Piante vascolari come bioaccumulatori di elementi in traccia Risale al XVI secolo l’osservazione che alcune specie vegetali (p. es. Minuartia verna) si sviluppassero preferibilmente in corrispondenza di depositi minerali (METALLOFITE) Le metallofite hanno meccanismi di tolleranza su base genetica (ecotipi) In termini generali, comunque, le piante vascolari hanno diversi meccanismi di esclusione a livello radicale e del germoglio per prevenire eventuali effetti tossici degli inquinanti nel suolo Per questo motivo le piante vascolari tendono a mantenere valori piuttosto costanti nella composizione elementare dei loro tessuti Molte piante ad ampia distribuzione geografica, resistenti ai principali gas fitotossici (SO2, NOx, HF, O3), sono state utilizzate come biomonitors delle deposizioni atmosferiche di elementi in traccia ed altri contaminanti persistenti. Molti contaminanti atmosferici sono associati al particolato e quindi risulta di particolare importanza nella scelta della specie biomonitor la morfologia della chioma o del germoglio e della superficie fogliare L’analisi delle piante vascolari è l’unico approccio possibile per valutare il trasferimento dei contaminanti ai consumatori primari ed ai livelli più elevati delle catene trofiche terrestri 1 Selezione delle specie e degli organi/ tessuti per il biomonitoraggio 1 – FOGLIE Le piante vascolari più utilizzate sono le conifere e in special modo i pini Mediante gli aghi di pino vengono monitorati su scala nazionale o sovranazionale inquinanti come gli elementi in traccia, il DDT, i policlorobifenili (PCB), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) In Europa sono stati anche utilizzate alcune specie di quercia, faggio, olivo, tiglio, ippocastano, platano, robinia, ailanto, sambuco, melo Soprattutto il pioppo (Populus nigra L. var. italica Duroi) diffuso in tutti i continenti per via agamica, e caratterizzato da grande uniformità genetica, ha ricevuto una attenzione particolare Nell’ultimo decennio Wagner (1993) ha standardizzato i protocolli di campionamento e analisi del materiale per questa specie 2 – HUMUS L’humus superficiale può essere utilizzato per monitoraggi su larga scala, campionandolo al di sotto della chioma nella parte interessata dallo stem flow 2 3 – SCORZE E ANELLI DI ACCRESCIMENTO DEL TRONCO La scorza dei tronchi è stata impiegata per valutazioni retrospettive di inquinamento; tuttavia le procedure non sono standardizzate e non hanno consentito di rilevare trends temporali Anche gli anelli di accrescimento del legno hanno ricevuto un certo interesse, ma sono tuttora molto controversi, infatti circa il 45% dei ricercatori che hanno utilizzato questo metodo sono convinti della sua attendibilità, mentre il 30% la mette in dubbio e il 25% la esclude completamente 4 – RADICI E GERMOGLI DELLA FLORA RUDERALE Soprattutto in ambiente urbano e/o industriale sono state messe a punto procedure per l’utilizzo delle radici e/o delle parti aeree di specie erbacee cosmopolite e poleotolleranti come Taraxacum officinale, Plantago lanceolata, Achillea millefolium, Urtica dioica, Trifolium pratense, Lolium perenne 3 PIANTE VASCOLARI COME BIOINDICATORI Sono poche le piante vascolari impiegate a livello internazionale come bioindicatori di specifici gas aerodiffusi: tra queste ricordiamo Gladiolo e tulipano per l’HF Urtica e Poa per il nitrato di perossiacetilene (PAN) Medicago sativa per SO2 E soprattutto Nicotiana tabacum e Spinacia oleracea per l’O3 BIOMONITORAGGIO DELL’ O3 AL SUOLO Viene utilizzata una varietà sensibile di Nicotiana tabacum, Bel-W3, supersensibile al O3 La sintomatologia fogliare è evidente e si manifesta con la presenza di macchie necrotiche grigie all’inizio e che virano poi all’avorio quando la concentrazione di O3 supera la soglia di 40-50 ppb (parti per 109) per esposizioni di 4-5 ore continuative Come controllo interno nel protocollo, viene utilizzata una varietà tollerante di Nicotiana tabacum, Bel-B, in cui i danni fogliari compaiono solo a concentrazioni di O3 di 200ppb per 2 ore 4 PIANTE ADULTE DI TABACCO BEL-W3 E BEL-B Se l’obiettivo è quello di allestire una rete di monitoraggio a livello locale per l’intero periodo della stagione fotochimica (estate) le piante ottenute secondo un protocollo ANPA vengono esposte per 4 settimane (nel periodo da maggio a settembre compresi) in siti non adiacenti a strade o ad alberi d’alto fusto e con buona circolazione dell’aria; le piante vanno ombreggiate e irrigate oppurtunamente In ogni stazione vanno poste almeno 6 piante Bel-W3 e almeno 3 Bel-B secondo lo schema S S R S R S R S S Si procede alla valutazione delle aree necrotiche settimanalmente su tutte le foglie di ciascuna pianta, confrontando i sintomi con delle tavole fotografiche e individuano delle classi di danno da 0 a 7 (>40%) Si calcola un indice di danno fogliare IDF secondo Ashmore et al., 1980 IDF = ∑ Nn (Dt- D T-1)/N n=numero progressivo della foglia dal basso N= numero totale delle foglie valutate Dt= danno fogliare alla fine della settimana considerata D T-1= danno fogliare alla fine della settimana precedente 5 GERMINELLI DI TABACCO BEL-W3 E BEL-B Il protocollo può essere miniaturizzato usando dei germinelli di tabacco delle due varietà esposti in appositi Kit di rilevazione (almeno 3 per stazione) per una settimana nel periodo estivo da maggio a settembre La piastra contiene 16 germinelli Bel-W3 e 7 Bel-B R S S S SR S R + S R S S S R R S S S S S R S S La valutazione del danno fogliare si fa in laboratorio dopo una settimana di esposizione e 36 ore di permanenza in camera ad aria filtrata Le classi di danno vanno da 0 a 4 (danno >50%) Il calcolo dell’IDF si fa mediando i valori di tutti i cotiledoni e le foglie della stazione in modo da avere un IDF per stazione IL SISTEMA TRIFOLIUM REPENS Questa metodologia si basa sulla valutazione comparata della produzione di biomassa epigea di due cloni di Trifolium repens uno sensibile (NC-S) e l’altro resistente (NC-R). In presenza di livelli significativi di ozono la biomassa di NC-S è ridotta rispetto quella di NC-R NC-S/ NC-R=0,8 a 60 ppb O3 (media di 12 h consecutive) NC-S/ NC-R=0,5 a 80 ppb 6