Reggio Emilia BICICLETTA SOLA-RE Classi partecipanti:5°L-5°M I.T.I.S. L.Nobili Docente referente: Elena M. Pandini 1 2 INTRODUZIONE .......................................................................................................... 5 Le fonti rinnovabili di energia ................................................................................. 5 L’energia fotovoltaica ............................................................................................. 6 Un impianto fotovoltaico ........................................................................................ 6 IL GENERATORE FOTOVOLTAICO ................................................................................ 7 IL SISTEMA DÌ CONDIZIONAMENTO E CONTROLLO DELLA POTENZA .......................... 9 I benefici ambientali ............................................................................................. 10 La situazione mondiale ......................................................................................... 10 LA RADIAZIONE SOLARE ........................................................................................... 14 EFFETTO FOTOELETTRICO ........................................................................................ 18 EFFETTO FOTOVOLTAICO ......................................................................................... 19 La cella fotovoltaica .............................................................................................. 19 Illuminazione del diodo ......................................................................................... 19 Caratteristica elettrica della cella fotovoltaica ...................................................... 20 LE BATTERIE RICARICABILI ........................................................................................ 21 Batteria al piombo ................................................................................................ 21 Batteria Nichel-Cadmio ......................................................................................... 23 Batteria agli ioni di litio ......................................................................................... 25 SEMICONDUTTORI E CELLE FOTOVOLTAICHE ........................................................... 28 Tecnologie delle celle fotovoltaiche ...................................................................... 28 Proprietà elettroniche del Silicio ........................................................................... 30 La fisica del processo fotovoltaico ........................................................................ 31 Il Silicio amorfo ..................................................................................................... 34 Tecnologia dell’eterogiunzione Silicio amorfo / Silicio cristallino .......................... 35 LE FONTI DI ENERGIA RINNOVABILI .......................................................................... 37 Storia delle biciclette elettriche ............................................................................ 38 IL NOSTRO ESPERIMENTO ........................................................................................ 40 CARATTERISTICHE TECNICHE DEGLI STRUMENTI UTILIZZATI .................................... 42 Pannello fotovoltaico ............................................................................................ 42 Convertitore DC\DC .............................................................................................. 43 Batteria della bicicletta (al litio) ............................................................................ 44 3 CONCLUSIONI ........................................................................................................... 45 RINGRAZIAMENTI ..................................................................................................... 46 4 INTRODUZIONE È ormai accertato che è soprattutto dall’esigenza di disporre di grandi quantità di energia che nascono i principali fenomeni che danneggiano l’ambiente. Oggi l’energia viene prodotta essenzialmente bruciando combustibili fossili quali petrolio, carbone e metano, anche se negli ultimi anni si è registrato un aumento dell’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. Le fonti rinnovabili di energia Le fonti rinnovabili di energia sono quelle che, a differenza dei combustibili fossili, possono essere considerate virtualmente inesauribili e che hanno un impatto sull’ambiente trascurabile. Comprendono l’energia solare e quelle che da essa derivano: l’energia idraulica, eolica, delle biomasse, delle onde e delle correnti. Inoltre, sono considerate tali anche l’energia geotermica, i rifiuti e l’energia dissipata sulle coste dalle maree. Con opportune tecnologie le fonti rinnovabili di energia possono essere convertite in energia secondaria utile che può essere termica, elettrica, meccanica e chimica. Le fonti rinnovabili di energia sono uno degli strumenti individuati a livello internazionale sia per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra previsto dal Protocollo di Kyoto che per ridurre la dipendenza economica dai paesi produttori di petrolio. Per promuoverne la diffusione, l’Unione Europea ha fissato l’obiettivo, da raggiungere entro il 2010, di una produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili pari al 22% del consumo totale. L’Italia, come Stato membro, ha adottato le direttive europee e a partire dagli anni ’90 promuove sistemi di incentivazione economica. 5 Figura 1: Produzione di energia (sx) ed elettricità (dx) per fonte rinnovabile, Italia 2004. Prime stime indicano che l’annuale capacità fotovoltaica installata nel Mondo è più che raddoppiata nel 2008 (+119%, da 2,65 GWp a 5,8 GWp). L’Unione Europea è ancora il principale motore nel mercato fotovoltaico mondiale con circa 80% della capacità mondiale installata. L’energia fotovoltaica Energia Fotovoltaica (FV) significa letteralmente “elettricità prodotta dalla luce”; “foto” deriva dal greco “phos” che significa “luce”, e “Volt” dallo scienziato italiano Alessandro Volta inventore della pila. Gli impianti fotovoltaici consentono di trasformare, direttamente e istantaneamente, l’energia solare in energia elettrica senza l’uso di alcun combustibile. Producono elettricità là dove serve, non richiedono praticamente manutenzione, non danneggiano l’ambiente e offrono il vantaggio di essere costruiti “su misura”, secondo le reali necessità dell’utente. Un impianto fotovoltaico Un impianto fotovoltaico è essenzialmente costituito da un “generatore”, da un “sistema di condizionamento e controllo della potenza” e da un eventuale “accumulatore” di energia, la batteria, e naturalmente dalla struttura di sostegno. 6 IL GENERATORE FOTOVOLTAICO Il componente elementare di un generatore fotovoltaico è la cella. È lì che avviene la conversione della radiazione solare in corrente elettrica ed è costituita da una sottile “fetta” di un materiale semiconduttore, quasi sempre silicio, (l’elemento più diffuso in natura dopo l’ossigeno) di spessore pari a circa 0,3 mm. Può essere rotonda o quadrata e può avere una superficie compresa tra i 100 e i 225 cm2. Il silicio che costituisce la fetta viene “drogato” mediante l’inserimento su una “faccia” di atomi di boro (drogaggio p) e sull’altra faccia con piccole quantità di fosforo (drogaggio n). Nella zona di contatto tra i due strati a diverso drogaggio si determina un campo elettrico; quando la cella è esposta alla luce, per effetto fotovoltaico, si generano delle cariche elettriche e, se le due facce della cella sono collegate ad un utilizzatore, si avrà un flusso di elettroni sotto forma di corrente elettrica continua. Attualmente il silicio, mono e policristallino, impiegato nella costruzione delle celle è lo stesso utilizzato dall’industria elettronica, che richiede materiali molto puri e quindi costosi. Tra i due tipi di silicio il policristallino è il meno costoso, ma ha rendimenti leggermente inferiori del monocristallino. Per ridurre il costo della cella sono in studio nuove tecnologie che utilizzano il silicio amorfo e altri materiali policristallini, quali il Seleniuro di Indio e Rame e il Tellurio di Cadmio. Una cella fotovoltaica di dimensioni 10x10 cm si comporta come una minuscola batteria, e nelle condizioni di soleggiamento tipiche dell’Italia (1 kW/m2), alla temperatura di 25°C fornisce una corrente di 3 A, con una tensione di 0,5 V e una potenza pari a 1,5 - 1,7 Watt di picco. L’energia elettrica prodotta sarà, ovviamente, proporzionale all’energia solare incidente, che come sappiamo varia nel 7 corso della giornata, al variare delle stagioni, e al variare delle condizioni atmosferiche, ecc. In commercio troviamo i moduli fotovoltaici che sono costituiti da un insieme di celle. I più diffusi sono costituiti da 36 celle disposte su 4 file parallele collegate in serie. Hanno superfici che variano da 0,5 a 1 m2 e permettono l’accoppiamento con gli accumulatori da 12 V cc nominali. Più moduli collegati in serie formano un pannello, ovvero una struttura comune ancorabile al suolo o ad un edificio. Più pannelli collegati in serie costituiscono una stringa. Più stringhe, collegate generalmente in parallelo per fornire la potenza richiesta, costituiscono il generatore fotovoltaico. 8 IL SISTEMA DI CONDIZIONAMENTO E CONTROLLO DELLA POTENZA È costituito da un inverter, che trasforma la corrente continua prodotta dai moduli in corrente alternata; da un trasformatore e da un sistema di rifasamento e filtraggio che garantisce la qualità della potenza in uscita. Trasformatore e sistema di filtraggio sono normalmente inseriti all’interno dell’inverter. È chiaro che il generatore fotovoltaico funziona solo in presenza di luce solare. L’alternanza giorno/notte, il ciclo delle stagioni, le variazioni delle condizioni meteorologiche fanno sì che la quantità di energia elettrica prodotta da un sistema fotovoltaico non sia costante né al variare delle ore del giorno, né al variare dei mesi dell’anno. Ciò significa che, nel caso in cui si voglia dare la completa autonomia all’utenza, occorrerà o collegare gli impianti alla rete elettrica di distribuzione nazionale o utilizzare dei sistemi di accumulo dell’energia elettrica che la rendano disponibile nelle ore di soleggiamento insufficiente. Figura 2: Schema di funzionamento di un generatore fotovoltaico. 9 I benefici ambientali L’energia elettrica prodotta con il fotovoltaico ha un costo nullo per combustibile: per ogni kWh prodotto si risparmiano circa 250 grammi di olio combustibile e si evita l’emissione di circa 700 grammi di CO2, nonché di altri gas responsabili dell’effetto serra, con un sicuro vantaggio economico e soprattutto ambientale per la collettività. Si può valutare in 30 anni la vita utile di un impianto (ma molto probabilmente essi dureranno molto di più), il che significa che un piccolo impianto da 1,5 kWp, in grado di coprire i due terzi del fabbisogno annuo di energia elettrica di una famiglia media italiana (2.500 kWh), produrrà, nell’arco della sua vita efficace, quasi 60.000 kWh, con un risparmio di circa 14 tonnellate di combustibili fossili, evitando l’emissione di circa 40 tonnellate di CO2. La situazione mondiale A fine 2006 la potenza fotovoltaica mondiale, secondo il programma PVPS della IEA, superava i 5,7 GW: Germania e Giappone, rispettivamente con 2500 MW e 1700 MW installati, occupano la prima e la seconda posizione della classifica. Le previsioni per il Giappone sono di raggiungere nel 2010 la quota di 4,8 GW e nel 2020 una potenza cumulativa di 28,7 GW, con un incremento annuo di 4300 MW di potenza installata e l’obiettivo al 2030 di realizzare quasi 83 GW. La previsione della European Photovoltaic Industry Association (EPIA) per il 2025 è di avere una potenza fotovoltaica mondiale installata di 433 GW con una produzione di energia elettrica pari a 589 TWh, corrispondente a circa il 3% della stima di consumo mondiale di energia elettrica. Per quanto riguarda la situazione italiana, fino al 2005 la presenza del fotovoltaico, in termini di potenza installata e tassi annui di crescita, è stata piuttosto modesta: a fine 2005 si censivano 13 grandi impianti per un totale di 7,1 MW a cui andavano aggiunti circa 27 MW relativi ad impianti fotovoltaici di 10 piccola taglia, prevalentemente connessi con la rete di distribuzione, che complessivamente nel 2005 hanno prodotto 31 GWh di energia elettrica. Sebbene in fortissimo aumento negli ultimi due anni, il settore fotovoltaico italiano contribuisce ancora in misura assai ridotta alla produzione di energia elettrica nazionale. Tuttavia, la spinta dei meccanismi di incentivazione, introdotti a partire dal 2005, ha dato grande vigore allo sviluppo del mercato italiano avvicinandolo a quello delle nazioni più virtuose, con un grande interessamento di soggetti privati e di società di ingegneria. È parere comune che il fotovoltaico rappresenti, attualmente, la tecnologia capace di condurre agli obiettivi di lungo termine previsti dalla politica energetica della Commissione Europea, che punta, come da tempo avviene in Giappone, proprio sul fotovoltaico per la produzione di energia elettrica. In ambito comunitario, infatti, si ritiene che il fotovoltaico possa contribuire all’approvvigionamento elettrico in una prospettiva di lungo periodo, anche se il suo contributo non sarà apprezzabile fino al 2030, data in cui si valuta un’incidenza non superiore all'1% della domanda elettrica europea. 11 Lo sviluppo del fotovoltaico è legato non solo a uno sviluppo tecnologico che consenta l’aumento del rendimento energetico unitario ma anche all’allargamento dei suoi ambiti di applicazione: dal residenziale, al contesto urbano, ai campi solari. Occorre in ogni caso che sul fotovoltaico si integrino le competenze tecnologiche con quelle attente al paesaggio e al contesto urbano affinché diventi un elemento di arredo del territorio. In ambito fotovoltaico, le attività di ricerca, sviluppo e prototipazione si sono diversificate molto, definendo una suddivisione preliminare in celle e/o moduli, da un lato, e sistemi ed applicazioni, dall’altro. Le attività di ricerca su celle e moduli per usi terrestri variano dallo studio dei materiali ai processi di laboratorio scalabili per l’industria, con i maggiori sforzi concentrati sulle tecnologie di fabbricazione del dispositivo fotovoltaico dell’automazione dei processi mirati a ridurre il consumo di Silicio. 12 e l’ottimizzare Figura 3: Situazione europea di capacità installata. 13 LA RADIAZIONE SOLARE L’energia solare è una delle fonti di energia primarie, non è esauribile (5 mld di anni) e soprattutto non inquina. L’energia irradiata dal Sole deriva dai processi di fusione (termo) nucleare dell’idrogeno al suo interno e si propaga simmetricamente nello spazio fino ad investire la terra, in particolare la fascia esterna della atmosfera terrestre. La potenza irradiata complessivamente è pari ad oltre 60.000 KW per metro quadrato. La potenza disponibile decresce man mano che aumenta la distanza e dopo aver percorso i circa 150 milioni di km che separano la Terra dal Sole, assume un valore sensibilmente ridotto, di poco superiore ad 1.35 KW/m2. L’orbita della Terra ha forma ellittica: nei mesi di giugno e luglio la distanza Terra Sole è massima. Il motivo per cui alle nostre latitudini le temperature sono più elevate nei mesi in cui la radiazione solare è minima dipende dal fatto che nei mesi estivi si ha un angolo di incidenza dei raggi solari sfavorevole. Lungo il percorso attraverso l’atmosfera, il valore della potenza diminuisce a causa dei fenomeni di assorbimento e riflessione. 14 La radiazione solare che raggiunge la superficie terrestre si distingue in: - Radiazione diretta; - Radiazione diffusa; - Radiazione riflessa; Le proporzioni di radiazione diretta, diffusa e riflessa ricevuta da una superficie dipendono da: a) condizioni meteorologiche; b) inclinazione e orientamento della superficie; c) presenza di elementi riflettenti; La radiazione diretta colpisce una qualsiasi superficie con un unico e ben definito angolo di incidenza. La radiazione diffusa incide invece su tale superficie con vari angoli (i dispositivi FV possono operare anche in presenza di sola radiazione diffusa). Una superficie inclinata, può ricevere, inoltre, la radiazione riflessa dal terreno o da specchi d'acqua o da altre superfici (es: pareti di edifici adiacenti). Tale contributo si chiama ALBEDO e deve essere valutato con attenzione. Se chiamiamo ID la radiazione diretta, IS quella diffusa ed R l’albedo, allora si ha che la radiazione solare totale che incide su una superficie è: = + + Analizziamo più in dettaglio come la radiazione è influenzata dalle condizioni metereologiche. In una giornata nuvolosa la radiazione è pressoché totalmente diffusa; in una giornata serena con clima secco, viceversa, predomina la componente diretta, che può arrivare fino al 90% della radiazione totale. 15 L'intensità della radiazione solare incidente su una superficie al suolo è influenzata dall'angolo di inclinazione della radiazione stessa. Più piccolo è l'angolo che i raggi del sole formano con una superficie orizzontale e maggiore è lo spessore di atmosfera che essi devono attraversare, e conseguentemente minore è la potenza della radiazione che incide sulla superficie. L’angolo di inclinazione della radiazione è una quantità che varia durante il giorno. Per un osservatore che dalla Terra osserva il cielo, il percorso del Sole sulla volta celeste assume la forma di un arco che varia sia durante il giorno in corso che con la latitudine del luogo. Durante il corso dell’anno la durata delle ore di luce ed il percorso del Sole subiscono delle modifiche al variare delle stagioni. La durata di luce è massima al solstizio d’estate (21 giugno) giorno in cui, alle ore 12, il Sole raggiunge il punto più alto nel cielo nel corso di tutto l’anno; il caso opposto si verifica al solstizio d’inverno (21 dicembre), mentre ai due equinozi, di primavera (21 marzo) e d’autunno (21 settembre), l’altezza del Sole è intermedia tra la massima e la minima e le durate del giorno e della notte sono esattamente pari a 12 ore in tutto il globo. Scopo fondamentale dell’analisi della radiazione solare ai fini della progettazione di sistemi FV è: a) determinare le modalità ottimali di orientazione dei pannelli; 16 b) predisporre una accurata analisi di producibilità dell’impianto. E un ultimo dato: sarebbe sufficiente una superficie di 380 Km2 per il fabbisogno mondiale di energia elettrica. 17 EFFETTO FOTOELETTRICO La radiazione solare è una radiazione elettromagnetica. La particella fondamentale che si prende in esame è il fotone o quanto di radiazione solare. Il dualismo onda-corpuscolo ci consente di mettere in relazione l’onda alla particella. La luce è composta da fotoni di energia differenti: = Energia [ ∙ ] =ℎ∙ Lunghezza d’onda [ ] Figura 4: Spettro luce solare. Lo spettro solare può essere così rappresentato: UV (ultra violetto) = 0.20 < λ < 0.38 μm VIS (visibile) = 0.38 < λ < 0.78 μm IR (infrarosso) = 0.78 < λ < 1.00 μm 18 EFFETTO FOTOVOLTAICO L’effetto fotovoltaico fu osservato per la prima volta da E. Becquerel nel 1839 ma solo nel 1905 fu formulata la prima teoria riguardante quest’effetto da A. Einstein. L’effetto fotovoltaico: l’elettrone presente nella banda di valenza di un materiale (semiconduttore) passa alla banda di conduzione a causa dell’assorbimento di un fotone. Figura 5: Effetto fotovoltaico. La cella fotovoltaica Per costruire una cella fotovoltaica dobbiamo avere chiaro il discorso che le cariche devono rimanere separate: da una parte gli elettroni e dall’altra le lacune e+ Un diodo è costituito dall’accoppiamento di due parti di materiale semiconduttore, in genere silicio, drogato di tipo n (portatori di carica negativa) e di tipo p (portatori di carica positiva). Illuminazione del diodo A causa della radiazione luminosa che colpisce la superficie, si generano coppie e- / e+ in entrambe le zone n e p del semiconduttore drogato creando un campo elettrico in cui devono essere separate le cariche generate in direzioni opposte. 19 Figura 6: Schema di un fotodiodo. Caratteristica elettrica della cella fotovoltaica Modello semplificato: ( )= − ( ) Diodo ideale: ( )= − ∙( 20 ∙ ∙ − 1) LE BATTERIE RICARICABILI Nella vita di tutti i giorni utilizziamo solo alcuni tipi di batterie ricaricabili, generalmente nei formati standard AAA, AA, C, D. I notebook, i telefoni cellulari, i lettori musicali etc. utilizzano più spesso batterie in formati non standard e tecnologicamente più evolute. Batteria al piombo Le batterie al piombo vengono comunemente utilizzate per esempio per alimentare l’impianto elettrico delle automobili a 14,4 V (12 V nominali). Ciascun elemento della batteria è costituito da una “cella galvanica” in cui avviene una reazione “reversibile” di ossidoriduzione attraverso la quale è possibile, alternativamente accumulare e prelevare energia elettrica (da cui il termine “accumulatore”). La cella galvanica di un accumulatore al piombo, è costituita da un recipiente al cui interno si trova un elettrolita formato da una soluzione acquosa di acido solforico H2SO4 (1,32 g/cm3) in cui sono immersi due elettrodi posti parallelamente a breve distanza l’uno dall’altro. L’ elettrodo positivo è costituito da una lastra di diossido di piombo (PbO2) mentre l’elettrodo negativo è costituito da una lastra di piombo metallico (Pb). Immergendo in una soluzione elettrolita una lamina metallica si genera sulla superficie di contatto tra elettrodo ed elettrolita una reazione di ossidazione e/o di riduzione che determina all’equilibrio una differenza di potenziale (d.d.p.), in prossimità della superficie di contatto, che provoca un movimento di cariche elettriche. 21 Nel caso specifico di un accumulatore al piombo all’elettrodo positivo e all’elettrodo negativo si hanno le seguenti reazioni: -Reazione chimica all'anodo (ossidazione): Pb + HSO4- -> PbSO4 + H+ + 2e-Reazione chimica al catodo (riduzione): PbO2 + 3H+ + HSO4- + 2e- -> PbSO4 + 2H2O La reazione totale che si ottiene è la seguente: -Reazione completa: PbO2 + Pb + 2H2SO4 -> 2PbSO4 + 2H2O Come già detto la reazione è reversibile e avviene spontaneamente da sinistra verso destra (scarica) e fornendo energia (carica) da destra verso sinistra. 22 Le caratteristiche base di una batteria sono le seguenti: Tensione Misurata in Volt è di regola 6-12 o 24V Capacità Si misura in ampere/ora e va da 5 a 150 o più Ah Corrente di spunto Si misura in ampere e può arrivare a oltre 1000 A Tipo Standard sigillate in gel senza manutenzione ecc. I vantaggi e svantaggi che deviano dall’utilizzo di questi tipi di batterie ricaricabili sono i seguenti: Vantaggi: Eroga correnti molto elevate, affidabile e di lunga vita, funziona bene anche a basse temperature. Svantaggi: Il piombo è un metallo pesante ed è tossico. Batteria Nichel-Cadmio La batteria nota come accumulatore nichel-cadmio (comunemente abbreviata NiCd) è un tipo molto popolare di accumulatore ricaricabile, usato spesso in apparecchi portatili dell'elettronica di consumo ed in giocattoli, ed impiega i metalli nichel (Ni) e cadmio (Cd) come reagenti chimici. Grazie al buon rapporto peso energia rispetto alle batterie basate sulla tecnologia al piombo e alla buona durata, le batterie al nichel-cadmio di maggior capacità con un elettrolita umido, sono usate per le macchine elettriche e come batterie per il motore d'avviamento per gli aerei. 23 Ogni cella è nominalmente di 1,2 volt (se non sono cariche, se a piena carica arrivano a circa 1,25÷1,35 volt), perciò 10 celle sono nominalmente di 12 volt (se a piena carica sono 12,5÷13,5 volt). Le batterie NiCd contengono un elettrodo positivo di idrossido di nichel, un elettrodo negativo di idrossido di cadmio, un separatore e un elettrolita alcalino. Queste batterie di solito hanno un contenitore di metallo con una placca sigillante con una valvola di sicurezza auto-sigillante. Gli elettrodi, isolati da ogni altra cosa tramite il separatore, sono arrotolati a spirale dentro al contenitore. La reazione chimica che avviene in una batteria NiCd è: Questa reazione va da sinistra a destra quando la batteria viene scaricata e da destra a sinistra quando viene ricaricata. L'elettrolita alcalino (di solito KOH) non viene consumato in questa reazione. I vantaggi e svantaggi delle batterie al nichel-cadmio sono i seguenti: Vantaggi Richiedono meno cura e sono più difficili da danneggiare. Di solito durano molto tempo (molti cicli carica-scarica). Possono solitamente essere scaricate o caricate più velocemente rispetto alle batterie piombo-acido. Non vengono danneggiate se vengono lasciate scariche per molto tempo. 24 Svantaggi Gli accumulatori NiCd sono relativamente costosi. A confronto con gli accumulatori al piombo i materiali e le lavorazioni sono più costose. Possono sviluppare un falso effetto "fondo del barile", non accettando di essere ulteriormente scaricate. Questo è ciò che viene definito con il termine effetto memoria. Batteria agli ioni di litio La batteria ricaricabile nota come accumulatore agli ioni di litio (a volte abbreviato Li-Ion) è un tipo di batteria comunemente impiegato nell'elettronica di consumo. È attualmente uno dei tipi più diffusi di batteria per laptop e telefono cellulare, con uno dei migliori rapporti potenza-peso, nessun effetto memoria ed una lenta perdita della carica quando non è in uso. Una reazione chimica tipica della batteria al Li-Ion è come segue: Le batterie agli ioni di litio hanno una tensione di circuito aperto nominale di 3.6 V e una tensione di ricarica tipica di 4.2 V. La procedura di ricarica è a tensione costante con limite di corrente. Questo significa caricare con corrente costante finché una tensione di 4.2 V viene raggiunta dalla pila e continua con tensione costante finché la corrente diventa nulla o quasi. 25 Specifiche accumulatore Figura 7: Accumulatore al litio. Energia/peso 160 Wh/kg Energia/volume 270 Wh/L Potenza/peso 1800 W/kg Efficienza carica/scarica 99,9% Energia/prezzo 2,8-5 Wh/US$ Velocità autoscarica 5%-10%/mese Tempo di vita (24-36) mesi Cicli vita 1200 cicli Tensione nominale cella 3,6 / 3,7 V I vantaggi e svantaggi che derivano dall’impiego di questo tipo di batterie sono i seguenti: Vantaggi Le batterie agli ioni di litio possono essere costruite in una vasta gamma di forme e dimensioni, in modo da riempire efficientemente gli spazi disponibili nei dispositivi che le utilizzano. Tali batterie sono anche più leggere delle equivalenti fabbricate con altri componenti chimici questo perché il litio è un metallo leggerissimo che possiede un'elevata densità di energia. Inoltre le batterie Li-ion non soffrono dell'effetto memoria ed hanno anche approssimativamente del 5% mensile. 26 un basso ritmo di auto-scarica Svantaggi L'unico svantaggio della batteria al Li-Ion è che presenta un degrado progressivo anche se non viene utilizzata e questo è uno degli svantaggi che non è molto pubblicizzato. Per esempio ad un livello di carica del 100%, una tipica batteria Li-Ion per calcolatore portatile caricata al 25% e conservata a 25° C perderà irreversibilmente circa il 20% della sua capacità all'anno. Per questo gli accumulatori Li-Ion non sono adatti ad essere usati come fonte secondaria di energia: per questa applicazione sono più indicati gli accumulatori al piombo. Inoltre un problema delle batterie a base di Litio è l'approvvigionamento della materia prima: il litio è disponibile in natura in quantità limitata e richiede processi di estrazione particolarmente complicati e costosi. 27 SEMICONDUTTORI E CELLE FOTOVOLTAICHE Tecnologie delle celle fotovoltaiche Nella tecnologia delle celle fotovoltaiche sono usati diversi tipi di semiconduttori: Silicio monocristallino, in cui ogni cella è realizzata a partire da un wafer la cui struttura cristallina è omogenea (costituita da un singolo cristallo di silicio, detto monocristallo). In questo caso si ha la massima conducibilità dovuta al perfetto allineamento degli atomi di silicio allo stato puro. Maggiore è la purezza del materiale, maggiore è il rendimento, che nel caso di pannelli al silicio monocristallino si aggira attorno al 15%. Le celle fotovoltaiche che vanno a costituire il pannello in silicio monocristallino, sono di colore blu scuro a forma ottagonale, come mostrato nell'immagine. Silicio policristallino, in cui il wafer non è strutturalmente omogeneo ma organizzato in grani localmente ordinati. Si ha perciò una minore purezza che va ad influire sul rendimento del pannello stesso, che si aggira intorno all' 11%-14%. I pannelli in silicio policristallino sono caratterizzati da un colore blu intenso. Silicio amorfo, in cui gli atomi di silicio vengono deposti chimicamente in forma amorfa, ovvero strutturalmente disorganizzata, sulla superficie di sostegno. Questa tecnologia impiega quantità molto esigue di silicio (spessori dell'ordine del micron). I moduli in silicio amorfo mostrano in genere una efficienza meno 28 costante delle altre tecnologie rispetto ai valori nominali: infatti la scarsa omogenità di tali celle implica una semplice realizzazione, ma ciò influisce sul rendimento, che per tali pannelli si aggira attorno al 6%. Spesso i pannelli di silicio amorfo vengono fatti depositare su materiali plastici e flessibili in modo da plasmare il pannello adattandolo, eventualmente alla superficie disponibile, ottenendo dei fogli sottili. Generalmente essi vengono identificati come moduli a "film sottile". Sono quindi adatti per superfici da ricoprire che non sono regolari nella forma, come mostrato nell’immagine. Arseniuro di gallio (GaAs), una lega binaria con proprietà semiconduttive, in grado di assicurare rendimenti elevatissimi, dovuti alla proprietà di avere un gap diretto (a differenza del silicio). Viene impiegata soprattutto per applicazioni militari o scientifiche avanzate (come missioni automatizzate di esplorazione planetaria o fotorivelatori particolarmente sensibili). Tuttavia il costo proibitivo del materiale monocristallino a partire dal quale sono realizzate le celle, lo ha destinato ad un impiego di nicchia. Solfuro di cadmio (CdS) microcristallino, che presenta costi di produzione molto bassi in quanto la tecnologia impiegata per la sua produzione non richiede il raggiungimento delle temperature elevatissime necessarie invece alla fusione e purificazione del silicio. 29 Esso viene applicato ad un supporto metallico per spray-coating, cioè viene letteralmente spruzzato come una vernice. Tra gli svantaggi legati alla produzione di questo genere di celle fotovoltaiche vi è la tossicità del cadmio ed il basso rendimento del dispositivo. Altri, ma meno usati, sono: Diseleniuro di indio rame (CIS), con opacità variabile dal 100% al 70% ottenuta mediante fori ricavati direttamente nel film. Tellururo di cadmio (CdTe) Diseleniuro di indio rame gallio (CIGS) Proprietà elettroniche del Silicio Nella struttura cristallina ogni atomo di silicio (Si) possiede 4 elettroni di valenza che possono partecipare all’interazione con altri atomi sia di silicio sia di altri elementi. Se si avvicinano 4 atomi di silicio, gli elettroni di valenza sono i primi a risentire della presenza gli uni degli altri e i livelli energetici, che nel caso isolato erano uguali, ora sono diversi tanto da formare bande di energia il cui numero è pari al numero dei livelli che aveva il singolo atomo isolato. Aumentando il numero degli atomi aumenta lo spessore della banda, infatti in ogni banda ci sono tanti livelli energetici quanti sono gli atomi vicini che interagiscono, questo è quello che succede in un cristallo. Gli elettroni occuperanno i livelli energeticamente permessi dalle bande in ordine crescente di energia; poiché il numero di elettroni è inferiore al numero di livelli energetici permessi, ci saranno dei livelli disponibili non occupati da elettroni. I semiconduttori, come il silicio, presentano tra l’ultimo livello occupato e il primo non occupato un salto di energia non permessa: questa si chiama energia di separazione o più conosciuta col termine inglese energy gap. L’ultima banda in cui si trovano gli elettroni si chiama banda di valenza, la prima in cui non ci sono elettroni banda di conduzione. 30 Il valore dell’energy gap (compreso tra qualche decimo e una decina di eV a seconda del materiale) e il modo in cui le bande vengono riempite dagli elettroni caratterizzano in maniera distintiva il comportamento di un materiale in fase solida: si può allora distinguere un conduttore da un isolante o da un semiconduttore, vedi figura riportata qui sotto: Figura 8: Schema di un conduttore, isolante e semiconduttore. La fisica del processo fotovoltaico In un monocristallo di silicio ogni atomo è legato in modo covalente ad altri quattro atomi: due atomi affiancati di un cristallo hanno in comune una coppia di elettroni, uno dei quali appartenente ad un atomo e l’altro a quello vicino. Questo legame elettrostatico, molto forte, può essere spezzato con una quantità di energia (per l’atomo di silicio è di 1,08 eV) che permette all’elettrone di liberarsi dal legame covalente con l’atomo, di superare la banda proibita (energy gap) e di passare quindi dalla banda di valenza alla banda di conduzione dove è libero di muoversi generando cosi’ una corrente elettrica e quindi una differenza di potenziale. Quando l’elettrone passa nella banda di conduzione si lascia dietro una “buca” chiamata lacuna, che viene facilmente occupata da un elettrone vicino. 31 Una radiazione elettromagnetica che investe il reticolo cristallino del silicio, ha proprio la capacità di liberare un certo numero di elettroni al quale corrisponde un ugual numero di lacune; nel processo di ricombinazione ogni elettrone libero in prossimità di una lacuna la può occupare, restituendo una parte di energia cinetica che possedeva sotto forma di calore. Per sfruttare l’elettricità è necessario creare un moto coerente di elettroni (e di lacune), ovvero una corrente, mediante un campo elettrico all’interno della cella. E’ necessario disporre di una cosiddetta giunzione pn, in cui si ha uno strato di atomi caricati positivamente in una parte del semiconduttore ed uno strato di atomi caricati negativamente nell’altra. Occorre perciò introdurre nel silicio una piccola quantità di atomi appartenenti al terzo o al quinto gruppo del sistema periodico in modo da ottenere due strutture differenti, una con un numero di elettroni insufficiente, l’altra con un numero di elettroni eccessivo. Questo trattamento viene detto drogaggio e la quantità delle impurità introdotte (droganti) è dell’ordine di una parte per milione (ppm). Generalmente come elementi droganti si utilizzano il boro (appartenente al terzo gruppo) ed il fosforo (appartenente al quinto gruppo) per ottenere rispettivamente una struttura di tipo p (positiva, con un eccesso di lacune) ed una di tipo n (negativa, con un eccesso di elettroni), vedi figura. 32 Figura 9: Cristallo di Silicio drogato con atomi di Fosforo e Boro. Ponendo a contatto i due tipi di strutture, la cui zona di separazione è chiamata giunzione p-n, tra i due strati si attiva un flusso elettronico dalla zona n alla zona p dovuto alla differente concentrazione dei due tipi di carica libera (elettroni e lacune); le lacune, che attraversano la giunzione dalla zona di tipo p, si ricombinano con alcuni elettroni nella zona n e, viceversa, alcuni elettroni attraversando la giunzione dalla zona di tipo n, si ricombinano con alcune lacune nella zona p. Queste ricombinazioni determinano la formazione, immediatamente a cavallo della giunzione, di due strati di cariche fisse e di segno opposto con un’assenza di cariche libere, da qui il nome di zona di svuotamento o depletion layer. 33 Figura 10: Rappresentazione della regione di svuotamento. Il Silicio amorfo Negli ultimi anni, si nota un forte interesse, da parte di diverse aziende produttrici, nella realizzazione di linee di produzione di moduli basati sul silicio amorfo (pannelli solari a Film Sottile). Con l’amorfo, in realtà, non si può parlare di celle, in quanto si tratta di deposizioni di silicio (appunto allo stato amorfo) su superfici che possono anche essere ampie. Il silicio amorfo è presente sul mercato già da diversi anni, ma fino ad ora non si era guadagnato una quota di mercato significativa, soprattutto a causa dei dubbi esistenti sulla sua stabilità nel tempo poiché, col passare degli anni, spesso si verificava una riduzione delle prestazioni. Per questa ragione l’amorfo veniva (e viene ancora oggi) usato soprattutto per applicazioni “indoor”, cioè per alimentare piccoli utilizzatori, come calcolatrici tascabili, orologi, gadget vari... Di recente si è messa a punto una tecnologia produttiva che realizza più strati di silicio amorfo, la cosiddetta “eterogiunzione”, che sembra risolvere i passati problemi di stabilità. Per quanto riguarda il costo, il tradizionale silicio amorfo presenta costi minori rispetto al silicio cristallino (mono o multi), mentre l’amorfo a due o tre giunzioni necessita di ulteriori riduzioni di costo affinché possa diffondersi su larga scala. 34 Tecnologia dell’eterogiunzione Silicio amorfo / Silicio cristallino Recenti studi da parte di alcuni ricercatori hanno evidenziato la possibilità di ottenere una eterogiunzione di silicio amorfo e silicio cristallino. La fabbricazione di questa giunzione su silicio monocristallino a bassa temperatura è possibile attraverso i processi di deposizione chimica da fase vapore assistiti da plasma (PECVD), già largamente utilizzati in diversi campi tecnologici. Utilizzando la deposizione da fase plasma, la formazione della giunzione avviene con la deposizione di uno strato di silicio per dissociazione del gas precursore, mentre la temperatura del substrato può restare limitata su valori che possono essere di poco superiori ai 100°C. Questa tecnologia prevede anche un trattamento iniziale antiriflettente della superficie, la formazione dei contatti sul retro e sul fronte e la deposizione di un ulteriore strato antiriflettente sul fronte del dispositivo. Gli studiosi hanno evidenziato che un passaggio fondamentale nella realizzazione del dispositivo descritto è il controllo della deposizione da fase plasma sin dalle primissime fasi della crescita su silicio cristallino: infatti dalla qualità dell’interfaccia fra lo strato p amorfo e lo strato n cristallino deriva la massima tensione ottenibile a circuito aperto. A questo risultato si è arrivati lavorando sia sulla preparazione della superficie prima della deposizione, che attraverso lo studio della crescita del silicio amorfo. Altro punto chiave è la qualità del contatto sul retro. Per ottenere un buon contatto ohmico, la tecnologia microelettronica prevedrebbe la creazione, a temperature superiori a 850 °C, di uno strato molto drogato dello stesso tipo del materiale di base, seguito dall’evaporazione termica del metallo con successivo trattamento a 450 °C. Utilizzando la deposizione da fase plasma, il contatto sul retro è stato invece ottenuto depositando uno strato in silicio microcristallino drogato direttamente da fase gas, a temperature inferiori a 200 °C. La successiva deposizione del metallo non è seguita da trattamenti termici. Inoltre per aumentare la densità di 35 corrente ottenibile occorre ottimizzare la raccolta di luce all’interno della regione attiva del dispositivo, in questo caso il substrato in silicio monocristallino. Sotto questo aspetto la ricerca è focalizzata su tre aspetti: qualità dello strato antiriflettente e conduttore che copre il dispositivo, procedure di trattamento della superficie finalizzate all’abbattimento della frazione di luce riflessa e analisi del profilo di assorbimento di luce nel dispositivo. Gli scienziati hanno ottenuto per una cella solare a eterogiunzione fabbricata interamente a bassa temperatura la caratteristica corrente-tensione riportata in figura. Figura 11: Andamento densità di corrente al variare del potenziale. Gli stessi scienziati da questo studio hanno riposto la speranza di raggiungere a breve termine l’obiettivo finale di realizzare prototipi di celle solari a eterogiunzione con efficienza attorno al 20%. 36 LE FONTI DI ENERGIA RINNOVABILI Le fonti di energia rinnovabile sono fonti alternative di energia così definite per distinguerle dalle fonti di energia tradizionali (come il petrolio, il carbone e, in misura minore, il gas naturale) su cui, fino a oggi, si è basata la produzione di elettricità. L’interesse per la ricerca di fonti alternative di energia è nato con la crisi petrolifera del 1973, che ha messo in evidenza la limitatezza delle riserve di combustibili fossili, e si è poi fatto più consistente in seguito alla presa di coscienza da parte dei governi e delle organizzazioni internazionali di cooperazione – quali ONU, OCSE, AIE (Agenzia Internazionale dell’Energia) – dei pressanti problemi di inquinamento e degrado ambientale che affliggono il globo terrestre e ai quali la produzione di energia termoelettrica contribuisce massicciamente. Per ridurre il consumo di combustibili fossili, due sono le alternative possibili: l'energia nucleare e le energie rinnovabili. Dopo l'incidente nella centrale nucleare di Černobyl nel 1986, che ha avuto un violento impatto sull'opinione pubblica, in molti paesi è stato sospeso o ridotto il funzionamento delle centrali nucleari, ritenute pericolose per la salute pubblica e per l'ambiente. L’attenzione dei ricercatori si è rivolta dunque verso fonti rinnovabili, ovvero quelle risorse le cui scorte sono illimitate, da sempre utilizzate dall’uomo come forma di energia, mediante processi che non rischiano di provocare pesanti inconvenienti di contaminazione o pericolo per il genere umano o per l’ambiente. Il lato negativo di tali risorse è che si tratta di fonti di energia discontinua e diffusa, che richiede un notevole impegno tecnologico, e di conseguenza economico, per rendere efficiente e conveniente la conversione in energia elettrica. Ciò è vero sia per le fonti rinnovabili il cui sfruttamento è già consolidato, quali l’energia solare, l’energia eolica e l’energia geotermica, sia per quelle il cui utilizzo è ancora in fase di studio, quali l’energia immagazzinata negli oceani e dalle biomasse. 37 Le fonti di energia rinnovabile si prestano particolarmente alla realizzazione di impianti di piccole dimensioni, che potranno sostituire le grandi centrali attuali, ma anche ad impianti installati in regioni lontane dai grossi agglomerati industriali o sulle isole, che notoriamente soffrono di problemi di approvvigionamento di energia elettrica. Fra tutte le varie fonti di energia rinnovabile , il nostro interesse si è concentrato sui pannelli fotovoltaici. In particolare, il nostro esperimento si propone di sfruttare l’energia solare per ricaricare le batterie di una bicicletta elettrica. Storia delle biciclette elettriche Verso la fine del XX secolo, con la realizzazione delle batterie al piombo sigillate (che pur rimanendo pesanti, garantivano l’erogazione di forti correnti anche con elementi di piccola dimensione) e con l’arrivo delle più leggere batterie NichelCadmio, si poterono finalmente costruire delle biciclette elettriche utilizzabili. Bici elettriche piuttosto rudimentali cominciarono a circolare in giappone a metà degli anni '80 ma il punto di svolta fu il "pas prototype" della Yamaha brevettato nel 1989, la prima vera pedelec. Il termine pedelec per distinzione dall'e-bike (cioè bici solo elettrica) è stato coniato da Susanne Bruesch nel 1998 nella sua tesi di laurea, attuale responsabile della comunicazione di Extraenergy. Nel 1991 il consiglio nazionale delle ricerche cinese indicò la bici elettrica come uno dei progetti prioritari, avviando il processo che condusse dalle 40.000 unità vendute in quel paese nel 1998 ai 10 milioni del 2005 (e i 40 milioni di utilizzatori attuali). Nel 1994 la Yamaha iniziò la commercializzazione della sua bicicletta a pedalata assistita. Nel 1995 la Biketec (Svizzera) realizzò la prima Flyer e ne iniziò la produzione in serie nel 2001. Nello stesso periodo anche altri costruttori affermati (es. Mercedes) iniziarono la commercializzazione dei primi modelli di biciclette elettriche, avviando, per la prima volta, la loro diffusione in Italia. 38 1994 – Yamaha 1995 - Biketec 2001 -Mercedes 2009-Wayel Queste biciclette introdussero, per la prima volta, il concetto di “pedalata assistita”, ovvero non erano biciclette spinte da un motore elettrico, ma veicoli in cui la forza muscolare del ciclista veniva sommata e integrata dal motore elettrico. Un vuoto legislativo, dovuto alla novità di questi progetti, permise però il proliferare di biciclette in cui non era necessaria la pedalata per mantenere in funzione il motore elettrico. Nel 2002, venne emanata una Direttiva Europea (la 2002/24/CE) in cui veniva definita la potenza dei motori e le modalità di assistenza alla pedalata, rendendo di fatto “fuorilegge” le biciclette in cui il motore non aveva bisogno della pedalata per attivarsi e mantenersi attivo. Questa direttiva venne recepita in Italia nel 2003 (31/01/2003) diventando parte integrante del Codice della Strada. Alle batterie al piombo e al Ni-Cd (nichel-cadmio), si affiancarono rapidamente nuovi tipi come quelle al NiMH (Nichel-Metallo idruro) e al litio, consentendo una maggiore leggerezza, una incrementata autonomia e una maggiore longevità. 39 IL NOSTRO ESPERIMENTO Lo scopo del nostro progetto è quello di sfruttare l’ energia solare per ricaricare la batteria di una bicicletta elettrica. Il sistema utilizzato è riassunto nello schema a blocchi qui sotto riportato : Energia solare Pannello solare DC/ DC charger Batteria bici elettrica Il pannello solare assorbe energia solare e la converte in una corrente elettrica e quindi in una d.d.p. Un DC/DC funge da controllo in modo da fornire un valore costante di potenziale. La batteria al litio della bicicletta è molto sensibile alla variazione della d.d.p. e riesce a caricarsi in maniera ottimale solo all’interno di un breve range di d.d.p. Dato che il pannello solare fornisce energia in maniera discontinua interverrà il DC/DC. Purtroppo vi sono anche degli svantaggi che non si presenterebbero nel caso di un collegamento diretto della batteria della bici al pannello. Gli svantaggi sono: 1) effetto “memoria” della batteria: dobbiamo assicurarci che la carica sia sufficiente per poter caricare la batteria della bici, altrimenti il sistema della 40 batteria al litio memorizza la carica parziale raggiunta come carica massima e durante la successiva carica, mantenendo in memoria la carica precedente, segna il fine carica in presenza della carica parziale raggiunta nella carica precedente. 2) perdita sostanziale di energia nella carica. 41 CARATTERISTICHE TECNICHE DEGLI STRUMENTI UTILIZZATI Pannello fotovoltaico Il pannello fotovoltaico utilizzato nel nostro esperimento è un pannello di silicio amorfo. E’ stato scelta questa tecnologia perché è un pannello adattabile alle varie superfici e resistente all’ acqua e alla neve; inoltre il suo prezzo è contenuto, anche se il suo rendimento è minore (dell’ordine del 6%) rispetto ad altre tecnologie. Ai fini del nostro esperimento il rendimento del pannello non è cosi’ rilevante, dato che la batteria può essere eventualmente tenuta in carica per un tempo maggiore. Per incrementare l’energia prodotta dal pannello solare, sono stati inseriti dei sensori per poter rilevare la variazione di temperatura e far poi inclinare da un organo meccanico i moduli fotovoltaici in modo che siano per il maggior tempo possibile perpendicolari ai raggi del Sole. Per poter rilevare la variazione di temperatura è stato utilizzato un sistema a ponte di Winston. Il sistema a ponte di Winston non è altro che un circuito composto da due coppie di resistenze in serie tra loro e a loro volta in parallelo, come riportato nello schema seguente: R1 R1 ΔV1 ΔV1 R1 Rt Dalle leggi della fisica la resistenza è pari al coefficiente ρ (resistività) per il rapporto tra la lunghezza e lo spessore del materiale conduttore: R=ρ∙ 42 l S In particolare, la resistività ρ è influenzata dalla temperatura t, secondo la legge: ( ) = (0) ∙ (1 + ∙( − )) dove α è il coefficiente di espansione termico dipendente dal materiale in esame. Quindi anche la resistenza varia in funzione della temperatura; per questo si inseriscono dei sensori all’interno di piccoli cilindri, che adombrano la resistenza nel momento in cui il sole non è perpendicolare ad esse. Nel sistema a ponte di Winston l’unica resistenza che viene esposta alla fonte di calore è la resistenza Rt, mentre le altre resistenze denominate R1 sono uguali tra loro e costanti. Quando Rt varia, cambia anche la differenza di potenziale ΔV1 e questo indica che la temperatura è cambiata. Per avere la certezza che non ci siano cali di tensione lungo la rete, si misura ΔV, che deve rimanere costante. Nel nostro esperimento abbiamo quattro ponti di Winston ognuno posto su un lato del pannello e all’interno dei cilindri sono inserite le Rt, che variano in base alla temperatura, fortemente influenzata dall’ inclinazione dei raggi solari. Quando il nostro sistema rivela una variazione di qualche resistenza Rt, grazie ad una organo meccanico, il pannello viene fatto inclinare, fino a quando le tre resistenze non hanno ugual valore e quindi i raggi non sono tutti completamente paralleli tra loro e perpendicolari su tutto il pannello. Convertitore DC\DC Il convertitore è un componente fondamentale per il pannello solare, in quanto è uno strumento che permette di analizzare la tensione in uscita dal pannello istante per istante. Quando la tensione è inferiore rispetto ad un dato valore, il convertitore assorbe energia da una batteria, come nel nostro caso. Il convertitore utilizzato nel nostro esperimento riceve una tensione in entrata in un range 0÷30 V e fornisce in uscita una tensione sempre pari a 14,4 V, indipendentemente dalla tensione erogata dal pannello solare. 43 Batteria della bicicletta (al litio) La batteria della bicicletta utilizzata nel nostro esperimento è una batteria al litio. Si è scelto di utilizzare questo tipo di batteria in quanto è una delle più efficienti rispetto a gli altri tipi di batterie presenti sul mercato, come mostrato dai km di autonomia riportati in tabella per le più comuni batterie a parità di massa: Massa Tipo di batteria Km di autonomia 1 kg Piombo gel 8 1 kg Magnesio 12 1 kg Litio 25 44 CONCLUSIONI Attualmente, l’utilizzo del fotovoltaico non risulta conveniente dal punto di vista economico, in quanto la produzione di pannelli solari è molto costosa e ad oggi il rendimento maggiore che si può ottenere (Silicio monocristallino – 15%) non incentiva le grandi potenze mondiali e le multinazionali all’espansione di questa produzione. Auspichiamo, come molti, che a breve la ricerca sviluppi nuovi materiali che aumentino l’efficienza dei pannelli a costi ridotti. L’utilizzo di questa energia rinnovabile consentirebbe una diminuzione del consumo di combustibili fossili e, di conseguenza, una minor produzione di anidride carbonica (CO2). Il progetto di una bicicletta a pedalata assistita che utilizza energia solare, risponde ad esigenze di mobilità, specie nei centri storici, oggi molto sentite dalla popolazione per motivi economici, di tempo e di salute; quest’ultima sempre più compromessa dall’inquinamento. I recenti provvedimenti di chiusura dei centri storici alla circolazione, a causa delle polveri sottili, ci confortano circa la bontà delle nostre intenzioni, che vanno nella direzione della ricerca per un futuro che dovrà essere eco-sostenibile, a basso costo e finalizzato alla salute. 45 RINGRAZIAMENTI Per la realizzazione del progetto si ringraziano i professori: Mattina Giuseppe, Zani Fabio, Grassi Simona, Pierli Fiorenza, Lusetti Gabriella e Benedetti Adorno. Per la parte tecnica si ringraziano: l’azienda Nuova Rettifica di Reggio Emilia, l’ingegnere Piccoli Paolo, l’ingegnere Pandini Simone. 46