I VIRUS UNA CONDIZIONE NECESSARIA MA NON SUFFICIENTE A CAUSARE “L’INFLUENZA”. L’influenza, il cui nome sembra derivi dalla credenza popolare che dipendesse dall’influsso degli astri, è una malattia causata dall’interazione tra particelle virali e cellule di un altro organismo pluricellulare (uomo). I virus, il cui significato etimologico è appunto “veleno“, sono particelle ultramicroscopiche, ultimamente considerate organismi non viventi. Essi, formati da una capsula proteica contenente un acido nucleico (DNA o RNA), per replicarsi devono necessariamente parassitare una cellula vivente. I virus così vengono trasportati passivamente fino a che non trovano una cellula ospite da infettare, penetrano all’interno di essa, si replicano utilizzando il materiale della cellula infettata e, dopo che ne hanno provocato la sua distruzione, ne fuoriescono in un numero infinitamente grande, pronti ad infettare altre cellule. Affinchè ci sia la malattia è necessario quindi che, oltre al virus, ci sia anche un ospite (in questo caso l’uomo) nelle condizioni da farsi parassitare. Oltre alla carica infettante del virus sono importanti, difatti, le condizioni delle difese immunitarie dell’ospite tanto che in una stessa famiglia non tutti si ammalano pur vivendo a stretto contatto. L’uomo possiede molteplici armi di difesa contro l’attecchimento e la penetrazione del virus nelle proprie cellule e, allo stesso modo, meccanismi per renderlo innocuo una volta penetrato. L’efficienza di questi meccanismi di difesa risentono dello stato psico-neuro-endocrino-immunologico della persona che viene a contatto con la particella virale. Il virus è molto resistente all’ambiente esterno e trova terreno fertile (ospite suscettibile ad essere parassitato) alle basse temperature e con l’umidità (stagione invernale). Esso è contenuto nelle goccioline di Flugge emesse con gli starnuti e i colpi di tosse dalla persona infetta e contagia gli altri penetrando attraverso gli orifizi naturali comunicanti con l’ambiente esterno (bocca e naso). Se comunque il virus riesce a venire a contatto con le prime vie aeree, per potersi replicare ha bisogno di penetrare all’interno delle cellule epiteliali che pavimentano le pareti dell’apparato respiratorio. L’epitelio somiglia al rivestimento esterno della parete di una casa formato da tante mattonelle (cellule) a stretto contatto; alla sommità di ogni cellula sono presenti numerose e microscopiche ciglia vibratili che hanno lo scopo di ricacciare indietro eventuali sostanze (tossine, virus, batteri ecc.). Queste cellule producono una sostanza gelatinosa (muco) che imprigionando le sostanze estranee le ricaccia verso l’esterno, funzionando grazie al movimento sincrono delle ciglia, come un nastro trasportatore. Per essere efficace, però, questa prima linea di difesa non deve essere lesionata da eventuali fattori esterni (fumo di sigarette, inquinanti ambientali, sbalzi di temperatura e di umidità dell’aria) o anche interni (reflusso gastroesofageo). Se il virus dovesse superare questa prima linea difensiva, l’organismo infettato possiede altri meccanismi per limitare i danni, quali la produzione di sostanze in grado di impedire l’invasione delle cellule contigue a quella già infette da parte del virus. Altre sostanze prodotte dalle cellule danneggiate dal virus passano nel sangue e attirano una miriade di altre cellule che in vario modo scatenano una vera guerra contro le particelle virali con lo scopo di immobilizzarle ed eliminarle. E’ questa la fase che noi chiamiamo “malattia conclamata” e che clinicamente si manifesta con brividi scuotenti, febbre alta, cefalea, debolezza, disappetenza, tosse secca, dolori ossei e muscolari. In realtà sono manifestazioni dell’impegno intrapreso da tutto l’organismo contro il virus per la propria sopravvivenza. Alcune manifestazioni della malattia (sintomi) non vanno inibiti drasticamente, ma soltanto modulati. La nostra cultura occidentale del “fast” ci porta molte volte a considerare i sintomi come malattia e ad inibirli immediatamente, perché la società dei consumi non consente “perdite di tempo” per una malattia considerata, a torto, banale e che al contrario a volte è letale. Bisognerebbe cercare di vedere la persona in modo olistico e assecondare, quando è possibile, la forza guaritrice della natura. Inibire drasticamente i sintomi dell’influenza per evitare “perdite di tempo“ è come pensare di sconfiggere il terrorismo talebano buttando bombe sulle città dove presumibilmente si nascondono i terroristi (tecnica del “chi coglio-coglio”), senza indagare seriamente e intervenire fattivamente sulle vere cause che portano al compimento di atti così distruttivi per l’intera umanità … Il sintomo febbre non deve assolutamente spaventarci perché il rialzo di qualche grado della temperatura corporea è necessario per velocizzare le reazioni biochimiche necessarie alla produzione di molecole antivirali (interferoni e anticorpi) per le cosiddette riparazioni cellulari. La stessa stanchezza e i dolori diffusi servono a farci capire che l’organismo ha bisogno di impegnare tutta la sua forza vitale nella battaglia contro il virus. E’, pertanto, consigliabile il riposo a letto per risparmiare energie. Inoltre, la nausea e la disappetenza, al di là del fastidio soggettivo, servono ad evitare l’ingestione di cibi difficili da digerire (grassi) e a farci al contrario assumere cibi facilmente digeribili ed energizzanti ricchi di antiossidanti (frutta fresca di stagione, miele, ortaggi e verdure) e proteine nobili (pesce, carne bianca), prodotti fitoterapici che stimolano le difese immunitarie. La tosse, gli starnuti, lungi dal considerarli nocivi, vanno modulati perché anche essi sono meccanismi di difesa (da non inibire completamente in questa fase) che consentono l’espulsione di virus e sostanze tossiche. L’uso di antibiotici, in questa fase, e in persone senza precedenti patologie importanti, sono inutili e potrebbero selezionare batteri che successivamente risulterebbero resistenti agli stessi. Gli antibiotici vanno usati quando al virus influenzale si sovrappone una infezione batterica. Vanno usati a dosaggio pieno e per un periodo congruo onde evitare l’instaurarsi di resistenze batteriche. L’organismo, a guarigione avvenuta, possiede “anticorpi memoria” contro un eventuale contagio dello stesso virus. Su questa opportunità si fonda l’uso della vaccinazione preventiva che è necessario rinnovare annualmente a causa della capacità del virus influenzale di modificarsi con grande velocità. La vaccinazione è indicata soprattutto per la persone a rischio come anziani, pazienti affetti da patologie croniche, addetti a pubblici servizi e personale sanitario. Oltre alla vaccinazione è importante mettere in pratica anche alcune misure igienico - dietetiche: soggiornare il meno possibile in ambienti chiusi e affollati, far arieggiare frequentemente le aule scolastiche, lavarsi bene le mani prima di mangiare e prima di toccarsi la bocca o gli occhi, usare maschere protettive in presenza di ammalati di influenza, evitare il fumo di sigarette, gli inquinanti ambientali, gli alcoolici, gli sbalzi di temperatura e utilizzare spray o colluttori di sostanze fitoterapiche o omeopatiche, che funzionano come una vernice protettiva sulle superfici della mucosa nasale e oro-faringea. Queste sono le precauzioni da prendere contro l’influenza, mentre per non farsi “influenzare”, in genere, risulta necessario pensare con la propria testa per poter difendere le proprie idee sempre … al di là delle “stagioni”. Sebastiano Turchiano