31 marzo e 21 aprile 2012 dalle 10.30 alle 13.30 LA DIFESA BIOLOGICA DALLE MALATTIE E PARASSITI PRIMAVERILI: strategie dopo i primi attacchi, la salvaguardia degli antagonisti naturali, la concimazione, modalità per i trattamenti Dr. Marino Quaranta LE CURE PRIMAVERILI E LA DIFESA BIOLOGICA DELLE PIANTE DA FRUTTO ED ORNAMENTALI Premessa Ci si accorge delle malattie delle piante solamente nel periodo in cui queste più spesso si manifestano, in primavera-estate. Ma adottando un'adeguata strategia di prevenzione nel periodo invernale, molti parassiti e malattie potrebbero essere evitati, ed altri si presenterebbero in forma meno aggressiva. Di questo si è parlato in un corso precedente. Come si è visto, i parassiti animali e vegetali delle piante sono esseri viventi e, come le stesse piante da essi attaccate, hanno l'esigenza di superare nel migliore dei modi la stagione sfavorevole, rifugiandosi in nascondigli al riparo dai rigori invernali e rivestendosi di barriere naturali contro il freddo. Dobbiamo ripartire da questo punto per non farci cogliere impreparati. Siamo tutti coscienti che l'arrivo della stagione favorevole porterà con sè, insieme ai colori e ai profumi della vegetazione primaverile, anche la sgradita presenza dei parassiti delle piante coltivate, e li attendiamo al varco con la rassegnazione dei trattamenti che saremo costretti a fare. Ma deve essere proprio così? Con queste brevi dispense, inizieremo a mettere in pratica alcuni dei consigli offerti nei corsi introduttivi. Lì si è detto di approfondire la "storia naturale" cioè il ciclo biologico di entrambi i protagonisti di questa lotta senza quartiere, da un lato le piante ornamentali, dall'altro i parassiti. Dicemmo che solo conoscendo, almeno per grandi linee, le esigenze di ENTRAMBI si può gestire al meglio la protezione delle piante. Ma, mentre il materiale informativo sulle esigenze di coltivazione sono abbondanti e abbastanza facili da reperire, lo è un po' meno quello sui cicli dei parassiti, specialmente in un'ottica di controllo biologico o integrato. L'argomento è vasto ed è per questo che il nostro vivaio ha pensato di offrire una serie di appuntamenti. Questa volta approfondiremo il ciclo biologico di alcuni dei principali parassiti primaverili dei nostri giardini e terrazzi, sempre nell'ottica di attuare delle opportune strategie di contrasto limitando al minimo l'impiego di prodotti chimici dannosi alla salute e all'ambiente. I parassiti fungini sono più infettivi durante i mesi primaverili e autunnali Come abbiamo visto nei corsi precedenti, la maggior parte delle malattie di origine vegetale è costituita da particolari tipi di funghi che attaccano le foglie, i giovani rametti, e i frutti. Vi ritroviamo ad esempio la Ticchiolatura, la Peronospora, l'Oidio, le Ruggini e la Monilia (marciume molle dei frutti). Si è anche visto come la parte vegetativa principale di un fungo è a noi invisibile, ed è costituita da filamenti microscopici che pervadono l'interno della foglia, il micelio. I funghi parassiti svernano con particolari strutture adatte allo scopo: alcuni, come la peronospora, producono una specie di spora dalle pareti ispessite destinata a trascorrere l'inverno in una fase di quiescenza. In altri le spore sono conservate all'interno di particolari strutture di conservazione. Queste possono trovare riparo nelle foglie morte cadute a terra, nelle screpolature della corteccia, o nei frutti rinsecchiti che rimangono appesi ai rami dell'albero. Ed è proprio da qui che l'anno seguente ripartono le infezioni. Le prime infezioni primaverili si verificano ad opera delle spore svernanti e sono dette infezioni primarie. In seguito dai corpi fruttiferi che si formano nel tessuto fogliare, fuoriescono spore adattate alle condizioni primaverili, che producono le infezioni secondarie. Le spore sono di dimensione microscopica e hanno forma sferica. Essendo estremamente leggere volano via facilmente alla minima brezza di vento, quindi si depositano su una foglia e in presenza di una sufficiente umidità iniziano l'infezione. L'atmosfera negli immediati dintorni delle piante infette dall'anno precedente, pullula letteralmente di queste spore microscopiche, per questo abbiamo insistito sull'importanza della pulizia e dei trattamenti invernali. Tuttavia, perchè abbia effettivamente inizio l'infezione occorre che venga raggiunto il giusto livello per due parametri climatici molto importanti: la temperatura e soprattutto l'umidità. Infatti perché avvenga la germinazione delle spore, è assolutamente determinante la presenza di una sottilissima lamina di acqua (umidità) sulla superficie fogliare per un certo numero di ore. Questa esigenza che è alla base della possibilità di attacco per tutte le forme fungine è quella più sfruttata per contrastare l'attacco. Dobbiamo quindi generare le condizioni più asciutte possibili all'interno e nelle immediate vicinanze delle nostre piante. Possiamo ad esempio posizionare i vasi in luoghi asciutti e arieggiati e aumentare la circolazione dell'aria all'interno della chioma con leggere potature verdi mirate, cospargere il terriccio alla base delle piante con materiale drenante come cortecce sminuzzate, erba secca, paglia, sabbia di fiume. I giorni di nebbie persistenti e di pioggia fina e intermittente con tempo variabile e senza vento sono i più favorevoli per gli attacchi. In questo caso è bene effettuare al più presto un trattamento con prodotti rameici che, oltre ad essere meno tossici per l'uomo, sono validi per quasi tutte le malattie fungine. Una accortezza da osservare è di non smaltire assolutamente i residui contenenti del rame nei lavandini e corsi d'acqua, o nei fossi, perché sono altamente tossici per i pesci e tutte le forme di vita animali acquatiche. Meglio versare i residui, se si tratta del fondo del contenitore, nel terreno e sempre in luoghi diversi e interrare leggermente i residui stessi, oppure chiuderli in boccette e conferirli agli appositi raccoglitori per farmaci delle farmacie. I cicli di vita dei funghi parassiti si differenziano tra loro solo per poche caratteristiche, non occorre quindi per i nostri scopi studiarli molto approfonditamente ed è sufficiente seguire le poche regole già dette. Al contrario le forme di vita animale di insetti e acari si sono differenziate enormemente durante l'evoluzione, perciò per una difesa efficace è consigliabile saperne di più. Forme di vita dei parassiti animali e attacchi primaverili In questo corso iniziamo ad approfondire i cicli di qualcuno dei parassiti animali più comuni dei nostri giardini, usando alcuni termini e concetti già visti nei corsi precedenti, ai quali si rimanda. Svernamento di insetti ed acari Qui ricordiamo solo che i parassiti animali possono superare l'inverno sotto forma di uovo, larva, pupa (ninfa, crisalide) oppure adulto. Alcune specie più adattabili possono affrontare l'inverno indifferentemente nell'una o l'altra di queste, ma per lo più una specie presenta la propria forma di svernamento caratteristica. Inoltre, i principali siti di svernamento possono essere situati sulla pianta: anfrattuosità della corteccia, spazi tra le perule delle gemme, ascelle delle foglie, inserzione dei rami; fori o crepe sui tutori o su altri manufatti vicini, o, infine, nel terreno. Alla fine dell'inverno, anche se saremo stati diligenti nei trattamenti invernali, non saremo comunque riusciti ad eliminare del tutto l'inoculo e dobbiamo attenderci l'arrivo delle forme di propagazione pronte ad avviare nuove infestazioni. E' molto utile sapere, per ogni parassita, da dove può venire e in quali condizioni può scatenarsi un attacco. Qui daremo alcuni esempi e metteremo a fuoco le notizie veramente fondamentali che dovremo cercare quando ci informeremo da soli. Esempi di forme e siti di svernamento, e di forme di propagazione Forma di svernamento Propagazione primaverile Ticchiolatura spore (in acervuli) nelle foglie a 24°C e 6 h di bagnatura fogliare Oidio micelio e cleistoteci nelle foglie ascospore da Cleistoteci nelle foglie Peronospora oospore nelle foglie oospore dalle foglie "regola dei tre 10" Ruggini spore durevoli nelle foglie spore di propagazione Monilia spore e micelio nei frutti (mummie) spore dai frutti t=10°C - 10 mm pioggia - 10 cm germogli come uovo alla base delle gemme Afidi (Macrosiphum rosae) Cocciniglie (Planococcus citri) neanide di II età screpolature corteccia o alla base del colletto come larva o crisalide in luoghi riparati Bruchi: Licenide minatore del Geranio (Cacyreus marshalli) nascita delle fondatrici che raggiungono glia apici dei germogli diffusione delle neanidi in primavera farfalle diurne adulte Oziorrinco come larva nel terreno adulti dal terreno nel mese di giugno Tentredini prepupa in un bozzolo nel terreno adulti dal terreno ai primi di aprile Minatrice serpentina come larva o crisalide nelle gallerie delle foglie degli agrumi adulti dalle foglie a maggio Oltre alle modalità di svernamento, è poi utile sapere altre caratteristiche del ciclo biologico utili per sceglier i tempi più efficaci per gli interventi. In particolare è utile sapere il numero di generazioni annue del parassita. REGOLA FONDAMENTALE DEL CORSO SULLE MALATTIE PRIMAVERILI DELLE PIANTE Vorrei trasmettere, con queste dispense sugli attacchi primaverili, un concetto fondamentale, un'unica regola più importante, una vera e propria strategia di difesa da seguire nel terrazzo e nel giardino che è la seguente: Poichè gli attacchi sono più virulenti alla prima fuoriuscita dai ricoveri invernali, poi decrescono di intensità, e poichè all'inizio i predatori naturali dei parassiti animali (anche chiamati parassitoidi, antagonisti, o ausiliari) non sono presenti, ma vengono fuori in un secondo momento, da questi due fatti deduciamo la nostra strategia di difesa che è fatta di 2 passaggi: 1 passaggio: conteniamo gli attacchi iniziali con trattamenti localizzati, cioè direttamente sulle parti della pianta dove è presente il parassita, non su tutta la pianta e non sulle piante non attaccate. Preferiamo prodotti biologici, perchè si degradano in pochi giorni lasciando la pianta pulita da residui chimici velenosi per gli ausiliari. 2 passaggio: nei successivi attacchi lasciamo lavorare gli ausiliari controllandone la presenza e l'azione, magari con l'aiuto di una lente di ingrandimento. La presenza dei parassiti dovrebbe diminuire e i danni dovrebbero ridursi di intensità. Se ciò non avviene e se non si nota la presenza di ausiliari, trattare con prodotti biologici. Ed ora impariamo a conoscere meglio alcune delle più comuni avversità delle piante ornamentali. Malattie fungine nel giardino Ticchiolatura La Ticchiolatura è una malattia crittogamica (fungina), causata sulle piante ornamentali da funghi appartenenti al genere Diplocarpon e sulle piante da frutto da funghi appartenenti al genere Venturia; si sviluppa soprattutto in presenza di un clima particolarmente umido ed in assenza (totale o parziale) di un adeguato riciclo d’aria; quindi gli attacchi da parte della ticchiolatura avvengono particolarmente in autunno o durante primavere particolarmente fresche e piovose. Le specie vegetali più colpite sono le rosacee da frutto, in particolare il melo ed il pero e le rose; vengono colpite anche piante ad alto fusto, quali il pioppo e il salice. La malattia interessa particolarmente le foglie, ma spesso anche fusti e frutti. Le foglie sono le prime parti della pianta ad essere colpite e dalle quali si può capire immediatamente il tipo di malattia. Più precisamente le foglie si ricoprono, in maniera graduale, di macchie scure, che all’inizio sono piccole ed isolate ma che poi diventano via via più fitte e grandi alcuni millimetri, fino a “ tappezzare” quasi totalmente la foglia. Attorno alle macchie, nere o porpora scuro, la foglia tende a scolorire verso il giallo. Il patogeno sverna nelle foglie cadute e nelle lesioni dei rami in particolari strutture denominate acervuli, dalle quali si libera in primavera un enorme quantità di conidi che, trasportati dal vento e dagli schizzi d'acqua, diffondono l'infezione. La temperatura ottimale è di 24-25°C, con una bagnatura della lamina fogliare di almeno sei ore. La lotta alla ticchiolatura si agevola mediante corrette tecniche di coltivazione, che prevedono innanzitutto una raccolta autunnale di tutte le foglie cadute, con rapido allontanamento e distruzione, al fine di ridurre la carica di inoculo del parassita. E' da evitare un eccesso delle concimazioni e delle irrigazioni, così come il ristagno dell'acqua nel terreno, controllando il drenaggio. La circolazione dell'aria può essere favorita con potature di diradamento della parte aerea della pianta. Molto utili sono i trattamenti invernali con poltiglia bordolese od ossicloruro di rame, sia sui rami che sul terreno sottostante. In primavera è sconsigliata la poltiglia bordolese, perchè può recare qualche danno alla pianta. Oidio L’oidio è una malattia causata da alcuni funghi appartenenti alla famiglia delle Erysiphaceae. Sono molte le specie conosciute, ciascuna delle quali attacca una o poche specie di piante. Quella che interessa la rosa è chiamata Sphaerotheca pannosa. L’infezione si sviluppa in prevalenza nel periodo primaverile ed è favorita da una temperatura ideale di 2022° C (anche se può insorgere da minime di 4-5° a massime di 32-34° C) e da una buona umidità dell’aria; il fungo si propaga efficacemente trasportato dal vento mentre la pioggia abbondante ha un effetto di contrasto perché lava via il micelio dalla pianta. I sintomi dell’oidio sono piuttosto evidenti: la pagina superiore delle foglie viene ricoperta da un’evidente muffa di colore bianco e dall’aspetto farinoso. In seguito le foglie si deformano, si accartocciano verso l’alto e infine ingiallendo si seccano e cadono. L’infezione può interessare anche i giovani rametti, i germogli e i boccioli. Come prevenzione, ma anche come cura all’insorgenza del mal bianco, alla comparsa dei primi sintomi si devono trattare le piante con lo zolfo. la temperatura di utilizzo è importante: sotto i 12° C lo zolfo perde la sua efficacia mentre risulta fitotossico se lo si impiega a temperature superiori ai 30° C. il cosiddetto zolfo bagnabile va impiegato con dosi di 20 gr in 10 litri di acqua. Ciclo biologico: in primavera sia le ascospore liberate dagli aschi contenuti in cleistoteci, sia i conidi presenti nel micelio svernante raggiungono i tessuti dell’ospite, germinano e producono un intreccio di micelio ove superiormente vengono prodotti conidiofori, visibili come una caratteristica muffetta bianca polverulenta mentre nella parte inferiore si originano gli appressori e gli austori, gli strumenti con cui il micelio fora l'epidermide della foglia e penetra all'interno dei tessuti. Dai conidi prendono origine sempre nuove infezioni. In autunno sul micelio si differenziano anteridio ed ascogonio che in seguito a fecondazione danno origine agli aschi nei cleistoteci, forme di svernamento. Alcuni parassiti animali delle piante di terrazzi e giardini Gli afidi, o pidocchi delle piante, sono certamente gli insetti più diffusi e conosciuti nei giardini. Gli afidi sono di piccolissime dimensioni, caratterizzati dall'avere un apparato boccale perforante-succhiatore, con il quale pungono le parti verdi infestate e ne succhiano la linfa. Si riconoscono abbastanza facilmente perché si manifestano sulla vegetazione in colonie formate da numerosi individui e producono abbondante melata. Il periodo critico per queste infestazioni va da aprile a giugno; le pullulazioni di afidi sono in genere favorite da primavere calde ed asciutte. Col progredire dell'estate gli attacchi diminuiscono, grazie anche all'azione di controllo esercitata dai numerosi nemici naturali di questi insetti (predatori e parassitoidi). Afide della rosa Il Macrosiphum rosae è il tipico "pidocchio" della Rosa; è diffuso ovunque, sia nelle coltivazioni intensive che nei giardini e parchi. Questi Afidi sono lunghi da meno di 1 mm a qualche mm, di colore verdastro o rosato o nero a seconda delle forme; queste possono essere attere o alate. Normalmente vivono in colonie, soprattutto sui giovani germogli e sui boccioli fiorali ancora chiusi. Il danno è determinato dalle punture di nutrizione che provocano: - deformazione dei germogli, con arresto del loro sviluppo; - deformazione dei boccioli fiorali che non si aprono, oppure fioriscono in modo irregolare. Inoltre questo Afide produce abbondante melata che imbratta la vegetazione, provocando sia conseguenze indirette (ustioni, asfissia, instaurazione di fumaggini) sia una deturpazione delle piante e dei fiori, con conseguenti danni estetici e funzionali. II Macrosiphum rosae sverna come uovo; tuttavia in certi ambienti o in annate con inverni particolarmente miti si possono trovare, sulle piante, forme adulte anche in inverno (femmine partenogenetiche) che continuano il ciclo autunnale. In ogni caso le infestazioni vere e proprie iniziano a primavera inoltrata e proseguono per tutto l'anno, con un accavallarsi di generazioni fino all'autunno; a volte, come già accennato, il ciclo continua fino all'anno successivo. in considerazione dei numerosi nemici naturali di questo Afide è opportuno, prima di effettuare l'intervento, valutare l'effettiva consistenza del fitofago e delle popolazioni dei predatori/parassitoidi. Tra questi ricordiamo:- Ditteri Sirfidi e Cecidomidi, Coleotteri Coccinellidi, Neurotteri Crisopidi, gli Acari Trombididi e gli Imenotteri Afididi. In caso di effettiva necessità si eseguono trattamenti con i prodotti aficidi specifici. Oppure si possono utilizzare prodotti a medio-largo spettro ad azione anche aficida, come: Piretroidi o Piretrine naturali. In Inghilterra è in fase di sperimentazione l'uso di preparati microbiologici a base del fungo Verticillium lecanii che dimostra una certa attività su questo e su altri Afidi. Per il controllo degli afidi nei piccoli giardini possiamo effettuare già dal mese di aprile introduzioni localizzate di ausiliari (adulti o larve di coccinella, larve di crisopa, imenotteri parassitoidi). I lanci delle coccinelle (ad esempio Adalia 2-punctata) vanno eseguiti con infestazioni in atto di afidi; in commercio sono disponibili confezioni contenenti 20, 40, 80 o 250 larve. Il numero di individui da liberare va valutato a seconda delle situazioni: in assenza di predatori selvatici, si possono introdurre fino a 2-3 larve per ogni rametto infestato. Gli adulti di coccinella (commercializzati in confezioni da 16 oppure da 100 esemplari) sono più mobili e meno delicati delle larve, ma tendono spesso ad abbandonare il punto di lancio e a disperdersi nell'ambiente. Minatrice serpentina degli agrumi Phyllocnistis citrella sverna entro le gallerie larvali, come larva o allo stato di crisalide. Le femmine depongono sulle foglie tenere un numero variabile di uova isolate, da una decina ad un centinaio, e su ambedue le lamine fogliari, in prossimità della nervatura mediana. Dopo un breve periodo di incubazione (da 2 a 10 giorni) le larve neonate penetrano nell'epidermide superiore o inferiore della foglia scavando mine serpentiformi del diametro inferiore a 1 mm, ma che interessano solo l'epidermide. Le larve di II tipo fuoriescono dalle mine e ripiegano una piccola porzione del lembo fogliare con fili sericei formando un ricovero, nell'interno del quale si incrisalidano per poi dare il nuovo adulto dopo 5-8 giorni. Il microlepidottero, in funzione delle condizioni ambientali, può compiere da 5 a 13 generazioni l'anno con un rallentamento dello sviluppo nei periodi più freddi; anche se con temperature di 26-29 °C svolge il ciclo di sviluppo in circa 15 giorni. I primi attacchi si manifestano intorno alla metà di giugno, purché la temperatura notturna non scenda al di sotto di 12 °C (soglia termica per l'insetto). Cocciniglie cotonose Le principali sono la cocciniglia solcata degli agrumi e le cocciniglie cotonose degli agrumi. L'Icerya purchasi o Cocciniglia solcata è un fitomizo originario dell'Australia. In Italia si può rinvenire, oltre che sugli agrumi, sul Pittosporum e su varie ginestre. Le dimensioni apparenti della pseudofemmina sono piuttosto vistose, se confrontate a quelle della maggior parte delle cocciniglie, per la presenza dell'ovisacco ceroso che si prolunga posteriormente dietro il corpo vero e proprio dell'insetto. Il corpo vero e proprio è di forma ovale ed è di colore rosso-aranciato. Ogni femmina può deporre da 400 a 800 uova, piccolissime e rossastre, conservate nell'ovisacco fino alla schiusa. Le neanidi neonate fuoriescono dall'ovisacco e si distribuiscono negli spazi circostanti fino ad insediarsi. Sono inizialmente rosse, lunghe appena mezzo millimetro, poi si ricoprono di cera. Nel corso dell'anno si susseguono in genere 2-3 generazioni, della durata di circa 3 mesi. Le nascite delle neanidi si concentrano nei mesi di marzo, giugno e settembre e lo svernamento avviene soprattutto allo stadio di neanide di 3a età, tuttavia sono rappresentati anche gli altri stadi del ciclo. Il danno prodotto dall'Icerya purchasi consiste nella sottrazione della linfa e nella produzione della melata, sulla quale s'insediano secondariamente gli agenti della fumaggine. La difesa contro la cocciniglia cotonosa solcata si può attuare, come per la maggior parte delle cocciniglie, ricorrendo a trattamenti con insetticidi che agiscono per asfissia. I prodotti più indicati per questa azione sono gli oli minerali, specifici per le cocciniglie e ammessi in agricoltura biologica. La lotta biologica con organismi utili ha un'efficacia spettacolare: quello dell'Icerya è uno dei casi in cui il controllo biologico mantiene sempre la popolazione del fitofago sotto la soglia di danno. L'artefice di questo successo è un piccolo ma attivissimo predatore, la Rodolia cardinalis (Coleoptera: Coccinellidae). La Rodolia sverna senza problemi nelle regioni tropicali e temperate calde, mentre ha difficoltà di svernamento nelle regioni più fredde. Le cocciniglie cotonose sono invece alcune specie appartenenenti ai generi Planococcus e Pseudococcus. Infestano soprattutto gli agrumi ma possono nutrirsi su un gran numero di piante ornamentali comprendenti felci, pittosporo, ficus orchidee, filodendro, piante grasse e molte altre. Infesta le foglie, guaine, germogli e i frutti, formando colonie numerose se non contrastate efficacemente. A lungo andare provocano ingiallimento e disseccamento delle parti attaccate. Svolgono all'aperto in Centro Italia 2-3 generazioni l'anno ma nelle regioni meridionali possono arrivare a 6-7 generazioni e nelle abitazioni possono svilupparsi ininterrottamente e lo svernamento avviene in qualsiasi stadio di sviluppo, annidate nei punti più riparati della pianta. Sono tutte femmine e ogni femmina adulta può ospitare nell'ovisacco di candida cera fioccosa fino a 600 uova. Sono molto utili le potature delle parti attaccate. Si combattono con l'olio minerale, con l'asportazione meccanica, ma la difesa più efficace è quella operata dagli antagonisti naturali, che possono essere acquistati o lascando agire le numerose specie naturalmente presenti nel giardino, pertanto vanno assolutamente evitati i prodotti chimici. cocciniglia solcata cocciniglia cotonosa Il licenide dei gerani, Cacyreus marshalli E' una piccola farfalla originaria dell’Africa meridionale (Sudafrica, Mozambico), che a causa dell’innalzamento della temperatura terrestre e degli intensi scambi commerciali con i paesi africani si è oramai spostata verso le latitudini settentrionali giungendo, nella penisola italiana, perfino in Piemonte ed in Lombardia. In Europa è diventata un vero flagello per i gerani coltivati, appartenenti ai generi Pelargonium. In Italia sono stati avvistati i primi esemplari nel 1996 nei pressi di Roma. Il ciclo biologico dell’insetto si svolge tra 30 e 60 giorni. A fine agosto, dopo la copulazione, la femmina depone le uova sul geranio, prediligendo le infiorescenze e i boccioli fiorali. Dopo la schiusa la larva scava un foro nel bocciolo per portarsi all’interno della pianta oppure erode la pagina inferiore delle foglie, nutrendosene fino allo sviluppo dell’ adulto, attraverso 4 stadi larvali che durano circa 8 giorni ciascuno. Nell’arco di un anno si possono contare fino a 5-6 generazioni. In Sud Africa la C. marshalli ha diversi limitatori naturali e per questo in Europa sono in corso ricerche per mettere a punto tecniche di lotta biologica, attraverso l’impiego di insetti predatori o parassiti, come ad esempio il Trichogramma evanescens Westwood che si sviluppa a spese delle uova della C. marshalli. In Italia, purtroppo, non essendoci antagonisti naturali di questa specie, l’unico metodo di lotta è l’impiego di insetticidi. Si sono rivelati efficaci fornendo buoni risultati, con un soddisfacente contenimento della specie: trattamenti con Bacillus thuringiensis var. kurstaki (Wormox Intrachem oppure Larve e Bruchi delle piante Zapi) e spinosad (Success), ripetuti 3 volte a cadenza settimanale a fine estate; sono efficaci anche trattamenti con piretro. Le Tentredini delle rose Le tentredini sono un gruppo di specie appartenenti agli Imenotteri (vespe) che attacca soprattutto le rosacee. In generale svernano nel terreno come larve mature o pupe, e gli adulti compaiono tra aprile e maggio. Il comportamento di ciascuna specie si differenzia leggermente rispetto al tipo di danno. Le femmine della Tentredine nera ovidepongono nei piccioli fogliari soprattutto delle Rose, le larve sono defogliatrici, rodono stazionando sulla pagina fogliare inferiore bucherellando e scheletrizzando le foglie, inoltre hanno un comportamento gregario. A differenza di queste, la Tentredine dall'addome giallo ovidepone nei giovani rametti e le larve rodono partendo dai margini fogliari e alla fine lasciano intatte solo le nervature fogliari. Le incisioni dell'ovideposizione sono ben evidenti perché i tessuti necrotizzano, originando delle finestrature poste in fila e separate tra loro da setti di tessuto vegetale necrosato. Queste lesioni determinano un accrescimento deforme e contorto del rametto. Altre specie danneggiano anche i boccioli fiorali rodendoli in fase di apertura, o i getti penetrandovi all'interno. Vi è poi la Tentredine arrotolatrice delle foglie. Nel corso dell'anno compiono 2-3 generazioni. Si possono combattere irrorando con prodotti biologici capaci di penetrare all'interno dei tessuti fogliari, come Neemazal o Success. Se gli attacchi sono leggeri e sporadici e specialmente alla prima generazione di aprile, è molto effcace la raccolta manuale delle larve. L'Oziorrinco Gli oziorrinchi sono insetti appartenenti all’ordine dei Coleotteri. In Italia sono presenti quasi 500 specie, alcune delle quali sono particolarmente dannose per le piante ornamentali. Otiorrhynhcus rugosostriatus e O. sulcatus, tra le più diffuse, possono provocare danni ingenti al fogliame di camelie, rododendri, lauroceraso, euonimo, lilla, ligustro, agrumi e altre piante a foglia coriacea. Con il loro robusto apparato boccale masticatore provocano erosioni alle parti interne o al margine della lamina fogliare. Per capire se i danni sono provocati proprio da oziorrinchi, occorre accertare la presenza degli adulti. Possiamo sorprenderli all’opera recandoci a visitare le nostre piante di sera, muniti di una torcia, quando è calato il buio completo. Svernano nel terreno, allo stadio di larve di età diversa. Ai primi di maggio fuoriescono gli adulti che si accoppiano o che sono femmine partenogenetiche. Compiono una sola generazione l’anno. Da giugno le femmine iniziano a deporre le uova nel terreno. Ogni femmina può vivere 2-3 mesi e deporre centinaia di uova. Le larve si sviluppano a spese delle radici rimanendo sempre nel terreno. Passano attraverso tre stadi larvali, poi in primavera si impupano e infine nascono gli adulti. Per effetto del lungo periodo di ovideposizione sono contemporaneamente presenti i diversi stadi di sviluppo, gli adulti si nutrono dell’apparato fogliare ed escono solo di notte, le larve si nutrono dell’apparato radicale e non lasciano mai il terreno. L'unica difesa efficace è quella biologica, effettuata con i nematodi. Gli adulti possono essere fermati utilizzando le strisce collate da applicare al tronco. I nematodi sono vermi microscopici presenti naturalmente nel terreno, parassiti di insetti. Essi penetrano all’interno delle larve portandole rapidamente a morte, quindi si riproducono nutrendosi dei tessuti della larva in disfacimento. Da una larva morta fuoriescono migliaia di larve di nematodi pronte a diffondersi nel terreno alla ricerca di altre larve di coleotteri. In commercio si presentano come una polvere che va disciolta nell’acqua di un innaffiatoio e successivamente distribuita come una normale innaffiatura ai piedi delle piante. Il trattamento va ripetuto una seconda volta dopo 1 mese. La confezione minima è per 100 m quadri ed ha un costo di € 37,68 (prezzo del 2012). La confezione si mantiene in frigorifero per 1 mese e può essere utilizzata per 2 trattamenti. I nematodi possono essere somministrati anche alle piante in vaso. Si tratta di un prodotto totalmente sicuro per gli uomini e gli animali domestici e nel contempo ha un’altissima efficacia nei confronti degli organismi target. Il trattamento effettuato nei mesi da settembre a novembre è molto importante perché abbatte drasticamente la popolazione che dovrebbe superare l’inverno e iniziare il ciclo nella prossima stagione. Nel corso dell’anno i trattamenti vanno condotti in aprile-giugno e settembre-novembre. Nutrizione minerale e concimazione Le piante necessitano dell'apporto di elementi nutritivi per accrescersi e svolgere le loro funzioni vitali. La più importante classificazione degli elementi nutritivi, da un punto di vista pratico, si basa sui quantitativi assorbiti. E' anche importante però conoscere le funzioni svolte dagli elementi nutritivi, per lo meno di quelli più importanti, all'interno della pianta. Gli elementi essenziali per tutte le specie vegetali sono 16, ma solo 6 di essi vengono assorbiti in grandi quantità. Questi sono: Il CARBONIO, L'OSSIGENO, L'IDROGENO, L'AZOTO, IL FOSFORO E IL POTASSIO. Gli altri 10, pur essendo importanti, necessitano alle piante in quantità minime, che solitamente non mancano mai nella gran parte dei suoli e nei terricci presenti in commercio. Pertanto, in una trattazione di base come questa, possono essere tralasciati. In virtù delle notevoli differenze tra le quantità assorbite i 6 elementi maggiormente necessari sono detti Macroelementi, gli altri sono definiti Microelementi. I MACROELEMENTI Per chiarirci le idee sulla concimazione, che è necessaria in virtù dei grandi consumi dei macroelementi da parte dei vegetali, occorre qualche ulteriore distinzione all'interno di questo gruppo., In primo luogo va considerato il processo di assunzione degli elementi nutritivi da parte dei vegetali. La pianta assorbe il carbonio, l'ossigeno e l'idrogeno attraverso gli scambi gassosi con l'atmosfera, che avvengono nelle foglie, e scomponendo una parte dell'acqua che viene assorbita attraverso le radici. Pertanto essi spesso non vengono considerati come elementi nutritivi da apportare attraverso la concimazione del terreno. Per la concimazione restano, quindi soltanto 3 macro elementi da considerare: l'azoto, il fosforo e il potassio. Una ulteriore distinzione ci aiuterà a comprendere i principi della buona concimazione: la divisione tra elementi plastici e dinamici. Secondo la funzione svolta nell'organismo vegetale, sono plastici gli elementi che, entrando nella composizione dei composti strutturali (glucidi, lipidi e proteine strutturali), contribuiscono alla costruzione dei tessuti. Sono dinamici quelli che, entrando nella composizione di enzimi, coenzimi, ormoni, ecc., intervengono nei processi fisiologici. Sono elementi plastici il carbonio, l'ossigeno, l'idrogeno, l'azoto ed il fosforo; sono dinamici il calcio, il potassio, il magnesio e tutti i microelementi. Sulla base di questi pochi ma essenziali concettti, vediamo di capire le funzioni dei 3 macroelementi nella pianta, per poi concludere illustrando alcune regole utili per la concimazione. Azoto, presente soprattutto nelle proteine, negli amminoacidi e negli acidi nucleici Fosforo, presente soprattutto nei fosfolipidi, negli acidi nucleici e negli zuccheri fosforati Potassio, elemento dinamico usato come attivatore degli enzimi, è anche uno dei principali componenti delle ceneri Azoto L'impiego di azoto dovrebbe essere considerato con attenzione, perché esso si presenta in quattro differenti forme dal comportamento molto diverso nel terreno e, di conseguenza, a differente disponibilità per la pianta. Nei tessuti giovani della pianta è presente in quantità molto maggiore rispetto ai tessuti maturi. Esso stimola l'accrescimento delle piante e determina una abbondante presenza di clorofilla nelle foglie. Viene assorbito prevalentemente in forma nitrica (Nitrati). Quando viene somministrato il concime azotato in questa forma, viene assorbito velocemente dalla pianta e i risultati sono visibili a breve termine, specialmente ad inizio stagione vegetativa. I nitrati, però, sono molto solubili in acqua e per questo motivo vengono dilavati velocemente verso gli strati più profondi del terreno dove non vengono assorbiti dalle piante e provocano inquinamento della falda. nella forma ammoniacale viene assorbito dalla pianta in modo più graduale perché questa forma necessita di un periodo di tempo per trasformarsi in nitrato, Si hanno però minori perdite e migliore utilizzo, Nella forma ureica l'impiego è ancora più graduale perché deve prima trasformarsi in forma ammoniacale, Le piante sono molto sensibili sia alla carenza che all'eccesso di azoto, In caso di carenza si ha clorosi fogliare, crescita lenta e stentata, In caso di eccesso si ha eccessi rivoglio vegetativo e maggiore bisogno di acqua, e scarsa lignificazione dei tessuti, o tessuti acquosi, che predispongono a un maggiore attacco dei parassiti, Fosforo E' estremamente importante al momento della fioritura, ma è necessario in tutto il ciclo vitale e in tutti i tessuti del vegetale, Migliora la qualità dei fiori e dei frutti e favorisce la radicazione, È l'elemento più importante per le reazioni energetiche della pianta. L'assorbimento del fosforo, elemento poco solubile, è favorito nei terreni neutri, mentre nei terreni acidi o alcalini tende a insolubilizzarsi. La carenza di fosforo porta a sviluppo di piante esili e stentate. Potassio Nella pianta il potassio rimane libero nei succhi cellulari e consente alle cellule di assorbire l'acqua più facilmente, aumenta la resistenza al gelo e agli attacchi parassitari e migliora le reazioni energetiche, migliora l'accumulo di zuccheri nei frutti rendendoli più saporiti, Il potassio è presente in varie forme nel terreno di cui solo una parte è assimilabile, quella presente nell'acqua nel terreno. A volte si può avere carenza di potassio se la concimazione è troppo sbilanciata verso l'azoto. Si manifesta con decolorazione centrale nelle foglie e successiva necrosi. Concimazione I concimi vengono classificati in base al titolo: una serie di numeri che indica, come percentuale sulla massa, la quantità di elemento, o elementi, nutritivi presenti nel concime. Nelle confezioni è riportato nell'ordine il titolo in azoto, anidride fosforica (P2O5) e ossido di potassio (K2O) quando questi elementi sono presenti. Eventualmente è riportato, a seguire, il titolo dei microelementi. Nella realtà pratica (in agricoltura) si ha la tendenza all'impiego di concimi ad alto titolo perchè appare più economico. L'uso di concimi ad alto titolo ha tuttavia l'inconveniente di fornire un minore tenore in mesoelementi (calcio, zolfo, magnesio), perciò l'uso sistematico di concimi ad alto titolo porta ad un progressivo impoverimento degli elementi secondari. Pertanto è bene alternare i due tipi. In linea con lo scopo dei nostri corsi, cioè quello di diminuire l'impiego di sostanze di sintesi e favorire l'impiego di sostanze di origine biologica, è molto importante distinguere tra concimi minerali e concimi organici In base al contenuto in carbonio, i concimi si distinguono in organici e minerali (o chimici). La distinzione fra queste categorie è basata su una convenzione dettata dalla normativa vigente: sono concimi organici quelli prodotti da un'attività biologica e che contengono carbonio legato chimicamente ad un elemento della fertilità; sono esclusi da questa categoria i composti organici prodotti per via sintetica: ad esempio l'urea, pur essendo un composto organico, è da considerarsi un concime minerale in quanto è prodotta per via sintetica. sono concimi minerali o chimici quelli ottenuti da giacimenti minerali, usati tali e quali o trattati industrialmente con processi di raffinazione o di trasformazione e quelli ottenuti per via sintetica e che non contengono carbonio; i concimi fosfatici ottenuti dal trattamento industriale delle ossa (fosfato termico, perfosfato d'ossa) sono concimi minerali perché non contengono carbonio, pur essendo di origine biologica. Riguardo alla formulazione i concimi possono presentarsi in forma liquida o solida. Quelli in forma liquida possono essere soluzioni, sospensioni o emulsioni. Quelli in forma solida possono essere granulari, microgranulari, in cristalli o polverulenti. I concimi solidi possono essere a lenta cessione; questi concimi contengono l'elemento nutritivo microincapsulato in modo che il suo rilascio nel terreno avvenga gradualmente limitando le perdite. Metodi di concimazione In agricoltura le concimazioni sono distinte in: Concimazione di fondo, effettuata con fosforo e potassio, poco mobili nel terreno, prima dell'aratura, in modo tale da interrare i nutrienti. Concimazione di presemina, per dare alla coltura, se necessario, la prima frazione di azoto. Concimazione di copertura, effettuata con la coltura in atto, per adattare la quantità di azoto a seconda dell'andamento della coltura. Nel giardinaggio hobbistico i terricci universali sono largamente dotati di elementi nutritivi, e la regola generale è di apportare regolarmente (ad es. a cadenza mensile) la nutrizione con fertilizzante liquido diluito nell'acqua dell'innaffiatoio, o 3-4 volte l'anno, con una manciata di concime granulare per ogni pianta. Ciclo dell'azoto L’azoto atmosferico è trasformato in azoto ammoniacale grazie all’azione dei batteri azotofissatori che vivono nel terreno o sulle radici di alcune piante le leguminose (lenticchie, fave, ecc). Una grande quantità di azoto ammoniacale proviene, inoltre, dalla decomposizione della materia attratta dai microrganismi decompositori. L’azoto ammoniacale viene assorbito dalle radici delle piante in grado di utilizzarlo, mentre una parte dello stesso viene trasformato in azoto nitrico dai batteri nitrificanti. L’azoto nitrico viene in buona parte assorbito dalle radici delle piante. Una certa quota però viene trasformata in azoto molecolare dai batteri denitrificanti tornando cosi nell’atmosfera. Sia l’azoto nitrico che ammoniacale, essendo solubili in acqua finiscono in parte nella “falda freatica” e quindi nell’idrosfera dove possono determinare il fenomeno dell’”eutrofizzazione” delle acque.