Gli elementi del discorso metodologico I concetti Esempio: Esempio:

Lucido 52
Gli elementi del discorso metodologico
I concetti
• Sono unità del pensiero (Marradi 2004) che ci servono per organizzare
percezioni, pensieri, sensazioni, etc.
• Un concetto individua dei referenti, cioè oggetti, eventi, stati d’animo,
etc.
Esempio:
Il concetto di libro ha come referenti tutti i libri della mia
biblioteca, ma anche quelli della biblioteca cittadina, della
biblioteca universitaria, quelli stampati in Germania, in Italia, etc.,
nello scorso mese oppure nel 1700.
In sostanza, tutti i libri del mondo e di tutte le epoche sono referenti
– cioè esempi – del concetto di libro.
• Un concetto non afferma nulla a proposito dei referenti che individua
Esempio:
“Libro della biblioteca cittadina acquistato lo scorso anno” è un
concetto, anche se composto da più termini; esso non afferma nulla
a proposito dei libri cui si riferisce.
Così anche i concetti “tempo di studio necessario per superare
l’esame”, “scale di comunicazione tra due edifici”, “maglione
indossato ieri”, etc.
Lucido 53
I referenti
Marradi
“Un concetto identifica le entità cui pensiamo, cioè individua i
referenti,
che possono essere soggetti animati, oggetti inanimati, eventi, stati
d'animo, sensazioni, azioni, modi di compiere un’azione, proprietà
(come il colore), stati su proprietà (come: bianco), e così via
senza asserire nulla attorno ad essi. Come tali, non possono essere né
veri né falsi”
(Referenti, pensiero, linguaggio, 2000)
• Non tutti i concetti hanno referenti empirici; alcuni concetti non hanno
affatto referenti
Esempio
I seguenti concetti non hanno referente:
Ì
funzione
Ì
equilibrio
Ì
isomorfismo
Lucido 54
I concetti: a cosa servono
• La costruzione di concetti è un’attività cognitiva spontanea che ci
consente di organizzare l’esperienza; è un tratto essenziale della
formazione del senso comune
• La mente sceglie alcuni aspetti della realtà e li riunisce, operando un
ritaglio in un flusso di esperienze infinito (Marradi 1980)
Whorf
“Il mondo si presenta come un flusso caleidoscopico di impressioni
che deve essere organizzato dalle nostre menti... Sezioniamo la
natura, la organizziamo in concetti e le diamo determinati significati;
in larga misura perché siamo partecipi di un accordo per organizzarla
in questo modo, accordo che vige in tutte le comunità linguistiche e
che è codificato nelle configurazioni della nostra lingua”
(Linguaggio, pensiero, realtà, 1956)
• Il fatto di riconoscere oggetti, eventi, pensieri, stati d’animoe di
collocarli in gruppi appropriati (cioè insiemi concettuali) ci consente
di mettere in ordine i nostri dati sensoriali e di pensare al mondo e
alle nostre esperienze di esso in modo organizzato, dotato di senso
• Allo stesso tempo, i concetti sono i mattoni dell’attività scientifica:
essi individuano il nostro oggetto di studio (i valori/il conflitto/il
mutamento sociale, etc.), compaiono nelle teorie che vogliamo
sottoporre a controllo empirico (la teoria del suicidio di Durkheim, la
teoria dell’etichettamento della devianza di Goffman, la teoria del
capitale sociale di Coleman, etc.), e costituiscono in effetti ciò che
unisce la teoria da un lato, e il mondo empirico dall’altro (Blumer
1969)
Lucido 55
I concetti sono immutabili?
• Il modo in cui il ritaglio viene operato è determinato dalle necessità
pratiche di un dato individuo, gruppo o società, e non da
caratteristiche intrinseche delle cose o delle percezioni
Esempio
Il fatto che alcune caratteristiche siano riunite per formare il
concetto di tavolo (4 gambe, un piano, serve per lavorare o
mangiare, etc.) non dipende dall’idea del “tavolo in sé”, ma
dalle nostre convenzioni culturali
Prima conseguenza
I concetti variano da società a società, perché varia il modo di
‘ritagliare insieme’ i vari ambiti dell’esperienza
Lucido 56
Esempio 1
Ì
La lingua degli eschimesi non possiede un termine generale
per designare la neve, ma molti termini differenti per tipi
diversi di neve
italiani:
neve
neve ghiacciata
neve fresca
neve per igloo
eschimesi:
neve ghiacciata
neve fresca
neve per igloo
Lucido 57
Esempio 2
Ì La nostra lingua non possiede un termine generale che riunisca
i diversi tipi di precipitazione (neve, pioggia, grandine, etc.)
italiani:
balinesi:
pioggia
precipitazioni
neve
pioggia
grandine
grandine
neve
Lucido 58
Seconda conseguenza
I concetti variano a seconda degli strati sociali,
dei gruppi professionali, delle generazioni,
e anche da individuo a individuo
Esempio 3
Ì il linguaggio scientifico in generale
Ì il linguaggio della medicina
Ì il linguaggio del marketing
Ì il gergo delle subculture giovanili
Ì le differenze regionali nell’uso dell’italiano
concetti come nuvole,
ovvero entità dai confini sfumati
(Marradi 2004)
difficili da definire
molto flessibili
Lucido 59
I concetti: dove si formano
• È l’individuo, il gruppo o la società il luogo dove si formano i
concetti?
Secondo Schutz (1979), il mondo della vita quotidiana è un
mondo organizzato e interpretato, dotato di una rete di significati
elaborati da chi ci ha preceduto, e che ci vengono trasmessi
durante il periodo della socializzazione
• Questo accordo è la base per la nascita e la formazione di nuovi
concetti; infatti i concetti usati nella vita quotidiana sono prodotti (di
solito) socialmente, e non da singoli individui
Ciò significa che gli individui si limitano ad usare passivamente
i concetti elaborati collettivamente?
No, poiché ciascuno interpreta
questo “fondo di conoscenza
disponibile” in maniera diversa,
contribuendo così a plasmarne il
significato, in un incessante
scambio tra la dimensione
individuale e quella sociale
(Marradi 1980, 2004).
Inoltre, la società non si limita a fornire
agli individui un vocabolario, ma anche le
regole secondo cui esso funziona e può
essere arricchito; perciò gli individui
elaborano e modificano il materiale che
ricevono in dotazione in quanto membri
di una data società, e lo restituiscono alla
società stessa per ulteriori interpretazioni.
Lucido 60
I concetti: come si comunicano
• Ad ogni ‘ritaglio’ concettuale viene associato un termine, ovvero
un’etichetta linguistica, che rende comunicabile il concetto
• Concetti e termini non sono la stessa cosa: il dominio dei concetti è
molto più vasto del dominio dei termini, poiché:
1. esistono concetti non associati ad alcun termine: il concetto svolge
il suo compito di organizzazione mentale, senza essere stato
denominato
2. esistono concetti che, per essere espressi, hanno bisogno di più
termini
Esempio
Ì
gli studenti iscritti al primo anno
Ì
la propensione a continuare gli studi
Ì
le reti di relazione
• Denominare concetti – ovvero designare termini che li identificano –
è utile alla comunicazione; tuttavia non è necessario: si può
apprendere un concetto osservando oggetti, comportamenti, etc.,
senza associarlo all’etichetta verbale
Lucido 61
Estensione di un concetto
• L’insieme dei referenti di un concetto è detto estensione
Esempio
a
insieme dei referenti
(estensione)
a
aA
lettera A
a
a
A
concetto
lettera A
a
Lucido 62
• L’operazione concettuale grazie alla quale individuiamo un dato
‘oggetto’ come referente di un dato concetto è la classificazione
Esempio
rosa
questo fiore
è
(appartiene alla classe)
una rosa
• La nostra capacità di classificazione funziona anche se l’esempio di
referente empirico che abbiamo davanti non possiede tutte le
caratteristiche tipiche dei referenti di quel dato concetto
Esempio
questa immagine viene riconosciuta
(e classificata) come referente empirico del
concetto di ‘rosa’ anche se non sono palesi tutte
le caratteristiche di una rosa
Lucido 63
Intensione di un concetto
• L’insieme degli aspetti tipici di un concetto si dice intensione
Esempio
L’intensione del concetto di ‘rosa’ è data – tra gli altri – dai
seguenti aspetti:
Ì ha le spine
Ì è un arbusto o un
rampicante
Ì è molto profumata
Ì fiorisce da maggio a
novembre
Ì i fiori sono di forma sferica con Ì è resistente al freddo
corolle solitamente complesse
• L’intensione identifica quegli aspetti che rendono possibile
l’operazione di classificazione
Esempio
Per decidere se un fiore è una rosa – quindi se rientra o meno fra i
referenti del concetto di ‘rosa’ – devo controllare se ha le spine, se è
profumato, se i fiori hanno forma sferica, etc.
Lucido 64
Livelli di generalità /1
• Diciamo che un concetto è generale quando la sua intensione si
compone di aspetti che individuano un vasto insieme di referenti
(anche molto eterogenei tra loro)
Esempio
Ì ‘Studente’ si riferisce a qualsiasi individuo iscritto a
qualsiasi scuola (a partire dai 6 anni di età)
• Al contrario, un concetto è specifico quando la sua intensione si
compone di aspetti caratterizzati chiaramente, individuando un
insieme più ristretto di referenti
Esempio
Ì Il concetto ‘gli studenti universitari di Scienze Politiche
ad Alessandria’ individua un tipo particolare di studenti,
chiaramente caratterizzati; i referenti di questo concetto
sono un sottoinsieme dei referenti del concetto di
‘studente
studenti
studenti universitari
di SP ad AL
Lucido 65
Generalità di un concetto
• La generalità di un concetto non va confusa con il livello di
astrazione cui si pongono i suoi referenti
Esempio
Ì ‘Animali quadrupedi’ è un concetto generale con
referenti concreti
Ì ‘Libertà’ è un concetto generale con referente astratto
In sintesi:
referente concreto referente astratto
concetto generale
quadrupede
libertà
concetto specifico
gatto
libertà di
pubblicare articoli
anti-governativi
Lucido 66
Livelli di generalità /2
• Da concetti generali è possibile derivare concetti specifici
aumentando l’intensione del concetto generale
• Ciò porta automaticamente alla diminuzione dell’estensione del
concetto
generale
studenti
studenti
universitari
studenti
universitari
iscritti a Scienze
Politiche
specifico
studenti
universitari
iscritti a Scienze
Politiche
ad Alessandria
aumentiamo l’intensione
aggiungendo specificazioni
ad ogni passo
Lucido 67
Scala di generalità
• L’operazione con cui si diminuisce o si aumenta il livello di
generalità di un concetto disegna una scala di generalità
• Essa mette in relazione inversa intensione ed estensione del concetto,
secondo le seguenti regole:
Se aumentiamo l’intensione allora diminuisce l’estensione e ci
spostiamo verso concetti più specifici
Se diminuiamo l’intensione allora aumenta l’estensione e ci
spostiamo verso concetti più generali
Esempio
generale
– intensione
+ estensione
studenti
studenti universitari
studenti univ.
iscritti a SP
studenti univ.
iscritti a SP di AL
specifico
+ intensione
– estensione
Lucido 68
• Bisogna ricordare che:
da ogni concetto si diparte più di una scala di generalità, sia verso il
generale sia verso lo specifico
Esempio
Ì studenti → studenti universitari → studenti universitari di SP
(scala discendente, dal generale allo specifico)
ma anche
Ì studenti → studenti delle medie superiori → studenti del liceo
classico (scala discendente)
ma anche
Ì studenti → giovani non lavoratori → giovani
(scala ascendente)
un concetto può dare luogo a specificazioni alternative, ovvero a
concetti più specifici che stanno allo stesso livello di generalità
Esempio
studenti delle medie superiori
studenti del
liceo classico
studenti del
liceo scientifico
...
studenti dell’
ITIS
Lucido 69
Asserto (o proposizione)
• È un’affermazione circa i referenti di un concetto
• Si costruisce combinando concetti in modo semanticamente adeguato
(cioè in modo che la proposizione abbia un significato)
Esempio:
• Gli studenti stanno ascoltando la lezione di sociologia
concetto
affermazione
sui referenti
concetto
Lucido 70
Differenza tra concetti e asserti
• Un concetto non afferma nulla sui propri referenti, mentre un asserto
afferma che una certa azione è stata o non è stata compiuta
Il seguente è un asserto o un concetto?
Gli studenti che stanno ascoltando la
lezione di sociologia
• Da ciò deriva che un concetto non può essere pensato come vero o
falso, mentre un asserto sì
Il seguente è un asserto o un concetto?
Gli studenti non stanno ascoltando la
lezione di sociologia
Lucido 71
Forme di asserto /1
Teoria
• E’ un insieme di asserti connessi in modo organico, che si pongono ad
un elevato livello di astrazione e generalizzazione rispetto alla realtà
• Gli asserti di cui si compone una teoria possono essere derivati da
regolarità osservate, e da essi possono essere tratte previsioni empiriche
Esempio nelle scienze sociali:
Ì Teoria dell’etichettamento della devianza (Goffman): un certo
grado di devianza può essere il prodotto della definizione di un
individuo come deviante da parte di un gruppo sociale.
L’individuo finirà per adeguare azioni e comportamenti a questa
definzione sociale: agirà cioè nel modo in cui il suo gruppo
sociale di riferimento si aspetta che egli agisca (esempio tratto da
Grimaldi, Elementi di metodologia e tecniche della ricerca
sociale, 2000)
• Ogni teoria deve definire con precisione la propria portata, cioè i
confini di spazio e tempo entro i quali gli asserti che la compongono
sono ritenuti validi
Esempio:
Ì La teoria dell’etichettamento della devianza è stata applicata alle
società moderne, ma può essere considerata valida anche per altri
tipi di società
Lucido 72
Forme di asserto /2
Ipotesi
• è un asserto che implica una relazione tra due o più concetti, che è stato
sottoposto a controllo empirico o è concepito per essere sottoposto a
tale controllo
• si colloca ad un livello inferiore di generalità e astrazione rispetto alla
teoria
• è ciò che permette la traduzione della teoria in termini empiricamente
controllabili; infatti una teoria deve poter essere articolata in ipotesi
specifiche: il criterio della controllabilità empirica è infatti uno dei
principali criteri di scientificità
Esempio:
Ì L’appartenenza ad un gruppo svantaggiato (es. afroamericani)
rende più probabile l’etichettamento da parte del gruppo di
maggioranza (es. americani bianchi)
Lucido 73
Forme di asserto /3
Legge
• Esprime una relazione tra concetti, solitamente di natura causale, nella
forma di una regola che asserisce “la presenza di un legame costante fra
classi di eventi”(Giesen, Schmid, 1982, 52)
• È un asserto di portata universale, valido sempre e ovunque, senza
limitazioni di tempo o di spazio
Esempio (positivista):
Ì Quanto più l’individuo è integrato nella società o nel gruppo di
cui fa parte, tanto più è lontano dal suicidio (Durkheim)
Lucido 74
Forme di asserto:
come si differenziano?
Ambito di validità
È definito operativamente?
Legge
universale
(sempre e ovunque)
talvolta sì, talvolta no
Teoria
meno che universale;
sono posti
(magari implicitamente)
limiti spaziali e temporali
no
Ipotesi
rigidamente delimitata nel
tempo e nello spazio
sì
(Fonte: Grimaldi 2000, 45)
In conclusione:
Le proprietà logiche di concetti e asserti sono di fondamentale importanza
per il processo di controllo empirico, che è uno dei criteri – se non il più
importante criterio – di scientificità della ricerca empirica
Lucido 75
Nessi (o relazioni) tra asserti
Esempio 1
2. Gli studenti seguono le
lezioni dei corsi
1. Gli studenti sperano di
ottenere buoni voti agli esami
perché
(al fine di)
Gli studenti seguono le lezioni dei corsi perché sperano
di ottenere buoni voti agli esami
(nesso teleologico)
Lucido 76
Esempio 2
1. Gli studenti seguono le
lezioni dei corsi
2. Gli studenti sanno che seguendo
le lezioni la preparazione
all’esame migliora
perché
(a causa del
fatto che)
Gli studenti seguono le lezioni dei corsi perché sanno
che questo migliora la preparazione all’esame
(nesso causale)
Lucido 77
Nessi tra asserti: la spiegazione causale
Hobart
“Spiegare un evento equivale a mostrare che esso doveva accadere
così come di fatto è accaduto.
Ciò significa mostrare che esso è effetto di una causa, in altri termini
che esso è un caso di una legge”
(la stessa definizione – che proviene da J.S. Mill – viene data da Popper e
Hempel; a quest’ultimo viene di solito associata con l’etichetta di ‘spiegazione
nomologico-deduttiva’)
Esempio
1) Il radiatore dell’auto
si è rotto
perchè
2) l’auto era nel cortile
e la scorsa notte faceva
molto freddo
Il volume dell’acqua
aumenta se gela
explanandum
(ciò che deve essere spiegato)
congiunzione che istituisce
il nesso di causalità
explanans
(ciò che consente di spiegare,
in riferimento ad una legge)
legge
Lucido 78
Verità/falsità della spiegazione causale
• Ciascuno degli asserti che compongono l’esempio precedente è
pensabile come vero o falso; ma la spiegazione intera è pensabile
come vera o falsa?
• I problemi che si incontrano quando si vuole stabilire se una
spiegazione causale è vera o falsa sono complessi: come si può
escludere che la causa dell’asserto 1 (explanandum) sia (anche)
qualcosa di diverso dall’asserto A (explanans)?
• Il punto fondamentale è che ‘spiegazione causale’ fa riferimento al
mondo della teoria, mentre ‘vero o falso’ appartiene al mondo della
ricerca empirica
Blalock
“Sembra che vi sia un intrinseco divario fra il linguaggio della teoria
e quello della ricerca, che non può mai essere colmato in maniera
soddisfacente.
Si pensa in termini di linguaggio teorico, che comprende concetti
come quelli di causa, forza, sistema e proprietà.
Ma i controlli empirici vengono fatti in termini di covariazioni,
operazioni e letture di strumenti.
Per quanto un concetto come quello di ‘massa’ possa essere
concepito teoreticamente o metafisicamente come una proprietà, è
soltanto una pia illusione... che la ‘massa’ come proprietà sia
equivalente alla ‘massa’ come viene inferita dalla lettura dei
quadranti di uno strumento.
...Ciò non significa che non sia utile pensare causalmente ed
elaborare modelli causali che hanno implicazioni direttamente
controllabili”
(L’analisi causale in sociologia, 1967)
Lucido 79
Nessi tra asserti: la spiegazione teleologica
• Questo tipo di spiegazione fa riferimento alla presenza di un fine (in
greco, telos, per cui la teleologia è lo studio dei fini) in vista del
quale vengono intraprese le azioni
• Possiamo distinguere due tipi di spiegazione teleologica:
1. la spiegazione che fa
riferimento ai concetti di:
Ì funzione
Ì tendenza a uno scopo
Ì totalità organiche
(sistemi)
equivale ad adottare un
punto di vista macro
(cioè del sistema)
2. la spiegazione che fa
riferimento ai concetti di:
Ì proposito
Ì intenzionalità
equivale ad adottare un
punto di vista micro
(cioè dell’attore)
Lucido 80
Esempio 1: spiegazione funzionale (Merton)
1) L’apparato del partito democratico a Chicago è particolarmente attivo nel
reclutare iscritti fra le persone recentemente immigrate negli Stati Uniti
perché
2) il sistema politico americano ha bisogno di integrare rapidamente i
cittadini di recente immigrazione
• È un esempio di spiegazione teleologico-funzionale perché:
a) gli attori implicati sono attori collettivi (il partito
democratico, il sistema politico americano)
b) il comportamento del partito democratico è spiegato in
relazione ad un fine (l’integrazione dei nuovi cittadini)
c) questo fine fa riferimento ad una funzione fondamentale
del sistema sociale, ovvero l’integrazione (Parsons), che
svolge un ruolo indispensabile per il
mantenimento/esistenza del sistema stesso
Lucido 81
Esempio 2: spiegazione in base al proposito
1) Gli studenti seguono le lezioni dei corsi
perché
2) desiderano ottenere buoni voti agli esami
• È un esempio di spiegazione in base al proposito/intenzionalità
perché:
a) gli attori implicati sono attori individuali (gli studenti)
b) (supponiamo che) gli studenti si propongono come fine di
ottenere buoni voti agli esami
c) in vista di questo fine intraprendono un corso d’azione
(seguire le lezioni)
Verità/falsità della spiegazione teleologica
• Anche in questo caso è assai difficile stabilire la verità o falsità di
una spiegazione teleologica: negli esempi precedenti, possiamo
escludere che gli obiettivi del partito democratico siano altri? oppure
che gli studenti frequentino le lezioni per altri motivi oltre a quello
indicato?
• In sintesi, è ancora più difficile decidere se questo tipo di spiegazione
è vera o falsa, perché fa riferimento ad un piano interno al sistema
(spiegazione funzionale) o all’attore sociale (spiegazione in base al
proposito), ovvero ad un livello cui il ricercatore non ha accesso
diretto
Lucido 82
Referenti, pensiero, linguaggio:
i tre “mondi”
Mondo 1: Referenti
È abitato da tutto ciò
cui pensiamo
Mondo 3: Linguaggio
È abitato dai segni
(linguistici, matematici,
logici, insiemistici, etc.)
Mondo 2: Pensiero
È abitato da tutti gli atti del
pensiero: concetti, asserti, nessi tra
asserti, ragionamenti complessi
Fonte: Marradi 1994; Ogden e Richards 1923; Popper 1975