Accoglienza dell`utente GLI OBIETTIVI SPECIFICI

Accoglienza dell’utente
GLI OBIETTIVI SPECIFICI INFERMIERISTICA CLINICA sono la metodologia del Nursing e
relazione d’aiuto per individuare e soddisfare i bisogni fondamentali della persona
sana e malata.
ACCOGLIENZA DELL’UTENTE NELLE STRUTTURE DEL SERVIZIO SANITARIO
Il ricovero d'urgenza o d'emergenza
E' deciso dal medico del Pronto Soccorso.
La risposta all'emergenza sanitaria è assicurata sul Territorio dal Servizio 118 ed in Ospedale
dal D.E.A. (Dipartimento di Emergenza ed Accettazione), tramite il Pronto Soccorso e la
Medicina e Chirurgia d'Urgenza.
Sono garantiti gli interventi di diagnosi e di terapia di emergenza; il primo accertamento
diagnostico, clinico, strumentale e di laboratorio nonché gli interventi di emergenza medico
- chirurgici.
L'accesso urgente presso il Pronto Soccorso dell' Ospedale viene attivato in vari modi:
- telefonando al 118 per richiedere l'intervento di un'ambulanza
- giungendo direttamente con mezzi propri al Pronto Soccorso
- su proposta del Medico Curante.
Codici del Triage:
- Codice rosso
imminente pericolo di vita, il pronto soccorso si ferma e riceve immediatamente l'utente.
arresti cardiaci, gravi politraumi (in genere incidenti stradali importanti ,o infortuni gravi sul
lavoro); stati di shock; gravi emorragie; ogni altra situazione di 'imminente pericolo di vita'.
- Codice giallo
non c'è imminente pericolo di vita ma la situazione è grave; tempo di attesa di norma non
superiore a 10 minuti
compromissioni parziali e in via di probabile peggioramento, comunque non ancora gravi,
delle condizioni dell'apparato respiratorio e circolatorio; incidenti personali di notevole
entità; febbri elevate di natura da determinare; (stati nei quali un individuo deve comunque
accedere entro 10 minuti ai locali di trattamento.)
- Codice verde
urgente, tempo di attesa stimato, entro le due ore
l'esempio riportato del piccolo trauma è emblematico, così come stati febbrili di modesta
entità; situazioni di dolorabilità importante (cefalee); lussazioni e distorsioni delle
articolazioni; problemi vari ma non compromettenti le condizioni generali a carico dei vari
apparati e organi.
- Codice bianco
nessuna urgenza, tempo di attesa indefinito.
la prestazione NON è di pertinenza del pronto soccorso. Un esempio: da due mesi avete mal
di schiena? Non è al pronto soccorso che ci si deve recare, ma dal proprio medico
Il ricovero programmato o ordinario
E' deciso dal medico che effettua la visita medica ambulatoriale su proposta dal medico di
famiglia o da uno specialista.
Il ricovero è subordinato alla consulenza ambulatoriale da parte del Medico Ospedaliero.
Pertanto il Paziente non passa dal Pronto Soccorso e va direttamente al Reparto dove il
personale provvede alla pratica amministrativa.
Il ricovero in Day hospital - Day surgery (ordinario a ciclo diurno)
E' deciso dal medico responsabile del Day Hospital o Day Surgery su proposta del medico di
famiglia o dello specialista.
Consiste in un ricovero di durata inferiore ad una giornata. Si accede a questa forma di
assistenza su indicazione del Medico Ospedaliero e/o con l'impegnativa del Medico di
Famiglia.
Il soggetto interessato deve presentare tale proposta al Medico del Reparto di destinazione,
il quale effettua l'inserimento nell'apposita lista dei ricoveri programmati in Day-Hospital.
Questa tipologia di attività è rivolta al Paziente che non necessita di una prolungata
degenza, ma solo di:
- accertamenti diagnostici o trattamenti terapeutici complessi;
- interventi chirurgici che per tipologia e condizioni del Paziente stesso, possono essere
effettuati in un solo giorno.
Ambulatorio o ricovero ambulatoriale
percorso diagnostico completo e programmato, caratterizzato da prestazioni ambulatoriali.
All’utente, la possibilità di eseguire presso una struttura ospedaliera o poliambulatoriale gli
esami specifici per una determinata patologia sotto il coordinamento di un medico
specialista referente.
Valutazione Globale della persona (olismo)
Visita medica
Insieme degli atti eseguiti dal medico durante l’incontro con il paziente.
Tappe fondamentali della corretta visita medica sono:
- accoglienza
- descrizione dei sintomi (in relazione all’anamnesi familiare, fisiologica, remota, lavorativa
e dei fattori di rischio)
- esame obiettivo (per la raccolta dei segni di malattia e dei dati strumentali come la
pressione arteriosa)
- sintesi diagnostica
- prescrizione della terapia.
Fondamentale è la capacità del medico di comunicare in modo semplice gli aspetti essenziali
della malattia, la prognosi e la terapia consigliata. La visita dovrebbe concludersi con un
congedo che esprima rassicurazione e disponibilità.
Visita infermieristica
La serie di incontri tra infermiere e utente che hanno lo scopo di programmare e aggiornare
il percorso assistenziale e di coinvolgere attivamente l’utente in tale processo.
Questi incontri sono realizzati:
- in modo sistematico
- a scadenze programmate
- attraverso la forma del colloquio.
Igiene
CONCETTO DI DISINFEZIONE
pratica rivolta alla distruzione di un germe specifico o in generale di tutti i germi patogeni
(non necessariamente degli sporigeni) presenti in un determinato sito. In generale si ottiene
mediante l'impiego di sostanze chimiche dette disinfettanti.
CONCETTO DI DISINFESTAZIONE
pratica di distruzione di ectoparassiti o altre specie (topi, ratti) veicolo di malattie
infettive.
CONCETTO DI STERILIZZAZIONE
metodica finalizzata alla distruzione di tutti gli esseri viventi, patogeni e non, presenti su un
determinato substrato. Si ottiene con mezzi chimici ma soprattutto fisici (calore, raggi
gamma).
In base alla sterilizzazione i prodotti hanno scadenze diverse. Mezzi di sterilizzazione
ammessi:
METODI FISICI
- Calore secco
(aria calda, flambaggio e incenerimento)
- Calore umido
(acqua bollente, vapore saturo fluente, vapore saturo sotto pressione, autoclave)
- Radiazioni ionizzanti
(raggi gamma)
METODI CHIMICI
- Ossido di Etilene (non si trova in H di solito)
- Glutaraldeide
CONCETTO DI ANTISEPSI O BATTERIOSTASI
Prevenzione delle infezioni attuata con l’inibizione della crescita dei microrganismi.
CONCETTO DI ASEPSI
Stato di assenza di infezioni e di qualsiasi microrganismo sia patogeno che saprofita.
CONCETTO DI LAVAGGIO DELLE MANI.
Il lavaggio delle mani è considerata la misura di prevenzione più importante nel controllo
delle infezioni ospedaliere. Questa procedura ha lo scopo di ridurre il numero di batteri
residenti e transitori delle mani e previene il passaggio di microrganismi dall’ambiente
ospedaliero al paziente e dal paziente al personale ospedaliero.
Lavaggio sociale
non richiede l’utilizzo di sostanze antisettiche, si raccomanda quindi l’utilizzo di detergenti
liquidi (a pH 5,5 senza coloranti, profumi e conservanti) erogati da dispenser Eseguire un
vigoroso sfregamento di tutte le superfici insaponate della mano per almeno 10 secondi,
seguito dal risciacquo sotto il getto dell’acqua
Lavaggio antisettico
Bagnare mani e polsi, versare 5ml di soluzione antisettica azionando con il gomito
l’erogatore e insaponarsi omogeneamente. Frizionare per 30-60 secondi asciugare molto
bene con salvietta monouso
Mobilizzazione
La mobilità, la capacità di muoversi liberamente nell’ambiente, è fondamentale per
una vita normale
L'autonomia è la capacità di un individuo di svolgere le attività di vita quotidiana,
l’attività lavorativa e le mansioni legate al proprio lavoro
ADDUZIONE
muovere un’articolazione verso la linea mediana del corpo
ABDUZIONE
muovere un’articolazione allontanandola dalla linea mediana del corpo
ROTAZIONE INTERNA
ruotare un’articolazione intorno al suo asse, verso la linea mediana del corpo
ROTAZIONE ESTERNA
ruotare un’articolazione intorno al suo asse allontanandola dalla linea mediana del corpo
FLESSIONE
diminuire l’angolo tra due ossa
ESTENSIONE
raddrizzare un’articolazione
IPERESTENSIONE
muovere un’articolazione oltre la normale estensione
SUPINAZIONE
ruotare il corpo o una sua parte in modo che sia rivolto/a verso l’alto
PRONAZIONE
ruotare il corpo o una sua parte in modo che sia rivolto/a verso il basso
CIRCONDUZIONE
muovere una parte del corpo con movimento circolare
INVERSIONE
ruotare i piedi verso l’interno
EVERSIONE
ruotare i piedi verso l’esterno
OPPOSIZIONE
toccare con il pollice un altro dito della mano
Posizioni del Malato nel Letto
-Posizione supina
Distesa sulla schiena con le gambe allungate. Occorre sostenere le curvature lombari.
- Posizione prona
Distesa sull’addome con il viso girato su un lato. Occorre sostenere le curvature lombari.
- Posizione laterale
Distesa sul fianco. Gambe leggermente flesse, maggiormente l’arto sovrastante l’altro.
- Posizione semiprona (Sims)
Posizione intermedia tra prona e laterale.
- Posizione ortopnoica (seduta)
Seduta con la parte superiore del torace sollevata da supina a 60-90 gradi.
- Posizione semiortopnoica (Fowler)
Testa e tronco alzati di 46-60 gradi.
- Posizione di Trendelemburg
Posizione supina su piano inclinato di 25° con eremita inferiori in alto.
- Posizione di AntiTrendelemburg
Posizione supina su piano inclinato di 25° con eremita superiori in alto.
Mobilizzazione e Deambulazione
MODALITA' COMPORTAMENTALI DELL’OPERATORE
GENERALI
- evitare di flettere la schiena, utilizzando la flessione delle ginocchia.
- ampliare la base di appoggio, e quindi le condizioni di equilibrio, allargando e flettendo le
gambe , in senso trasversale o longitudinale a seconda della direzione dello spostamento.
Nel caso di trasferimenti o spostamenti al letto del paziente, appoggiare un ginocchio sul
letto.
- avvicinarsi il più possibile al paziente da spostare.
- garantire una buona presa del paziente (presa crociata, sottoscapolare, zona cavo
popliteo), eventualmente con uso di ausili tipo cintura ergonomica, prima di iniziare
qualsiasi operazione di movimentazione.
- durante la mobilizzazione impartire le indicazioni con parole, frasi e gesti semplici.
UTILIZZO DELLA CARROZZINA
- posizionare la carrozzina nel modo più congruo rispetto al movimento da fare.
- controllare che sia ben frenata.
- rimuovere gli elementi ingombranti (bracciolo, pedana poggiapiedi).
UTILIZZO DEL LETTO
- controllare che le ruote del letto siano frenate
- regolare l’altezza del letto articolato in maniera adeguata alla statura dell’operatore ed
alla manovra da effettuare.
TRASFERIMENTO IN BASE AL PAZIENTE
Le metodiche di trasferimento possono variare in relazione all’entità e alla tipologia della
disabilità del paziente:
- PAZIENTE NON COLLABORANTE
Il paziente non può aiutare il movimento ne con gli arti superiori ne con gli arti inferiori
(es.: Anziano allettato, paziente in anestesia generale, in coma, paziente che oppone
resistenza alla mobilizzazione, ecc.).
- PAZIENTE PARZIALMENTE COLLABORANTE:
Il paziente può sfruttare una residua capacità di movimento (es.: emiplegico, paraplegico,
paziente in fase di recupero funzionale, ecc.).
POSIZIONAMENTO NEL LETTO DEL PAZIENTE NON COLLABORANTE
INTERVENTI:
- Adeguamento del letto regolabile
- Uso di teli per lo scorrimento
- Manovra manuale
- Uso del sollevatore se necessario (es. per rifacimento del letto occupato).
Manovra manuale di rotazione in decubito laterale del paziente
La manovra è eseguita da un operatore.
1- Posizionamento del paziente con le gambe incrociate, il braccio più vicino all’operatore
abdotto e l’altro sull’addome.
Il paziente è in posizione supina, con la gamba più distante, rispetto alla posizione
dell’operatore, accavallata sull’altra; l’operatore, posto dal lato verso il quale avviene la
rotazione, effettua la presa a livello del bacino e della scapola (dietro la spalla).
2- Rotazione del paziente
L'operatore ruota il paziente, controbilanciandone il peso con il peso del proprio corpo.
Manovra manuale di spostamento verso il cuscino
Necessari due operatori.
1– far sedere il paziente
Gli operatori, posti ai lati del paziente, appoggiano il dorso della mano caudale dietro la
spalla del paziente, facendola passare sotto la sua ascella e appoggiano la mano craniale
sul letto. Sollevano il paziente facendo forza sugli arti inferiori e sul braccio craniale
2– spostare il paziente verso il cuscino.
Gli operatori, posti ai lati del paziente, appoggiano un ginocchio sul letto, dietro il suo
bacino. Mettono il paziente a braccia “conserte”. Effettuano la “presa crociata” afferrando
saldamente con una mano entrambi gli arti superiori. Con l’altra mano effettuano la presa
sotto la coscia. Sollevano e spostano il paziente verso il cuscino.
SPOSTAMENTO DA LETTO A CARROZZINA DI PAZIENTE NON COLLABORANTE
INTERVENTI:
- Adeguamento del letto regolabile.
- Utilizzo del sollevatore.
- Manovra manuale solo se il piano assistenziale lo prevede.
Con sollevatore
necessari due operatori.
1– aggancio dell’imbragatura.
Il braccio del sollevatore viene abbassato. Devono essere agganciate prima le spalle
dell’imbragatura e, in un secondo momento, le fasce che passano sotto gli arti inferiori
2– posizionamento del paziente in carrozzina.
Il paziente deve essere mantenuto in posizione semi-orizzontale prima di essere spostato
verso la carrozzina; il cambio postura avviene in prossimità della carrozzina, abbassando
prima il braccio mobile del sollevatore e poi azionando il meccanismo a leva.
3– sgancio dell’imbragatura.
Il braccio mobile del sollevatore viene abbassato. Prima vengono spostate le fasce sotto le
cosce e poi viene rimossa l’imbragatura stessa.
Manovra manuale
necessari due operatori.
1- far sedere il paziente
2- far sedere il paziente con le gambe fuori dal letto
Il primo operatore afferra da dietro, con presa avvolgente, le spalle e il bacino del
paziente, mentre il secondo operatore, posto lateralmente al paziente, ne afferra le
gambe. Muovendosi in sincronia, effettuano una rotazione del paziente di 90°,
posizionandolo seduto sul bordo del letto.
3- trasferimento verso la carrozzina.
I due operatori effettuano la “presa a sgabello”: dopo aver messo il paziente a braccia
conserte, effettuano la presa crociata, appoggiando un ginocchio sul letto; afferrano da
sotto, con la mano libera, le ginocchia del paziente e, sollevandolo di peso, con movimento
in sincronia, lo trasferiscono sulla carrozzina. La carrozzina deve essere posizionata, ben
frenata, non troppo vicina al letto.
SPOSTAMENTO DA LETTO A BARELLA DEL PAZIENTE NON COLLABORANTE
INTERVENTI:
- Adeguamento del letto regolabile a tre sezioni e in altezza
- Utilizzo teli ad alto scorrimento
- Manovra manuale.
Manovra manuale
necessari tre operatori.
1- spostamento del paziente al bordo del letto
la barella viene posizionata, ben frenata, nello spazio in fondo al letto. I tre operatori,
tutti dallo stesso lato del paziente, posizionano le mani rispettivamente sotto le spalle,
sotto il bacino e a livello delle ginocchia del paziente che viene spostato al bordo del letto
con un movimento in sincronia.
2- trasferimento verso la barella. gli operatori, con movimento in sincronia, effettuano il
trasferimento del paziente sulla barella.
PAZIENTE PARZIALMENTE COLLABORANTE
La movimentazione di ospiti in grado di collaborare da un punto di vista motorio può essere
effettuata da un unico operatore se il piano assistenziale lo prevede, negli altri casi deve
essere
effettuata da due operatori.
E' INDISPENSABILE CHE IL PAZIENTE VENGA SOLLECITATO AD IMPIEGARE LE RESIDUE
CAPACITA' MOTORIE , RICHIEDENDONE LA COLLABORAZIONE ED IMPARTENDO CHIARI E
PRECISI COMANDI VERBALI.
Lesioni da Decubito
Definizione:
Lesione tissutale ad evoluzione necrotica.
Eziologia:
Pressione, stiramento, sfregamento, umidità
Stadi:
- STADIO PRIMO
eritema della pelle persistente e cute integra
- STADIO SECONDO
ferita a spessore parziale che coinvolge l’epidermide e/o il Derma. L’ulcera è superficiale;
ha l’apparenza di una vescicola
- STADIO TERZO
ferita a tutto spessore che implica il danno o necrosi del tessuto connettivo, che si può
estendere fino alla fascia ma senza attraversarla. L’ulcera si presenta clinicamente come
una profonda cavità che può o non può essere sottominata
- STADIO QUARTO
ferita a tutto spessore con estesa distruzione dei tessuti, necrosi o danni ai muscoli, ossa o
strutture di supporto (es. tendini, capsula articolare ecc…)
Prevenzione
Primo obiettivo dell’intervento preventivo è l’identificazione dei pazienti a rischio di
contrarre lesioni da decubito. Si definisce paziente a rischio quel soggetto che , a causa di
fattori generali o locali legati ad una patologia o ad una complicanza di questa, ha maggiori
possibilità di contrarre lesioni da decubito e che quindi necessita di un piano assistenziale
mirato.
I pazienti a rischio sono:
- anziani:
maggiormente gli ultrasettantenni, sia per le modificazioni della cute legate
all’invecchiamento che per le condizioni generali spesso compromesse ;
- mielolesi:
per la riduzione della sensibilità;
- miastenici:
per la diminuzione della forza di contrazione muscolare e per l'astenia che porta il soggetto
a muoversi poco ed a mantenere a lungo la stessa posizione;
- affetti da sclerosi multipla:
per la presenza di spasticità e parestesie;
- pazienti oncologici, affetti da A.I.D.S.:
perchè immunodepressi;
- in stato di coma:
per immobilità assoluta
- neurolesi:
(pazienti emiplegici, paraplegici, tetraplegici), per i diversi gradi di immobilità;
- diabetici:
per danni al microcircolo ed alla sensibilità;
- portatori di apparecchi gessati:
per compressione degli apparecchi gessati sulle prominenze ossee;
- politraumatizzati:
per limitata mobilità e per compromissione dello stato generale.
Rilevazione dei parametri Vitali: Temperatura
Temperatura corporea
Premessa
La temperatura corporea rappresenta l`equilibrio tra il calore prodotto dal corpo ed il
calore perso dallo stesso.
La temperatura corporea è mantenuta costante dai centri termoregolatori ipotalamici che,
stimolati da impulsi provenienti dalla cute e dal sangue, mettono in atto una serie di
risposte tese a mantenere la omeotermia.
Nella variazione ipertermica
L’organismo tende a favorire la dispersione del calore:
-vasodilatazione cutanea
-sudorazione
-tachipnea
-tachicardia
Nella variazione ipotermica
L’organismo tende ad evitare la dispersione del calore e a produrre maggior calore:
-vasocostrizione cutanea
-aumento dei processi metabolici (adrenalina e tiroxina)
-intensa attività muscolare involontaria con brivido e tremore.
FEBBRE
Una qualsiasi variazione dei valori normali di temperatura corporea.
MISURAZIONE
Il termometro clinico è graduato da 35° C a 42° C perché queste sono le massime escursioni
possibili della temperatura corporea; ogni grado è suddiviso in 10 frazioni.
Il termometro clinico comune è quello a mercurio: il mercurio a contatto con la superficie
corporea si dilata, sale lungo il capillare e si ferma quando è raggiunta la temperatura
massima che viene letta direttamente. Il mercurio conserva la sua dilatazione fino a quando
non la si fa scendere forzatamente.
Oggi esistono termometri elettronici basati sulla presenza di una membrana in grado di
misurare i raggi infrarossi emessi dal timpano e dai tessuti circostanti. La temperatura
auricolare rilevata in questo modo riflette la reale temperatura interna corporea in quanto il
timpano condivide i vasi sanguigni con il centro di controllo della temperatura situato
nell’ipotalamo.
La temperatura può essere rilevata a livello:
-ascellare o inguinale, normale tra 36° C e 37° C, con termometro a mercurio;
-orale o rettale, normale fino a 37.5° C, con termometro a mercurio;
-auricolare, normale fino a 37.5° C, con termometro a membrana;
-ogni punto della superficie corporea, normale fino a 37° C, con apparecchi specifici
chiamati termografi.
Variazioni fisiologiche della temperatura:
-ritmo del sonno e della veglia (ritmo nictemerale), con valori minimi nel primo mattino e
massimi nel tardo pomeriggio;
-esercizio o sforzo fisico
-età
Curva termica e tipi di febbre (1)
La curva termica riporta in un grafico la temperatura misurata ogni 3 o 4 ore nel corso delle
24 ore per diversi giorni: in ordinata la temperatura e in ascissa il tempo.
Possiamo considerare 6 tipi di curve termiche:
1) Febbre continua:
la t. è sempre superiore ai 37° C nell’arco delle 24 ore e per diversi giorni e le oscillazioni
non sono superiori a 1° C (es. polmonite lobare).
2) Febbre remittente:
la t. oscilla nelle 24 ore anche notevolmente e comunque oltre 1° C, ma non si riporta mai
sotto 37° C per diversi giorni (es. ascesso epatico).
3) Febbre intermittente:
la t. oscilla molto nelle 24 ore e spesso scende a valori normali (es. setticemie, pielonefriti
acute).
4) Febbre ricorrente:
la t. si alza molto e in modo brusco, rimane elevata e continua per alcuni giorni, poi cede
improvvisamente riportandosi a livello normale per alcuni giorni e poi risale ancora
bruscamente con periodi di iperpiressia continua e apiressia (es. spirochetosi).
5) Febbre ondulante:
è caratterizzata da un progressivo incremento e da un progressivo decremento che dura
alcuni giorni, poi c’è un periodo di apiressia e quindi riprende nello stesso modo (es.
brucellosi e linfomi).
6) Febbricola:
è una febbre intermittente che non supera i 37.5°-37.8° C e si protrae per settimane, mesi
e a volte anni. Spesso è serotina, cioè compare nel tardo pomeriggio (es. TBC; focolai settici
tonsillari, appendicolari, sinusitici, endometriali, dentari).
In generale si parla di iperpiressia quando la febbre supera 39.5° C.
Modalità di esordio della febbre
La febbre può insorgere in maniera
- subdola
- brusca
- drammatica
-Nel 1° caso il p. avverte solo un progressivo senso di calore.
-Nel 2° caso il p. ha brividi e senso di freddo.
-Nel 3° caso il p. ha brividi, freddo intenso ed è scosso da un tremore muscolare
generalizzato, non arrestabile, che dura anche diversi minuti con segni di orripilazione per
la contrazione dei m. pilomotori (pelle d’oca) e pallore intenso. Nei bambinmi vi possono
essere crisi epilettiche.
Dopo 10-30 minuti la sensazione di freddo si attenua, compare un inteso calore, la cute
diventa rossa (specie sul volto), calda anche al termotatto, inizia una sudorazione e si
accelera il polso e il respiro, fino a quando la t. non raggiunge il grado massimo (fastigio).
La tachicardia si accompagna di regola a febbre: in generale per ogni grado di t. si alzano di
10 le pulsazioni cardiache al minuto. A volte questa regola non è rispettata e ci sono
sproporzioni tra t. e frequenza cardiaca in difetto (es. tifo) o in eccesso (es. miocarditi).
Modalità di risoluzione della febbre
La risoluzione può avvenire
- per lisi
- per crisi
-Nel 1° caso la t. diminuisce e torna alla norma in modo lento e progressivo (es. influenza).
-Nel 2° caso si riporta alla norma in modo brusco e improvviso (es. cistopieliti, terapia
antibiotica).
Variazioni distrettuali della temperatura
La t. può essere più alta del normale o più bassa solo in una parte del corpo.
Oltre che con il termotatto, le variazioni distrettuali della temperatura possono essere
registrate o obiettivate con la termografia: apparecchi che sono in grado di registrare il
calore emesso dalla cute per irradiazione oppure si può usare il termometro a membrana.
In ogni parte della superficie corporea possiamo avere ipertermie o ipotermie distrettuali.
Ipertermie distrettuali:
sono dovute in genere ad un iperafflusso di sangue arterioso in una parte del corpo. Esempi:
-zone di flogosi (erisipela, flebiti, sinusiti)
-adenoma tossico e m. di Basedow (collo in corrispondenza della tiroide)
-m. di Paget (a livello della tibia)
-mastiti e neoplasie superficiali della mammella
-menopausa e carcinoidi intestinali (ipertermie parossistiche che il p. riferisce come
“vampate di calore” al volto)
-appendicite acuta e altri processi infiammatori del piccolo bacino (la t. rettale è
patologica, mentre quella ascellare può essere normale).
Ipotermie distrettuali:
sono dovute ad una stenosi o occlusione arteriosa o ad un rallentamento del circolo venoso.
Esempi:
-occlusione embolica o trombotica di una arteria di un arto (arto freddo, pallido e dolente)
-vasospasmo arterioso (crisi acroasfittiche del m. di Raynaud alle dita della mano)
-difettoso afflusso arterioso e difettoso scarico venoso (acrocianosi, per es. il piede è freddo
e cianotico).
Rilevazione dei parametri Vitali: Pressione Arteriosa
PRESSIONE ARTERIOSA
Definizione:
la pressione arteriosa è la misura della pressione esercitata dal sangue contro le pareti dei
vasi.
Si possono misurare due tipi di pressioni:
- Pressione sistolica:
ossia le pressione del sangue conseguente alla contrazione ventricolare
- Pressione diastolica:
ossia la pressione osservata quando i ventricoli sono in condizione di riposo
Fattori che influenzano la pressione sanguigna
-Età: aumenta gradualmente con l’età
-Sesso: le donne hanno di solito valori più bassi
-Esercizio fisico: l’attività fisica aumenta la pressione
-Farmaci:
-Febbre/calore/freddo: a causa della variazione del metabolismo,la febbre può aumentare
la pressione,anche le alte temperature esterne possono portare a vasodilatazione,con
diminuzione della pressione.
-Variazioni circadiane: la pressione è di solito bassa al mattino,aumenta durante il giorno
con l’aumentare del metabolismo.
Siti di rilevazione
Si rileva di solito nel braccio, utilizzando l’arteria brachiale ed un fonendoscopio
È possibile utilizzare l’arteria poplitea nel caso in cui la pressione non può essere misurata
in ambedue le braccia (causa ustioni traumi, mastectomia)
Misurazione della pressione sanguigna
Esistono due metodi:
- Metodo auscultatorio:
è quello più comunemente usato in ospedale, ascoltando, attraverso il fonendoscopio i
battiti di Korotkoff.
La pressione sistolica (massima), corrisponde al primo battito di Korotkoff, che deve essere
chiaro ed udibile almeno due volte, successivamente i toni aumentano di intensità, la
pressione diastolica viene misurata al 4° 5° battito di Korotkoff.
- Metodo palpatorio:
è talvolta usato quando i suoni di Korotkoff non riescono ad essere sentiti, si percepiscono le
pulsazioni dell’arteria man mano che diminuisce la pressione nella cuffia, la pressione
sistolica si percepisce quando si sente la prima pulsazione
Ipertensione
Si definisce ipertensione arteriosa un aumento stabile nel tempo della pressione con cui il
sangue circola nelle arterie del corpo umano.
Ipotensione
L’ipotensione è un livello di pressione sanguigna sotto il valore usuale dell’individuo ed è
associata a sintomi e segni attribuibili ad essa.
Rilevazione dei parametri Vitali: Respiro
LA RESPIRAZIONE
Il respiro è l’atto di respirare, esso comporta l’assunzione di ossigeno e l’eliminazione di
anidride carbonica.
Ci sono due tipi di respirazione:
- Respirazione costale:
ossia quella del torace, può essere osservata dai movimenti verso l’alto e l’esterno del
torace
- Respirazione diaframmatica:
ossia addominale,si osserva dal movimento dell’addome che è spinto in basso dal
diaframma.
MISURAZIONE DELLA RESPIRAZIONE
Il respiro è formato da:
- Frequenza:
la frequenza è misurata in atti respiratori per minuto,un adulto normale effettua dai 15 ai
20 atti respiratori al minuto.
Essendo gli atti respiratori intervallati uniformemente possono essere di tipo regolare o
inregolare.
- Profondità:
la profondità del respiro può essere calcolata osservando il movimento del torace è può
dividersi in normale,profonda o superficiale.
La respirazione profonda è quella in cui un grande volume di aria è inalato riempiendo la
maggior parte dei polmoni.
Il respiro superficiale coinvolge un quantitativo di aria minore e una zona minore di tessuto
polmonare.
CARATTERISTICHE DEL RESPIRO
Frequenza
Eupnea:
respiro normale e senza sforzo
Tachipnea:
respiro veloce con atti respiratori rapidi e superficiali
frequenza respiratoria persistente superiore ai 20 atti al minuto
Bradipnea:
respirazione anormale lenta
frequenza respiratoria inferiore a 12 atti al minuto
Dispnea:
sensazione soggettiva di un respiro faticoso e della mancanza di respiro
Ortopnea:
capacità di respirare solo in posizione seduta
Apnea:
cessazione della respirazione
Respiro di Biot
tipo di respiro caratterizzato da quattro o cinque atti inspiratori consecutivi di ampiezza
normale e di uguale profondità, separati da un breve periodo di apnea. Si osserva nel corso
di encefaliti, sindromi meningee, tumori endocranici.
Respiro di Cheyne-Stokes
respiro patologico di notevole gravità, caratterizzato da atti respiratori di profondità
lentamente crescente e decrescente, alternati a pause di apnea (20-30 sec.). Cause più
frequenti sono lo scompenso cardiaco, il coma uremico, l'overdose da oppiacei.
Respiro di Kussmaul
tipo di respiro patologico caratterizzato da inspirazione profonda e rumorosa, breve apnea
inspiratoria, espirazione gemente, pausa espiratoria prolungata. Rappresenta un
meccanismo di compenso all'acidosi, quale si riscontra nel coma diabetico o uremico.
Volume
Iperventilazione:
atti respiratori prolungati e profondi
Ipoventilazione:
atti respiratori superficiali e lenti
SUONI DEL RESPIRO
Udibili senza amplificazione
Stertore:
respiro rumoroso che viene prodotto dal suono della trachea e nei bronchi principali
Sibilo:
fischio musicale ad alta tonalità caratteristico delle patologie ostruttive dei bronchi
Suono bolloso:
FATTORI CHE MODIFICANO LA RESPIRAZIONE
Età:
con l’aumentare dell’età la frequenza respiratoria diminuisce gradualmente
neonato
30-60 atti respiratori al minuto
1-5 anni
20-30 atti respiratori al minuto
6-10 anni
18-26 atti respiratori al minuto
10-età adulta
12-20 atti respiratori al minuto
anziani
16-25 atti respiratori al minuto
Esercizio:
la frequenza e la profondità aumentano con l’esercizio fisico
Febbre:
aumenta con l’aumentare della temperatura
Farmaci:
i narcotici o altri farmaci depressivi del s.nervoso centrale spesso diminuiscono la frequenza
respiratoria
Stress:
lo stato d’ansia può far aumentare la frequenza respiratoria
Altri fattori:
• sesso
• ambiente
• postura
• peso corporeo
Corretto funzionamento respiratorio
• alveoli funzionanti
• capillari polmonari permeabili e funzionanti
• epitelio respiratorio integro
Fattori di rischio
• fumo
• farmaci
• stress
• ambiente
• alimentazione
Rilevazione dei parametri Vitali: Polso
FREQUENZA CARDIACA
Le caratteristiche del polso comprendono la frequenza, il ritmo e la qualità.
I fattori che influenzano la frequenza del polso sono:
• l’età (nei neonati la frequenza è maggiore)
• sistema nervoso autonomo parasimpatico determina una diminuzione della frequenza
simpatico determina un aumento della frequenza (viene attivato in risposta a degli stimoli
come il dolore, l’ansia e l’esercizio)
• farmaci
I siti di rilevazione della frequenza
TEMPORALE
CAROTIDEA
APICALE
BRACHIALE
RADIALE
FEMORALE
POPLITEA
PEDIDEO
TIBIALE POSTERIORE
Irregolarità
Un polso si definisce irregolare quando il ritmo delle pulsazioni non è regolare
Tachicardia
frequenza del polso sopra i 100 battiti/min
Bradicardia
frequenza del polso sotto i 60 battiti/min
Smaltimento Rifiuti Ospedalieri
CLASSIFICAZIONE
• Rifiuti assimilabili agli urbani (materiale cartaceo, alimenti)
• Rifiuti speciali:
Materiale organico (garze, cerotti, pannoloni, guanti)
Materiale tagliente (aghi, bisturi)
• Rifiuti tossici e nocivi (pile)
CATEGORIE DI RIFIUTI
• Solidi
• Liquidi (farmaci)
• Radioattivi (ad es. materiale utilizzato per la scintigrafia, ha un contenitore speciale)
Apparato Urinario
L’urina si forma nei reni e viene trasportata nella pelvi renale e negli ureteri.
Gli ureteri collegano i reni alla vescica urinaria .La vescica urinaria è posizionata dietro la
sinfisi pubica. Nell’uomo è posta davanti al retto e sopra la ghiandola prostatica ed è lunga
20 cm.
Nella donna adulta è lunga 4 cm e si trova davanti all’utero e alla vagina, estendendosi dalla
vescica urinaria sino alla superficie esterna del corpo.
Questa apertura esterna è chiamata meato urinario. Nella donna è posizionata tra le piccole
labbra davanti alla vagina e sotto il clitoride, nell’uomo si trova nella porzione distale del
pene.
La minzione e l’eliminazione si riferiscono al processo di svuotamento della vescica urinaria.
L’urina si raccoglie nella vescica urinaria fino a che la pressione non stimola i nervi
sensoriale speciali che si trovano nella parete vescicale.
Nell’adulto ciò si verifica quando la vescica contiene tra i 250 e i 450 ml di urina.
I messaggi inviati dai nervi al cervello comportano:
-la contrazione del muscolo detrusore
-il rilassamento dello sfintere interno
Come risultato l’urina può fuoriuscire dalla vescica, ma è ancora trattenuta dallo sfintere
esterno. Se il momento e il luogo sono appropriati per la minzione, la parete volontaria del
cervello rilassa lo sfintere esterno e ha luogo la minzione.
Il ruolo dell’infermiere nell’eliminazione dell’urina consiste:
- assistere il paziente con controllo menzionale
- prelevare un campione di urina
- effettuare lo svuotameto vescicale attraverso la cauterizzazione
EQUILIBRIO DEI LIQUIDI
L’urina è costituita per circa il 95% da acqua ed in essa sono disciolte parecchi tipi di
sostanze, le più importanti sono gli elettroliti e gli acidi.
ELETTROLITI (i più importanti sono il sodio e il potassio)
- Sodio
Più del 99% dell’acqua e del sodio filtrati a livello dei glomeruli viene assorbito dal sangue
mentre l’urina esce dal corpo. Nella quantità di sodio assorbito il rene può agire regolando il
volume di liquidi,si ha disidratazione se la quantità di sodio eliminata è maggiore di quella
assunta,se si verifica l’inverso abbiamo ritenzione urinaria.
- Potassio
è lo ione presente in forma maggiore nel comparto intracellulare, il rene è il responsabile
del 90%della perdita di potassio assunto giornalmente,la ritenzione di potassio è l’effetto
più dannoso per l’insufficienza renale.
ACIDI (o anche scorie azotate)
Il catabolismo delle proteine comporta la formazione di composti acidi che a differenza
dell’anidride carbonica non sono volatili e quindi non possono essere eliminati con la
respirazione.
I più importanti sono l’acido fosforico e solforico, l’accumulo di questi acidi comporterebbe
uno squilibrio del ph del sangue alterando l’equilibrio acido-base, abbiamo inoltre l’urea,
l’acido urico, ammoniaca e la creatinina.
L’omeostasi di queste sostanze dipende dall’ingresso, la produzione e l’eliminazione di H2O
e sostanze in essa disciolte.
L’acqua è ovviamente un elemento importante dato che rappresenta il 46-60% del peso
corporeo dell’adulto e nel bambino il 70-80%. Alcune cause possono portare a sovraccarico o
disidratazione.
ASSUNZIONE DI LIQUIDI
Il fabbisogno giornaliero di un adulto medio risale a 2500 ml di liquidi.
Questi liquidi sono assunti da liquidi in genere (1500 ml) e dal cibo (vegetali 90%, frutta 85%,
carni 60%).
Oltre ad assumere liquidi il nostro organismo ne perde in continuazione, per questo è
estremamente importante prendere in considerazione non solo le entrate di liquidi ma
anche le uscite.
Normalmente ci sono dei dati che si possono misurare ed altri (come le perdite
impercettibili) che non si possono misurare, per i quali prendiamo in considerazione dei dati
standard.
Perdita per:
- Diuresi oraria
Una giusta diuresi oraria si aggira intorno ai 50-70 ml e può aumentare se introduciamo
liquidi o diminuire se aumentano le perdite.
- Cute
La perdita per cute avviene tramite la sudorazione che ammonta tra i 300 ml e i 400 ml, si
capisce che può aumentare se si altera lo stato della cute per attività fisica, febbre ecc..
- Respirazione
La respirazione si aggira intorno ai 300-400 ml ed anche questa può aumentare tramite
esercizio fisico, febbre.
- Feci
Le feci si aggirano intorno ai 100 ml.
Questi dati prendono in considerazione quelle che sono le perdite a livello fisiologico.
In ambiente infermieristico, se vogliamo monitorare la diuresi di un paziente bisogna,
ovviamente prendere in considerazione anche altri tipi di perdite.
Dividendo i dati che dobbiamo analizzare in due categorie avremo:
ENTRATE
-bere
-alimentazione: naturale, parenterale ed entrale
-terapia infusionale
-trasfusioni
USCITE
-Urine
-Feci
-Sudorazione
-Vomito
-Respirazione
-Espettorato
-Drenaggi
-Cute (ustioni)
-Perdite ematiche
CONTROLLO URINARIO
Caratteristiche delle urine:
- Colore
NORMALE: Dal giallo paglierino al color ambra
ANORMALE: Incolore (urine diluite per eccessiva assunzione di liquidi, consumo di alcool
diabete insipido) Giallo intenso (per preparazioni multivitaminiche) Marsalato (prodotti di
degrado della bile) Rosa o rosse (sangue da vescica o uretra) Blu o verde (indagini
diagnostiche con mezzo di contrasto).
- Trasparenza
NORMALE: Limpide chiare
ANORMALE: Torbide, opache
- Odore
NORMALE: Debolmente aromatiche acido, pungente
ANORMALE: Molto forte di acetone ammoniacale
- Ph
NORMALE: Da 5 a 7
ANORMALE: Aumenta nell’alcalosi diminuisce nell’acidosi
- Peso specifico
NORMALE: Da 1.010 a 1.025
ANORMALE: Se maggiore potrebbero presentarsi calcoli
- Componenti
NORMALE: Acqua, sodio, potassio, scorie azotate, ammoniaca, creatinina, urea, acido urico.
ANORMALE: Acetone, bile, batteri, albumina, glucosio, sangue
Questi aspetti possono variare fisiologicamente o patologicamente possiamo dividerli in:
Alterazioni nella quantità:
-Anuria
Diuresi inferiore ai 50 ml nelle 24h, è una situazione grave può essere data da uno shock o
da un danno renale.
-Oliguria
Diuresi sotto i 400ml nelle 24h, situazione meno grave ma che comunque ci allerta ad un
monitoraggio dato che può precedere l’anuria.
-Poliuria
Aumento in volume delle urine può essere data nei soggetti diabetici che come sintomo
bevono molto e urinano molto.
Alterazioni date da disturbi:
-Ematuria
Presenza di sangue nelle urine può essere visto macroscopicamente.
-Emazie
Presenza di sangue microscopicamente visibile
-Nicturia
Perdita di urina eccessiva durante la notte
-Enuresi
Perdita involontaria durante la notte
-Disuria
Difficoltà ad urinare
-Stranguria
Difficoltà e dolore ad urinare come nelle infezioni urinarie
-Pollacchiuria
Eliminazione più spesso di ogni 3h
-Proteinuria
Presenza di proteine nel sangue è indice di danno remale
Ci sono altri due aspetti da tenere in considerazione che sono:
Ritenzione urinaria
Ci sono dei soggetti che hanno una difficoltà ad urinare nonostante ci sia produzione di urina
sono soggetti che perdono delle piccole quantità di urina ma non riescono a svuotare la
vescica. Questo porta a dolore (può essere dato da vari fattori sia fisiologici che patologici).
In quel caso potremmo posizionare un foley vescicale momentaneo per drenare l’urina in
eccesso nella vescica.
Incontinenza
Sono soggetti che non riescono a trattenere l’urina può essere dato da un problema
neurologico che non controlla gli sfinteri,si può avere anche un problema locale della
vescica.
RACCOLTA DELLE URINE NELLE 24 ORE
Raccolta di tutte le urine emesse nello spazio di 24 ore allo scopo di determinare la quantità
di urina eliminata dal malato nelle 24 ore e il relativo peso specifico.
Materiale:
-contenitore graduato, munito di etichetta dove scrivere i dati personali del paziente, la
data l’ora di inizio e l’ora di fine della raccolta.
-una padella
-un densimero
Tecnica:
-informare il malato della procedura
-far urinare il malato all’inizio della raccolta e gettare l’urina
-iniziare la raccolta delle urine, segnando l’ora di inizio
-continuare la raccolta fino alle ore del giorno successivo
-rilevare la quantità totale e il paso specifico e trascriverli sulla cartella clinica
-inviare il recipiente in laboratorio analisi.
RACCOLTA DI UN CAMPIONE DI URINE
Prelevare un campione di urine emesse dal malato di prima mattina allo scopo di sottoporre
le urine a vari esami.
Materiale:
-contenitore per urine
-buono di richiesta
Tecnica:
-trascrivere sul buono e sull’etichetta i dati personali del paziente la data e l’esame
richiesto.
-invitare il malato ad effettuare una accurata pulizia dei genitali
-far urinare il malato
-versare le urine nel contenitore
-inviare il campione in laboratorio
RILEVAZIONE DEL PH
Rilevare la reazione del PH (acida, alcalina, neutra).
Materiale:
-calice graduato
-contenitore con strisce di carta
Tecnica:
-raccogliere nel calice l’urina
-immergere una striscia ed estrarla subito, scuotendola leggermente
-avvicinare la striscia al contenitore e leggerne il valore
RICERCA DELLE PROTEINE NELLE URINE
Dosaggio delle proteine nelle 24 ore.
Materiale:
-albuminometro
-supporto in legno, con una base e una copriprovetta
-etichetta con i dati del malato, data ed ora della preparazione
-imbuto
-acido acetico
-flacone con reattivo di Esbach
-stecca monouso
Tecnica:
-rimestare le urine con la stecca
-versarle nella provetta con l’imbuto
-aggiungere il reattivo fino a raggiungere il segno R
-aggiungere alcune gocce di acido acetico, chiudere la provetta e capovolgerla più volte
-inserire la provetta nel supporto e coprirla con il copri-provetta
-conservare l’albuminometro coperto
-leggere dopo 24 h la quantità di sedimento che si è raccolto sul fondo della provetta
-trascrivere il valore in cartella in data anteriore di due giorni
URINOCULTURA
Raccolta asettica delle urine allo scopo di individuare i ceppi batterici presenti nelle urine
appena emesse.
Materiale:
-contenitore e guanti sterili
-tamponi e pinze sterili
-reniformi
-sapone neutro
Tecnica nella donna:
-accompagnare il malato in bagno ed istruirlo minuziosamente sulla procedura da seguire
-invitarlo a lavarsi le mani ed ad indossare guanti sterili
-porgergli con una pinza un tampone sterile imbevuto di soluzione disinfettante
-invitarlo a passarlo sui genitali dall’avanti all’indietro usando il tampone per un solo
passaggio
-ripetere l’operazione per almeno tre volte
-fornire un tampone sterile per asciugare
-far mettere a cavalcioni nel water mantenendo la stazione eretta
-porgere il raccoglitore aperto
-invitarlo ad urinare lasciando cadere nel water il primo getto di urina
-mettere poi il raccoglitore sotto il getto di urina e riempirlo per 2/3
Tecnica per l’uomo:
-attuare le stesse modalità della donna poi:
-invitare il malato a disinfettare accuratamente il glande, con manovra circolare, partendo
dal meato uretrale fino al prepuzio, ripetere per almeno tre volte
-continuare con la tecnica descritta nella donna
BILANCIO IDRICO
È molto importante che l’infermiere tenga sotto controllo quello che è il bilancio idrico di
un paziente, per fare questo dovrà tenere conto sia delle entrate che delle uscite del
paziente.
Monitoraggio delle entrate e delle uscite di liquidi
Materiale
-foglio per il bilancio idrico
-padella o pappagallo
-raccoglitore di urina
-contenitori calibrati
-guanti monouso
Pianificazione
Controllare che tutto il materiale necessario sia disponibile nella stanza
Tecnica
-spiegare al paziente l’importanza di effettuare un corretto bilancio idrico
-lavare le mani ed osservare il controllo delle infezioni
-controllare le entrate del paziente considerando:
Liquidi assunti per via orale:acqua,latte succhi,brodi
Alimentazione parenterale
Liquidi somministrati per via parenterale
Terapia endovenosa
Cateteri o drenaggi
-quantificare le uscite del paziente considerando:
urine
vomito e feci liquide
sondini e drenaggi
Cateterismo Vescicale
Il cateterismo vescicale è il complesso di manovre strumentali che permette, l’introduzione
di cateteri per raggiungere la vescica urinaria, per motivi di tipo diagnostico, terapeutico e
preventivo.
Cateterismo a scopo diagnostico
questo tipo di cauterizzazione viene usato per:
- effettuare un prelievo sterile di urina
- per determinare l’urina residua in vescica popola minzione
- per il controllo della diuresi oraria
Cateterismo a scopo terapeutico
questo tipo di cauterizzazione viene effettuata per:
- irrigazione vescicale: è l’introduzione di una corrente di liquido medicamentoso nella
cavità vescicale, viene usata nelle infezioni delle vie urinarie e dopo interventi sulla
prostata.
- istillazioni vescicali: è l’introduzione di una soluzione concentrata di un medicamento in
vescica, tramite una siringa da 20-30 ml.
Cateterismo a scopo preventivo
questo tipo di cauterizzazione si effettua quando, pur non essendoci i presupposti di
indicazione diagnostica o terapeutica, è necessario per prevenire complicanze:
- prima di ogni intervento in anestesia generale, per evitate che il paziente perda urina
durante l’intervento o che si istauri una ritenzione di urina post-operatoria.
- in pazienti che non urinano spontaneamente.
- in pazienti totalmente dipendenti ed immobilizzati.
GENERALITA' SUI CATETERI
Il catetere è uno strumento tubulare cavo di forma, consistenza e calibro vari.
Lunghezza
la lunghezza dei cateteri è molto varia,e va da 20 centimetri (in genere per la donna) circa
ai 40 centimetri (in genere per l’uomo) la lunghezza ha in genere rapporto con il calibro
Calibro
i cateteri sono numerati da 1 a 30, in riferimento ad una unità detta charrièr che equivale
ad 1/3 di mm (il diametro in mm viene individuato dividendo il numero indicato sul catetere
ad es: 18 e si divide per 3.)
Forma
un catetere è composto da tre parti, una parte prossimale a forma svasata detta padiglione,
una parte media a forma tubulare a calibro costante e una parte distale o a punta.
Le variazioni di forma interessano soprattutto la punta.
Consistenza
deriva dai vari materiali dei quali i cateteri sono costituiti, in base alla consistenza vengono
distinti molli, semirigidi e rigidi.
Cateteri molli
Sono costituiti di lattice di gomma o di gomma sintetica e sono:
- Nelaton
un catetere dritto usato nel cateterismo transitorio per qualunque scopo.
- Nelaton punta mercier
punta inclinata di 30-40°per permettere lo scorrimento del catetere nella parte anteriore
dell’uretra.
- Nelaton punta tiemann-pasteau
ha la punta conica ad oliva con angolazione di 30° consente di superare facilmente eventuali
restringimenti dell’uretra (ipertrofia prostatica)
- Foley
è un catetere dritto che presenta a circa 2-3 cm dall’apice, un palloncino collegato
all’esterno, riempiendo il palloncino con fisiologica si permette l’ancoraggio in vescica.
- Foley punta mercier
rispetto al foley, precedentemente descritto ha la punta un po’ inclinata per facilitare
l’introduzione
- Foley punta tiesmann-pasteau
anche questo, rispetto al foley normale ha la punta ad oliva
- Foley a tre vie
oltre alla caratteristiche di un normale foley è dotato di una terza via per effettuare
irrigazioni continue.
- Foley a tre vie con bocca di flauto
oltre alla caratteristiche del foley normale a tre vie ha la punta a becco di flauto, è usato in
presenza di coaguli nella vescica.
Cateteri semirigidi
Sono costituiti da un sostegno di seta tessuta rivestito di gomma, o da gomma dura o da
materiali sintetici. Questi cateteri sono usati laddove un catetere molle non riesce a
superare determinati ostacoli. Sono:
- Couvelair
è un catetere dritto con punta a becco di flauto
- Mercier
è un catetere con punta angolata di 30-40°
- Tiemann-pasteau
catetere con punta conica ad oliva terminale piena e vulcanizzata con un’inclinazione
rispetto all’asse di 30°
- Dufour
ha tre vie e quindi la possibilità di lavaggio vescicole permanente.
La punta è a becco di flauto inclinata,ma la caratteristica rilevante è quella di avere un
palloncino della capacità di 20-50 ml, che quando viene gonfiato và a riempire il lume della
vescica urinaria.
È generalmente utilizzato dopo interventi sulla prostata e la vescica, in quanto facilita
l’emostasi per l’azione compressiva.
CATETERI RIGIDI
Sono costituiti da vetro, metallo e materiali sintetici, vengono usati pochissimo, per questo
ci limiteremo a dire che prendono la forma di quelli precedentemente descritti.
EFFETTUARE UN CATETERISMO
Il catarismo deve essere fatto:
- almeno da due operatori
- bisogna informare il paziente sulla procedura
- tutelare la privace
Preparazione del materiale
- due o tre cateteri sterili di giusta misura
- reniforme con tamponi
- guanti sterili
- soluzione disinfettante
- calice per urina e provette(se dobbiamo eseguire esame delle urine)
- sacco dei rifiuti
- due pinze nel cateterismo maschile
- compresse sterili
- lubrificante sterile
- siringa con fisiologica sterile
Esecuzione
- paravento o tenda al letto del paziente
- la parte superiore coperta da un lenzuolo
- una buona posizione soprattutto nella donna facilita l’esecuzione
- per gli esami batteriologici si lascia scorrere prima un po’ di urina raccogliendo quella
intermedia
Esecuzione nella donna:
- preparare la paziente in posizione dorsale con il bacino leggermente rialzato, con i piedi al
lato a circa 30 cm dai glutei
- indossare i guanti sterili (l’operatore che effettua il cateterismo vescicole esegue le
manovre in campo completamente sterile)
- effettuare la toilette intima, imbevendo i tamponi con soluzione disinfettante
- ogni tampone viene usato una sola volta, con una mano si disinfetta mentre con l’altra si
aprono le labbra della vagina, disinfettando prima le grandi labbra poi le piccole, l’orifizio
uretrale e l’orifizio vaginale
- aprire il catetere facendosi aiutare dal secondo operatore che lo porgerà in maniera sterile
all’operatore che effettua il cateterismo, agganciare la sacca di raccolta delle urine al
catetere.
- afferrare il catetere a circa 4 cm dalla punta, lubrificarlo con la pomata apposita.
- aprire le labbra e introdurlo nell’uretra fino a quando non vediamo comparire l’urina
- gonfiare il palloncino e retrarre leggermente il catetere fino a quando lo sentiremo ben
ancorato
- rimettere la paziente nella posizione comoda e riordinare il materiale
Esecuzione nell’uomo:
- preparare il paziente sdraiato sulla schiena, con il bacino rialzato
- iniziare la toilette intima
- indossare i guanti sterili
- ritirare il prepuzio fino dietro la corona del glande
- disinfettare il glande con un tampone imbevuto di disinfettante
- afferrare il catetere come nella donna e inserirlo nel meato urinario fino a quando non
fuoriesce l’urina
- gonfiare il palloncino e retrarre il catetere fino a quando non lo sentiamo ancorato
- rimettere il paziente nella posizione comoda e riordinare il materiale
Compiti
Dell'infermiere esecutore e dell'aiutante:
- Preparazione oggetti
- Informazione al paziente
- Posizionare il paziente
Dell'infermiere esecutore:
- Indossa i guanti sterili
- Afferra il catetere
- Introduca il catetere
- Ritira il palloncino verso il fondo della vescica una volta che è stato gonfiato
Dell'infermiere aiutante:
- Indossa guanti monouso
- Porge il catetere
- Riempie il palloncino
- Effettua manovre per porre il materiale sterili all’infermiere esecutore
RISCHI DEL CATETERISMO
I rischi possono essere di carattere settico e traumatico.
I rischi settici sono legati da una errata introduzione in vescica che non tenga conto della
sterilità, con conseguente introduzione in vescica e in uretra di germi che possono portare
ad infezioni di ordine locale.
I rischi traumatici sono sempre legati ad una errata manovra che può provocare emorragie
uretrali e false strade di introduzione.
Feci
La defecazione è il processo attraverso cui i prodotti solidi di rifiuto della digestione
vengono eliminati.
Le feci sono formate per il 25% di solidi e il 75% di liquidi, la parte solida è per la maggior
parte costituita da batteri, grassi, proteine e fibre non digerite.
Il colore marrone è dovuto alla conversione della Bilirubina in Stercobilina da parte dei
batteri intestinali mentre l’odore caratteristico è prodotto dalla decomposizione delle
proteine nell’intestino.
Giornalmente vengono prodotti da 150 ai 300 gr. di feci.
Fattori che influiscono sull’eliminazione intestinale
Diete e apporto di liquidi:
Residui non digeriti di cibo conferiscono volume alle feci.
Il colon ascendente assorbe acqua dal contenuto fecale che passa attraverso l’intestino
crasso,quando il corpo avrà bisogno di più liquidi dall’intestino crasso verrà assorbita più
acqua, per promuovere una soffice consistenza di feci bisogna assumere dai 1500 ai 200 cc
di acqua al giorno.
Posizioni del corpo:
Seduta o semiseduta poiché permette alla gravità di aiutare rendendo più facile la
contrazione dei muscoli.
Attività fisica:
Per promuovere il tono muscolare e di conseguenza aiutare la peristalsi.
Stile di vita:
abituare l’intestino allo stesso orario.
Manifestazioni di alterazioni della funzione intestinale
Costipazione:
è l’infrequente e avvolte doloroso passaggio di feci dure e asciutte, in genere un mancato
apporto giornaliero di fibre e liquidi possono portare a costipazione, l’anziano ne è
predisposto.
Fecalomi:
accumulo di feci dure allocate o bloccate nel retto, da cui deriva un’incapacità di evacuare
volontariamente. In genere si ha fecaloma quando c’è assenza di evacuazioni per più di
cinque giorni, seguite da passaggio di feci liquide che non allieva la sensazione di
ripienezza.
I sintomi sono gonfiore, urgenza di defecare, perdita di appetito e nausea.
Diarrea:
è caratterizzata da frequenti evacuazioni con aumentata motilità intestinale, che riduce lo
stazionamento delle feci nel colon non permettendo così il riassorbimento dell’acqua,
determinando una perdita di elettroliti e liquidi.
I sintomi sono crampi, urgenza di evacuare, nausea e vomito.
Incontinenza fecale:
eliminazione involontaria di contenuto intestinale, si verifica nei pazienti con problemi
neurologici.
Flatulenza:
accumulo di gas
Distensione:
può essere data da troppa flatulenza
RACCOLTA DI UN CAMPIONE DI FECI
- spiegare al paziente la necessità di eseguire l’esame
- se è autonomo inviarlo al bagno dopo avergli procurato una padella
- spiegargli di urinare per non contaminare le feci
- ritirare la padella e portarla nella vuota, raccogliere con una spadolina il campione di feci
- ripulire il tutto
RACCOLTA PER RICERCA DI SANGUE OCCULTO
Materiale
- padella pulita, sterile
- guanti monouso
- due spatole
- asciugamano di carta
- test per il sangue occulto
Tecnica
- scegliere il test (ce ne sono diversi in base alle case farmaceutiche)
- indossare i guanti
- seguire le indicazioni in base al test prescelto
- osservare la reazione il colore blu indica il risultato positivo
- documentare sulla cartella tutte le informazioni
TAMPONE RETTALE PER COPROCULTURA
Questa procedura permette di determinare la presenza di numerose tipologie di
microrganismi.
- far assumere alla persona la posizione di decupido laterale
- mettere il tampone sul porta provette svitare il tappo estraendo il tampone senza toccare i
bordi
- inserire con delicata rotazione il tampone nell’orifizio anale per circa 2 cm
- ruotare delicatamente il tampone contro la mucosa rettale
- riporre il tampone nel contenitore e inviare in laboratorio
CLISTERI
I clisteri evacuativi sono in genere di due tipi a grande e piccolo volume, lo scopo è quello di
alleviare la costipazione, eliminare i fecalomi, preparare i pazienti per interventi chirurgici
o esami diagnostici.
Materiale
- contenitore per il clistere e sonda di misura appropriata
- guanti monouso
- lubrificante
- padella
Procedura
- preparare il paziente e provvedere alla privacy
- indossare i guanti
- preparare il paziente in decupido laterale sinistro con il ginocchio destro flesso
Clistere a grande volume
- riempire la sacca del clistere con 1000 cc. di acqua tiepida
- lubrificare la sonda e far uscire tutta l’aria
- separare i glutei per visualizzare l’ano
- chiedere al paziente di fare un respiro ed inserire la sonda
- aprire il rubinetto e far fluire lentamente il liquido
- rimuovere la sonda delicatamente
- chiedere al paziente di trattenere per qualche minuto
- accompagnarlo al bagno per evacuare o altrimenti procurargli una padella
Clistere a piccolo volume
- rimuovere il cappuccio del clistere commerciale ed aggiungere il lubrificante
- inserire delicatamente la punta nel retto
- schiacciare il contenitore finche la soluzione è finita
- continuare come nel clistere a grande volume
SONDE RETTALI
La sonda rettale è un tubo di plastica che può essere usato per alleviare dolori addominali
da flatulenza, si inserisce la sonda per 10 cm e si lascia in sede per 20-30 minuti.
RIMOZIONE DEI FECALOMI
Materiale
- guanti
- telo impermeabile
- lubrificante
- padella
Procedura
- indossare due paia di guanti
- mettere il paziente in decupito laterale sinistro con il ginocchio destro flesso
- con l’indice ad uncino togliere le feci con delicatezza fino a svuotamento dell’ampolla
rettale
- aiutare il paziente nell’igiene intima
GESTIONE DELLO STOMA
Materiale
- sacca pulita e placca
- guanti monouso
- acqua calda e panni puliti
- sacco per il materiale sporco
Procedura
- garantire la privacy e informare il paziente
- indossare i guanti
- rimuovere delicatamente la placca con il sacchetto dello stoma
- lavare la pelle intorno alla stomia con acqua e sapone incoraggiando il paziente a farlo da
solo
- risciacquare e asciugare accuratamente la pelle intorno allo stoma
- preparare la placca prendere le misure e tagliarla
- applicare la placca ed assicurarsi della buona tenuta
- applicare la sacca di drenaggio alla placca
Espettorato
L’espettorato è il prodotto delle secrezioni delle vie respiratorie, l’esame dell’espettorato
viene richiesto per eseguire culture e antibiogramma, utili per definire la quantità e la
sensibilità dei microrganismi alle terapie farmacologiche.
Per l’esame citologico l’espettorato deve essere raccolto per tre volte la mattina e come
materiale fresco serve per identificare cellule tumorali.
RACCOLTA DI UN CAPIONE DI ESPETTORATO
Materiale
- contenitore sterile con etichetta
- guanti monouso
- disinfettante e tamponi
- modulistica di richiesta
Pianificazione
- determinare la capacità del paziente di collaborare
- valutare gli elementi base della respirazione
Tecnica
- spiegare al paziente cosa si sta facendo e illustrargli se collabora la procedura
- lavarsi le mani e indossare guanti monouso
- far assumere al paziente la posizione seduta
- chiedere al paziente di tenere il contenitore dalla parte esterna
- chiedere al paziente di tossire de espettorare
- chiudere subito il contenitore
ESCEATO E TAMPONE FARINGEO
Per l’esame della mucosa oro-faringea e delle tonsille si usano tamponi sterili, il campione
viene poi analizzato per evidenziare la presenza di microrganismi responsabili di patologie.
Prelevare un tampone nasale e faringeo
Materiale
- guanti monouso
- due provette con tamponi culturali
- torcia
- abbassalingua
- speculum
- etichette
Pianificazione
- mettere il paziente in posizione seduta
- aprire le provette e riporle su un telo sterile
Tecnica
- lavare le mani e indossare i guanti:
per il tampone faringeo:
- chiedere al paziente di inclinare indietro la testa, aprire la bocca ed estendere la lingua
- usare la torcia per illuminare il faringe ed abbassare la lingua con una spatola
- inserire un tampone in gola senza toccare le pareti della bocca
- appoggiare il tampone sulle tonsille e ritrarlo subito
- schiacciare il tampone nel terreno di cultura
per il tampone nasale:
- chiedere al paziente di soffiarsi il naso
- inserire dolcemente lo speculum nelle narici
- inserire il tampone attraverso lo speculum
- inserire poi il tampone nel terreno di cultura
- ripetere la procedura per l’altra narice
Assistenza al paziente con emesi (vomito)
L'assistenza al paziente che vomita ha lo scopo di evitare l’inalazione del contenuto gastrico
e le recidive complicazioni.
Materiale occorrente
- carrello a due piani
- biancheria da letto pulita
- cerata e traversa
- occorrente per la pulizia del cavo orale
- bottiglia di acqua fresca
- un bicchiere
- bacinelle reniformi
Tecnica
Malato cosciente:
- rassicurare il malato ed aiutarlo a sporgersi dal letto
- sostenergli la fronte con la mano mentre con l’altra teniamo la bacinella reniforme
- far riassumere al malato la posizione abituale, si riempie il bicchiere di acqua facendogli
sciacquare la bocca
- fargli lavare il viso e le mani
- cambiare la biancheria dove fosse necessario
- osservare accuratamente le caratteristiche del vomito, valutarne la quantità e conservarlo
per visione se se ne ravvisa la necessità
- controllare polso, respiro e pressione al paziente
- non somministrare alimenti per almeno due ore
Malato non cosciente:
- sistemare cerata e traversa in modo da coprire una spalla e parte del torace
- ruotargli la testa da quel lato
- porre la bacinella reniforme il più vicino possibile alla bocca del malato
- mantenere la testa girata da un lato
- pulire il cavo orale
Farmaci
Un farmaco rappresenta una sostanza somministrata per la diagnosi, la cura, il trattamento,
l’analgesia e la prevenzioni di una patologia.
L’indicazione scritta di un farmaco si dice prescrizione un farmaco può essere rappresentato
con quattro nomi diversi:
- Il nome generico
viene attribuito prima di quello ufficiale
- Il nome ufficiale
rappresenta il nominativo sotto il quale il farmaco viene inserito nella lista di una delle
pubblicazioni ufficiali (prontuario farmaceutico)
- Il nome chimico
rappresenta il termine riconoscibile dal farmacista ed è quello del principio attivo
- Il nome commerciale
rappresenta il termine attribuito dal produttore.
LA TERAPIA
La terapia è l’atto compiuto dal personale preposto alla somministrazione dei medicamenti
con l’intento di modificare determinati parametri biochimici.
La somministrazione dei farmaci è responsabilità dell’infermiere che deve sapere:
- quali sono le sue competenze
- riconoscere i limiti delle proprie conoscenze
Per la somministrazione dei farmaci vengono presi in considerazione:
- fattori interni (peso, allergia)
- fattori esterni (dose, frequenza, vie di somministrazione)
- fattori ereditari
La terapia farmacologica può essere considerata in base:
- al meccanismo di azione
- al luogo di azione
- alla natura dell’agente terapeutico
L’infermiere è inoltre responsabile:
- dell’ordinazione dei farmaci negli appositi moduli
- di riceverli all’arrivo dalla farmacia
- della manutenzione dei farmaci in giacenza
Per non commettere errori l’infermiere dovrebbe tenere in considerazione sempre
l'impropriamente detta "regola delle 7 G":
- Giusta prescrizione
- Giusto farmaco
- Giusta dose
- Giusta persona
- Giusto orario
- Giusta via di somministrazione
- Giusta registrazione
Le vie di somministrazione si dividono in:
1) Via enterale:
- sublinguale
- orale
- rettale
2) Via parenterale:
- intramuscolare
- sottocutanea
- intradermica
- endovenosa
3) Via topica:
- cute
- mucosa
4) Via respiratoria:
- inalazioni
PRESCRIZIONI MEDICHE
Il medico, di solito determina il bisogno farmacologico del paziente e prescrive le medicine,
le prescrizioni mediche sono di quattro tipi:
- Prescrizione urgente
indica che il farmaco è da somministrare immediatamente e solo per una volta
- Somministrazione singola
deve essere data solo per una volta ed ad un orario specifico
- Prescrizione permanenete
può o meno presentare una data di sospensione
- Prescrizione al bisogno
permette all’infermiere di somministrare un farmaco in base alla valutazione sul bisogno del
paziente.
Componenti essenziali della prescrizione medica:
- Nome e cognome completo del paziente
- Data e ora della richiesta
- Nome del farmaco da somministrare
- Dosaggio del farmaco
- Via di somministrazione
- Frequenza di somministrazione
- Firma dell’operatore che prescrive
Sistemi di misura:
Sistema metrico decimale
Il sistema metrico decimale rappresenta il sistema previsto dalla legge nella maggior parte
dei paesi europei. È organizzato in unità di 10, le unità di base possono essere divise o
moltiplicate per 10 per formare unità secondarie, i multipli sono calcolati spostando il
punto decimale verso destra e sottomultipli verso sinistra.
ALCOLO DEL DOSAGGIO DI UN FARMACO
Per calcolare il numero di compresse da somministrare in relazione al bisogno prescritto si
può usare la seguente formula: D/H=X
Dove:
D= dose desiderata
H= dose a disposizione
X= dose da somministrare
Per calcolare la dose di un farmaco soluto in liquido è consigliabile impostare le seguenti
proporzioni: H:V=D:X
Dove:
H= dose a disposizione
V= volume di soluzione nella quale è disciolta la dose
D= dose desiderata o prescritta
X= volume di soluzione da somministrare
ABBREVIAZIONI
Cp= compressa
Cps= capsula
Gtt= gocce
Fl= fiala
Flac= flacone
os= orale
Im= intramuscolo
Ev= endovena
Sc= sottocute
Id= intradermica
So= se occorre
Ab= al bisogno
SISTEMA DI DISTRIBUZIONE DEI FARMACI
Carrello della terapia:
il carrello della terapia e provvisto di ruote e di cassetti per permettere la conservazione dei
medicinali per la terapia.
Medicheria:
a seconda della struttura una medicheria può essere utilizzata per una molteplicità di scopi
nella medicheria si conservano i medicinali le sostanze stupefacenti e i farmaci d’urgenza.
Sistemi compiuterizzati:
automatizza la gestione e la distribuzione dei farmaci.
Vie di somministrazione: Orale
Somministrazione di farmaci per via enterale orale
Introduzione nell’organismo di sostanze terapeutiche di diversa forma (solida, in polvere,
liquida) attraverso il cavo orale perché possano essere assorbite in diversi tratti
dell’apparato gastrointestinale.
Tale modalità di somministrazione viene preferibilmente usata con persone collaboranti.
I farmaci per la somministrazione orale sono preparati in forma solida e liquida, tra i
preparati solidi troviamo compresse, capsule, confetti, perle, granuli, pillole e polveri.
Le compresse sono il risultato della compressione del principio attivo e degli eccipienti,
possono presentarsi con forme dimensioni e colorazioni diverse.
Le compresse possono essere classificate in base alla modalità di rilascio del principio
attivo, possono essere ad azione immediata ad azione prolungata, a rilascio controllato e a
rilascio modificato.
L’assunzione può avvenire:
- A stomaco vuoto (1 ora prima o 3 ore dopo il pasto).
- A stomaco pieno (durante o immediatamente dopo il pasto)
- Prima del pasto (circa 30 minuti prima)
- Dopo il pasto (circa 30 minuti prima)
Materiale
Carrello.
Farmaci prescritti nelle confezioni originali.
Sfigmomanometro e fonendoscopio.
Presidi per la somministrazione (bicchieri, misurini, garze).
Bottiglia d’acqua.
Presidi per tagliare o triturare compresse.
Sacchetto per rifiuti.
Atti pre-procedura
- Preparare scheda terapia controllando: dati anagrafici, orario di somministrazione, via di
somministrazione, validità prescrizione, eventuali precauzioni.
- Preparare materiale
- Lavare le mani
- Identificare la persona confrontando i suoi dati con la scheda di terapia
- Spiegare al paziente fasi e motivazioni della procedura
- Valutare grado di collaborazione del paziente
- Far assumere alla persona la posizione più confortevole (semi Fowler, seduta, ortostatica)
Procedura
1. Controllare:
- pressione arteriosa e frequenza cardiaca (se necessario) per somministrazione capsule,
compresse, confetti.
- temperatura (se necessario) e agitare la soluzione (se indicato) per somministrazione
sciroppi, emulsioni, sospensioni.
- temperatura (se necessario) per somministrazione gocce.
2. Preparare il farmaco nell’apposito presidio controllando la dose.
3. Invitare il paziente ad assumere il farmaco o aiutarlo nell'operazione.
4. Far assumere qualche sorso d’acqua per facilitare la deglutizione.
5. Verificare l’avvenuta deglutizione
6. Controllare le condizioni del paziente e verificare la comparsa di effetti indesiderati.
Atti post-procedura
Lavare le mani o antisepsi alcolica tra una somministrazione e l’altra.
Registrare e firmare avvenuta somministrazione sulla scheda di terapia
Riordinare il carrello e riporre i farmaci.
Vie di somministrazione: Transcutanea
Questo atto consiste nell’applicazione sulla cute di prodotti farmaceutici sotto forma di
cerotti, pomate, schiume o lozioni.
Nell’assorbimento dei principi attivi la cute si comporta come tutte le membrane cellulari
tenendo presente che questi penetrano con una velocità proporzionale al coefficiente di
partizione grasso-acqua del preparato farmaceutico.
Un particolare sistema per la somministrazione di un farmaco dermatologico è il cerotto
transdermico questi cerotti erogano farmaci ad azione sostenuta attraverso delle membrane
contenenti il farmaco e uno strato adesivo.
Vengono applicati su di una zona glabra (priva di peli) e pulita non soggetta ad eccessivo
movimento.
SISTEMI TERAPEUTICI TRANSDERMICI
Il rilascio del principio attivo segue la legge di Fick e l'assorbimento attraverso la pelle
dipende da:
- Caratteristiche chimico-fisiche del farmaco
- Solubilità
- Caratteristiche di ripartizione
- Grado di ionizzazione
- Reciproche interazioni tra veicolo/pelle/principio attivo
- Condizioni della pelle al sito di applicazione (spessore, idratazione, ecc..)
Vantaggi della somministrazione transdermica
- Controllo di dose, tempo di contatto e area di applicazione non ottenibili con preparazioni
semisolide
- Dosi giornaliere inferiori
- Riduzione frequenza somministrazioni
- Aumento compliance del paziente e grado di accettazione della terapia
- Sospensione della somministrazione per semplice rimozione del “patch”
Limitazioni della somministrazione transdermica
- Limitata a molecole potenti
- Dose giornaliera minore o uguale a 10-50 mg
- Il rapporto efficacia del farmaco/costi, non sempre è giustificato.
Metodi di promozione dell'assorbimento transdermico
Ionoforesi
La differenza di potenziale attraverso la pelle costituisce una spinta al trasporto in aggiunta
al flusso passivo di un soluto guidato da un gradiente di concentrazione. Una tecnica noninvasiva con l’applicazione di una piccola corrente elettrica < style="font-style:
italic;">Vantaggi della ionoforesi nel rilascio di farmaci attraverso la pelle: - Tutti i vantaggi
della somministrazione transdermica passiva - Applicabile ad un più ampio range di
farmaci, inclusi alcuni peptidi e proteine - Rilascio accurato e controllato – “si accende e si
spegne” al bisogno - Indolore, sicuro, discreto – compatibile con vari stili di vita - Rilascio
rapido del farmaco per mimare un’iniezione o lento per mimare un’infusione e.v.
Applicazioni d'esempio: - Lidocaina, per anestesia locale - Fentanile, per il rilascio di un
analgesico - Glucowatch Biographer (Cygnus, Inc.), per monitoraggio livelli di glucosio in
diabetici.
Ultrasuoni
Sonoforesi: Promozione dell’assorbimento cutaneo mediante ultrasuoni.
La permeabilizzazione della pelle indotta dagli US non è un fenomeno uniforme. Alcune aree
della pelle sembrano più suscettibili di altre agli effetti di cavitazione. La promozione
dipende dall’intensità, dalla soglia di energia richiesta, dalla frequenza, etc.
Tra gli effetti collaterali, sono stati riscontrati disorganizzazione lipidi nello strato corneo,
perturbazione della cheratina, riscaldamento della zona interessata.
Microaghi
Microporazione mediante microaghi con perforazione meccanica o fisica dello strato corneo.
La microfabbricazione assicura che gli aghi (pieni o cavi) penetrino solo ad una minima
profondità, minimizzando la percezione nel paziente.
Powderject
Somministrazione indolore di vaccini attraverso la pelle, senza aghi, sotto forma di polvere
secca di particelle microscopiche. Le particelle di vaccino sono accelerate ad alta velocità
dentro un jet di elio generato da un sistema manuale e “sparate” nella pelle.
Nuove formulazioni
liposomi o altri carriers/elementi direzionanti, o promotori chimici
PROCEDURA PER L'APPLICAZIONE DI CEROTTI TRANSDERMICI
Materiale
- Vassoio
- Cerotto in confezione integra
- Materiale per tricotomia (se occorre)
- Garze pulite
- Prodotto per eliminare residui di colla sulla pelle
Atti pre-procedura
- Preparare scheda di terapia
- Preparare materiale
- Lavare le mani
- Identificare la persona e confrontare i sui dati con quelli della scheda
- Garantire la privacy del paziente
- Spiegare fasi e motivazioni della procedura al paziente, valutandone la collaborazione
- Valutare le caratteristiche della sede di applicazione
- Rilevare parametri vitali se applicato un cerotto ad azione cardiocircolatoria.
Procedura
- Chiedere al paziente l'ubicazione della precedente applicazione
- Pulire i residui di colla con olio
- Identificare zona di applicazione del cerotto evitando l'applicazione sempre nella stessa
zona
- Applicare il cerotto
- Controllare il paziente ed verificare eventuale comparsa di effetti avversi.
Atti post-procedura
- Smaltire il materiale monouso
- Lavare le mani
- Registrare ora somministrazione, firmando l'avvenuta esecuzione
- Annotare ora di rimozione del cerotto
PROCEDURA PER L'APPLICAZIONE DI POMATE E LOZIONI
Materiale
- Vassoio
- Farmaci prescritti (es: unguento, pasta, gel, ecc..)
- Spatola o abbassalingua monouso (se occorre)
- Guanti monouso
- Garze pulite
- Forbici
- Materiale per fasciatura o medicazione occlusiva
- Sacchetto per rifiuti
Atti pre-procedura
- Preparare scheda di terapia
- preparare materiale
- lavare le mani
- identificare la persona e confrontare i sui dati con quelli della scheda
- garantire la privacy del paziente
- spiegare fasi e motivazioni della procedura al paziente, valutandone la collaborazione
- Far assumere al paziente la posizione più idonea rispetto alla sede di applicazione
- Valutare le caratteristiche della sede di applicazione
Procedura
- Scoprire la parte su cui applicare il farmaco rimuovendo eventuale precedente
medicazione
- Indossare i guanti
- Detergere la pelle e pulire da residui di cerotto o pasta
- Versare sulle dita o sulla spatola il quantitativo necessario a coprire la zona di applicazione
- Applicare il farmaco sulla cute
- Effettuare un delicato massaggio per incentivare l'assorbimento (per creme)
- Lasciare la zona scoperta o procedere a medicazione occlusiva
- Controllare il paziente ed verificare eventuale comparsa di effetti avversi.
Atti post-procedura
- Smaltire il materiale monouso
- Lavare le mani
- Registrare ora somministrazione, firmando l'avvenuta esecuzione