Bambini: Io mi chiamo Mohammed e penso di essere bravo, io mi chiamo Giovanni e penso di essere bravo. Maestra: Benissimo, però cerchiamo di cambiare, tu, forza! Bambini: Mi chiamo Amal e penso di essere intelligente e vivace! Maestra. È normale che uno quando viene al centro si vergogna un pochino però noi lo facciamo proprio per rompere il ghiaccio,avanti! Bambini: Mi chiamo Sabrina e penso di essere gentile, mi chiamo Ilaria e vi mando un bacio, mi chiamo Marialoisia e sono timida, mi chiamo Matteo e penso di essere spiritoso e vi farò ridere, mi chiamo Carlo e sono giocherellone, sono Mirko e penso di essere un po’ sbadato, ciao!, Mi chiamo Giuliano e sono tranquillo e gentile, vi mando un abbraccio. Io mi chiamo Michele e penso di essere un po’ chiacchierone, vi mando un bacio, Mi chiamo Salvatore G., e penso di essere gentile, mi chiamo Danilo e spero di essere forte, mi chiamo Salvatore V. e spero di essere gentile, tranquillo e ordinato, mi chiamo Giuseppe e spero di essere bravo in matematica, mi chiamo Leonardo e spero di essere tranquillo e ordinato, mi chiamo Sabri e sono bravo. Maestra: Tu? Bambini: Sono Gianluca e sono bello, sono un attore! Maestra: Bravo! E ci fa pure l’inchino! Ora che ci siamo presentati tutti anche se i nomi non me li ricorderò subito bene, facciamo un gioco di fiducia a coppie con il compagno che abbiamo accanto. 10 0 Si formano le coppie e la maestra spiega in cosa consiste il gioco. Maestra: Che cosa significa questo gioco di fiducia? Che ci dobbiamo fidare del compagno che abbiamo accanto. Ora ce ne andiamo in giro per l’aula e l’altro guida e non deve fare sbattere e poi ci si scambia di posto chi ha guidato diventa la persona che si fa guidare, va bene? Questo perché ognuno si deve fidare. Io lo faccio con Sabri. Io chiudo gli occhi e tu mi devi guidare. Dopo aver finito, la maestra dice: Avete cambiato di posto? Bambini: Sì. Maestra: Ora ci mettiamo di nuovo al centro. Chi vuole parlare e dire se gli è piaciuto? Bambini: Io! Maestra: Mi ripeti il tuo nome? Bambini: Michele. Maestra: Allora Michele, come ti è sembrato questo gioco? Bambini: Bello! Maestra: E poi come ti sei sentito? Ti sei fidato del tuo compagno? Bambini: Sì. Maestra:Bene ora chi vuole parlare? Bambini: Io, Salvatore G., non mi sono fidato! Maestra: Ti ha fatto sbattere? Bambini: Mi ha fatto cadere! Maestra:Poi? Bambini: Mi è sembrato bello però non mi sono fidato! Maestra: Poi, tu? Bambini: Mi è piaciuto! Maestra: E ti sei fidata? Ho visto che voi eravate molto attente. E tu? Io mi sono fidata di te,sei stato bravo Io invece all’inizio ti ha fatto sbattere un po’ sulla sedia perché guardavo anche i tuoi compagni! 101 Adesso invece creiamo i gruppi. Quanti siete? Bambini: Siamo 18, 19 con Gianluca! Maestra: Allora 4 gruppi, il segretario cambia ogni volta. Intanto io vorrei che ci fosse un bambino tunisino in ogni gruppo e poi dobbiamo fare sia maschietti che femminucce. Bambine: Siamo 4! Maestra: Allora 1 femminuccia in ogni gruppo. Ogni gruppo deve decidere il nome scegliendo un colore. I bambini scelgono Rosso, Azzurro, Verde e Giallo.Una volta fatti i gruppi, la maestra consegna i quaderni di laboratorio e spiega loro come compilarlo. Maestra: In alto dovete scrivere 1 dove c’è questo quadratino perché poi ci dobbiamo mettere i numeri le pagine. Poi dovete scrivere i nomi dei componenti del gruppo e sotto i nomi ci dovete scrivere “Indice”, poi giriamo pagina e in alto nel quadratino scriviamo 2. Dove avete scritto 2 dovete scrivere la data di oggi: 18 maggio 2006. Bambini: Così maestra? Maestra: Sì e il segretario deve scrivere “segretario:” e deve scrivere il suo nome e poi “osservatore:” e decidete chi è l’osservatore. Nel foglio dell’osservatore dovete scrivere il nome del gruppo, il nome dell’osservatore, i nomi dei componenti del gruppo, poi la data. Vi ho scritto nella scheda “Comportamenti” per esempio: Contribuisce al lavoro di gruppo. In questi gruppi ci sono delle regole: tutti devono contribuire, tutti! Quindi se uno non contribuisce l’osservatore lo deve scrivere, poi “fa partecipare gli altri”, non è che uno lo deve fare da solo l’esperimento o non fa partecipare gli altri! Poi ognuno deve aiutare ed incoraggiare i compagni a fare qualcosa, a scrivere o a fare l’esperimento che poi faremo e poi incoraggiare i compagni. L’osservatore lo osserva e lo scrive. E poi se discute con i compagni, per esempio: Carlo, contribuisce al lavoro di gruppo, dovete scrivere Sì o No. Ora vi do dei 10 2 questionari per tutti. L’argomento di scienze che tratteremo è: l’elettricità e voi dovete rispondere a queste semplici domande,basta anche un rigo, due righe, quello che vi viene in mente, su in alto mi scrivete il nome. Per ora ognuno per conto proprio e poi lavoriamo di nuovo in gruppo. Sono 10 domande, non più di 10 minuti, un quarto d’ora. Senza parlare con gli altri. Se uno non sa rispondere può scrivere che non gli viene in mente niente. Ognuno deve scrivere quello che pensa senza parlare tanto poi non vi metto il voto. Dopo aver somministrato il pre-test sull’elettricità, la maestra fa un brainstorming sulla parola elettricità e i bambini ne discutono in gruppo. Alla fine invita i bambini a scrivere sul quaderno di laboratorio come hanno vissuto questa nuova esperienza e a portare da casa per la prossima volta i seguenti materiali: → vecchie maglie di lana di tipo diverso; → vecchi guanti di pelle; → pezzi di pelliccia; → biro di plastica di vario genere; → cannucce di plastica; → posate o pettini di plastica; → pezzi polistirolo per imballo; → pezzi di carta di giornale, di quaderno o stagnola; → pellicola trasparente per alimenti; → foglie. DAL QUADERNO DI LABORATORIO. Gruppo Verde (Carlo, Amal, Leo e Michele) “A noi viene in mente la corrente. E’ stata scoperta grazie all’intelligenza. Sì con la spina del fono. L’esperienza vissuta è stata bella.” Gruppo Rosso (Salvatore G., Ilaria, Giovanni, Mohammed) 103 “Quando sentiamo la parola elettricità ci viene in mente la luce, il lampadario, il lume, ecc. Quando noi scivoliamo dallo scivolo molto veloce e tocchiamo lo scivolo sentiamo la scossa e dopo toccando una persona che indossa: anelli, bracciali, orologio ecc. sentiamo entrambi la scossa invece toccando il terreno la scossa finisce. L’esperienza di oggi è stata bellissima, io e i miei compagni del gruppo rosso ci siamo divertiti un mondo e non vediamo l’ora di fare un altro incontro con la maestra Veria.” Gruppo Azzurro (Sabrina, Salvatore V., Mirko, Giuliano, Gaspare dal 20/05/06) “A noi viene in mente l’energia. Per noi l’elettricità è stata scoperta grazie a un fulmine. A noi la scossa ci è venuta nella doccia e uno di noi nello scivolo. Sì ci sono dei giochi in cui si sfrutta il fenomeno dell’elettricità sono: il computer, macchina, ecc….Sì ci è piaciuto l’esperimento di oggi.” Gruppo Giallo (Matteo, Danilo, Giuseppe, Marialoisia, Sabri) “A noi quando sentiamo la parola elettricità ci viene in mente l’energia. Per noi l’uomo ha scoperto l’elettricità con i fulmini usando un aquilone. La scienza si potrebbe studiare con esperimenti. Ci è piaciuto giocare, conoscerci, partecipare e studiare insieme.” 10 4 6.6. Trascrizione giorno 20/05/06 Maestra: Buongiorno! Bambini: Buongiorno! Maestra: Intanto sistemiamoci come eravamo l’altra volta, negli stessi gruppi, cambiamo segretari e osservatori. Maestra: Avete portato le cose che vi avevo chiesto? Bambini: Sì! Maestra: Bravi. Va bene allora per favore tiratele fuori e le tenete sul banco perché ci serviranno per l’esperimento di oggi. Bambini: Maestra ma oggi che facciamo? Maestra: Tra un poco lo vedrete! I bambini prendono le cose che hanno portato da casa e le mettono sui banchi. Maestra: E allora bambini, vi ricordate che cosa mi avete detto la volta scorsa a proposito dell’elettricità per esempio io vi ho chiesto quando vi è capitato di prendere “la scossa”? Bambini: Sì io prendo la scossa nello scivolo, io quando scendo dalla macchina! Maestra: E per esempio secondo voi c’è elettricità quando ci si pettina? Bambini: Sì. No. La risposte dei bambini sono discordanti. Maestra: Bene, tutto questo riguarda l’elettrizzazione dei corpi, vi ricordate che vi ho chiesto come secondo voi l’uomo ha scoperto l’elettricità. Bambini: Sì. Maestra: Sono stati per primi i Greci, ed in particolare un certo Talete, che poi è diventato famoso come filosofo, a scoprirla. Dobbiamo arrivare a circa sei secoli a.C. Che ha fatto questo signore? Un giorno mentre lucidava degli oggetti di ambra si è accorto che questi attraevano delle pagliuzze e delle 105 piume, ed ha capito che i pezzi di ambra strofinati acquistavano la proprietà di attrarre dei piccoli corpi leggeri. In greco il nome dell’ambra è ‘ ’ (electron) e da questo è derivato il nome elettricità. Bene, adesso possiamo vedere cosa succede strofinando con forza una bacchettina di plastica su un maglione di lana e avvicinandola a degli oggetti leggeri. Mi date dei pezzetti di carta? Maestra: Allora bambini cosa è successo? Bambini: Si attaccano! Maestra: E secondo voi, perché succede? Bambini: Vengono attirati! Maestra: Vediamo e che cos’è che li attira? Bambini: Sono attirati perché tu hai riscaldato la bacchettina sul maglione! Maestra: Ora provo a farlo con una bacchetta però di vetro e vediamo che succede.. Bambini: Non si attacca, perché il vetro è più pesante! Maestra: Adesso vediamo cosa succede se lo faccio con la matita. Maestra: Allora bambini cosa è successo?E perché secondo voi? Bambini: Non si è attaccato! Maestra: E perché? Bambini: Perché sono di materiale diverso! Maestra: Bravi! Adesso provateci pure voi! Adesso do ad ogni gruppo una bacchettina di plastica così potete farlo pure voi! E poi divertiamoci ad attrarre gli oggetti con le cose che avete portato! Forza provate combinazioni diverse! Fatelo pure col polistirolo, con le foglie. I bambini si divertono moltissimo a strofinare gli oggetti sui maglioni che hanno portato e ad attirarli in vari modi. La maestra va nei vari gruppi per vedere come va l’esperimento. Maestra: Vi riesce? Si sono attaccati gli oggetti? 10 6 Bambini: Sì, bello anche col giornale si può fare. Maestra: Va bene, ora facciamo una verifica che poi sono dei piccoli indovinelli che dovete fare a coppie. La verifica anche se è su un foglio singolo, viene proposta a coppie all’interno dei gruppi. Maestra: Bene adesso che avete sperimentato varie situazioni possiamo dire che gli oggetti dopo che li abbiamo strofinati si sono “elettrizzati” e hanno acquistato una “carica elettrica”, cioè una proprietà nuova che prima non avevano ed è questa che gli dà la capacità di attirare altri oggetti. C’è quindi un nuovo tipo di forza che chiamiamo “forza elettrica” che è la forza che l’oggetto elettrizzato esercita sull’oggetto leggero attirato. La maestra rappresenta la forza alla lavagna con l’uso delle frecce. Maestra: Vediamo cosa succede se gonfio un palloncino, lo strofino .sul maglione e lo avvicino al muro. Bambini: Bello rimane attaccato! Maestra: Però non rimane tanto, ora vi propongo di fare un gioco con i palloncini. La maestra propone il gioco dei palloncini appesi. Gioco “I palloncini appesi” Il gioco viene fatto a squadre che corrispondono ai gruppi. Ogni giocatore cerca d’avere quanti più palloncini possibile attaccati alla parete allo scadere del tempo. Si gonfiano e si annodano parecchi palloncini. Come si gioca: si ammucchiano i palloncini al centro della stanza e si assegna ad ogni squadra una parte di parete. Al via, ogni giocatore prende un palloncino, lo sfrega sul maglione per creare elettricità statica e poi cerca di farlo restare attaccato alla parete. Se ci riesce, prende un altro palloncino e riprova e va avanti fino ad utilizzare tutti i palloncini che può. Se un 107 palloncino cade dalla parete qualunque giocatore può riutilizzarlo.Vince la squadra che ha più palloncini attaccati alla parete allo scadere del tempo. Il gioco purtroppo non riesce perché i palloncini non rimangono attaccati alla parete , forse a causa di una eccessiva umidità e i bambini ci rimangono male. Bambini: Maestra ma non rimangono! Da noi sì! Maestra: No, così non vale, il palloncino deve rimanere attaccato con la forza elettrica, non col chiodo! Furbacchioni! Va bene lasciamo stare, proviamo a rifarlo un’altra volta che c’è più tempo, facciamo una cosa bambini, secondo voi cosa è successo? Perché i palloncini non si sono attaccati? I bambini tornano nei gruppi e ne discutono. La maestra va alla lavagna e spiega cosa sarebbe dovuto succedere. Maestra: E allora cosa doveva succedere che se il palloncino si fosse attaccato alla parete sarebbe sembrato che non era il palloncino elettrizzato ad attirare il muro, ma il muro ad attirare il palloncino, infatti la forza più evidente è la forza che il muro esercita sul palloncino elettrizzato! Ma le forze siccome agiscono sempre accoppiate abbiamo la forza del muro sul palloncino ma anche quella del palloncino elettrizzato sul muro anche se è più difficile da immaginare perché è molto piccola. DAL QUADERNO DI LABORATORIO Gruppo Verde (Carlo, Amal, Leo e Michele) “E’ successo che quando con le posate si faceva la calamita l’abbiamo fatto fare nel giornale oppure nella maglia di lana si poteva prendere pezzi di polistirolo o pezzi di fogli del giornale perché il cucchiaio diventa caldo e neanche si poteva levare più. La bacchetta di vetro non si attacca perché è più dura della plastica e sono diversi. E’ successo che ci hanno dato dei palloncini e noi li dovevamo gonfiare, abbiamo preso delle maglie di lana e i fogli del giornale che con i palloncini li abbiamo strofinati, si 10 8 dovevano appendere al muro però non siamo riusciti a fare il palloncino e attaccarlo al muro, perché il materiale del palloncino non era adatto per appenderlo al muro.Però quando la maestra ha detto stop non erano ancora appesi. Per noi è stata una bella esperienza,interessante, però noi non siamo riusciti a farlo e neanche le altre squadre e non ha vinto nessuno.” Gruppo Rosso (Salvatore G., Ilaria, Giovanni, Mohammed) “Oggi abbiamo capito che con un maglione di lana e oggetti, riscaldandoli, succede che con molta pressione di corrente qualsiasi cosa. Con il vetro si placa la corrente e quindi non può dare la carica di corrente giusta, carica per prendere gli oggetti. Oggi abbiamo provato l’esperimento con i palloncini e non è riuscito perché secondo noi i palloncini non andavano bene” Gruppo Azzurro (Sabrina, Salvatore V., Mirko, Giuliano, Gaspare dal 20/05/06) “E’ successo che strofinando un oggetto di plastica su una base di carta o di lana, se strofini forte e lo appoggi su un pezzettino di polistirolo, si attacca, e perché la plastica è più leggera del vetro. Invece il vetro non si attacca perché è pesante. Noi abbiamo gonfiato i palloncini e li abbiamo sfregati nella lana e poi l’abbiamo attaccati al muro, e non si attaccavano perché i palloncini non erano caldi” Gruppo Giallo (Matteo, Danilo, Giuseppe, Marialoisia, Sabri) “Oggi ci siamo divertiti sfruttando l’elettricità elettrostatica, per noi è magia. Oggi abbiamo imparato a giocare con l’energia. È successo che la plastica riscaldandosi è diventata colla incollandosi alla carta, si può 109 riscaldare anche con il giornale. Per noi il vetro non attira oggetti perché non si riscalda come la plastica. Oggi è stata una giornata indimenticabile perché la maestra Veria ci ha detto il funzionamento dell’elettricità e ci ha fatto provare i palloncini strofinandoli al giornale. Lo stesso giorno la maestra fa sperimentare un’altra situazione didattica. Maestra: Allora bambini visto che c’è tempo facciamo degli altri esperimenti potete cambiare sia il segretario che l’osservatore e scrivete sempre in alto nel quaderno come abbiamo fatto finora la data, il nome del segretario e il nome dell’osservatore. Maestra: allora bambini cosa abbiamo detto finora dell’elettricità statica? Che i corpi strofinati con un panno di lana riescono ad attrarre degli oggetti leggeri Ora vediamo cosa Bambini : Sì, la carta, la pellicola, il polistirolo. Maestra: Benissimo. E vi ricordate il perché? Bambini: Perché si sono elettrizzati, perché hanno una carica elettrica. Maestra: Va bene, ora proviamo a vedere cosa succede quando due oggetti dello stesso materiale vengono elettrizzati strofinandoli con lo stesso panno. Maestra: Strofino due fogli di polistirolo con lo stesso panno vediamo cosa succede. Purtroppo i fogli di polistirolo non sono si caricano e non si vede subito la repulsione. Maestra: Non si vede così allora ve lo faccio vedere direttamente con i palloncini. La maestra gonfia due palloncini e li strofina con il maglione di lana, e cerca di avvicinarli. Maestra: Allora bambini cosa è successo? Lo vedete, non sono io. Io cerco di avvicinarli. 11 0 Bambini: Si allontanano! Maestra: E perché secondo voi? Bambini: Perché sono tutti e due carichi. Maestra: Ma perché succede? Scusate ma prima non si attraevano gli oggetti strofinati? Bambini: Però ora li hai strofinati tutti e due! Maestra: E quindi cosa è successo? Bambini: Sono tutti e due carichi. Maestra: Sì ma perché si respingono? Bambini: Non lo so. Maestra: Allora ve lo spiego io. Prima abbiamo elettrizzato degli oggetti e abbiamo visto che attiravano altri oggetti, ora abbiamo elettrizzato due oggetti con lo stesso materiale e abbiamo visto che si respingono. Questo perché non esistono solo delle forze di attrazione elettrica ma anche delle forze di repulsione elettrica. Siccome gli oggetti sono stati elettrizzati nello stesso modo cosa è successo? Hanno preso lo stesso tipo di carica elettrica. Ora ve lo faccio vedere alla lavagna. La maestra disegna alla lavagna gli oggetti elettrizzati e le cariche chiamandole positive e negative. Maestra: Allora bambini, gli oggetti che hanno lo stesso tipo di carica elettrica si respingono e può essere sia positivo e positivo sia negativo e negativo mentre positivo e negativo si attraggono. Maestra: Allora vediamo cosa succede se facciamo l’esperimento con altri materiali. Ve lo faccio vedere con un palloncino e una bacchetta di plastica. Bambini: Si respingono. Maestra: Secondo voi perché si respingono anche se non sono fatti dello stesso materiale? Bambini: Per la carica. 111 Maestra: Ora vediamo che succede se strofinate delle bacchette di vetro con un guanto di pelle. Ecco qua. Bambini: Si respingono! Maestra: Si respingono tra di loro ma attirano degli oggetti leggeri, vedete? Maestra: Ora vi faccio vedere cosa succede con una bacchetta di vetro e una bacchetta di plastica. Bambini: Si attirano. Maestra: Allora come ho detto prima ci sono due tipi di cariche elettriche diverse: positivo e negativo . E quindi gli oggetti che portano cariche di tipo diverso, come quelle che si creano quando si strofinano plastica e vetro, si attirano quando sono avvicinati, mentre quando strofiniamo due oggetti dello stesso materiale, entrambi di vetro o entrambi di plastica, si respingono perché hanno delle cariche elettriche dello stesso tipo. Bambini: Maestra ma come si fa a sapere quando è positivo e quando è negativo? Maestra: Questa è una bella domanda, però per risponderti bene devo fare una spiegazione su come è fatta la materia che vi farò la prossima volta, per ora vi dico solamente che il vetro si carica positivamente e che la plastica si carica negativamente. Ora possiamo fare le schede e dopo tornate nei gruppi per scrivere quello che abbiamo fatto nella seconda parte della giornata. DAL QUADERNO DI LABORATORIO Gruppo Verde (Carlo, Amal, Leo e Michele) “E’ successo che le maestre avevano i palloncini,li hanno strofinati con la maglia di lana per noi si stavano attaccando un po’, però non stavano attaccando, si respingono perché sono dello stesso materiale. Poi abbiamo visto delle bacchette di vetro, dello stesso materiale, e si attaccano da lontano. Però per noi è una buona esperienza. Dopo c’era una bacchetta di 11 2 vetro, e l’altra di plastica che si attaccavano, perché non erano dello stesso materiale”. Gruppo Rosso (Salvatore G., Ilaria, Giovanni, Mohammed) “I palloncini si respingono perché la carica di scossa usata da entrambi li fa respingere come due calamite al contrario. Succede che plastica e vetro strofinati in una maglia di lana entrambe le bacchette si attirano grazie alla super carica elettrica”. Gruppo Azzurro (Sabrina, Salvatore V., Mirko, Giuliano, Gaspare dal 20/05/06) “ I palloncini sono stati riscaldati con la stoffa e si respingono senza muovere la mano. Le bacchette di vetro sono state riscaldate con la stoffa e si respingono, la plastica e il vetro riscaldati si sono attaccati” Gruppo Giallo (Matteo, Danilo, Giuseppe, Marialoisia, Sabri) “I palloncini si respingono secondo noi perché sono entrambi dello stesso peso. Strofinando la bacchetta di vetro con la maglia di lana e avvicinando a quella di plastica si attirano”. 6.7. Trascrizione giorno 22/05/06 Maestra: Buongiorno bambini. Bambini: Buongiorno, maestra cosa facciamo oggi? Maestra: Riprendiamo il laboratorio sull’elettricità. Allora vi siete sistemati in gruppo? Ora vi do il materiale, già sapete cosa dovete fare, io non dico niente stavolta. Dopo che i bambini hanno terminato le operazioni preliminari si può cominciare. Maestra: Intanto vi voglio fare vedere che il gioco dei palloncini si può fare e che non è il materiale dei palloncini che non è adatto, ma forse li abbiamo 113 gonfiati poco e non si attaccavano. Io poi, a casa, l’ ho provato e mi è riuscito. Però oggi non lo facciamo perché abbiamo poco tempo. Vedete? Bambini: E’ vero, si appiccica bene! Maestra: Ci tenevo a farvelo vedere, così sapete che si può fare! Bene, prima di cominciare l’esperimento di oggi riprendiamo quello che abbiamo detto la volta scorsa e poi dobbiamo parlare dell’atomo. Quindi abbiamo detto che furono i Greci, in particolare il filosofo Talete, a scoprire che i corpi con lo strofinio acquistano una carica elettrica che gli fa attirare gli oggetti leggeri. Questa carica può essere positiva o negativa, abbiamo detto che positivo e positivo o negativo e negativo si respingono, mentre positivo e negativo si attraggono, questi due tipi di carica creano quindi una forza elettrica che può essere di attrazione o di repulsione. Va bene finora? Bambini: Sì. Maestra: Allora vediamo che cos’è quest’atomo: è la parte più piccola della materia, cioè ogni cosa che vediamo e tocchiamo è fatta di atomi, anche la lavagna, la cattedra, la maglia, ecc. Questo atomo è fatto in questo modo. Ora ve lo disegno alla lavagna. E’ come un pianeta c’è un nucleo al centro fatto di protoni e ci mettiamo la P che hanno carica positiva e neutroni che hanno carica neutra N, attorno vi girano come dei satelliti gli elettroni E che hanno carica positiva. Di solito i materiali sono neutri elettricamente, perché hanno lo stesso numero di protoni ed elettroni, ma cosa succede agli atomi per esempio della plastica quando strofiniamo la bacchetta sul maglione? Questi elettroni che sono liberi di muoversi passano dal maglione alla bacchetta, così la bacchetta si carica negativamente perché ha più elettroni, al contrario quando strofiniamo il vetro sul maglione, questo perde elettroni e quindi si carica positivamente. Maestra: E allora bambini vi ricordate cosa succede quando due oggetti vengono elettrizzati con lo stesso tipo di carica elettrica? 11 4 Bambini: Si respingono. Maestra: E qual era il motivo? Bambini: Perché prendono la stessa carica. Maestra: Perché si crea una forza elettrica che definiamo repulsiva. Maestra: E quindi, le cariche elettriche sono tutte uguali? Bambini : No, ci sono cariche positive e cariche negative. Maestra: Quelle positive si ottengono strofinando il vetro e quelle negative si ottengono strofinando la plastica. Maestra : Ora facciamo un gioco e voi mi dovete trovare il trucco nascosto in questo gioco, ora costruisco un pendolino magico. Allora guardate come lo faccio: facciamo una pallina con un pezzo di carta appallottolata, un filo di nylon, un ed un piccolo pezzo di carta stagnola. Col filo faccio un nodo nella pallina , e poi la si copro con un po’ di carta d’alluminio. Ora mi serve un volontario, chi viene? Bambini: Vengo io! Maestra: Allora Leonardo tu mi dovresti tenere il filo con la pallina in modo che possa dondolare liberamente. Lo vedete? Questa pallina è particolare perché è leggera come la carta, ma fuori è come l’alluminio, cioè è come un oggetto metallico molto leggero. Maestra: Ora avvicino al pendolino un cucchiaio di plastica. Cosa succede, bambini? Bambini: Niente! Maestra: Questo perché ancora non c’è nessuna forza attrattiva o repulsiva. Maestra:Ora guardate cosa faccio. La maestra strofina il pendolino su un maglione di lana ed avvicina la parte elettrizzata al cucchiaio. Maestra: Cosa vedete, bambini? Bambini: Il pendolino attrae la posata! 115 Maestra: Guardate ancora, cosa succede? Bambini: Ora si è allontanato. Maestra: Ora guardate ancora cosa fa il pendolino? Il pendolino appena ha toccato la posata rimane lontano da lei. Maestra: Allora bambini cosa è successo? E perché? Bambini: E’ successo che si sono passati la carica e poi quando la carica è passata nel cucchiaio si sono respinti perché ha preso la stessa carica. Maestra: Esattamente. Allora, ripetiamo cosa è successo. Chi vuole parlare? Bambini: Prima il pendolino attira il cucchiaio di plastica perché l’abbiamo elettrizzato e così si toccano, poi quando le cariche elettriche passano dal pendolino al cucchiaio, allora si respingono. Maestra: Quindi ripeto che il cucchiaio si è caricato per contatto, ma solo i metalli o dai metalli gli oggetti si caricano per contatto, infatti ricordatevi questo che vi sto dicendo, la caratteristica dei metalli è proprio quella di essere dei “conduttori” dell’elettricità, cioè le cariche elettriche possono muovere liberamente dentro di loro. Infatti dentro i fili elettrici ci sono dei metalli come il rame che però sono avvolti da un materiale conduttore che non fa disperdere l’energia. Quello che abbiamo fatto si può fare anche il contrario, cioè carichiamo il cucchiaio e poi trasmettiamo la carica al pendolino. Anzi vi faccio vedere. E’ diverso da prima? Bambini: No, è uguale, la carica è passata! Maestra: Bene quindi questo è un altro tipo di elettrizzazione. E come l’abbiamo chiamato? Bambini: Per contatto. Maestra: E allora qual è qui il trucco nascosto ? Bambini: Il contrario di prima. 11 6 Maestra: Alcune delle cariche elettriche si sono trasferite dal cucchiaio che è elettrizzato al pendolo che non è elettrizzato, questi due oggetti quindi si respingono perché hanno lo stesso tipo di carica. Come verifica i bambini fanno un disegno sul fenomeno dell’elettrizzazione per contatto. DAL QUADERNO DI LABORATORIO Gruppo Verde (Carlo, Amal, Leo e Michele) “E’ successo che la maestra ha preso un filo di nylon e prima ha preso un po’ di carta di un quaderno e ha messo di sopra la carta stagnola. Ha preso un cucchiaio di plastica e ha strofinato il pendolino magico sulla maglia di lana, ha preso il pendolino e il cucchiaio e si sono attaccati un po’ e poi hanno iniziato a respingersi, perché il cucchiaio ha preso la stessa carica del pendolino. Per fare funzionare il cucchiaio di plastica e il pendolino ci vuole l’energia che può passare da un filo di ferro”. Gruppo Rosso (Salvatore G., Ilaria, Giovanni, Mohammed) “La maestra Veria oggi ha iniziato a fare un pendolo con :lenza, carta e carta stagnola. Ha provato con un cucchiaio ad attirarlo ma non è successo niente perché no avevano carica elettrica. Abbiamo visto che prima si attaccava e poi si respingeva proprio perché al cucchiaio gli è stata trasmessa la carica dal pendolo. Il pendolo è come se fosse ferro quindi col cucchiaio toccandosi il cucchiaio prende la carica e si respingono.” Gruppo Azzurro (Sabrina, Salvatore V., Mirko, Giuliano, Gaspare dal 20/05/06) “Abbiamo creato un pendolino. Prendi un filo di nylon e carta stagnola e abbiamo cercato di attaccarlo con un cucchiaio di plastica. Noi abbiamo strofinato il pendolo con un maglione. Si sono attaccati in un certo momento ma poi si sono staccati perché il pendolo ha trasmesso la carica 117 elettrica al cucchiaio e si sono di nuovo distaccati perché hanno avuto la stessa carica elettrica” Gruppo Giallo (Matteo, Danilo, Giuseppe, Marialoisia, Sabri) “Abbiamo costruito un pendolo magico e l’abbiamo avvicinato ad un cucchiaio e abbiamo notato che non succedeva niente ma sfregando il pendolo alla lana si respingono. Il pendolo inizialmente si è attratto il cucchiaio, però dopo alcuni secondi i due oggetti si respingono. Il perché di questo allontanamento è che il pendolo distribuisce l’energia al cucchiaio e si allontanano. Abbiamo detto che il ferro è un conduttore di elettricità, infatti per far passare l’elettricità da una stanza ad un’altra si usa il ferro filato”. 6.8. Trascrizione giorno 25/05/06 Maestra: Questo è il 4° giorno che stiamo insieme. Bambini: Maestra cosa facciamo oggi? Maestra: Poi ve lo dico, intanto mettetevi nei gruppi. Maestra: Intanto spostatevi un pochettino per favore perché qua mi serve la lavagna, un po’ indietro. La maestra distribuisce i quaderni di laboratorio ai gruppi diversificando i ruoli e ricordando alcune regole fondamentali visto che sono passati alcuni giorni dall’ultimo incontro. Maestra: Voi siete gruppo Rosso, lo fai tu Mahammed? lo fa di nuovo Ilaria allora, tanto devo venire di nuovo. Voi che gruppo siete? Bambini: Azzurri! Maestra: Chi lo fa il segretario oggi? Bambini: Giuliano lo deve fare. 11 8 Maestra: Allora, voi siete gruppo Giallo e voi gruppo Verde. Già sapete cosa dovete fare. Alla prima parte dell’esperimento di oggi partecipa anche il bambino diversamente abile. Maestra: Gianluca tu con quale gruppo sei?mi raccomando, senza dare calci! Maestra: L’osservatore chi lo fa qui?Mi raccomando dovete collaborare. Allora dovete scrivere la data di oggi. La maestra va alla lavagna e mostra ai bambini cosa devono fare anche se già dovrebbero saperlo. Maestra : L’avete compilata la scheda dell’osservatore? Mi raccomando solo la prima parte. Bambini:sì Maestra: Vi ricordate cosa abbiamo detto finora sull’elettricità? Vediamo gruppo Rosso, cosa abbiamo detto sull’elettricità? Come si possono elettrizzare i corpi? Bambini: per contatto, per strofinio. Maestra: Bene, finora abbiamo visto per contatto e per strofinio, si crea una forma di energia, ma che cosa succede alla materia? Abbiamo visto la struttura atomica della materia. Cosa significa? Che ogni materia ha gli atomi, l’atomo che è la parte più piccola della materia. Come era formato quest’atomo? Un nucleo e poi tanti satelliti, vi ricordate? Dentro il nucleo cosa ci sono? Bambini: I protoni! Maestra: Cariche positive che sono i protoni e ci ho messo la P, infatti e cariche ne.. Bambini: ..negative! Maestra: no, neutre! Bambini: Ah vero non sono né positive, né negative. 119 Maestra: Queste sono all’interno del nucleo! Qua quelle che girano attorno come dei satelliti sono quelle negative e sono gli elettroni. Bambini: Quando si toccano si uniscono e quindi si attaccano! Maestra: No, allora cosa succede con lo strofinio? Che si altera un pochettino la struttura della materia. Cosa succede? Per esempio se strofiniamo la plastica , un oggetto di plastica con la lana, si carica negativamente, quindi che cosa è successo? Che gli elettroni della lana sono passati sulla bacchetta di plastica, per esempio. E quindi si carica negativamente. Mentre il vetro si carica positivamente e quindi che cosa è successo che ha perso degli elettroni, infatti che cosa abbiamo visto? Che quando gli oggetti hanno la stessa carica o positiva o negativa,che cosa succede? Vi ricordate? Bambini: Si respingono! Maestra: Invece che cosa significa quando si attraggono? Che hanno cariche elettriche diverse perché abbiamo detto che positivo e negativo si attraggono, invece quando gli oggetti si caricano nella stessa maniera si respingono. Come l’abbiamo visto? Questo (- -) con le bacchette di plastica che si caricavano tutte e due negativamente, questo (+ +)con le bacchette di vetro che si caricavano tutte e due positivamente, questo ( - +)invece l’abbiamo visto quando abbiamo fatto gli esperimenti con il polistirolo e con i pezzetti di carta di giornale, è vero? Bambini: sì. Maestra: Oggi invece vediamo che gli oggetti si possono elettrizzare anche in altri modi e cioè si possono elettrizzare a distanza! Dovremmo costruire un altro pendolino con un cucchiaio di plastica, oppure lo possiamo fare con la bacchettina di plastica. Prendo il maglione , intanto elettrizziamo la bacchettina di plastica con lo strofinio. Mi serve un aiutante, mi aiuti tu? Dovresti tenere questo così.Ora elettrizzo quest’altra bacchetta e l’avvicino e vediamo cosa succede. 12 0 Bambini: Maestra si respingono! Maestra: Proviamo ancora! Ecco lo vedete che si muove? Mi raccomando tu tienilo fermo. Ecco lo vedete cosa succede, cosa sta succedendo? Bambini: Si respingono! Maestra: Per un attimo l’avete visto che l’ ha seguito? Allora io non lo tocco. Proviamo a farlo con il cucchiaio di plastica per vederlo meglio. Facciamolo con il cucchiaio di plastica sennò non riesce. La maestra costruisce un nuovo pendolino con il cucchiaio di plastica. Maestra: questo me lo tieni così, per favore, fermo, allora ho costruito un nuovo pendolino, sto elettrizzando la bacchetta di plastica e il cucchiaio non è elettrizzato. Vediamo che cosa succede. Bambini: Si dovrebbe attaccare! Maestra: Che cosa succede? Il cucchiaio si sta? Bambini: Si sta muovendo. Maestra: Elettrizziamolo ancora un altro pochino, allora che cosa è successo secondo voi? Bambini: Si respingevano. Maestra: Ma il cucchiaio non aveva elettricità quindi non si potevano respingere si dovevano attrarre, quindi che cosa è successo? Bambini: Perché hanno preso elettricità. Maestra: Allora quando un corpo non è elettrizzato com’è? Elettricamente neutro perché le cariche positive e negative sono in equilibrio, quindi è elettricamente neutro, cioè il numero degli elettroni e il numero dei protoni è uguale. Non c’è carica, non attrae niente, non può condurre niente, quando invece io gli strofino il maglione, acquista elettroni e quindi quest’oggetto di plastica si carica negativamente, se io lo avvicino al cucchiaio che non è elettrizzato, lo vedete che il cucchiaio si muove? E perché si sta muovendo secondo voi? 121 Bambini: Perché il cucchiaio si è elettrizzato. Maestra: Vediamo Matteo secondo te perché il cucchiaio si è elettrizzato? Bambino: Perché le cariche della bacchetta di plastica hanno elettrizzato il cucchiaio senza toccarlo. Maestra: Quindi che cosa è successo? Che le cariche della bacchetta di plastica senza toccare sono passate sul cucchiaio. Avete sentito cosa ha detto Matteo? Ha detto esattamente che cosa è successo che le cariche della bacchetta di plastica sono passate nel cucchiaio, infatti non è che si sono respinti come quando abbiamo fatto quello dei palloncini che proprio si staccavano, perché questo, il cucchiaio, è neutro. Avete sentito tutti? Ora mi dovete scrivere questa cosa nel quaderno. Alcuni bambini si lamentano della mancata collaborazione di altri. Maestra: Tutti devono collaborare, l’avete scritto quello che è successo? Bene. Adesso elettrizzo tutti e due gli oggetti. Che succede? Bambini: Si attaccano, qui si attaccano, qui si dividono. Maestra: Ora io avvicino l’oggetto elettrizzato dalla parte del manico, avete visto? Bambini: Se si mette di qua si respingono se si passa davanti si attaccano. Maestra: Vediamo qua che succede. Bambini: Da una parte è elettrizzato e dall’altra no. Maestra: Io continuo a lasciare la bacchetta di plastica vicino al cucchiaio vediamo che succede. Bambini: La allontana. Maestra: La allontana perché le cariche elettriche passano nel cucchiaio, come aveva detto Matteo, ma ora io allontano questa bacchetta e vediamo cosa succede avvicinando un’altra bacchetta che non è stata elettrizzata. Bambini: Si respingono! Maestra: Sembra come se fosse elettrizzata. 12 2 Bambini: Maestra quella bacchetta non è caricata. Maestra: Vediamo che succede qui. Avete visto cosa è successo? Bambini: Il cucchiaio si è messo a girare. Maestra: Perché il cucchiaio si è messo a girare? Che cosa è successo secondo voi? Bambini: Perché ha ancora cariche elettriche! Maestra: Che cosa è successo secondo voi? Io questo oggetto non l’ ho elettrizzato! Bambini: Si sono passati la carica. Maestra: Questo qui ha passato la carica quando io l’ ho avvicinato alla parte del cucchiaio e poi adesso il cucchiaio si è messo a girare perché? Che cosa è successo secondo voi?Guardate ancora si sta muovendo! Bambini: Perché ancora ne ha carica! Maestra: Quale? Bambini: Il cucchiaio! Maestra: Ora ci avvicino questo, ancora si attraggono, ora non si attraggono più! Bambini: La carica è finita! Maestra: Bravi, perché la carica non dura per sempre ma dopo un po’ la carica finisce. Quindi cosa è successo? Che elettrizzando per strofinio si creano nell’oggetto elettrizzato delle cariche elettriche che rimangono anche quando il maglione che abbiamo usato per elettrizzare l’abbiamo allontanato, poi cosa abbiamo visto? Che quando abbiamo avvicinato gli oggetti non elettrizzati c’era ancora carica perché la carica elettrica resta a lungo nell’oggetto. Dopo un po’ però queste cariche elettriche spariscono. Perché? Perché queste cariche elettriche non entrano ed escono dall’oggetto come quando utilizziamo lo strofinio per elettrizzare e le cariche passano da un oggetto 123 all’altro ma queste sono cariche che si muovono all’interno dell’oggetto stesso quando si avvicina un oggetto elettrizzato. Va bene? Bambini: Quindi la carica non passa? Maestra: Allora ve lo faccio vedere alla lavagna. Ecco cosa succede: quando carichiamo un corpo elettricamente ed avviciniamo un corpo scarico, le cariche negative si spostano verso il corpo elettrizzato e quindi l’altra parte com’è? Rimane senza elettroni e quindi diventa positiva e quindi i due corpi si attraggono. Dopo un po’ di tempo però se allontaniamo l’oggetto carico le cariche si distribuiscono di nuovo come prima. E’ più chiaro adesso? Bambini: Sì. Maestra: allora come lo chiamiamo questo tipo di elettrizzazione? Bambini: Elettrizzazione a distanza. Maestra: A distanza bravissimi o per induzione. Bene. Allora ora questo lo scriviamo nei quaderni. Maestra: Allora avete finito di scrivere? Quindi che cosa abbiamo visto? Che elettrizzando per strofinio si creano nell’oggetto elettrizzato delle cariche elettriche che rimangono anche quando viene allontanato l’oggetto che le ha create. Le cariche elettriche hanno segno opposto all’oggetto che le produce e quindi i due oggetti si attraggono. Ora vi faccio vedere un’altra cosa! Adesso vediamo come anche i liquidi si elettrizzano. Va bene? Quest’ultima cosa che ho detto l’avete seguita? Allora si può elettrizzare anche l’acqua.Vi è capitato mai a volte per esempio pettinandovi i capelli che avete avvicinato il pettine al filo d’acqua che scendeva dal rubinetto. Vi è capitato mai di farlo? Bambini: Sì. Maestra. Se a qualcuno è capitato di farlo ha notato che avvicinando il pettine si spostava un po’ il filo d’acqua, è vero? Tu l’ hai notato? E cosa è successo secondo te in quel momento? 12 4 Bambini: Che il pettine andando nei capelli prende la carica e poi vicino all’acqua col rubinetto aperto si allontana. Maestra: Bravissimo, succede esattamente questo! Bambini: Poi quando finisce la carica elettrica non si allontana più! Maestra: Adesso io faccio un esperimento per vedere come l’acqua si elettrizza. Qui però siccome il pettine non l’ ho portato lo facciamo con la bacchettina. Faccio scorrere l’acqua. Me lo strofini bene questo per farlo elettrizzare? La maestra chiede aiuto ad un bambino. Maestra: Allora guardiamo tutti cosa succede. Bambini: Si allontana. Maestra: Il filo d’acqua si allontana proprio perché la carica elettrica dell’acqua è negativa. Che cosa è successo allora? Bambini: L’acqua si è allontanata perché hanno la stessa carica! Maestra: Bravi, lo volete scrivere sui quaderni, per favore? I bambini terminano di scrivere, consegnano i quaderni e la scheda dell’osservatore e la maestra dà appuntamento per l’indomani. DAL QUADERNO DI LABORATORIO Gruppo Giallo (Matteo, Danilo, Giuseppe, Marialoisia, Sabri “Oggi la nostra maestra ci ha spiegato che strofinando una bacchetta con un cucchiaio appeso al filo gira perché il cucchiaio non è stato strofinato, strofinando cucchiaio e bacchetta si attraggono solo dalla punta, invece dal manico non si attraggono perché le cariche si sono spostate solo nella punta. Prendendo un’altra bacchetta non strofinata il cucchiaio la respinge. L’acqua con la bacchetta strofinata si sposta perché hanno cariche uguali.” 125 Gruppo Verde (Carlo, Amal, Leo e Michele) “La maestra ha preso due bacchette di plastica e le ha strofinate nel maglione di lana, dopo li ha messo vicine e si muovevano, poi ha preso il cucchiaio di plastica e si respingevano perché le cariche elettriche passano nel manico del cucchiaio. Dopo la maestra ha strofinato il cucchiaio e la bacchetta no, e il cucchiaio girava, dopo la carica è finita perché il cucchiaio non aveva più energia elettrica. Poi la maestra ha preso una bottiglietta d’acqua e l’ ha riempita dopo aperto la bottiglietta e l’ ha fatta scorrere nel bicchiere e ha strofinato la bacchetta di plastica e l’ ha appoggiata all’acqua e si allontanavano ed è successo che l’acqua si allontanava perché è fatta dello stesso materiale.” Gruppo Azzurro (Sabrina, Salvatore V., Mirko, Giuliano, Gaspare dal 20/05/06) “La maestra Veria e il nostro compagno Leonardo aveva tenuto il cucchiaio e la maestra Veria aveva tenuto la bacchetta di plastica, e l’aveva strofinata nel maglione che aveva portato e il cucchiaio e la bacchetta si respingono. Se il cucchiaio lo strofini e la bacchetta non la strofini, il cucchiaio si allontana perché il cucchiaio ha l’energia elettrica e il bastoncino di plastica non ne ha così il bastoncino di plastica respingeva il cucchiaio. La bacchetta di plastica con l’acqua: riscaldare strofinare la bacchetta l’acqua invece di bagnarla la bacchetta respinge l’acqua.” Gruppo Rosso (Salvatore G., Ilaria, Giovanni, Mohammed) “La maestra Veria oggi ci ha fatto fare un esperimento: ha preso un filo di nylon e ha legato un cucchiaio poi con una bacchetta di plastica ha strofinato sul maglione di lana e abbiamo visto che si respingevano. 12 6 Ora abbiamo fatto un altro esperimento: abbiamo ripreso la bacchetta di plastica e il pendolo con il cucchiaio abbiamo strofinato la bacchetta di plastica e l’abbiamo fatta respingere attrarre con il cucchiaio di plastica. La maestra ha messo il cucchiaio nell’acqua e il cucchiaio e l’acqua si respingevano.” 127 6.9. Trascrizione giorno 26/05/06 Maestra: Buongiorno bambini! Bambini: Buongiorno maestra! Che esperimento facciamo oggi? Maestra: Oggi facciamo una conversazione! Intanto vi potete mettere nei gruppi! Bambini: Ma oggi non c’è l’osservatore? Maestra: No, oggi non lo facciamo l’osservatore! Maestra: Mi dovete ascoltare un pochino! Ci potrebbe servire la lavagna. Bambini: Maestra? Tu ci sarai anche in quinta? Maestra: Non penso proprio! Maestra: Andiamoci a sedere e facciamo silenzio! Maestra: Oggi facciamo una conversazione sulle cose che abbiamo fatto e sulla corrente elettrica! Vi do il quaderno di gruppo e questa volta la scheda dell’osservatore non ve la do, mi raccomando però dovete essere concentrati su quello facciamo, su quello che diciamo perché dobbiamo scrivere più cose sul quaderno! Quindi questa volta c’è solo il segretario! La maestra chiama i segretari dei gruppi e consegna i quaderni. Maestra: Allora i segretari, cosa dovete fare? Bambini: Scrivere la data di oggi, la pagina e il nome del segretario. Maestra: Allora, che cosa abbiamo detto le altre volte?Che cosa mi avete detto la prima volta che avete risposto al questionario? Maestra: Allora alcuni di voi mi hanno detto che la parola elettricità gli fa venire in mente l’energia, è vero? Bambini: Io l’avevo detto!Noi l’abbiamo detto!Maestra io! Anche io! Maestra: Tu l’avevi detto, anche tu, anche lei! Bene! Qualcuno lo ha detto dunque concentriamo l’attenzione sulla parola energia. Che cosa è questa energia? Solitamente quando parliamo dell’energia che cosa vogliamo dire? 12 8 Bambini: Quasi come l’elettricità, l’energia elettrica! Maestra: A volte alcuni di voi non lo dicono? Oggi non ho energia! Non mi sento energico! Bambini: Ah, che è vuoto! Quando è stanco! Maestra: Quando uno è stanco! Chi l’ ha detto?Bene, invece quando uno ha energia com’è? Bambini: Che è forte! Che vuole sfruttare tutta l’energia! Maestra: Che vuole lavorare, ecc, quindi che cosa è questa energia? Io vi dico qual è la definizione che si trova nel vocabolario. Bambini: Maestra io ce l’ ho! Maestra: Ah lo vuoi cercare? Cercalo! Cercatelo e mi dite che cosa c’è scritto! Bambini: Io maestra l’ ho trovato Maestra: Me lo leggi? Bambini: Forza fisica di consumo. In fisica la capacità che ha un corpo di compiere un lavoro: Il calore fornisce l’energia! Vigore, fermezza! Maestra: Quindi, qual è la definizione scientifica di energia? La capacità di un corpo di compiere lavoro, infatti abbiamo detto che quando ci sentiamo più energici vogliamo lavorare, vogliamo fare tante cose, quando invece ci sentiamo stanchi, senza energia.. Bambini:..sei stanco poi mangi e ti riprendi l’energia! Maestra: Bravo, Bravissimo! Questo che ha detto Salvatore ci serve perché l’energia è appunto la capacità di compiere lavoro. Bambini: viene dal mangiare, infatti senza mangiare non c’è! Maestra: Che cosa succede per esempio la macchina per camminare ha bisogno della benzina e quindi compie il suo lavoro! Bambini: è come il suo mangiare! Maestra: Invece la benzina dell’essere umano è il cibo! Bambini: senza il cibo non abbiamo forza! 129 Maestra: Non abbiamo forza ci sentiamo fiacchi e senza energia! Bambini: Siamo tutti deboli! Maestra: Bravissimi! Ora però, qual è la caratteristica fondamentale dell’energia? Che l’energia non si crea e non si distrugge ma si trasforma! Va bene questo concetto?Quindi ripetiamo: l’energia non si crea e non si distrugge ma si trasforma! Per esempio come funziona la dinamo della bicicletta? Bambini: Con la ruota! Perché c’è la livella che quando noi camminiamo con la ruota striscia la ruota e crea l’energia. Maestra: E come si muove la ruota? Bambini: Con i pedali! Maestra: E chi li muove i pedali? Bambini: Io, noi! Maestra: Chi guida la bicicletta! Allora che cosa succede con la dinamo della bicicletta? Che cos’è la dinamo? Quel dispositivo che ci fa accendere la luce, la lampadina. Bambini: Io non ce l’ ho! Maestra: In alcune biciclette c’è, in altre non c’è! Cosa succede? Che l’energia di movimento che noi usiamo per fare muovere la bicicletta si trasforma in energia elettrica, infatti che cosa succede? Si accende la luce! E cosa succede quando si pedala più piano?Che la luce diventa più bassa, è vero? Bambini: Perché noi mettiamo meno energia! Maestra: Questa energia elettrica noi la usiamo ogni giorno? E come la usiamo? Bambini:Con la televisione, la radio, la playstation, con il computer come ora. Maestra: Poi quando usciamo fuori di casa la usiamo questa energia elettrica? Bambini: La macchina! 13 0 Maestra: La macchina ce l’ ha pure un dispositivo che usa l’energia elettrica! Bambini: La radio, la lampadina, la televisione! L’aria condizionata, il ferro da stiro, l’asciugacapelli! Maestra: Molto la usiamo in casa perché abbiamo gli elettrodomestici,ma fuori di casa?Voglio un esempio fuori di casa! Fuori di casa la usiamo l’energia elettrica? Bambini: Sì Maestra: Allora questi elettrodomestici che usiamo in casa a che cosa sono collegati? Bambini: Alla corrente, alla spina! Maestra: Poi?E da dove arriva l’energia elettrica che arriva nelle nostre case? Bambini: dall’Enel! Maestra: Che cos’è l’Enel? Bambini: È una fabbrica dove c’è l’elettricità! È una fabbrica di elettricità! Maestra: Cosa significa la parola Enel? Bambini: Elettricità, energia. Maestra: Ve lo dico io, è un acronimo, e significa Ente Nazionale per l’Energia Elettrica. L’Enel che ci fornisce l’energia elettrica ci fornisce l’energia attraverso delle centrali elettriche. Come è fatta una centrale elettrica? Vediamo qualcuno lo sa come è fatta? Bambini: Io una volta le ho viste! Maestra: Benissimo! Bambini: Da fili! Maestra: No, una centrale elettrica, cioè proprio il posto dove si crea l’energia elettrica che poi arriva nelle nostre case, vediamo. Bambini: E’ grande? Maestra: Matteo tu che l’ hai vista com’è fatta? Bambino: Ci sono tanti cavi. 131 Maestra: Ma prima che cosa c’è? Ci sono diversi tipi di centrali elettriche, perché ci sono diversi modi in cui si può creare l’energia elettrica, diciamo che molte sfruttano l’acqua e sono delle centrali idroelettriche. Bambini: Noi l’abbiamo fatte! Maestra: Bene e ve lo ricordate come sono fatte? Cosa c’è a monte? Bambini: C’è una diga, che fa passare piano l’acqua e crea questa energia. Maestra: Allora c’è un bacino idrico che fornisce l’acqua che poi viene convogliata nella diga, poi l’acqua scende e va nella turbina che mette in movimento l’alternatore, che cosa fa l’alternatore? Trasforma l’energia di movimento in energia elettrica proprio come quello avviene nella dinamo. Bambino: L’acqua fa girare la turbina e forma l’energia. Maestra: Quindi si ha una trasformazione dell’energia! Adesso torniamo al discorso di prima. Vi ricordate che tutti gli oggetti contengono delle cariche positive e negative? Bambini: Elettriche! Maestra: Che cosa succede agli elettroni? Che possono essere acquistati o ceduti dai corpi e quindi siccome l’elettrone è negativo, quando ci sono meno elettroni l’oggetto si carica positivamente, quando ci sono più elettroni, si carica negativamente. Vi ricordate che abbiamo visto questo con gli esperimenti che abbiamo fatto? Bambini: Sì. Maestra: Poi cosa abbiamo detto che questi elettroni sono liberi di muoversi ma dove si muovono? Quali sono quei particolari materiali dove si muovono gli elettroni? Bambini: Nella plastica, negli oggetti! Nei metalli! Maestra: Nei metalli che sono dei conduttori elettrici, cosa succede che appunto si muovono verso una certa direzione, questo flusso di elettroni ha bisogno per spostarsi di essere condotto verso una determinata direzione, per 13 2 spostarsi ha bisogno che ci sia un dislivello di energia elettrica ed è questo dislivello di potenziale che ci crea l’energia elettrica. Che cos’è questo dislivello?Avete presente quando si gioca nello scivolo. Che cosa succede? Bambini: Prima i bambini partono dalla scala si mettono su e si buttano! Maestra: Questo è quello che si vede! Allora, i bambini fanno la fila, con la loro forza salgono e poi scendono creando un’energia di movimento, dopodiché ritornano da qua e di nuovo si mettono in fila poi salgono e scendono. E che cos’è che li fa scendere? Bambini: Perché è in discesa! Maestra: C’è una discesa! La maestra fa una dimostrazione pratica con delle biglie poste su un piano inclinato. Maestra: Questo mi serve per creare un dislivello, che cosa succede nello scivolo, ci sono i bambini che salgono, appena sono in alto, scendono poi rifanno la fila e riscendono, è quello che si crea nel circuito elettrico, si deve creare un dislivello di potenziale che ci permette di creare questo circuito che deve essere un circuito chiuso. Questo è per darvi l’idea di quello che succede, quindi c’è questa differenza di livello che ci crea l’energia elettrica nel circuito! Chi fornisce l’energia elettrica nelle nostre case noi non lo vediamo, vediamo soltanto che abbiamo la possibilità di utilizzare l’energia elettrica. Ma ci sono degli apparecchi elettrici che funzionano lontano dal muro, dalle prese? Bambini: Il computer, il game-boy, il play- station portatile, il telecomando, il cellulare. Maestra: Bravi e secondo voi com’è possibile che questi apparecchi elettrici funzionano anche quando non sono attaccati alla corrente? Bambini: Perché di dentro c’è! Maestra: E che cosa glielo dà, chi è che gli dà l’energia elettrica? 133 Bambini: Noi! Maestra: No, voglio dire, cosa c’è dentro questi apparecchi che dà l’energia elettrica? Bambini: La pila! Maestra: La batteria o la pila! Ala fine della conversazione i bambini rifanno il questionario iniziale. Maestra: Anche se è lo stesso mi serve per vedere se dopo il mio intervento avete imparato qualcosa, vi do 10 minuti e nessuno deve copiare, metteteci la data e poi nome e cognome per favore. Maestra: Mi raccomando non datemi risposte banali, tipo mille volte ma ditemi quali elettrodomestici usate e quando usate l’elettricità. La maestra comincia a leggere alcune risposte. Maestra: Bambini, scusatemi, ma nessuno lo suona il campanello quando va a casa? Bambini: Sì. Maestra: E come funziona? Bambini: Con l’elettricità! Maestra: Ah mi sembrava che qualcuno usava la campana ancora! Mi dovete mettere almeno una situazione in cui si sfrutta l’energia elettrica! Alla fine i bambini consegnano i questionari. Maestra: Ancora non abbiamo finito, facciamo silenzio e commentiamo queste immagini, venite tutti qua. Maestra: Allora che cosa vediamo qui? Bambini: Una strada, una città, un palazzo, New York,una fontana! Maestra: E qua c’è la luce? Bambini: Sì! Maestra: Quando usciamo di casa ci sono le luci, ma fino ad un po’ di tempo fa non esistevano le luci per le strade. Che cos’è questo? 13 4 Bambini: Il fulmine che è stato attirato! Parigi! Maestra: Perché vi ho messo proprio Parigi? Bambini: Perché a Parigi c’è una torre alta ed ha attirato i fulmini! Maestra: Vi ho messo Parigi perché è stata chiamata la “ville lumiere” cioè la città della luce, perché era una città molto illuminata. E questo che cosa è? Bambini: Un fulmine. Maestra: In natura l’elettricità si crea con il fulmine. E come si crea l’elettricità con il fulmine? Bambini: Con le nuvole! Perché gli elettroni positivi salgono verso il cielo e ci sono quelli negativi! Maestra: Diciamo che è quasi così! Vi ricordate che ci sono degli atomi che perdono o acquistano delle cariche? Questi atomi si chiamano ioni e ci sono anche nell’aria e con gli urti si creano delle differenze di potenziale tra le nuvole o tra le nuvole e il suolo e questo crea una forte scarica elettrica che chiamiamo fulmine. Andiamo avanti, che c’è in quest’immagine? Bambini: Ci sono i bambini, uno si sta asciugando i capelli, raffigura una famiglia, c’è l’elettricità! Maestra: Che cosa stanno facendo queste persone ? Utilizzano… Bambini: Elettricità, consumano energia! Sprecano l’elettricità! Maestra: Diciamo che la utilizzano e stanno usando gli elettrodomestici! Cosa sono questi? Bambini: Il frigorifero, la lavatrice… Maestra: Altri elettrodomestici! Che cos’è questo? Bambini: Il treno! Maestra: E perché ve l’ ho messo? Bambini: Perché va ad elettricità! Maestra: Perché sfrutta l’elettricità per muoversi! Quindi cosa succede? È l’inverso di quello che accade con la dinamo o la centrale elettrica, qui è 135 l’energia elettrica che viene trasformata in energia di movimento! Ci sono altri mezzi pubblici che sfruttano l’elettricità per muoversi? Bambini L’autobus! Maestra: Più che l’autobus come si chiama il mezzo sfrutta l’elettricità?Qui non ci sono ma l’avrete visto da qualche altra parte! Bambini: Io lo so è quello che cammina con il filo! Maestra: E come si chiama? Bambini: É quello che va nelle montagne? Maestra: No, ma anche quello è un mezzo elettrico, è la funivia, io dico in città! Bambini: Non mi viene il nome! Maestra: E’ il tram! Qui cosa vediamo, anche se è in lontananza? Bambini: Sono delle ventole, le pale eoliche che usano il vento per fare l’elettricità! Maestra: In questo caso quindi che cosa c’è? C’è trasformazione dell’energia! Si utilizza il vento per creare energia elettrica, ed è una delle forme di energia alternativa perché vento in natura ce n’è in abbondanza rispetto ad altre cose che si utilizzano per creare energia come il petrolio. Bambini: Ed è una forza naturale! Maestra: Questi cosa sono? L’avete mai visti sui tetti? Bambini: Ah sì, sono i pannelli solari. Maestra: E cosa fanno? Anche loro servono per creare energia, sfruttano la luce del sole e la trasformano in calore poi ci sono i pannelli fotovoltaici che invece trasformano l’energia del sole in energia elettrica! Maestra: E’ una forma di energia pulita! Questo invece che cos’è? Bambini: Il palo dell’elettricità. Il palo della luce! Maestra: Un traliccio della luce e che cosa fa? Trasporta l’elettricità. Bambini: Perché i fili cadono, quindi questi tengono dritti. 13 6 Maestra: Questo invece cos’è? Bambini: un ferro da stiro, un ferro a vapore! Maestra: Perché ve l’ ho messo? Per mettervi un'altro elettrodomestico?Bisogna stare attenti quando si usa l’elettricità? Bambini: Sì, sì, no! Maestra: Allora vediamo, lo sapete quali sono le cose che non bisogna fare? Bambini: Non toccare la spina dell’elettricità. Maestra: Questa è una delle cose che non si deve fare. Che cos’è che non si deve fare? Bambini: Collegare tante spine in una sola presa. Maestra: Perché si crea troppo carico invece bisogna utilizzare la ciabatta che è fatta apposta! Invece cosa sta facendo questo bambino? Bambini: Se si tocca prende la scossa! Maestra: Non si devono mettere le dita nella presa! Bambino: Soprattutto bagnate perché l’acqua è conduttrice pure di elettricità! Maestra: Esatto! Qua vi ho messo dei fumetti. Legge Ilaria. La bambina legge la vignetta relativa al fumetto. Bambina: “Aiuto! Ma che scemo si è dimenticato di staccare la corrente!” Maestra: E si è preso la scossa! Si cambia la lampadina o si toccano fili elettrici senza staccare l’interruttore principale? Bambini: No! Maestra: Qui cosa succede?Leggi tu! “Presto, devo staccarlo senza toccarlo..e..lo farò utilizzando del materiale isolante..tipo?! Ci sono! Un bastone di legno (asciutto)!” Maestra: Non si deve toccare una persona che ha preso l’elettricità sennò la scossa passa anche a noi, a meno che non prendiamo un materiale isolante come il legno che non fa passare l’elettricità! Poi, andiamo avanti! Leggi tu! 137 Bambini: “Stock”, “Curioso ci hanno chiamato per soccorrere un folgorato e ci troviamo davanti ad un trauma cranico!” “Ma…ma…io non sapevo, non volevo non credevo…” Maestra: Quindi che cosa è successo? Naturalmente l’ hanno messo qui per sdrammatizzare, lo ha staccato ma gli ha dato un colpo troppo forte e gli ha fatto male! Quindi non bisogna esagerare! E questo che cos’è? Che cosa c’entra questa cosa? Bambini: Il porta CD! Quello per i dischi! Maestra: In effetti sono dei dischi, ma non quelli che si ascoltano! Questa è la prima pila che è stata inventata da un italiano che si chiama Alessandro Volta. Come l’ ha costruita? Ha messo un disco di rame ed uno di zinco con un panno imbevuto di una sostanza chimica che è l’acido solforico. Lo scrivo alla lavagna. Cosa ha fatto questo scienziato? Ha messo una serie di coppie di dischi di rame e di zinco separati da questo disco di panno imbevuto, li ha impilati, da questo infatti il nome pila. E cosa vide?Che questi due metalli, abbiamo detto il rame e lo zinco a contatto con questo acido si caricavano uno positivamente e l’altro negativamente e generavano una differenza di potenziale! Quindi cosa si creava? Bambini: Ah, l’abbiamo detto prima. L’elettricità! Maestra: L’elettricità, bravi! Adesso facciamo un piccolo test sulla pila! I bambini fanno il pre-test sulla pila e consegnano le risposte. Maestra: Allora bambini adesso che abbiamo finito, scrivete quello che abbiamo fatto oggi sui quaderni e ci vediamo domani. Ah, per favore portatemi tutte le pile scariche che riuscite a trovare! DAL QUADERNO DI LABORATORIO Gruppo Verde (Carlo, Amal, Leo e Michele) 13 8 “Oggi la maestra ha dato dei fogli dove ci sono domande che parlano di pile, e ha fatto vedere delle foto dove ci sono le cose che si fanno e quelle che non si fanno.” Gruppo Azzurro (Sabrina, Salvatore V., Mirko, Giuliano, Gaspare dal 20/05/06) “Oggi abbiamo visto delle fotografie sul computer della maestra e noi non abbiamo fatto niente ma abbiamo ascoltato molto per tutta la giornata.” Gruppo Giallo (Matteo, Danilo, Giuseppe, Marialoisia, Sabri) “Abbiamo visto come la natura si trasforma in elettricità e abbiamo visto gli esempi e foto al computer. Abbiamo capito come era formata la prima pila, fatta da tanti anelli uniti. Le pile sono di tante forme per le esigenze dell’uomo. La maestra ci ha fatto vedere foto di alcuni modi per creare energia elettrica. Ci ha spiegato le centrali idroelettriche.” Gruppo Rosso (Salvatore G., Ilaria, Giovanni, Mohammed) “Oggi la maestra Veria ha portato il Computer e ci ha fatto vedere delle immagini dell’elettricità: dei paesaggi come Parigi, torre Eiffel, la corrente elettrica, energia elettrica, Enel, dislivello di potenziale.” 139 6.10. Trascrizione 27/05/06 Maestra: Buongiorno! Bambini: Buongiorno! Maestra oggi che esperimenti facciamo? Maestra: Ora ve lo faccio vedere, delle cose interessanti! Bambini: Maestra possiamo unire i banchi? Maestra: Mettetevi come vi siete sempre messi! Allora mettetevi seduti e nei gruppi cooperativi. Bambini: Ma chi lo fa l’osservatore? Maestra: No oggi non lo facciamo nemmeno l’osservatore! Visti i numerosi concetti introdotti la maestra fa un riassunto di quanto spiegato il giorno precedente. Maestra: Allora di cosa abbiamo parlato ieri? Abbiamo parlato dell’energia, l’abbiamo cercato pure sul vocabolario. Cosa significa energia? La capacità… Bambini: ..di compiere lavoro. Maestra: Infatti abbiamo fatto l’esempio parlando di quando ci sentiamo più energici e di quando ci sentiamo meno energici,vero? Poi abbiamo detto che l’energia non si crea né si distrugge ma si trasforma e abbiamo fatto l’esempio della dinamo della bicicletta, a cosa serve la dinamo della bicicletta? Bambini: E’ un’energia che cambia. Maestra: Esatto è un esempio di trasformazione dell’energia! Come si attiva la dinamo? Qualcuno ha detto che striscia sulla ruota e poi si muove con l’energia meccanica che noi diamo ai pedali, l’energia meccanica si trasforma in energia elettrica. Poi abbiamo parlato degli elettrodomestici, abbiamo parlato delle centrali elettriche, come funzionano le centrali elettriche? Bambini: C’è una grande diga e poi.. Maestra: C’è una diga in alto, l’acqua viene convogliata verso una turbina che mette in azione un alternatore che trasforma l’energia dell’acqua in energia 14 0 elettrica e poi attraverso la società elettrica che in Italia è l’Enel arriva nelle nostre case. Poi cosa abbiamo visto? Abbiamo visto che le cariche elettriche che si muovono nei conduttori, per muoversi hanno bisogno di una forza che le incanala verso una certa direzione e abbiamo detto come si crea la corrente elettrica. Come si crea? Quando abbiamo fatto l’elettricità statica e abbiamo visto come un corpo si carica elettricamente acquistando o cedendo elettroni. Poi abbiamo visto come questi elettroni per muoversi nei metalli, che sono dei conduttori, hanno bisogno di qualcosa. Vi ricordate che vi ho fatto vedere le palline che scendevano sul piano inclinato? Se noi abbiamo una pallina che non è mossa da niente è ferma, se io invece ci metto un piano inclinato la pallina si mette in movimento e cade, è vero? Quindi che cos’è che crea la corrente elettrica? Bambini: Il movimento! Maestra: Il movimento che abbiamo chiamato dislivello di potenziale elettrico. Abbiamo visto quello che avviene più o meno in un circuito. La maestra fa un disegno alla lavagna. Maestra: Vi ho fatto scendere le palline che vengono riportate manualmente qua e poi scendono di nuovo e si crea energia di movimento o cinetica poi con l’energia meccanica si ritorna su e di nuovo e questo è più o meno quello che accade in un circuito elettrico che per funzionare deve essere chiuso. Va bene finora? Dopo vi ho chiesto come funzionano gli apparecchi che abbiamo a casa. Bambini: Con la corrente! Maestra: E alcuni hanno detto “mettendo la presa” perché la presa è attaccata direttamente alle centrali, cioè con chi ci fornisce l’energia elettrica, poi abbiamo anche detto che ci sono degli apparecchi che però sono staccati dalla corrente e funzionano lo stesso. Bambini: Sì con le pile! Con le batterie! 141 Maestra: E vi ho fatto vedere com’era fatta la prima pila con i dischetti di rame e zinco imbevuti in un acido. Poi abbiamo fatto il test sulla pila. Bene ora mettiamo sul banco tutte le pile che abbiamo portato e cominciamo guardare come sono fatte. I bambini hanno portato poche pile, ma la maestra ne ha portate alcune più alcune fotografie. Maestra: Allora vediamo un po’ cosa c’è scritto sulle pile? Bambini: Duracell, Sony, Energade, Super Pila, durata super, + e -, 4,5 V! Maestra: Allora oltre ai nomi delle marche ogni pila ha una sua diversa forma e un nome diverso, proprio come noi che siamo uno alto, uno basso, uno biondo e uno scuro e ognuno di noi ha un proprio nome. I nomi delle pile cambiano a seconda della forma, per i giocattoli o per il game boy sicuramente molti di voi usano le pile stilo tipo queste, per il telecomando del televisore le ministilo, oppure per una radio un po’ grande una mezza torcia, più raramente una torcia. Poi ci sono quelle quadrate tipo questa che chiamiamo transistor e quest’altra che chiamiamo pila piatta che ora ci serviranno per fare degli esperimenti. Poi ci sono queste a forma di pastiglia che si trovano di solito nelle sveglie o negli orologi. Poi conoscete altri tipi di pile o batterie? Bambini: Sì quella del cellulare, quella della macchina. Maestra: Sì perché anche nel cellulare o nella macchina ci sono dei dispositivi elettrici come il motorino di avviamento, le luci, ecc. Poi abbiamo visto dei numeri, questi numeri indicano il voltaggio o la famosa differenza di potenziale che la pila offre, quindi una pila da 4,5 V è più potente di una da 2,5 V, e il nome viene da Alessandro Volta! Ogni volta comunque dobbiamo usare la pila adatta e non una più grande altrimenti si crea troppa energia o una più piccola che ha poca energia per fare funzionare ciò che ci serve. Bene ora vediamo cosa significano i segni + (più) e – (meno) che ci sono in tutte le 14 2 pile, anche in quelle a forma di pastiglia ci sono però ora vi faccio vedere, ecco, i segni sono su facciate opposte, allora che significano questi segni secondo voi? Bambini: positivo e negativo, elettroni e protoni, boh! Maestra: Allora vi ricordate cosa abbiamo detto della prima pila costruita da Volta? Com’era fatta? Bambini: Da zinco e rame, e acido pure. Maestra: Bravi! E così mettendo tutti questi dischetti uno sopra l’altro si è creato il potenziale elettrico, ma questo potenziale o voltaggio è diverso, cioè dove c’è il + significa che c’è un potenziale elettrico più alto (dove c’è il rame) e dove c’è il – un potenziale elettrico più basso (dove c’è lo zinco). Ora vi faccio vedere come si fa ad accendere un led, che è una lampadina a luce fredda, con una pila transistor. Allora questo è un led blu da circa 4 V per farlo accendere collego il filo con polo positivo, quello più lungo, con la parte della batteria dove c’è il + e l’altro con quello negativo e si accende, vedete? Bambini: Bello! Maestra: Bene, allora adesso provate a farlo voi, poi appena avete finito mi fate un disegno sulle pile! Come verifica la maestra chiede ai bambini di fare in gruppo un disegno sulle pile. Maestra: Allora cosa significa secondo voi la parola interruttore? Bambini: E’ quello che accende e spegne la luce. Maestra: Sì, ma perché si chiama proprio così? Interrompe qualcosa? Facciamo così, adesso vi faccio vedere cosa succede quando si costruisce un circuito! La maestra costruisce un circuito con dei fili elettrici, una pila piatta e una piccola lampadina da 6V. 143 Maestra: Vedete bambini? Ho preso dei fili elettrici di rame, una piccola lampadina e li collego con la pila piatta che ha queste due linguette di metallo. Vediamo, cosa succede? Bambini: La lampadina si accende! Maestra: E perché? Che cos’è che ci dà l’energia elettrica? Bambini: La pila! Maestra: Per fare uscire la corrente elettrica dalla pila le si deve dare un percorso dove può passare e siccome la corrente elettrica può andare in una sola direzione si deve collegare un filo che vada da un capo all’altro della pila formando un circuito. Ci avete giocato mai con la pista con le macchinine? Bambini: Io ce l’avevo da piccolo! Maestra: Bene! E cosa succedeva se mancava un pezzo e non potevi chiudere il circuito? Bambini: La macchinina usciva! Maestra: E non poteva tornare al punto di partenza! Esatto, e il circuito elettrico funziona proprio così, cioè deve essere chiuso per fare scorrere l’elettricità, sennò se è aperto l’elettricità non passa. Ora vediamo cosa succede mettendo un interruttore. La maestra inserisce un interruttore nel circuito. Maestra: Allora adesso spengo, l’elettricità passa? Bambini: No! Maestra: L’elettricità non passa perché ho aperto il circuito e quindi la lampadina si spegne! Invece se chiudo il circuito premendo l’interruttore la corrente passa e va dalla batteria alla lampadina. Bambini: Quindi è al contrario, se si accende la luce, si chiude il circuito? Maestra: Esatto è proprio così. Quindi anche qui abbiamo visto delle trasformazioni di energia, l’energia chimica della pila si è trasformata in energia elettrica e attraverso il circuito elettrico è arrivata fino alla lampadina 14 4 e qui, vedete questi fili? Sentite che è caldo? Questo perché l’energia elettrica si trasforma in energia termica, quindi calore, e in energia luminosa. Adesso proviamo a mettere alcuni oggetti di materiale diverso nel circuito e vediamo cosa succede. Metto la carta stagnola tra il filo della lampadina e il filo elettrico. Cosa succede? Bambini: Si accende lo stesso la lampadina! Maestra: E secondo voi perché? Bambini: Perché è come un metallo e fa passare lo stesso l’elettricità! Maestra: Bravi è proprio così. E come si chiama questo tipo di materiali che fa passare l’elettricità? Bambini: Conduttori. Maestra: Bene ora provo a metterci uno stuzzicadenti di legno, vediamo che succede. Bambini: Non si accende. Maestra: E perché? Bambini: Perché il legno è isolante e interrompe il circuito elettrico. Maestra: Bravi! Ora vi faccio qualche domanda sulla pila. Cosa succede usando sempre la pila? Bambini: Si consuma. Maestra: E quindi? Funzionano gli apparecchi dove è inserita? Bambini: No. Maestra: Succede che l’energia della pila a poco a poco finisce e la pila si scarica. E dove si butta dopo? Bambini: Nella spazzatura! Maestra: Assolutamente no! Ho visto che molti di voi mi hanno risposto così, ma la pila non si può buttare nella spazzatura perché come abbiamo detto dentro ci sono degli acidi molto inquinanti che possono anche fuoriuscire quindi si deve buttare in degli appositi contenitori che si trovano di solito dai 145 tabaccai o dai fotografi. Solo due di voi mi hanno risposto bene, bravi. Adesso per favore tornate nei gruppi e mi fate i riassunto di quello che abbiamo fatto e poi mi scrivete qualcosa sul laboratorio, se è stata una bella esperienza, se vi è piaciuto o meno farlo, anche su come vi siete travati a lavorare nei gruppi, dopo facciamo il post test sulla pila e se c’è tempo il gioco dei palloncini. Appena i bambini hanno finito di scrivere sui quaderni di laboratorio sia sull’esperienza di oggi che sul laboratorio la maestra fa fare il post- test sulla pila. Rimane ancora un po’ di tempo così i bambini fanno il gioco dei palloncini che non era riuscito in uno dei primi incontri. Il gioco riesce molto bene, hanno vinto due gruppi a pari merito: il gruppo Verde e il gruppo Giallo! Ma i bambini si sono tutti divertiti molto: è la degna conclusione di una esperienza divertente e gratificante. Per ringraziarli la maestra Veria regala loro delle caramelle, sperando di rivederli presto: è stata veramente una bellissima esperienza! DAL QUADERNO DI LABORATORIO Gruppo Verde (Carlo, Amal, Leo e Michele) “E’ successo che con le batterie abbiamo messo dei fili elettrici mentre si appendeva e si faceva. La luce quando appendi il filo nella luce sempre accesa, invece quando non si mette la batteria la luce è chiusa. In quelle batterie c’erano messe 2 bacchette per tenere il filo molto di più. L’energia chimica che c’era si trasforma in energia elettrica. La maestra ha preso un bastone di legno e l’ ha attaccato alle 2 bacchette e la luce ha aperto, ma la luce non ha funzionato, perché il bastoncino di legno non aveva l’energia elettrica. Poi ha provato a mettere la carta stagnola e la luce si è accesa, perché la carta stagnola era di ferro e per questo continuava il filo del circuito quando si accendeva la luce nella lampadina. E poi abbiamo visto 14 6 l’energia elettrica, come la lavatrice quando lavora, trasforma l’energia elettrica in quella cinetica. Per noi è stata una buona esperienza e interessante, che la possiamo fare anche nel futuro e non lo dimenticheremo mai! Se non ci fosse la maestra Veria non le sapremmo mai queste cose, è bellissimo sapere nuove cose!” Gruppo Azzurro (Sabrina, Salvatore V., Mirko, Giuliano, Gaspare dal 20/05/06) “La maestra Veria ci ha fatto vedere le batterie. La batteria transistor, con due lampadine piccole, con un bastoncino di ferro, li ha messo dentro i buchi e la lampadina si è accesa. La batteria pila piatta con un filo l’ ha collegato alla lampadina e alla pila piatta. Ha preso un interruttore,dei cavi elettrici e una lampadina di 6 V. La maestra ha pressato l’interruttore e si è accesa la lampadina,poi la maestra ha aggiunto un pezzo di legno e non si accendeva. Poi ha preso la carta stagnola e l’ ha avvolta nel filo elettrico e si accendeva (perché la carta stagnola è come un metallo). Questi incontri ci sono piaciuti e ci sono stati utili, ma soltanto l’ultimo incontro il gruppo non ha funzionato molto bene: un bambino del nostro gruppo di nome Sabrina voleva fare il capo gruppo e voleva comandare tutto il gruppo. Speriamo di lavorare nel prossimo anno però con un’altra bambina: Sabrina è antipatica!.” Gruppo Giallo (Matteo, Danilo, Giuseppe, Marialoisia, Sabri) “Oggi la maestra ci ha spiegato i nomi delle pile e ci ha spiegato a cosa possono servire. Ci ha fatto vedere un esempio: Il circuiti elettrico. Abbiamo collegato due fili elettrici alla pila piatta, un cavo si collega ad un interruttore e l’altro direttamente alla lampadina da 6 V; abbiamo acceso l’interruttore e la lampadina si è accesa. Poi abbiamo collegato al filo un 147 legnetto e la lampadina non si accendeva ma con la carta stagnola, la lampadina, al contrario del legno, si accendeva. E’ stato emozionante studiare in questo modo insieme la maestra Veria! Gruppo Rosso (Salvatore G., Ilaria, Giovanni, Mohammed) “oggi la maestra Veria e noi abbiamo fatto un esperimento con le pile cioè le batterie. Abbiamo preso tanti tipi di pile ma soprattutto la più importante è stata la TRANSITOR. Con una piccola lampadina da 6 Volt e con dei fili elettrici e la batteria piatta; i fili elettrici li abbiamo attaccati alla pila con l’interruttore e sopra i fili abbiamo messo la carta stagnola e si è accesa la lampadina. Quindi è un conduttore, invece con il legno non accende perché è un isolante. A noi ci è piaciuto lavorare in gruppo ma non con Mohammed invece noi 3 siamo stati ottimi amici. Ci è piaciuto tantissimo con la maestra Veria e grazie ai suoi giochi ed esperimenti ci siamo divertiti in mondo! E’ più di quello che ci aspettavamo! Per noi è stato il più bel progetto del mondo!” 14 8 Capitolo 7 Analisi della sperimentazione 7.1. Analisi qualitativa e quantitativa L’analisi della sperimentazione è stata effettuata in due maniere. Dal punto di vista qualitativo, sulla base delle trascrizioni e dei quaderni di laboratorio, si sono potuti osservare e studiare i modi di pensare e di acquisire concetti scientifici nei bambini, ma anche l’interazione di gruppo, attraverso la scheda dell’osservatore e i quaderni; invece dal punto di vista quantitativo si è potuta rilevare la correttezza delle risposte e la riuscita dell’intervento didattico nella trasmissione dei concetti e degli schemi scientifici, a seconda delle risposte date nel pre e nel post test, e nelle verifiche individuali e di gruppo. 7.2. Analisi qualitativa rispetto ai contenuti Dal punto di vista qualitativo si può definire il successo dell’azione didattica rispetto ai contenuti trasmessi e rispetto alla modalità di svolgimento laboratoriale. Rispetto ai contenuti che riguardavano l’argomento di scienze l’elettricità si possono fare innumerevoli osservazioni. I bambini si rendono subito conto che l’elettricità, argomento di scienze che potrebbe sembrare di difficile apprendimento, è un fenomeno legato alla quotidianità: “A noi viene in mente la corrente. E’ stata scoperta grazie all’intelligenza. Sì con la spina del fono.” “Quando sentiamo la parola elettricità ci viene in mente la luce, il lampadario, il lume, ecc. 15 0 “A noi la scossa ci è venuta nella doccia e uno di noi nello scivolo. Sì ci sono dei giochi in cui si sfrutta il fenomeno dell’elettricità sono: il computer, macchina, ecc….” Quando la maestra chiede: vi è capitato mai di prendere la scossa scendendo dalla macchina? I bambini rispondono: “A me nel frigorifero, io una volta ho strofinato la testa su un tetto e poi ho preso la scossa.” “noi ci siamo date la mano e abbiamo preso la scossa”. Anche nel questionario alla domanda ‘Hai mai pensato quante volte al giorno abbiamo a che fare col fenomeno elettricità?’colpisce la risposta di un bambino che afferma: “sì, perché le cose che ci circondano a casa sono elettriche” Un’altra cosa che colpisce è molti di questi bambini hanno a che fare con le dispersioni di corrente come se fosse un evento usuale, mentre invece bisognerebbe prendere coscienza dei pericoli che corrono: “io pure maestra, io avevo i capelli bagnati, me li stavo asciugando con il phon, dopo un po’ l’ ho messo troppo caldo e mi sono preso la scossa ai capelli.” “sì, una volta c’erano due fili dell’interruttore, erano scoperti, io li ho toccati in un punto e mi sono preso la scossa.” Anche rispondendo alla domanda ‘hai mai preso la scossa scendendo dalla macchina o abbracciando qualcuno?’alcuni bambini hanno risposto così: “sì, quando accendo la luce” “sì, sotto la doccia” “sì, mettendo le prese” A causa di queste esperienze hanno un concetto intuitivo di conducibilità: 151 “Una volta giocavo con un mio amico, ci siamo presi la mano, lui l’aveva un pochino bagnata lui e io asciutta, e non so cosa è successo e ho preso la scossa. E gli ho chiesto: ma hai toccato qualcosa di elettrico? E lui mi ha detto che prima si è avvicinato alla stufa e poi si è sentito che la mano gli vibrava e la vibrazione mi è arrivata in tutto il corpo poi anche una piccola scossa, l’elettricità può succedere anche se uno si fa col phon e con la spazzola.” “mio padre mentre stavo giocavo con la palla e ha preso l’interruttore e il filo quello della televisione e la palla si è presa tipo la scossa, io mi sono presa la scossa in un angolo del corpo e mio fratello l’ ha presa con le mani e se l’è presa pure mio fratello.” I bambini dimostrano di avere anche un concetto intuitivo di creazione dell’elettricità statica attraverso lo strofinio e le scintille: “l’altra volta volevo accendere la televisione e non si vedeva, l’ ho toccata e ho preso tipo la scossa.” “a volte quando io faccio sempre così (schioccando le dita) mi prendo la scossa.” “Quando noi scivoliamo dallo scivolo molto veloce e tocchiamo lo scivolo sentiamo la scossa e dopo toccando una persona che indossa: anelli, bracciali, orologio ecc. sentiamo entrambi la scossa invece toccando il terreno la scossa finisce.” Un bambino, rispetto alle scintille, dà una risposta che fa tornare alle origini del fenomeno elettricità: “sì, ho pensato che fossero dentro di me” Forse un po’ tutti lo abbiamo pensato prendendo la scossa da piccoli! Anche la differenza tra elettricità ed energia elettrica è percepita a livello intuitivo, ma solo da un bambino tunisino: 15 2 “sì, c'è differenza, l'elettricità è come il fulmine, la corrente elettrica è la luce” Ciò che mi ha colpito molto è che in entrambe le classi i concetti di elettricità e calore vengano confusi o considerati lo stesso fenomeno o meglio i fenomeni elettrici, soprattutto la causa dell’attrazione, viene attribuita al calore; ad esempio negli esperimenti sullo strofinio: quando la maestra chiede ‘che cosa è successo?’ i bambini rispondono: “Sono attirati perché tu hai riscaldato la bacchettina sul maglione!” “perché c’è il calore lo ha attratto, esce il calore, il calore va verso l’alto e siccome è appiccicoso, la carta si appiccica!” “l’oggetto strofinato si è riscaldato e attrae gli oggetti più leggeri, come i giornali.” “l’oggetto più pesante si è riscaldato e quelli più leggeri come una calamita si sono alzati.” “perché il calore è come una cosa magnetica.” “è successo che il calore andando verso l’alto ha attratto gli oggetti” “È successo che la plastica riscaldandosi è diventata colla incollandosi alla carta, si può riscaldare anche con il giornale. Per noi il vetro non attira oggetti perché non si riscalda come la plastica.” “Oggi abbiamo capito che con un maglione di lana e oggetti, riscaldandoli, succede che si prende di corrente qualsiasi cosa” Anche nel questionario alla domanda ‘cosa pensi possa succedere sfregando energicamente una penna su un maglione di lana?’ i bambini intuiscono che si crea calore: “la penna diventa calda” anche se qualcuno teme il peggio: 153 “il maglione prende fuoco, si buca il maglioncino” addirittura: “fanno le scintille” e “diventa azzurra” nel post test aggiungono: “la penna si riscalda e fa volare la carta”, “la penna si riscalda e attira gli oggetti”, “la penna si riscalda e prende energia elettrica”, “la penna si riscalda e attira la carta”, “la penna si riscalda e sembra una calamita che attira le cose”, “la penna si riscalda e si elettrizza.” Il calore è la condizione sine qua non perché possa esserci anche l’elettrizzazione o, più verosimilmente, i bambini hanno bisogno sempre di partire da un fenomeno a loro più familiare per poterne spiegare uno nuovo. Un altro fenomeno con cui l’elettricità viene confusa o con cui si accompagna, secondo i bambini, è il magnetismo. Questo non stupisce se si pensa che in effetti dalla scoperta dell’elettricità statica di Talete fino a Gilbert (nel 1500) questa fusione si è avuta anche nella storia della fisica, ed ha continuato ancora per un po’ ad esistere. Vediamone degli esempi nelle risposte ai questionari. Alla domanda ‘cosa pensi che succeda sfregando energicamente una penna su un maglione di lana? Nel post test uno dei bambini risponde: “la penna si riscalda e sembra una calamita che attira le cose” Alla domanda ?Secondo te cosa può succedere se si mettono vicine due bacchette di plastica strofinata su un po’ di lana? Nel post test uno dei bambini risponde “si distaccano con la forza magnetica” Mentre per la spiegazione del fenomeno di due bacchette di plastica strofinate su un guanto di pelle, nel post test uno dei bambini risponde “è un fenomeno magnetico” oppure 15 4 “perché c'è la forza magnetica” Alla domanda su cosa possa succedere a due bacchette di vetro strofinate prima con lana e poi con la pelle, qualcuno dei bambini risponde: “la forza magnetica è più forte” “le due bacchette sono uguali quindi si respingono con la forza magnetica Alla domanda su cosa possa succedere avvicinando una bacchetta di vetro ed una di plastica strofinate con la lana, uno dei bambini risponde: “si attaccano magneticamente” Tutte queste risposte vengono date nel post test ossia dopo l’intervento didattico che si incentrava sull’elettricità, anche se ai bambini è stata data la massima libertà di rispondere. C’era anche il rischio che le risposte date da qualcuno durante l’intervento didattico influenzasse le risposte finali, ma il riferimento al magnetismo è venuto fuori anche in relazione alla domanda ‘la parola elettricità cosa ti fa venire in mente?’ Uno dei bambini ha risposto: “la forza magnetica” Anche durante la discussione in classe qualche riferimento al magnetismo viene fuori: Bambina: l’oggetto più pesante si è riscaldato e quelli più leggeri come una calamita si sono alzati. Maestra: hanno attratto gli oggetti più leggeri e poi, secondo voi che cosa è successo dal punto di vista scientifico? Bambini: perché il calore è come una cosa magnetica. In particolare quando vengono strofinati i due palloncini: Maestra: Vediamo cosa succede. Aziz, mi aiuti tu? Io strofino questo e tu l’altro. Adesso avviciniamoli, guardate, che cosa succede?Io cerco di avvicinarli. 155 Bambini: è come una calamita, sembra di più una calamita, siccome due forze magnetiche hanno la stessa concentrazione di forze allora si scontrano. Bambini: si respingono pure loro! Maestra: io cerco di avvicinarle, che succede? Bambini: si respingono pure loro. Maestra: e perché secondo voi? Bambini: perché la forza magnetica è talmente forte che si respingono. “Secondo noi invece è successo che i palloncini si respingono perché hanno una carica magnetica uguale, quindi si scontrano e si respingono. E succede la stessa cosa anche con le bacchette di plastica si respingono perché il materiale e la forza magnetica sono uguali, e la stessa cosa anche con la bacchetta di vetro.” “la caricatura avviene quando una parte magnetica si strofina con una che non è caricata. La attrazione avviene quando positivo e positivo si incontrano.” “Le due bacchette di vetro hanno una forza magnetica che si respingono tra di loro.” “I palloncini si respingono perché la forza magnetica è troppo potente.” “I palloncini non si attraggono perché hanno una stessa forza magnetica, anche nel caso dei bastoncini di plastica si respingono, le due bacchette di vetro si respingono perché anche esse hanno la stessa forza magnetica.” “Quando è stato strofinato con la lana e mettendolo al muro, l’energia elettrica è pure magnetica.” “E’ successo che quando con le posate si faceva la calamita l’abbiamo fatto fare nel giornale oppure nella maglia di lana si poteva prendere pezzi di 15 6 polistirolo o pezzi di fogli del giornale perché il cucchiaio diventa caldo e neanche si poteva levare più. “I palloncini si respingono perché la carica di scossa usata da entrambi li fa respingere come due calamite al contrario. I bambini comprendono senza difficoltà che quando un oggetto si carica elettricamente, si crea una forza elettrica che agisce nei due sensi: Maestra: questi oggetti non si attraggono, ma? Bambini: si respingono. Maestra: e perché secondo voi? Bambini: perché hanno la stessa forza elettrica. Anche se non riescono subito a distinguere tra forza elettrica e carica elettrica: “Ora vediamo cosa succede, vi ricordate che vi ho fatto la domanda: che cosa succede strofinando un palloncino con un po’ di lana e avvicinandolo al muro? Bambini: forte, bello! Maestra: allora cosa è successo? Bambini: è successo che il palloncino si è caricato di energia e siccome non poteva attrarre il muro, è stato attratto dal muro. Bambini: il palloncino è stato attirato! Maestra: è il muro che attira il palloncino? Bambini: no, è stato il palloncino che ha attirato il muro e ha avuto delle cariche elettriche! Maestra: e come fa il palloncino che è così leggero ad attirare il muro? Bambini: è il calore, ha elettricità, è come se il calore fosse un magnete. Il palloncino si è caricato di energia elettrica.” I bambini intuiscono anche che la differenza di materiali che si utilizza durante la sperimentazione influisce sul risultato anche se spesso le cause 157 vengono attribuite ad altre caratteristiche del materiale, perché non conoscono la struttura atomica della materia: “I palloncini si respingono secondo noi perché sono entrambi dello stesso peso. “E’ successo che strofinando un oggetto di plastica su una base di carta o di lana, se strofini forte e lo appoggi su un pezzettino di polistirolo, si attacca, e perché la plastica è più leggera del vetro. Invece il vetro non si attacca perché è pesante.” “Maestra: Ora provo a farlo con una bacchetta però di vetro e vediamo che succede.. Bambini: Non si attacca, perché il vetro è più pesante! Maestra: Adesso vediamo cosa succede se lo faccio con la matita. Maestra: Allora bambini cosa è successo?E perché secondo voi? Bambini: Non si è attaccato! Maestra: E perché? Bambini: Perché sono di materiale diverso!” Nella spiegazione su come mai l’esperimento relativo al palloncino che avrebbe dovuto attaccarsi al muro con la sola carica elettrica i bambini pensano: “non siamo riusciti a fare il palloncino e attaccarlo al muro, perché il materiale del palloncino non era adatto per appenderlo al muro.” “perché il vetro è più freddo” Alla domanda su cosa possa succedere a due bacchette strofinate prima con la lana e poi con la pelle, un bambino risponde: “con la pelle si avvicinano perché il vetro è più pesante della plastica” Alla domanda su come si spiega ciò che avviene avvicinando una bacchetta di vetro e una plastica un bambino risponde: 15 8 “il vetro si riscalda più facilmente e fa scaldare la bacchetta di plastica” Alla domanda su cosa possa succedere mettendo vicine due bacchette di plastica strofinate con la lana, un bambino risponde: “le bacchette di plastica sono tutte e due forti e non si attraggono” Alla domanda su come si può spiegare ciò che avviene strofinando le bacchette di plastica su un guanto di pelle, un bambino risponde: “la plastica si sfrega, la parte dura del guanto con la lana diventa dura” Secondo alcuni bambini l’attrazione è dovuta ad una maggiore carica elettrica: “Succede che plastica e vetro strofinati in una maglia di lana entrambe le bacchette si attirano grazie alla super carica elettrica”. L’elettrizzazione per contatto viene compresa subito e bene, anche il fatto che la carica non dura a lungo. Dopo la maestra ha strofinato il cucchiaio e la bacchetta no, e il cucchiaio girava, dopo la carica è finita perché il cucchiaio non aveva più energia elettrica. Anche il fatto che questo tipo di elettrizzazione si ha solo con i metalli viene acquisito senza problemi, anche se il materiale ‘metallo’ per i bambini è solo il ferro. “Maestra: Ora guardate ancora cosa fa il pendolino? Il pendolino appena ha toccato la posata rimane lontano da lei. Maestra: Allora bambini cosa è successo?E perché? Bambini: E’ successo che si sono passati la carica e poi quando la carica è passata nel cucchiaio si sono respinti perché ha preso la stessa carica.” “E’ successo che la maestra ha preso un filo di nylon e prima ha preso un po’ di carta di un quaderno e ha messo di sopra la carta stagnola. Ha preso un cucchiaio di plastica e ha strofinato il pendolino magico sulla maglia di lana, ha preso il pendolino e il cucchiaio e si sono attaccati un po’ e poi hanno iniziato a respingersi, perché il cucchiaio ha preso la stessa 159 carica del pendolino. Per fare funzionare il cucchiaio di plastica e il pendolino ci vuole l’energia che può passare da un filo di ferro”. “La maestra Veria oggi ha iniziato a fare un pendolo con :lenza, carta e carta stagnola. Ha provato con un cucchiaio ad attirarlo ma non è successo niente perché non avevano carica elettrica. Abbiamo visto che prima si attaccava e poi si respingeva proprio perché al cucchiaio gli è stata trasmessa la carica dal pendolo. Il pendolo è come se fosse ferro quindi col cucchiaio toccandosi il cucchiaio prende la carica e si respingono.” “Abbiamo costruito un “pendolo magico” e l’abbiamo avvicinato ad un cucchiaio e abbiamo notato che non succedeva niente ma sfregando il pendolo alla lana si respingono. Il pendolo inizialmente si è attratto il cucchiaio, però dopo alcuni secondi i due oggetti si respingono. Il perché di questo allontanamento è che il pendolo distribuisce l’energia al cucchiaio e si allontanano. Abbiamo detto che il ferro è un conduttore di elettricità, infatti per far passare l’elettricità da una stanza ad un’altra si usa il ferro filato”. Anche quando abbiamo costruito il circuito i bambini hanno individuato subito i conduttori e gli isolanti: “Poi ha provato a mettere la carta stagnola e la luce si è accesa, perché la carta stagnola era di ferro e per questo continuava il filo del circuito quando si accendeva la luce nella lampadina.” “La maestra ha pressato l’interruttore e si è accesa la lampadina,poi la maestra ha aggiunto un pezzo di legno e non si accendeva. Poi ha preso la carta stagnola e l’ ha avvolta nel filo elettrico e si accendeva (perché la carta stagnola è come un metallo).” “oggi la maestra Veria e noi abbiamo fatto un esperimento con le pile cioè le batterie. Abbiamo preso tanti tipi di pile ma soprattutto la più 16 0 importante è stata la TRANSITOR. Con una piccola lampadina da 6 Volt e con dei fili elettrici e la batteria piatta; i fili elettrici li abbiamo attaccati alla pila con l’interruttore e sopra i fili abbiamo messo la carta stagnola e si è accesa la lampadina. Quindi è un conduttore, invece con il legno non accende perché è un isolante. “Adesso proviamo a mettere alcuni oggetti di materiale diverso nel circuito e vediamo cosa succede. Metto la carta stagnola tra il filo della lampadina e il filo elettrico. Cosa succede? Bambini: Si accende lo stesso la lampadina! Maestra: E secondo voi perché? Bambini: Perché è come un metallo e fa passare lo stesso l’elettricità! Maestra: Bravi è proprio così. E come si chiama questo tipo di materiali che fa passare l’elettricità? Bambini: Conduttori. Maestra: Bene ora provo a metterci uno stuzzicadenti di legno, vediamo che succede. Bambini: Non si accende. Maestra: E perché? Bambini: Perché il legno è isolante e interrompe il circuito elettrico.” La cosa più mi ha piacevolmente sorpreso è il fatto che i bambini pensano all’elettricità come energia, sia prima che dopo l’intervento, e comprendono subito quando si parla delle trasformazioni di energia: “A noi viene in mente l’energia “A noi quando sentiamo la parola elettricità ci viene in mente l’energia Oggi abbiamo imparato a giocare con l’energia Per fare funzionare il cucchiaio di plastica e il pendolino ci vuole l’energia che può passare da un filo di ferro”. 161 il pendolo distribuisce l’energia al cucchiaio e si allontanano. “Maestra: Quindi, qual è la definizione scientifica di energia? La capacità di un corpo di compiere lavoro, infatti abbiamo detto che quando ci sentiamo più energici vogliamo lavorare, vogliamo fare tante cose, quando invece ci sentiamo stanchi, senza energia.. Bambini:..sei stanco poi mangi e ti riprendi l’energia! Maestra: Bravo, Bravissimo! Questo che ha detto Salvatore ci serve perché l’energia è appunto la capacità di compiere lavoro. Bambini: viene dal mangiare, infatti senza mangiare non c’è! Maestra: Che cosa succede per esempio la macchina per camminare ha bisogno della benzina e quindi compie il suo lavoro! Bambini: è come il suo mangiare! Maestra: Bravissimi! Ora però, qual è la caratteristica fondamentale dell’energia? Che l’energia non si crea e non si distrugge ma si trasforma! Va bene questo concetto?Quindi ripetiamo: l’energia non si crea e non si distrugge ma si trasforma! Per esempio come funziona la dinamo della bicicletta? Bambini: Con la ruota! Perché c’è la livella che quando noi camminiamo con la ruota striscia la ruota e crea l’energia. Maestra: E come si muove la ruota? Bambini: Con i pedali! Maestra: E chi li muove i pedali? Bambini: Io, noi! Maestra: Chi guida la bicicletta! Allora che cosa succede con la dinamo della bicicletta? Che cos’è la dinamo? Quel dispositivo che ci fa accendere la luce, la lampadina. Bambini: Io non ce l’ ho! 16 2 Maestra: In alcune biciclette c’è, in altre non c’è! Cosa succede? Che l’energia di movimento che noi usiamo per fare muovere la bicicletta si trasforma in energia elettrica, infatti che cosa succede? Si accende la luce! E cosa succede quando si pedala più piano?Che la luce diventa più bassa, è vero? Bambini: Perché noi mettiamo meno energia!” Un’altra sorprendente coincidenza si ha quando i bambini parlando di come è stata scoperta l’elettricità si riferiscono ai fulmini: “Per noi l’elettricità è stata scoperta grazie a un fulmine.” “Per noi l’uomo ha scoperto l’elettricità con i fulmini usando un aquilone.” “secondo me un fulmine ha colpito un ombrello con un tessuto speciale che ha intrappolato l'energia del fulmine” In realtà alcuni di questi esperimenti, come quello dell’aquilone sono stati utilizzati da alcuni scienziati, come Franklin per intrappolare l’elettricità o meglio “per estrarre l’elettricità dalle nuvole. Un famoso esperimento di Franklin in cui, durante un temporale, estrasse scintille dalla carda umida che pendeva da un aquilone, si svolse senza incidenti; invece il fisico Richmann, in Russia, restò fulminato in un esperimento analogo: fino ad allora, infatti, gli sperimentatori non si erano resi conto del grande pericolo che correvano con le loro prove.” (Segrè, 1996, pag. 148) 7.3. Analisi qualitativa rispetto alla didattica Rispetto alla modalità laboratoriale ho potuto notare, che questo tipo di didattica lascia più liberi i bambini. Il lavoro sul gruppo cooperativo è stato proficuo, soprattutto per i bambini più timidi che nel corso di più incontri si sono dimostrati sempre più disinvolti. Ho immaginato quindi che bel lavoro si potrebbe fare sulla programmazione di un intero anno scolastico! 163 Gli unici ruoli che venivano attribuiti erano quelli di segretario e di osservatore ed erano anche molto ambiti. Avere un ruolo con i propri mezzi, il quaderno o la scheda dell’osservatore rendeva più partecipi i bambini. Avendo specificato però che questi ruoli dovevano ruotare e che non esisteva un capo. Questo faceva sentire all’inizio un po’ spaesati tutti i bambini, ma poi sapendo che tutti potevano “avere un ruolo” si sentivano più partecipi e coinvolti nell’esperienza. Il lavoro di gruppo e il senso di appartenenza è stato così ben accettato che ha avuto anche qualche influenza sul lavoro individuale come i questionari o le verifiche. All’interno dei gruppi i bambini di nazionalità tunisina erano ben integrati, anche se alcuni avevano qualche difficoltà linguistica che diventava anche una difficoltà di comunicazione. Qualcuno di loro era più portato per il lavoro individuale e mal sopportava le discussioni di gruppo. In generale i concetti venivano compresi con facilità e la modalità ludica ne ha favorito l’apprendimento, tuttavia la tendenza di dimenticare c’era, forse perché mancava un consolidamento e ho detto subito che non ci sarebbe stata una valutazione. Per non perdere i frutti di questo lavoro bisognerebbe ogni tanto riprendere i contenuti in collaborazione con l’insegnante. Il clima creatosi in entrambe le classi (anche se in una delle due ho dovuto lavorare un po’ meno per problemi di gestione della classe e di tempo) è stato comunque di grande entusiasmo: i bambini non vedevano l’ora appena mi vedevano di lavorare con me e mi chiedevano subito ‘maestra oggi cosa facciamo?’. Per me è stato molto gratificante e soprattutto mi sono emozionata leggendo le cose carine che hanno scritto i bambini sul 16 4 laboratorio fatto insieme. Quello che mi ha fatto capire che il lavoro che stavo facendo stava avendo successo è stata la frase di un bambino quando mi ha chiesto ‘maestra ma tu ci sarai di nuovo in quinta?’ alla quale ho dovuto purtroppo rispondere di no. Riguardo alla scheda dell’osservatore che doveva servire come strumento per monitorare e responsabilizzarsi rispetto al lavoro di gruppo si possono fare alcune osservazioni. I comportamenti da osservare erano quattro: contribuisce al lavoro di gruppo; fa partecipare anche gli altri; aiuta ed incoraggia i compagni; discute e comunica ciò che ha appreso. Ogni comportamento doveva essere osservato per ogni componente del gruppo, anche per se stessi. L’osservatore doveva dire con un sì o con un no se il comportamento era presente o meno. Si può dire che nella 4 ªB, anche se non sempre la scheda è stata utilizzata come si doveva, ossia è stato messo un sì a tutto e a tutti, in uno dei gruppi due componenti hanno riconosciuto di non aiutare i compagni e soprattutto in un gruppo un bambino non solo non ha contribuito al lavoro di gruppo incoraggiato i compagni e comunicato, ma non ha fatto gli esperimenti col gruppo, è andato a lavorare con altri gruppi e non ha ascoltato. Anche in 4 ªC sostanzialmente i gruppi hanno lavorato bene insieme anche ogni tanto è stato rilevato qualche comportamento anomalo come: sta zitto e si alza, si alza e non partecipa, non aiuta, si alza e urla agli altri gruppi, disturba e non partecipa, quindi spesso i bambini che hanno messo in atto questi comportamenti non facevano partecipare gli altri o non aiutavano i compagni e contribuivano poco al lavoro di gruppo anche non comunicando le proprie impressioni. 165 Posso dire che la scheda dell’osservatore è utile per far rilevare agli alunni stessi quali sono i comportamenti problema all’interno di una classe, ma il lavoro deve essere svolto per più tempo e monitorato anche da più insegnanti per capire se ciò che è scritto sulla scheda è veritiero o è scritto così tanto per riempire un modulo. Anche se in via sperimentale si può dire che le schede in effetti rivelavano alcuni comportamenti che si sono veramente verificati durante lo svolgimento dell’intervento scolastico e spesso anche le persone che li mettevano in atto erano le stesse oppure via via che proseguiva la sperimentazione, sapendo di essere monitorati, il comportamento migliorava. In alcuni casi però l’osservatore non era indipendente dai giudizi degli altri anche se spesso veniva ribadito che poteva scrivere ciò che voleva o meglio doveva scrivere la verità. Questo strumento risulta efficace anche deve essere migliorato. Rispetto alla componente multiculturale delle due classi bisogna dire che l’intervento è stato svolto in classi in cui erano presenti anche bambini tunisini per poter mettere a confronto anche i vari schemi di ragionamento che potevano essere diversi da quelli dei bambini italiani. Si può dire che oltre al fatto di preferire il lavoro individuale a quello di gruppo, i bambini tunisini descrivevano meglio ciò che avevano potuto vedere concretamente e peggio ciò che invece era solo definito o una legge da imparare veniva presto sostituito da una risposta di fantasia o da una mancata risposta. In alcuni casi le cose che anche dopo la sperimentazione rimanevano misteriose venivano accettate quasi come verità di fede: “è un fenomeno troppo scientifico” “devo farlo vedere ai miei amici” 16 6 confermando che in effetti esistono in alcuni casi prodromi di un modo di spiegazione dei fenomeni fisici più metafisiche (o aristoteliche) che razionali, laddove invece uno dei bambini italiani afferma che: “tutto si può spiegare con la ragione” In generale si può dire che le bambine tunisine sembravano più aperte nei confronti del sapere scientifico, più precise nell’esposizione e attente a non sbagliare e avevano più voglia di sapere anche se non tolleravano di stare in gruppo con soli maschietti, una in particolare. Bisognerebbe approfondire la conoscenza dell’ambiente scolastico agendo per più tempo e cercando di colmare le lacune linguistiche che, in alcuni casi, contribuivano alla chiusura nei confronti del lavoro, mentre in altri lasciavano spiragli di buon intuito scientifico che non poteva essere ben espresso nella comunicazione linguistica. L’integrazione sociale dei bambini tunisini con gli italiani sembrava perfetta, quasi non ci si poteva accorgere dell’esistenza di bambini stranieri se non all’ora di religione. 167 ANALISI QUANTITATIVA DELLA SPERIMENTAZIONE Questionario n.1/4 a C. Domanda n1: La parola elettricità cosa ti fa venire in mente? Risposte prima dell’intervento didattico la luce 4 3 Bambini 2 la corrente lampadina, lampadari niente, non risponde energia 1 le scintille 0 uno spavento il comando Dopo l’intervento didattico Bambini 7 Energia 6 Energia elettrica 5 Energia solare 4 La luce 3 Scintille, scossa 2 Energia e scintille 1 Enel 0 Dal grafico si può notare come prima dell’intervento didattico la parola elettricità fosse legata più alla lampadina, ai lampadari, alla luce, addirittura per un bambino aveva un’accezione negativa legata ad uno spavento (quindi 16 8 ai pericoli che si possono correre se non la si usa correttamente!) solo tre bambini l’avevano intesa come energia, mentre dopo l’intervento didattico l’elettricità è legata ad una forma di energia che in alcuni casi viene anche specificata come elettrica o solare, ad alcuni bambini invece l’elettricità fa venire in mente le scintille, legate all’elettricità statica. 169 Domanda n. 2: Secondo te, l’essere umano, come ha scoperto l’elettricità? Risposte prima dell’intervento didattico 7 con i fulmini 6 non risponde o non lo sa 5 4 con il tuono 3 con la sua testa o con la loro intelligenza 2 vedendo sottoterra 1 con il filo 0 Prima dell’intervento didattico la maggior parte dei bambini non sapeva rispondere o dava delle risposte che nell’antichità si erano date molti uomini, come pensare che l’elettricità fosse stata scoperta nella sua forma più evidente con il fulmine. Dopo l’intervento didattico 8 sfregando o strofinando 2 oggeti o pietre 7 6 5 grazie a un greco che puliva delle cose di bronzo non risponde o non mi viene in mente 4 3 2 con la loro forza e intelligenza con il tuono 1 0 17 0 l'ha scoperta l'enel Dopo l’intervento didattico la maggior parte dei bambini ricorda che inizialmente fu sfregando degli oggetti di ambra che nell’antica Grecia si scoprì l’elettricità, anche se il nome di Talete non è rimasto impresso e nemmeno il nome del materiale che era l’ambra. 171 Domanda n3: Hai mai pensato quante volte durante la giornata abbiamo a che fare col fenomeno elettricità? Risposte prima dell’intervento didattico sì, tante volte 6 ogni giorno, 24 h su 24 5 4 Bambini 3 2 1 0 sì, quando guardo la tv sì, quando si usa la lavatrice, l'asciugacapelli, quando la mamma cucina no, non risponde sì, perché le cose che ci circondano sono elettriche Prima dell’intervento didattico la maggior parte dei bambini dice di aver pensato all’elettricità, ma in generale, solo alcuni la legano all’utilizzo di elettrodomestici, come la TV, la lavatrice, l’asciugacapelli, ecc., in particolare uno dice che “le cose che ci circondano sono elettriche!” Dopo l’intervento didattico sì, tantissime volte 6 5 4 2 sì e penso che non la dobbiamo sprecare sì, suonando il campanello 1 sì, quando si cucina 0 non ricordo, non risponde 3 17 2 sì, guardando la tv , usando la play station sì, con la luce Dopo l’intervento didattico la maggior parte dei bambini ha rivalutato l’importanza dell’elettricità nella vita di ogni giorno e ha compreso che essa è presente anche nelle piccole azioni quotidiane come suonare il campanello o guardare la tv e una di loro ha anche aggiunto “che non la dobbiamo sprecare!” 173 Domanda n4: Hai mai preso “la scossa” scendendo dalla macchina o abbracciando qualcuno?e cosa hai pensato? Risposte prima dell’intervento didattico 4 3 2 1 0 sì sì, mettendo le prese o la spina sì, sullo scivolo sì, scendendo dalla macchina sì, quando accendo la luce sì, sotto la doccia no, non risponde La maggior parte dei bambini ha preso la “scossa” qualche volta. Qualcuno ha pensato di poter morire, qualcun altro che la “scossa” fosse dentro di lui/lei, un altro bambino pensava che fosse causata dall’umidità, un altro ha provato dolore. Dopo l’intervento didattico 6 5 4 3 sì, con lo scivolo sì, scendendo dalla macchina ho pensato che sto morendo no, non l'ho mai presa sì, con la lavatrice 2 sì, con la spina 1 sì, quando accendo la luce 0 17 4 Dopo l’intervento didattico la maggior parte dei bambini si è ricordato che ha preso la “scossa” giocando nello scivolo e qualcun altro anche che l’aveva presa scendendo dalla macchina; mentre prima solo un bambino aveva pensato di poter morire adesso sono in tre a pensarlo, un bambino ha pensato che la macchina si era caricata di elettricità, un altro che le molecole erano diverse, un altro che la velocità dello scivolo provocasse le scintille che gli avevano fatto prendere la scossa. I bambini hanno cominciato a riflettere sul perché e a darsi delle spiegazioni scientifiche o che si avvicinano molto. 175 Domanda n5: Secondo te ci sono dei giochi in cui si sfrutta il fenomeno dell’elettricità ? Risposte prima dell’intervento didattico 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 sì, il computer, la play station, il game boy sì sì, la macchina telecomandata no Prima dell’intervento didattico i bambini hanno risposto elencando tutti i giochi che conoscono e che fanno al computer, al game boy e la play station. Dopo l’intervento didattico 12 10 8 sì, il computer, la playstation, il psp, ecc. sì 6 4 no, perché i giocattoli funzionano anche senza elettricità 2 non ne ricordo 0 Ciò che sembra strano dopo l’intervento didattico è che nessuno ha citato il “gioco dei palloncini” al quale tutti hanno partecipato con molto entusiasmo e invece è aumentato il numero di coloro che citavano il computer e la play 17 6 station, alcuni però hanno citato anche la versione portatile forse perché stimolati dopo l’unità didattica sulla pila. Anche il bambino che risponde che ci sono giocattoli che funzionano senza elettricità, però non cita quali sono. 177 Domanda n 6: Secondo te, guardando le pubblicità dei giornali, ci sono dei prodotti che sfruttano l’elettricità ? Risposte prima dell’intervento didattico 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 sì, con l'indicazione di un apparecchio elettrico sì no, non risponde Prima dell’intervento didattico 9 bambini su 17 hanno risposto che nelle pubblicità dei ci sono degli apparecchi che sfruttano l’elettricità, altri hanno risposto solo di sì, ma senza dire quali e alcuni non hanno risposto. Dopo l’intervento didattico 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 17 8 sì, con l'indicazione di un elettrodomestico sì Dopo l’intervento didattico tutti i bambini rispondono positivamente indicando elettrodomestici ed apparecchi, come il trapano, il ferro da stiro e la lampadina. Domanda n 7: Secondo te, ci sono degli aspetti magici legati all’elettricità ?o ci sono cose che si possono spiegare con la ragione? Risposte prima dell’intervento didattico 6 5 sì no 4 non lo so, non risponde 3 2 1 tutte le cose si possono spiegare con la ragione alcuni si possono spiegare, altri no 0 Prima dell’intervento didattico molti bambini pensano che l’elettricità sia magia, altri non sanno rispondere, mentre uno di loro dice che solo alcune cose si possono spiegare, mentre altre no, un altro invece è convinto che tutto si può spiegare con la ragione. Dopo l’intervento didattico 179 6 5 4 3 2 1 no, non ci sono aspetti magici sì, si possono spiegare sì, l'elettricità è magia non risponde 0 Dopo l’intervento didattico quasi tutti i bambini rispondono che non ci sono aspetti magici legati all’elettricità o che i fenomeni elettrici si possono spiegare con la ragione, prendono consapevolezza dunque e si avviano a pensare in termini scientifici. 18 0 Domanda n 8: Secondo te, ci sono dei modi per rendere lo studio delle scienze più divertenti? Risposte prima dell’intervento didattico 6 5 sì, facendo esperimenti e giochi sì 4 3 sì, fecendo disegni 2 no 1 non so, non risponde 0 Prima dell’intervento didattico molti erano convinti che si potesse rendere lo studio delle scienze più divertente facendo degli esperimenti, giochi o disegni. Dopo l’intervento didattico 7 6 5 4 3 2 1 0 sì, facendo esperimenti sì, collaborando e facendo amicizia sì no, perché è già divertente non risponde Dopo l’intervento didattico la maggior parte dei bambini è convinta che si possono studiare le scienze in modo divertente facendo esperimenti, studiando in modo giocoso, ma soprattutto alcuni bambini hanno compreso 181 il valore della collaborazione (il lavoro di gruppo ha dato i suoi frutti) ai fini di una migliore riuscita ed uno addirittura ritiene che lo studio delle scienze sia divertente di per sé. 18 2 Domanda n 9: Secondo te, ci sono dei modi per essere protagonisti del proprio sapere? Risposte prima dell’intervento didattico 7 6 5 4 3 2 1 0 non lo so, non risponde sì sì, studiando no Molti bambini non sanno rispondere a questa domanda, anche se nessuno ha fatto domande sul significato del quesito, tuttavia qualcuno di loro è consapevole che per “sapere” bisogna comunque studiare. Dopo l’intervento didattico 7 6 5 4 3 2 1 0 sì no non so, non risponde Dopo l’intervento didattico il numero di coloro che non sa come si diventa protagonisti del proprio sapere scende ma le risposte sul no aumentano, forse 183 la formulazione della domanda doveva essere resa in termini più semplicistici o esplicitata meglio. Ritengo che le risposte a questa domanda non siano affidabili ai fini della ricerca. 18 4 Domanda n 10: Secondo te, ci sono dei modi per studiare in gruppo in modo efficace? Risposte prima dell’intervento didattico 7 6 5 sì sì, aiutandosi non lo so 4 3 2 sì, ci si deve fidare 1 sì, è più bello e divertente 0 sì, ma non con tutti Prima dell’intervento didattico la maggior parte dei bambini ritiene che sia più bello studiare in gruppo, soprattutto perché ci si può aiutare anche se c’è qualcuno che pensa che non si può lavorare con tutti. Dopo l’intervento didattico 6 sì 5 4 3 2 1 0 sì, aiutandosi, fidandosi e parlando sì, riunendosi in un gruppo cooperativo non so, non risponde 185 Dopo l’intervento didattico la maggior parte dei bambini è convinta sempre che si possa lavorare meglio in gruppo, molti soprattutto aiutandosi, aiutando i compagni in difficoltà, fidandosi e parlando, ma soprattutto alcuni bambini hanno apprezzato e compreso le dinamiche del lavoro nel gruppo cooperativo. 18 6 Questionario n. 2/4ªC Domanda n. 1: Come e da chi è stata costruita la prima pila? Risposte prima dell’intervento didattico 12 non lo so 10 non risponde 8 6 4 la prima pila era fatta da tanti anelli ma non so chi l'ha costruita 2 0 Prima dell’intervento didattico nessun bambino sapeva o aveva sentito dire chi è stato l’inventore dell’odierna pila, ma solo uno si ricordava che durante una situazione di apprendimento avevo fatto vedere come era fatta l’antenata delle nuove pile. Dopo l’intervento didattico 187 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 Alessandro Volta non risponde la prima pila era costruita col ferro Dopo l’intervento didattico tutti i bambini ricordano che l’inventore della pila è stato Alessandro Volta, benché questo non fosse stato particolarmente sottolineato, ma probabilmente i bambini ricordavano che questo nome è legato all’unità di misura del potenziale elettrico. 18 8 Domanda n.2: Come è fatta una pila? Risposte prima dell’intervento didattico 6 di elettricità 5 di energia 4 3 2 1 di ferro a forma di cilindro di tanti neutroni 0 Prima dell’intervento didattico i bambini si sono sbizzarriti a dire come era fatta una pila, alcuni hanno pensato alla forma, al materiale della parte esterna, ma la maggior parte intuisce che la pila è un accumulatore di energia elettrica. Dopo l’intervento didattico 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 da acido , zinco e rame co n la co rrente elettrica rettango lare, quadrata, ro to nda di ferro 189 Dopo l’intervento didattico rimane impresso ai bambini il fatto che dentro una pila è contenuto un liquido acido che insieme a zinco e rame ne rende possibile il funzionamento, per alcuni rimane un misterioso accumulatore di energia elettrica, altri sono stati più colpiti dalla parte dell’intervento didattico che riguardava i diversi tipi di pila elettrica. 19 0 Domanda n. 3: Perché esistono pile di struttura diversa? Risposte prima dell’intervento didattico 7 6 perché alcuni oggetti sono diversi di struttura, perché in alcuni giocattoli non ci vanno 5 perché non sono dello stesso materiale 4 3 non so, non risponde 2 1 perché alcune hanno più energia 0 Prima dell'intervento didattico i bambini danno della diversa struttura della pila risposte diverse, in base alla diversità dell’oggetto, del materiale, ai diversi tipi di elettrodomestici e alle diverse esigenze. Dopo l’intervento didattico 5 4 3 2 1 perché devono andare in parti e forme diverse per giocattoli e strumenti diversi per diverse funzioni ed esigenze perché hanno energia elettrica diversa non risponde 0 191 Dopo l’intervento didattico i bambini si concentrano sempre sulle forme dei giocattoli e degli elettrodomestici, alcuni sulle funzioni che possono avere i vari oggetti, solo 3 di loro ha colto che la forma è in relazione all’energia che possono produrre. 19 2 Domanda n. 4: Che cosa vuol dire 2,5 o 4,5 volt? Risposte prima dell’intervento didattico 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 non so, non risponde 2 volte e mezzo, 4 volte e mezzo più energia la potenza che ha la batteria Prima dell’intervento didattico la maggior parte dei bambini non sapeva rispondere, alcuni hanno provato a rispondere dando un significato quasi letterale alle parole e avvicinandosi all’idea dell’unità di misura, altri si sono avvicinati alla risposta esatta , alcuni hanno identificato i numeri con l’idea di maggiore o minore energia ed uno solo ha identificato i numeri con la potenza dando una risposta quasi esatta. Dopo l’intervento didattico 14 12 10 8 il potenziale elettrico non risponde 6 4 2 che è più potente 0 Dopo l’intervento didattico i bambini sanno che il volt è l’unità di misura del potenziale elettrico e che può essere diverso per ogni pila. Anche il bambino che risponde “che è più potente” si avvicina molto all’idea anche se non la esprime correttamente. 193 Domanda n. 5: Che cosa significano i segni + e- che si leggono alle estremità di tutte le pile? Risposte prima dell’intervento didattico 10 8 non so, non risponde positivo e negativo 6 4 2 che sono in diversi posti le moltiplicazioni 0 Prima dell’intervento didattico la maggior parte dei bambini non sapeva rispondere a questa domanda. Solo alcuni hanno detto positivo e negativo, ma probabilmente come risposta intuitiva senza capire il motivo e solo un bambino ha riferito la risposta ai diversi poli in cui deve essere alloggiata la pila. Dopo l’intervento didattico 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 positivo e negativo non risponde più energia, meno energia significano le posizioni Dopo l’intervento didattico quasi tutti i bambini sanno rispondere avendo chiaro che positivo e negativo sono due termini che si riferiscono ai diversi livelli di potenziale che con cui si mette in movimento l’energia della pila nel circuito. Secondo me, si può dire che quasi tutti i bambini abbiano risposto correttamente, anche chi ha risposto “più energia e meno energia” riferendosi al circuito elettrico ed anche il bambino che si riferiva all’alloggiamento della pila nell’apparecchio. 19 4 195 Domanda n. 6: Conoscete degli oggetti che funzionano a pile?Quali? Risposte prima dell’intervento didattico 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 sì, bambole, telecomando, game boy, orologi, giocattoli, non so, non risponde Prima dell’intervento didattico molti bambini non hanno risposto alla domanda anche se sicuramente conoscevano ed utilizzavano degli oggetti con le pile. Dopo l’intervanto didattico 15 10 5 sì, game boy, psp, tamagochi, il telecomando, le macchinine, la radio, il robot, il ferro da stiro giocattolo non risponde 0 Dopo l’intervento didattico, che è servito per riflettere, quasi tutti i bambini rispondono di conoscere degli oggetti che funzionano a pile ed indicano quelli più vicini a loro dal telecomando, ai giocattoli fino ai giochi più tecnologici come la play station portatile. 19 6 197 Domanda n.7: Che cosa succede quando una pila è scarica? Risposte prima dell’intervento didattico 7 non so, non risponde 6 5 4 non funziona ed esce il liquido, non è più carica, non ha più energia 3 si butta via 2 1 si cambia con una nuova 0 Prima dell’intervento didattico gran parte dei bambini non ha risposto, qualcuno ha detto che si butta via e si cambia con una nuova, ma alcuni hanno intuito che le risposta giusta si riferiva al funzionamento della pila e degli oggetti nei quali è inserita ed anche al pericolo che possa fuoriuscire il liquido acido. Dopo l’intervento didattico 8 7 6 5 esce il liquido si butta non funziona 4 3 non risponde 2 che può scoppiare 1 non funziona l'oggetto e può uscire il liquido 0 Dopo l’intervento didattico la maggior parte dei bambini si concentra sul pericolo che può causare una pila scarica e cioè sulla fuoriuscita di liquido 19 8 acido e solo un bambino dà la risposta completa, cioè che non funziona l’oggetto e che può uscire il liquido. 199 Domanda n. 8: Dove si gettano le pile che non si utilizzano più? Risposte prima dell’intervento didattico 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 nella spazzatura non so, non risponde nei bidoni adatti Prima dell’intervento didattico quasi tutti i bambini erano abituati a buttare le pile semplicemente nella spazzatura e solo due bambini sanno che si possono buttare nei bodoni adatti. Dopo l’intervento didattico 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 negli appositi contenitori nei bidoni adatti e non si devono mettere al sole o nel fuoco non risponde Dopo l’intervento didattico quasi tutti i bambini sanno che le pile, per non inquinare, devono essere buttate negli appositi bidoni ed una bambina sottolinea che non si devono neanche mettere al sole o nel fuoco. L’intervento così, oltre che per approfondire le conoscenze scientifiche dei bambini, è servito anche per fare educazione ambientale. 20 0 Questionario n. 1/4ªB Domanda n. 1: La parola elettricità cosa ti fa venire in mente? Risposte prima dell’intervento didattico 6 5 4 3 2 1 0 l'energia, il calore il lampo, il fulmine il neon la luce del sole la corrente elettrica Prima dell’interveto didattico la parola elettricità fa venire in mente a molti bambini l’energia e calore, a qualcuno il neon e solo a pochi il fulmine, solo ad un bambino la corrente elettrica. Risposte dopo l’intervento didattico 6 5 l'attrazione, la forza magnetica il fulmine 4 3 2 1 il calore la corrente elettrica lo strofinio 0 201 Dopo l’intervento didattico la maggior parte dei bambini riferisce la parola elettricità alla situazione di apprendimento che è stata proposta in classe che prevedeva l’elettrizzazione di oggetti di uso comune attraverso lo strofinio. Domanda n. 2: Secondo te, l’essere umano come ha scoperto l’elettricità? Risposte prima dell’intervento didattico 4 con il fulmine 3 non so, non risponde con la lampadina 2 col petrolio 1 grazie allo sfregamento tra due sassi 0 Prima dell’intervento didattico non sapeva rispondere o pensava al fulmine come risposta; una bambina ha risposto ‘grazie allo sfregamento tra due sassi ’, ma questa risposta è stata data dopo che era stato fatto l’intervento nell’altra classe, in cui la bambina ha degli amici, il dubbio rimane! Risposte dopo l’intervento didattico 10 8 6 4 con la forza elettrica 2 non risponde 0 20 2 strofinando l'ambra o due pietre grazie ai greci Dopo l’intervento didattico quasi tutti i bambini fanno riferimento all’esperienza di Talete, anche se non tutti ricordano che la pietra utilizzata era l’ambra ed un bambino ricorda che ciò è avvenuto nell’antica Grecia. Domanda n. 3: Secondo te che differenza c’è tra elettricità e corrente elettrica? Nelle risposte prima e dopo l’intervento didattico non c’è una sostanziale differenza, anche perché in questa classe l’argomento non è stato trattato adeguatamente. Domanda n. 4: Cosa pensi possa succedere sfregando energicamente una penna su un maglione di lana? Risposte prima dell’intervento didattico. 4 la penna si riscalda non succede nulla 3 2 1 si fanno le scintille il maglione prende fuoco la penna diventa azzurra si buca il maglioncino la penna si prosciuga 0 non risponde Prima dell’intervento didattico le risposte sono variegate, anche se si può dire che la maggior parte si riferisce ad una creazione di calore. Risposte dopo l’intervento didattico 203 10 8 6 la penna si riscalda attira gli oggetti, sembra una calamita, si elettrizza, attrae gli oggetti più leggeri la penna si riscalda 4 2 la penna si carica di energia 0 Dopo l’intervento didattico quasi tutti i bambini ricordano che la penna attrae gli oggetti o si elettrizza anche se qualcuno abbina a questa capacità il calore o riconosce solo questa caratteristica, solo un bambino (italo- tunisino) dice che la penna si carica di energia (ed eventualmente potrà attrarre oggetti leggeri). 20 4 Domanda n. 5: Cosa pensi possa succedere se si avvicina al muro un palloncino strofinato con un po’ di lana? Risposte prima dell’intervento didattico. 6 5 4 3 2 1 0 il palloncino scoppia o si buca il palloncino si attaccherà al muro il palloncino fa scintille il palloncino volerà in aria il palloncino non scoppia subito Prima dell’intervento didattico i bambini non sanno cosa succederà e danno le risposte più fantasiose, molti pensano che possa scoppiare o bucarsi, o fare le scintille, solo 3 bambini danno la risposta giusta e sono dello stesso gruppo, avranno saputo qualcosa dall’altra classe? Dopo l’intervento didattico 12 10 8 6 4 il palloncino si attacca al muro il palloncino scoppia 2 0 Dopo l’intervento didattico tutti i bambini ricordano che il palloncino si attacca al muro, solo un bambino risponde che ‘il palloncino scoppia ’, ma 205 non aveva partecipato all’intervento didattico e la sua risposta è come un pre test. Domanda n. 6: Secondo te cosa può succedere se si mettono vicine due bacchette di plastica strofinate su un po’ di lana? Risposte prima dell’intervento didattico 3 non so, non risponde si attaccano o sembrano calamite si rovinano si riscaldano si sollevano i filetti della lana fanno scintille si fa fumo si allontanano 2 1 0 Prima dell’intervento didattico le risposte sono le più diverse, tuttavia c’è un bambino tunisino che dice che le bacchette si allontanano, quindi intuisce la risposta giusta, e due bambini si avvicinano a ciò che potrebbe accadere anche se la risposta non è esatta. Dopo l’intervento didattico 10 8 6 4 2 0 20 6 le bacchette si respingono non si attraggono si riscaldano diventano come una colla Dopo l’intervento didattico quasi tutti i bambini ricordano che le due bacchette si respingono, o non si attraggono, e solo un bambino riferisce solo il calore ed un altro si riferisce all’attrazione. Domanda n.7: Che spiegazione pensi di poter dare al fenomeno della domanda precedente? Risposte prima dell’intervento didattico 7 6 non so, non risponde perché la lana è sottile 5 la spiegazione proviene dal fulmine ed al sole 4 3 è un fenomeno naturale 2 è un evento speciale 1 perché con la lana non possono appiccicarsi 0 perché la lana ha la proprietà di scaldare gli oggetti Prima dell'intervento didattico molti bambini non sanno rispondere o danno delle risposte di fantasia. Risposte dopo l’intervento 207 non so, non risponde 5 è un fenomeno naturale 4 è un fenomeno elettrico 3 perché si sono caricate 2 si riempiono di calore 1 0 le due bacchette hanno preso energia elettrica e la forza è uguale quindi si respingono Dopo l'intervento didattico anche se molti bambini continuano a non rispondere(anche se il numero è sceso) solo due bambini rispondono che le bacchette si sono caricate, un bambino dà la risposta quasi esatta ed un altro dice che è un fenomeno elettrico. No c’è un grande cambiamento concettuale, ma c’è sicuramente un cambiamento. 20 8 Domanda n. 8: E cosa può succedere alle stesse bacchette strofinate su un guanto di pelle? Che differenza può esserci con il caso precedente? Risposte prima dell’intervento didattico. 6 non so, non risponde 5 4 3 il guanto si riscalda, fa fumo, prende fuoco, diventa nero e si indurisce le bacchette si riscaldano 2 1 le bacchette si allontanano 0 Prima dell’intervento didattico molti bambini pensano che possa succedere qualcosa al guanto, mentre solo due si riferiscono alle bacchette (che si riscaldano) e un solo bambino intuisce la risposta giusta ed è lo stesso bambino che aveva intuito la risposta della domanda n. 6 e dice anche che c’è la differenza anche se non sa dire qual è. Dopo l’intervento didattico 6 5 4 3 le bacchette si respingono non so, non risponde le bacchette si attraggono 2 1 0 le bacchette non si caricano perché il guanto è freddo e la lana è calda Dopo l’intervento didattico la maggior parte dei bambini ricorda che le bacchette si respingono, uno dice che le bacchette non si caricano perché il 209 guanto è freddo e la lana è calda, due bambini ricordano male perché dicono che si attraggono e alcuni più distratti non rispondono. Domanda n.9: Che spiegazione pensi di poter dare al fenomeno della domanda precedente? Risposte prima dell’intervento didattico 10 non so, non risponde 8 6 4 2 il guanto diventa più spesso e si indurisce il guanto non attacca come la lana 0 Prima dell’intervento didattico i bambini non sanno rispondere o danno delle risposte relative al guanto. Dopo l’intervento didattico 7 6 5 4 non so, non risponde è un fenomeno magnetico perché le bacchette sono calde 3 2 1 0 perché il guanto non è caldo come la lana perché le bacchette sono negative e si respingono Dopo l’intervento didattico purtroppo il numero di colo che non risponde è alto, anche se due bambini dicono che è un fenomeno magnetico, e solo un bambino dà la risposta giusta. 21 0 Domanda n. 10: E cosa può succedere a due bacchette strofinate prima con la lana e poi con la pelle? Risposte prima dell’intervento didattico 3 non so, non risponde si rompono si formano le scintille 2 si riscaldano con la pelle si avvicinano 1 con la lana si avvicinano con la lana si riscaldano, con la pelle no con la lana si straccia, con la pelle il vetro diventa ruvido 0 Prima dell’intervento didattico le risposte sono molto variegate, solo due bambini dicono che si formano le scintille, risposta che si potrebbe riferire ad un fenomeno elettrico e due dicono che le bacchette si avvicinano, ma con materiali diversi. Dopo l’intervento didattico 6 5 4 si respingono si attraggono 3 2 1 non so, non risponde 0 211 Dopo l’intervento didattico circa la metà dei bambini risponde correttamente. Domanda n. 11: Cosa pensi possa succedere se si avvicinano una bacchetta di plastica e una di vetro, precedentemente strofinate con della lana? Risposte prima dell’intervento didattico 6 5 4 3 2 1 0 la plastica diventa calda o si scioglie non so, non risponde la bacchetta di plastica diventa dura la bacchetta di vetro si graffia la lana si strappa si avvicinano Prima dell’intervento didattico vengono date le risposte più disparate, soprattutto relative al materiale plastica, solo un bambino intuisce che le bacchette si avvicinano. Dopo l’intervento didattico 8 si attraggono 6 si respingono 4 2 da una parte si attraggono, dall'altra no non so 0 21 2 Dopo l’intervento didattico la maggior parte dei bambini risponde esattamente anche se alcuni ricordano che durante l’intervento è stata fatta anche la prova dalla parte non elettrizzata. Domanda n. 12: Che spiegazione pensi di poter dare al fenomeno precedente? Risposte prima dell’intervento didattico 7 non so, non risponde 6 5 4 3 2 il vetro è più freddo il vetro si riscalda più facilmente la plastica è diversa 1 0 è una spiegazione scientifica Prima dell’intervento didattico la maggior parte dei bambini non sa rispondere, o dà delle spiegazioni in base a quello che aveva pensato prima ad esempio in riferimento al materiale. Dopo l’intervento didattico 213 10 non so 8 6 perché una parte si è riscaldata e l'altra no 4 2 0 una si è caricata di potivo e una di negativo Purtroppo dopo l’intervento didattico la maggior parte dei bambini non ha saputo rispondere, ma solo un bambino ha dato la risposta esatta, forse perché è stato più attento! Domanda n. 11: Cosa succede, secondo te, se per sbaglio, strofiniamo un pettine di plastica sul maglione e lo avviciniamo ai capelli? Risposte prima dell’intervento didattico. 4 si attaccano i capelli il pettine si incastra nei capelli 3 2 1 0 i capelli si bruciano o si riscaldano le linguette del pettine si rompono il pettine fa scintille il pettine si riempie di fibre di lana non so, non risponde Prima dell’intervento didattico i bambini pensano che possa succedere qualcosa di pericolo al pettine o ai capelli, un solo bambino pensa che il pettine possa fare scintille che è già un concetto intuitivo di elettricità. 21 4 Dopo l’intervento didattico 5 4 i capelli si elettrizzano e si alzano non so 3 2 si prende la scossa 1 0 il pettine si attacca ai capelli Dopo l’intervento buona parte dei bambini sa che i capelli potrebbero alzarsi perché elettrizzatisi con la lana del maglione, chi ha detto ‘si prende la scossa ’ voleva forse riferirsi a quello scoppiettio che fanno i capelli elettrizzati, e anche chi ha risposto che ‘i capelli si attaccano ’ voleva riferire su un’esperienza di elettrizzazione. In generale in questa classe l’intervento può dirsi riuscito anche se sarebbe dovuto durare di più per poter fissare meglio i concetti o da poter ritornare sui dubbi dei bambini. Tra i bambini tunisini ho notato un bambino che era molto interessato e coinvolto e cercava di capire ed un altro che, nonostante le grosse difficoltà linguistiche, aveva un buon intuito nel comprendere i fenomeni scientifici. 215 Verifica n.1/4 a C Quesito n. 1. Attrae o è attratto? I bambini dovevano indicare a loro piacimento degli oggetti che attraevano o che erano attratti tra quelli che avevano portato da casa. Avendolo potuto sperimentare concretamente, la grande maggioranza delle risposte sono esatte. 17% risposte esatte risposte errate 83% Quesito n.2. Indovina se attrae o è attratto. I bambini dovevano divertirsi a porre degli indovinelli ai compagni, anche in questo caso la grande maggioranza delle risposte date è esatta. 34% risposte esatte risposte errate 76% 21 6 Verifica n. 2/4 a C. Vero o falso. 48% risposte esatte risposte errate 52% Il quesito vero o falso si riferiva a 5 affermazioni in cui ogni bambino doveva dare la risposta esatta in base all’esperimento effettuato. Le risposte sono state aggregate e si può notare che la maggioranza delle risposte è esatta. 217 Verifica n.1/4 a B Quesito n. 1. Indovina se attrae o è attratto. I bambini dovevano divertirsi a porre degli indovinelli ai compagni, anche in questo caso la grande maggioranza delle risposte date è esatta. 33% risposte esatte risposte errate 77% Quesito n. 2. . Indovina se attrae o è attratto. I bambini dovevano divertirsi a porre degli indovinelli ai compagni, anche in questo caso la grande maggioranza delle risposte date è esatta. 21 8 16% risposte esatte risposte errate 84% 219 Conclusioni Alla fine della sperimentazione e in base all’analisi effettuata possiamo dire se l’ipotesi sperimentale è stata o meno falsificata. Ritengo che in base all’analisi, sia qualitativa che quantitativa, della sperimentazione, si possa dire che dopo l’intervento didattico che ha visto lo svolgimento delle unità didattiche sull’elettricità e la corrente elettrica, un cambiamento concettuale è rilevabile nella maggior parte dei bambini. Si può affermare che anche se per alcuni bambini la comprensione dei concetti non è avvenuta, si è potuto rilevare un cambiamento almeno nella modalità di esposizione e di interesse verso le discipline scientifiche. Molti dei bambini hanno, inoltre, compreso l’utilità e i pericoli dell’elettricità nella vita di ogni giorno. Questo processo di interiorizzazione, anche se non nell’immediato, potrà portare col tempo, molti di loro a un futuro cambiamento concettuale. Da alcune risposte dei post test si possono rilevare delle resistenze al cambiamento concettuale, ma non sempre esse sono riferibili alla cultura di appartenenza, come potrebbe essere nel caso dei bambini tunisini. Anche tra i bambini italiani qualcuno ha continuato a dare le risposte che dava prima dell’intervento didattico o a non rispondere, ma le motivazione andrebbero indagate più a fondo e per più tempo. Gli obiettivi da raggiungere erano “rivolti anche allo sviluppo dell’intelligenza su quattro fasi principali: fase della conoscenza e memoria: fare emergere ciò che i bambini già sanno, per esperienza diretta sull’elettrizzazione dei corpi, corrente ed energia elettrica; fase del pensiero divergente: stimolare la capacità di scoperta di modi nuovi per risolvere problemi (come ad esempio costruire un circuito), o 221 l’uso di parole nuove da abbinare a un evento osservato (elettrizzazione, carica elettrica, strofinio, forza elettrica, corrente elettrica, dislivello di potenziale, conduttore o isolante); fase del pensiero convergente: stimolare l’attività di analisi delle grandezze importanti (carica elettrica acquisita dall’oggetto, forza elettrica generata dall’oggetto, differenza di potenziale fornita da una batteria), di rappresentazione corretta del fenomeno (la corrente elettrica attraversa solo oggetti costituiti da materiali conduttori, è fondamentale costruire percorsi chiusi in cui la corrente possa circolare); fase del pensiero critico: sviluppare la capacità di riflettere su aspetti importanti (effetto su oggetti diversi).” (Allasia, Montel, Rinaudo) Anche i diversi livelli, cognitivo (descrivere un fenomeno in maniera appropriata), operativo (osservare i fenomeni e saperli eseguire) ed espressivo grafico (saper descrivere e saper rappresentare in un disegno il fenomeno) sono stati messi alla prova, che i bambini hanno brillantemente superato. Il viaggio scolastico alla ricerca della verifica o falsifica della ipotesi di partenza è anche un cammino a ritroso nella storia della fisica e dell’elettricità in particolare. Molte delle conoscenze che oggi si danno per scontate, sono frutto di interi decenni e secoli di studi e sperimentazioni, di trasmissioni di saperi da uno scienziato ad un altro. In base all’esperienza vissuta e a partire dalle risposte spontanee dei bambini ma anche dalle loro domande, si può costruire, secondo me, un percorso che, a cominciare dalla storia, arrivi piano piano alle conoscenze scientifiche. È fondamentale utilizzare la didattica laboratoriale in modo che i bambini si rendano conto e non parlino astrattamente di scienze ma che 22 2 possano provare attraverso esperimenti e giochi ad essere dei piccoli scienziati e ad agire secondo la metodologia trasmessaci da Galileo. Ho potuto provare che il coinvolgimento dei bambini era totale soprattutto perché l’intervento didattico, che pure aveva come sfida un argomento impegnativo, era avvertito con un gioco, quindi ritengo che sia fondamentale che la didattica si presenti quanto più ludica e coinvolgente possibile, anche se non si deve mai perdere di vista l’obiettivo formativo che ci si è posti di raggiungere. La sperimentazione è stata sicuramente la più bella esperienza vissuta da studentessa di Scienze della Formazione Primaria. Dalla progettazione dell’intervento didattico, attraverso le unità didattiche, la scelta delle attività da sottoporre ai bambini, la scelta della modalità dei gruppi di apprendimento cooperativo, la scelta della scuola in cui si è svolto l’intervento didattico vero e proprio fino all’attuazione pratica di tutta la sperimentazione che ha comportato un notevole dispendio di energie e di impegno, compresa la preparazione e strutturazione delle singole situazioni didattiche e dei materiali, delle fotocopie, tutto insomma mi ha messo alla prova come insegnante. Il fatto di mettersi in gioco in prima persona e di avere la possibilità di portare avanti per alcuni giorni un particolare discorso didattico mi ha fatto mettere in discussione aiutandomi però a crescere come insegnante. Ho messo in discussione le mie conoscenze, studiando e organizzandomi bene, perché un’insegnante deve essere sempre preparato sui contenuti da trasmettere e non deve temere le mille domande a cui si viene sottoposti dai bambini, perché a volte bastano delle semplici dimostrazioni per soddisfare la curiosità di un bambino, che però va sempre stimolata. Mi sono messa in discussione anche dal punto di vista dell’interrelazione con la classe. Ho cercato di instaurare un rapporto positivo 223 con entrambe le classi cominciando con dei giochi di fiducia e cercando di andare oltre ciò che mi riferivano le insegnanti su questo o quel bambino per andare oltre il pregiudizio e dare fiducia alle infinite capacità che ogni bambino possiede al di là del suo andamento scolastico. Ogni insegnante dovrebbe cercare di riportare il locus of control di ciascun allievo su se stesso consentendogli di acquisire un’auto consapevolezza metacognitiva che porta verso la facilitazione dell’apprendimento. Alla luce di questa esperienza posso dire che il segreto del successo di ogni insegnante è il coinvolgimento, cioè se l’insegnante riesce a trovare delle modalità coinvolgenti di trasmissione dei saperi, in particolare delle materie scientifiche, riuscirà a rendere “leggero” l’apprendimento di ogni cosa, ma allo stesso tempo riuscirà a dare importanza e dignità all’ambito disciplinare che sta cercando di far imparare. Rispetto al presente lavoro di tesi di può dire che i risultati hanno dimostrato che mettere al primo posto l’esperienza di vita comune nell’insegnamento delle discipline scientifiche è, per un insegnante di scuola Primaria, garanzia di sicuro coinvolgimento e successo didattico. Tuttavia poter indurre un cambiamento concettuale significativo, in particolare sui sistemi di credenze, è possibile solo con un progetto didattico a lungo termine e una conoscenza profonda delle persone che si hanno di fronte, anche in relazione alle infinite variabili relative all’ambiente e alla società in cui sono immersi. La sperimentazione è stato un lavoro emozionante, faticoso ma anche e soprattutto, divertente e soddisfacente che mi ha dato metodi e certezze per la mia futura carriera da insegnante. 22 4 Bibliografia Allasia D., Montel V., Rinaudo G., La fisica per maestri, Edizioni Libreria Cortina, Torino, 2003. Alesi M., Apprendere a scuola. Analisi dei costrutti motivazionali, Carlo Amore Editore, 2004. Amaldi Ugo, Fisica per temi, Zanichelli Editore, Bologna, 1999. Caprara G. – Belloni L., La scienza divertente, Bur, Milano, 2002. Cutrera M. - Lo Verde D. , Aritmetica, Manuale di didattica, Sigma Edizioni, Palermo, 1999. 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