Shelling: L`Assoluto di Shelling: Shelling fu uno tra i primi filosofi che

Shelling:
L’Assoluto di Shelling:
Shelling fu uno tra i primi filosofi che scorse la portata rivoluzionaria della filosofia di Fichte. Il punto di partenza de suo pensiero,
infatti, è proprio quello dell’idealismo fichtiano, che però egli cerca di volgere verso la difesa degli interessi naturalistici ed
estetici.
Secondo Shelling esistono due tipi di infinità: quella oggettiva, che è rappresentata dalla sostanza di Spinoza e quella soggettiva,
che è rappresentata dall’Io puro di Fichte. Shelling si propone di unire queste due infinità in un Assoluto, supremo fondamento sia
dell’oggetto che del soggetto. L’Assoluto è, dunque, indifferenza di soggetto e oggetto, di spirito e natura.
Il pensiero shellinghiano, a questo punto, si oppone a quello fichtiano, che considerava l’Io come superiore al non Io. Secondo
Shelling, infatti, la Natura ha un valore in se stessa e per questo deve avere in sé un principio autonomo che possa risolverla in tutti
i suoi aspetti, proprio come, dal lato opposto, deve averlo lo Spirito. Per questo motivo la ricerca filosofica può incanalarsi in due
possibili direzioni:
 La filosofia della natura, volta a mostrare come la Natura si risolva nello Spirito;
 La filosofia trascendentale, volta a mostrare come lo Spirito si risolva nella Natura.
La filosofia della natura:
La filosofia della Natura è tipicamente romantica e si fonda su alcuni problemi della Critica del Giudizio di Kant e sulla Dottrina
della Scienza di Fichte.
Il nuovo organicismo finalistico immanentistico di Shelling:
Shelling rifiuta entrambi i tradizionali modelli d’indagine sulla Natura: quello meccanicistico e quello finalistico, poiché il primo
non spiega gli organismi viventi, mentre il secondo tiene poco conto dei fenomeni e dei processi naturali.
Allora Shelling elabora un nuovo modello interpretativo della natura, quello dell’organicismo finalistico e immanentistico,
secondo il quale ogni parte ha senso solo in relazione con il tutto (organicismo) e l’universo non si riduce a pura causalità
meccanica, poiché è presente una finalità superiore interna alla stessa Natura (finalismo immanentistico).
Poiché la Natura si organizza dall’interno, esisterà una specifica forza organizzatrice, identificata da Shelling con l’inconscio
Spirito del mondo. Contenendo uno spirito, la Natura assume tutti i caratteri dell’Io fichtiano: essa, infatti, è un’attività creatrice di
una serie infinita di creature, che, proprio come l’Io, si scinde in due principi di base: l’attrazione e la repulsione. Ogni fenomeno
nasce da questo lotta tra forze opposte, che possono operare:
 meccanicamente, qualora siano condizionate dalla quantità dei corpi (l’attrazione è detta gravitazione);
 chimicamente, qualora siano condizionate dalla qualità dei corpi (l’attrazione è detta affinità).
Se il contrasto tra le forze si considera dal punto di vista del prodotto si possono considerare tre casi:
 quando le forze sono in equilibrio (corpi non viventi);
 quando l’equilibrio è rotto e poi ristabilito (fenomeno chimico);
 quando l’equilibrio non è ristabilito (vita).
Secondo Shelling il dualismo attrazione – repulsione si realizza in tre manifestazioni: il magnetismo, l’elettricità, il chimismo, alle
quali corrispondono nel mondo organico la sensibilità, l’irritabilità, (capacità di reagire agli stimoli esterni), la riproduzione.
La Natura come ricerca dell’autocoscienza:
Shelling suddivide la storia dell’universo in tre diversi livelli di sviluppo:
1. il mondo inorganico;
2. la luce, in cui la Natura si fa visibile a se stessa;
3. il mondo organico, in cui abbiamo con la sensibilità il preannuncio dell’autocoscienza.
La Natura, dunque, si configura come uno spirito inconscio in moto verso la coscienza, cioè come un processo in cui la materia si
dissolve progressivamente all’ergersi dello Spirito (la Natura è lo Spirito inconscio).
I prodotti morti della Natura sono intelligenze immature. La Natura raggiunge il suo più alto fine con la sua riflessione più alta: l’uomo, o più generalmente, la
ragione. Raggiunto questo livello la Natura riconosce in lei quello stesso Spirito che è nell’uomo.
(“come la pianta si chiude nel fiore, così tutta la terra si chiude nel cervello dell’uomo, che è il sommo fiore di tutta la metamorfosi organica”)
Shelling e l’evoluzionismo:
Shelling, pur concependo la Natura in maniera piramidale, non può essere considerato un evoluzionista, poiché le epoche dell’universo di cui egli parla non sono
gradi temporalmente successivi, ma dei momenti ideali e simultanei. Ciononostante gli evoluzionisti presero in grande considerazione la metafisica shellinghiana,
la quale non era affatto distante dalle idee darwiniane: bastava, infatti, trasfigurare in termini temporali ciò che era in termini idealistici.
La filosofia dello Spirito:
Nel 1800 Shelling scrive il Sistema dell’idealismo trascendentale. In tale opera egli si propone di delineare la filosofia dello
spirito, controparte di quella della Natura.
Se la filosofia della Natura parte dall’oggettivo per ricavare il soggettivo, la filosofia trascendentale si propone il contrario,
mostrando il progressivo farsi Natura dello Spirito. Essa ha dunque un compito analogo a quello affrontato da Fichte nella sua
Dottrina della Scienza: quello di dedurre l’oggetto dal soggetto, mostrando come le leggi dello Spirito sono in realtà identiche a
quelle della Natura.
La ripresa della dialettica fichtiana:
Shelling parte, dunque, dall’autocoscienza che l‘Io ha di sé: l’intuizione intellettuale dell’Io, nell’istante in cui si conosce e si
produce. Secondo Shelling in questa prima fase esistono due attività: una reale, quando l’Io nel suo porsi incontra il limite, ed una
ideale, quando l’Io nel suo infinito intuirsi supera ogni limite. Queste due attività si implicano a vicenda.
Riassumendo: L’Io presenta una struttura di tipo dialettico-fichtiano, in quanto si configura come un’attività non limitabile, che
esiste solo in relazione ad un limite che essa stessa pone.
Le epoche dell’Io:
Shelling, tracciando una storia dell’Io, distingue tre epoche:
1. La prima epoca avanza dalla sensazione (l’Io trova di fronte a sé un limite) all’intuizione produttiva (l’Io incomincia a cogliersi
come attività, a rendersi conto che non è un tutt’uno con la sensazione );
2. La seconda epoca va dall’intuizione produttiva alla riflessione (l’Io avverte il sentire come altro da sé);
3. La terza epoca che va dalla riflessione alla volontà (l’Io astraendo dagli oggetti si coglie completamente come attività).
Perché la coscienza comune ritiene che gli oggetti provengano da una dimensione estranea all’Io?
Shelling risponde alla domanda in modo analogo alla risposta di Fichte.
Se il soggetto producesse consapevolmente i propri oggetti non potrebbe pensarli poi come delle cose in sé. L’Io crea
inconsciamente il mondo tramite la fichtiana immaginazione produttiva (produzione inconscia).
La filosofia trascendentale si configura, dunque, come una presa di coscienza del produrre inconscio dello Spirito. È volta a
spiegare l’idealità del limite, cioè il fatto che il limite è in realtà un prodotto dello stesso Io (lo Spirito è la Natura consapevole).
La filosofia della storia:
La filosofia pratica inizia con la terza epoca trascendentale, quando lo Spirito si pone come volontà. Quest’ultima si concretizza
nella morale, che accentua la libertà, e nel diritto, che accentua la necessità. In tal modo nasce un’antitesi tra libertà e necessità.
La storia rappresenta questa antitesi.
La filosofia della storia parte dal presupposto che essendo unico il principio assoluto che agisce sia nella natura che nella storia,
anche in quest’ultima deve trovarsi quel contrasto tra consapevolezza e inconsapevolezza già rintracciato nella natura.
La storia, infatti, è sintesi di libertà (consapevolezza) e necessità (inconsapevolezza). Infatti, mentre gli uomini credono di operare
liberamente, nasce inconsciamente in virtù di una forza superiore ciò che essi non si proponevano. Contemporaneamente, però,
l’Assoluto si attua e si rivela attraverso la libera azione degli uomini. Questa rivelazione si può suddividere in tre fasi:
1. Quella del destino, in cui l’Assoluto è una forza totalmente cieca e l’accadere è incomprensibile all’uomo, che lo subisce. Esso
non è consapevole e per questo è dominato (epoca arcaica, fine degli antichi imperi);
2. Quella della legalità meccanica, in cui il destino si rivela come natura e il corso degli eventi apparte all’uomo secondo le leggi
immutabili di causa-effetto. L’uomo acquista sempre più consapevolezza (epoca dalla Repubblica romana in poi, si vuole
raggiungere lo Stato universale);
3. Quella della provvidenza, in cui si avrà la sintesi tra libertà e necessità e il destino sarà compreso pienamente dall’uomo. (si
raggiungerà il regno di Dio, una federazione planetaria governata attraverso una costituzione giuridica universale dove regnerà
la pace).
La Teoria dell’Arte:
Shelling, per risolvere il contrasto tra soggetto ed oggetto nella realtà e non solo nella teoria, vuole rintracciare un’attività nella
quale Spirito e Natura si armonizzino completamente, qui ed ora. Questa tensione si risolve nell’arte.
Shelling ritiene che l’arte si configuri come l’organo di rivelazione dell’Assoluto, poiché nella creazione estetica si risolve la
sintesi tra il momento inconscio, quando l’artista risulta in preda all’ispirazione, e il momento conscio , l’esecuzione reale
dell’opera d’arte.
Come l’Assoluto è un artista cosmico che genera le cose del mondo in maniera inconsapevole e consapevole al tempo stesso, così
l’artista umano, nella creazione estetica, ripete il mistero stesso della creazione del mondo.