Bernalda, anticamente chiamata Camarda, è un comune in provincia di Matera, tra la Val Basento e il mar Ionio. Sorge su di un altopiano a 127 m s.l.m. nella parte finale della Val Basento nella parte meridionale della provincia di Matera, al confine con la parte nord occidentale della provincia di Taranto. Il suo territorio è compreso tra i fiumi Bradano ad est, che separa il comune bernaldese dal comune di Ginosa e Basento che ad ovest separa Bernalda da Pisticci. E’ una località turistica famosa per il mare, per la zona di Metaponto e per la vicinanza di diversi siti archeologici testimonianza degli insediamenti più importanti della Magna Grecia. Il turista che visita Bernalda ne apprezza oltre alle bellezze storiche, il litorale Ionico. Tra le maggiori attrazioni turistiche c’è il sito archeologico delle Tavole Palatine. Venerdì 21 aprile 2017 ** **** Incontro dei partecipanti e partenza per BERNALDA A sud di Montescaglioso, in posizione dominante sulla valle del Basento, sorse il nucleo primigenio del castello di Camarda (che solo nel XV secolo prenderà l’odierna denominazione di Bernalda). La costruzione dovette essere avviata dal signore locale, Riccardo, che aveva ottenuto in feudo le terre circostanti, e che dunque provvide immediatamente a incastellare il territorio. Successivamente, non è da escludere che il fortilizio di Bernalda sia stato regolarmente frequentato, abitato e restaurato dopo i frequenti terremoti che imperversavano nella zona. Quello del 1466 dovette probabilmente avere una portata immane, visto che di lì a qualche anno, nel 1470, il castello di Camarda venne quasi completamente rifatto. La nuova fortezza fu eretta da Bernardino de Bernardo, eminente uomo di corte, segretario di re Alfonso II, di Ferdinando e di Federico d’Aragona. Dal nome di quell’ossequioso feudatario scaturì forse la denominazione di “Bernauda” per la cittadella che si andava ingrandendo e popolando tutt’intorno al castello. Sabato 22 aprile 2017 ****** Visita della Città Pranzo Partenza per GENZANO DI LUCANIA PRENOTAZIONE Genzano di Lucania (Inzàne in dialetto locale) è un comune di 5.861 abitanti della provincia di Potenza. Centro principale dell'alto Bradano, sorge su un promontorio collinare e si divide in due nuclei ben distinti: il paese vecchio e il paese nuovo. Sorge a 587 m s.lm. nell'alta Valle del Bradano. Genzano partecipa ai moti del 1860 e alla lotta contro il brigantaggio. Dopo l’Unità d’Italia vi si verifica un notevole flusso emigratorio: dal 1864 al 1920 più di 2000 genzanesi sono partiti per le Americhe. Il forte flusso migratorio del secondo dopoguerra e il terremoto del 1980 hanno causato un progressivo spopolamento del centro storico. Il paese appare suddiviso in due nuclei abitativi ben distinti tra loro: la parte nuova, posta nel sito più alto, ed il centro storico che, posto su uno sperone di roccia circondato su tre lati da valloni, costituisce il prolungamento naturale del territorio su cui si snoda l’abitato. IL CASTELLO DI MONTESERICO, il cui severo profilo si staglia solitario alla sommità di un imponente rilievo roccioso a circa 15 Km ad est di Genzano di Lucania, rappresenta, per le fasi costruttive che lo caratterizzano, un interessante esempio di architettura medievale in Basilicata. Edificato nel XI secolo, il castello domina un vasto territorio collinare, originariamente coperto di ampie zone boschive, in posizione strategica lungo importanti direttrici viarie e al confine tra i territori bizantini della media e bassa valle del Bradano e quelli, prima longobardi e poi normanni, del nord-est della Regione. Il castello, nato con i Normanni come baluardo difensivo dell’abitato, nella fase in cui l’incremento demografico e l’espansione urbana del borgo altomedioevale rendono necessari l’ampliamento della cinta difensiva e la definizione del nuovo perimetro fortificato, già nella prima metà del XIII sec. perde la sua connotazione strettamente militare per assumere la dimensione di ”Domus”, prevalentemente legata allo sfruttamento delle risorse agricole del ricco territorio circostante, diventando uno dei capisaldi della struttura amministrativa del Demanio Regio di Federico II, organizzato per l’allevamento dei cavalli e la produzione di granaglie. Tale modello viene successivamente adottato anche dagli Angioini e, ulteriormente potenziato, dagli Aragonesi. Il castello di Monteserico appartiene, nei secoli successivi, a diversi feudatari e alla fine degli anni ’80 la proprietà viene acquisita dal Comune di Genzano di Lucania. L’edificio è stato oggetto di un lungo e delicato intervento di recupero e restauro nell’ambito del piano strategico territoriale di valorizzazione del patrimonio culturale regionale, che prevede il completamento del sistema dei castelli della Basilicata. Attualmente, negli ambienti del castello sono allestite mostre tematiche che illustrano la storia dell’edificio e i lavori di restauro eseguiti. ACERENZA: l’antica Acheruntia, posta su un altipiano dai fianchi ripidi, tra il fiume Bradano e il suo affluente Fiumarella, è stata sempre molto importante dal punto di vista strategico per la difesa del territorio. Situata a 833 m s.l.m., appare come una roccaforte inespugnabile, le cui origini risalgono alle prime tribù degli Osci. Conquistata dai romani nel 318 a.C., fu evangelizzata da S. Pietro nel 63 d.C. La sua posizione, considerata importante dal punto di vista strategico, dominava le grandi arterie che collegavano il sud a Roma: la via Appia, l'AppiaTraiana e la via Erculea. Dopo la conquista dei longobardi, divenne nel 605 capoluogo di uno dei tre castaldati della Lucania e nell'XI secolo i normanni rafforzarono il castello, fortificarono la città, costruirono la Cattedrale e diedero il nome di Basilicata alla regione in onore di questa grande Basilica cristiana. Nel V secolo fu istituita come una delle diocesi lucane. LA CATTEDRALE è un pregevole monumento, tra i più importanti della regione: risalente all'XI secolo, fu consacrata nel 1080 in stile romanico con influenze gotiche. Ha una grande abside e un interno a tre navate con importanti tavole cinquecentesche, una cripta del 1524, sulle cui pareti vi sono degli affreschi di Giovanni Todisco da Abriola. Sia la facciata sia i campanili sono stati ritoccati nel corso dei secoli; la cupola sulla crociera è del XIX secolo. All'interno della sacrestia emerge un busto di Flavio Claudio Giuliano; un passaggio consente di girare attorno al coro e di ammirare le absidi in pietra squadrata. Di recente sono stati ritrovati, dopo alcuni scavi, le fondamenta di un battistero adiacente la cattedrale. Lunedì 24 aprile 2017 ***** Sosta ad Altamura in area riservata. ***** A Lamalunga, la casa dell’ UOMO DI ALTAMURA Lunedì 24 aprile 2017 ***** Andiamo al forno: IL PANE DI ALTAMURA - La Cattedrale di Santa Maria Assunta – la Madonna del Buon Cammino – il Museo Archeologico… ******* Altamura di sera… IL CENTRO STORICO Famosa in tutto il mondo per il suo pane, Altamura è un luogo dove l’ambiente, la storia, la cultura e la gastronomia si intrecciano in un unicum di rara bellezza. Una meta che offre tanti, diversi e interessanti itinerari del gusto dove il pane è il vero protagonista. Al punto che, già nel 37 a.C., nel ritornare nei territori della sua infanzia, Orazio sosteneva che vi si trovasse il «pane migliore del mondo, tanto che il viaggiatore diligente se ne porta una provvista per il prosieguo del viaggio». Siamo nella Murgia, il grande altopiano carsico della Puglia caratterizzato da rocce bianche aguzze, le murex latine dove, grazie alle condizioni geoclimatiche, cresce un grano di ottima qualità. Ed è proprio il grano, assieme al metodo di lavorazione, che si tramanda da almeno due millenni, il segreto del pane di Altamura. La particolarità sta nella rimacinazione della semola di grano duro delle varietà “appuro”, “arcangelo”, “Duilio” e “simeto”, prodotte rigorosamente nei territori del Comune di Altamura. Appena si arriva in queste zone è obbligatoria una sosta presso uno dei forni tradizionali dove consumare una fetta di pane con l’olio… Ecco il volto dell'Uomo di Altamura, vissuto nel Pleistocene Medio tra 172 e 130mila anni fa. Scoperto in Puglia oltre 20 anni fa, è ancora incastrato nella roccia. Oggi è stata presentata al mondo la ricostruzione a grandezza naturale dello scheletro nella grotta di Lamalunga, realizzata sulla base di una analisi rigorosamente scientifica da paleo-artisti olandesi. Lo scheletro fossile dell'Uomo di Altamura venne scoperto nel 1993 da alcuni speleologi altamurani e baresi all'interno del sistema carsico di Lamalunga, nel territorio di Altamura, nell'Alta Murgia della Puglia. Un primo e unico frammento dello scheletro, estratto fisicamente nel 2009 da una scapola, ha consentito di raccogliere dati sul Dna, quantificare alcuni aspetti sulla morfologia e collocare cronologicamente l'Uomo di Altamura in un intervallo finale del Pleistocene Medio compreso tra 172 e 130mila anni. Non a caso lo scheletro presenta caratteristiche morfologiche e paleogenetiche che lo identificano come appartenente alla specie Homo neanderthalensis, la specie umana vissuta in tutta Europa tra almeno 200mila e circa 40mila anni fa. Non c'è nulla di altrettanto completo come l'Uomo di Altamura nella documentazione paleoantropologica mondiale che precede la comparsa e la diffusione della nostra specie. L'ominide, è riconducibile ad un maschio adulto (160-165 centimetri); è integro nella struttura scheletrica ed è in ottimo stato di conservazione. Sul suo cranio sono presenti sia i tratti arcaici che quelle trasformazioni morfologiche, stabilizzatesi nei neandertaliani, che consentono di collocarlo nel gruppo di fossili del Pleistocene medio europeo, tra le forme di Homo erectus (400 mila anni) e le forme di Homo di Neanderthal (85 mila anni), in una fase di passaggio stimata intorno a 250 mila anni fa. io adulto (160-165 centimetri); è integro nella struttura scheletrica ed è in ottimo stato di conservazione. Sul suo cranio sono presenti sia i tratti arcaici che quelle trasformazioni morfologiche, stabilizzatesi nei neandertaliani, che consentono