PRIMO E SECONDO PRINCIPIO DELLA
TERMODINAMICA
Ovvero non esiste il moto perpetuo.
PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA
La somma algebrica delle energie che un sistema materiale scambia con l'ambiente esterno sotto forma di calore e di lavoro è uguale alla variazione dell'energia interna del sistema stesso.
Il desiderio di costruire una macchina capace di muoversi infinitamente senza bisogno di attingere energia dall'esterno costituisce l'antico sogno del moto perpetuo di prima specie.
L'impossibilità di realizzare una tale macchina consiste nel fatto che ogni movimento reale incontra l'attrito, ossia una passiva dissipazione di energia. Per compensare tale perdita la nostra macchina dovrebbe creare energia dal nulla, ma ciò è in contrasto con il primo principio della termodinamica, per cui è impossibile la sua realizzazione.­
SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA
È impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di convertire in lavoro il calore sottratto ad una sola sorgente a temperatura costante.
È altresì impossibile trasferire calore da un corpo freddo ad un corpo più caldo.
Il secondo principio della termodinamica si riassume nell'enunciare assieme i postulati di Kelvin e Clausius, peraltro equivalenti.
Tale principio nega la possibilità di realizzare il moto perpetuo di seconda specie, ossia nega la possibilità di costruire una macchina capace di trasformare in lavoro il calore sottratto ad una sola sorgente di calore a temperatura uniforme. Classico è l'esempio della nave che viaggerebbe perpetuamente sottraendo il calore dall'acqua del mare e trasformandolo in lavoro.
Nega inoltre la possibilità di trasformare in lavoro il calore prodotto dagli attriti presenti nella macchina stessa.
Il calore è la forma di energia più bassa, e non può essere convertita in energia più “elevata”, mentre è sempre possibile il contrario.­
2007 – p.i. Davide Cosciani