psisociale_identit sociale - Dipartimento di Sociologia e Ricerca

Facoltà di Sociologia
Università di Milano-Bicocca
PSICOLOGIA SOCIALE
L’identità sociale
Simona Sacchi - 3°PERIODO - aprile-giugno 2009
I rapporti tra gruppi
RELAZIONI INTERGRUPPI:
Qualsiasi aspetto dell’interazione umana che riguardi individui
che percepiscono se stessi come membri di una categoria
sociale/gruppo o che sono percepiti da altri come appartenenti
ad una categoria sociale/gruppo (Taylor e Moghaddam, 1995).
COMPORTAMENTO INTERGRUPPI:
azioni degli individui appartenenti ad un gruppo quando
interagiscono, collettivamente o individualmente, con un altro
gruppo o i suoi membri in termini di appartenenza al proprio
gruppo (Sherif & Sherif, 1969)
Ciò che determina se una relazione è intergruppo è il
SIGNIFICATO PSICOLOGICO dell’interazione.
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LA TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE
La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
La psicologia sociale europea si sviluppa in opposizione a quella
americana
PSICOLOGIA AMERICANA
PSICOLOGIA EUROPEA
adotta approccio riduzionista
incorpora la parte (individuo) nel
tutto (società); tenta di rendere
la psicologia sociale veramente
‘sociale’
descrive le persone come
esseri razionali; viene accusata
di difendere lo status quo e
l’establishment
si occupa del conflitto sociale: è
attenta ai problemi dell’epoca
(sfruttamento; disuguaglianza
sociale; guerre)
pone l’accento sulla mobilità
individuale
pone l’accento sul cambiamento
sociale
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
La Teoria dell’Identità Sociale…
si occupa di tutti gli aspetti delle relazioni tra gruppi
nell’ottica di prevedere le condizioni in cui le persone si
sentiranno motivate, individualmente o collettivamente, a
mantenere o cambiare la loro appartenenza di gruppo e la
loro situazione intergruppo;
si focalizza, nello specifico, sulle relazioni tra gruppi che
hanno potere diseguale.
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
La TIS tenta di dare risposta ad alcune domande:
• perché gli individui desiderano essere membri di gruppi ad alto
status?
• perché gli individui desiderano appartenere a gruppi che
possiedono identità distinte?
• in quali condizioni i membri di un gruppo agiranno come un gruppo
per tentare di cambiare situazioni di cui sono insoddisfatti?
• quali strategie i membri adotteranno per migliorare la propria
posizione di gruppo?
• in quali condizioni e con quali strategie i membri di un gruppo
agiranno individualmente per tentare di migliorare la propria
condizione?
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
QUATTRO CONCETTI FONDAMENTALI
categorizzazione sociale
identità sociale
confronto sociale
distintività psicologica di gruppo
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
1- CATEGORIZZAZIONE SOCIALE
Segmentazione del mondo grazie alla quale è possibile
imporre un ordine sull’ambiente e fornire un luogo di
identificazione per il sé.
Il processo di categorizzazione ha la funzione di
organizzare in modi basilari le informazioni provenienti
dall’ambiente.
Gli individui selezionano attivamente le informazioni che
provengono dall’ambiente e semplificano l’elaborazione
ignorando certe diversità ed amplificandone altre.
(vedi “percezione del gruppo”)
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
2- L’IDENTITÀ SOCIALE
L’identità sociale è quella parte del concetto di sé di un
individuo che deriva dalla consapevolezza di appartenere ad
un gruppo sociale unita al valore e al significato emotivo
attribuito a tale appartenenza.
• gli individui sono motivati a mantenere o a raggiungere per sé
un’identità positiva
• l’identità sociale rappresenta il motore delle azioni dell’individuo
anche in contesto intergruppo
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
• l’individuo
sociale
struttura
soggettivamente
l’ambiente
• gli individui vogliono essere valutati positivamente
• gli individui sono motivati ad appartenere a gruppi
valutati positivamente
• i gruppi hanno valori sociali e, attraverso
l’appartenenza al gruppo, vengono acquisiti certi
valori
es. Misidentificazione (Lasker, 1929)
• il desiderio di un’identità sociale positiva implica
l’appartenenza a gruppi che possiedono uno status
elevato
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l’identità sociale
Osservazione di una videoregistrazione da parte di
studenti.
Manipolazione
dell’appartenenza
dei
partecipantiosservatori a un gruppo maggioritario piuttosto che
minoritario.
Manipolazione della prestazione e dell’appartenenza dello
studente videoregistrato.
RISULTATI
gli studenti del gruppo minoritario si sentivano meglio
se il compagno di gruppo dava buona prova di sé e si
sentivano peggio di fronte a una scarsa prestazione
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
3- CONFRONTO SOCIALE
Processo attraverso il quale le caratteristiche del proprio
gruppo sono confrontate con quelle del gruppo estraneo.
Mezzo
attraverso
il
quale
l’individuo
ottiene una
valutazione della posizione sociale e dello status del suo
gruppo: permette di stimare il valore corrispondente
all’appartenenza a quel gruppo.
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
Festinger (1954) ‘confronto sociale’ per la valutazione di
capacità e opinioni individuali (livello individuale).
Tajfel (1978) ‘confronto sociale’ per la comprensione dello
status e del valore relativo del gruppo e dello status e valore
che l’individuo acquisisce tramite l’appartenenza a quel
gruppo (livello di gruppo).
“Le caratteristiche
del gruppo nel suo insieme (status, ricchezza,
povertà, colore della pelle) assumono gran parte della loro importanza
in relazione alle differenze percepite nei confronti di altri gruppi e alla
connotazione di valore di queste differenze” (Tajfel, 1978)
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
4- DISTINTIVITÀ PSICOLOGICA
Condizione in cui il proprio gruppo ha un’identità che è
percepita dai membri del gruppo come distinta e positiva
rispetto a importanti gruppi di confronto.
Gli individui lottano per l’appartenenza a gruppi che hanno
identità positive e distinte.
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
Il paradigma dei gruppi minimali
(Tajfel, Billig, Bundy, & Flament, 1971)
Ha l’obiettivo di:
- definire le condizioni minime in cui un individuo, col
proprio comportamento, effettua delle distinzioni tra il
proprio gruppo di appartenenza ed un altro gruppo;
- isolare la categorizzazione sociale come variabile
indipendente al fine misurare la sua eventuale influenza
sul comportamento intergruppo.
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
Paradiga in due fasi:
• categorizzazione sociale sulla base di un criterio
insignificante, come la preferenza per Klee piuttosto
che per Kandinskij (altre persone non identificate sono
collocate nella stessa categoria del soggetto o in una
categoria diversa)
• assegnazione, da parte del soggetto, di ricompense
agli ‘altri non identificati’ che appartengono o meno alla
stessa categoria
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
Eliminazione di tutte le variabili che di norma conducono ad
un favoritismo per il proprio gruppo o a discriminazione nei
confronti dell’outgroup
• assenza di condizioni in genere associate al conflitto
intergruppo (conflitto di interessi, ostilità precedenti, legami
utilitaristici tra risposte dei soggetti e interessi personali)
• assenza di interazioni faccia a faccia tra i soggetti del proprio
gruppo, del gruppo estraneo, o tra i gruppi
• anonimità
• assenza di legami strumentali o razionali tra criteri per la
categorizzazione intergruppi e le ricompense che i soggetti
assegneranno
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
Analisi dell’allocazione di risorse come indice
dell’atteggiamento nei confronti dell’in-group e dell’outgroup
Predisposizione di matrici volte a identificare e misurare
diverse strategie utilizzate dai soggetti in un contesto
intergruppo.
Es. di matrice
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
Strategie possibili nell’allocazione di risorse:
EQUITÀ/IMPARZIALITÀ:
ricompense uguali sono assegnate ai membri del proprio
gruppo e ai componenti del gruppo estraneo
MASSIMO PROFITTO COMUNE (MPC):
le ricompense sono assegnate in modo che ci sia una
remunerazione massima per i membri sia del proprio
che dell’altrui gruppo
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
Strategie possibili nell’allocazione di risorse:
MASSIMO PROFITTO INGROUP (MPI):
le ricompense sono assegnate in modo tale che il
membro del proprio gruppo riceva la ricompensa
massima, indipendentemente da quanto riceve il membro
del gruppo estraneo
MASSIMA DIFFERENZA (MD):
le ricompense sono assegnate in modo tale che la
differenza tra ciò che riceve il membro del proprio gruppo
e ciò che riceve il membro del gruppo estraneo sia
massima a favore del proprio gruppo
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
PROCEDURA
Prima parte:
valutazione di puntini da parte dei partecipanti/preferenza
estetica…
Seconda parte:
suddivisione dei partecipanti sulla base dei risultati della
prima parte (in realtà: suddivisione casuale)
identità nascosta - i partecipanti erano distinguibili solo
attraverso un codice.
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
Compito:
ai partecipanti fu chiesto di assegnare ricompense ai
membri del proprio gruppo e del gruppo estraneo
(matrici)
Tre tipi di possibile decisione:
- assegnazione ricompense a due membri del proprio
gruppo
- assegnazione ricompense a due membri del gruppo
estraneo
- assegnazione ricompense a un membro del proprio
gruppo e ad un membro del gruppo estraneo
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
RISULTATI
Quando l’assegnazione delle ricompense avveniva nei
confronti dei membri di due gruppi diversi favoritismo
verso ingroup (MD+MPI).
Quando l’assegnazione delle ricompense avveniva nei
confronti di due membri dell’ingroup o dell’outgroup nessun favoritismo (E); in alcuni casi, nell’assegnare
ricompense ai due membri dell’ingroup, i soggetti
sceglievano la strategia di MPC.
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
È la categorizzazione o la somiglianza a far emergere il
bias intergruppi?
Esigenza di separare sperimentalmente la variabile della
somiglianza
interindividuale
da
quella
della
categorizzazione pura in termini dicotomici.
Quattro condizioni sperimentali
categorizzazione/somiglianza
categorizzazione/assenza di somiglianza
somiglianza/ assenza di categorizzazione
assenza di categorizzazione/assenza di somiglianza
la categorizzazione determina favoritismo nei confronti
dell’ingroup in misura superiore rispetto alla somiglianza
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
Nel paradigma di gruppi minimali non c’è ‘conflitto’ né
competizione intergruppo
(ad es., l’uso della strategia MPC avrebbe potuto far si’
che tutti i soggetti ricevessero più denaro dagli
sperimentatori)
Bisogno di distintività psicologica, di differenziazione
(non è sufficiente avere molto, è importante avere di più)
Differenziazione a livello cognitivo, comportamentale e
valutativo (significato sociale alla situazione)
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
La scelta della strategia MD, in misura maggiore rispetto
anche a MPI e MPC, dimostra che i soggetti scelgono una
strategia di differenziazione relativa (anche a scapito di
una ricompensa superiore).
La categorizzazione sociale rappresenta una base
sufficiente per la discriminazione intergruppo.
Il costituirsi di due gruppi e il comportamento
discriminatorio
intergruppo
si
sviluppano
come
conseguenza della categorizzazione sociale per sé.
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
Il criterio su cui avviene la categorizzazione è talvolta
insignificante (es. valutazione di puntini o preferenze
estetiche).
…non è insignificante nel senso che è sufficiente a
stimolare forti e costanti bias intergruppo (es: tifare per
squadre diverse; confini tra gruppi etnici che possono
sembrare arbitrari se considerati oggettivamente come la
differenza di altezza tra Tutsi e Hutu)
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
MAGGIORANZA-MINORANZA
cosa succede con gruppi di potere ineguale?
i membri di gruppi maggioritari discriminano in
maniera superiore rispetto a membri di gruppi
minoritari;
la discriminazione è più forte da parte di gruppi con
elevato potere, rispetto a gruppi con potere assoluto
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La teoria dell’identità sociale (Tajfel e Turner, 1979)
MAGGIORANZA-MINORANZA
Perché ci si identifica anche con un gruppo minoritario?
E’ importante pensare a se stessi in termini di
caratteristiche individuali e distintive
E’ più probabile pensare a se stessi come membri di
piccoli gruppi o di gruppi distintivi che di grandi gruppi
Preferiamo quei gruppi che soddisfano il nostro bisogno di
affiliazione e di autostima ma anche di distintività
Teoria della distintività ottimale (Brewer 1991)
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IL CAMBIAMENTO SOCIALE
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Il cambiamento sociale
IL CONTINUUM INTERPERSONALE-INTERGRUPPO
Esistono importanti differenze
interpersonale ed intergruppo.
Comportamento
‘genuinamente interpersonale’
incontro sociale tra due o
più persone in cui ogni
interazione è determinata
dai rapporti personali tra
gli individui
tra
comportamento
Comportamento
‘genuinamente intergruppo’
incontro sociale tra due o più
persone in cui ogni
comportamento reciproco è
determinato
dall’appartenenza a gruppi o
categorie sociali distinte
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Il cambiamento sociale
Esistono situazioni sociali che spingono l’individuo ad
agire nei termini di appartenenza al gruppo.
Più una situazione sociale si avvicina all’estremità
intergruppo del continuum...
• minore sarà l’influenza delle differenze individuali e delle
relazioni personali tra i membri dei due gruppi
• maggiore sarà l’uniformità dei membri del gruppo verso
membri dell’altro gruppo: si imporrà un’interpretazione
condivisa delle relazioni tra ingroup e outgroup
• più forte sarà la tendenza dei membri dell’ingroup a trattare
i membri dell’outgroup come un’unità indifferenziata
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Il cambiamento sociale
Attraverso il confronto sociale l’individuo può ottenere:
IDENTITÀ SOCIALE
ADEGUATA
IDENTITÀ SOCIALE
INADEGUATA
tentativi di mantenere o
aumentare la
superiorità relativa
ricerca di cambiamento
strategie
individuali
strategie
di gruppo
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Il cambiamento sociale
LA SCELTA DELLA STRATEGIA
L’utilizzo di strategie diverse dipende dalla percezione di
ALTERNATIVE COGNITIVE alla situazione esistente.
• percezione di STABILITÀ/INSTABILITÀ della situazione
intergruppo e della propria posizione nella gerarchia
“posso cambiare la mia posizione nel gruppo”
“il mio gruppo può cambiare la sua posizione rispetto agli altri
gruppi”
“posso cambiare gruppo”
• percezione di LEGITTIMITÀ/ILLEGITTIMITÀ della
situazione intergruppi e del sistema gerarchico esistente
“la gerarchia sociale è giusta”
“la mia posizione nella gerarchia è giusta”
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Il cambiamento sociale
STRATEGIE INDIVIDUALI
1) mobilità sociale (exit)
2) confronto interpersonale intragruppo
Si scelgono strategie di tipo individuale quando:
• c’è uno scarso senso di appartenenza al gruppo;
• non ci sono alternative
(stabilità/legittimità);
a
livello
intergruppo
• le frontiere tra gruppi sono permeabili (es. appartenenza
politica, categoria professionale).
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Il cambiamento sociale
STRATEGIE INDIVIDUALI: la disidentificazione
Forma di mobilità sociale puramente psicologica
Si minimizzano le connessioni psicologiche con il gruppo:
- ci si considera individui
- ci si considera eccezioni
- si evita di rievocare le connessioni con il gruppo di
appartenenza (simboli…)
- si critica apertamente il gruppo di appartenenza
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Il cambiamento sociale
STRATEGIE INDIVIDUALI: la dissociazione
È una vera e propria ‘fuga’ dal gruppo
Quando le frontiere intergruppo sono permeabili, si può
assistere a un vero e proprio ‘passaggio’
Avviene più frequentemente ad opera di membri di gruppi
svantaggiati o stigmatizzati
Es. rigetto di tradizioni culturali in persone immigrate
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Il cambiamento sociale
STRATEGIE di GRUPPO
1) Assimilazione
2) Ridefinizione delle caratteristiche del gruppo (es. “Nero è
bello”)
3) Creatività: creazione e adozione di nuove dimensioni per
la valutazione e il confronto intergruppo (es. sport)
4) Competizione: scontri e conflitti diretti tra i gruppi
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Il cambiamento sociale
STRATEGIE di GRUPPO
Si scelgono strategie di gruppo quando:
• vengono percepite alternative cognitive alla situazione
intergruppo (instabilità/illegittimità);
• c’è un forte senso di appartenenza al gruppo;
• le frontiere tra gruppi sono impermeabili (es. genere,
colore della pelle…).
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Il cambiamento sociale
STRATEGIE di GRUPPO: assimilazione
….vedi processi di ri-categorizzazione
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Il cambiamento sociale
STRATEGIE di GRUPPO:
ridefinizione e creatività sociale
Vengono poste in risalto le dimensioni alternative su cui ci
si considera superiori.
Si introducono nuove dimensioni per la valutazione e il
confronto sociale
Es. “Nero è bello!”
“i neri hanno il senso della musica”
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Il cambiamento sociale
STRATEGIE di GRUPPO: Competizione sociale
- Sfida aperta
- Il gruppo svantaggiato lotta per cambiare l’ordine
gerarchico all’interno della società e per rimuovere le
condizioni che hanno portato allo status svantaggiato
- I gruppi dominanti lottano per cercare di mantenere la
propria posizione
- Competizione simbolica
- Competizione realistica
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Il cambiamento sociale
STRATEGIE di GRUPPO
Esistono differenze culturali
nelle culture interdipendenti (asiatiche, sudamericane)
viene rafforzata l’idea di Sé basata sull’appartenenza a
un gruppo. rispetto alle culture individualistiche
occidentali (Markus, Kitayama et al.)
Esistono differenze di personalità
es. forte bisogno di affiliazione
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Il cambiamento sociale
Punti forti
• La TIS è una teoria vasta: tratta un’ampia gamma di
reazioni individuali e collettive che i membri dei gruppi
potrebbero assumere nei confronti del loro e dell’altrui
gruppo;
• Pone il concetto di identità come questione centrale
nella ricerca sul comportamento intergruppo
• Adotta un approccio più ‘sociale’ nel tentativo di
spiegare il comportamento sociale delle persone
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Il cambiamento sociale
Punti deboli
• il paradigma dei gruppi minimali in realtà sottintende una
situazione potenzialmente competitiva; esistono evidenze
empiriche contrastanti con quanto emerso dagli esperimenti
di Tajfel;
• non chiarisce la differenza tra il favoritismo verso l’ingroup e il
conflitto intergruppo
• non considera un importante livello di mobilità sociale: quello
puramente psicologico (es: misidentificazione dei bambini
neri con il gruppo estraneo bianco)
• pone come spiegazione ultima del comportamento sociale un
fattore individuale (l’autostima)
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L’INGROUP BIAS
«noi» siamo meglio di «loro»
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L’etnocentrismo
“ The insider in a we-group are in relation of peace,
order, law, government, and industry, to each other.
Their relation to all outsiders, or others-groups, is
one of war and plunder....
Loyalty to the group, sacrifice for it, hatred and
contempt for outsiders, brotherhood within,
warlikeness without – all grow together, common
products of the same situation”
(Sumner, 1906)
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L’etnocentrismo
Il gruppo ha origine in una situazione di conflitto per
scarse risorse.
Il favoritismo nei confronti del gruppo di appartenenza è
correlato all’ostilità rivolta al gruppo esterno, è ‘l’altra
faccia della medaglia’.
L’ingroup bias si manifesta come tendenza
sopravvalutare l’ingroup e sottovalutare l’outgroup.
a
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L’ingroup bias
Secondo la Teoria del Conflitto Realistico (Sherif et al.):
il bias osservato in favore dei membri del proprio gruppo è
conseguenza di una relazione conflittuale o competitiva tra gruppi.
Secondo la Teoria dell’Identità Sociale (Tajfel et al.):
l’ingroup bias e il conflitto/competizione tra gruppi sono generati
dalla differenziazione stessa in gruppi distinti e non viceversa
l’ingroup bias svolgerebbe una funzione di differenziazione
(l’ingroup si differenzia positivamente dall’outgroup) e di
giustificazione (la svalutazione dell’outgroup giustifica azioni sociali
progettate e commesse contro altri gruppi)
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L’ingroup bias
Come si integrano queste due teorie?
Secondo numerosi studi - così come per Tajfel - la
presenza di una situazione competitiva non è condizione
necessaria affinché vi sia ingroup bias (ad es.
nell’esperimento dei gruppi minimali).
Ma un conflitto esplicito tra gruppi può aumentare il bias
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L’ingroup bias
Secondo Allport (1954) la formazione del gruppo
comporta una divisione psicologica tra ‘in’ e ‘out’
( vedi anche processi di categorizzazione sociale e di autocategorizzazione)
La differenziazione
dell’ingroup bias.
diventa
funzione
fondamentale
La distinzione tra ingroup e outgroup non comporta
necessariamente competizione e conflitto
“We love us more than we hate them”
(Allport, 1954; Campbell, 1976; Brewer, 2000)
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Simpatia verso l’ingroup
L’appartenenza allo stesso gruppo intensifica la
percezione di affinità.
I membri dell’ingroup sono percepiti come simili e come
simili a noi.
omogeneità ≠ similarità ( noi interagiamo con i
membri del nostro gruppo di appartenenza e questo
rende saliente anche alcune differenze individuali)
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Simpatia verso l’ingroup
Le persone tendono a…
• trattare i membri del proprio gruppo con maggiore
generosità
• valutare l’operato dei
maggiore indulgenza
membri
dell’ingroup
con
• fare amicizia e interagire con i membri del proprio
gruppo
• considerare il proprio gruppo come migliore, più
attraente…
(M. Brewer, 1979)
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Simpatia verso l’ingroup
Il concetto astratto di “NOI” ha connotazioni più positive
del concetto di “LORO”
le persone rispondono più prontamente a parole
positive che fanno seguito a termini connessi con il
“noi” che a termini connessi con il “loro” (vedi IAT)
le persone valutano più positivamente sillabe senza
senso (es xeh) che sono associate al noi piuttosto che
al loro
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Simpatia verso l’ingroup
Distorsione nei processi attributivi
Presentazione di comportamenti positivi vs. negativi di
membri dell’in-group e dell’out-group (Islam & Hewstone,
1993)
Attribuzioni distorte in favore dell’in-group:
• si attribuiscono azioni positive dell’ingroup e azioni
negative dell’outgroup a tratti stabili
• si attribuiscono azioni positive dell’outgroup e azioni
negative dell’ingroup a fattori situazionali
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Simpatia verso l’ingroup
Bias linguistico
(Maass et al, 1988; 1989)
Livelli di astrazione
comportamenti positivi
dell’outgroup.
maggiore per descrivere
dell’ingroup piuttosto che
Livelli di astrazione
comportamenti negativi
dell’ingroup.
maggiore per descrivere
dell’outgroup piuttosto che
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Simpatia verso l’ingroup
Ma non sempre favoriamo i membri dell’ingroup!
Secondo la TIS, gli individui devono mantenere
un’immagine positiva del proprio gruppo per valorizzare la
propria identità sociale.
L’accettazione all’interno del gruppo di appartenenza di
individui devianti - che assumono un comportamento
discordante rispetto alle norme - comporta un
peggioramento di tale immagine.
I soggetti possono adottare delle strategie a livello
psicologico per la defezione del deviante (Black Sheep
Effect, Marques, Yzerbyt, & Leyens, 1988).
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L’antipatia verso l’outgroup
Gli esperimenti sui gruppi minimali hanno evidenziato
come il favoritismo nei confronti dell’ingroup si
accompagni
alla
discriminazione
nei
confronti
dell’outgroup.
Pregiudizio e discriminazione
Pregiudizio simbolico (Sears, 1988)
Esclusione morale
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L’antipatia verso l’outgroup: de-umanizzazione
• Il pregiudizio verso l’out-group non è solo valutativo ma
anche semantico-antropologico (Moscovici and Pérez,
1997)
• Discriminazione semantico-antropologica = giudicare gli
altri su caratteristiche naturali (animali) e culturali
(umani)
– I tratti naturali sono comuni sia agli animali che agli
esseri umani (es. ‘Sporco’)
– I tratti culturali sono unicamente umani (es. Onesto)
• Gli outgroup vengono definiti attraverso tratti naturali
• L’ingroup viene definito unicamente attraverso tratti
culturali
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L’antipatia verso l’outgroup: infra-umanizzazione
(Leyens et al)
Si può distinguere tra emozioni primarie e secondarie
(sentimenti)
Le emozioni primarie sono comuni sia agli animali
che agli esseri umani (es. ‘paura’)
I sentimenti sono unicamente umani (es. nostalgia)
Mentre le emozioni primarie vengono attribuite sia
all’ingroup che all’outgroup, i sentimenti vengono atribuiti
esclusivamente all’ingroup
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L’antipatia verso l’outgroup: de-umanizzazione
Funzioni:
– negare le somiglianze tra ingroup e outgroup
– mantenere uno status privilegiato
– mantenere un’immagine positiva relativa dell’ingroup
– giustificare l’oppressione,
l’aggressione
la
discriminazione
o
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La riduzione del bias: la ricategorizzazione
Teoria del Conflitto Realistico (Sherif et al.)
FASE IV - COOPERAZIONE INTERGRUPPI
Introduzione di scopi sovraordinati: creazione di situazioni
superabili solo attraverso la combinazione delle risorse di
entrambi i gruppi
Risultato: non si verificò la fine immediata delle ostilità, ma
ci fu una trasformazione delle relazioni che da conflittuali
diventarono più armoniose
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La riduzione del bias: la ricategorizzazione
Gaertner and Dovidio (2000)
Common Ingroup Identity Model (CIIM)
L’istituzione di un gruppo sovraordinato è in grado di
migliorare le relazioni tra diversi gruppi subordinati
Il gruppo comune implica un processo di ricategorizzazione
Le frontiere intergruppo vengono infrante: I membri di
gruppi priginriamente distinti arrivano a considerarsi
componente di un unico gruppo
L’introduzione di un “noi” inclusivo modera l’ingroup bias
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La riduzione del bias: la ricategorizzazione
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La riduzione del bias: la ricategorizzazione
• Evidenze empiriche mostrano che non sempre il
processo di ricategorizzazione porta a un miglioramento
delle relazioni intergruppo (Crisp, Stone, & Hall, 2006; Hornsey &
Hogg, 2000).
• in alcune circostanze il gruppo comune può persino
enfatizzare l’ingroup bias
• le persone generalmente amano il proprio gruppo e la
propria cultura
• l’identità sovraordinata può essere percepita come una
minaccia alla propria identità sociale e alla distintività
del proprio gruppo
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La riduzione del bias: la ricategorizzazione
La creazione di un gruppo comune può far aumentare
paradossalmente il favoritismo verso l’ingroup come
tentativo di difendere la propria identità sociale minacciata
L’istituzione del gruppo comune ha effetti positivi quando le
frontiere tra i diversi sottogruppi originari sono mantenute
ed è possibile una doppia identificazione (a livello
subordinato e sovraordinato)
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La riduzione del bias: la ricategorizzazione
Un altro strumento potenziale per ridurre l’igroup bias è la
categorizzazione incrociata (Crisp et al.)
Si basa sull’evidenza che gli individui appartengono
contemporaneamente a più categorie o gruppi sociali
La categorizzazione incrociata può ridurre la distanza
ingroup-outgroup
perchè
divide
l’identità
stessa
dell’individuo in differenti gruppi
Avremo così condizioni: II IO OI OO
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La riduzione del bias: l’ingroup projection
Quando si è chiamati a immaginare un gruppo sovraordinato
che includa il proprio in-group e un out-group, può accadere che
ci si rappresenti il gruppo comune come più simile al proprio
gruppo di appartenenza.
A causa di fattori cognitivi e motivazionali,
diventerebbe maggiormente ‘prototipico’ della
sovraordinata.
l’in-group
categoria
I fenomeni di proiezione possono diventare nocivi per le
relazioni tra gruppi: immaginare la categoria sovraordinata
come molto simile all’in-group può comportare l’aumento della
discriminazione nei confronti di membri dell’out-group ritenuti
scarsamente aderenti alle norme del nuovo gruppo.
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La riduzione del bias: l’ingroup projection
L’istituzione di un gruppo comune potrebbe peggiorare anziché
migliorare le relazioni tra schieramenti diversi.
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