TAPPETO ERBOSO Lavori Con il mese di marzo, grazie alle temperature più miti e all’aumento delle ore di luce, il tappeto erboso riprende a vegetare con sempre maggior vigore. Se già non l’avete fatto nel mese di febbraio, non attendete oltre per la prima concimazione. Scegliete un concime specifico per tappeti erbosi, meglio se con azoto a lenta cessione tipo il Compo Floranid Prato 20-5-8, e distribuitelo seguendo attentamente le dosi riportate in etichetta. Una buona nutrizione è di fondamentale importanza per la bellezza del tappeto erboso. Questo infatti è composto da erbe della famiglia delle Graminacee, specie che rispondono con grande vigore a ogni apporto di nutrienti. Gli effetti più facilmente visibili sono il miglioramento del colore, che diviene di un bel verde brillante; la rapida chiusura di eventuali spazi vuoti, dovuta all’aumento del numero di foglioline; la diminuzione della visibilità delle erbe infestanti, che rispondono meno delle Graminacee alla concimazione, specialmente in questo periodo in cui anche le temperature sono favorevoli alle specie da tappeto erboso. Un’altra operazione fondamentale per avere un prato di buona qualità è il taglio. Nei periodi di maggior crescita (aprile) è bene tagliare il prato come minimo una volta la settimana, meglio ancora due. Il taglio frequente favorisce infatti l’infoltimento dell’erba e ostacola lo sviluppo delle erbacce che si sviluppano in altezza. Inoltre l’erba lasciata crescere troppo ingiallisce alla base e poi, appena tagliata, fa apparire sul prato antiestetiche striature gialle. La regola da rispettare con scrupolo è quella di tagliare con una frequenza tale da non dover asportare ogni volta più di un terzo della lunghezza delle foglioline. Mantenete il rasaerba in ottime condizioni affinché esegua un taglio netto, senza sfilacciare i fili d’erba e senza piegarli; la lama deve essere affilata ogni 8-10 ore di lavoro (vedi supplemento «i Lavori» di maggio-giugno 2002, pag. 5). Controllatela in ogni caso molto di frequente e sostituitela quando si presenta consumata o danneggiata. La parte inferiore della scocca del rasaerba deve essere ripulita dopo ogni utilizzo dai residui d’erba che vi si appiccicano. È sempre meglio tagliare il prato con erba asciutta; in primavera preferite quindi le ore del pomeriggio, quando la rugiada non c’è più. Se siete intenzionati a sostituire il vecchio rasaerba, tenete presente che sempre più diffusi risultano in questi ultimi anni i rasaerba a taglio «mulching» che sminuzzano l’erba riducendola quasi in polvere e consentendo quindi di evitare la raccolta dei residui degli sfalci. Vi consigliamo di acquistare una di queste macchine se tagliate il vostro prato assai di frequente, almeno una volta la settimana; solo in questo caso, infatti, il residuo del taglio è minimo e tale da non danneggiare in alcun modo la salute e la bellezza del tappeto Un bel tappeto erboso esalta la bellezza del giardino dando rilievo alle piante fiorite dei mesi primaverili Nel caso in cui il residuo del taglio sia abbondante, sarà bene che venga asportato e avviato al compostaggio SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004 erboso. L’erba sminuzzata restituisce anzi gli elementi nutritivi sottratti dalle radici al terreno e questo consente un risparmio di circa il 20-30% di concime. Nell’acquisto preferite comunque dei tipi di rasaerba a taglio «mulching» che consentano, quando necessario, anche la raccolta dello sfalcio: può sempre capitare infatti di dover tagliare l’erba cresciuta un po’ troppo. Se il tappeto erboso non è fitto e uniforme, in marzo ci sono le condizioni (climatiche e di umidità del terreno) favorevoli per infittirlo tramite la trasemina. La trasemina consiste nell’eseguire una semina su un tappeto erboso già esistente, con lo scopo di renderlo più fitto e quindi di migliorarne l’aspetto. Il sistema migliore consiste nell’effettuare passaggi incrociati con un’arieggiatrice a lame che effettua un’operazione chiamata «verticut» o taglio verticale. Asportate con una vigorosa rastrellata tutto il materiale di risulta e distribuite a spaglio il seme a dosi di 35-40 grammi per metro quadrato. Potete impiegare lo stesso miscuglio di semi che già compone il vostro tappeto erboso oppure impiegare loietto perenne in purezza, specie che possiede la più alta velocità di germinazione e insediamento tra le graminacee da tappeto erboso. Lotta alle infestanti. Nella tarda primavera compaiono nel prato le infestanti Graminacee annuali chiamate, nel loro insieme, «pabbio» o «pabio». Le specie che lo compongono sono solitamente setaria, digitaria e giavone. Queste infestanti appartengono alla stessa famiglia delle specie che costituiscono il tappeto erboso e perciò sono abbastanza difficili da eliminare senza danneggiare quelle buone. Sono dannose in quanto formano dei cespi piuttosto grossi e, morendo alla prima gelata invernale, lasciano dei vuoti nella continuità del prato. Il metodo che vi consigliamo per contrastarle è quello di impiegare un diserbante «antigerminello», cioè un prodotto che le elimini al momento della germinazione dei semi; un diserbante di questo tipo deve essere dato in via preventiva. Con una distribuzione nell’ultima settimana di aprile e un’altra quaranta giorni dopo viene coperto tutto il periodo di nascita del pabbio (che va di solito da maggio ad agosto). I diserbanti «antigerminello» contengono principi attivi come pendimetalin, trifluralin, benfluralin, clortal-dimetile. Un buon prodotto è ad esempio il Pendulum della Basf (non classificato, grammi 15-20 per 10 litri d’acqua per 100 metri quadrati di prato). Dopo la distribuzione è 5 bene irrigare leggermente per favorire la penetrazione e l’attivazione del prodotto. Ricordate che i diserbanti antigerminello non vanno impiegati su tappeti erbosi di nuova semina o traseminati fino almeno al quarto sfalcio. Come eseguire una corretta semina in contenitore di piante annuali, biennali e perenni 1 2 3 4 PIANTE ANNUALI, BIENNALI E PERENNI Lavori Marzo è per il giardino un mese di transizione tra l’inverno e la primavera. Se le grandi gelate non fanno più paura, esiste ancora il rischio di eventuali nevicate tardive (soprattutto al nord Italia) che potrebbero «punire» i giardinieri più impazienti. È d’obbligo quindi seguire attentamente l’evolversi del tempo e delle temperature e comportarsi di conseguenza. Il lavoro comunque non manca, anzi abbonda perché è tempo di pulizia e di preparazione del terreno delle bordure e delle aiole. Rastrellate i resti della pacciamatura, vangate e concimate con un prodotto tipo NPK + Mg + SO3 (159-15 + 2 + 20, un ottimo prodotto è ad esempio il Compo Giardino) gli spazi che accoglieranno i nuovi impianti e infine dedicatevi all’eliminazione delle foglie morte e della vegetazione secca delle piante perenni. Ricordate che a fine marzo i primi tepori primaverili favoriranno le passeggiate e le soste in giardino ed è gradevole ammirare un giardino ordinato anche se non ancora in pieno rigoglio. Gli ultimi anni ci hanno abituato ad andamenti stagionali imprevedibili e se questo marzo fosse poco piovoso ricordate che molte piante perenni sono già entrate in piena attività vegetativa e richiedono regolari e abbondanti innaffiature nella parte più calda della giornata. L’acqua è indispensabile anche per le nuove piantine appena messe a dimora, come ad esempio la aubretia, le primule, le pratoline, ecc. Marzo e aprile sono due mesi di semine: semina a dimora e semina in semenzaio coperto, a seconda del clima e delle specie. Vi diamo qualche consiglio: – per le semine in semenzaio, o in contenitore, scegliete un terriccio leggero e ricco di sabbia che, dopo la semina, premerete leggermente con le mani inumidendo infine con un nebulizzatore; – per le semine a dimora preparate invece il terreno vangandolo a una profondità di circa 15 cm, eliminando manual- 6 5 Riempite un contenitore, o semenzaio, con del terriccio leggero e ricco di sabbia e livellate con una tavoletta di legno o altro materiale-1. Dopo aver ottenuto un perfetto letto di semina-2, per facilitare l’operazione di semina ponete i semi in un foglio di carta piegato a V-3. Aiutandovi con un setaccio a maglia fine ricoprite i semi con un leggero strato di terriccio-4. Premete leggermente il terriccio per farlo aderire per bene ai semi e infine inumiditelo spruzzando acqua con un nebulizzatore-5 mente e minuziosamente le radici delle piante infestanti (la pazienza di oggi vi risparmierà molto lavoro domani!), concimate con un buon concime a lenta cessione (lo stesso che vi abbiamo precedentemente consigliato, rispettando sempre scrupolosamente le dosi riportate in etichetta) e infine livellate e rastrellate accuratamente il terreno. I semi più piccoli vanno semplicemente sparpagliati sul terreno, mentre quelli di dimensioni maggiori devono essere interrati a una profondità doppia del loro diametro. Iniziando a marzo inoltrato potete seminare a dimora – nelle zone dove la temperatura si è stabilizzata sopra i 10° C – numerose specie di piante annuali e perenni come ad esempio l’astro, la bella di notte, l’aubretia, ecc. Da seminare in contenitore o semenzaio a marzo, da trapiantare poi a dimora in maggio, vi ricordiamo il Seminate in vaso a marzo i tagete, fioriranno a lungo per tutta l’estate sino ai primi freddi tagete, la pervinca, la zinnia, ecc. La pulizia delle aiole e delle bordure informali, mettendo in evidenza i vuoti lasciati dalle piante morte durante l’inverno, vi dà l’opportunità di giocare con le infinite forme e colori disponibili in natura. Potrete creare nuove composizioni scegliendo le annuali e le perenni che meglio si inseriscono nell’insieme. Ricordate di consolidare la struttura verde che fa da quinta alle fioriture con perenni robuste e di facile manutenzione. Per questo ruolo non dimenticate di utilizzare alcune varietà ornamentali di piante officinali che si adattano facilmente a ogni tipo di terreno, offrono un’infinita varietà di foglie, e arricchiscono il giardino di profumi e colori antichi. Molti vivai dispongono a inizio primavera di esemplari pronti per il trapianto a dimora: dalle tante varietà di timo (Thymus longicaulis, Thymus hybridum «Golden King», Thymus citriodorus «E. B. Anderson», Thymus serpyllum «East Lodge», Thymus serpyllum «Albus») ottimo tappezzante per bordure, al rigoglioso rosmarino prostrato, sino alla santolina con i suoi delicati ramoscelli grigio-argento. Se gli spazi da riempire sono ampi, potete ricorrere alle molte varietà di menta; sarà meglio però limitare l’espansione delle sue radici inserendo barriere di plastica rigida (anche tipo onduline) attorno all’area loro destinata. Un’altra perenne di sicuro successo per la sua abbondanza di foglie e per i suoi piccoli fiori vaporosi è l’Alchemilla mollis; altrettanto interessante è l’Alchemilla alpina. Abbondate con la lavanda, scegliendo tra le nuove bellissime varietà con SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004 Interventi fitosanitari Con l’inizio della primavera tornano condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo delle prime infezioni fungine e delle popolazioni iniziali di molti insetti. Gli afidi (soprattutto Aphis gossypii) possono essere già presenti con colonie iniziali derivanti da uova svernanti o da pochi individui che sono riusciti a superare i rigori dell’inverno riparati in mezzo alla vegetazione fogliare. Nei confronti degli afidi potete ottenere ottimi risultati con l’impiego di imidacloprid-17,8 (non classificato, dose ml 5 per 10 litri d’acqua). In presenza di elevata umidità relativa dell’aria possono svilupparsi anche le prime infezioni di mal bianco, riconoscibili facilmente in quanto la vegetazione fogliare viene ricoperta da una muffa farinosa di colore bianco con odore di fungo fresco. Contro le infezioni di mal bianco potete utilizzare zolfo bagnabile-80 (bio, non classificato) oppure bitertanolo-45,5 (non classificato), alle rispettive dosi di grammi 3 e ml 0,5 e per litro d’acqua. Per ostacolare lo sviluppo delle infezioni di occhio di pavone (Heterosporium echinulatum) sulle foglie e sulle talee di garofano potete utilizzare mancozeb-75 (irritante) alla dose di grammi 2 per litri d’acqua. Le piante di garofano che mostrano sintomi di avvizzimento sono probabilmente interessate da attacchi di tracheofusariori o «mal della rama», causati dal microrganismo fungino Fusarium oxysporum forma dianthi. Le piante colpite da questa malattia presentano l’imbrunimento dei fasci vascolari, rilevabile sezionando longitudinalmente il fusto. Per ridurre i rischi SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004 1 2 3 4 1-Afide (Aphis gossypii, mm 2). 2-Mal bianco (Oidium chrysanthemi) su crisantemo. 3-Occhio di pavone (Heterosporium echinulatum) su garofano. 4Tracheofusariosi (Fusarium oxysporum forma dianthi) su garofano casi, invece, in cui eccessi di siccità estiva o straordinari rigori invernali deteriorano la qualità della fioritura, bruciando i boccioli fiorali; – l’elevata quantità di fiori non è sempre sintomo di salute delle vostre piante, al contrario può essere il risultato di qualche stress fisiologico subìto dalla pianta durante il periodo di formazione dei boccioli. D’altro canto una ridotta fioritura non è sintomo di malessere, ma spesso significa che per quell’annata è stata favorita l’attività vegetativa, in seguito a un trapianto ben realizzato o a concimazioni azotate, e in questo caso senza troppe preoccupazioni basterà aspettare con pazienza l’anno successivo, accettando la regola dell’alternanza. Per questi motivi prima della fioritura non è necessario effettuare concimazioni sulle acidofile, ma è solo necessario mantenere una buona umidità del terreno con razionali irrigazioni. Foto archivio Consorzio fiori tipici lago Maggiore fiori che vanno dal bianco al rosa pallido sino al blu intenso. Altre aromatiche molto utili, non solo in cucina, ma protagoniste delle fasce informali sono la melissa, la borragine con le sue foglie pelosette e le molte salvie ornamentali come ad esempio la Salvia microphylla che si copre di fiori rosso-violetto dalmese di luglio sino al tardo autunno. In aprile le piante perenni sono in piena vegetazione e la riproduzione per talea offre le migliori possibilità di riuscita. Tagliate, dai rametti più vigorosi, porzioni di vegetazione di 8-10 cm di lunghezza; liberate il gambo dalle foglie basali e tagliate di circa la metà le rimanenti foglie al fine di limitare la perdita di acqua (evapotraspirazione). Immergete le talee in acqua per una decina di minuti e mettetele a dimora in piccoli vasetti, o in cassone, riempiti con terriccio molto sabbioso. Lasciate al coperto e in penombra per alcuni giorni e trapiantate a dimora non appena le talee saranno ben radicate. di diffusione delle infezioni, le piante colpite vanno estirpate e bruciate e il terreno va irrorato con tiofanato-metile-70 (non classificato) o con tiabendazolo-41,8 (non classificato), impiegando le rispettive dosi di grammi 2 e millilitri 4 per metro quadrato di terreno, diluiti in 4-5 litri d’acqua al fine di assicurare un’abbondante bagnatura dello strato di terreno esplorato dalle radici delle piante. PIANTE ACIDOFILE Lavori In questi due mesi sbocciano i fiori della Camellia japonica, iniziando dalle varietà più precoci sino alle più tardive; contemporaneamente spuntano le infiorescenze di pieris e skimmia. Seguono l’Azalea japonica e l’Azalea mollis, e a fine aprile fioriscono i rododendri. È il momento giusto per godere dello splendore delle vostre fioriture senza troppe preoccupazioni e ricordando due principi fondamentali: – la durata, l’abbondanza e la qualità della fioritura dipendono sì dalle condizioni climatiche, ma spesso vengono determinate dal periodo della formazione dei boccioli fiorali. All’interno del bocciolo l’intero fiore è già preformato e le sue caratteristiche dipendono soprattutto dal periodo in cui è avvenuta questa trasformazione e cioè dalla fine della primavera precedente: se vi sono state condizioni avverse o insufficienze nutritive durante quel periodo, la fioritura, anche a distanza di diversi mesi, non potrà essere migliorata. Vi sono In questi mesi sbocciano i magnifici fiori della Camellia japonica, iniziando dalle varietà più precoci sino alle più tardive Alla fine del periodo di fioritura, per rododendri, skimmie e kalmie, intervenite con la rimozione manuale delle infiorescenze ormai sfiorite; in questo modo favorirete la formazione e il migliore sviluppo di nuova vegetazione, e un’abbondante fioritura l’anno seguente. Subito dopo la fioritura e, a volte, contemporaneamente allo sbocciare degli ultimi fiori, arriva il momento più importante, quello della nuova vegetazione, che, con la fotosintesi, garantirà nutrimento alla pianta e porterà a una nuova rigogliosa fioritura l’anno successivo. Durante questo periodo prestate molta attenzione alle vostre acidofile e fornite loro ogni cura necessaria. Per prima cosa effettuate, se necessario, gli interventi di potatura che dovranno riportare in forma la pianta e stimolare una vigorosa ripresa vegetativa. 7 Nel caso di camelia, pieris e skimmia eliminate i rami secchi o malati. Accorciate i rami che si sono allungati troppo e che escono dalla sagoma dell’arbusto effettuando tagli puliti, senza sbavatura, in coincidenza con una diramazione secondaria o con una gemma vigorosa rivolta verso la parte esterna dell’arbusto. Per quanto riguarda le azalee è sufficiente eliminare i getti troppo allungati che rendono disordinata la massa verde, anche per far penetrare più luce all’interno dell’arbusto ed evitare che la parte centrale si secchi e si impoverisca. I rododendri infine non vanno sottoposti ad alcuna potatura (salvo l’eliminazione dei rami secchi o rotti), se non quella che vede l’eliminazione manuale delle infiorescenze appassite. Per quanto riguarda le concimazioni ricordatevi che le acidofile non hanno grandi necessità di fertilizzazioni e possono, invece, soffrire per eccessi di concimazione. Utilizzate prodotti specifici per acidofile durante il periodo della vegetazione. I concimi minerali composti (NPK) per acidofile consigliabili hanno titolo 13-5-9+2 (13% di azoto, 5% di fosforo, 9% di potassio+2% di magnesio) o 12-10-11+2 (12% di azoto, 10% di fosforo, 11% di potassio+2% di magnesio); preferite quelli con aggiunta di sostanza organica (guano o cornunghia). Utilizzateli due o tre volte all’anno, coprendo i mesi primaverili e dimezzando le dosi consigliate sulla confezione. Se utilizzate un concime a lenta cessione, questo è sufficiente a coprire, in un’unica somministrazione, tutto l’anno. La gloriosa è una tuberosa rampicante di grande bellezza. Piantatela possibilmente in prossimità di un grigliato di legno o ferro, in modo che possa trovare un supporto adeguato per la sua crescita infezioni di muffa grigia (Botrytis cinerea) e di ovulinia (Ovulinia azaleae). La prima malattia viene favorita da frequenti piogge ed elevati tassi di umidità relativa accompagnati da basse temperature. Essa si manifesta sui petali con piccole macchie decolorate che poi si ampliano e ne causano la marcescenza. I fiori colpiti si seccano e rimangono appesi alla pianta, ricoprendosi di muffa grigia. Ovulinia azaleae determina la comparsa di macchie decolorate i cui tessuti appaiono coperti da una patina vischiosa e lucida. I fiori colpiti avvizziscono e rimangono appesi per lungo tempo alla pianta. Su questi residui disseccati si formano placche rotondeggianti di colore nero, che costituiscono Interventi fitosanitari Durante la fioritura eventuali infezioni a carico del colletto o delle radici imputabili al microrganismo fungino Phytophthora cinnamomi vengono evidenziate da avvizzimenti vegetativi che possono interessare una parte o l’intero apparato aereo. Le piante colpite vanno estirpate e bruciate, e per evitare che con il diffondersi delle infezioni nel terreno vengano aggredite anche altre piante acidofile circostanti è opportuno distribuire sul terreno fosetil alluminio80 in granuli (non classificato), alla dose di grammi 10 per metro quadrato. Dopo aver distribuito i granuli occorre effettuare un’irrigazione per solubilizzare il prodotto e per farlo penetrare nel terreno a contatto con le radici delle piante. Le fioriture di azalee e rododendri possono essere compromesse dalle 8 1 2 3 4 1-Phytophthora cinnamomi su azalea. 2Muffa grigia (Botrytis cinerea) su azalea. 3-Ovulinia (Ovulinia azaleae) su fiore di rododendro. 4-Minatore fogliare (Gracilaria azaleella, larve mm 5) su azalea gli organi di conservazione del fungo. Per contenere contemporaneamente lo sviluppo delle infezioni di ovulinia e di muffa grigia potete intervenire alla comparsa dei bottoni fiorali, o al più tardi alla comparsa delle malattie, effettuando un trattamento con iprodione-50 (non classificato) alla dose di grammi 15 per 10 litri d’acqua. Le piante di azalea possono essere interessate dalle infestazioni del minatore fogliare Gracilaria azaleella (un microlepidottero, cioè una piccolissima farfalla), le cui larve (mm 5) arrotolano l’estremità o una porzione laterale del lembo fogliare e, riparate all’interno di questa, compiono erosioni a carico dei tessuti, rispettando le sole nervature, e causano l’ingiallimento e la caduta delle foglie. Dalle foglie cadute al suolo le larve immature fuoriescono e, per completare il loro sviluppo, risalgono sulle piante per attaccare nuove foglie. Il microlepidottero può causare notevoli defogliazioni sulle giovani piante. Si può intervenire alla comparsa delle prime infestazioni realizzando un trattamento con cartap-20 (Sanvex SGSipcam, non classificato), alla dose di grammi 15 per 10 litri d’acqua. Il trattamento va effettuato su vegetazione asciutta e in ore in cui la vegetazione trattata riesca ad asciugarsi rapidamente. BULBOSE E TUBEROSE Lavori Marzo è il mese migliore per piantare i bulbi estivi classici come il gladiolo e il lilium, oppure la più esotica e particolare gloriosa. Il gladiolo ha bisogno di un terreno fertile e ben drenato, esposto in pieno sole. Interrate i bulbi delle varietà a fiore grande a una profondità di circa 10-12 cm e a 15-20 cm di distanza l’uno dall’altro; le varietà a fiore piccolo, invece, a una profondità pari a tre volte la loro altezza e a 10-12 cm tra l’uno e l’altro. Per garantire una buona crescita mantenete appena umido il terreno e aspettate che tra un’innaffiatura e l’altra lo strato superficiale si asciughi. Concimate ogni quindici giorni con un fertilizzante liquido ricco di potassio, come ad esempio il Concime Universale della Gesal, rispettando le dosi indicate in etichetta. Dopo la fioritura vi consigliamo di non interrompere la concimazione ma di continuarla ancora per circa 4-6 settimane fino a che le foglie non sono completamente ingiallite; in tal modo il bulbo ha tutto il tempo per immagazziSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004 nare le riserve nutritive per la fioritura del prossimo anno. Alle specie e alle varietà più alte vi consigliamo di applicare un tutore, per esempio una canna di bambù, da inserire, al momento della piantagione, a 5 cm di distanza dal bulbo. I lilium sono, come buona parte delle bulbose, di facile coltivazione; alcune varietà sono adatte anche per il giardino roccioso e per la coltivazione in vaso su terrazzi e balconi. Piantateli in questo periodo in un terreno ben drenato, miscelato a terriccio di foglie e arriccchito con sostanza organica ben decomposta; ricordate però che la maggior parte delle varietà preferisce un terreno da acido a neutro (pH da 6 a 7). I lilium preferiscono una posizione soleggiata anche se tollerano l’ombra del sottobosco. Per piantare i lilium scavate una buchetta pari a due-tre volte l’altezza del bulbo; solo il Lilium candidum va piantato appena sotto la superficie del terreno. Tra un bulbo e l’altro lasciate una distanza pari a tre volte il diametro del bulbo; indicativamente vi consigliamo di piantare da dieci a trenta lilium per metro quadrato. Durante la crescita mantenete umido il terreno, evitando però di bagnare le foglie e i boccioli per non provocare l’insorgere di indesiderati marciumi. Concimate ogni settimana con un fertilizzante liquido ricco di potassio, lo stesso che vi abbiamo precedentemente consigliato per il gladiolo, seguendo come sempre le dosi indicate in etichetta. Vi consigliamo di acquistare i bulbi appena vengono messi in commercio e di piantarli entro pochi giorni. Se non li piantate subito toglieteli dalla confezione e conservateli, in una cassetta, coperti da uno strato di sabbia di 5-6 cm di spessore che andrà tenuta umida sino al momento della messa a dimora. La gloriosa (Gloriosa superba) è una pianta tuberosa rampicante, amante dei climi miti e temperati, dal notevole effetto coreografico per la bellezza dei suoi fiori. I petali sono di un bel colore giallo acceso e rosso; la varietà più diffusa è la «Rothschildiana». La gloriosa vuole terreno fertile e drenato; preferisce un’esposizione molto luminosa, anche soleggiata, calda e riparata dal vento. Piantate i tuberi a una profondità di 7-10 centimetri, possibilmente in prossimità di un grigliato in legno o ferro; in alternativa piantatela vicino ad altre piante su cui possa successivamente arrampicarsi. Dal momento della piantagione e per tutta l’estate innaffiatela SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004 1 3 2 1-Criocera (Lilioceris lilii), il cui insetto adulto misura mm 6-8, su giglio. 2-Larva (mm 10 circa) di Pegomyia bicolor e 3-mal bianco, (Oidium begoniae) su begonietta con generosità; concimatela ogni due settimane con un fertilizzante liquido di tipo universale, attenendovi scrupolosamente alle dosi consigliate in etichetta. Interventi fitosanitari Alla fine di aprile sui lilium possono già essere presenti infestazioni iniziali della criocera Lilioceris lilii. Se il numero di piante è ridotto, potete raccogliere e uccidere gli adulti presenti, prima che inizino le ovideposizioni. Se il numero di piante è elevato e sono già presenti numerose uova, attendete la nascita delle larve per poi effettuare un trattamento con deltametrina 1,63 (irritante), alla dose di millilitri 0,8 per litro d’acqua. Le begoniette possono presentare qualche foglia interessata da ampie mine traslucide occupate dalle larve del dittero Pegomyia bicolor; asportate e distruggete le foglie colpite. Le infezioni di oidio (Oidium begoniae) sulle begonie sono poco comuni all’inizio della primavera, in ogni modo se compaiono macchie farinose di colore bianco sulle foglie potete impiegare zolfo bagnabile-80 (bio, non classificato) oppure bitertanolo-45,5 (non classificato), alle rispettive dosi di grammi 3 e ml 0,5 per litro d’acqua. ROSAI Lavori Durante tutto il mese di marzo (seguendo le indicazioni fornite ne «i Lavori» di gennaio-febbraio 2004, pag. 9) potete proseguire i nuovi impianti di rose a radice nuda e le potature che vanno però assolutamente terminate prima che le gemme, già ingrossate, si schiudano. Una potatura tardiva impoverisce la pianta e ne ritarda la prima fioritura. Non dimenticate di bruciare i residui delle potature poiché spesso sono portatori di malattie fungine o di insetti che svernano negli anfratti della corteccia. Ripulite il terreno attorno a ogni cespuglio, asportando in parte la pacciamatura invernale e interrandone il rimanente, unitamente a una manciata di concime composto (ad esempio 15-15-15), o uno specifico per rosai, attenendovi alle quantità riportate sulle confezioni. Solo verso la fine di aprile stendete un nuovo strato di pacciamatura, ottenuta con materiali naturali (foglie secche, torba, paglia, cippato di corteccia, ecc.), di 8-10 cm di spessore, dopo aver nuovamente ripulito il terreno dalle erbe infestanti; questa copertura andrà rinnovata anche durante l’estate allo scopo di mantenere fresche le radici e limitare l’evaporazione dell’acqua. Quasi sempre in queste pagine abbiamo parlato di rose da coltivare in giardino in piena terra, trascurando forse un poco quelle che possono crescere anche in contenitore, da posizionare qua e là attorno alla casa. Se desiderate perciò coltivare qualche rosaio in vaso scegliete rose arbustive a sviluppo moderato o le «miniatura». Non indirizzatevi assolutamente verso i rosai rampicanti classici che sono generalmente di grande sviluppo: dopo un’iniziale crescita comincerebbe un lento degrado, con fioriture scarse. Anche i rosai coltivati in contenitore amano il sole, ma gradiscono come tutti gli altri l’aria fresca e le piogge; dovete quindi innaffiare i vasi anche due volte al giorno, mattino e sera, mantenendoli discosti dai muri per permettere una buona circolazione dell’aria. Molto adatte sono le rose a portamento tappezzante come la «Galatea»1 con fiori piccoli, doppi, bianco puro e numerosissimi, disposti su tutta la lunghezza dei rami; a portamento ricadente come quelli di «Andromeda»-2, una varietà dai fiori rosa intenso, semidoppi, numerosissimi, a cui fanno seguito altrettante piccole bacche, rosse a maturazione, o «Tesorino»-3 che non supera i 40-50 cm d’altezza e ha piccoli fiori doppi, rosa chiaro, che sbocciano da maggio a ottobre. Anche «Flaming Star»-4, dai fiori colore rosso vivo che si rinnovano per tutta la buona stagione, è una rosa che, pur se vigorosa, cresce e fiorisce anche in vaso. Fra i rampicanti la scelta è molto 9 Foto Nino Sanremo 4 Foto Nino Sanremo 3 Foto Nino Sanremo 2 Foto azienda agricola rose Barni Foto azienda agricola rose Barni Foto azienda agricola rose Barni Foto azienda agricola rose Barni 1 1-Galatea 2-Andromeda 3-Tesorino 4-Flaming Star 5-Orange-Meillandina 6-Snow-Meillandina 5 6 ridotta e si limita ai rosai della gamma «Rampichella-Nino» della Nino Sanremo di Imperia; tra questi vi sono ad esempio la «Orange-Meillandina»-5 che ha fiori rosso brillante; «Snow-Meillandina»-6 che ha fiori bianchi e «Prince-Meillandina»-7 che ha fiori rosso scuro; le tre varietà sono in fiore da maggio a novembre (vedi indirizzi a fine rubrica). È comunque assolutamente necessario usare ampi vasi (minimo cm 60x30x60), sul fondo dei quali si deve stendere uno strato drenante (di circa 810 cm di spessore) costituito da sassolini, argilla espansa, cocci, ecc. Usate un buon terriccio universale di sacco con l’aggiunta di 2-3 manciate di stallatico e del concime specifico per rose (come ad esempio Concime Rose della Gesal oppure Concime per Rose della Compo seguendo le dosi riportate in etichetta). In seguito, date le ridotte dimensioni dei contenitori, dovrete somministrare nuovamente il concime (sempre seguendo le istruzioni riportate sulla confezione), eventualmente suddividendo in più volte le dosi, accompagnate da copiose innaffiature per evitare un’eccessiva concentrazione di nutrienti che potrebbe danneggiare le radici. Interventi fitosanitari Con l’emissione dei nuovi germogli compaiono puntualmente le prime infestazioni dell’afide Macrosiphum rosae. Alla comparsa delle prime colonie potete intervenite con imidacloprid-17,8 (non classificato), alla dose di ml 5 per 10 litri d’acqua. L’intervento è notevolmente efficace e le piante rimangono protette per 10 7 tutto il periodo primaverile. Per il contenimento delle precoci infezioni di mal bianco (Sphaerotheca pannosa) potete utilizzare zolfo bagnabile-80 (bio, non classificato) oppure bitertanolo-45,5 (non classificato), alle rispettive dosi di grammi 3 e ml 0,5 per litro d’acqua. 1 2 1-Afidi (Macrosiphum rosae, mm 1,5), su germogli di rosa. 2-Mal bianco (Sphaerotheca pannosa) su foglie di rosa SIEPI, ARBUSTI E ALBERI Lavori Con l’arrivo della primavera le piante del nostro giardino riprendono la loro attività vegetativa. Sia al nord, che al centro e al sud d’Italia, marzo e aprile sono i mesi in cui dobbiamo veramente iniziare ad aiutare le nostre piante, dopo il riposo dell’inverno. Ecco quindi che, passate ormai le gelate tardive, è il momento di potare le ortensie (sino alla fine di marzo; vedi a pag. 20 della Guida illustrata «Potatura piante da giardino» allegata al n. 2/2004) e le piante che fioriscono sui rami dell’anno, quali ad esempio le lagerstroemie (vedi a pag. 20 della Guida illustrata 7-Prince-Meillandina «Potatura piante da giardino»), sempre sino alla fine di marzo. Aprile è anche il mese migliore per potare gli olivi e i lecci del giardino. Ricordate di controllare ancoraggi e sostegni degli alberi messi a dimora lo scorso anno; se si presenta la necessità allentate le legature per evitare ferite o strozzature. In questi due mesi è possibile anche mettere a dimora siepi, arbusti e alberi, sia in zolla che coltivati in contenitore, per completare o riempire eventuali spazi vuoti del giardino. A questo proposito è sempre bene di farsi consigliare da un esperto prima di procedere all’acquisto di piante che vi sono piaciute durante una visita in un vivaio o garden center: potreste correre il rischio di mettere a dimora specie non adatte alla tipologia del terreno del vostro giardino, alle caratteristiche climatiche della zona e alla posizione in cui intendete mettere la pianta. Prestate molta attenzione alla qualità della pianta che acquistate valutando i seguenti aspetti: – la zolla, o il contenitore, deve essere di dimensioni proporzionate allo sviluppo della chioma della pianta; – la chioma non deve presentare tagli drastici, potature eccessive, e il tronco non deve avere ferite e sbucciature varie; – nel caso di piante coltivate in contenitore accertatevi che abbiano un bel pane di radici. Nei mesi di marzo e aprile zappettate le aiole del giardino allo scopo di aerare il terreno e controllate, anche se avreste dovuto farlo prima dell’inverno, che non vi siano ristagni d’acqua. Quando zappettate il terreno attorno agli alberi e agli arbusti fate attenzione a non strapSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004 pare le piccole radici capillari superficiali. Una volta mosso il terreno potete concimare con un concime organico da distribuire nella dose di 15-20 kg per gli alberi adulti (5-10 m di altezza); di 5-10 kg per gli arbusti di medie dimensioni (1,53 m) e di 1-2 kg per gli arbusti di mediepiccole dimensioni. Vi consigliamo di utilizzare un concime organico in pellet, oppure, ancora meglio, del letame che potrete reperire in qualche allevamento di equini o ovini: fate però attenzione che questo sia ben maturo, vecchio di almeno sei mesi. Pacciamate il terreno allo scopo di ridurre lo sviluppo delle erbe infestanti nelle aiole che circondano alberi e arbusti; in commercio potete acquistare diversi prodotti quali corteccia di pino di varie pezzature, gusci di nocciole, ecc. Oltre a questi si possono usare anche foglie secche o erba tagliata, fresca o secca. Vi consigliamo in ogni caso di utilizzare sempre sostanza organica che nel tempo possa divenire utilizzabile dalle piante. A chi possiede un grande giardino, con una notevole produzione di materiale vegetale di scarto, consigliamo l’acquisto di una piccola cippatrice che è in grado di ridurre il materiale di risulta di tagli, potature, ecc, in una sorta di grossolana segatura; questa non è adatta per la pacciamatura, ma può essere impiegata per ottenere un buon compost. Nei mesi di marzo-aprile è bene inoltre controllare il funzionamento degli impianti di irrigazione a goccia che irrigano le siepi e gli arbusti del giardino e che talvolta possono anche servire per gli alberi di recente impianto. Interventi fitosanitari Su numerose piante arbustive possono comparire le prime colonie di afidi. Tra questi sono da citare Aphis viburni, che invade la giovane vegetazione e i fiori del viburno palla di neve e Aphis gossypii su ibisco, ecc. Per le latifoglie arboree sono da citare le varie specie del ge- 1 2 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 nere Peryphillus, come ad esempio il Peryphillus testudinaceus, che vivono sugli aceri, soprattutto su acero saccarino, e Aphis craccivora che colonizza foglie e fiori delle acacie. Sui cipressi riprendono a moltiplicarsi le colonie di Cinara cupressi che hanno trascorso l’inverno sulle parti più riparate dei rami. Le infestazioni afidiche possono essere efficacemente contenute con imidacloprid17,8 (non classificato), alla dose di ml 5 per 10 litri d’acqua, oppure con pirimicarb17,5 (non classificato) alla dose di grammi 20 per 10 litri d’acqua. Ricordiamo che quest’ultimo preparato non è attivo contro Aphis gossypii. Le siepi e i cespugli di bosso sono spesso interessati dalle infestazioni del dittero cecidomide Monarthropalpus buxi, le cui larve minano (scavano gallerie) le foglie e i cui adulti compaiono in genere durante la seconda metà di aprile. Se 3 1-Aphis viburni (mm 2) su viburno palla di neve. 2-Afide (Aphis gossypii, mm 2) su ibisco. 3-Peryphillus testudinaceus (mm 2) su acero. 4-Afide dell’acacia (Aphis craccivora, mm 2). 5-Cinara cupressi (mm 2) su cipresso. 6-Monarthropalpus buxi (mm 1,5) su bosso. 7Foglie di acacia di Costantinopoli colpite da psilla (Acizzia jamatonica, mm 2). 8-Seiridium cardinale su Chamaecyparis lawsoniana. 9-Antracnosi (Discula platani) su platano. 10-Rogna (Pseudomonas syringae subsp. savastanoi) su olivo dovete eseguire un’operazione di potatura eseguitela all’inizio di aprile, prima dell’inizio degli sfarfallamenti, e portate poi in discarica la vegetazione asportata in modo da distruggere le larve e le pupe dell’insetto presenti nelle foglie minate. In questi ultimi anni è divenuta sempre più invadente la psilla (Acizzia jamatonica) sulle piante di acacia di Costantinopoli (Albizzia julibrissin). Questa psilla inizia a riprodursi con l’emissione della nuova vegetazione, per poi sviluppare forti infestazioni accompagnate da secrezioni cerose, abbondante melata e fumaggine, con conseguenti notevoli effetti imbrattanti e ripercussioni sull’atti- 4 Come mettere a dimora una siepe. 1-Segnate per tempo il tracciato dello scavo con l’aiuto di una corda tesa fra picchetti infissi nel terreno. 2-Procedete a un primo «scorticamento» del tappeto erboso. 3-Scavate una trincea profonda almeno 60 cm e accantonate la terra lungo il tracciato della stessa. 4-La siepe, a impianto effettuato, si presenta ben allineata. Se è composta da sempreverdi, procederete alla sua conformazione solamente nella tarda primavera SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004 11 vità fisiologica delle piante. Intervenite alla comparsa delle forme giovanili effettuando un trattamento con olio bianco estivo-80 (bio, non classificato), alla dose di 1000 ml per 100 litri d’acqua, con l’aggiunta di 100 ml di estratto di piretro naturale-4 (bio, irritante o non classificato). Con le prime giornate soleggiate, sottoponete le piante di cipresso (soprattutto quelle di Cupressus sempervirens e Cupressus macrocarpa), di Cupressocyparis leylandii e di Chamaecyparis lawsoniana ad un trattamento al fine di ostacolare lo sviluppo di infezioni di Seiridium cardinale (agente del cancro della corteccia) che si insediano in corrispondenza delle microlesioni della corteccia causate dalle forti gelate invernali. Per tale intervento potete utilizzare ossicloruro di rame-50 (bio, irritante) o poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato) alle dosi di grammi 400-500 e 1500 per 100 litri d’acqua. I platani sono esposti alle infezioni di antracnosi (Discula platani) che causano l’avvizzimento e la necrosi della giovane vegetazione, la comparsa di cancri corticali e il disseccamento dei rametti. Gli esiti della malattia possono essere molto gravi sulle giovani piante se l’andamento stagionale è caratterizzato da condizioni di persistente ed elevata umidità ambientale per ripetute piogge. Per prevenire lo sviluppo delle infezioni, alla ripresa vegetativa si può intervenire con poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato), alla dose di grammi 700 per 100 litri d’acqua. Per ostacolare lo sviluppo di infezioni di rogna (Pseudomonas syringae subsp. savastanoi) sulle piante di olivo e sugli oleandri, appena sono terminati i freddi invernali effettuate un trattamento con ossicloruro di rame-50 (bio, irritante) o con poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato), alle dosi indicate più sopra contro il cancro della corteccia del cipresso. PIANTE IN VASO DA FIORE PER TERRAZZO E BALCONE (fucsie, gerani, lantane e verbene) Lavori Fucsie, gerani, lantane e verbene in questo periodo hanno nuovi germogli lunghi da 5 fino a 20 cm e alcune vecchie foglie. La vegetazione cresciuta durante l’inverno è molto debole, fine e con foglie molto chiare e di poco spessore: bisogna quindi eliminarla per «riformare la struttura della pianta». Verificate che le piante siano in buona salute: dopo un’innaffiatura la terra dei vasi deve asciugarsi nel giro di 2-3 giorni ed inoltre non dove mai rimanere acqua 12 La moltiplicazione per talea di fucsie, gerani e lantane 1 2 3 4 Nella sequenza talea di geranio. Prelevate la punta di un rametto da una pianta sana per farne una talea. Questa deve essere lunga da 6 a 10 cm con almeno 5 nodi (o gemme). Effettuate un taglio diritto e togliete le foglie più basse-1. Immergete la base della talea in polvere radicante-2. Preparate un vasetto di torba di 8-10 cm di diametro e riempitelo «a raso» con del buon terriccio. Interrate per un terzo la talea e innaffiate leggermente-3. Se la talea è provvista di foglie, «incappucciate» il vasetto con della plastica trasparente in modo da non farle appassire-4. Lasciate il vasetto incappucciato per circa due settimane in una posizione poco luminosa, poi aprite progressivamente l’involucro e dopo circa venti giorni toglietelo, lasciando il vasetto nella stessa posizione. Innaffiate molto poco; nel giro di 20-25 giorni dal prelevamento dalla pianta madre la talea inizierà a germogliare e in 30-40 giorni si vedranno le radici sulla superficie del terriccio nei sottovasi per più di 8-10 ore. Quando svasate le piante le punte delle radici devono mostrarsi di un bel bianco puro e di buon spessore. La potatura. Potate energicamente le piante; lo scopo è quello di eliminare gran parte della vecchia vegetazione per stimolare la crescita di quella nuova ed avere così una ricca fioritura per tutta la primavera ed estate. Asportate i rami malati, marci o troppo fini e potate i rimanenti lasciando solo due-tre gemme, avendo cura che l’ultima sia rivolta verso l’esterno: in questo modo la pianta crescerà in larghezza permettendo all’aria di circolare all’interno della chioma; questo serve a prevenire l’insorgere di malattie fungine. Infine togliete le foglie secche, marce e quelle che si sovrappongono. È buona norma disinfettare con alcol le forbici dopo la potatura di ogni pianta in modo da non trasmettere eventuali malattie da una pianta all’altra. Finita la potatura bisogna limitare le innaffiature in modo da non favorire l’insorgere di marciumi. Il rinvaso. Se rinvasate una pianta ricordate che il vaso deve essere possibilmente più grande di quello vecchio di almeno 3-4 cm, fino a un massimo di 6-8 cm; deve essere nuovo oppure ben pulito e disinfettato con candeggina (vedi «i Lavori» di gennaio-febbraio, pag. 12). La forma, il materiale e il colore di un vaso sono indifferenti per una buona riuscita della coltura: fate solo attenzione che il fondo sia provvisto dei fori di drenaggio. Il terriccio è il fattore più importante per avere una pianta rigogliosa e un’abbondante fioritura; il terriccio deve infatti nutrire e dissetare la pianta e fare respirare le radici. Per fucsie, gerani, lantane e verbene, come per tutte le altre piante da fiore coltivate in vaso durante l’estate, è indispensabile utilizzare sempre e solo terricci nuovi e mai, neppure parzialmente, terricci vecchi o rigenerati. Il terriccio deve essere composto il più possibile da torbe bionde, quelle nere non devono superare il 40% circa del volume; scartate assolutamente i terricci provenienti da compostaggio (vanno bene solo per le aiole del giardino e non per le piante da fiore in vaso). Ricordate che un buon terriccio, anche se eccessivamente bagnato, non deve risultare fangoso ma deve rimanere sempre soffice e spugnoso: se strizzato, deve perdere gran parte dell’acqua e deve ritornare subito quasi «asciutto». Inoltre un buon terriccio non formerà mai in superficie una crosta compatta e dura. Al momento dell’acquisto leggete attentamente sul sacco se il terriccio contiene già del concime a lenta cessione, altrimenti aggiungetene in ragione di 2 g per litro. Il rinvaso deve essere fatto con terriccio poco bagnato: aspettate almeno due-tre giorni dopo l’ultima innaffiatura. Per le piante di un anno non scuotete il vecchio terriccio dalle radici, ma mettete la zolla intera in un nuovo vaso più grande di 6-8 cm. SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004 Per le piante più grandi, invece, è buona norma asportare dal pane di terra, procedendo dall’esterno, 2-3 cm del vecchio terriccio e rimetterle in un vaso più grande di 2-3 cm. Ricordatevi al momento del rinvaso di predisporre sui fori di drenaggio del vaso alcuni cocci capovolti e 2-3 cm di argilla espansa. La pianta si deve trovare con la base del fusto (colletto) allo stesso livello del terriccio; non mettetela più profonda per evitare indesiderati marciumi. Il terriccio inoltre non deve essere «schiacciato» e deve risultare a livello del bordo del vaso; poi il terriccio si compatterà abbassandosi di 1-2 cm, sufficienti per eseguire comodamente le successive irrigazioni. Per i rinvasi in cui si impiega un contenitore poco più grande rispetto a quello vecchio (3-4 cm) è utile assestare il terriccio con l’aiuto di un bastoncino, con dei piccoli colpi delle mani sulle pareti del vaso o lasciandolo «cadere» da un’altezza di 2-3 cm. Ricordatevi che le piante devono essere rinvasate entro la fine di marzo. La moltiplicazione. Questo periodo è adatto anche per la moltiplicazione. Di fucsie, gerani e lantane prelevate alcune punte di rametti dalle piante sane (solo da quelle!) che più vi piacciono per farne delle talee. Queste devono essere lunghe da 6 a 10 cm con almeno 5 nodi (o gemme). Nel prelevarle effettuate un taglio diritto e togliete le foglie più basse. Immergete la base della talea in polvere radicante (in vendita in tutti i garden center). Preparate dei vasetti di torba di 810 cm di diametro e riempiteli «a raso» con lo stesso terriccio che vi abbiamo consigliato per il rinvaso. Interrate per un terzo la talea e innaffiate leggermente. Se la talea è provvista di foglie, «incappucciate» il vasetto con della plastica trasparente, o copritelo con un recipiente trasparente capovolto, in modo da non farle appassire. Lasciate il vasetto incappucciato per circa due settimane in una posizione poco luminosa, poi aprite progressivamente l’involucro e dopo circa venti giorni toglietelo, lasciando il vasetto nella stessa posizione. Innaffiate molto poco; nel giro di 20-25 giorni dal prelevamento dalla pianta madre le talee inizieranno a germogliare e in 30-40 giorni si vedranno le radici sulla superficie del terriccio. Per le verbene invece, che hanno una crescita strisciante e più o meno ricadente, dovete dapprima provvedere a una potatura «rigenerante» per poi utilizzare i nuovi germogli come talee. A questo scopo è importante far rivegetare le SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004 Con attenzione al clima della vostra zona, spesso già dal mese di aprile potete cominciare a portare all’esterno le piante di agrumi coltivate in vaso piante in un ambiente non troppo caldo ma molto luminoso in modo da ottenere dei nuovi rami robusti, poco acquosi e con internodi corti. Procedete poi come per le specie a crescita eretta (fucsie, gerani, ecc.), eccezione fatta per la lunghezza delle talee che deve essere simile ma con almeno 7-8 gemme (o internodi). Le innaffiature. Durante marzo e aprile i fabbisogni d’acqua cominciano a crescere con l’aumentare della lunghezza delle giornate: ricordatevi sempre di non esagerare con l’acqua: è sempre meglio darne poca che troppa. Per controllare l’idratazione della terra alzate leggermente il vaso soppesandolo: se è leggero vuol dire che è asciutto, se è pesante vuol dire che è ancora sufficientemente bagnato (anche se magari la superficie sembra secca). Usate sempre acqua a temperatura ambiente, mai troppo fredda per non favorire marciumi radicali. Potete lasciare riposare l’acqua ma solo per qualche ora e non per settimane! Questo per non favorire la formazione di alghe che poi si possono propagare alla superficie del Evidenti macchie di ruggine (Puccinia pelargonii-zonalis) sulla pagina inferiore di una foglia di pelargonio terriccio. Le concimazioni. Con il sopraggiungere della bella stagione le piante ricominciano a crescere e quindi ad avere bisogno di concimazioni adeguate. Fino al momento del rinvaso se le piante ricominciano a vegetare provvedete a concimarle da una a due volte la settimana con un concime che stimoli la fioritura (cioè con molto fosforo e potassio); se invece le piante sono ancora «ferme», concimatele ogni 15 giorni sempre con lo stesso tipo di concime impiegando però metà dose. Dopo il rinvaso invece le piante non devono essere nutrite per circa un mese perché devono riformare le radici e perché il nuovo terriccio è già sufficientemente concimato. Concimazioni troppo precoci limitano la crescita delle radici che si «impigriscono» poiché trovano gli alimenti direttamente con l’acqua d’irrigazione. Nel prossimo supplemento de «i Lavori» parleremo delle associazioni fra le piante considerando gli abbinamenti fra i colori e le esigenze di crescita e colturali di ogni singola specie. Interventi fitosanitari Sulle piante di pelargonio in vaso potrebbero essere presenti macchie di ruggine (Puccinia pelargonii-zonalis) nei confronti della quale potete intervenire con bitertanolo-45,5 (non classificato) alla dose di 0,5 ml per litro d’acqua. Se l’attacco di ruggine è di modesta entità è sufficiente asportare e bruciare le foglie colpite. AGRUMI IN VASO Lavori Con l’arrivo della primavera le temperature vanno gradatamente aumentando ed anche gli agrumi riprendono la loro attività vegetativa. Già da aprile potete quindi cominciare a portare all’esterno le piante dal loro ricovero invernale, tenendo comunque sempre in considerazione il clima della vostra zona e di conseguenza i suoi capricci. Fate molta attenzione alle brinate tardive di questo periodo che possono compromettere sia la fioritura che la nuova vegetazione primaverile. Con il cambiare delle condizioni atmosferiche si impongono anche differenti frequenze di irrigazione rispetto ai mesi invernali. Inoltre le ore di esposizione al sole, il rapporto fra la grandezza del vaso e quella della pianta, la quantità di frutti, il tipo di zona (umida o ventilata) sono tutti fattori che influiscono sulla frequenza delle irrigazioni. 13 Come si accennava ne «i Lavori» di gennaio-febbraio, è importante irrigare abbondantemente le piante di agrumi, anche 2-3 volte a distanza di un quarto d’ora circa ripetendo l’operazione quando gli strati più superficiali del terreno si presentano asciutti. Quando il terriccio di un vaso si asciuga la zolla si restringe e si stacca dalle pareti, avviene quindi che l’acqua se ne scende rapidamente verso il fondo passando all’esterno della zolla senza penetrare al suo interno dove vi sono le radici. Se vi limitate quindi a innaffiare una sola volta, l’acqua se ne andrà via e la pianta soffrirà l’asciutto. Periodicamente è inoltre molto importante il controllo del drenaggio del vaso in modo da evitare dannosi ristagni d’acqua. Con la ripresa dell’attività vegetativa, verso la metà di marzo, è importante effettuare la concimazione delle piante di agrumi coltivate in vaso con concimi granulari a lenta cessione a base di azoto, fosforo, potassio (13-7-13) e microelementi, in modo che la pianta trovi a disposizione gli elementi nutritivi di cui necessita in questo periodo. Quando portate all’esterno gli agrumi in vaso eseguite anche la potatura di contenimento. Sulle piante che hanno passato un buon inverno e che non si presentano quindi particolarmente defogliate, eliminate solo quei rametti che dopo la fruttificazione hanno perso il loro vigore, quelli disseccati o senza foglie e procedete allo sfoltimento della chioma per permettere alla luce di penetrare al suo interno. Per le piante che invece hanno perso molte foglie attendete la ripresa vegetativa per effettuare un intervento di potatura di maggiore entità che prevede l’accorciamento dei rami di circa 1/3 al fine di stimolare il ricaccio dal basso della vegetazione. Se dopo aver portato all’esterno le piante notate che la gran parte delle foglie cade all’improvviso, vuol dire che la pianta durante l’inverno non è stata sufficientemente innaffiata; si deve quindi procedere a una potatura più radicale che prevede l’eliminazione dei rami secchi e/o spezzati, di quelli deboli e l’accorciamento di tutti gli altri di circa 1/3. Interventi fitosanitari La giovane vegetazione dei limoni portati all’aperto è già esposta alle infestazioni degli afidi. L’afide verde (Aphis spiraceola) è la specie più temibile in quanto causa l’accartocciamento delle giovani foglie e impedisce lo sviluppo dei germogli. Non devono invece destare particolari preoccupazioni le infestazioni dell’afide bruno (Toxoptera aurantii) dato che le colonie sono destinate ad esaurirsi na- 14 1 3 2 1-Afide verde (Aphis spiraceola, mm 1,5-2) su foglie di limone. 2-Afide bruno (Toxoptera aurantii, mm 2). 3-Foglie di limone colpite da minatrice serpentina (Phyllocnistis citrella) turalmente in quanto vengono decimate da parassitoidi. Le giovani foglie, oltre ad essere attaccate dagli afidi, sono spesso interessate dalle infestazioni della minatrice serpentina (Phyllocnistis citrella), le cui larve scavano mine sottocuticolari visibili sulla pagina inferiore causando deformazioni fogliari e il disseccamento delle porzioni di foglia interessate. Per contenere contemporaneamente le infestazioni dell’afide verde e della minatrice serpentina si può ricorrere ad un trattamento unico con imidacloprid-17.8 (non classificato), alla dose di 7 millilitri per 10 litri d’acqua. PIANTE D’APPARTAMENTO Lavori In primavera l’attività vegetativa delle piante d’appartamento riprende con vigore grazie all’aumento delle ore di luce. Bisogna perciò favorire le piante nella loro crescita: da ora e per tutta l’estate produrranno una notevole quantità di vegetazione e sostanze di riserva che saranno fondamentali per la loro bellezza e consentiranno loro di passare indenni l’inverno successivo. È di grande utilità il rinvaso, così come importanti sono le concimazioni e le innaffiature. In marzo al nord è comunque presto per trasferire all’aperto le piante d’appartamento; è necessario che la temperatura si stabilizzi: aspettate la fine di aprile o l’inizio di maggio. Nel frattempo, però, dato che le giornate sono più luminose, fate attenzione a non lasciare le piante troppo vicine ai vetri delle finestre esposte a sud e ad ovest per evitare ustioni da sole (potete schermare le finestre con dei tendaggi chiari). Le piante più sensibili al sole diretto sono le felci ed altre come l’anturio, la dracena, il Ficus elastica, la monstera, la maranta, ecc. Per traslocare le piante all’aperto occorrono temperature stabili, almeno di 16-18° C: la posizione migliore è quella semiombreggiata. Solo le piante succulente vanno poste in pieno sole, magari in un angolo allestito a roccaglia, ove tra blocchi di tufo o piccoli sassi le potete interrare con il loro vaso, lasciandole a dimora (a seconda della zona) sino alla fine di settembre-prima quindicina di ottobre; innaffiatele moderatamente sino a metà maggio, in seguito più abbondantemente. Un’operazione da fare in aprile, prima del rinvaso, è la pulizia delle foglie. Utilizzate un panno pulito e umido, meglio se leggermente imbevuto di latte, e passatelo con delicatezza sulle foglie. In commercio esistono anche prodotti lucidanti: l’effetto che si ottiene è notevole, le foglie risultano lucidissime, ma non è il caso di abusare di questi prodotti perché rivestono la foglia di uno strato impermeabile in aggiunta a quello che la foglia ha già naturalmente. Durante questa operazione, eliminate anche le foglie ingiallite e rovinate. Il rinvaso è fondamentale per eliminare il terriccio esaurito e per fornirne alla pianta di fresco, ricco di sostanza organica e di nutrienti. È molto probabile che sulla superficie del vaso si noti uno strato di terriccio chiaro e polverulento: questo dimostra che la sostanza organica si è consumata. Se le radici hanno riempito il vaso, o peggio, se escono dai fori di drenaggio e formano una spirale alla base del vaso, bisogna rinvasare con urgenza. Come regola generale, nei primi 5-6 anni di vita si devono rinvasare le piante ogni anno aumentando di qualche centimetro (1-2) il diametro del vaso; in seguito si rinvasano ad anni alterni o ancora più raramente. Questa operazione va eseguita da marzo a giugno e, volendo, anche in autunno. È bene evitare il rinvaso in inverno e in piena estate perché la pianta si riprende con maggiore difficoltà. Un buon terriccio per il rinvaso delle piante d’appartamento deve presentare alcune caratteristiche fondamentali: consistenza sufficiente a consentire un buon ancoraggio delle radici; buona porosità per permettere la circolazione dell’aria e impedire il ristagno dell’acqua; presenza di nutrienti in proporzioni e quantità adeguate alle esigenze nutrizionali dei vari tipi di piante; disponibilità di sostanza organica per favorire la ritenzione dell’acqua e la vita dei microrganismi utili che rendono fertile il terriccio; valore SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004 del pH neutro o quasi (6,5-7). In linea di massima ricordate che le piante grasse temono i ristagni d’acqua per cui il terriccio deve essere particolarmente ricco di sabbia; le felci non sopportano il calcare e vogliono un terreno molto organico; le piante verdi (ficus, filodendro, dracena, ecc.) preferiscono una miscela equilibrata formata da terriccio di foglie, torba e sabbia in parti uguali; le piante da fiore prediligono invece un terriccio arricchito di guano (ottimi sono ad esempio i terricci Compo sana, Piante fiorite, ecc.). Altro importante lavoro di questo periodo è la concimazione. Esistono in commercio degli ottimi prodotti, facili da somministrare e dosare. A partire da marzo concimate ogni settimana tutte le piante d’appartamento (un buon prodotto è ad esempio il «Geovital per piante verdi» della Zapi) o una volta al mese nel caso di prodotti a lenta cessione (Universale della linea Biovis). Approfittate di questi mesi per fare alcune propagazioni. Se ad esempio dovete rinvasare una grossa felce (ricordate di preparare una buona miscela con una parte di terriccio organico senza calcare, una parte di torba e due di sabbia), quando avete estratto la pianta dal vaso e liberato un poco le radici dal terriccio esaurito, potete dividere in due o più parti il cespo tagliandolo verticalmente, avendo cura che ogni porzione di rizoma mantenga fronde e radici (vedi «i Lavori» di marzo-aprile 2002, pag 16). Anche il papiro può essere propagato facilmente: tagliate una foglia sana e vigorosa con almeno 10 cm di gambo e ponetela a testa in giù in un vasetto con qualche cm di acqua. Tenuto alla luce, vedrete in pochi giorni la nascita di minuscole radichette che consentiranno di ottenere una nuova pianta. Non cimentatevi nel moltiplicare una pianta succulenta come il «cuscino 1 3 2 4 1-Foglie di Ficus elastica infestate da Planococcus citri, mm 3. 2-Pseudococcus longispinus, mm 2,5. 3-Aleurodidi (Trialeurodes vaporariorum, mm 2). 4Afide (Aphis gossypii, mm 2) SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2004 La moltiplicazione per pollone della Cycas revoluta 1 2 3 4 della suocera» (Echinocactus grusonii) partendo dai piccoli getti laterali: questi una volta tagliati radicano con difficoltà; inoltre provochereste alla pianta madre ferite attraverso cui potrebbero facilmente entrare funghi e altri microrganismi parassiti. Meno inconvenienti, invece, presenta la moltiplicazione della Cycas revoluta, soprattutto nelle zone a clima mite dove questa bella pianta vive bene all’aperto (vedi la sequenza in alto nella pagina). Adottando i metodi di propagazione che vi abbiamo suggerito poco sopra non solo farete esperienza, ma otterrete anche nuove piantine che potranno sostituire quelle vecchie, o che potrete regalare ai vicini di casa o ad altri appassionati di giardinaggio come voi. Interventi fitosanitari Controllate frequentemente le piante in quanto potrebbero ospitare i primi individui di cocciniglie farinose (Planococcus citri e Pseudococcus longispinus), di aleurodidi (Trialeurodes vaporariorum) o le prime colonie di afidi (Aphis gossypii). Contro tutti questi insetti può rivelarsi risolutivo un unico intervento con imidacloprid-17,8 (non classificato) alla dose di ml 0,7 per litri d’acqua. A cura di: Giovanni Lombardi (Lavori: Tappeto erboso); Elena Taberna - Le erbe dei Griggi Montù (Lavori: Piante annuali, biennali e perenni); Andrea Corneo - Società italiana della Camelia (Lavori: Piante acidofile); Centro internazionale dei bulbi da fiore (Lavori: Bulbose e tuberose); Anna Furlani Pedoja (Lavori: Rosai); Andrea Mati (Lavori: Siepi, arbusti e alberi); Luigi Vasarri-Azienda La Cycas revoluta assai di frequente produce alla base dei polloni1. In primavera staccate un pollone, o tutti se volete, con un coltello affilato; il pollone deve essere munito di almeno 4-5 foglie-2. Quindi ponetelo in un vaso di 18-20 cm di diametro contenente un terriccio costituito da un miscuglio di terra fertile di giardino e sabbia in parti uguali-3. Ponete il vaso in una posizione assolata e asciutta, non dimenticando di innaffiare moderatamente-4. Rinvasate ogni 2-3 anni utilizzando contenitori di dimensioni progressivamente crescenti Lazzeri (Lavori: Piante in vaso da fiore per terrazzo e balcone); Alberto Tintori Azienda Oscar Tintori (Lavori: Agrumi in vaso); Maria Grazia Bellardi (Lavori: Piante d’appartamento); Aldo Pollini (Interventi fitosanitari: Piante annuali, biennali e perenni - Piante acidofile - Bulbose e tuberose - Rosai - Siepi, arbusti e alberi - Piante in vaso da fiore Agrumi in vaso - Piante d’appartamento). INDIRIZZI PER ACQUISTI/INFORMAZIONI Di seguito riportiamo l’indirizzo dei vivai che commercializzano piante di rose indicate per la coltivazione in contenitore; i numeri tra parentesi si riferiscono alle varietà disponibili: – Azienda Agricola Rose Barni - Via del Casello, 5 - C.P. 105 - 51100 Pistoia - Tel. 0573 380464 - Fax 0573 382072 (1-2-3 e 4), vende anche per corrispondenza. Sconto «Carta Verde»: 10% fino al 31/12/2004. Per ricevere gratuitamente il catalogo illustrato mettetevi in contatto direttamente con l’azienda, citando Vita in Campagna, attraverso i numeri di telefono e fax sopra riportati; – Nino Sanremo - Via G. D’Annunzio, 81 - 18038 Sanremo (Imperia) - Tel. 0184 502266 - Fax 0184 502267 (5-6 e 7), vende anche per corrispondenza. Sconto «Carta Verde»: 5% fino al 31/12/2004. Per ricevere gratuitamente il catalogo illustrato mettetevi in contatto direttamente con l’azienda, citando Vita in Campagna, attraverso il numero di fax sopra riportato oppure collegatevi al sito internet www.ninosanremo.com C O N T R O L L O I N D I R I Z Z I A L 10-2-2004 15