27. Il teatro l 5. I LUOGHI DELLA MUSICA
Il teatro musicale
Le origini del melodramma
1581
Vincenzo Galilei, padre del famoso Galileo, pubblica il Dialogo della musica antica et
moderna, nel quale condanna
come inespressiva la musica
contrappuntistica e sostiene la
necessità di un ritorno a
un’unica linea melodica.
In quasi tutte le culture, anche in tempi molto antichi, la musica e il teatro s’incontrano frequentemente e si fondono per dar vita a forme diverse di spettacolo.
Per assistere alla nascita del teatro musicale moderno è necessario attendere la fine del XVI
secolo. È infatti in quest’epoca che a Firenze un gruppo di letterati e musicisti, la cosiddetta
Camerata de’ Bardi, nel desiderio di ricollegarsi idealmente alle tragedie greche, crea un nuovo tipo di spettacolo in cui parole e musica danno voce a storie mitologiche, a vicende eroiche
e drammatiche. Per rendere comprensibili le parole del testo e sottolinearne con la musica il
significato è però indispensabile abbandonare il canto polifonico a favore di quello a una sola
voce: nasce così il recitar cantando, un nuovo stile vocale a mezza via tra il canto e la recitazione. Da queste premesse si sviluppa il melodramma.
Il primo importante esempio di questo nuovo genere è l’Euridice di Jacopo Peri (1561-1633),
che viene rappresentato con grande sfarzo il 6 ottobre 1600 a Firenze, in occasione delle nozze di Maria de’ Medici con Enrico IV di Francia. Ma il primo vero protagonista degli esordi del
melodramma è senz’altro Claudio Monteverdi (1567-1643): nel suo Orfeo messo in scena nel
1607, si assiste al crescere dell’importanza dell’orchestra e del canto rispetto alle parti recitate.
Teatri pubblici e impresari
1682
Luigi XIV trasferisce la corte nel
palazzo reale di Versailles, dove
fa della sua stessa esistenza
uno spettacolo teatrale: per
mezzo degli intrattenimenti di
corte e delle sfilate reali egli
vive un ruolo di primo attore dinanzi all’enorme pubblico rappresentato dai suoi sudditi.
Il grande favore che l’opera in musica desta immediatamente nel pubblico italiano porta velocemente alla nascita di una nuova realtà musicale e sociale: con l’inaugurazione del primo
teatro a pagamento, avvenuta nel 1637 a Venezia, il melodramma esce infatti dalle corti e dagli ambienti aristocratici per trasformarsi in uno spettacolo pubblico, al quale tutti i ceti sociali possono accedere attraverso l’acquisto di un biglietto.
Questa idea rivoluzionaria proviene da un gruppo di musicisti e cantanti che in quell’anno affittano il teatro S. Cassiano, destinato in origine alla commedia dell’arte, per produrre in proprio un melodramma: l’Andromeda. Oltre all’affitto del teatro, essi scritturano e pagano il
personale necessario all’allestimento scenico (cantanti, orchestrali, scenografi, ballerini, costumisti, operai ecc.), trattenendo per sé il denaro rimasto dall’incasso.
L’operazione ha un successo così clamoroso che nel giro di pochi decenni Venezia può contare
ben sedici teatri d’opera a pagamento. E anche se l’opera pubblica non può far leva sullo sfarzo e sulla ricchezza espresse dall’opera di corte, nel corso del XVII secolo essa si arricchisce comunque di danze, costumi, effetti spettacolari in grado di stupire e di adeguarsi alle richieste
di un pubblico pagante sempre più vario ed esigente.
Ha così origine la figura dell’impresario teatrale, cioè colui che assume in proprio i rischi
dell’impresa, anticipando il denaro ed esponendosi tanto a fortune straordinarie, quanto a
bancarotte clamorose.
Questo nuovo sistema di produzione e di consumo musicale consente al melodramma di diffondersi rapidamente nei maggiori centri italiani e in tutta l’Europa, esportato da musicisti
italiani che conquistano fama e successo all’estero.
Il Settecento e il trionfo dell’opera buffa
Nei primi decenni del Settecento assumono sempre più importanza gli intermezzi comici che
si rappresentano tra un atto e l’altro dell’opera seria, imperniata invece su vicende storiche.
Dal favore di cui godono questi spettacoli nasce un nuovo genere teatrale: l’opera buffa, che
si impone con straordinaria fortuna per tutto il secolo, sulla scia del successo de La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736).
© 2010 RCS Libri S.p.A., Milano - R. Deriu - A. Pasquali - M. Ventura - MUSICA INTORNO edizione mista
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Aperta a nuove idee e soluzioni musicali, l’opera buffa amplia il ventaglio degli
argomenti e coinvolge il mondo borghese e popolare, di cui rappresenta vicende umoristiche, avventurose o moderatamente sentimentali.
La riforma di Gluck
Fino a qui
Il successo che incontra l’opera buffa non ostacola quello dell’opera seria
che in alcuni Paesi come Austria e Francia subisce profonde trasformazioni. Al compositore tedesco Christoph Willibald Gluck (1714-1787) si
deve il merito di attuare, verso la metà del Settecento, una vera e propria
riforma delle abitudini teatrali che nel frattempo si sono consolidate sui
palcoscenici di tutta Europa.
Attraverso le sue opere (Orfeo ed Euridice, Alceste, Ifigenia in Aulide) Gluck
dispone che ai cantanti non venga più permesso di improvvisare a piacimento per catturare gli applausi del pubblico; limita l’uso delle danze solo
alle situazioni sceniche che realmente le richiedono; dà maggiore importanza al ruolo dell’orchestra e stabilisce che la sinfonia d’apertura introduca emotivamente all’atmosfera dell’opera.
Scena da un melodramma
veneziano del Settecento.
La rappresentazione dell’opera
Il Parnaso confuso di Gluck.
Il teatro di Mozart
Il musicista che, senza operare esplicite riforme, raggiunge nelle sue opere il massimo equilibrio
tra musica e testo, riuscendo a dare vita a intrecci vivaci, rapidi e travolgenti è sicuramente Wolfgang
Amadeus Mozart (1756-1791). Nei lavori scritti su libretti in lingua italiana del poeta Lorenzo Da
Ponte (Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte) il compositore austriaco ottiene risultati
straordinari, soprattutto per quel che riguarda la caratterizzazione psicologica dei personaggi, che
finalmente diventano figure verosimili e umane. Da non dimenticare poi che Mozart contribuisce
in maniera determinante alla nascita di un teatro nazionale tedesco autonomo rispetto alla tradizione italiana, scrivendo opere in lingua tedesca come Il ratto dal serraglio e Il flauto magico.
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L’Ottocento e l’opera romantica
1789
La Rivoluzione francese diffonde
in tutta Europa un sentimento
nazionalistico e un desiderio di
libertà che sono alla base degli
ideali romantici dei primi decenni dell’Ottocento.
1808
A Milano viene fondata dalla
famiglia Ricordi l’omonima
casa editrice musicale. Essa
svolge per oltre un secolo un
ruolo di decisiva importanza
nella diffusione della cultura
musicale e in particolare del
melodramma italiano.
1848
Nell’Italia dei moti rivoluzionari e della prima guerra d’indipendenza, il melodramma si
conferma la forma d’arte più
adatta a rappresentare le passioni che agitano gli italiani.
Gli ideali della nascente cultura romantica trovano nel teatro d’opera il luogo dove manifestarsi con maggior immediatezza. L’amore per la natura, l’attenzione per l’individuo e i suoi
sentimenti, il culto della libertà personale e dei singoli popoli sono infatti i nuovi temi del melodramma ottocentesco, che sostituiscono gradualmente sia le astratte vicende dell’opera seria, sia gli improbabili intrecci che caratterizzano l’opera buffa.
La prima opera romantica vede la luce in Germania: è Il franco cacciatore di Carl Maria von Weber (1726-1786). A partire da quest’opera il melodramma in lingua tedesca prende una strada
del tutto diversa da quello italiano, meno preoccupato della bellezza delle arie e più attento ai valori narrativi e strutturali. Tale strada culmina nel gigantesco lavoro di Richard Wagner (18131883) che concepisce il teatro musicale come opera d’arte totale, occupandosi, oltre che della
parte musicale, anche della stesura del libretto, nella ricerca della maggiore integrazione possibile
fra testo e musica. Se nel campo della musica strumentale l’Italia nell’Ottocento non rappresenta
più il centro della cultura musicale europea, in quello teatrale invece il suo predominio continua
a lungo. E questo grazie all’organizzazione perfetta dei suoi famosi teatri, al valore delle sue
scuole di canto e dei suoi cantanti, ma anche grazie alla genialità di numerosi musicisti.
Gioacchino Rossini (1792-1868), ultimo grande rappresentante della tradizione settecentesca,
apre la strada al melodramma romantico e costituisce un punto di riferimento stilistico per gli
operisti del secolo.
Con Vincenzo Bellini (1801-1835) e Gaetano Donizetti (1797-1848) il melodramma italiano si fa portavoce del nuovo sentire romantico e porta sulla scena un teatro più popolare,
fatto di vicende appassionate e romanzesche, di personaggi semplici e toccanti, che parlano
un linguaggio comprensibile da una platea borghese e popolare. E la musica utilizza melodie
avvincenti, di straordinaria presa emotiva, che scolpiscono a tutto tondo personaggi, situazioni e conflitti.
L’affermazione di Giuseppe Verdi (1813-1901) coincide non a caso con la massima popolarità
del melodramma: quando cioè in esso vengono rispecchiati i sentimenti, le passioni e le tensioni di un’intera società, quella italiana della seconda metà del XIX secolo. L’opera diventa quindi
non solo un divertente spettacolo, ma anche un momento di confronto e di identificazione collettiva, cioè un’occasione sociale della massima rilevanza.
Qui sotto, la locandina della prima dell’Otello di Verdi al Teatro
alla Scala di Milano nel 1887; a destra, una scena dell’opera.
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Il teatro musicale nel Novecento
1914
Lo scoppio della prima guerra
mondiale e le rovine che ne
seguono sanciscono la fine di
una società. Anche per il melodramma, che di questa società era stato specchio
fedele, inizia un periodo di
lento ma inesorabile declino.
Durante il XX secolo il teatro musicale perde progressivamente la sua importanza. La necessità di
testimoniare le difficoltà che investono la società europea nei primi decenni del secolo porta la
maggior parte dei musicisti a trascurare le convenzioni e le finzioni tipiche del melodramma, per
dedicarsi prevalentemente alla musica strumentale. Inoltre, sotto il profilo spettacolare e dell’intrattenimento, altre forme espressive e altri media incrinano il predominio del teatro musicale: il
cinema innanzitutto, ma anche il varietà, e quindi la radio, il disco, infine la televisione si sostituiscono man mano ai palcoscenici operistici. Nonostante ciò, la storia del melodramma registra
anche nel Novecento personaggi di grande valore.
Nei primi vent’anni del secolo il panorama italiano resta uno dei più vitali in assoluto: in particolare Giacomo Puccini (1858-1924) raccoglie l’eredità artistica di Verdi. Attento alle innovazioni
musicali provenienti dal resto d’Europa, Puccini mette a punto un linguaggio espressivo ricco di
soluzioni armoniche personali e dà vita a una galleria di personaggi femminili indimenticabili:
Tosca, Madama Butterfly, Turandot.
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