• FRONTESPIZIO • INDICE • ABSTRACT DI “CLANDESTINITA’ NEL CANALE DI SICILIA : CONTROLLO SOCIALE E DEVIANZA TRA REALTA’ LOCALE E IMMIGRAZIONE” ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITA’ DI BOLOGNA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA CORSO DI LAUREA IN GIURISPRUDENZA Tesi di laurea in Criminologia Relatore Chiar.mo Prof. DARIO MELOSSI Presentata da LAURETTA RINAURO Matricola n. 0900021931 ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITA’ DI BOLOGNA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA CORSO DI LAUREA IN GIURISPRUDENZA CLANDESTINITA’ NEL CANALE DI SICILIA : CONTROLLO SOCIALE E DEVIANZA TRA REALTA’ LOCALE E IMMIGRAZIONE Tesi di laurea in Criminologia Relatore Presentata da Chiar.mo Prof. DARIO MELOSSI LAURETTA RINAURO Sessione terza Anno Accademico 2004-2005 Clandestinità nel Canale di Sicilia: controllo sociale e devianza tra realtà locale e immigrazione INDICE INTRODUZIONE pag. I Capitolo 1 IL FENOMENO MIGRATORIO IN ITALIA: ANALISI DELLE REAZIONI POLITICHE E SOCIALI 1.1 Controllo: accoglienza o espulsione pag. 1 1.2 I sistemi migratori pag. 3 1.3 Leggi e posizioni governative negli ultimi trenta anni pag. 6 2.1 Reazioni nazionali al fenomeno delle immigrazioni. Assimilazione nel mondo del 2.2 lavoro e della vita sociale Stereotipo dello “straniero-criminale”: valutazioni e dati statistici pag. 12 pag. 15 Capitolo 2 CRIMINALITA’E DEVIANZA NEL FENOMENO MIGRATORIO: APPLICAZIONE DI ALCUNE TEORIE CRIMINOLOGICHE 1.1 Questione criminale e devianza pag. 20 1.2 Riflessioni teoriche sulla criminalità degli immigrati pag. 23 1.3 Applicazione della Teoria dell’ Etichettamento al fenomeno della criminalità degli immigrati 1.4 pag. 25 Applicazione della Teoria dell’Associazione differenziale di Sutherland al fenomeno della criminalità degli immigrati pag. 27 A Clandestinità nel Canale di Sicilia: controllo sociale e devianza tra realtà locale e immigrazione Capitolo 3 ANALISI DI UNA DELLE DELLE MIGRAZIONI TRATTE PIU’ COMUNI ALL’INDUSTRIA CLANDESTINE: IL CANALE DI SICILIA 1.1 Gli “sbarcati”: provenienza e dati sensibili pag. 30 1.2 Perchè partono, cosa cercano, dove vogliono arrivare pag. 34 1.3 Sistema delle organizzazioni illegali, che gestiscono il traffico di clandestini pag. 36 2.1 Prevenzione, controllo delle coste, accordi con altri Paesi del mediterraneo pag. 39 2.2 Illegittima disapplicazione della disciplina vigente pag. 43 Capitolo 4 CPT: LUOGHI DI “ACCOGLIENZA”, CONTROLLO E REPRESSIONE 1.1 La disciplina legislativa pag. 47 1.2 CPT in Sicilia: localizzazione e funzionalità delle strutture pag. 53 1.3 Enti ed associazioni umanitarie impegnati nella gestione dei centri o nell’accoglienza solidale e volontaria sul territorio pag. 65 Capitolo 5 IMMIGRAZIONE NELLA SICILIA SUD-ORIENTALE: LA PROVINCIA DI SIRACUSA, FRONTIERA DEGLI SBARCHI CLANDESTINI 1.1 Realtà integrate e realtà rifiutate: il ruolo degli immigrati in provincia pag. 76 1.2 Esperienze di realtà locali: il fenomeno Cassibile pag. 89 1.3 Reazioni estreme:gli annegati della Yohan - caso Portopalo pag. 102 B Clandestinità nel Canale di Sicilia: controllo sociale e devianza tra realtà locale e immigrazione CONCLUSIONI pag. 106 BIBLIOGRAFIA pag. 110 ELENCO DELLE FIGURE pag. 116 RINGRAZIAMENTI C Clandestinità nel Canale di Sicilia: controllo sociale e devianza tra realtà locale e immigrazione ABSTRACT Alla base della tesi di laurea dal titolo “CLANDESTINITA’ NEL CANALE DI SICILIA :CONTROLLO SOCIALE E DEVIANZA TRA REALTA’ LOCALE E IMMIGRAZIONE” vi è un principio appreso attraverso gli studi giurisprudenziali: quello per cui un individuo non si qualifica libero, quando non è assoggettato a regole, ma quando, inserito in un contesto in cui vigono delle regole, che qualificano ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, ciò che è lecito e ciò che è illecito, ha la possibilità di scegliere, se operare o qualificarsi in un modo piuttosto, che in un altro. Seguendo tale presupposto, occorre guardare al diritto, non come a qualcosa di puramente teorico, ma come all’insieme di tutte quelle regole, il cui rispetto rende libera la vita di ognuno all’interno del vasto contesto sociale, con il quale siamo obbligati a relazionarci. Eppure talvolta si verifica, che l’esigenza di garantire libertà ad un contesto sociale, ad un gruppo o comunità che sia, porta a stabilire delle regole, che di fatto sacrificano la libertà di altri gruppi, di altre comunità, rendendo illegittimi comportamenti che, se analizzati di per sé e fuori dal contesto sociale, non lo sono. Così è accaduto in Italia ed in altri paesi europei con il fenomeno dell’immigrazione negli ultimi trentacinque anni: un fenomeno di spostamento di masse umane da vari posti del mondo, che ha alla base motivazioni e giustificazioni sociali, che tuttavia all’interno del nostro contesto nazionale non assumono valore; cosicché tale fenomeno è divenuto soggetto a controllo, qualificato come illegittimo, come “clandestino”, combattuto e respinto. Partendo da tali presupposti, l’elaborato è opportunamente volto ad analizzare il fenomeno generale dell’immigrazione in Italia, al fine di comprendere quali aspetti di esso abbiano condotto la nostra società ed il nostro legislatore a stigmatizzarlo e reprimerlo, e nel dettaglio è finalizzato all’analisi di uno degli aspetti peculiari di tale complesso fenomeno, quello degli sbarchi clandestini attraverso il Canale di Sicilia, nel tentativo di cogliere le mille sfaccettature di tale fase del processo di emigrazione dei “clandestini”, anche attraverso le relazioni e le reazioni, che si innestano tra realtà locali ed immigrati . La tesi si sviluppa attraverso l’elaborazione di una prima descrizione generale del fenomeno immigrazione, contenente l’analisi dei flussi migratori, che hanno coinvolto l’Italia negli ultimi trentacinque anni, lo sviluppo della normativa e degli interventi governativi sul campo, la parziale assimilazione dei nuovi arrivati nel sostrato sociale italiano e nel campo del lavoro, la ormai radicata concezione dello stereotipo “straniero-criminale”, aggravata negli ultimi anni dal particolare sentimento di terrore e precarietà, suscitato dal terrorismo islamico. Una successiva sezione prende in analisi nel dettaglio l’attenzione rivolta dalla tradizione sociologica nel corso degli anni a tale fenomeno: si tenta di applicare alle odierne espressioni dell’immigrazione in Italia due specifiche teorie , elaborate anni addietro, ma sempre attuali, quali la Teoria dell’Etichettamento (nel tentativo di sostenere, come siano le regole create dal gruppo sociale, che generino a loro volta devianza ed etichettino un soggetto come deviante; nel caso di specie qualificano l’immigrato come fonte di “danno, perdita economica e delinquenza”) e la Teoria dell’associazione differenziale di Sutherland (nel tentativo di sostenere, che l’immigrato clandestino trova maggiore accoglienza e 1 Clandestinità nel Canale di Sicilia: controllo sociale e devianza tra realtà locale e immigrazione possibilità di guadagno nei gruppi delinquenziali e ne subisce la conseguente influenza). A seguire si pone l’attenzione sulla tratta dei clandestini attraverso il Canale di Sicilia. Si è tentato di ricostruire i percorsi, le modalità di viaggio, le motivazioni che spingono gli immigrati alla partenza, ma si è posta attenzione anche su chi organizza e gestisce illegalmente il traffico e sul tipo di controllo, che le autorità e la legge italiana predispongono verso tale traffico. Una quarta sezione della tesi è stata invece destinata all’analisi delle strutture predisposte alla detenzione amministrativa dei clandestini e degli irregolari. La sezione comprende una parte dedicata alla legislazione, che regola i CPT ed i CDI e di seguito una ricostruzione storica e descrittiva dei centri siciliani, con attenzione particolare a quelli più operativi e spesso più criticati. La sezione si conclude con la citazione di una serie di strutture ed associazioni, che anteponendosi alla gestione dei centri predisposti dal governo, si adoperano per fornire accoglienza e supporto informativo agli immigrati volontariamente e gratuitamente. L’ultima parte dell’elaborato è stata destinata all’analisi di una delle province siciliane, divenuta negli ultimi mesi, dopo Lampedusa, principale meta d’approdo dei clandestini, la provincia di Siracusa. Sulla provincia è stato realizzato un attento lavoro di ricerca, attraverso il contatto con gli enti locali, con immigrati residenti in loco, enti ed associazioni di volontariato, che si spendono per la causa immigrazione, con i gestori del nuovo CPA di Cassibile (SR). Quest’ultima parte è stata senza dubbio quella di più difficile redazione, soprattutto per la esiguità delle fonti e per l’ostica prevenzione nei confronti della ricerca, mostrata dai destinatari delle interviste e delle inchieste. Ostili sono risultate sia talune istituzioni, sia parte degli stessi immigrati. Tuttavia tale sezione dell’elaborato risulta forse la più interessante, proprio perchè fondata su affermazioni rilasciate dai diretti interessati. Come già sottolineato non si può parlare di legge o creare disciplina legislativa adeguata alla regolazione di un problema complicato, quale quello dell’immigrazione clandestina, se non si parte da una analisi dettagliata e concreta della realtà, che circonda coloro, che sono direttamente coinvolti dal fenomeno, intendendo con ciò sia gli stranieri, che gli stessi cittadini italiani. In conclusione l’elaborato intende evidenziare come il fenomeno degli sbarchi clandestini nel Canale di Sicilia, inserito nel contesto nazionale più ampio del fenomeno immigrazione, a distanza di quasi dieci anni dal suo input, non abbia ancora trovato una soluzione. Gli interventi normativi e la realizzazione di centri di detenzione amministrativa hanno contribuito più che altro a marchiare come deviante un comportamento, che se osservato nella sua origine ( vale a dire nel fatto che chi giunge è quasi sempre un uomo che scappa da violenze, guerre, carestie e soprusi, è quasi sempre “costretto” ad abbandonare il paese d’origine) ha una giustificazione etica e un fondamento legale: lo spirito di sopravvivenza. Qui non siamo di fronte ad una reazione violenta attuata per spirito di sopravvivenza, ma ad una semplice fuga e ad una conseguente richiesta d’aiuto. Se guardato in quest’ottica appare illogico e quasi illegittimo, ogni intervento repressivo attuato da uno stato democratico, quale è la Repubblica Italiana, che all’art. 2 della sua Costituzione riconosce e garantisce i diritti inviolabili 2 Clandestinità nel Canale di Sicilia: controllo sociale e devianza tra realtà locale e immigrazione dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. È anche vero però, che se da un lato l’atteggiamento repressivo del legislatore e l’aumento nell’opinione pubblica dell’idea dello straniero pericoloso hanno accelerato l’irrigidimento delle norme sull’ingresso degli stranieri, collocato tale categoria all’ultimo stadio della società, forzato la repressione carceraria degli immigrati, dall’altro lato la scarsa integrazione degli immigrati nei luoghi d’approdo o di permanenza con gli autoctoni (cosa evinta attraverso la ricerca condotta su Cassibile), la loro collocazione ai margini della società, le difficili condizioni di sopravvivenza hanno spinto e tuttora spingono gli stessi immigrati in maggioranza ad istaurare rapporti con altrettante classi marginali e spesso delinquenziali, che possono in modo più facile rendere possibile la sopravvivenza, anche se con modalità illecite ( la prostituzione e lo spaccio in prevalenza). Non si vuole con tale lavoro essere utopistici: è ovvio che un controllo sull’identità di chi entra sia necessario, ma è inconcepibile un aprioristico atteggiamento repressivo, così come è inconcepibile considerare normali luoghi di accoglienza i CPT, visto che la struttura stessa li rende equiparabili a luoghi di detenzione. Questo lavoro vuole catturare e mostrare in modo oggettivo una realtà spesso ignota e poco osservata, ma che va resa nota e corretta. In conclusione non resta che ribadire, come l’analisi della realtà condotta attraverso tale elaborato stimoli a sostenere, che più che spendere risorse per lo sviluppo di una politica ed una legislazione repressiva, sarebbe idoneo adoperarsi per investire in strumenti di integrazione sociale, eliminare la collocazione criminale, che si è ad hoc data a certi aspetti del fenomeno migratorio, dare un connotato positivo alla posizione di chi arriva, facendo degli immigrati non elementi marginali della società, ma strumento di crescita demografica, economica ed anche culturale per un paese, come l’Italia, spesso in crisi e poco soggetto ai cambiamenti, con una identità stabile, ma che necessita di stimoli per crescere. 3