Accoglienza dell’utente GLI OBIETTIVI SPECIFICI INFERMIERISTICA CLINICA sono la metodologia del Nursing e relazione d’aiuto per individuare e soddisfare i bisogni fondamentali della persona sana e malata. ACCOGLIENZA DELL’UTENTE NELLE STRUTTURE DEL SERVIZIO SANITARIO Il ricovero d'urgenza o d'emergenza E' deciso dal medico del Pronto Soccorso. La risposta all'emergenza sanitaria è assicurata sul Territorio dal Servizio 118 ed in Ospedale dal D.E.A. (Dipartimento di Emergenza ed Accettazione), tramite il Pronto Soccorso e la Medicina e Chirurgia d'Urgenza. Sono garantiti gli interventi di diagnosi e di terapia di emergenza; il primo accertamento diagnostico, clinico, strumentale e di laboratorio nonché gli interventi di emergenza medico - chirurgici. L'accesso urgente presso il Pronto Soccorso dell' Ospedale viene attivato in vari modi: - telefonando al 118 per richiedere l'intervento di un'ambulanza - giungendo direttamente con mezzi propri al Pronto Soccorso - su proposta del Medico Curante. Codici del Triage: - Codice rosso imminente pericolo di vita, il pronto soccorso si ferma e riceve immediatamente l'utente. arresti cardiaci, gravi politraumi (in genere incidenti stradali importanti ,o infortuni gravi sul lavoro); stati di shock; gravi emorragie; ogni altra situazione di 'imminente pericolo di vita'. - Codice giallo non c'è imminente pericolo di vita ma la situazione è grave; tempo di attesa di norma non superiore a 10 minuti compromissioni parziali e in via di probabile peggioramento, comunque non ancora gravi, delle condizioni dell'apparato respiratorio e circolatorio; incidenti personali di notevole entità; febbri elevate di natura da determinare; (stati nei quali un individuo deve comunque accedere entro 10 minuti ai locali di trattamento.) - Codice verde urgente, tempo di attesa stimato, entro le due ore l'esempio riportato del piccolo trauma è emblematico, così come stati febbrili di modesta entità; situazioni di dolorabilità importante (cefalee); lussazioni e distorsioni delle articolazioni; problemi vari ma non compromettenti le condizioni generali a carico dei vari apparati e organi. - Codice bianco nessuna urgenza, tempo di attesa indefinito. la prestazione NON è di pertinenza del pronto soccorso. Un esempio: da due mesi avete mal di schiena? Non è al pronto soccorso che ci si deve recare, ma dal proprio medico Il ricovero programmato o ordinario E' deciso dal medico che effettua la visita medica ambulatoriale su proposta dal medico di famiglia o da uno specialista. Il ricovero è subordinato alla consulenza ambulatoriale da parte del Medico Ospedaliero. Pertanto il Paziente non passa dal Pronto Soccorso e va direttamente al Reparto dove il personale provvede alla pratica amministrativa. Il ricovero in Day hospital - Day surgery (ordinario a ciclo diurno) E' deciso dal medico responsabile del Day Hospital o Day Surgery su proposta del medico di famiglia o dello specialista. Consiste in un ricovero di durata inferiore ad una giornata. Si accede a questa forma di assistenza su indicazione del Medico Ospedaliero e/o con l'impegnativa del Medico di Famiglia. Il soggetto interessato deve presentare tale proposta al Medico del Reparto di destinazione, il quale effettua l'inserimento nell'apposita lista dei ricoveri programmati in Day-Hospital. Questa tipologia di attività è rivolta al Paziente che non necessita di una prolungata degenza, ma solo di: - accertamenti diagnostici o trattamenti terapeutici complessi; - interventi chirurgici che per tipologia e condizioni del Paziente stesso, possono essere effettuati in un solo giorno. Ambulatorio o ricovero ambulatoriale percorso diagnostico completo e programmato, caratterizzato da prestazioni ambulatoriali. All’utente, la possibilità di eseguire presso una struttura ospedaliera o poliambulatoriale gli esami specifici per una determinata patologia sotto il coordinamento di un medico specialista referente. Valutazione Globale della persona (olismo) Visita medica Insieme degli atti eseguiti dal medico durante l’incontro con il paziente. Tappe fondamentali della corretta visita medica sono: - accoglienza - descrizione dei sintomi (in relazione all’anamnesi familiare, fisiologica, remota, lavorativa e dei fattori di rischio) - esame obiettivo (per la raccolta dei segni di malattia e dei dati strumentali come la pressione arteriosa) - sintesi diagnostica - prescrizione della terapia. Fondamentale è la capacità del medico di comunicare in modo semplice gli aspetti essenziali della malattia, la prognosi e la terapia consigliata. La visita dovrebbe concludersi con un congedo che esprima rassicurazione e disponibilità. Visita infermieristica La serie di incontri tra infermiere e utente che hanno lo scopo di programmare e aggiornare il percorso assistenziale e di coinvolgere attivamente l’utente in tale processo. Questi incontri sono realizzati: - in modo sistematico - a scadenze programmate - attraverso la forma del colloquio. Igiene CONCETTO DI DISINFEZIONE pratica rivolta alla distruzione di un germe specifico o in generale di tutti i germi patogeni (non necessariamente degli sporigeni) presenti in un determinato sito. In generale si ottiene mediante l'impiego di sostanze chimiche dette disinfettanti. CONCETTO DI DISINFESTAZIONE pratica di distruzione di ectoparassiti o altre specie (topi, ratti) veicolo di malattie infettive. CONCETTO DI STERILIZZAZIONE metodica finalizzata alla distruzione di tutti gli esseri viventi, patogeni e non, presenti su un determinato substrato. Si ottiene con mezzi chimici ma soprattutto fisici (calore, raggi gamma). In base alla sterilizzazione i prodotti hanno scadenze diverse. Mezzi di sterilizzazione ammessi: METODI FISICI - Calore secco (aria calda, flambaggio e incenerimento) - Calore umido (acqua bollente, vapore saturo fluente, vapore saturo sotto pressione, autoclave) - Radiazioni ionizzanti (raggi gamma) METODI CHIMICI - Ossido di Etilene (non si trova in H di solito) - Glutaraldeide CONCETTO DI ANTISEPSI O BATTERIOSTASI Prevenzione delle infezioni attuata con l’inibizione della crescita dei microrganismi. CONCETTO DI ASEPSI Stato di assenza di infezioni e di qualsiasi microrganismo sia patogeno che saprofita. CONCETTO DI LAVAGGIO DELLE MANI. Il lavaggio delle mani è considerata la misura di prevenzione più importante nel controllo delle infezioni ospedaliere. Questa procedura ha lo scopo di ridurre il numero di batteri residenti e transitori delle mani e previene il passaggio di microrganismi dall’ambiente ospedaliero al paziente e dal paziente al personale ospedaliero. Lavaggio sociale non richiede l’utilizzo di sostanze antisettiche, si raccomanda quindi l’utilizzo di detergenti liquidi (a pH 5,5 senza coloranti, profumi e conservanti) erogati da dispenser Eseguire un vigoroso sfregamento di tutte le superfici insaponate della mano per almeno 10 secondi, seguito dal risciacquo sotto il getto dell’acqua Lavaggio antisettico Bagnare mani e polsi, versare 5ml di soluzione antisettica azionando con il gomito l’erogatore e insaponarsi omogeneamente. Frizionare per 30-60 secondi asciugare molto bene con salvietta monouso Mobilizzazione La mobilità, la capacità di muoversi liberamente nell’ambiente, è fondamentale per una vita normale L'autonomia è la capacità di un individuo di svolgere le attività di vita quotidiana, l’attività lavorativa e le mansioni legate al proprio lavoro ADDUZIONE muovere un’articolazione verso la linea mediana del corpo ABDUZIONE muovere un’articolazione allontanandola dalla linea mediana del corpo ROTAZIONE INTERNA ruotare un’articolazione intorno al suo asse, verso la linea mediana del corpo ROTAZIONE ESTERNA ruotare un’articolazione intorno al suo asse allontanandola dalla linea mediana del corpo FLESSIONE diminuire l’angolo tra due ossa ESTENSIONE raddrizzare un’articolazione IPERESTENSIONE muovere un’articolazione oltre la normale estensione SUPINAZIONE ruotare il corpo o una sua parte in modo che sia rivolto/a verso l’alto PRONAZIONE ruotare il corpo o una sua parte in modo che sia rivolto/a verso il basso CIRCONDUZIONE muovere una parte del corpo con movimento circolare INVERSIONE ruotare i piedi verso l’interno EVERSIONE ruotare i piedi verso l’esterno OPPOSIZIONE toccare con il pollice un altro dito della mano Posizioni del Malato nel Letto -Posizione supina Distesa sulla schiena con le gambe allungate. Occorre sostenere le curvature lombari. - Posizione prona Distesa sull’addome con il viso girato su un lato. Occorre sostenere le curvature lombari. - Posizione laterale Distesa sul fianco. Gambe leggermente flesse, maggiormente l’arto sovrastante l’altro. - Posizione semiprona (Sims) Posizione intermedia tra prona e laterale. - Posizione ortopnoica (seduta) Seduta con la parte superiore del torace sollevata da supina a 60-90 gradi. - Posizione semiortopnoica (Fowler) Testa e tronco alzati di 46-60 gradi. - Posizione di Trendelemburg Posizione supina su piano inclinato di 25° con eremita inferiori in alto. - Posizione di AntiTrendelemburg Posizione supina su piano inclinato di 25° con eremita superiori in alto. Mobilizzazione e Deambulazione MODALITA' COMPORTAMENTALI DELL’OPERATORE GENERALI - evitare di flettere la schiena, utilizzando la flessione delle ginocchia. - ampliare la base di appoggio, e quindi le condizioni di equilibrio, allargando e flettendo le gambe , in senso trasversale o longitudinale a seconda della direzione dello spostamento. Nel caso di trasferimenti o spostamenti al letto del paziente, appoggiare un ginocchio sul letto. - avvicinarsi il più possibile al paziente da spostare. - garantire una buona presa del paziente (presa crociata, sottoscapolare, zona cavo popliteo), eventualmente con uso di ausili tipo cintura ergonomica, prima di iniziare qualsiasi operazione di movimentazione. - durante la mobilizzazione impartire le indicazioni con parole, frasi e gesti semplici. UTILIZZO DELLA CARROZZINA - posizionare la carrozzina nel modo più congruo rispetto al movimento da fare. - controllare che sia ben frenata. - rimuovere gli elementi ingombranti (bracciolo, pedana poggiapiedi). UTILIZZO DEL LETTO - controllare che le ruote del letto siano frenate - regolare l’altezza del letto articolato in maniera adeguata alla statura dell’operatore ed alla manovra da effettuare. TRASFERIMENTO IN BASE AL PAZIENTE Le metodiche di trasferimento possono variare in relazione all’entità e alla tipologia della disabilità del paziente: - PAZIENTE NON COLLABORANTE Il paziente non può aiutare il movimento ne con gli arti superiori ne con gli arti inferiori (es.: Anziano allettato, paziente in anestesia generale, in coma, paziente che oppone resistenza alla mobilizzazione, ecc.). - PAZIENTE PARZIALMENTE COLLABORANTE: Il paziente può sfruttare una residua capacità di movimento (es.: emiplegico, paraplegico, paziente in fase di recupero funzionale, ecc.). POSIZIONAMENTO NEL LETTO DEL PAZIENTE NON COLLABORANTE INTERVENTI: - Adeguamento del letto regolabile - Uso di teli per lo scorrimento - Manovra manuale - Uso del sollevatore se necessario (es. per rifacimento del letto occupato). Manovra manuale di rotazione in decubito laterale del paziente La manovra è eseguita da un operatore. 1- Posizionamento del paziente con le gambe incrociate, il braccio più vicino all’operatore abdotto e l’altro sull’addome. Il paziente è in posizione supina, con la gamba più distante, rispetto alla posizione dell’operatore, accavallata sull’altra; l’operatore, posto dal lato verso il quale avviene la rotazione, effettua la presa a livello del bacino e della scapola (dietro la spalla). 2- Rotazione del paziente L'operatore ruota il paziente, controbilanciandone il peso con il peso del proprio corpo. Manovra manuale di spostamento verso il cuscino Necessari due operatori. 1– far sedere il paziente Gli operatori, posti ai lati del paziente, appoggiano il dorso della mano caudale dietro la spalla del paziente, facendola passare sotto la sua ascella e appoggiano la mano craniale sul letto. Sollevano il paziente facendo forza sugli arti inferiori e sul braccio craniale 2– spostare il paziente verso il cuscino. Gli operatori, posti ai lati del paziente, appoggiano un ginocchio sul letto, dietro il suo bacino. Mettono il paziente a braccia “conserte”. Effettuano la “presa crociata” afferrando saldamente con una mano entrambi gli arti superiori. Con l’altra mano effettuano la presa sotto la coscia. Sollevano e spostano il paziente verso il cuscino. SPOSTAMENTO DA LETTO A CARROZZINA DI PAZIENTE NON COLLABORANTE INTERVENTI: - Adeguamento del letto regolabile. - Utilizzo del sollevatore. - Manovra manuale solo se il piano assistenziale lo prevede. Con sollevatore necessari due operatori. 1– aggancio dell’imbragatura. Il braccio del sollevatore viene abbassato. Devono essere agganciate prima le spalle dell’imbragatura e, in un secondo momento, le fasce che passano sotto gli arti inferiori 2– posizionamento del paziente in carrozzina. Il paziente deve essere mantenuto in posizione semi-orizzontale prima di essere spostato verso la carrozzina; il cambio postura avviene in prossimità della carrozzina, abbassando prima il braccio mobile del sollevatore e poi azionando il meccanismo a leva. 3– sgancio dell’imbragatura. Il braccio mobile del sollevatore viene abbassato. Prima vengono spostate le fasce sotto le cosce e poi viene rimossa l’imbragatura stessa. Manovra manuale necessari due operatori. 1- far sedere il paziente 2- far sedere il paziente con le gambe fuori dal letto Il primo operatore afferra da dietro, con presa avvolgente, le spalle e il bacino del paziente, mentre il secondo operatore, posto lateralmente al paziente, ne afferra le gambe. Muovendosi in sincronia, effettuano una rotazione del paziente di 90°, posizionandolo seduto sul bordo del letto. 3- trasferimento verso la carrozzina. I due operatori effettuano la “presa a sgabello”: dopo aver messo il paziente a braccia conserte, effettuano la presa crociata, appoggiando un ginocchio sul letto; afferrano da sotto, con la mano libera, le ginocchia del paziente e, sollevandolo di peso, con movimento in sincronia, lo trasferiscono sulla carrozzina. La carrozzina deve essere posizionata, ben frenata, non troppo vicina al letto. SPOSTAMENTO DA LETTO A BARELLA DEL PAZIENTE NON COLLABORANTE INTERVENTI: - Adeguamento del letto regolabile a tre sezioni e in altezza - Utilizzo teli ad alto scorrimento - Manovra manuale. Manovra manuale necessari tre operatori. 1- spostamento del paziente al bordo del letto la barella viene posizionata, ben frenata, nello spazio in fondo al letto. I tre operatori, tutti dallo stesso lato del paziente, posizionano le mani rispettivamente sotto le spalle, sotto il bacino e a livello delle ginocchia del paziente che viene spostato al bordo del letto con un movimento in sincronia. 2- trasferimento verso la barella. gli operatori, con movimento in sincronia, effettuano il trasferimento del paziente sulla barella. PAZIENTE PARZIALMENTE COLLABORANTE La movimentazione di ospiti in grado di collaborare da un punto di vista motorio può essere effettuata da un unico operatore se il piano assistenziale lo prevede, negli altri casi deve essere effettuata da due operatori. E' INDISPENSABILE CHE IL PAZIENTE VENGA SOLLECITATO AD IMPIEGARE LE RESIDUE CAPACITA' MOTORIE , RICHIEDENDONE LA COLLABORAZIONE ED IMPARTENDO CHIARI E PRECISI COMANDI VERBALI. Lesioni da Decubito Definizione: Lesione tissutale ad evoluzione necrotica. Eziologia: Pressione, stiramento, sfregamento, umidità Stadi: - STADIO PRIMO eritema della pelle persistente e cute integra - STADIO SECONDO ferita a spessore parziale che coinvolge l’epidermide e/o il Derma. L’ulcera è superficiale; ha l’apparenza di una vescicola - STADIO TERZO ferita a tutto spessore che implica il danno o necrosi del tessuto connettivo, che si può estendere fino alla fascia ma senza attraversarla. L’ulcera si presenta clinicamente come una profonda cavità che può o non può essere sottominata - STADIO QUARTO ferita a tutto spessore con estesa distruzione dei tessuti, necrosi o danni ai muscoli, ossa o strutture di supporto (es. tendini, capsula articolare ecc…) Prevenzione Primo obiettivo dell’intervento preventivo è l’identificazione dei pazienti a rischio di contrarre lesioni da decubito. Si definisce paziente a rischio quel soggetto che , a causa di fattori generali o locali legati ad una patologia o ad una complicanza di questa, ha maggiori possibilità di contrarre lesioni da decubito e che quindi necessita di un piano assistenziale mirato. I pazienti a rischio sono: - anziani: maggiormente gli ultrasettantenni, sia per le modificazioni della cute legate all’invecchiamento che per le condizioni generali spesso compromesse ; - mielolesi: per la riduzione della sensibilità; - miastenici: per la diminuzione della forza di contrazione muscolare e per l'astenia che porta il soggetto a muoversi poco ed a mantenere a lungo la stessa posizione; - affetti da sclerosi multipla: per la presenza di spasticità e parestesie; - pazienti oncologici, affetti da A.I.D.S.: perchè immunodepressi; - in stato di coma: per immobilità assoluta - neurolesi: (pazienti emiplegici, paraplegici, tetraplegici), per i diversi gradi di immobilità; - diabetici: per danni al microcircolo ed alla sensibilità; - portatori di apparecchi gessati: per compressione degli apparecchi gessati sulle prominenze ossee; - politraumatizzati: per limitata mobilità e per compromissione dello stato generale. Rilevazione dei parametri Vitali: Temperatura Temperatura corporea Premessa La temperatura corporea rappresenta l`equilibrio tra il calore prodotto dal corpo ed il calore perso dallo stesso. La temperatura corporea è mantenuta costante dai centri termoregolatori ipotalamici che, stimolati da impulsi provenienti dalla cute e dal sangue, mettono in atto una serie di risposte tese a mantenere la omeotermia. Nella variazione ipertermica L’organismo tende a favorire la dispersione del calore: -vasodilatazione cutanea -sudorazione -tachipnea -tachicardia Nella variazione ipotermica L’organismo tende ad evitare la dispersione del calore e a produrre maggior calore: -vasocostrizione cutanea -aumento dei processi metabolici (adrenalina e tiroxina) -intensa attività muscolare involontaria con brivido e tremore. FEBBRE Una qualsiasi variazione dei valori normali di temperatura corporea. MISURAZIONE Il termometro clinico è graduato da 35° C a 42° C perché queste sono le massime escursioni possibili della temperatura corporea; ogni grado è suddiviso in 10 frazioni. Il termometro clinico comune è quello a mercurio: il mercurio a contatto con la superficie corporea si dilata, sale lungo il capillare e si ferma quando è raggiunta la temperatura massima che viene letta direttamente. Il mercurio conserva la sua dilatazione fino a quando non la si fa scendere forzatamente. Oggi esistono termometri elettronici basati sulla presenza di una membrana in grado di misurare i raggi infrarossi emessi dal timpano e dai tessuti circostanti. La temperatura auricolare rilevata in questo modo riflette la reale temperatura interna corporea in quanto il timpano condivide i vasi sanguigni con il centro di controllo della temperatura situato nell’ipotalamo. La temperatura può essere rilevata a livello: -ascellare o inguinale, normale tra 36° C e 37° C, con termometro a mercurio; -orale o rettale, normale fino a 37.5° C, con termometro a mercurio; -auricolare, normale fino a 37.5° C, con termometro a membrana; -ogni punto della superficie corporea, normale fino a 37° C, con apparecchi specifici chiamati termografi. Variazioni fisiologiche della temperatura: -ritmo del sonno e della veglia (ritmo nictemerale), con valori minimi nel primo mattino e massimi nel tardo pomeriggio; -esercizio o sforzo fisico -età Curva termica e tipi di febbre (1) La curva termica riporta in un grafico la temperatura misurata ogni 3 o 4 ore nel corso delle 24 ore per diversi giorni: in ordinata la temperatura e in ascissa il tempo. Possiamo considerare 6 tipi di curve termiche: 1) Febbre continua: la t. è sempre superiore ai 37° C nell’arco delle 24 ore e per diversi giorni e le oscillazioni non sono superiori a 1° C (es. polmonite lobare). 2) Febbre remittente: la t. oscilla nelle 24 ore anche notevolmente e comunque oltre 1° C, ma non si riporta mai sotto 37° C per diversi giorni (es. ascesso epatico). 3) Febbre intermittente: la t. oscilla molto nelle 24 ore e spesso scende a valori normali (es. setticemie, pielonefriti acute). 4) Febbre ricorrente: la t. si alza molto e in modo brusco, rimane elevata e continua per alcuni giorni, poi cede improvvisamente riportandosi a livello normale per alcuni giorni e poi risale ancora bruscamente con periodi di iperpiressia continua e apiressia (es. spirochetosi). 5) Febbre ondulante: è caratterizzata da un progressivo incremento e da un progressivo decremento che dura alcuni giorni, poi c’è un periodo di apiressia e quindi riprende nello stesso modo (es. brucellosi e linfomi). 6) Febbricola: è una febbre intermittente che non supera i 37.5°-37.8° C e si protrae per settimane, mesi e a volte anni. Spesso è serotina, cioè compare nel tardo pomeriggio (es. TBC; focolai settici tonsillari, appendicolari, sinusitici, endometriali, dentari). In generale si parla di iperpiressia quando la febbre supera 39.5° C. Modalità di esordio della febbre La febbre può insorgere in maniera - subdola - brusca - drammatica -Nel 1° caso il p. avverte solo un progressivo senso di calore. -Nel 2° caso il p. ha brividi e senso di freddo. -Nel 3° caso il p. ha brividi, freddo intenso ed è scosso da un tremore muscolare generalizzato, non arrestabile, che dura anche diversi minuti con segni di orripilazione per la contrazione dei m. pilomotori (pelle d’oca) e pallore intenso. Nei bambinmi vi possono essere crisi epilettiche. Dopo 10-30 minuti la sensazione di freddo si attenua, compare un inteso calore, la cute diventa rossa (specie sul volto), calda anche al termotatto, inizia una sudorazione e si accelera il polso e il respiro, fino a quando la t. non raggiunge il grado massimo (fastigio). La tachicardia si accompagna di regola a febbre: in generale per ogni grado di t. si alzano di 10 le pulsazioni cardiache al minuto. A volte questa regola non è rispettata e ci sono sproporzioni tra t. e frequenza cardiaca in difetto (es. tifo) o in eccesso (es. miocarditi). Modalità di risoluzione della febbre La risoluzione può avvenire - per lisi - per crisi -Nel 1° caso la t. diminuisce e torna alla norma in modo lento e progressivo (es. influenza). -Nel 2° caso si riporta alla norma in modo brusco e improvviso (es. cistopieliti, terapia antibiotica). Variazioni distrettuali della temperatura La t. può essere più alta del normale o più bassa solo in una parte del corpo. Oltre che con il termotatto, le variazioni distrettuali della temperatura possono essere registrate o obiettivate con la termografia: apparecchi che sono in grado di registrare il calore emesso dalla cute per irradiazione oppure si può usare il termometro a membrana. In ogni parte della superficie corporea possiamo avere ipertermie o ipotermie distrettuali. Ipertermie distrettuali: sono dovute in genere ad un iperafflusso di sangue arterioso in una parte del corpo. Esempi: -zone di flogosi (erisipela, flebiti, sinusiti) -adenoma tossico e m. di Basedow (collo in corrispondenza della tiroide) -m. di Paget (a livello della tibia) -mastiti e neoplasie superficiali della mammella -menopausa e carcinoidi intestinali (ipertermie parossistiche che il p. riferisce come “vampate di calore” al volto) -appendicite acuta e altri processi infiammatori del piccolo bacino (la t. rettale è patologica, mentre quella ascellare può essere normale). Ipotermie distrettuali: sono dovute ad una stenosi o occlusione arteriosa o ad un rallentamento del circolo venoso. Esempi: -occlusione embolica o trombotica di una arteria di un arto (arto freddo, pallido e dolente) -vasospasmo arterioso (crisi acroasfittiche del m. di Raynaud alle dita della mano) -difettoso afflusso arterioso e difettoso scarico venoso (acrocianosi, per es. il piede è freddo e cianotico). Rilevazione dei parametri Vitali: Pressione Arteriosa PRESSIONE ARTERIOSA Definizione: la pressione arteriosa è la misura della pressione esercitata dal sangue contro le pareti dei vasi. Si possono misurare due tipi di pressioni: - Pressione sistolica: ossia le pressione del sangue conseguente alla contrazione ventricolare - Pressione diastolica: ossia la pressione osservata quando i ventricoli sono in condizione di riposo Fattori che influenzano la pressione sanguigna -Età: aumenta gradualmente con l’età -Sesso: le donne hanno di solito valori più bassi -Esercizio fisico: l’attività fisica aumenta la pressione -Farmaci: -Febbre/calore/freddo: a causa della variazione del metabolismo,la febbre può aumentare la pressione,anche le alte temperature esterne possono portare a vasodilatazione,con diminuzione della pressione. -Variazioni circadiane: la pressione è di solito bassa al mattino,aumenta durante il giorno con l’aumentare del metabolismo. Siti di rilevazione Si rileva di solito nel braccio, utilizzando l’arteria brachiale ed un fonendoscopio È possibile utilizzare l’arteria poplitea nel caso in cui la pressione non può essere misurata in ambedue le braccia (causa ustioni traumi, mastectomia) Misurazione della pressione sanguigna Esistono due metodi: - Metodo auscultatorio: è quello più comunemente usato in ospedale, ascoltando, attraverso il fonendoscopio i battiti di Korotkoff. La pressione sistolica (massima), corrisponde al primo battito di Korotkoff, che deve essere chiaro ed udibile almeno due volte, successivamente i toni aumentano di intensità, la pressione diastolica viene misurata al 4° 5° battito di Korotkoff. - Metodo palpatorio: è talvolta usato quando i suoni di Korotkoff non riescono ad essere sentiti, si percepiscono le pulsazioni dell’arteria man mano che diminuisce la pressione nella cuffia, la pressione sistolica si percepisce quando si sente la prima pulsazione Ipertensione Si definisce ipertensione arteriosa un aumento stabile nel tempo della pressione con cui il sangue circola nelle arterie del corpo umano. Ipotensione L’ipotensione è un livello di pressione sanguigna sotto il valore usuale dell’individuo ed è associata a sintomi e segni attribuibili ad essa. Rilevazione dei parametri Vitali: Respiro LA RESPIRAZIONE Il respiro è l’atto di respirare, esso comporta l’assunzione di ossigeno e l’eliminazione di anidride carbonica. Ci sono due tipi di respirazione: - Respirazione costale: ossia quella del torace, può essere osservata dai movimenti verso l’alto e l’esterno del torace - Respirazione diaframmatica: ossia addominale,si osserva dal movimento dell’addome che è spinto in basso dal diaframma. MISURAZIONE DELLA RESPIRAZIONE Il respiro è formato da: - Frequenza: la frequenza è misurata in atti respiratori per minuto,un adulto normale effettua dai 15 ai 20 atti respiratori al minuto. Essendo gli atti respiratori intervallati uniformemente possono essere di tipo regolare o inregolare. - Profondità: la profondità del respiro può essere calcolata osservando il movimento del torace è può dividersi in normale,profonda o superficiale. La respirazione profonda è quella in cui un grande volume di aria è inalato riempiendo la maggior parte dei polmoni. Il respiro superficiale coinvolge un quantitativo di aria minore e una zona minore di tessuto polmonare. CARATTERISTICHE DEL RESPIRO Frequenza Eupnea: respiro normale e senza sforzo Tachipnea: respiro veloce con atti respiratori rapidi e superficiali frequenza respiratoria persistente superiore ai 20 atti al minuto Bradipnea: respirazione anormale lenta frequenza respiratoria inferiore a 12 atti al minuto Dispnea: sensazione soggettiva di un respiro faticoso e della mancanza di respiro Ortopnea: capacità di respirare solo in posizione seduta Apnea: cessazione della respirazione Respiro di Biot tipo di respiro caratterizzato da quattro o cinque atti inspiratori consecutivi di ampiezza normale e di uguale profondità, separati da un breve periodo di apnea. Si osserva nel corso di encefaliti, sindromi meningee, tumori endocranici. Respiro di Cheyne-Stokes respiro patologico di notevole gravità, caratterizzato da atti respiratori di profondità lentamente crescente e decrescente, alternati a pause di apnea (20-30 sec.). Cause più frequenti sono lo scompenso cardiaco, il coma uremico, l'overdose da oppiacei. Respiro di Kussmaul tipo di respiro patologico caratterizzato da inspirazione profonda e rumorosa, breve apnea inspiratoria, espirazione gemente, pausa espiratoria prolungata. Rappresenta un meccanismo di compenso all'acidosi, quale si riscontra nel coma diabetico o uremico. Volume Iperventilazione: atti respiratori prolungati e profondi Ipoventilazione: atti respiratori superficiali e lenti SUONI DEL RESPIRO Udibili senza amplificazione Stertore: respiro rumoroso che viene prodotto dal suono della trachea e nei bronchi principali Sibilo: fischio musicale ad alta tonalità caratteristico delle patologie ostruttive dei bronchi Suono bolloso: FATTORI CHE MODIFICANO LA RESPIRAZIONE Età: con l’aumentare dell’età la frequenza respiratoria diminuisce gradualmente neonato 30-60 atti respiratori al minuto 1-5 anni 20-30 atti respiratori al minuto 6-10 anni 18-26 atti respiratori al minuto 10-età adulta 12-20 atti respiratori al minuto anziani 16-25 atti respiratori al minuto Esercizio: la frequenza e la profondità aumentano con l’esercizio fisico Febbre: aumenta con l’aumentare della temperatura Farmaci: i narcotici o altri farmaci depressivi del s.nervoso centrale spesso diminuiscono la frequenza respiratoria Stress: lo stato d’ansia può far aumentare la frequenza respiratoria Altri fattori: • sesso • ambiente • postura • peso corporeo Corretto funzionamento respiratorio • alveoli funzionanti • capillari polmonari permeabili e funzionanti • epitelio respiratorio integro Fattori di rischio • fumo • farmaci • stress • ambiente • alimentazione Rilevazione dei parametri Vitali: Polso FREQUENZA CARDIACA Le caratteristiche del polso comprendono la frequenza, il ritmo e la qualità. I fattori che influenzano la frequenza del polso sono: • l’età (nei neonati la frequenza è maggiore) • sistema nervoso autonomo parasimpatico determina una diminuzione della frequenza simpatico determina un aumento della frequenza (viene attivato in risposta a degli stimoli come il dolore, l’ansia e l’esercizio) • farmaci I siti di rilevazione della frequenza TEMPORALE CAROTIDEA APICALE BRACHIALE RADIALE FEMORALE POPLITEA PEDIDEO TIBIALE POSTERIORE Irregolarità Un polso si definisce irregolare quando il ritmo delle pulsazioni non è regolare Tachicardia frequenza del polso sopra i 100 battiti/min Bradicardia frequenza del polso sotto i 60 battiti/min Smaltimento Rifiuti Ospedalieri CLASSIFICAZIONE • Rifiuti assimilabili agli urbani (materiale cartaceo, alimenti) • Rifiuti speciali: Materiale organico (garze, cerotti, pannoloni, guanti) Materiale tagliente (aghi, bisturi) • Rifiuti tossici e nocivi (pile) CATEGORIE DI RIFIUTI • Solidi • Liquidi (farmaci) • Radioattivi (ad es. materiale utilizzato per la scintigrafia, ha un contenitore speciale) Apparato Urinario L’urina si forma nei reni e viene trasportata nella pelvi renale e negli ureteri. Gli ureteri collegano i reni alla vescica urinaria .La vescica urinaria è posizionata dietro la sinfisi pubica. Nell’uomo è posta davanti al retto e sopra la ghiandola prostatica ed è lunga 20 cm. Nella donna adulta è lunga 4 cm e si trova davanti all’utero e alla vagina, estendendosi dalla vescica urinaria sino alla superficie esterna del corpo. Questa apertura esterna è chiamata meato urinario. Nella donna è posizionata tra le piccole labbra davanti alla vagina e sotto il clitoride, nell’uomo si trova nella porzione distale del pene. La minzione e l’eliminazione si riferiscono al processo di svuotamento della vescica urinaria. L’urina si raccoglie nella vescica urinaria fino a che la pressione non stimola i nervi sensoriale speciali che si trovano nella parete vescicale. Nell’adulto ciò si verifica quando la vescica contiene tra i 250 e i 450 ml di urina. I messaggi inviati dai nervi al cervello comportano: -la contrazione del muscolo detrusore -il rilassamento dello sfintere interno Come risultato l’urina può fuoriuscire dalla vescica, ma è ancora trattenuta dallo sfintere esterno. Se il momento e il luogo sono appropriati per la minzione, la parete volontaria del cervello rilassa lo sfintere esterno e ha luogo la minzione. Il ruolo dell’infermiere nell’eliminazione dell’urina consiste: - assistere il paziente con controllo menzionale - prelevare un campione di urina - effettuare lo svuotameto vescicale attraverso la cauterizzazione EQUILIBRIO DEI LIQUIDI L’urina è costituita per circa il 95% da acqua ed in essa sono disciolte parecchi tipi di sostanze, le più importanti sono gli elettroliti e gli acidi. ELETTROLITI (i più importanti sono il sodio e il potassio) - Sodio Più del 99% dell’acqua e del sodio filtrati a livello dei glomeruli viene assorbito dal sangue mentre l’urina esce dal corpo. Nella quantità di sodio assorbito il rene può agire regolando il volume di liquidi,si ha disidratazione se la quantità di sodio eliminata è maggiore di quella assunta,se si verifica l’inverso abbiamo ritenzione urinaria. - Potassio è lo ione presente in forma maggiore nel comparto intracellulare, il rene è il responsabile del 90%della perdita di potassio assunto giornalmente,la ritenzione di potassio è l’effetto più dannoso per l’insufficienza renale. ACIDI (o anche scorie azotate) Il catabolismo delle proteine comporta la formazione di composti acidi che a differenza dell’anidride carbonica non sono volatili e quindi non possono essere eliminati con la respirazione. I più importanti sono l’acido fosforico e solforico, l’accumulo di questi acidi comporterebbe uno squilibrio del ph del sangue alterando l’equilibrio acido-base, abbiamo inoltre l’urea, l’acido urico, ammoniaca e la creatinina. L’omeostasi di queste sostanze dipende dall’ingresso, la produzione e l’eliminazione di H2O e sostanze in essa disciolte. L’acqua è ovviamente un elemento importante dato che rappresenta il 46-60% del peso corporeo dell’adulto e nel bambino il 70-80%. Alcune cause possono portare a sovraccarico o disidratazione. ASSUNZIONE DI LIQUIDI Il fabbisogno giornaliero di un adulto medio risale a 2500 ml di liquidi. Questi liquidi sono assunti da liquidi in genere (1500 ml) e dal cibo (vegetali 90%, frutta 85%, carni 60%). Oltre ad assumere liquidi il nostro organismo ne perde in continuazione, per questo è estremamente importante prendere in considerazione non solo le entrate di liquidi ma anche le uscite. Normalmente ci sono dei dati che si possono misurare ed altri (come le perdite impercettibili) che non si possono misurare, per i quali prendiamo in considerazione dei dati standard. Perdita per: - Diuresi oraria Una giusta diuresi oraria si aggira intorno ai 50-70 ml e può aumentare se introduciamo liquidi o diminuire se aumentano le perdite. - Cute La perdita per cute avviene tramite la sudorazione che ammonta tra i 300 ml e i 400 ml, si capisce che può aumentare se si altera lo stato della cute per attività fisica, febbre ecc.. - Respirazione La respirazione si aggira intorno ai 300-400 ml ed anche questa può aumentare tramite esercizio fisico, febbre. - Feci Le feci si aggirano intorno ai 100 ml. Questi dati prendono in considerazione quelle che sono le perdite a livello fisiologico. In ambiente infermieristico, se vogliamo monitorare la diuresi di un paziente bisogna, ovviamente prendere in considerazione anche altri tipi di perdite. Dividendo i dati che dobbiamo analizzare in due categorie avremo: ENTRATE -bere -alimentazione: naturale, parenterale ed entrale -terapia infusionale -trasfusioni USCITE -Urine -Feci -Sudorazione -Vomito -Respirazione -Espettorato -Drenaggi -Cute (ustioni) -Perdite ematiche CONTROLLO URINARIO Caratteristiche delle urine: - Colore NORMALE: Dal giallo paglierino al color ambra ANORMALE: Incolore (urine diluite per eccessiva assunzione di liquidi, consumo di alcool diabete insipido) Giallo intenso (per preparazioni multivitaminiche) Marsalato (prodotti di degrado della bile) Rosa o rosse (sangue da vescica o uretra) Blu o verde (indagini diagnostiche con mezzo di contrasto). - Trasparenza NORMALE: Limpide chiare ANORMALE: Torbide, opache - Odore NORMALE: Debolmente aromatiche acido, pungente ANORMALE: Molto forte di acetone ammoniacale - Ph NORMALE: Da 5 a 7 ANORMALE: Aumenta nell’alcalosi diminuisce nell’acidosi - Peso specifico NORMALE: Da 1.010 a 1.025 ANORMALE: Se maggiore potrebbero presentarsi calcoli - Componenti NORMALE: Acqua, sodio, potassio, scorie azotate, ammoniaca, creatinina, urea, acido urico. ANORMALE: Acetone, bile, batteri, albumina, glucosio, sangue Questi aspetti possono variare fisiologicamente o patologicamente possiamo dividerli in: Alterazioni nella quantità: -Anuria Diuresi inferiore ai 50 ml nelle 24h, è una situazione grave può essere data da uno shock o da un danno renale. -Oliguria Diuresi sotto i 400ml nelle 24h, situazione meno grave ma che comunque ci allerta ad un monitoraggio dato che può precedere l’anuria. -Poliuria Aumento in volume delle urine può essere data nei soggetti diabetici che come sintomo bevono molto e urinano molto. Alterazioni date da disturbi: -Ematuria Presenza di sangue nelle urine può essere visto macroscopicamente. -Emazie Presenza di sangue microscopicamente visibile -Nicturia Perdita di urina eccessiva durante la notte -Enuresi Perdita involontaria durante la notte -Disuria Difficoltà ad urinare -Stranguria Difficoltà e dolore ad urinare come nelle infezioni urinarie -Pollacchiuria Eliminazione più spesso di ogni 3h -Proteinuria Presenza di proteine nel sangue è indice di danno remale Ci sono altri due aspetti da tenere in considerazione che sono: Ritenzione urinaria Ci sono dei soggetti che hanno una difficoltà ad urinare nonostante ci sia produzione di urina sono soggetti che perdono delle piccole quantità di urina ma non riescono a svuotare la vescica. Questo porta a dolore (può essere dato da vari fattori sia fisiologici che patologici). In quel caso potremmo posizionare un foley vescicale momentaneo per drenare l’urina in eccesso nella vescica. Incontinenza Sono soggetti che non riescono a trattenere l’urina può essere dato da un problema neurologico che non controlla gli sfinteri,si può avere anche un problema locale della vescica. RACCOLTA DELLE URINE NELLE 24 ORE Raccolta di tutte le urine emesse nello spazio di 24 ore allo scopo di determinare la quantità di urina eliminata dal malato nelle 24 ore e il relativo peso specifico. Materiale: -contenitore graduato, munito di etichetta dove scrivere i dati personali del paziente, la data l’ora di inizio e l’ora di fine della raccolta. -una padella -un densimero Tecnica: -informare il malato della procedura -far urinare il malato all’inizio della raccolta e gettare l’urina -iniziare la raccolta delle urine, segnando l’ora di inizio -continuare la raccolta fino alle ore del giorno successivo -rilevare la quantità totale e il paso specifico e trascriverli sulla cartella clinica -inviare il recipiente in laboratorio analisi. RACCOLTA DI UN CAMPIONE DI URINE Prelevare un campione di urine emesse dal malato di prima mattina allo scopo di sottoporre le urine a vari esami. Materiale: -contenitore per urine -buono di richiesta Tecnica: -trascrivere sul buono e sull’etichetta i dati personali del paziente la data e l’esame richiesto. -invitare il malato ad effettuare una accurata pulizia dei genitali -far urinare il malato -versare le urine nel contenitore -inviare il campione in laboratorio RILEVAZIONE DEL PH Rilevare la reazione del PH (acida, alcalina, neutra). Materiale: -calice graduato -contenitore con strisce di carta Tecnica: -raccogliere nel calice l’urina -immergere una striscia ed estrarla subito, scuotendola leggermente -avvicinare la striscia al contenitore e leggerne il valore RICERCA DELLE PROTEINE NELLE URINE Dosaggio delle proteine nelle 24 ore. Materiale: -albuminometro -supporto in legno, con una base e una copriprovetta -etichetta con i dati del malato, data ed ora della preparazione -imbuto -acido acetico -flacone con reattivo di Esbach -stecca monouso Tecnica: -rimestare le urine con la stecca -versarle nella provetta con l’imbuto -aggiungere il reattivo fino a raggiungere il segno R -aggiungere alcune gocce di acido acetico, chiudere la provetta e capovolgerla più volte -inserire la provetta nel supporto e coprirla con il copri-provetta -conservare l’albuminometro coperto -leggere dopo 24 h la quantità di sedimento che si è raccolto sul fondo della provetta -trascrivere il valore in cartella in data anteriore di due giorni URINOCULTURA Raccolta asettica delle urine allo scopo di individuare i ceppi batterici presenti nelle urine appena emesse. Materiale: -contenitore e guanti sterili -tamponi e pinze sterili -reniformi -sapone neutro Tecnica nella donna: -accompagnare il malato in bagno ed istruirlo minuziosamente sulla procedura da seguire -invitarlo a lavarsi le mani ed ad indossare guanti sterili -porgergli con una pinza un tampone sterile imbevuto di soluzione disinfettante -invitarlo a passarlo sui genitali dall’avanti all’indietro usando il tampone per un solo passaggio -ripetere l’operazione per almeno tre volte -fornire un tampone sterile per asciugare -far mettere a cavalcioni nel water mantenendo la stazione eretta -porgere il raccoglitore aperto -invitarlo ad urinare lasciando cadere nel water il primo getto di urina -mettere poi il raccoglitore sotto il getto di urina e riempirlo per 2/3 Tecnica per l’uomo: -attuare le stesse modalità della donna poi: -invitare il malato a disinfettare accuratamente il glande, con manovra circolare, partendo dal meato uretrale fino al prepuzio, ripetere per almeno tre volte -continuare con la tecnica descritta nella donna BILANCIO IDRICO È molto importante che l’infermiere tenga sotto controllo quello che è il bilancio idrico di un paziente, per fare questo dovrà tenere conto sia delle entrate che delle uscite del paziente. Monitoraggio delle entrate e delle uscite di liquidi Materiale -foglio per il bilancio idrico -padella o pappagallo -raccoglitore di urina -contenitori calibrati -guanti monouso Pianificazione Controllare che tutto il materiale necessario sia disponibile nella stanza Tecnica -spiegare al paziente l’importanza di effettuare un corretto bilancio idrico -lavare le mani ed osservare il controllo delle infezioni -controllare le entrate del paziente considerando: Liquidi assunti per via orale:acqua,latte succhi,brodi Alimentazione parenterale Liquidi somministrati per via parenterale Terapia endovenosa Cateteri o drenaggi -quantificare le uscite del paziente considerando: urine vomito e feci liquide sondini e drenaggi Cateterismo Vescicale Il cateterismo vescicale è il complesso di manovre strumentali che permette, l’introduzione di cateteri per raggiungere la vescica urinaria, per motivi di tipo diagnostico, terapeutico e preventivo. Cateterismo a scopo diagnostico questo tipo di cauterizzazione viene usato per: - effettuare un prelievo sterile di urina - per determinare l’urina residua in vescica popola minzione - per il controllo della diuresi oraria Cateterismo a scopo terapeutico questo tipo di cauterizzazione viene effettuata per: - irrigazione vescicale: è l’introduzione di una corrente di liquido medicamentoso nella cavità vescicale, viene usata nelle infezioni delle vie urinarie e dopo interventi sulla prostata. - istillazioni vescicali: è l’introduzione di una soluzione concentrata di un medicamento in vescica, tramite una siringa da 20-30 ml. Cateterismo a scopo preventivo questo tipo di cauterizzazione si effettua quando, pur non essendoci i presupposti di indicazione diagnostica o terapeutica, è necessario per prevenire complicanze: - prima di ogni intervento in anestesia generale, per evitate che il paziente perda urina durante l’intervento o che si istauri una ritenzione di urina post-operatoria. - in pazienti che non urinano spontaneamente. - in pazienti totalmente dipendenti ed immobilizzati. GENERALITA' SUI CATETERI Il catetere è uno strumento tubulare cavo di forma, consistenza e calibro vari. Lunghezza la lunghezza dei cateteri è molto varia,e va da 20 centimetri (in genere per la donna) circa ai 40 centimetri (in genere per l’uomo) la lunghezza ha in genere rapporto con il calibro Calibro i cateteri sono numerati da 1 a 30, in riferimento ad una unità detta charrièr che equivale ad 1/3 di mm (il diametro in mm viene individuato dividendo il numero indicato sul catetere ad es: 18 e si divide per 3.) Forma un catetere è composto da tre parti, una parte prossimale a forma svasata detta padiglione, una parte media a forma tubulare a calibro costante e una parte distale o a punta. Le variazioni di forma interessano soprattutto la punta. Consistenza deriva dai vari materiali dei quali i cateteri sono costituiti, in base alla consistenza vengono distinti molli, semirigidi e rigidi. Cateteri molli Sono costituiti di lattice di gomma o di gomma sintetica e sono: - Nelaton un catetere dritto usato nel cateterismo transitorio per qualunque scopo. - Nelaton punta mercier punta inclinata di 30-40°per permettere lo scorrimento del catetere nella parte anteriore dell’uretra. - Nelaton punta tiemann-pasteau ha la punta conica ad oliva con angolazione di 30° consente di superare facilmente eventuali restringimenti dell’uretra (ipertrofia prostatica) - Foley è un catetere dritto che presenta a circa 2-3 cm dall’apice, un palloncino collegato all’esterno, riempiendo il palloncino con fisiologica si permette l’ancoraggio in vescica. - Foley punta mercier rispetto al foley, precedentemente descritto ha la punta un po’ inclinata per facilitare l’introduzione - Foley punta tiesmann-pasteau anche questo, rispetto al foley normale ha la punta ad oliva - Foley a tre vie oltre alla caratteristiche di un normale foley è dotato di una terza via per effettuare irrigazioni continue. - Foley a tre vie con bocca di flauto oltre alla caratteristiche del foley normale a tre vie ha la punta a becco di flauto, è usato in presenza di coaguli nella vescica. Cateteri semirigidi Sono costituiti da un sostegno di seta tessuta rivestito di gomma, o da gomma dura o da materiali sintetici. Questi cateteri sono usati laddove un catetere molle non riesce a superare determinati ostacoli. Sono: - Couvelair è un catetere dritto con punta a becco di flauto - Mercier è un catetere con punta angolata di 30-40° - Tiemann-pasteau catetere con punta conica ad oliva terminale piena e vulcanizzata con un’inclinazione rispetto all’asse di 30° - Dufour ha tre vie e quindi la possibilità di lavaggio vescicole permanente. La punta è a becco di flauto inclinata,ma la caratteristica rilevante è quella di avere un palloncino della capacità di 20-50 ml, che quando viene gonfiato và a riempire il lume della vescica urinaria. È generalmente utilizzato dopo interventi sulla prostata e la vescica, in quanto facilita l’emostasi per l’azione compressiva. CATETERI RIGIDI Sono costituiti da vetro, metallo e materiali sintetici, vengono usati pochissimo, per questo ci limiteremo a dire che prendono la forma di quelli precedentemente descritti. EFFETTUARE UN CATETERISMO Il catarismo deve essere fatto: - almeno da due operatori - bisogna informare il paziente sulla procedura - tutelare la privace Preparazione del materiale - due o tre cateteri sterili di giusta misura - reniforme con tamponi - guanti sterili - soluzione disinfettante - calice per urina e provette(se dobbiamo eseguire esame delle urine) - sacco dei rifiuti - due pinze nel cateterismo maschile - compresse sterili - lubrificante sterile - siringa con fisiologica sterile Esecuzione - paravento o tenda al letto del paziente - la parte superiore coperta da un lenzuolo - una buona posizione soprattutto nella donna facilita l’esecuzione - per gli esami batteriologici si lascia scorrere prima un po’ di urina raccogliendo quella intermedia Esecuzione nella donna: - preparare la paziente in posizione dorsale con il bacino leggermente rialzato, con i piedi al lato a circa 30 cm dai glutei - indossare i guanti sterili (l’operatore che effettua il cateterismo vescicole esegue le manovre in campo completamente sterile) - effettuare la toilette intima, imbevendo i tamponi con soluzione disinfettante - ogni tampone viene usato una sola volta, con una mano si disinfetta mentre con l’altra si aprono le labbra della vagina, disinfettando prima le grandi labbra poi le piccole, l’orifizio uretrale e l’orifizio vaginale - aprire il catetere facendosi aiutare dal secondo operatore che lo porgerà in maniera sterile all’operatore che effettua il cateterismo, agganciare la sacca di raccolta delle urine al catetere. - afferrare il catetere a circa 4 cm dalla punta, lubrificarlo con la pomata apposita. - aprire le labbra e introdurlo nell’uretra fino a quando non vediamo comparire l’urina - gonfiare il palloncino e retrarre leggermente il catetere fino a quando lo sentiremo ben ancorato - rimettere la paziente nella posizione comoda e riordinare il materiale Esecuzione nell’uomo: - preparare il paziente sdraiato sulla schiena, con il bacino rialzato - iniziare la toilette intima - indossare i guanti sterili - ritirare il prepuzio fino dietro la corona del glande - disinfettare il glande con un tampone imbevuto di disinfettante - afferrare il catetere come nella donna e inserirlo nel meato urinario fino a quando non fuoriesce l’urina - gonfiare il palloncino e retrarre il catetere fino a quando non lo sentiamo ancorato - rimettere il paziente nella posizione comoda e riordinare il materiale Compiti Dell'infermiere esecutore e dell'aiutante: - Preparazione oggetti - Informazione al paziente - Posizionare il paziente Dell'infermiere esecutore: - Indossa i guanti sterili - Afferra il catetere - Introduca il catetere - Ritira il palloncino verso il fondo della vescica una volta che è stato gonfiato Dell'infermiere aiutante: - Indossa guanti monouso - Porge il catetere - Riempie il palloncino - Effettua manovre per porre il materiale sterili all’infermiere esecutore RISCHI DEL CATETERISMO I rischi possono essere di carattere settico e traumatico. I rischi settici sono legati da una errata introduzione in vescica che non tenga conto della sterilità, con conseguente introduzione in vescica e in uretra di germi che possono portare ad infezioni di ordine locale. I rischi traumatici sono sempre legati ad una errata manovra che può provocare emorragie uretrali e false strade di introduzione. Feci La defecazione è il processo attraverso cui i prodotti solidi di rifiuto della digestione vengono eliminati. Le feci sono formate per il 25% di solidi e il 75% di liquidi, la parte solida è per la maggior parte costituita da batteri, grassi, proteine e fibre non digerite. Il colore marrone è dovuto alla conversione della Bilirubina in Stercobilina da parte dei batteri intestinali mentre l’odore caratteristico è prodotto dalla decomposizione delle proteine nell’intestino. Giornalmente vengono prodotti da 150 ai 300 gr. di feci. Fattori che influiscono sull’eliminazione intestinale Diete e apporto di liquidi: Residui non digeriti di cibo conferiscono volume alle feci. Il colon ascendente assorbe acqua dal contenuto fecale che passa attraverso l’intestino crasso,quando il corpo avrà bisogno di più liquidi dall’intestino crasso verrà assorbita più acqua, per promuovere una soffice consistenza di feci bisogna assumere dai 1500 ai 200 cc di acqua al giorno. Posizioni del corpo: Seduta o semiseduta poiché permette alla gravità di aiutare rendendo più facile la contrazione dei muscoli. Attività fisica: Per promuovere il tono muscolare e di conseguenza aiutare la peristalsi. Stile di vita: abituare l’intestino allo stesso orario. Manifestazioni di alterazioni della funzione intestinale Costipazione: è l’infrequente e avvolte doloroso passaggio di feci dure e asciutte, in genere un mancato apporto giornaliero di fibre e liquidi possono portare a costipazione, l’anziano ne è predisposto. Fecalomi: accumulo di feci dure allocate o bloccate nel retto, da cui deriva un’incapacità di evacuare volontariamente. In genere si ha fecaloma quando c’è assenza di evacuazioni per più di cinque giorni, seguite da passaggio di feci liquide che non allieva la sensazione di ripienezza. I sintomi sono gonfiore, urgenza di defecare, perdita di appetito e nausea. Diarrea: è caratterizzata da frequenti evacuazioni con aumentata motilità intestinale, che riduce lo stazionamento delle feci nel colon non permettendo così il riassorbimento dell’acqua, determinando una perdita di elettroliti e liquidi. I sintomi sono crampi, urgenza di evacuare, nausea e vomito. Incontinenza fecale: eliminazione involontaria di contenuto intestinale, si verifica nei pazienti con problemi neurologici. Flatulenza: accumulo di gas Distensione: può essere data da troppa flatulenza RACCOLTA DI UN CAMPIONE DI FECI - spiegare al paziente la necessità di eseguire l’esame - se è autonomo inviarlo al bagno dopo avergli procurato una padella - spiegargli di urinare per non contaminare le feci - ritirare la padella e portarla nella vuota, raccogliere con una spadolina il campione di feci - ripulire il tutto RACCOLTA PER RICERCA DI SANGUE OCCULTO Materiale - padella pulita, sterile - guanti monouso - due spatole - asciugamano di carta - test per il sangue occulto Tecnica - scegliere il test (ce ne sono diversi in base alle case farmaceutiche) - indossare i guanti - seguire le indicazioni in base al test prescelto - osservare la reazione il colore blu indica il risultato positivo - documentare sulla cartella tutte le informazioni TAMPONE RETTALE PER COPROCULTURA Questa procedura permette di determinare la presenza di numerose tipologie di microrganismi. - far assumere alla persona la posizione di decupido laterale - mettere il tampone sul porta provette svitare il tappo estraendo il tampone senza toccare i bordi - inserire con delicata rotazione il tampone nell’orifizio anale per circa 2 cm - ruotare delicatamente il tampone contro la mucosa rettale - riporre il tampone nel contenitore e inviare in laboratorio CLISTERI I clisteri evacuativi sono in genere di due tipi a grande e piccolo volume, lo scopo è quello di alleviare la costipazione, eliminare i fecalomi, preparare i pazienti per interventi chirurgici o esami diagnostici. Materiale - contenitore per il clistere e sonda di misura appropriata - guanti monouso - lubrificante - padella Procedura - preparare il paziente e provvedere alla privacy - indossare i guanti - preparare il paziente in decupido laterale sinistro con il ginocchio destro flesso Clistere a grande volume - riempire la sacca del clistere con 1000 cc. di acqua tiepida - lubrificare la sonda e far uscire tutta l’aria - separare i glutei per visualizzare l’ano - chiedere al paziente di fare un respiro ed inserire la sonda - aprire il rubinetto e far fluire lentamente il liquido - rimuovere la sonda delicatamente - chiedere al paziente di trattenere per qualche minuto - accompagnarlo al bagno per evacuare o altrimenti procurargli una padella Clistere a piccolo volume - rimuovere il cappuccio del clistere commerciale ed aggiungere il lubrificante - inserire delicatamente la punta nel retto - schiacciare il contenitore finche la soluzione è finita - continuare come nel clistere a grande volume SONDE RETTALI La sonda rettale è un tubo di plastica che può essere usato per alleviare dolori addominali da flatulenza, si inserisce la sonda per 10 cm e si lascia in sede per 20-30 minuti. RIMOZIONE DEI FECALOMI Materiale - guanti - telo impermeabile - lubrificante - padella Procedura - indossare due paia di guanti - mettere il paziente in decupito laterale sinistro con il ginocchio destro flesso - con l’indice ad uncino togliere le feci con delicatezza fino a svuotamento dell’ampolla rettale - aiutare il paziente nell’igiene intima GESTIONE DELLO STOMA Materiale - sacca pulita e placca - guanti monouso - acqua calda e panni puliti - sacco per il materiale sporco Procedura - garantire la privacy e informare il paziente - indossare i guanti - rimuovere delicatamente la placca con il sacchetto dello stoma - lavare la pelle intorno alla stomia con acqua e sapone incoraggiando il paziente a farlo da solo - risciacquare e asciugare accuratamente la pelle intorno allo stoma - preparare la placca prendere le misure e tagliarla - applicare la placca ed assicurarsi della buona tenuta - applicare la sacca di drenaggio alla placca Espettorato L’espettorato è il prodotto delle secrezioni delle vie respiratorie, l’esame dell’espettorato viene richiesto per eseguire culture e antibiogramma, utili per definire la quantità e la sensibilità dei microrganismi alle terapie farmacologiche. Per l’esame citologico l’espettorato deve essere raccolto per tre volte la mattina e come materiale fresco serve per identificare cellule tumorali. RACCOLTA DI UN CAPIONE DI ESPETTORATO Materiale - contenitore sterile con etichetta - guanti monouso - disinfettante e tamponi - modulistica di richiesta Pianificazione - determinare la capacità del paziente di collaborare - valutare gli elementi base della respirazione Tecnica - spiegare al paziente cosa si sta facendo e illustrargli se collabora la procedura - lavarsi le mani e indossare guanti monouso - far assumere al paziente la posizione seduta - chiedere al paziente di tenere il contenitore dalla parte esterna - chiedere al paziente di tossire de espettorare - chiudere subito il contenitore ESCEATO E TAMPONE FARINGEO Per l’esame della mucosa oro-faringea e delle tonsille si usano tamponi sterili, il campione viene poi analizzato per evidenziare la presenza di microrganismi responsabili di patologie. Prelevare un tampone nasale e faringeo Materiale - guanti monouso - due provette con tamponi culturali - torcia - abbassalingua - speculum - etichette Pianificazione - mettere il paziente in posizione seduta - aprire le provette e riporle su un telo sterile Tecnica - lavare le mani e indossare i guanti: per il tampone faringeo: - chiedere al paziente di inclinare indietro la testa, aprire la bocca ed estendere la lingua - usare la torcia per illuminare il faringe ed abbassare la lingua con una spatola - inserire un tampone in gola senza toccare le pareti della bocca - appoggiare il tampone sulle tonsille e ritrarlo subito - schiacciare il tampone nel terreno di cultura per il tampone nasale: - chiedere al paziente di soffiarsi il naso - inserire dolcemente lo speculum nelle narici - inserire il tampone attraverso lo speculum - inserire poi il tampone nel terreno di cultura - ripetere la procedura per l’altra narice Assistenza al paziente con emesi (vomito) L'assistenza al paziente che vomita ha lo scopo di evitare l’inalazione del contenuto gastrico e le recidive complicazioni. Materiale occorrente - carrello a due piani - biancheria da letto pulita - cerata e traversa - occorrente per la pulizia del cavo orale - bottiglia di acqua fresca - un bicchiere - bacinelle reniformi Tecnica Malato cosciente: - rassicurare il malato ed aiutarlo a sporgersi dal letto - sostenergli la fronte con la mano mentre con l’altra teniamo la bacinella reniforme - far riassumere al malato la posizione abituale, si riempie il bicchiere di acqua facendogli sciacquare la bocca - fargli lavare il viso e le mani - cambiare la biancheria dove fosse necessario - osservare accuratamente le caratteristiche del vomito, valutarne la quantità e conservarlo per visione se se ne ravvisa la necessità - controllare polso, respiro e pressione al paziente - non somministrare alimenti per almeno due ore Malato non cosciente: - sistemare cerata e traversa in modo da coprire una spalla e parte del torace - ruotargli la testa da quel lato - porre la bacinella reniforme il più vicino possibile alla bocca del malato - mantenere la testa girata da un lato - pulire il cavo orale Farmaci Un farmaco rappresenta una sostanza somministrata per la diagnosi, la cura, il trattamento, l’analgesia e la prevenzioni di una patologia. L’indicazione scritta di un farmaco si dice prescrizione un farmaco può essere rappresentato con quattro nomi diversi: - Il nome generico viene attribuito prima di quello ufficiale - Il nome ufficiale rappresenta il nominativo sotto il quale il farmaco viene inserito nella lista di una delle pubblicazioni ufficiali (prontuario farmaceutico) - Il nome chimico rappresenta il termine riconoscibile dal farmacista ed è quello del principio attivo - Il nome commerciale rappresenta il termine attribuito dal produttore. LA TERAPIA La terapia è l’atto compiuto dal personale preposto alla somministrazione dei medicamenti con l’intento di modificare determinati parametri biochimici. La somministrazione dei farmaci è responsabilità dell’infermiere che deve sapere: - quali sono le sue competenze - riconoscere i limiti delle proprie conoscenze Per la somministrazione dei farmaci vengono presi in considerazione: - fattori interni (peso, allergia) - fattori esterni (dose, frequenza, vie di somministrazione) - fattori ereditari La terapia farmacologica può essere considerata in base: - al meccanismo di azione - al luogo di azione - alla natura dell’agente terapeutico L’infermiere è inoltre responsabile: - dell’ordinazione dei farmaci negli appositi moduli - di riceverli all’arrivo dalla farmacia - della manutenzione dei farmaci in giacenza Per non commettere errori l’infermiere dovrebbe tenere in considerazione sempre l'impropriamente detta "regola delle 7 G": - Giusta prescrizione - Giusto farmaco - Giusta dose - Giusta persona - Giusto orario - Giusta via di somministrazione - Giusta registrazione Le vie di somministrazione si dividono in: 1) Via enterale: - sublinguale - orale - rettale 2) Via parenterale: - intramuscolare - sottocutanea - intradermica - endovenosa 3) Via topica: - cute - mucosa 4) Via respiratoria: - inalazioni PRESCRIZIONI MEDICHE Il medico, di solito determina il bisogno farmacologico del paziente e prescrive le medicine, le prescrizioni mediche sono di quattro tipi: - Prescrizione urgente indica che il farmaco è da somministrare immediatamente e solo per una volta - Somministrazione singola deve essere data solo per una volta ed ad un orario specifico - Prescrizione permanenete può o meno presentare una data di sospensione - Prescrizione al bisogno permette all’infermiere di somministrare un farmaco in base alla valutazione sul bisogno del paziente. Componenti essenziali della prescrizione medica: - Nome e cognome completo del paziente - Data e ora della richiesta - Nome del farmaco da somministrare - Dosaggio del farmaco - Via di somministrazione - Frequenza di somministrazione - Firma dell’operatore che prescrive Sistemi di misura: Sistema metrico decimale Il sistema metrico decimale rappresenta il sistema previsto dalla legge nella maggior parte dei paesi europei. È organizzato in unità di 10, le unità di base possono essere divise o moltiplicate per 10 per formare unità secondarie, i multipli sono calcolati spostando il punto decimale verso destra e sottomultipli verso sinistra. ALCOLO DEL DOSAGGIO DI UN FARMACO Per calcolare il numero di compresse da somministrare in relazione al bisogno prescritto si può usare la seguente formula: D/H=X Dove: D= dose desiderata H= dose a disposizione X= dose da somministrare Per calcolare la dose di un farmaco soluto in liquido è consigliabile impostare le seguenti proporzioni: H:V=D:X Dove: H= dose a disposizione V= volume di soluzione nella quale è disciolta la dose D= dose desiderata o prescritta X= volume di soluzione da somministrare ABBREVIAZIONI Cp= compressa Cps= capsula Gtt= gocce Fl= fiala Flac= flacone os= orale Im= intramuscolo Ev= endovena Sc= sottocute Id= intradermica So= se occorre Ab= al bisogno SISTEMA DI DISTRIBUZIONE DEI FARMACI Carrello della terapia: il carrello della terapia e provvisto di ruote e di cassetti per permettere la conservazione dei medicinali per la terapia. Medicheria: a seconda della struttura una medicheria può essere utilizzata per una molteplicità di scopi nella medicheria si conservano i medicinali le sostanze stupefacenti e i farmaci d’urgenza. Sistemi compiuterizzati: automatizza la gestione e la distribuzione dei farmaci. Vie di somministrazione: Orale Somministrazione di farmaci per via enterale orale Introduzione nell’organismo di sostanze terapeutiche di diversa forma (solida, in polvere, liquida) attraverso il cavo orale perché possano essere assorbite in diversi tratti dell’apparato gastrointestinale. Tale modalità di somministrazione viene preferibilmente usata con persone collaboranti. I farmaci per la somministrazione orale sono preparati in forma solida e liquida, tra i preparati solidi troviamo compresse, capsule, confetti, perle, granuli, pillole e polveri. Le compresse sono il risultato della compressione del principio attivo e degli eccipienti, possono presentarsi con forme dimensioni e colorazioni diverse. Le compresse possono essere classificate in base alla modalità di rilascio del principio attivo, possono essere ad azione immediata ad azione prolungata, a rilascio controllato e a rilascio modificato. L’assunzione può avvenire: - A stomaco vuoto (1 ora prima o 3 ore dopo il pasto). - A stomaco pieno (durante o immediatamente dopo il pasto) - Prima del pasto (circa 30 minuti prima) - Dopo il pasto (circa 30 minuti prima) Materiale Carrello. Farmaci prescritti nelle confezioni originali. Sfigmomanometro e fonendoscopio. Presidi per la somministrazione (bicchieri, misurini, garze). Bottiglia d’acqua. Presidi per tagliare o triturare compresse. Sacchetto per rifiuti. Atti pre-procedura - Preparare scheda terapia controllando: dati anagrafici, orario di somministrazione, via di somministrazione, validità prescrizione, eventuali precauzioni. - Preparare materiale - Lavare le mani - Identificare la persona confrontando i suoi dati con la scheda di terapia - Spiegare al paziente fasi e motivazioni della procedura - Valutare grado di collaborazione del paziente - Far assumere alla persona la posizione più confortevole (semi Fowler, seduta, ortostatica) Procedura 1. Controllare: - pressione arteriosa e frequenza cardiaca (se necessario) per somministrazione capsule, compresse, confetti. - temperatura (se necessario) e agitare la soluzione (se indicato) per somministrazione sciroppi, emulsioni, sospensioni. - temperatura (se necessario) per somministrazione gocce. 2. Preparare il farmaco nell’apposito presidio controllando la dose. 3. Invitare il paziente ad assumere il farmaco o aiutarlo nell'operazione. 4. Far assumere qualche sorso d’acqua per facilitare la deglutizione. 5. Verificare l’avvenuta deglutizione 6. Controllare le condizioni del paziente e verificare la comparsa di effetti indesiderati. Atti post-procedura Lavare le mani o antisepsi alcolica tra una somministrazione e l’altra. Registrare e firmare avvenuta somministrazione sulla scheda di terapia Riordinare il carrello e riporre i farmaci. Vie di somministrazione: Transcutanea Questo atto consiste nell’applicazione sulla cute di prodotti farmaceutici sotto forma di cerotti, pomate, schiume o lozioni. Nell’assorbimento dei principi attivi la cute si comporta come tutte le membrane cellulari tenendo presente che questi penetrano con una velocità proporzionale al coefficiente di partizione grasso-acqua del preparato farmaceutico. Un particolare sistema per la somministrazione di un farmaco dermatologico è il cerotto transdermico questi cerotti erogano farmaci ad azione sostenuta attraverso delle membrane contenenti il farmaco e uno strato adesivo. Vengono applicati su di una zona glabra (priva di peli) e pulita non soggetta ad eccessivo movimento. SISTEMI TERAPEUTICI TRANSDERMICI Il rilascio del principio attivo segue la legge di Fick e l'assorbimento attraverso la pelle dipende da: - Caratteristiche chimico-fisiche del farmaco - Solubilità - Caratteristiche di ripartizione - Grado di ionizzazione - Reciproche interazioni tra veicolo/pelle/principio attivo - Condizioni della pelle al sito di applicazione (spessore, idratazione, ecc..) Vantaggi della somministrazione transdermica - Controllo di dose, tempo di contatto e area di applicazione non ottenibili con preparazioni semisolide - Dosi giornaliere inferiori - Riduzione frequenza somministrazioni - Aumento compliance del paziente e grado di accettazione della terapia - Sospensione della somministrazione per semplice rimozione del “patch” Limitazioni della somministrazione transdermica - Limitata a molecole potenti - Dose giornaliera minore o uguale a 10-50 mg - Il rapporto efficacia del farmaco/costi, non sempre è giustificato. Metodi di promozione dell'assorbimento transdermico Ionoforesi La differenza di potenziale attraverso la pelle costituisce una spinta al trasporto in aggiunta al flusso passivo di un soluto guidato da un gradiente di concentrazione. Una tecnica noninvasiva con l’applicazione di una piccola corrente elettrica < style="font-style: italic;">Vantaggi della ionoforesi nel rilascio di farmaci attraverso la pelle: - Tutti i vantaggi della somministrazione transdermica passiva - Applicabile ad un più ampio range di farmaci, inclusi alcuni peptidi e proteine - Rilascio accurato e controllato – “si accende e si spegne” al bisogno - Indolore, sicuro, discreto – compatibile con vari stili di vita - Rilascio rapido del farmaco per mimare un’iniezione o lento per mimare un’infusione e.v. Applicazioni d'esempio: - Lidocaina, per anestesia locale - Fentanile, per il rilascio di un analgesico - Glucowatch Biographer (Cygnus, Inc.), per monitoraggio livelli di glucosio in diabetici. Ultrasuoni Sonoforesi: Promozione dell’assorbimento cutaneo mediante ultrasuoni. La permeabilizzazione della pelle indotta dagli US non è un fenomeno uniforme. Alcune aree della pelle sembrano più suscettibili di altre agli effetti di cavitazione. La promozione dipende dall’intensità, dalla soglia di energia richiesta, dalla frequenza, etc. Tra gli effetti collaterali, sono stati riscontrati disorganizzazione lipidi nello strato corneo, perturbazione della cheratina, riscaldamento della zona interessata. Microaghi Microporazione mediante microaghi con perforazione meccanica o fisica dello strato corneo. La microfabbricazione assicura che gli aghi (pieni o cavi) penetrino solo ad una minima profondità, minimizzando la percezione nel paziente. Powderject Somministrazione indolore di vaccini attraverso la pelle, senza aghi, sotto forma di polvere secca di particelle microscopiche. Le particelle di vaccino sono accelerate ad alta velocità dentro un jet di elio generato da un sistema manuale e “sparate” nella pelle. Nuove formulazioni liposomi o altri carriers/elementi direzionanti, o promotori chimici PROCEDURA PER L'APPLICAZIONE DI CEROTTI TRANSDERMICI Materiale - Vassoio - Cerotto in confezione integra - Materiale per tricotomia (se occorre) - Garze pulite - Prodotto per eliminare residui di colla sulla pelle Atti pre-procedura - Preparare scheda di terapia - Preparare materiale - Lavare le mani - Identificare la persona e confrontare i sui dati con quelli della scheda - Garantire la privacy del paziente - Spiegare fasi e motivazioni della procedura al paziente, valutandone la collaborazione - Valutare le caratteristiche della sede di applicazione - Rilevare parametri vitali se applicato un cerotto ad azione cardiocircolatoria. Procedura - Chiedere al paziente l'ubicazione della precedente applicazione - Pulire i residui di colla con olio - Identificare zona di applicazione del cerotto evitando l'applicazione sempre nella stessa zona - Applicare il cerotto - Controllare il paziente ed verificare eventuale comparsa di effetti avversi. Atti post-procedura - Smaltire il materiale monouso - Lavare le mani - Registrare ora somministrazione, firmando l'avvenuta esecuzione - Annotare ora di rimozione del cerotto PROCEDURA PER L'APPLICAZIONE DI POMATE E LOZIONI Materiale - Vassoio - Farmaci prescritti (es: unguento, pasta, gel, ecc..) - Spatola o abbassalingua monouso (se occorre) - Guanti monouso - Garze pulite - Forbici - Materiale per fasciatura o medicazione occlusiva - Sacchetto per rifiuti Atti pre-procedura - Preparare scheda di terapia - preparare materiale - lavare le mani - identificare la persona e confrontare i sui dati con quelli della scheda - garantire la privacy del paziente - spiegare fasi e motivazioni della procedura al paziente, valutandone la collaborazione - Far assumere al paziente la posizione più idonea rispetto alla sede di applicazione - Valutare le caratteristiche della sede di applicazione Procedura - Scoprire la parte su cui applicare il farmaco rimuovendo eventuale precedente medicazione - Indossare i guanti - Detergere la pelle e pulire da residui di cerotto o pasta - Versare sulle dita o sulla spatola il quantitativo necessario a coprire la zona di applicazione - Applicare il farmaco sulla cute - Effettuare un delicato massaggio per incentivare l'assorbimento (per creme) - Lasciare la zona scoperta o procedere a medicazione occlusiva - Controllare il paziente ed verificare eventuale comparsa di effetti avversi. Atti post-procedura - Smaltire il materiale monouso - Lavare le mani - Registrare ora somministrazione, firmando l'avvenuta esecuzione