Comunicazione - Progetto Culturale

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Intervento di S.E. Mons. Piero Coccia al Convegno Nazionale
dei Direttori e Responsabili Diocesani IRC avente per tema
“La formazione in servizio per una professionalità competente”
Roma, 7 marzo 2007
A nome dell'Episcopato italiano, in particolare della Commissione CEI
per l'Educazione Cattolica, la Scuola e l'Università, saluto tutti voi cari amici.
Questo mio saluto si pone come augurio di buon lavoro per questa terza
sessione. E' la terza giornata del Convegno che ha avuto delle relazioni di forte
contenuto che ci hanno aiutato e orientato nella riflessione e ci hanno aperto
orizzonti nuovi per quel tipo di servizio che svolgiamo in qualità di Direttori
Diocesani o Regionali degli Uffici per l'Insegnamento della Religione Cattolica.
Per questo dico un grande grazie a tutti coloro che in questa sede hanno dato il
proprio qualificato e prezioso contributo.
Mi pare opportuno sottolineare come quest'incontro nazionale, avente per
tema “La formazione in servizio per una professionalità competente”, sia in
linea di continuità e di ulteriore sviluppo con un cammino intrapreso già da
tempo da parte dell'Ufficio del Servizio Nazionale per l'Insegnamento della
Religione Cattolica. Un cammino che ha visto una serie di altri convegni, di
altri incontri, di orientamenti dati e recepiti, di strumenti suggeriti. A questo
riguardo deve essere detto che molto si è fatto e molto si sta facendo. A me
piace evidenziare come questo cammino si stia attuando in forma organica e
dentro un preciso disegno. Mi piace ulteriormente sottolineare come
quest'attenzione alla formazione in servizio, sia uno degli aspetti particolarmente
curati da parte dell'Ufficio per l'Insegnamento della Religione Cattolica, aspetto
molto più curato dal nostro Ufficio che non dallo stesso Stato. A questo riguardo
dico un grazie carico di riconoscenza all'intero Ufficio del Servizio Nazionale
per l'Insegnamento delle Religione Cattolica: in particolare a Monsignor Tosoni,
persona infaticabile, appassionata e qualificata; alla generosa sr. Feliciana e a
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tutti i collaboratori dell'ufficio sia interni, come anche esterni, poiché
quest'ufficio si sta già da tempo avvalendo di esperti estremamente competenti.
Ringrazio tutti.
Questo Convegno assume una configurazione propria poichè è stato
strutturato in tre precisi momenti:
- Il primo momento ha focalizzato l'attenzione su quello che si sta facendo per la
formazione in servizio, sia a livello diocesano come anche regionale e nazionale,
in particolar modo si è prestata attenzione ai contributi che ci sono dati da vari
Istituti di Formazione e anche dalle Università, aspetto questo quanto mai è
significativo.
- Inoltre il convegno stesso ha dedicato una riflessione critica in merito alla
formazione dei docenti, per coglierne gli esiti acquisiti e anche per farne una
puntuale revisione.
- Per di più il convegno ha avuto una terza attenzione: quella dedicata a tutte le
proposte di lavoro che stanno emergendo dal convegno stesso, proposte in parte
da consolidare, in parte da aggiustare e in parte forse da rielaborare.
Mi pare che ci si stia muovendo in un quadro di lavoro certamente qualificato e
organico e anche in un quadro di lavoro che ritengo essere urgente per il
momento storico che la scuola italiana sta vivendo.
In quest'incontro nazionale sono stati toccati temi quanto mai vitali per
insegnamento della religione cattolica: temi di carattere psico - pedagogico, di
carattere metodologico, di carattere spirituale ed ecclesiale. Mi sembra però che
il tema più importante, anche dentro la specificità del Convegno che tratta della
formazione in servizio per docenti per rendere questi sempre più
professionalmente competenti, sia e rimanga quello di carattere antropologicoteologico, tema questo che fa comunque da sfondo, che va tenuto sempre
all'orizzonte e da cui non si può prescindere.
Il recente Convegno di Verona della Chiesa italiana ce ne dà ampia
conferma con le relazioni che in esso sono state tenute, con i contributi apportati
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e con quell’intervento del Papa che oserei dire e definire non solo magisteriale,
ma anche magistrale. A questo riguardo mi permetto alcune riflessioni.
Nello scenario culturale italiano di oggi si registra una forte esigenza,
direi una specie di sete, in merito all’etica e per di più all’etica condivisa. Tutto
ciò lo registriamo e lo verifichiamo nel campo della politica, dell'impresa, nel
campo economico specialmente nel settore finanziario, nel campo sanitario ecc.
Oggi tutti avvertiamo questa necessità di avere un supplemento di etica per
essere garantiti nell'affrontare i problemi della quotidianità a tutti i livelli, in
tutte le forme, in tutti i campi e settori.
Ma per leggere in profondità la realtà e per dare soluzione vera ai
problemi attuali, dovremo porci però, prima del problema dell'etica, quello
dell'antropologia. E' un dato di fatto che l'etica è sempre comunque figlia
dell'antropologia. La diversità etica dipende da una matrice: la diversità
antropologica. I vari sistemi etici hanno il loro punto di avvio nelle varie e
diverse visioni dell'uomo. A questo riguardo è significativo il pensiero di Max
Weber: un maestro a questo proposito.
Perciò in questo contesto sembra quanto mai opportuno il magistero di
Benedetto XVI, come anche il magistero dell'intera Chiesa italiana. Noi
credenti, in forza di una fede sempre più adulta, più pensata e più testimoniata,
abbiamo necessità di ritornare a questo elemento vitale e fondamentale che è
l'antropologia, in particolare all'antropologia teologica, cioè a quella visione
dell'uomo dataci dall'esperienza della fede cristiana, dalla sua tradizione, dal
Magistero e in base alla quale la persona viene colta nella sua interezza, nella
sua totalità. La persona ha bisogno della dimensione teologale non come
elemento aggiuntivo ma costitutivo. Fa testo per tutti il pensiero di Mounier, il
quale parlando della persona come relazionalità ci ricorda che la persona è
relazionalità in altezza, (dimensione teologale), in larghezza e in profondità,
tanto per cogliere la persona con le tre dimensioni stesse della fisica. Aggiungo
anche il riferimento al pensiero di Jacques Maritain il quale sosteneva che per
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definire l'uomo non basta il “solamente umano”, intendendo per “solamente
umano” la dimensione puramente immanente, escludendo il trascendente. A
questo riguardo non dimentichiamo l'elaborazione del pensiero teologico di Karl
Rahner, il quale già tra anni 60 e 70 pubblicava dei saggi di antropologia che
definiva saggi di “Antropologia Soprannaturale”, rivisitando l’antropologia e la
teologia con alcune categorie tratte dalla filosofia aristotelica, dalla teologia
tomista, in un preciso quadro sistematico che trova nel Cristo il suo elemento
centrale.
A conclusione di questo Convegno perciò vorrei ricordare a me e a voi
tutti cari amici, la necessità di non perdere mai di vista nella nostra professione e
anche nella nostra missione dei docenti, quella visione di antropologia teologale
che va comunicata, che va trasmessa, che va tramandata. Una visione che ci
impegna attraverso la mediazione culturale, ad essere insegnanti qualificati e
competenti di tale contenuto, ma soprattutto ci impegna anche ad esserne
testimoni credibili. Paolo VI nel suo alto magistero ci ricordava che non esiste
dicotomia tra il maestro e il testimone, poiché il vero maestro è sempre un
testimone e il vero testimone è sempre un vero maestro. Io credo che qui sia
l'essenziale nella nostra professione, della nostra missione, del nostro mandato:
trasmettere, tramandare, comunicare, come maestri di scienza e di vita questa
visione piena dell'uomo, una visione realizzativa, totale, che dà senso alla
esistenza di ciascuno.
Un grazie ancora a tutti voi per quello che fate, per l'impegno con cui lo fate e
per la passione educativa con cui lo animate. Tutto questo significa carissimi
amici che state servendo in maniera reale e seria la persona. Voi non fate grandi
proclami, ma nella quotidianità, con la vostra testimonianza e competenza
professionale, state tramandando alle nuove generazioni quella visione di
antropologia teologale che vi consente di servire i giovani di oggi e gli adulti di
domani.
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