Forze Abbiamo descritto il movimento dei corpi materiali tramite grandezze come il tempo, la posizione nello spazio, la velocità e l’accelerazione. Ora mettiamo in relazione il movimento di un corpo con quelle che chiamiamo forze. Cercheremo dunque di capire cosa s’intende con il termine forza, quali forze sono presenti in natura e come possiamo rappresentarle. Possiamo definire una forza come qualcosa in grado di cambiare lo stato di movimento di un corpo, cioè in grado di accelerarlo. In assenza di forze un corpo o sta fermo o si muove di moto rettilineo uniforme. In presenza di forze invece la sua velocità (velocity) può cambiare. Dobbiamo a Newton l’esposizione precisa di queste idee Leggi di newton I. inerzia. Se ad un corpo non si applica nessuna forza (o complessivamente si annullano) questo continuerà a rimanere fermo o a muoversi a velocità (velocity) costante. II. proporzionalità. La forza risultante applicata ad un corpo è uguale alla sua massa per l’accelerazione del suo centro di massa1. S ris = m · Sacdm F III. azione e reazione. Le forze si presentano sempre a coppie; se il corpo A esercita una forza sul corpo B, una forza uguale ma di verso opposto, viene esercitata dal corpo B sul corpo A. A B FB/A FA/B Corollario La forza è una grandezza vettoriale. Ciò significa che posso sostituire una forza con le sue componenti. Ciò significa anche che diverse forze che si applicano allo stesso punto materiale hanno l’effetto di una sola forza, che chiamiamo risultante, ottenuta sommandole vettorialmente. F1 Fg// F2 T Fg F Fg F3 risultante = F1 + F2 + F3 Nell’esempio a sinistra la forza di gravità che agisce su un’oggetto posto su di un piano inclinato è stata scomposta in due componenti; una perpendicolare e una parallela al piano. Nell’esempio a destra le tre forze che si applicano ad uno stesso punto sono state sommate per ottenere la risultante. Unità di misura L’unità di misura del Sistema Internazionale per le forze è il newton. Un newton corrisponde alla forza necessaria per imprimere ad un corpo di un kilogrammo un accelerazione di un metro al secondo quadrato. N= kg · m s2 1. Quando ci occuperemo di corpi estesi vedremo come trattare forze che si applicano in punti diversi di uno stesso corpo e com’è definito il centro di massa. forze pag. 1 Diagrammi di forze Per studiare il movimento di un corpo cercheremo di individuare quali forze esso subisce. Disegneremo dei diagrammi dove il corpo è rappresentato da un punto e le forze da vettori applicati a tale punto. Ecco alcune regole da seguire per costruire questi diagrammi A) Individuare il corpo oggetto della nostra attenzione. Altrimenti detto, bisogna essere in chiaro su quale sia l’oggetto preso in considerazione, dove inizia e dove finisce. B) Quali forze? Possiamo ricondurre le forze presenti in natura a tre tipi: la forza di gravità, la forza elettromagnetica, le forze nucleari debole e forte (vedi filmato PSSC). Per individuare le forze in gioco nei nostri problemi possiamo procedere in quest’ordine: i. Forza di gravità. ii. Cose che “toccano” l’oggetto in questione. A distanza ravvicinata gli atomi esercitano delle forze elettromagnetiche importanti e danno origine a quelle forze che chiamiamo forza di sostegno, forza d’attrito, resistenza del mezzo, tensione di una corda ecc. iii. Altre forze. Quando tratteremo il capitolo “elettricità“ potremo incontrare forze elettriche o magnetiche che agiscono a grandi distanze (grandi rispetto alle dimensioni di un atomo). Sarà invece poco probabile avere l’occasione di imbatterci in forze nucleari. C) Chi esercita la forza? Per ogni forza che si disegna bisogna saper dire chi esercita la forza, ma attenzione; i. chi esercita la forza deve essere un corpo che a sua volta può (e deve) subire una forza, ii. il corpo che esercita la forza non dev’essere lo stesso che la subisce. D) Quale dev’essere la risultante? Spesso dobbiamo elencare le forze che agiscono su di un corpo conoscendo almeno in parte come si sta muovendo. Quello che ci importa è soprattutto la sua accelerazione; sappiamo infatti che la S = m · Sa ). In particolare, se sapforza risultante è direttamente proporzionale all’accelerazione (F piamo che il corpo non accelera, sappiamo che la somma vettoriale delle forze deve essere nulla. Qui di seguito vediamo l’esempio di una slitta che sta accelerando lungo un pendio ghiacciato. Fs (pista) Fs (pista) Fr (aria+pista) Fr (aria+pista) Fg// Fg (terra) Fg T α Nel primo diagramma abbiamo rappresentato la forza di gravità F g, la forza di sostegno della pista Fs (perpendicolare alla superficie della pista) e abbiamo raggruppato la forza di resistenza dell’aria e l’attrito dovuto alla pista sotto un’unica denominazione Fr. Nel secondo diagramma abbiamo scomposto la forza di gravità in una componente parallela alla pista F g // = F g · sin (α), e una componente perpendicolare F g ⊥ = F g · cos (α). La componente perpendicolare è equilibrata dalla forza di sostegno mentre la componente parallela supera le forze di resistenza. La forza risultante accelera verso il basso la slitta. forze pag. 2 Passiamo in rassegna alcune forze che incontreremo nei nostri problemi Forza di gravità È la forza di attrazione tra due masse; è proporzionale al prodotto delle due masse e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. La forza di gravità con cui un corpo che si trova sulla superficie terrestre è attratto dalla terra e anche detta forza peso o semplicemente peso. Sulla superfice terrestre una massa di 1 Kg ha un peso di circa 9.8 N mentre sulla luna la stessa massa pesa circa 1.6 N. Fg Forza di sostegno (o forza normale) Fs Possiamo chiamare così le forze che una superficie solida esercita, perpendicolarmente ad essa, sui corpi che vi si appoggiano. Forza di attrito radente Le forze d’attrito in genere ostacolano il movimento. Chiamiamo forze d’attrito radente le forze parallele che una superficie esercita sui corpi che scivolano o “vorrebbero” scivolare su di essa. Distinguiamo tra forza di attrito dinamica (o cinetica) e forza di attrito statica a seconda che il corpo scivoli o meno. Fa Tensione di una corda La tensione T è la forza esercitata sul corpo, nel punto di fissaggio, da una fune tesa a esso collegata. La tensione è orientata lungo la corda. Per le funi di massa trascurabile le forze di trazione ad entrambi gli estremi della fune hanno la stessa intensità, anche quando essa scorre intorno a una puleggia se quest’ultima è di massa e attrito trascurabili. Forza di resistenza del mezzo (o attrito di un mezzo fluido) T Fr Quando un corpo si muove all’interno di un fluido (liquido o gas) è soggetto ad una forza di attrito dovuta all’interazione del corpo con le molecole del fluido. Quando il fluido è l’aria si parla anche di resistenza areodinamica. Spinta di archimede Secondo Archimede un corpo immerso in un fluido (liquido o gas) riceve una spinta verso l’alto pari al peso del fluido spostato. Vedremo come dar conto di questa spinta nel capitolo sulla fluidostatica. Sa Forza elastica Sono le forze che possono esercitare gli elastici o le molle o altri oggetti con un comportamento ”elastico”. forze pag. 3 Attrito radente statico Parliamo di attrito statico tra due superfici quando queste non si muovono una rispetto all’altra. Immaginiamo un’autocarro che sta accelerando ed una cassa semplicemente appoggiata al centro del suo pianale; l’attrito statico tra cassa e pianale potrebbe essere sufficiente ad impedire lo scivolamento della cassa. Abbiamo già detto che questa forza agisce parallelamente alla superficie di contatto tra due corpi. La sua intensità può variare da zero a un valore massimo che dipende sia dalle superfici in contatto che dalla forza normale. Noteremo il valore massimo Fas, max e utilizzeremo la relazione seguente: Fas 6 Fas, max = µs · Fn dove µs è il coefficiente di attrito statico (dipende dalle superfici) e Fn è l’intensità della forza normale. Attenzione però, il valore dell’attrito statico è giusto quanto basta a tenere fermo un oggetto (e quasi sempre è minore al valore massimo che può raggiungere). ... e dinamico Quando due superfici scivolano una sull’altra parliamo di attrito dinamico. Potrebbe essere il caso se la forza d’attrito statico non è sufficiente a trattenere la cassa e questa inizia a scivolare sul pianale dell’autocarro. Per questa forza utilizzeremo la seguente relazione: Fad = µd · Fn In genere il coefficiente d’attrito dinamico µd è inferiore al coefficiente di attrito statico µs. La tabella seguente riporta, a titolo indicativo, alcuni coefficienti (tratti da: http://it.wikipedia.org/wiki/Attrito). Superfici µs (statico) µd (dinamico) Legno - Legno 0.5 0.3 Acciaio - Acciaio Rame - Acciaio 0.78 1.05 0.42 0.29 Gomma - asfalto (asciutto) 1.0 0.8 Gomma - asfalto (bagnato) Vetro - Vetro 0.7 0.9 - 1.0 0.6 0.4 Legno Sciolinato - Neve 0.1 0.05 Come possiamo determinare questi coefficienti? (vedi esperienze di laboratorio) Possiamo usare un dinamometro e misurare la forza necessaria affinchè un corpo inizi a scivolare su di una superficie piana. Il rapporto tra questa forza e il peso del corpo ci dà il coefficiente d’attrito statico. Per quello dinamico possiamo misurare la forza necessaria a mantenere uno scivolamento di velocità costante. Oppure possiamo misurare l’angolo d’inclinazione massima prima che il corpo inizi a scivolare; la tangente dell’angolo limite ci dà il coefficiente d’attrito statico. Per quello dinamico misuriamo l’angolo d’inclinazione per la quale lo scivolamento mantiene una velocità costante e ne calcoliamo la tangente. forze pag. 4 Resistenza del mezzo La resistenza che un fluido come l’aria o l’acqua oppone al movimento di un corpo (drag per gli inglesi), può essere stimata grazie alla seguente relazione: D= 1 · Cd · ρ · A · v 2 2 kg dove Cd è il coefficiente areodinamico (adimensionale), ρ la densità del fluido ( m3 ), A la sezione apparm ente2 (m2) e v la velocità del corpo rispetto al fluido ( s ). Il coefficiente Cd dipende dalla forma del corpo ma anche dalle sue dimensioni, dalla sua velocità e dalla viscosità del fluido e in genere dev’essere studiato empiricamente (ad esempio tramite dei tunnel del vento o simulazioni al computer). I valori tipici per il Cd di automobili da turismo sono compresi tra 0.25 e 0.45. esempio Consideriamo un’automobile con un coefficiente Cd = 0.3, una sezione trasversale A = 1.5 m2, una velocità m kg di 80 km/h (cioè v = 22.2̄ s ) e una densità dell’aria ρaria = 1.3 m3 . Otteniamo una forza di resistenza di: D= 1 · 0.3 · 1.3 · 1.5 · (22.2̄)2 = 144.4̄ [N ] 2 Se invece di 80 km/h viaggiamo a 120 km/h avremo una forza di resistenza di 325 newton. Velocità terminale Quando un oggetto cade, può darsi che la forza di resistenza finisca per equilibrare la forza di gravità; l’oggetto manterrà allora una velocità costante che chiamiamo velocità terminale. Un proiettile di piccolo calibro (es. cal. 9 mm) sparato verticalmente, se ricade di punta, ha una velocità terminale di 100 m/s. Un chicco di grandine di medie dimensioni ha una velocità terminale dell’ordine dei 50 m/s; anche un paracadutista in caduta libera assume tale velocità 300-400 metri dopo il lancio ma rallenta a valori inferiori ai 10 m/s aprendo il paracadute. Una goccia di pioggia di 6 mm di diametro cadrà a 9 m/s, mentre una goccia di 1 mm cadrà con una velocità di 4 m/s circa. Forza elastica Le molle che troviamo all’interno di un comune dinamometro seguono la legge di Hooke; la forza che esercitano è proporzionale all’allungamento. 0 N x 2x Fe = k · ∆l 1 N 2 N N dove k ( m ) è la costante elastica della molla e ∆l (m) è lo scostamento dal punto di riposo della molla. Chiameremo molle ideali quelle che seguono la legge di Hooke. 2. l’area che presenta il corpo nella direzione del movimento (frontal area per gli inglesi) forze pag. 5 Forza centripeta Abbiamo già visto come un corpo, per restare su di una traiettoria circolare deve essere accelerato. Trattando del moto circolare uniforme abbiamo ottenuto una relazione che ci dà l’accelerazione centripeta in funzione del raggio R della traiettoria e della velocità periferica v p o della velocità angolare ω. Ma secondo Newton l’accelerazione di un corpo è proporzionale alla forza risultante su di esso. Chiameremo forza centripeta la forza corrispondente all’accelerazione centripeta. Fc = m · v 2p = m · ω2 · R R Attenzione però, forza centripeta è un termine generico per indicare la forza necessaria a “curvare’. A seconda del caso può darsi che sia un filo, la gravità, l’attrito o altro ancora a fornire questa forza. Nella sua traiettoria attorno al sole, la terra è accelerata dalla forza di gravità esercitata dal sole. I seggiolini della giostra qui sopra sono accelerati dalla tensione delle catene. ... "Forza centrifuga" Quando siamo su di un’automobile in curva, ci pare che una forza ci spinga verso l’esterno della curva e chiamiamo questa forza apparente "forza centrifuga". Un osservatore fermo a terra può descrivere quanto succede senza ricorrere ad una "forza centrifuga"; potrà dire che per inerzia sia l’automobile che il passeggero tendono a proseguire il loro moto sulla tangente. Cosa che farebbero se non fosse per l’attrito dei pneumatici sull’asfalto e per l’abitacolo dell’automobile. A seconda del sistema di riferimento scelto la descrizione cambia. Noi cercheremo di descrivere i movimenti a partire da sistemi di riferimento non sottoposti ad accelerazione, in particolare eviteremo dei sistemi di riferimento rotanti e così non parleremo di forza centrifuga. (vedi anche filmato sui sistemi di riferimento del PSSC) esempio Un vecchio tram affronta una curva su rotaie in piano. Se il raggio del binario è di 8.0 m e la velocità 15 km/h, quale sarà l’angolo rispetto alla verticale delle cinghie di sospensione delle maniglie di sostegno che pendono all’interno della vettura? Le forze che agiscono sulla maniglia sono due: la forza di gravità F g e la tensione della cinghia T . Assieme devono dare la forza centripeta Fc diretta orizzontalmente verso il centro della curva. La componente verticale di T deve equilibrare la forza di gravità e la componente orrizontale deve corrispondere alla forza centripeta. Avremo dunque le seguenti relazioni: T · sin α = m · v2 R e α T Fg Fc T · cos α = m · g per sostituzione o dividendo una per l’altra otteniamo: 2 v v2 tan α = R · g e quindi α = tan−1 R · g F 12.5ř T α Fg forze pag. 6