Enuncia e commenta i postulati proposti da Einstein sulla relatività ristretta. La luce è una particolare onda trasversale che si può propagare nel vuoto. Si tratta di un’onda elettromagnetica che ha, nel vuoto, la sua velocità massima c pari a circa 300.000 km/s. Questo valore, nella teoria dell’elettromagnetismo, è lo stesso in tutti i sistemi di riferimento, qualunque sia la loro velocità relativa rispetto all’osservatore e si dice, perciò, che è una grandezza invariante. Questo è in disaccordo con le previsioni della meccanica classica e, in particolare, con le trasformazioni di Galileo che affermano che la velocità della luce deve variare, da un sistema di riferimento ad un altro, così come varia la velocità di ogni corpo. Proprio per risolvere questa contraddizione tra meccanica ed elettromagnetismo, Einstein propone due assiomi. Il primo, chiamato principio di relatività ristretta o speciale, afferma che le leggi della Fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi fisici inerziali e non esiste quindi un riferimento privilegiato. Il secondo assioma, chiamato principio di invarianza di c, afferma invece che la velocità della luce è la stessa in tutte le direzioni e in tutti i sistemi di riferimento inerziali, indipendentemente dal moto del sistema stesso o della sorgente da cui la luce è emessa. Descrivi il funzionamento di un trasformatore Il trasformatore è una macchina elettrica definita statica perché non contiene parti in movimento. Il trasformatore consente di innalzare ed abbassare, in maniera efficiente e senza eccessive perdite, il valore della tensione e corrente in ingresso rispetto a quelli in uscita. Un trasformatore può essere costituito da due solenoidi, avvolti su un anello di materiale ferromagnetico detto nucleo magnetico. L’avvolgimento al quale viene fornita energia viene detto primario, mentre quello dalla quale l’energia è prelevata è detto secondario. Quando sul primario viene applicata una tensione elettrica alternata sinusoidale, per effetto dell’induzione magnetica, si crea nel nucleo un flusso magnetico con andamento sinusoidale. Per la legge di Faraday-Neumann-Lenz, questo flusso variabile induce nel secondario una tensione sinusoidale, che si può dimostrare essere proporzionale al rapporto tra il numero di spire del primario e quelle del secondario. Descrivi i fenomeni di autoinduzione e mutua induzione L’autoinduzione è un fenomeno fisico che avviene ogni volta che la corrente in un circuito elettrico varia nel tempo. Se la corrente, ad esempio, aumenta rapidamente, si genera un flusso magnetico che varia rapidamente come la corrente attraverso la superficie del circuito. Questo induce un’altra corrente nel circuito che ha verso opposto alla prima e che tende a stabilizzare il flusso totale. Il fenomeno della mutua induzione riguarda invece due circuiti elettricamente separati posti in prossimità l’uno dell’altro. Nel caso in cui si abbia una variazione di corrente in uno dei due circuiti, si avrà una variazione di flusso anche nel secondo circuito e quindi si genererà, all’interno di quest’ultimo, una corrente elettrica. I fenomeni dell’autoinduzione e della mutua induzione vengono utilizzati nei trasformatori elettrici. Illustra brevemente il concetto di simultaneità secondo Einstein e le sue conseguenze. RISPOSTA Einstein dà una definizione operativa di simultaneità di due eventi: due eventi sono simultanei se posso osservare la luce che essi emettono arrivare contemporaneamente in un punto equidistante dai punti in cui si sono verificati. A partire da questa definizione, la simultaneità dei due eventi è relativa al sistema di riferimento da cui si osserva: se ad esempio due lampi emessi da due fari posti sul terreno sono ricevuti nello stesso istante da un osservatore fermo rispetto a essi, un osservatore che si stia muovendo sulla linea che congiunge i due faretti non osserverà i due lampi contemporaneamente, perché nel tempo che la luce impiega a raggiungerlo egli si sarà avvicinato a uno e allontanato dall’altro. Questo tipo di considerazioni hanno portato Einstein a formulare successivamente la teoria della relatività. Visualizza risposta Domanda 12 Su quali presupposti teorici Einstein ha sviluppato la teoria della relatività? RISPOSTA Einstein assume come postulato la velocità c della luce costante in tutti i sistemi di riferimento inerziali, come descritta dalle equazioni di Maxwell. Estende dunque il principio di relatività galileiano, che afferma che le leggi fisiche devono avere la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali, in modo da includere la costanza di c. Le leggi di trasformazione da un sistema di riferimento inerziale a un’altro saranno dunque descritte dalle trasformazioni di Lorentz, in cui le velocità si compongono in modo da mantenere costante c, al contrario delle trasformazioni di Galilei. Visualizza risposta Domanda 13 Illustra brevemente l’esperimento di Michelson e Morley e discutine l'importanza. RISPOSTA L’esperimento di Michelson e Morley aveva lo scopo di dimostrare l’esistenza dell’etere, una sostanza impalpabile in cui si sarebbero propagate le onde elettromagnetiche, ipotizzata per giustificare il carattere invariante della loro velocità previsto dalle equazioni di Maxwell. L’idea era dunque quella di osservare gli effetti della differenza di tempo impiegata a percorrere la stessa distanza da due fasci di luce su cammini tra loro perpendicolari, di cui uno parallelo al moto della terra nell’etere e l’altro perpendicolare ad esso. Questa differenza di tempi avrebbe dovuto produrre le caratteristiche figure di interferenza in un interferometro appositamente costruito. Tale interferenza non si osservò, e l’esperimento costrinse ad accantonare l’ipotesi dell’etere, e a cercare altre ipotesi per spiegare la costanza della velocità, preparando il terreno alla teoria della relatività ristretta di Einstein. Visualizza risposta Trattazione sintetica (in 20 righe) L’energia potenziale del campo elettrico in un punto è il lavoro che la forza elettrica deve compiere per spostare una carica da quel punto all’infinito, cioè al limite del campo. Il lavoro della forza elettrica che, essendo conservativa, dipende solo dalla posizione iniziale A e da quella finale B è pari a KQq (1/RA – 1/RB). Ponendo il punto B ai limiti del campo, cioè facendo tendere R B all’infinito, otteniamo che il lavoro della forza elettrica per spostare la carica dal punto A all’infinito è KQq/RA, che per definizione è l’energia potenziale nel punto A. Come si può osservare, l’energia potenziale è legata alla carica posta nel punto A. Si introduce perciò il concetto di potenziale (V): questo è una grandezza scalare legata solo alle caratteristiche del campo e pari a U/q, quindi KQ/RA. Per differenza di potenziale si intende proprio la differenza tra i valori dei potenziali in due punti del campo e serve per stabilire verso quale dei due si muoverà la carica, ricordando che il vettore campo elettrico punta sempre verso i punti a minore potenziale. Punti che si trovano alla stessa distanza dalla carica generatrice, ovvero con R uguale, hanno una d.d.p. pari a zero e sono quindi su superfici equipotenziali. La d.d.p. è legata al lavoro della forza elettrica dalla seguente relazione L = q .( VA-VB), che deriva dal fatto che per le forze conservative L = -U = UA-UB = q VA-qVB Prendendo q a fattor comune nella relazione precedente ottengo la suddetta relazione. Osservazione : il lavoro della forza elettrica , nel caso in cui q sia positiva, è positivo, nullo, negativo a seconda che risulti VA>,=,<VB ( il contrario se q è negativa) Il teorema di Gauss afferma che il flusso del campo elettrico attraverso una superficie chiusa è uguale al rapporto tra la somma algebrica delle cariche presenti al suo interno e la costante dielettrica del mezzo. Questo vuol dire che non sono rilevanti né l’area della superficie, né la distanza da questa, né le cariche esterne le quali generano un flusso prima negativo e poi positivo attraverso la superficie ( o viceversa ). Una superficie chiusa di questo tipo viene chiamata gaussiana ed è usata per la determinazione del campo elettrico generato da una distribuzione continua di cariche, come ad esempio da un conduttore sferico di raggio R, che genera un campo radiale al suo esterno ( mentre all’interno è nullo , come per qualsiasi conduttore) Si fissa un punto a distanza r>R dal centro del conduttore e si sceglie una superficie gaussiana che per comodità prenderemo come una sfera di raggio r ,concentrica, che contenga la sfera conduttrice. A questo punto il flusso è sia pari a E . S ( ** noi vogliamo determinare il campo in un determinato punto a distanza r dal centro del conduttore, supponendo che sia radiale, non uniforme** il campo con E supposto costante perché siamo in prossimità della sfera) e sia a Q/0 per il teorema di Gauss. Essendo S = 4 r2 otteniamo che E = Q / 4 r2 0 : ovvero il campo si calcola come se la carica fosse concentrata tutta nel centro del conduttore . Un discorso analogo si può fare per una distribuzione di cariche su una lastra piana. In questo caso il campo si può considerare costante in prossimità della superficie e anche perpendicolare ad essa. Una comoda superficie gaussiana è quella cilindrica, poiché lungo la sua superficie laterale il flusso è nullo e perciò rimane da considerare solo quello attraverso le due basi. Il flusso sarà quindi pari sia a 2 E . S (essendo due le basi) e poi, per il teorema di Gauss , a S / 0. Uguagliando le due espressioni ottengo che E = 0. Dopo aver definito il <<Flusso di un Campo vettoriale attraverso una superficie (piana o chiusa)>> e la <<Circuitazione di un Campo vettoriale lungo una linea chiusa>>, evidenziare come essi rappresentano gli strumenti concettuali e operativi che permettono di descrivere il comportamento dei campi elettrici e magnetici , nonché le loro reciproche interazioni ( Max . 30 righe + eventuali figure) Il flusso di un vettore attraverso una superficie piana di area S è un’operazione matematica data dal prodotto scalare del vettore con il vettore , dove è il versore normale, ovvero il il vettore di modulo unitario,perpendicolare alla superficie e diretto fuori dalla pagina che si considera. In formule: dove è l’angolo compreso tra (Fig.1) Per calcolare il flusso attraverso una superficie chiusa si divide la superficie in elementi dS tanto piccoli da poter essere considerati piani e si sommano tutti i dΦ dell'intera superficie In particolare il flusso del vettore campo elettrico ( o del vettore campo magnetico , il flusso è direttamente proporzionale al numero delle linee di forza che attraversano la superficie. Se la superficie è chiusa vale il Teorema di Gauss : Il flusso del vettore attraverso una superficie chiusa, non dipende dalla superficie, ma è uguale alla somma algebrica delle cariche interne e inversamente proporzionale alla costante dielettrica del mezzo.Il flusso del vettore attraverso una superficie chiusa è sempre nullo. Da queste relazioni si deduce che le linee di forza di sono linee aperte cioè hanno sorgenti (cariche positive) e pozzi (cariche negative), mentre le linee di forza di sono linee chiuse e non esistono poli magnetici isolati. Per il campo elettrico si deduce anche la legge dell’inverso del quadrato della distanza (legge di Coulomb) Sia un campo vettoriale ed L una linea chiusa (orientata) . Si suddivide L in n porzioni abbastanza piccole da essere considerate segmenti orientati o vettori e si calcola per ciascun elemento di linea il prodotto scalare , dove rappresenta il campo presente nel tratto Si definisce Circuitazione del campo vettoriale e si indica con C( ,la somma (Fig.2) In particolare se la circuitazione è nulla lungo qualsiasi linea chiusa il campo è conservativo ( come il campo elettrostatico. ( ha per significato fisico una differenza di potenziale) Nel caso del vettore , campo magnetico,la circuitazione calcolata lungo una linea di forza è uguale a , dove i rappresenta la risultante delle correnti concatenate alla linea chiusa. Queste relazioni diventano strumento operativo in quanto permettono di calcolare il valore di E o di B, note le sorgenti del campo. Maxwell ha poi sintetizzato , nella terza e nella quarta equazione , le interazioni tra Campo elettrico e campo magnetico ::un campo magnetico variabile genera un campo elettrico la cui circuitazione è , mentre un campo elettrico variabile genera un campo magnetico tale che In particolare la terza equazione afferma che , in presenza di campi magnetici variabili non è nulla e rappresenta la forza elettromotrice indotta Fig.1 Fig. 2 Le trasformazioni di Lorentz, che prendono il nome dal loro principale scopritore, il fisico e matematico, furono inizialmente introdotte per rimuovere le contraddizioni esistenti tra elettromagnetismo e meccanica classica. Sotto di esse le equazioni dell'elettromagnetismo rimangono invarianti nel passaggio tra due sistemi di riferimento in moto relativo tra loro. Le trasformazioni di Lorentz sono alla base della formulazione matematica della teoria della relatività ristretta (o speciale) di Einstein. Le trasformazioni delle coordinate di Lorentz per due sistemi di riferimento inerziali S e S', con S' che si muove con velocità costante v rispetto a S, e del vettore velocità u di un corpo parallelo agli assi coincidenti x e x' sono Fonte: trasformazioni di lorentz l fenomeno dell’induzione elettrostatica può essere verificato utilizzando un elettroscopio a foglie. In questo caso l’elettroscopio non viene toccato ma semplicemente si avvicina un oggetto carico positivamente le cariche negative dell’elettroscopio si radunano verso l’oggetto positivo mentre l’altra parte dell’elettroscopio si carica positivamente e le lamelle si respingono. In questo caso il fenomeno sparisce allontanando l’oggetto carico. Dal punto di vista microscopico il campo generato dalle cariche positive del corpo che si avvicina ha reso l’elettroscopio neutro un dipolo elettrico infatti pur essendo rimasta inalterata la carica neutra dell’elettroscopio lo spostamento delle cariche negative verso il corpo carico ha reso diverso il centro delle cariche negative da quelle positive. Questo ha generato un momento di dipolo elettrico indotto. Con questo meccanismo si spiega anche perché un corpo elettrizzato attrae dei piccoli pezzi di carta. Pur essendoci una quantità enorme di elettroni lo spostamento degli elettroni ad un ceto punto si ferma perché il campo positivo generato dall’altra parte del dipolo eguaglia il campo esterno. La circuitazione del campo elettrico è il calcolo dell’integrale di E in dl. Per comprendere il significato di tale integrale supponiamo di avere un campo generato da una carica puntiforme, esso sarà radiale e scegliamo un percorso che abbia due lati su due raggi e due su archi di curva circolari in modo da tornare nel punto di partenza. Il lavoro svolto per spostare una carica sugli archi di curva circolare è 0 in quanto sono curve equipotenziali, invece sui raggi il lavoro sarà W=E*∆R dove cosx è 1 e sarà di segno opposto tra avvicinamento e allontanamento. Pertanto in totale il lavoro sarà nullo su una superficie chiusa. I campi di forze per i quali vale tale calcolo è detto conservativo (come quello gravitazionale). Il calcolo fatto dipende ovviamente dal percorso scelto ma è possibile dimostrare che rimane vero per qualsiasi curva (si tenga conto che il calcolo è un prodotto scalare e che quindi conta solo la parte del percorso per il cosx angolo tra campo e percorso. L’analogia tra il campo elettrico e quello gravitazionale è relativa alla dipendenza delle relative forze dall’inverso del quadrato delle distanze che è caratteristica dei campi conservativi. Spiega brevemente la nascita della teoria della relatività Da galilei e passando per Newton le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi spazio temporali in moto relativo rettilineo uniforme. Tali sistemi sono sistemi in cui valgono le regole della geometria euclidea e nei quali è possibile stabilire un tempo universale. In tali sistemi la trasformazione delle leggi fisiche lascia la forma inalterata delle stesse, gli oggetti hanno sempre le stesse dimensioni le accelerazioni sono uguali in tutti i sistemi. Con gli studi sull’elettromagnetismo nacquero i primi problemi, infatti già la la legge di Lorentz non risultava covariante né invariante per cambiamento di sistema di riferimento. Dopo varie proposte tipo la presenza di un mezzo particolare nel quale viaggiassero le onde elettromagnetiche,l’etere, che con l’esperimento di Michelsohn fu dimostrato non essere reale, Einstein propose la relatività ristretta che si basava su alcuni principi: a) indistinguibilità di sistemi di riferimento inerziali b) costanza della velocità della luce in qualunque sistema. Da questo deriva che il concetto di simultaneità è relativo e che lo spazio e il tempo si trasformano con le trasformazioni di Lorentz, quindi le lunghezze e il tempo nei sistemi in moto relativo non sono uguali. Tutte le leggi della meccanica andavano riscritte valendo la vecchia meccanica solo per velocità piccole rispetto a quella della luce. 1) Calcola il raggio r e la velocità angolare om della traiettoria circolare che compie una particella di massa m e carica q quando entra con velocità v all’interno di un campo magnetico B perpendicolarmente alle linee di forza. Una particella carica che si muove in un campo magnetico è soggetta alla forza di Lorentz: F=qvxB in modulo: F = q v B sin beta = q v B essendo beta pari a 90°, poiché v perpendicolare a B. Essendo F sempre perpendicolare a v (per il prodotto vettoriale) la traiettoria sarà un MCU. Per la 2° legge della dinamica: F=ma avremo: q v B = m v^2/r dove v^2/r è l’accelerazione centripeta. Semplificando v ed esplicitando r avremo: r = m v/q B Se per l’accelerazione centripetà utilizziamo l’altra formula om^2 r si può ottenere: q (om r) B = m om^2 r da cui: om = q B / m 2) Spiega come Maxwell deduce la formula della corrente di spostamento nel teorema della circuitazione del campo magnetico e scrivi la formula finale della 4° equazione di Maxwell. 3) Calcola l’espressione matematica della forza elettromotrice indotta generata da una spira che ruota con velocità angolare costante all’interno di un campo magnetico (alternatore). 4) Scrivi l’equazione della maglia in un circuito RL, l’espressione della funzione che rappresenta l’andamento della corrente dopo la chiusura dell’interruttore e verifica per sostituzione che i(t) è effettivamente soluzione dell’equazione differenziale della maglia.