Direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale

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Associazione Nazionale
insegnanti di storia dell'arte
Direzione Generale
Educazione e Ricerca
Seminario di Formazione
La legge 107:
l'insegnamento della storia dell'arte
e la relazione scuola-patrimonio culturale
11-12 Febbraio 2016
Via Milano, 76 Roma
Elisabetta Borgia
Metodologie e contesti
per l’educazione al patrimonio culturale
Introduzione alla III sessione
Direzione Generale Educazione e Ricerca – Ufficio studi
Centro per i servizi educativi del museo e del territorio
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La legge 107: l'insegnamento della storia dell'arte e la relazione scuola-patrimonio culturale
Sessione III - Metodologie e contesti per l’educazione al patrimonio culturale
III Sessione
Metodologie e contesti per l’educazione al patrimonio culturale
19 febbraio 14.30 – 17.30
Object-based learning alla Crypta Balbi di Roma
Antonella Poce, Università Roma Tre Centro Didattica Museale
‘Museo per tutti’. Un progetto per trasformare un piccolo museo in un laboratorio di
relazioni tra scuola e patrimonio culturale con il concorso nazionale MIUR
Giovanna Bozzi, Segretaria nazionale ANISA I.I.S.S. ‘Marzolla Simone Durano’ - Liceo
Artistico ‘E. Simone’, Brindisi
Living Crustumerium
Paola Filippini, MiBACT Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale
Romano e l’area archeologica di Roma
Fabio Foddai Dirigente scolastico, Miriam Merlonghi, Laura Testa, Liceo Classico Statale ‘L.
Manara’ di Roma
Alternanza scuola-lavoro progetti in corso
Il Polo museale del Liceo Classico ‘Pilo Albertelli’
Antonietta Corea, Dirigente scolastico, Fabio Pizzicannella, Liceo Classico Statale ‘Pilo
Albertelli’ di Roma
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Sessione III - Metodologie e contesti per l’educazione al patrimonio culturale
Offerta formativa a.s. 2015-2016
Totale 1170 progetti
www.dg-er.beniculturali.it
www.sed.beniculturali.it
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Sessione III - Metodologie e contesti per l’educazione al patrimonio culturale
Lo scavo archeologico, un contesto multidisciplinare
L’archeologia è ricerca attenta e scrupolosa delle ‘impronte’ materiali
lasciate dall’uomo nella storia.
Una ricerca che deve procedere con metodo scientifico a partire dallo
scavo sul terreno.
Un’epigrafe, un graffito su di un coccio, un frammento di papiro, un bollo
laterizio, una moneta ……… possono contenere parole, nomi, storie ………
ma costituiscono una percentuale ridottissima di quanto ci è giunto dal
passato.
La grande massa di dati e informazioni, che ci permettono lentamente e
progressivamente di ricostruire il passato, arriva da testimonianze ‘mute’.
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All’archeologo il difficile compito di farle parlare, di trarre informazioni
utili dalle murature che emergono dalla terra, dagli oggetti, dai resti
organici, dagli strati di terreno che lentamente hanno ricoperto ogni
cosa e in cui è racchiusa la storia di quanto accaduto.
Noi oggi, mentre costruiamo, lavoriamo, camminiamo ….. stiamo
scrivendo la prima pagina di quel libro fatto di strati che a ritroso ci
racconta grandi e piccolissime storia del passato.
Naturalmente non basta scavare, riportare alla luce, bisogna
interpretare, riuscire a porre in relazione i dati per arrivare ad una
‘ricostruzione’ di ciò che un tempo era abitato, utilizzato, vissuto.
Nonostante il fascino indiscusso della scoperta archeologica, il lavoro
di ricostruzione del passato ha le sue solide basi su l’applicazione di
una metodologia scientifica rigorosa, tanto nello scavo, quanto nella
documentazione che l’archeologo deve produrre man mano che ‘legge’
ed allo stesso tempo distrugge quelle unità stratigrafiche che gli
uomini e il tempo hanno creato.
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L’analisi stratigrafica con il suo corredo di documentazione costituisce la
premessa per una corretta formulazione di ipotesi ricostruttive.
Numerose le discipline che concorrono a ricomporre il quadro completo di
una ricerca, come vedremo con il contributo in programma Living
Crustumerium, che ci racconterà l’esperienza di un gruppo di studenti, del
secondo e terzo anno del Liceo Classico Manara di Roma in un campo
estivo organizzato dalla Soprintendenza per il Colosseo, il Museo Nazionale
Romano e l’area archeologica di Roma presso il sito dell’antica città latina
di Crustumerium. Per un periodo di due settimane i ragazzi hanno
collaborato allo scavo archeologico ed hanno partecipato a seminari
formativi su restauro, rilievo, geologia e antropologia fisica.
La partecipazione degli studenti ad
attività di scavo, oltre ad avvicinarli
all’archeologia, contribuisce a far
loro conoscere numerose altre
professionalità e dunque potenziali
percorsi formativi e lavorativi.
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Il contatto ‘materiale’ con la storia offre, inoltre, agli studenti l’occasione
di toccare con mano la ricchezza, l’importanza ed allo stesso tempo la
fragilità di un contesto archeologico, contribuendo alla maturazione di
quei valori di cittadinanza attiva e consapevole che rappresentano il
primo passo verso forme di partecipazione diretta ad azioni di
salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale.
Effetti collaterali del lavoro sul ‘campo’ possono essere la riscoperta del
profondo legame di un lontano passato con il presente, in grado di
accendere nuova luce sulle radici della nostra identità contemporanea e
di mettere in evidenza le ampie e preziose connessioni e contaminazioni
con altre culture e civiltà, di far riflettere sul valore del bagaglio culturale
di ognuno di noi.
Dal Museo della Crypta Balbi - MNR
Sezione ricostruttiva della stratigrafia sotto
Via delle Botteghe Oscure. Ideaz. Daniele
Manacorda Real. Inklink Firenze
Licenza d’uso CC BY-SA
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Metodologie e contesti per l’educazione al patrimonio culturale
Un museo ‘stratigrafico’
Un museo che ha fatto della narrazione stratigrafica la propria cifra
museologica e museografica è la Crypta Balbi, una delle quattro
sedi del Museo Nazionale Romano, che comprende il vasto portico
annesso al teatro di Balbo e una serie di isolati antichi che si
estendevano sul lato orientale del portico.
Il percorso museale stesso si articola all’interno di diversi edifici
succedutisi in quell’area nei secoli.
In particolare la sezione Archeologia e Storia di un paesaggio
urbano racconta le vicende di quell’isolato al centro di Roma,
dall’antichità al XX secolo, illustrando le trasformazioni del
paesaggio urbano dalla costruzione del teatro alla ruralizzazione
nel V secolo, dalla costruzione di chiese ed abitazioni nel periodo
medievale all’edificazione del Conservatorio di Santa Caterina della
Rosa (XVI – XVII sec.) fino alla stratigrafia moderna.
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Sessione III - Metodologie e contesti per l’educazione al patrimonio culturale
La ‘collezione’ museale è costituita essenzialmente dai materiali
provenienti dagli scavi nella Crypta, integrati da altri coevi, e dai loro
contesti di rinvenimento.
Tra questi, importantissimo il deposito rinvenuto nell’esedra del portico,
che ha restituito numerosissimi reperti in ceramica, vetro, metallo, osso,
avorio ed anche pietre preziose, che costituiscono, insieme agli utensili
per la loro lavorazione, la testimonianza materiale dell’ impianto
nell’esedra di un atelier attivo tra la fine del VI e la fine del VII sec.
Dal Museo della Crypta Balbi - MNR
Ricostruzione grafica dell’atelier
nell’esedra della Crypta Balbi
Ideaz. Marco Ricci Real. Inklink Firenze
Licenza d’uso CC BY-SA
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Il materiale archeologico proveniente dalla Crypta Balbi è stato al
centro di un progetto sperimentale che ha adottato la metodologia
dell’Object-based learning.
Una metodologia che mette l’oggetto, in questo caso il reperto
archeologico, al punto di partenza e non di arrivo del processo di
apprendimento.
Si tratta di una metodologia replicabile in numerosi contesti,
specialmente archeologici. Data la peculiarità di gran parte del
materiale di scavo, infatti, consente di entrare materialmente in
contatto con l’oggetto, di esplorarne contorni, peso, consistenza,
lavorazione etc.
Al di là dell’ efficacia formativa intrinseca, va considerato anche il
potenziale educativo di un approccio OBL per avvicinare alla
conoscenza del patrimonio culturale – in percorsi progettuali
condivisi – ad esempio quanti possono ‘vedere’ una forma, una
superficie solo attraverso il tatto.
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Aule
musei dentro e fuori la scuola
Nel corso di questa sessione verranno presentati poi due progetti
molto interessanti, che hanno come elemento caratterizzante la
costruzione, da parte degli studenti stessi, di ambienti e laboratori
museali dentro e fuori la scuola:
‘Museo per tutti’. .. per trasformare un piccolo museo in un
laboratorio di relazioni tra scuola e patrimonio culturale.
Il progetto - con cui il Liceo Artistico ‘E. Simone’ di Brindisi ha vinto
un recente concorso MIUR - prevede la realizzazione di un’area
riservata ad attività didattiche e laboratori multimediali per tutti i tipi
di pubblico all’interno della palazzina del Belvedere sul lungomare di
Brindisi, dove è conservata della Collezione Archeologica Faldetta.
Obiettivi: rafforzare il legame tra gli studenti ed il materiale di una
collezione di notevole interesse storico e artistico, sensibilizzare le
Istituzioni locali e regionali verso un maggiore impegno nella
valorizzazione del patrimonio culturale locale, anche attraverso la
proposta di modelli progettuali innovativi.
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Aule
musei dentro e fuori la scuola
Parleremo, infine, del Polo museale del Liceo Classico ‘Pilo Albertelli’ di
Roma, che prende le mosse da un’idea di valorizzazione delle collezioni
storiche presenti nella scuola stessa.
Il progetto di alternanza scuola lavoro, che vede la partecipazione di
partner esterni come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Museo
Civico di Zoologia di Roma, si articola su tre anni secondo un percorso
che parte dalla ‘costruzione’ dei ‘costruttori’, ovvero gli studenti stessi
dell’Albertelli, fino all’apertura al pubblico degli ‘spazi museali’ della
scuola con la conseguente formazione su aspetti specifici e trasversali
come quelli legati alla comunicazione, educazione, conservazione,
condivisione , relazione ….
Due progetti che sicuramente rispondono pienamente a quell’idea di
percorso partecipativo raccomandato dalla stessa Convenzione di Faro
(27.10.2005), convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del
patrimonio culturale per la società.
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Grazie
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