Nella colonia penale: una incoerenza categoriale in Franz Kafka

Nella colonia penale: una incoerenza categoriale in Franz
Kafka
Amedeo Giovanni Conte
«We don’t see things as they are, we see them as we are.»
«Le cose le vediamo non come esse sono, ma come noi siamo.»
Anaïs Nin
Sommario: 1. Gebot: il comando violato di Kafka; 2. Che cos’è che viene
inciso dall’érpice?; 3. Numero e norma.
1. Gebot: il comando violato di Kafka.
1.1. In un racconto del 1919: In der Strafkolonie1, il Dr. jur. Franz Kafka2 parla di una colonia penale e freddamente descrive lo strumento
metallico in essa usato per l’esecuzione delle condanne a morte.3
(1) In der Strafkolonie: traduzione italiana, dal tedesco: Nella colonia penale; traduzione ceka, dal tedesco: V kárném táboře. Di Franz Kafka, scrittore di lingua tedesca, è
quasi omonimo František Kafka, scrittore di lingua ceka, l’autore di Velký pražský rabi
Jehuda Löw [Il grande rabbino di Praga Jehudah Löw]. (“František” è lo xenónimo ceko
di “Franz”.)
(2) F. Kafka, In der Strafkolonie, Kurt Wolff, Leipzig 1919. Riedizione in Id., Sämtliche Erzählungen [Tutti i racconti], Fischer, Frankfurt am Main 1988, pp. 100-123.
(3) Il sostantivo femminile “Strafkolonie” è formato con il sostantivo femminile “Strafe” “pena”. Con “Strafe” “pena” è formato il termine composto “Strafrecht” “diritto penale”,
“criminal law”. Piú antico di “Strafrecht” è “peinliches Recht”, ove “peinlich” deriva dal
latino “poena” (che, a sua volta, deriva dal greco “ποινή” “poinē”). Il peinliches Recht è
cosí definito da C. A. Gründler, Gesetze des teutschen peinlichen Rechts, bey Iohann Christian Hendel, Halle 1799, pp. 3-4: «Derjenige Theil der Rechtswissenschaft, welcher uns die
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Lo strumento è un érpice [una Egge] con degli aghi, degli acúlei
[con delle Nadeln]. Questi aghi scrivono [schreiben], sul corpo [auf
den Leib] del condannato, il comando [il Gebot] violato, sino alla
morte del condannato stesso.
1.2. Ecco il passo di Kafka.
Dem Verurteilten wird das Gebot, das er übertreten hat, mit der Egge
auf den Leib geschrieben.
Diesem Verurteilten zum Beispiel wird auf den Leib geschrieben werden:
Ehre deinen Vorgesetzten!4
Al condannato viene scritto [geschrieben] sul corpo [auf den Leib],
con l’érpice [mit der Egge], il comando [das Gebot] che egli ha trasgredito [übertreten].
A questo condannato, per esempio, si scriverà [wird geschrieben werden] sul corpo [auf den Leib]:
Onora il tuo superiore!5
2. Che cos’è che viene inciso dall’érpice?
2.1. Il racconto In der Strafkolonie ha due presupposizioni.
Rechte und die Verbindlichkeiten, die aus den peinlichen Gesetzen fließen, bekannt macht,
wird peinliche Rechtswissenschaft, peinliches Recht genannt.»
(4) F. Kafka, In der Strafkolonie, in Id., Sämtliche Erzählungen, cit., pp. 100-123.
Il racconto In der Strafkolonie di Kafka ha ispirato almeno una composizione musicale
e un film:
(i) la composizione musicale In the Penal Colony, 2000, di Philip Glass, compositore
statunitense d’origine ukraína (libretto di Rudolph Wurlitzer);
(ii) il film Kafka: la colonia penale, 1988, del regista italiano Giuliano Betti.
(5) “Geschrieben” “scritto” è il participio passato del verbo tedesco “schreiben” “scrivere”. Il verbo “schreiben” è un latinismo (deriva dal latino “scribere”, cosí come, nelle
lingue romanze, l’italiano “scrivere”, il francese “écrire”, il castigliano “escribir”, il catalano “escriure”, il portoghese “escrever”, il romeno “a scrie”, il retoromanico “scriver”).
Sempre dal latino “scribere” derivano numerosi termini delle lingue germaniche: oltre al
tedesco “schreiben” “scrivere”, il nederlandese “schrijven” “scrivere”, lo svedese “skriva”
“scrivere”, il danese “skrive” “scrivere”, il norvegese “skrive” “scrivere”. Un’eccezione, tra
le lingue germaniche, è l’inglese, ove il verbo per “scrivere” è etimologicamente irrelato al
latino “scribere”: il verbo “to write”.
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(i) Prima presupposizione. Il comando [Gebot] è un’entità suscettibile di essere scritta [geschrieben]: scritta con gli aghi, gli acúlei
[Nadeln] di un érpice [Egge], sul corpo [Leib] d’un condannato).
(In altri termini. il comando [Gebot] è un’entità scrivibile.)
(ii) Seconda presupposizione. Il comando [Gebot] è un’entità suscettibile di essere violata, trasgredita [übertreten]. (In altri termini.
il comando [Gebot] è un’entità violabile, trasgredibile.)
2.2. Scrivibilità, violabilità/trasgredibilità. Presupposizione di scrivibilità, presupposizione di violabilità/trasgredibilità.6
Ambedue queste presupposizioni sono false. È filosoficamente
falso dire che un’unica e stessa entità (l’entità chiamata in italiano
“comando”, in tedesco “Gebot”) sia un’entità suscettibile
(i) sia di essere scritta,
(ii) sia di essere violata.7
2.2.1. I due predicati “scritto” [“geschrieben”] e “violato” [“übertreten”]
convengono non ad un’unica e stessa entità, ma a due distinte entità
semiotiche categorialmente differenti, a due eterogenee entità ambedue chiamate (per metonimía [tedesco: Metonymie; inglese: metonymy;
francese: métonymie; polacco: metonimia]) “comando” in italiano e, in
tedesco, “Gebot”.
(i)La prima delle due entità semiotiche omonime (aventi lo stesso
nome, lo stesso ὄνυμα “ónyma”: nel caso di Kafka, il nome che
(6) Sul concetto di presupposizione [Präsupposition, presupposition, présupposition]
(presupposizione è concetto logico, non psicologico), cfr. J. S. Petőfi, D. Franck (eds.),
Präsuppositionen in Philosophie und Linguistik/Presuppositions in Philosophy and Linguistics, Athenäum, Frankfurt am Main 1973.
(7) Alla filosofia del comando [Gebot] sono dedicati due recenti saggi: S. Colloca,
Prescrittivo vs. presentativo nel linguaggio del comando, in «Materiali per una Storia della
cultura giuridica», 38(2008), 1, pp. 253-263; A. G. Conte, Duplicità del comando, in «Rivista internazionale di Filosofia del diritto», 89(2012), 4, pp. 581-585.
La filosofia del comando non coincide (né per intensione/Intension, né per estensione/
Extension) con la deontica. Possibili neologismi internazionali per la filosofia del comando
sono i grecismi “entolica” “Entolik” “entolics” “entolique”, sostantivi tutti derivanti dal sostantivo femminile greco “ἐντολή” “entolē” “comando”, “Gebot”.
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omonimicamente designa due entità omonime è il sostantivo tedesco “Gebot” “comando”) è un’entità linguistica.
Questa prima entità è un enunciato imperativo [un Imperativsatz,
una imperative sentence]: in particolare, l’enunciato imperativo
tedesco: “Ehre deinen Vorgesetzten!” [in italiano: “Onora il tuo
superiore!”].
(ii)La seconda delle due entità semiotiche omonime è una entità
non-linguistica (un’entità extralinguistica).
Questa seconda entità è (non un enunciato [Satz, sentence,
énoncé, zdanie], ma [sondern]) un dovere, un obbligo [Pflicht,
duty, devoir, powinność] istituito da un comando [Gebot]: in particolare, il dovere [Pflicht, duty, devoir, powinność] di onorare il
proprio superiore, dovere theticamente istituito dalla enunciazione [Äußerung, utterance, énonciation, wypowiedź] performativa
dell’enunciato [Satz, sentence, énoncé, zdanie] imperativo tedesco: “Ehre deinen Vorgesetzten!” [“Onora il tuo superiore!”].8
2.2.2. Di queste due entità semiotiche (entità linguistica la prima
[enunciato, Satz, sentence, énoncé, zdanie]; entità extralinguistica la
seconda [dovere, Pflicht, duty, devoir, powinność]),
(i)è la prima, e solo la prima (e precisamente: quell’entità linguistica che è l’enunciato imperativo “Ehre deinen Vorgesetzten!”
“Onora il tuo superiore!”), nella sua graficità, a poter essere
scritta [geschrieben]: (e precisamente: a poter essere scritta con
gli aghi [Nadeln] di un érpice [di una Egge] sul corpo [Leib] d’un
condannato):
(ii)è la seconda, e solo la seconda (e precisamente: quell’entità extralinguistica che è il dovere [Pflicht, duty, devoir, powinność] di
(8) Cfr. A. G. Conte, Norma: cinque referenti, in A. G. Conte, P. Di lucia, A. Incampo,
G. Lorini, W. Żełaniec, Ricerche di Filosofia del diritto, a cura di Lorenzo Passerini Glazel,
Giappichelli, Torino 2007, pp. 27-35; A. G. Conte, Norma: cinque referenti, in G. Lorini, L.
Passerini Glazel (eds.), Filosofie della norma, Giappichelli, Torino 2012, pp. 57-65; A. G.
Conte, Pentasemia terminu ‘norma’ [Pentasemía del termine ‘norma’], traduzione polacca,
dall’italiano, di Jakub Martewicz, in: «Ruch Prawniczy, Ekonomiczny i Socjologiczny»,
72(2010), zeszyt 1, pp. 1-11; A. G. Conte, Where the Norm Is Unspoken, in M. Fasciolo
(éd.), Lexique et philosophie, numero monografico dei «Cahiers de lexicologie», 99(2011),
2, pp. 189-192.
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onorare il proprio superiore) a poter essere violata, trasgredita
[übertreten].
2.2.3. Correlativamente:
(i) è una incorrettezza sortale, una sortal incorrectness9, predicare “violato”, “trasgredito” [“übertreten”] di un enunciato [Satz,
sentence, énoncé, zdanie]; è una sortal incorrectness cosí come,
simmetricamente,
(ii) è una sortal incorrectness predicare “scritto” [“geschrieben”] di
un dovere [Pflicht, duty, devoir, powinność].10
3. Numero e norma.
3.0. Il caso (filosoficamente inquietante) dei due predicati “scritto” e
“violato/trasgredito” (§ 2.2) è analogo al caso (filosoficamente non
inquietante, anzi: filosoficamente innocente, anódino) dei due predicati “numero primo” [tedesco: “Primzahl”; inglese: “prime number”;
francese: “nombre premier”; greco: “πρῶτος ἀριθμός” “prôtos
arithmós”; polacco: “liczba pierwsza”]11 e “bisillabico”.
Quando (primo caso) diciamo che “sette” è un numero primo,
e quando (secondo caso) diciamo che “sette” è bisillabico, noi predichiamo “sette” non di un’unica e stessa entità, ma di due distinte
entità categorialmente differenti. In particolare:
(9) Sulla sortal incorrectness, cfr. R. H. Thomason, A Semantic Theory of Sortal Incorrectness, in «Journal of Philosophical Logic», 1, 1972, pp. 209-258. Il primo esempio di
sortal incorrectness addotto da Thomason è ivi, p. 209:
«The color of copper is forgetful.»
(10) Un dovere (cosí come un divieto, un permesso, una facoltà, ...: in breve: cosí come
ogni status deontico) può venire descritto (da un giurista), può venire prescritto (da un legislatore), ma non può venire scritto.
(11) Un numero primo [Primzahl; prime numer; nombre premier; πρῶτος ἀριθμός
prôtos arithmós; liczba pierwsza] è un numero naturale maggiore di 1 il quale sia divisibile
solamente per 1 e per sé stesso.
In altri termini: Numero primo è ogni numero naturale il quale
(i) sia maggiore di 1, e
(ii) sia divisibile solamente per 1 e per sé stesso.
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3.1. Nel primo caso (quando diciamo che “sette” è un numero primo), noi predichiamo “numero primo” di un’entità aritmetica (e precisamente: di quell’entità aritmetica che è il numero [Zahl] 7).
Quale entità aritmetica, quell’entità aritmetica che è il numero
7 non è né bisillabica, né non-bisillabica. Essa non è né bisillabica,
né non-bisillabica cosí come, in genere, non è né bisillabica, né nonbisillabica, qualsiasi entità aritmetica. Quattro esempi:
(i) non è né bisillabico, né non-bisillabico il numero 111;
(ii) non è né bisillabico, né non-bisillabico il successore del numero 111;
(iii)non è né bisillabica, né non-bisillabica la radice quadrata di 111;
(iv)non è né bisillabico, né non-bisillabico il primo numero primo (il
primo dei numeri primi), il first prime number, la erste Primzahl.
3.2. Nel secondo caso (quando diciamo che “sette” è bisillabico),
noi predichiamo “numero primo” non di un’entità aritmetica, ma
[sondern] di un’entità linguistica, di un lessema della lingua italiana (e, precisamente, del nome-di-numero [Zahlwort, arithmónimo]
“sette”).
Quale entità linguistica, questa entità linguistica non è né prima, né non-prima. Essa non è né prima, né non-prima, cosí come,
in genere, non è né prima, né non-prima qualsiasi entità linguistica.
Quattro esempi:
(i) non è né primo, né non-primo il nome-di-numero [lo Zahlwort,
l’arithmónimo] “centoundici”;
(ii) non è né primo, né non-primo l’aggettivo “primo”,
(iii)non è né primo, né non-primo il sintagma “numero primo”,
(iv)non è né primo, né non-primo il nome del primo numero primo.
Abstract
Nel racconto di Franz Kafka intitolato Nella colonia penale, un uomo
viene condannato a morte. La condanna dovrebbe essere eseguita scrivendo con un erpice, sul corpo del condannato, il comando [Gebot] che costui ha violato. Ma un comando [Gebot] non può essere allo stesso modo
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scritto e violato. Perciò, impiegando in entrambi i casi la medesima parola
(il sostantivo tedesco Gebot) Kafka si riferisce a due entità radicalmente
differenti: mentre la prima è un ente linguistico, che può essere scritto, la
seconda è un ente extra-linguistico, che può essere violato.
In Franz Kafka’s short story In der Strafkolonie / In the Penal Colony
(1919) a man is sentenced to death. The sentence is to be carried out by
a harrow [Egge] writing on the convict’s body the command [Gebot] he
violated.
But a Gebot cannot be both written and violated. (Sortal incorrectness.) Yet, Kafka is using one and the same word (the German substantive
“Gebot”) to refer to two heterogeneous entities: the former is a linguistic
entity which can be written, whereas the latter is an extra-linguistic entity
which can be violated.
Keywords
Franz Kafka; Ambiguità (disemia) di Gebot e comando; semiotica del
linguaggio normativo; ontologia e norma; norma e numeri.
Franz Kafka; Strafe/Punishment; Ambiguity (Disemy) of “Gebot”
and “Command”; Semiotics of Normative Language; Ontology of Norms;
Norm and Number; Sortal Incorrectness.