Sapere con certezza come si svolgesse la vita quotidiana dell’uomo preistorico è molto difficile, ma basandoci sui resti materiali rinvenuti dagli archeologi, dai paleoantropologi e dai paleontologi in diverse parti del mondo, possiamo ricostruirne alcuni tra gli aspetti più importanti: dove abitavano, come si vestivano e quali ornamenti indossavano gli uomini e le donne, come si procuravano il cibo. QUIS@QUID è un progetto di didattica dell’archeologia, promosso e realizzato dal Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali del Friuli Venezia Giulia attraverso materiali e strumenti formativi, destinati principalmente alle scuole primarie e ai musei del Friuli Venezia Giulia. Per informazioni: Michelina Villotta email: [email protected] tel. +39 0432 824148 La serie Preistoria 1 è stata realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Ferrara – Dipartimento di Studi Umanistici Testi: Marco Peresani, Matteo Romandini Disegni: Mauro Cutrona Coordinamento: Valeria Cipollone, Marco Peresani, Michelina Villotta L’Uomo Sapiens L’Uomo sapiens nel mondo L'Uomo anatomicamente moderno (Homo sapiens) comparve in Africa circa 200.000 anni fa e, dopo essersi diffuso in tutto il continente africano, raggiunse prima il Vicino Oriente e infine, attorno a 45.000 anni fa, l'Europa. Nel corso di migliaia di anni la nostra specie visse in ambienti estremamente diversi tra loro: le grandi pianure steppiche, le coste mediterranee, i boschi e le praterie alpine, fino alla tundra delle regioni settentrionali ed i deserti. Gli insediamenti I sapiens installarono i loro accampamenti stagionali all'aperto nelle pianure, spesso in prossimità di corsi d'acqua e sotto ripari rocciosi o all'imboccatura delle grotte. Le capanne erano probabilmente costruite con legno o ossa di grandi animali. Vi erano zone adibite ai focolari, alla scheggiatura della pietra, alla macellazione delle prede e all’accumulo dei rifiuti. Alcune grotte del Friuli (Grotta del Rio Secco, Grotta del Clusantin, Grotte Verdi e Riparo di Biarzo) registrano occupazioni brevi ma ripetute, ma anche presenze più durature in probabili campi stagionali. Gli strumenti e la tecnologia I primi Homo sapiens si distinguono dai Neandertal per avere un equipaggiamento più ricco e diversificato, dotato di sistemi di lancio basati sulla costruzione di nuove armi (propulsori, archi, arponi, boomerang). Le tecniche di scheggiatura della selce adottate dai sapiens permettevano di ottenere schegge allungate e regolari (dette lame e lamelle) e di produrre strumenti più specializzati: i bulini, atti ad incidere e levigare, grattatoi, specializzati nella lavorazione delle pelli, punte e lame utilizzate nella caccia e nella macellazione delle prede. Dal palco dei cervidi (capriolo, renna, cervo, megacero), da ossa e avorio (mammut), essi ottenevano lunghe punte (zagaglie) da innestare sui giavellotti per la caccia, arpioni per la pesca e spatole, punteruoli e aghi per la lavorazione delle pelli. La caccia e l’alimentazione Alle innovazioni tecnologiche corrisponde una più ampia scelta di animali da cacciare. La selvaggina comprendeva animali come l'orso, il mammut, ma soprattutto ungulati, tra i quali venivano preferiti lo stambecco, il camoscio, i cervidi, il cinghiale e i grandi bovini. Oltre all’orso delle caverne, numerosi sono gli esempi di sfruttamento di carnivori, come il lupo, la lince, volpe e mustelidi. Le evidenze archeologiche sull’altopiano di Pradis dimostrano che gruppi di sapiens si erano anche specializzati nella caccia alla marmotta. La predazione di uccelli e pesci si afferma e si intensifica con il passare dei millenni, mentre nelle zone costiere è stata costante la raccolta di molluschi marini. Restano rare ma certe le testimonianze della raccolta di vegetali e l’utilizzo di propoli. L’arte, gli oggetti di decoro e la musica La nostra specie raggiunge già nel Paleolitico capacità artistiche e simboliche straordinarie. Tra gli oggetti ornamentali venivano scelti e lavorati denti di mammiferi, conchiglie marine e di acqua dolce. I pigmenti coloranti (carbone, ocra gialla e rossa e altri pigmenti minerali), erano usati quotidianamente per realizzare pitture sulle pareti delle grotte, su blocchetti di pietra o sulla loro stessa pelle. Motivi e disegni venivano anche incisi su osso, avorio e ciottoli, a bassorilievo o a tutto tondo. A queste straordinarie forme d’arte si associano i più antichi strumenti musicali a fiato, ricavati dalle ossa più lunghe delle ali di cigni e avvoltoi.