Capitolo 9 Le aree valutarie ottimali e l’esperienza europea adattamento italiano di Novella Bottini 1 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Anteprima • L’Unione Europea • Il Sistema Monetario Europeo • Politiche dell’UE e dello SME • Teoria delle aree valutarie ottimali • L’UE è un’area valutaria ottimale? • Altre considerazioni su un’unione economica e monetaria 2 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Che cos’è l’UE? L’Unione Europea è un sistema di istituzioni internazionali, tra le quali la prima è nata nel 1957, che ora rappresenta 25 paesi europei attraverso: • 3 ○ Il Parlamento Europeo: eletto dai cittadini dei paesi membri ○ Il Consiglio dell’Unione Europea: nominato dai governi dei paesi membri ○ La Commissione Europea: organo esecutivo ○ La Corte di Giustizia: interpreta le leggi UE ○ La Banca Centrale Europea, che conduce la politica monetaria attraverso un sistema di banche dei paesi membri chiamato Sistema Europeo di Banche Centrali (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 1 Che cos’è lo SME? • Il Sistema Monetario Europeo era in origine un sistema di cambi fissi implementato nel 1979 attraverso il meccanismo dei tassi di cambio (ERM). • Lo SME si è da allora evoluto in una unione economica e monetaria (UEM), un sistema più vasto di politiche economiche e monetarie coordinate. ○ Lo SME ha sostituito per la maggior parte dei paesi il meccanismo dei tassi di cambio con una valuta unica nell’unione economica e monetaria. 4 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Appartenenza all’unione economica e monetaria • Per far parte dell’unione economica e monetaria, i membri SME devono 1. prima aderire all’ERM: i cambi sono fissati in bande definite attorno ad un cambio obiettivo, obiettivo 2. quindi seguire politiche fiscali e monetarie controllate come deciso dal Consiglio dell’Unione Europea e dalla Banca Centrale Europea, 3. infine sostituire la valuta nazionale con l’euro, la cui circolazione è determinata dal Sistema Europeo di Banche Centrali. 5 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Appartenenza all’UE Per essere membro dell’UE, un paese deve, tra le altre cose, • 6 1. Ridurre le barriere che limitano il commercio e i flussi di capitale finanziario; 2. adottare regole comuni per l’emigrazione e l’immigrazione per facilitare il movimento delle persone; 3. stabilire regole comuni per la sicurezza dell’ambiente lavorativo e la protezione dei consumatori; 4. istituire alcune istituzioni politiche e legali che siano consistenti con la definizione UE di democrazia liberale. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 2 Figura 9.1 I membri dell’area dell’euro al 1° gennaio 2012 7 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Tabella 9.1 Un breve glossario di euronimi (tra parentesi l’acronimo in inglese) 8 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Perché l’UE? I paesi che fondarono l’UE e lo SME avevano diversi obiettivi • 9 1. Assicurare il potere dell’Europa negli affari internazionali: come unione di paesi, l’UE poteva rappresentare molto più potere economico e politico nel mondo. 2 2. Per rendere l’Europa l Europa un mercato unico: si riteneva che un grande mercato con libero scambio, liberi flussi di capitale finanziario e libere migrazioni di persone – oltre a tassi di cambio fissi o ad una valuta comune – favorisse la crescita economica ed il benessere economico. 3. Per rendere l’Europa politicamente stabile e pacifica. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 3 Perché l’euro (UME)? I membri UE adottarono l’euro principalmente per 4 ragioni: 1. Mercato unico: si riteneva che si sarebbero ottenute una maggiore integrazione del mercato e una maggiore crescita economica. 2. Stabilità politica: si riteneva che una valuta comune avrebbe reso gli interessi politici più uniformi. uniformi 3. Si riteneva che l’influenza tedesca nello SME sarebbe stata moderata nel Sistema Europeo di Banche Centrali. 4. Eliminazione della possibilità di svalutazioni/rivalutazioni: con liberi flussi di capitale finanziario, si potevano verificare fughe di capitali e speculazioni in uno SME con valute diverse, ma sarebbe stato più difficile con una moneta unica. 10 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Lo SME nel periodo 1979–1998 • Nel periodo 1979–1993, lo SME definiva il meccanismo dei tassi di cambio per permettere alla maggior parte delle valute di fluttuare di +/2,25% attorno al cambio obiettivo. • Il meccanismo dei tassi di cambio permise fluttuazioni più ampie (+/ (+/- 6%) per le valute di Portogallo, Spagna, Gran Bretagna (fino al 1992) e Italia (fino al 1990). 11 ○ Questi paesi volevano una maggior flessibilità nella politica monetaria. ○ Le bande più ampie erano anche pensate per evitare speculazioni causate da diverse politiche monetarie e fiscali. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Lo SME nel periodo 1979–1998 (segue) Per evitare speculazioni, • Inizialmente nello SME si applicarono anche dei controlli valutari per limitare lo scambio di valute. ○ • Ma dal 1987 al 1990 questi controlli furono rimossi per rendere l’UE l UE un mercato comune per il capitale finanziario finanziario. Si sviluppò anche tra i membri SME un sistema di credito per erogare prestiti ai paesi che avevano bisogno di attività e di valute che erano molto richieste nei mercati dei cambi. 12 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 4 Lo SME nel periodo 1979–1998 (segue) • Ma a causa delle differenze delle politiche monetarie e fiscali nello SME, gli operatori cominciarono ad acquistare attività tedesche (per gli alti tassi di interesse tedeschi) e a vendere altre attività SME. • Di conseguenza, lla G Gran B Bretagna t lasciò l iò lo l SME nel 1992 e permise la fluttuazione della sterlina contro le altre valute europee. • Di conseguenza, il meccanismo dei tassi di cambio fu ridefinito nel 1993 per permettere bande di +/15% attorno al valore obiettivo per svalutare molte valute rispetto al marco tedesco. 13 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Lo SME nel periodo 1979–1998 (segue) • Ma col tempo, ogni membro SME adottò politiche fiscali e monetarie controllate e i tassi di inflazione nello SME alla fine conversero (e la speculazione rallentò o cessò) ○ In effetti i membri SME stavano seguendo le effetti, politiche monetarie controllate della Germania, che aveva registrato tradizionalmente bassa inflazione. ○ Con il meccanismo dei tassi di cambio a bande fisse dello SME, la Germania “esportava” la sua politica monetaria. 14 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Figura 9.2: Convergenza dei tassi di inflazione in sei dei paesi fondatori dello SME, 1980 - 2009 (Fonte: Tassi di inflazione relativi agli indici dei prezzi al consumo – IPC – tratti da Fondo Monetario Internazionale, International Financial Statistics.) 15 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 5 Politiche dell’UE e dello SME L’Atto Unico Europeo del 1986 raccomandava la rimozione di molte barriere al commercio, ai flussi di capitale finanziario e all’immigrazione entro dicembre 1992. • ○ Permise inoltre l’approvazione della politica UE senza richiedere un consenso unanime tra i membri. Il Trattato T tt t di Maastricht, M t i ht proposto t nell 1991, 1991 stabiliva t bili i 3 provvedimenti per trasformare lo SME in un’unione economica e monetaria. • ○ ○ Richiedeva inoltre la standardizzazione della regolamentazione e la centralizzazione della politica estera e di difesa tra i paesi UE. Alcuni membri UE/SME non hanno ratificato tutte le clausole. 16 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Politiche dell’UE e dello SME (segue) • 1. 2. 3. 17 Il trattato di Maastricht richiede che i membri che vogliono entrare nell’unione economica e monetaria raggiungano la stabilità del cambio definita dall’ERM prima di adottare l’euro. raggiungano la stabilità dei prezzi: un tasso di inflazione massimo di 1,5% 1 5% maggiore rispetto alla media dei tre tassi di inflazione nazionale più bassi tra i membri UE. mantengano una politica fiscale restrittiva: • Un rapporto deficit pubblico / PIL di massimo il 3%. • Un rapporto debito pubblico /PIL di massimo il 60%. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 L’italia prima di Maastricht • Tabella 1: Criteri nominali di convergenza per l’Italia (19971998) Pertanto l'Italia rispetterà alla lettera i criteri del tasso d'inflazione, dei tassi d'interesse e dei deficit. Il rapporto debito pubblico/PIL, che è e rimarrà ancora per qualche tempo di molto superiore al livello di riferimento del 60%, ha comunque invertito la propria tendenza al rialzo. Si può pertanto affermare che esso si stia avvicinando, come previsto dal Trattato, “al valore di riferimento ad un ritmo soddisfacente” 6 Politiche dell’UE e dello SME (segue) Il trattato di Maastricht richiede che i membri che vogliono rimanere nell’unione economica e monetaria • mantengano una politica fiscale restrittiva: 1. • un rapporto deficit pubblico / PIL massimo del 3%. • un rapporto debito pubblico / PIL massimo del 60%. 60% • Vengono inflitte sanzioni finanziarie ai paesi con deficit o debito “eccessivi”. Anche il Patto di Stabilità e Crescita, negoziato nel 1997, prevede sanzioni finanziarie per i paesi con disavanzo o debito “eccessivo”. • 19 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Politiche dell’UE e dello SME (segue) • L’euro fu adottato nel 1999, e il precedente meccanismo dei tassi di cambio divenne obsoleto. • Ma fu istituito un nuovo meccanismo dei tassi di cambio — ERM2 — tra l’unione economica e monetaria e i paesi esterni. ○ Permetteva ai paesi (sia interni che esterni all’UE) che volevano entrare nell’unione economica e monetaria in futuro di mantenere tassi di cambio stabili prima dell’ingresso. ○ Permetteva ai membri UE fuori dall’unione economica e monetaria di mantenere tassi di cambio fisso se lo desideravano. 20 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 La teoria delle aree valutarie ottimali • La teoria delle aree valutarie ottimali sostiene che l’area ottimale per un sistema di cambi fissi, o per una valuta comune, sia un’area fortemente integrata economicamente. ○ Integrazione • economica significa liberi flussi di • beni e servizi (commercio) • capitale finanziario e capitale fisico • lavoratori/lavoro (immigrazione ed emigrazione). La teoria fu sviluppata da Robert Mundell nel 1961. 21 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 7 La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • I cambi fissi hanno costi e benefici per i paesi che decidono se aderirvi. • I benefici dei cambi fissi sono che evitano l’incertezza ed i costi di transazione internazionali implicati dai cambi flessibili. flessibili • Si definisce il beneficio che si ha con l’adesione di un paese ad un sistema di cambi fissi come guadagno di efficienza monetaria. 22 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) Il guadagno di efficienza monetaria di un sistema di cambi fissi dipende dalla dimensione dell’integrazione economica. • Dopo l’adesione ad un sistema di cambi fissi: • 1. Se il commercio tra i p paesi è molto sviluppato, pp , allora i costi di transazione si riducono molto. 2. Se il capitale finanziario può muoversi liberamente tra i membri, allora l’incertezza sui tassi di rendimento si riduce molto. 3. Se le persone possono migrare liberamente tra i confini per lavorare, allora l’incertezza sui salari si riduce molto. 23 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • In generale, maggiore è il grado di integrazione economica, maggiore è il guadagno di efficienza monetaria. • Tracciamo un grafico del guadagno di efficienza monetaria in funzione del grado di integrazione economica. 24 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 8 Figura 9.3 La curva GG La curva crescente GG mostra che il guadagno di efficienza monetaria di un paese, derivante dall’adesione a un’area con tassi di cambio fissi, fissi aumenta al crescere della sua integrazione economica con quell’area. 25 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) Nell’analizzare il guadagno di efficienza monetaria, • abbiamo ipotizzato che i membri del sistema di cambi fissi mantenessero un livello dei prezzi stabile. ○ • Ma q quando c’è un’inflazione variabile tra i paesi p membri,, allora l’adesione al sistema non ridurrà (così tanto) l’incertezza. abbiamo ipotizzato che un nuovo membro sia pienamente vincolato al sistema di cambi fissi. ○ Ma se un nuovo membro può lasciare il sistema di cambi fissi, allora l’adesione al sistema non ridurrà (così tanto) l’incertezza. 26 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • L’integrazione economica permette anche la convergenza dei prezzi dei membri di un sistema di cambi fissi e dei potenziali membri. ○ Ci si aspetta che la legge del prezzo unico (l’arbitraggio riduce a zero le differenze di prezzo dei beni espressi in valute differenti) funzioni meglio quando i mercati sono integrati. 27 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 9 La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • I costi dei cambi fissi sono rappresentati dalla perdita della politica monetaria per stabilizzare produzione e occupazione, e dalla perdita dell’aggiustamento automatico dei tassi di cambio alle variazioni della domanda aggregata. • Definiamo questa perdita che si verifica se un paese si unisce ad un sistema di cambi fissi come perdita di stabilità economica. 28 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • La perdita di stabilità economica derivante dall’adesione ad un sistema di cambi fissi dipende anche dal grado di integrazione economica. • Dopo l’adesione ad un sistema di cambi fissi, se il nuovo membro deve affrontare una riduzione della domanda aggregata: 1. I prezzi relativi tendono a scendere, portando gli altri membri ad aumentare molto la domanda aggregata se vi è una forte integrazione economica, perciò la perdita economica non è così grande. 2. Il capitale finanziario o il lavoro migreranno verso le aree con rendimenti o salari più elevati se vi è una forte integrazione economica, perciò la perdita economica non è così grande. 29 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) 3. La perdita dell’aggiustamento automatico dei cambi flessibili non è così elevata se i mercati dei beni e dei servizi sono integrati. Perché? • Considerate cosa succederebbe se un paese non facesse parte del sistema a cambi flessibili: • 30 L’aggiustamento automatico causerebbe un apprezzamento delle valute estere, cosa che provocherebbe un aumento in molti prezzi per i consumatori domestici quando i mercati dei beni e dei servizi sono integrati. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 10 La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • In generale, maggiore è il grado di integrazione economica, minore è la perdita di stabilità economica. • Tracciamo un g grafico della p perdita di stabilità economica in funzione del grado di integrazione economica. 31 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Figura 9.4: la curva LL La curva decrescente LL mostra che la perdita di stabilità economica di un paese che decide di aderire a un’area con tassi di cambio fissi diminuisce al crescere della sua integrazione economica con quell’area. 32 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • In un dato punto critico che misura il grado di integrazione, il guadagno di efficienza monetaria supererà la perdita di stabilità economica per un membro che sta valutando l’adesione ad un sistema di cambi fissi. 33 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 11 Temi Scambi e sviluppo Aiuti allo sviluppo Multinazionali e sviluppo Migrazioni autore e titolo unctad, trade and development report 2012 oecd, 2012 dac report on multilateral aid unctad, world investment report 2012 iom, world migration report 2011 Temi di approfondimento Sviluppo sostenibile wto and ilo, Making Globalization Socially Sustainable 2011 Europa 2020 eu, Eu2020 report 2012+ report focus tema Brics Report Economie emergenti Sud‐Sud The least developed countries report 2011 Human Rights Report 2012 Diritti Umani Sicurezza e sviluppo MNC italiane Temi 1 Scambi e sviluppo 2 Aiuti allo sviluppo 3 MNC e sviluppo 4 Migrazioni 5 Relazioni Sud‐sud 6 Sviluppo sostenibile Sviluppo sostenibile 7 Europa 2020 8 Economie emergenti 9 Diritti umani 10 Sicurezza e sviluppo 11 MNC italiane Conflict, security and development, WDR 2011 ? 34 Matteo Piseddu Silvia Caddeo Hu Ximin Chiara Scardigli Manca francesca Lamiita Lamiita Calistrache Marco Pillitu Michele Mirai Elisa Desogus Maeta Marongiu Michela Cordeddu Marco Cristian Perda Virdis Alessandro Alberto Marras Uccheddu Sheng Yang Yuan Xiaoxiao Alice Matia Zedde Sampietro Alessia Antonella Loddo Pasci Lorenzo Lorenzo Marcello Marcello Pinna Casu Renata Arban Ravot Zhuzhuni Francesca Carlo Cau Oggianu Giorgia Francesca Usai Cabras Laura Filippo Di Dessi Benedetto Sara Gambula Gianni Roselli Serena Porta Ju Xiaomin Federico Giuntini Liang Song Ilaria Usai Sara Pisu Francesco Paola Pibiri Francesco Paola Pibiri Castrovilli Irene Claudia Rocca D’Aprile Attilio Marco Mazzella Mascia Claudia Pilia Calendario presentazioni 36 07‐gen lun MNC Italia 08‐gen mar Relazioni Sud‐Sud 09‐gen mer Aiuti allo sviluppo 10‐gen gio Diritti Umani 11‐gen ven Sicurezza e Sviluppo 12 gen 12‐gen sab 13‐gen dom 14‐gen lun Economie emergenti 15‐gen mar Sviluppo Sostenibile 16‐gen mer Scambi e sviluppo 17‐gen gio MNC e sviluppo‐Migrazioni 18‐gen ven Europa 2020 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 12 Esame modulo B 4 crediti: prova scritta • – Due domande a scelta su tre generali – Temi •2 crediti: presentazione (o domande su 2 report) – Lavoro di gruppo presentazione – Chiarezza espositiva – Chiarezza Figura 9.5: La decisione di fissare il tasso di cambio. L’intersezione delle curve GG e LL nel punto 1 determina il livello critico θ1 di integrazione economica f l’area fra l’ valutaria l t i e il paese che deve decidere se aderirvi. Per ogni livello di integrazione superiore a θ1, l’adesione produce benefici netti positivi per il paese che decide di aderire. 38 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • Si potrebbe verificare un evento che causa un aumento della frequenza o dell’intensità delle variazioni della domanda aggregata per un paese. • In questo caso, la perdita di stabilità economica sarebbe maggiore per ogni grado di integrazione economica tra il nuovo membro ed i membri del sistema di cambi fissi. • Come influenzerebbe il punto critico in cui il guadagno di efficienza monetaria è uguale alla perdita di stabilità economica? 39 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 13 Figura 9.6 Aumento della variabilità sul mercato dei prodotti (caso storico: crisi petrolifera del 1973). Un aumento dell’intensità e della frequenza degli shock specifici del paese che aderisce nel mercato dei prodotti fa spostare verso l’alto la curva LL, da LL1 a LL2: infatti, per un dato livello di integrazione economica con ll’area area a tassi di cambio fissi, la perdita di stabilità economica del paese, causata dall’aver fissato il cambio, aumenta. Lo spostamento della LL fa aumentare a θ2 il livello critico di integrazione economica al quale è vantaggioso aderire all’area. 40 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 L’UE è un’area valutaria ottimale? • Se ci si può aspettare che l’UE/SME/unione economica e monetaria diano benefici ai loro membri, ci aspettiamo che i suoi membri abbiano un grado elevato di integrazione economica: ○ Grandi volumi di commercio in rapporto al PIL. ○ Un’elevata quantità di investimenti finanziari esteri e di investimenti diretti esteri sull’investimento totale. ○ Una grande quantità di migrazioni tra i confini in rapporto alla forza lavoro. 41 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 L’UE è un’area valutaria ottimale? (segue) • La maggior parte dei membri UE esporta dal 10% al 20% del Pil agli altri membri UE. ○ Questo dato si mette a confronto con esportazioni inferiori al 2% del Pil UE verso gli USA. ○ Ma il commercio tra le regioni negli USA è una percentuale maggiore del Pil regionale. • Il commercio era limitato da regolamentazioni che sono state rimosse con l’Atto Unico Europeo? 42 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 14 Figura 9.7 Commercio intra-UE in rapporto al PIL dell’UE (Fonte: OECD Statistical Yearbook ed Eurostat.) 43 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 L’UE è un’area valutaria ottimale? (segue) Inoltre si verificano deviazioni dalla legge del prezzo unico in molti mercati UE. • ○ Se i mercati UE fossero molto integrati, allora i prezzi (corretti per la valuta) dei beni e dei servizi dovrebbero essere quasi gli stessi nei diversi mercati. ○ Il prezzo della stessa automobile BMW varia del 29,5% tra il mercato britannico e quello olandese. 44 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 L’UE è un’area valutaria ottimale? (segue) • Non ci sono prove di un’estesa migrazione regionale nell’UE. • L’Europa ha molte lingue e culture, cosa che impedisce la migrazione e la mobilità del lavoro. • I sindacati e le leggi inoltre impediscono il movimento del lavoro tra settori e paesi. • Differenze nei tassi di disoccupazione regionali negli USA sono più limitate e meno persistenti delle differenze nei tassi di disoccupazione nazionali in UE, indice di una mancanza di mobilità del lavoro in UE. 45 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 15 Tabella 9.2: Persone che hanno cambiato regione di residenza negli anni novanta (% della popolazione totale) (Fonte: Peter Huber, “Inter-regional Mobility in Europe: A Note on the CrossCountry Evidence”, Applied Economics Letters 11, agosto 2004, pp. 619–624; Geographical Mobility, 2003-2004, Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, marzo 2004. Le cifre riportate nella tabella per il Regno Unito si riferiscono al 1996, quelle per la Germania al 1990 e quelle per l’Italia e per gli Stati Uniti al 1999.) 46 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Figura 9.8 Divergenze nei tassi di interesse reali all’interno dell’aerea dell’euro 47 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Tabella 9.3 Saldi del conto corrente dei paesi dell’area euro, 2005 – 2011 (% del PIL) (Fonte: FMI, World Economic Outlook Database.) 48 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 16 L’UE è un’area valutaria ottimale? (segue) • L’evidenza empirica mostra che i flussi di capitale finanziario sono più liberi in UE dopo il 1992 e il 1999. • Ma la mobilità del capitale senza la mobilità del lavoro può accrescere la perdita di stabilità t bilità economica. i ○ Dopo una riduzione della domanda aggregata in un particolare membro UE, il capitale finanziario potrebbe essere facilmente trasferito altrove mentre il lavoro è fisso. ○ La perdita di capitale finanziario potrebbe ridurre ulteriormente la produzione e l’occupazione. 49 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Altre considerazioni su un’UEM • La struttura delle economie nell’unione economica e monetaria dell’UE è importante per determinare come i membri rispondono a shock della domanda aggregata. ○ Le economie dei membri UE sono simili nel senso che c’è un alto volume di commercio intra-settoriale rispetto al volume totale. ○ Sono diverse nel senso che i paesi dell’Europa Settentrionale hanno alti livello di capitale fisico per lavoratore e più lavoro qualificato rispetto ai paesi dell’Europa Meridionale. 50 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Altre considerazioni su un’UEM (segue) ○ Come un membro UE risponde a shock alla domanda aggregata può dipendere da come la struttura della sua economia si posiziona rispetto a quella degli altri membri UE. ○ Per esempio, gli effetti di una riduzione della domanda d d aggregata t causata t da d una riduzione id i della domanda nel settore del software dipenderà dall’eventualità che un membro UE abbia un gran numero di lavoratori qualificati nella programmazione rispetto agli altri membri UE. 51 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 17 Altre considerazioni su un’UEM (segue) • Anche l’ammontare dei trasferimenti tra membri UE può influenzare la modalità di risposta delle economie UE a shock alla domanda aggregata. ○I pagamenti fiscali tra i paesi nel sistema federale UE, o federalismo fiscale, può aiutare a compensare la perdita di stabilità economica che deriva dall’adesione ad un’unione economica e monetaria. ○ Ma rispetto ai trasferimenti interregionali negli USA, tra i membri UE c’è un limitato federalismo fiscale. 52 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 La crisi del debito nell’area dell’EURO, 2010 Spread medio sui titoli di stato rispetto alla Germania (Fonte: Bank of America/Merrill Lynch index degli spread medi, Datastream) 53 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Futuro dell’UEM 1) l’EUM non è un area valutaria ottimale 2) La unione economica non è pari all’unione politica 3) Asimmetrie regolamenti e leggi 4) Unione fiscale? 5) Allargamenti 6) Ruolo della BCE (vigilanza?) 18 Consiglio europeo, accordo sul meccanismo di vigilanza unico • Gli stati membri dell'Unione si sono accordati per trasferire alla Bce il potere di vigilare direttamente su circa 150-200 banche. Gli altri istituti di crediti della zona euro verranno sorvegliati dalle autorità nazionali, anche se l'istituto monetario di Francoforte avrà un diritto di controllo. "Si tratta di un primo passo verso una unione bancaria", • Il nuovo sistema sarà pienamente operativo dal 1 marzo 2014, • La Bce vigilerà direttamente su tutte le banche con attivi per oltre 30 miliardi di euro. euro Le altre rimarranno sotto il controllo delle autorità nazionali ma se vi saranno problemi, l'istituto di Francoforte potrà però appropriarsi del dossier in qualsiasi momento. • Due aspetti sono stati particolarmente discussi: la separazione tra politica monetaria e vigilanza bancaria nella Bce, e le modalità di voto nell'Autorità bancaria europea, l'organismo che continuerà a regolamentare il mercato unico a 27. • Il pacchetto dovrà permettere di ricapitalizzare direttamente le banche in crisi attraverso il fondo europeo Esm, evitando di passare dai tesori nazionali e spezzando così il circolo vizioso tra bilanci bancari e bilanci sovrani. Sommario 1. Lo SME era prima un sistema di cambi fissi ma successivamente si è sviluppato in un più esteso coordinamento delle politiche economiche e monetarie: un’unione economica e monetaria. monetaria 2. L’Atto Unico Europeo del 1986 ha raccomandato ai membri UE la rimozione delle barriere allo scambio, ai flussi di capitale e all’immigrazione entro il 1992. 57 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 19 Sommario (segue) 3. 4. 58 Il trattato di Maastricht ha delineato i 3 requisiti perché lo SME diventasse un’unione economica e monetaria. • Ha inoltre standardizzato molte leggi e dato alle istituzioni UE più controllo sulle politiche di difesa. • Ha inoltre istituito penalità per i membri UME che spendono troppo. Nel 1999, quando è nato l’euro, è stato definito un nuovo meccanismo dei tassi di cambio contro l’euro. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 Sommario (segue) Un’area valutaria ottimale ha membri con un elevato grado di integrazione economica tra i mercati dei beni & servizi, del capitale finanziario e del lavoro. 5. • E’ un area in cui il guadagno di efficienza monetaria derivante dall dall’adesione adesione ad un sistema di cambi fissi è almeno pari alla perdita di stabilità economica. 6. L’UE non ha un alto grado di mobilità del lavoro a causa delle differenze nella cultura e a causa della sindacalizzazione e della legislazione. 7. E’ dubbio che l’UE possa essere classificata come area valutaria ottimale. 59 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2 20