IL CINEMA
- PRIMO NUMERO Comincia il nostro corso breve sul linguaggio cinematografico, nel quale illustreremo i principali
aspetti della messa in scena e della realizzazione di un film al fine di offrire a tutti voi i mezzi per
poter comprendere, giudicare e apprezzare (o ancora meglio, criticare) un'opera cinematografica
Per cominciare, come in tutti i corsi è opportuno partire dalla base, dall'essenza, per poi salire mano
a mano i vari gradini. Questa prima lezione è introduttiva al corso e parte da una semplice domanda:
CHE COS'È IL CINEMA?
Cominciamo dando una definizione di Cinema. Potremmo definirlo come: una forma d'arte che,
attraverso una rappresentazione filmata della realtà, racconta una storia.
Vediamo singolarmente i vari punti di questa descrizione.
- Forma d'arte. Al di là delle implicazioni economiche legate all'industria cinematografica, che
sempre di più stanno legando il “fare cinema” ai freddi calcoli del marketing, il Cinema resta una
forma d'arte, nella sua essenza più profonda. Quello che autori e registi fanno realizzando un film,
altro non è (o dovrebbe essere) una riproposizione della realtà filtrata attraverso la loro sensibilità e
creatività. I sentimenti umani, le nostre paure e gioie, le relazioni sentimentali o i nostri conflitti,
vengono manipolati dall'Autore che li analizza, li mastica per lungo tempo e alla fine ce li ripropone
sotto una diversa luce.
E' quello che fanno tutti gli artisti.
Prendiamo quest'opera di Ernst Kirchner del 1913 dal
titolo “Berlino. Scena di strada”. L'autore era solito
passeggiare per le strade della sua Berlino, incrociando
spesso esponenti della borghesia locale. Uomini in frac e
cilindro con la puzza sotto il naso e donne avvolte in
preziosi cappotti e nascoste dietro maschere di trucco e
gioielli. Gente fredda, solitaria, schiva, indifferente a
quello che la circondava. Kirchner rimase disgustato da
queste persone e decise di dipingerle, nel tentativo di
mostrare la loro vera essenza. Ed eccole qua quelle
persone, trasformate in fantasmi dal volto inespressivo.
Manichini senza vita, deformati e dipinti con pennellate
forte e colori brillanti ad accentuarne la freddezza e
spettralità.
Il Cinema fa la stessa cosa. Manipola la realtà al fine di
proporci una visione differente di quello che ci circonda.
---------Nella convenzionale classifica delle principali forme d'arte create dall'uomo, il Cinema viene
catalogato per ultimo, dopo Architettura, Musica, Pittura, Scultura, Poesia e Danza. La “settima
arte” è la più recente in assoluto, con i suoi miseri 120 anni di età. L'invenzione del cinematografo
da parte dei Fratelli Lumiere, lo vedremo tra poco, è datata infatti 1895. Proprio per la sua recente
scoperta il Cinema si differenzia dalle altre grandi 6 sorelle per una caratteristica: è l'unica che
contiene al suo interno tutte le altre forme d'arte (ovviamente in dosi differenti). Ce lo ricorda anche
il regista giapponese Akira Kurosawa in un suo famoso aforisma “Il cinema racchiude in sé molte
altre arti; così come ha caratteristiche proprie della letteratura, ugualmente ha connotati propri del
teatro, un aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica.”
- Rappresentazione.
Lo abbiamo appena visto, un film non mostra la
realtà così com'è. Questa viene manipolata al fine di
ottenere una rappresentazione verosimile, ma in
ogni modo lontana dal vero. Una manipolazione che
attraverso il cosciente uso di tutti gli elementi a
disposizione, permette all'autore di realizzare
l'immagine del mondo che lui vuole trasmetterci.
Come ci ricorda il famoso quadro di Renè Magritte
“Questa non è una pipa”, è importante saper
distinguere tra la realtà e la sua rappresentazione
(quella nel quadro infatti non è una pipa, ma è il
dipinto di una pipa). L'autore di un film può
manipolare la realtà a suo piacimento. Il tempo, ad esempio, può essere rallentato o velocizzato.
Una lezione a scuola, ad esempio, che nella realtà dura un'ora, in un film può essere accorciata
attraverso il montaggio e durare pochi minuti.
Addirittura la Storia con la S maiuscola può essere riscritta, modificando lo scorrere degli eventi
(recentemente lo ha fatto Quentin Tarantino con il suo film “Bastardi senza gloria”).
All'interno del mondo filmico la realtà trova una sua copia riconoscibile, ma lontana dall'originale
(come accade per la pipa di Magritte).
- Rappresentazione filmata. In effetti, se ci fermassimo a questo punto della descrizione, restando
quindi ad una forma d'arte basata sulla rappresentazione, potremmo facilmente scambiare il Cinema
con il Teatro. Anch'esso infatti, ricostruisce una fittizia immagine della realtà, atta a focalizzare la
nostra attenzione sui più svariati aspetti dell'umanità. Tra l'altro si basa anch'esso sull'utilizzo di
attori che, interpretando vari ruoli, ricostruiscono le varie azioni che compongono la storia.
Ovviamente, la differenza fondamentale sta nell'utilizzo di una macchina da presa che riprende gli
attori. Quest'atto di “catturare” l'azione diventa il mezzo fondamentale per raccontare la storia e non
è un dettaglio marginale. Il modo in cui si inquadra un personaggio può variare in svariati modi e
ognuno di questi ha un differente significato. Ma anche il modo in cui si montano insieme le
immagini catturate e le si modificano diventa un ulteriore espediente per arricchire di significati e
simboli la storia raccontata. Mentre per il teatro è lo spettatore a decidere dove concentrare la
propria attenzione all'interno dell'ampia “inquadratura” rappresentata dal palcoscenico, nel Cinema
è la macchina da presa che guida l'attenzione dello spettatore dove vuole lei, mostrando o, al
contrario, celando qualche particolare. E inoltre costringe l'autore ad utilizzare altri mezzi, oltre ai
dialoghi, per evidenziare aspetti diversi della storia.
Questo terzo punto verrà ampiamente approfondito nelle lezioni successive dove parleremo di
movimenti di macchina, campi e piani di ripresa, angolazioni e tutto quello che riguarda
l'inquadratura e la messa in scena.
- Racconta una storia. Perchè come per il Teatro e la Letteratura, la forma usata dal Cinema per
“raccontare” la realtà ovvero la narrazione metodica di avvenimenti. Detto in maniera più semplice,
un film è una storia e come tale ha delle sue regole da rispettare e dei suoi doveri nei confronti di
coloro che ascoltano. L'arte, la rappresentazione, le tecniche filmiche, tutto deve essere fuso insieme
con la sempre presente consapevolezza che il risultato finale deve catturare lo spettatore, deve
intrattenerlo mentre gli viene narrata la vicenda che ci interessa. Messaggi nascosti, analisi del
mondo, occhio dell'artista, tutto deve essere messo al servizio della narrazione, della struttura
narrativa e del magnetismo verso il pubblico. Una storia che non attrae, che non cattura, non può
lanciare a dovere il suo messaggio. La sua analisi della realtà non arriva a bersaglio e si perde nelle
pieghe del film.
E' per questo che si dice che il Cinema racchiude in sé tutte le arti. Oltre alla pittura nella
composizione dei “quadri”, oltre alla “musica”, (quella vera e propria della colonna sonora o dei
dialoghi, ma anche quella visiva del ritmo delle immagini che devono “suonare visivamente” sullo
schermo), fondamentale è anche la letteratura, da cui la settima arte cattura le regole narrative, la
genesi dei personaggi, la loro interazione e la struttura drammaturgica della storia.
Tutto, come detto, deve legarsi insieme per creare un'opera d'arte che, attraverso la rappresentazione
filmata, racconti una storia di sicura presa sul pubblico.
Si può comprendere da questa prima analisi, che il Cinema, come l'Arte in generale, è anche una
forma di comunicazione. Una comunicazione tra l'artista e lo spettatore, basata su un vero e proprio
linguaggio, con tanto di grammatica, regole e sintassi. Un linguaggio che utilizza un codice
personale, che però spesso (come abbiamo già visto) preso in prestito da altre tecniche di
comunicazione, come la fotografia, la letteratura o la pittura.
E come tutti i linguaggi, per poter esser compreso, è necessario conoscere quella grammatica, quei
codici e quelle regole che lo caratterizzano per poterlo decifrare e usufruire a pieno dei messaggi
inviatici dall'artista. Da un segno, che può essere un movimento di macchina, un taglio di luce o una
dissolvenza, estrapolare il suo significato.
Come ci insegnano in Semiotica, bisogna passare dal significante al significato.
Questo corso cercherà di fornire il bagaglio di conoscenze necessarie per compiere questo
indispensabile e affascinante passaggio.
NASCITA DELLA “SETTIMA ARTE”
Come abbiamo già avuto modo di dire, il cinema è un arte molto recente. Comparata con il Teatro
ad esempio, si ritrova a dover fare i conti
con più di 3000 anni di differenza.
Tutto ha inizio con l'invenzione di due
fratelli francesi, Auguste e Louis
Lumiere: il cinematografo. Datato 1984
questo strumento, in parole povere, era
una sorta di macchina fotografica in grado
di scattare una fotografia ogni 4 centesimi
di secondo, per un totale di 24 fotografie
ogni secondo. Si veniva così a creare una
successione di immagini che catturavano
letteralmente ogni minimo movimento di
un
determinato
soggetto.
Il
cinematografo, oltre ad essere una
primitiva macchina da presa, era anche un
proiettore, ed era quindi in grado di
proiettare in rapida successione su una
parete, tutte le fotografie scattate una di seguito all'altra, in modo da riprodurre in due dimensioni,
quello che precedentemente si era “fotografato” dal vero.
Fu un'invenzione rivoluzionaria che in un certo senso permise di avere delle fotografie in
movimento. E' difficile per noi riuscire ad immaginare la meraviglia che provarono i primi
spettatori della Storia quando, a partire dal 28 Dicembre 1895 (data del primo ufficiale spettacolo
cinematografico a pagamento, tenutosi presso il Grand Café a Parigi) i Lumiere partirono per un
tour francese per mostrare a tutti la loro straordinaria invenzione. Sopra un telo bianco si vedevano
esserei umani in miniatura muoversi come disegni animati.
Si può intuire la sorpresa provata all'epoca ascoltando le parole di Georges Melies, presente alla
prima proiezione dimostrativa:"Mi trovai con gli altri invitati di fronte ad un piccolo schermo.
Dopo qualche istante apparve in proiezione una fotografia immobile che rappresentava Place
Bellecour a Lione. Quando un cavallo che tirava un carro cominciò a muoversi verso di noi,
seguito da altre carrozze e dai passanti: insomma tutta l'animazione di una strada. Lo spettacolo ci
lasciò a bocca aperta, stupefatti, senza parole per lo sbalordimento".
Si racconta inoltre di molte donne che si sentirono male durante alcune proiezioni o si misero ad
urlare, spaventate da quei corpi mutilati e quelle teste mozzate che parlavano e si muovevano sullo
schermo. Era una invenzione talmente innovativa che era ancora difficile comprendere la
distinzione tra immagine reale e immagine filmata. Famoso l'aneddoto, a metà tra realtà e leggenda,
che vuole alcuni spettatore, di fronte alla proiezione del film “Arrivo del treno alla stazione di
Ciotat”, fuggire spaventati per paura di essere travolti dal treno presente sullo schermo.
I “film” realizzati dai Fratelli Lumiere che componevano il programma delle serate di proiezione
del tour, consistevano in 10 brevi riprese fisse (il più lungo, “Il giardiniere” dura 49 secondi) di
situazioni reali, filmate dagli stessi fratelli. Il primo “L'uscita degli operai dalla fabbrica Lumiere”
non è altro che una inquadratura, (diremmo oggi un Totale), del cancello di ingresso della fabbrica
di famiglia, nel momento in cui gli operai escono alla fine del turno. Potremmo quindi considerarlo
come il primo documentario (o reportage) della storia del Cinema. Una riproposizione fedele (o
quasi) di un fatto reale così come realmente accaduto. Di questi 10 primordiali film (che vi invito a
vedere sul sito internet dell'Istituto Lumiere www.institut-lumiere.org) molto interessante è proprio
“Il giardiniere” conosciuto anche con il nome de “L'innaffiatore innaffiato”. La particolarità di
questo film è che si tratta di una gag comica (in gergo tecnico definita slapstick comedy) creata ad
hoc con degli attori. E' quindi il primo film di fiction mai realizzato. I Lumiere compresero
immediatamente che la loro invenzione poteva avere fini, oltre che documentaristici (e quindi
informativi), anche di intrattenimento.
Una delle caratteristiche del cinema, facilmente riscontrabile studiandone la storia, è la sua fulminea
crescita ed evoluzione. Basti pensare che a soli 8 anni dalla nascita del cinematografo, possiamo già
ammirare i primi film veri e propri che cominciano a fare il giro del mondo, come “Viaggio nella
luna” firmato da uno dei padri del cinema, il già citato Georges Melies. In pochi anni il cinema
diventa, insieme al teatro, la principale forma di intrattenimento e di spettacolo al mondo. Gli attori
teatrali (gli unici attori esistenti) passarono dalle tavole di un palcoscenico davanti alla macchina da
presa (questo spiega il perché della recitazione prettamente fisica ed “esagerata” dei primi film). I
registi cominciano a sperimentare nuove tecniche di ripresa e di montaggio, nascono i primi effetti
speciali e cominciano a delinearsi le prime regole grammaticali del linguaggio cinema.
Oltre a Melies, uno dei pilastri fondamentali della nascita del cinema è l'americano D. W. Griffith.
Osservando i suoi film da “La nascita di una nazione” a “Intolerance”, da “La ragazza che stava a
casa” a “Le due orfanelle” verrebbe quasi da domandarsi: esiste qualcosa del cinema moderno che
Griffith non abbia contribuito a inventare? E' impressionate la quantità di creazioni linguistiche che
è possibile attribuire a questo genio del cinema. Griffith è l'artefice della narrazione per immagini.
Con lui, questa arte, fa un balzo in avanti straordinario e in pochissimo tempo.
Accelerando i tempi (avremo modo più avanti di parlare meglio dei vari autori e delle loro opere)
arriviamo a un'altra tappa importante. La nascita del sonoro.
Fino a questo momento i film erano infatti completamente muti. Agli inizi erano addirittura presenti
in sala dei narratori che commentavano le immagini che comparivano sullo schermo per spiegare le
correlazioni tra le varie riprese che spesso erano di difficile correlazione. Le colonne sonore
musicali erano eseguite in presa diretta da un'orchestra o da un singolo musicista, presente in sala.
Da questo istante, sulla pellicola cinematografica compare, accanto ai fotogrammi, una sezione
contenente la traccia audio corrispondente (da qui il termine di “colonna sonora”) come potete
vedere dall'immagine qui sotto.
Questo fu un gran colpo per molte star dell'epoca, che magari erano
abilissime nel recitare con il corpo, ma incapaci di frenare la
gestualità al servizio della recitazione verbale. Molti attori infatti
dovettero abbandonare la professione, altri invece si ostinarono a
utilizzare il cinema muto per raccontare le loro storie. Uno su tutti
Charles Chaplin che si decise ad usare il sonoro solo 13 anni dopo
la sua nascita, con “Il grande dittatore”. Chaplin però fu profetico.
Per lui il sonoro avrebbe decretato la fine del cinema, e in un certo
senso ebbe ragione. A morire però non fu l'intera arte (ormai
definibile industria cinematografica con la nascita dei primi grandi
studios e dei primi mercati) ma un certo modo di fare cinema,
quello puro, legato al racconto per immagini. Il sonoro, da quel
momento, fino alla drammaticità della situazione attuale, tende
sempre di più ad affidare la narrazione degli eventi alle parole, alle
battute dei personaggi, lasciando poco spazio alla fantasia del
regista che non deve impegnarsi più di tanto per trovare espedienti
per raccontare con le immagini lo stato d'animo di un personaggio.
Ora è sufficiente far dire al personaggio “Sono arrabbiato” oppure
“Ho paura di quello che accade”, diverso sarebbe mostrare tale
sentimento senza usare le parole.
Ci spiega questo passaggio un altro maestro, Alfred Hitchcock
nella sua famosa intervista a Francois Truffaut raccolta nel libro “Il
cinema secondo Hitchcock”: “Con l'avvento del sonoro, il cinema
si è bruscamente irrigidito in una forma più teatrale. […] il risultato
è la perdita dello stile cinematografico e anche la perdita completa
della fantasia.”
Si aggiunge così un nuovo elemento al linguaggio cinematografico, così come accadrà con
l'avvento del colore, anch'esso utilizzato spesso anche con funzione informativa, emozionale e
simbolica.
Con gli anni, poi, si evolvono i movimenti di macchina, con l'invenzione di nuove macchine da
presa e nuove attrezzature che permettono riprese un tempo impensabili. Si inserisce anche
l'informatica con l'ingresso in scena del computer e degli effetti speciali computerizzati. Tutte
aggiunte importanti, che vogliono fornire, se utilizzate con intelligenza, strumenti in più a
disposizione dei registi, al fine di raccontare le loro storie e soprattutto la loro visione del mondo
con maggiore efficacia.
Parole, punteggiatura, frasi, ritmo, messaggi nascosti. Nelle lezioni successive cominceremo a
parlare più in dettaglio del linguaggio utilizzato e delle regole che determinano, con la loro
conoscenza, una comprensione efficace e universale delle opere cinematografiche.