21 2014 Giornalino dell’ Associazione Astrofili Agordini “Cieli Dolomitici” Da un foro situato tra la Torre d’Alleghe (sulla sinistra) e la Torre di Valgrande, noti satelliti del maestoso Monte Civetta, filtrano alcuni raggi solari. Il fenomeno, visibile dal Lungolago di Alleghe, ha luogo agli equinozi. Il primo ad accorgersi del foro equinoziale fu Giuseppe De Toni nel 1948 ed in seguito il figlio Lorenzo e i suoi familiari hanno continuato ad osservare quello spettacolo ogni anno. Uno spettacolo che solo recentemente è balzato agli onori della cronaca, attirando parecchi curiosi. Foto Giuseppe De Donà. WWW.CIELIDOLOMITICI.IT WWW.CIELIDOLOMITICI.IT WWW.CIELIDOLOMITICI.IT SOMMARIO DUE GRANDI OCCHI PER OSSERVARE IL CIELO di Claudio Pra pag. 3 E’ NATA METEORITI ITALIA di Tomaso Avoscan pag. 6 LA MIA AVVENTURA DI ASTROFILO di Simone Pra pag. 8 L’ASTRONOMIA NELL’ ANTICHITA’ di Vittorio De Nardin pag. 9 LE STELLE ALLA RADIO di Claudio Pra pag. 11 DEDICATO AL CIELO STELLATO pag. 12 UN FORO EQUINOZIALE SUL MONTE CIVETTA di Giuseppe De Donà pag. 13 QUANDO LA FINZIONE DIVENTA REALTA’ adattamento di Claudio Pra pag. 15 L’ASTRONOMIA DEI TIROMANCINO pag. 16 ATTIVITA’ DELL’ASSOCIAZIONE pag. 17 IL GIORNALINO CERCA COLLABORATORI Vuoi collaborare con il giornalino della nostra Associazione? Qualsiasi contributo sarà il benvenuto. Articoli (anche molto semplici), domande, fotografie, vignette, disegni, ecc. non potranno che arricchire la nostra pubblicazione. Per contattare il responsabile del giornalino Claudio Pra: e-mail : [email protected] Telefono: 0437/523186 Indirizzo: via Saviner Di Calloneghe 22 32020 Rocca Pietore (Bl) Sito internet dell’Associazione: www.cielidolomitici.it WEBMASTER Andrea De Nardin e-mail [email protected] LA BIBLIOTECA DELL’ASSOCIAZIONE Tra le opportunità offerte agli Associati c’è quella di poter fruire della biblioteca dell’Associazione. La biblioteca è ben fornita (oltre a molti libri e riviste ci sono anche videocassette e DVD) ed è auspicabile che un buon numero di persone se ne servano. Ricordiamo che per accedere alla biblioteca bisogna contattare Claudio al 3493278611 per fissare un appuntamento. 2 DUE GRANDI OCCHI PER OSSERVARE IL CIELO di Claudio Pra Negli ultimi anni la tecnologia ha cambiato radicalmente moltissime cose anche per quanto riguarda il campo dell’astronomo dilettante. I primi passi da seguire per un aspirante astrofilo ritengo però debbano rimanere gli stessi di sempre. Inizialmente, una volta scoccata la scintilla, è fondamentale consultare dei testi appropriati che in modo chiaro e semplice introducano in un mondo affascinante ma di non facile comprensione. Ovviamente frequentare un Associazione o qualche appassionato esperto non potrà che facilitare e velocizzare questa fase e anche le fasi seguenti. In seguito si abbinerà alla lettura l’osservazione e comunque si passerà per molti versi dalla teoria alla pratica. I propri occhi saranno il primo strumento da utilizzare e delle cartine stellari molto semplici aiuteranno nel cercare i primi riferimenti per orientarsi in un labirinto che sembrerà inizialmente inestricabile, ma che in seguito svelerà il suo codice segreto. Le costellazioni prenderanno così forma e saranno il fondamentale punto di riferimento per l’attività futura. Passato questo periodo di apprendimento si sentirà il bisogno di dare un occhiata più ravvicinata a quei mondi lontani e un piccolo binocolo risulterà lo strumento ideale per farlo. Semplice da usare, intuitivo, poco impegnativo ed economico, permetterà un deciso salto di qualità. Sapendo dove puntarlo si resterà stupiti dalle sue potenzialità. Con un classico 10x50 (10 sono gli ingrandimenti mentre 50 il diametro degli obbiettivi espresso in millimetri) che praticamente tutti abbiamo in casa e con il quale solitamente guardiamo i panorami terrestri, potremo scorgere molti oggetti del profondo cielo invisibili a occhio nudo, come galassie, nebulose, ammassi stellari. Se consideriamo che la nostra pupilla, l’organo che ci permette di raccogliere la luce, da giovani misura sette millimetri, facciamo presto a renderci conto di quanta luce in più raccoglie un binocolo di cinque centimetri di diametro. Ovviamente, a parte il Sole (applicando un apposito filtro assolutamente indispensabile), la Luna e qualche luminosissima cometa, già molto appaganti in questo strumento, quasi tutto il resto risulterà spesso indefinito. Infatti, nella gran parte dei casi, stiamo osservando oggetti distanti migliaia se non milioni di anni luce che, pur rivelando poco della loro struttura, riusciranno comunque a emozionare proprio per la distanza abissale che li separa da noi. Fatta una buona esperienza al binocolo, un astrofilo motivato ma soprattutto appassionato, passa poi al telescopio, che permette un ulteriore enorme salto di qualità. Un telescopio anche piccolo ingrandisce l’immagine molto più del binocolo e ha un potere di raccolta luce maggiore. In un piccolo binocolo il pianeta Saturno rimarrà comunque una “stellina” seppur piuttosto luminosa, mentre in un piccolo telescopio mostrerà facilmente i suoi anelli. M 13, il famoso Grande Ammasso di Ercole, in un piccolo binocolo si rivela una minuscola sfera nebulosa mentre in un piccolo telescopio si trasforma in globo brulicante di stelline. Se poi il telescopio che usiamo è più grande immaginate che meravigliose osservazioni si possono compiere! Questi sono i classici passi per diventare un astrofilo, un percorso graduale che, lo ripeto, è valido nell’era della tecnologia spinta come lo era molti anni fa. Un percorso che fornirà una utilissima e solida base di conoscenza e che eviterà di fare errori, come quello classico di voler comperarsi subito un grande e costoso strumento accorgendoci in seguito che è troppo complicato da usare, troppo scomodo da trasportare e che la passione non è poi così grande. Tutto quello che avete letto sopra non è che una indispensabile premessa al succo di questo articolo. Frequentando l’ambiente ormai da molti anni ho notato che ci sono moltissime persone interessate al cielo e all’astronomia. Possiamo definirli dei curiosi. Un numero davvero elevato che poi si scontra con quello degli appassionati veri e propri che tra l’altro, per molte cause, si va sempre più riducendo. Quali le cause? Beh diverse. Ad esempio questa passione non è la più facile da coltivare per una certa complicatezza insita in sé. Inoltre obbliga ad uscire in orari scomodi, magari al freddo e a cercare luoghi adatti , che significa sostanzialmente bui, e quindi costringe spesso a spostarsi. Anche il poco tempo libero a disposizione non è secondario ed è chiaro che vengono privilegiate attività meno impegnative in questo senso. La fase di preparazione, lo svolgimento e lo smontaggio dell’attrezzatura in una serata osservativa al telescopio si scontra con la ristrettezza di tempo. Questo e altro non incoraggia la pratica, che rimane appannaggio di gente davvero motivata. E gli altri? E qui rispunta il binocolo. Anziché dover armeggiare con montature, contrappesi, tubi o tuboni ottici, motori ecc. un binocolo è subito pronto. Per avere un immagine ferma bisogna montarlo su un treppiede, ma in ogni caso trasportarlo, renderlo operativo e ritirarlo porta via pochissimo tempo. Però abbiamo detto che rispetto al 3 telescopio fa vedere molto meno e dopo le prime osservazioni l’ambizione di tutti è cercare qualcosa di più performante. Proviamo allora a proporre una specie di compromesso. Tra piccolo binocolo e telescopio si potrebbe provare con un… binocolone, strumento chiamato non a caso anche binocolo astronomico. Per binocolone intendo un binocolo con obiettivi compresi tra gli otto e i dieci centimetri (binocoli più grandi ci farebbero uscire dalla logica dello strumento poco impegnativo). Tra un piccolo binocolo e un binocolone la differenza è abissale e l’apertura di pochi centimetri superiore permette di percepire molto di più e molto meglio. Rimane in ogni caso uno strumento comodo da usare e trasportare, il cui peso non va oltre t tre, quattro chili, quindi qualcosa di ampiamente gestibile. Un discreto treppiede su cui fissarlo è in questo caso d’obbligo, sia per il peso da sostenere che per gli ingrandimenti posseduti dallo strumento, compresi solitamente tra i 20x e i 25x. Usato sotto un cielo buio un simile strumento ci permetterà di osservare centinaia e centinaia di oggetti del profondo cielo, molti dei quali in maniera molto soddisfacente. Ed è proprio in questo campo e in quello dell’osservazione delle comete che da il meglio. Infatti l’ingrandimento è decisamente troppo limitato per osservare proficuamente ad esempio i pianeti. La Luna e il Sole (con il solito filtro obbligatorio davanti) sono invece target molto appetibili. Da anni, insieme al telescopio, un binocolone fa parte della mia strumentazione e continua ad essere un prezioso e insostituibile compagno, sicuramente alternativo al telescopio. Ecco, un binocolone mi sentirei sicuramente di consigliarlo all’appassionato che non se la sente di fare il grande passo acquistando un telescopio, a quello che teme di avere poco tempo o che comunque privilegia la semplicità nell’ uso di uno strumento. Ricordo che il binocolo permette la visione raddrizzata e, anche se grande, continua a inquadrare porzioni estese di cielo, mentre il telescopio capovolge l’immagine e inquadra un campo piccolo. Un binocolone lo consiglierei anche a colui che non vuole spendere molto, seppure comunque qualche centinaio di euro devono essere messi in preventivo. Un 20x80 di discreta qualità lo si può trovare a meno di duecento euro mentre per un 25x100 si parte dai 300. Per il treppiede che sosterrà lo strumento, che dovrà abbinare una discreta stabilità e una buona estensione in altezza per non doversi spesso inginocchiare, si mettano in preventivo almeno altri 100 euro. Un ulteriore sforzo economico che ci costerà un altro centinaio di euro lo si potrebbe fare per un paio di filtri nebulari, che staccheranno molto meglio alcuni oggetti dal fondo cielo. Non sono indispensabili ma vi assicuro che sono utilissimi e a volte fanno la differenza. Mi pare di aver detto tutto o quasi tutto. Un ultima cosa; consideriamo che un binocolone è comunque adattissimo per l’osservazione di panorami terrestri. Pur non paragonabile alla spesa per un telescopio i soldi spesi per un binocolone non sono comunque pochissimi, ma l’investimento può durare tutta la vita e se la passione è forte si verrà sicuramente ripagati. Binocoli a confronto: a sinistra il classico 10x50 (10 ingrandimenti x 5 cm. di diametro) con cui cominciare a osservare strumentalmente il cielo, utilizzabile anche senza treppiede. In centro un ben più performante 20x90 (20 ingrandimenti x 9 cm. di diametro), ancora trasportabile con facilità ma da fissare su un treppiede. A destra un binocolo gigante 28x110 (28ingrandimenti x 11 cm. di diametro) , strumento che però a causa del peso decisamente maggiore si rivela molto più impegnativo dei precedenti, tanto da doverlo montare su un treppiede molto robusto e ingombrante. 4 Vi propongo infine alcune mie esperienze osservative vissute grazie al binocolone 20x90: M 8 Nebulosa Laguna Visibile a occhio nudo come una condensazione lungo la Via Lattea, al binocolone è vistosa e applicando i filtri nebulari guadagna ancora, mettendo meglio in risalto la banda scura che la taglia. M 17 Nebulosa Cigno Visibile facilmente anche senza filtri, applicandoli diviene particolarmente evidente ed è riconoscibile in parte anche la sua caratteristica forma. Molto bella! M 27 Dumbell Nebula (nebulosa planetaria) Strepitosa! Luminosissima e grande. Sembra tondeggiante, con la parte esterna più sfumata. NGC 253 (galassia) Magnifica! Una barra luminosa, irregolare per brillantezza e spessore, che lascia a bocca aperta. Una delle dieci galassie da non perdere. M 31-M 32-M 110 Grande Galassia di Andromeda e galassie satelliti) Magnifico terzetto di galassie, con la famosissima Grande galassia di Andromeda fuoriesce dai 3° di campo del binocolo tanto è allungata. M 32 si mostra come una piccola stellina sfocata ed M 110 come una chiazza di buone dimensioni, un po’ allungata. Nello stesso campo fanno una grande impressione visiva. M 45 Pleiadi (ammasso aperto) Stelline azzurre circondate da nebulosità molto evidente su un lato di Merope . M 33Grande Galassia del Triangolo Bellissima e grande. Grazie al grande campo è molto più appariscente nel binocolone che nel telescopio. Più luminosa in centro. Un gioiello! M 81-M82 (coppia di galassie vicine fra loro) Incantevoli. Molto luminose (di più la prima), rientrano nello stesso campo dando un brivido. M 81 è di forma ovale e in centro è molto luminosa. Un esteso alone la circonda. M 82 è stretta e allungata e si incurva da un lato. M 51+NGC 5195 (Galassia Vortice e compagna) La galassia Vortice è facile da percepire. E’ di forma tondeggiante e di buone dimensioni., più luminosa verso il centro. Appena sopra la piccola compagna NGC 5195, a sua volta piuttosto luminosa. NGC 7293 Nebulosa Elica (nebulosa planetaria) Davvero bella! Già senza filtri è facile notarla, simile a una grande bolla! Con i filtri guadagna ancora, staccandosi meglio dal fondo cielo. Chiaroscuri all’interno. NGC 6960-NGC 6992-95 Velo del Cigno (resto di supernova) Due residui della stessa esplosione. La prima è osservabile in modo soddisfacente soltanto con i filtri nebulari. E’molto lunga e sottile. Purtroppo l’oggetto è sovrapposto a una stella molto luminosa che disturba parecchio. NGC 6992/95 è più evidente ed incredibilmente bella. Con i filtri nebulari la si percepisce meglio, pur essendo visibile anche senza filtri. E’ simile ad un grande arco mostra tenui sfumature. Incantevole! M 11 Ammasso delle anatre Selvatiche (ammasso aperto) L’ammasso stellare è evidentissimo e pur restando di aspetto nebulare a causa della concentrazione delle sue stelle fa intuire una certa granulazione. Una stella molto più luminosa delle altre spicca. Cometa C/2004 M 4 SWAN Che spettacolo! La coda della Swan è lunghissima. Attraversa tutto il campo del binocolo (tre gradi) ma dà l'impressione di estendersi oltre. Parte stretta ma poi si allarga e sembra incurvarsi (seconda coda?). La chioma mostra un nucleo stellare brillante circondato da un piccolo alone luminoso e più all'esterno da un secondo alone meno netto. Spero che questo contributo possa stimolare molti di voi a trasformarsi da semplici curiosi in osservatori veri e propri. Cieli Sereni! 5 E’ NATA METEORITI ITALIA di Tomaso Avoscan Grazie all’impegno di cinque amici bellunesi è stata fondata “Meteoriti Italia”, una associazione di promozione sociale che, principalmente, servirà per divulgare la conoscenza delle meteoriti, sensibilizzare il pubblico sull’importanza degli studi ad esse dedicati e pubblicizzare in Italia e all’estero il patrimonio meteoritico italiano. Le meteoriti sono “sassi” staccatisi da asteroidi , pianeti, satelliti e comete del Sistema Solare che concludono il loro viaggio spaziale atterrando sul nostro pianeta. Le meteoriti sono il “brutto anatroccolo”del regno minerale perché, causa l’attraversamento della fascia dell’atmosfera terrestre a velocità pazzesca (anche più di 30 Km. al secondo), risultano tozze , ricoperte da una crosta di fusione nerastra e poco attraenti per i visitatori dei musei ma, al loro interno, Il logo della nuova associazione racchiudono informazioni così straordinarie da offuscare anche il campione mineralogico terrestre più spettacolare che un museo possa esibire. Le meteoriti, provenendo da varie parti del Sistema Solare, ci permettono di studiarne la formazione e l’evoluzione ed alcune, in quanto parti di corpi cosmici simili alla Terra, ci danno informazioni fondamentali sulla struttura interna del nostro pianeta. Sono i reperti più antichi che si possono trovare sulla Terra; la maggior parte delle meteoriti ha una età di 4,56 miliardi di anni, età di formazione del Sistema Solare, ed alcune contengono addirittura granuli di polvere di stelle esplose prima della sua formazione. La cosa più straordinaria però, è che alcune contengono acqua e vari composti organici quali idrocarburi a catena lunga ed amminoacidi, elementi fondamentali per la nostra esistenza. Proprio sulla base di questi ritrovamenti molti scienziati sono convinti che dallo studio delle meteoriti si troverà finalmente la risposta alla domanda che da sempre tutti si sono posti: “ Dove, come e quando si è formata la materia di cui siamo fatti?”. Con la consapevolezza delle straordinarie informazioni che si possono ricavare è logico ipotizzare che un paese tecnologico come l’Italia dedichi fondi sufficienti alle istituzioni preposte per il loro studio ma, purtroppo, non è così. A differenza di molti altri stati, in Italia non esiste una rete di monitoraggio dei nostri cieli che permetta di identificare e registrare esplosioni di grosse meteore (bolidi) e determinarne il luogo di caduta. Le autorità locali coinvolte in eventuali cadute non hanno la preparazione adeguata per poter assicurare il massimo e corretto recupero di meteoriti. I nostri pochi studiosi di meteoriti devono lavorare con fondi insufficienti e, quel che è peggio, non essendoci in Italia un laboratorio attrezzato per il loro studio completo, per le analisi più complesse sono costretti a rivolgersi a strutture straniere con grave perdita sia della nostra identità scientifica sia dei nostri campioni più importanti che, purtroppo, sono richiesti come indispensabile forma di pagamento aggiuntivo. Meteoriti Italia è nata con la convinzione che, con il sostegno di chi è interessato alle meteoriti o anche solo mosso dal senso civico per rimediare a queste mancanze, si riuscirà a rendere popolari le meteoriti e, almeno in questo settore, riportare l’Italia al posto scientifico che le compete. DE HOC MULTI MULTAOMNES ALIQUID NEMO SATIS” “Molte persone sanno molto di questa pietra, chiunque sa almeno qualche cosa, ma nessuno ne sa abbastanza”. Questa massima era scritta a fianco della meteorite caduta il 7 novembre 1492 ad Ensisheim (Alsazia) e conservata nella chiesa del paese. Da allora le conoscenze scientifiche sulle meteoriti sono aumentate notevolmente ma, per la gente comune, la situazione così ben riassunta dalla scritta latina non è cambiata molto. “METEORITI ITALIA” è sorta per divulgare la conoscenza generale delle meteoriti e per pubblicizzare in Italia e all’estero il nostro patrimonio meteoritico. COSA SONO LE METEORITI ? Sono frammenti di corpi rocciosi del Sistema Solare (asteroidi, pianeti, satelliti e nuclei di comete) che concludono il loro viaggio cosmico collidendo con il nostro pianeta. METEOROIDE, METEORA, METEORITE ? Meteoroide: oggetto solido, di dimensione inferiore all’asteroide, che si muove nello spazio orbitando attorno 6 Meteora: fenomeno luminoso e sonoro creato dal meteoroide che attraversa l’atmosfera terrestre. Meteorite: la parte del meteoroide che riesce ad atterrare sulla Terra. PERCHE’ SONO IMPORTANTI LE METEORITI ? Provenendo da varie parti del nostro Sistema Solare, ci permettono di studiarne la formazione e l’evoluzione. Ci danno informazioni fondamentali sulla struttura interna, inaccessibile, del nostro pianeta. Alcune, le condriti carbonacee, contengono acqua e vari composti Il frammento della meteorite di organici (idrocarburi a catena lunga ed amminoacidi), elementi fondanti Barcis, conservato nel Museo della nostra esistenza tanto da poter ipotizzare che la vita possa essere mineralogico e paleontologico dell’Istituto minerario di Agordo. arrivata sulla Terra tramite le meteoriti. Meteoriti provenienti da Marte, da Vesta e da numerosi altri asteroidi, ci permettono di acquisire informazioni essenziali per pianificare le future esplorazioni spaziali. Sono le rocce più antiche che si possono trovare sulla Terra; la maggior parte delle meteoriti ha una età di 4,56 miliardi di anni (età di formazione del nostro Sistema Solare) ed alcune racchiudono granuli di polvere stellare che sono precedenti alla formazione del Sistema Solare. NOMENCLATURA DELLE METEORITI Le meteoriti sono schedate con il nome della località di ritrovamento. Generalmente prendono il nome della città più vicina alla zona di caduta (es: Alfianello BS; Sinnai, CA; Torino), o da un riferimento geografico vicino e facilmente riconoscibile ( es: Lago Valscura-CN). Le meteoriti trovate nelle zone desertiche (la maggior parte dei nuovi ritrovamenti) vengono schedate con una sigla che indica il luogo e l’anno di ritrovamento , seguita dal numero progressivo di catalogazione. La meteorite ALH84001, ad esempio, è stata trovata ad Allan Hills (Antartide) nel 1984 e, date le sue caratteristiche peculiari, fu la prima di quella spedizione ad essere analizzata. CLASSIFICAZIONE DELLE METEORITI La prima distinzione delle meteoriti viene fatta tra: “cadute” quelle raccolte dopo averle viste cadere; “trovate” quelle scoperte senza che ci sia stato alcun testimone della caduta. All’inizio del 2010, le quasi 40.000 meteoriti presenti nelle varie collezioni mondiali, erano così divise: 1.086 cadute 38.660 trovate Sulla base della loro composizione le meteoriti vengono suddivise in tre gruppi principali: Pietrose (Aeroliti): costituite prevalentemente da silicati con piccole quantità di Fe-Ni. Sono il 92% di tutte le meteoriti catalogate Ferrose (Sideriti): costituite quasi totalmente da leghe di ferro e nichel. Sono il 7% di tutte le meteoriti catalogate. Ferro-Pietrose (Sideroliti):costituite in parti uguali da silicati e leghe di Fe-Ni. Sono solo l’ 1% di tutte le meteoriti catalogate. QUANTE E QUALI LE METEORITI ITALIANE? In Italia, iniziando con la meteorite di Narni, TR, (caduta nell’anno 921), e finendo con quella di San Michele, PU, (caduta nel febbraio 2002 e attualmente ultima raccolta in Italia), le meteoriti ufficiali sono 37. Sono così suddivise: Cadute: 31 Trovate: 6 E così raggruppate: Pietrose: 31 Ferrose: 4 Ferro-Pietrose: 2 QUANTE METEORITI CADONO SULLA TERRA ? E’ stato calcolato che su una superficie di 1˙000˙000 Km², in un anno, dovrebbero verificarsi 90 cadute al suolo di meteoriti, di cui 12 – 15 con peso > 100g. Rapportando questo dato con l’Italia, superficie 301˙243 Km², negli ultimi 100 anni dovrebbero essersi verificate 2700 cadute al suolo di cui almeno 400 di peso maggiore di 100g. Le cadute confermate in Italia nel XX° secolo sono solo 9. Ci sono ancora molte meteoriti da trovare là 7 fuori. BUONA RICERCA! DOVE E COME SI TROVANO LE METEORITI? Le meteoriti possono cadere in qualsiasi posto della Terra ma, per quanto riguarda la ricerca, ci sono località dove le probabilità di trovarle sono maggiori. Le zone migliori per cercare le meteoriti sono le superfici stabili, prive di erosione, delle zone desertiche o le zone di ghiaccio blu dell’Antartide, dove i nostri ricercatori del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide hanno già recuperato centinaia di esemplari interessantissimi. In queste zone operano solo ricercatori professionisti , per tutti gli altri, qualsiasi luogo può andar bene, basta sapere come cercare. “METEORITI ITALIA” ha in programma corsi per fornire le conoscenze necessarie per riconoscere e ricercare le meteoriti. LE METEORITI SONO PERICOLOSE PER L’UOMO? Una volta atterrate, le meteoriti non sono più pericolose per l’uomo. Le meteoriti non hanno temperature elevate, non sono radioattive e, fino ad ora, non si sono mai trovate tracce di batteri extraterrestri. L’uomo, invece, può contaminare una meteorite in maniera irrimediabile! “METEORITI ITALIA” è disponibile a collaborare con chi voglia organizzare conferenze, presentazioni o quant’altro serva a divulgare la conoscenza delle meteoriti C’è molto da fare ed abbiamo bisogno della vostra collaborazione. GRAZIE Per contatti: e mail: [email protected] cell: 3462347319 (presidente) 3206208319 (segretario) LA MIA AVVENTURA DA ASTROFILO di Simone Pra Il mio pianeta preferito è Saturno, cioè il sesto pianeta in ordine di distanza dal Sole e il secondo pianeta più grande del Sistema Solare dopo Giove. Saturno è stato il primo pianeta che ho visto al telescopio, quando avevo 5 anni. Una volta visto me ne sono innamorato e sono diventato astrofilo. Poi ho visto altri di pianeti, Giove, Venere, Marte e Mercurio, ma Saturno mi ha colpito tanto, perché assomigliava a una perla con un grande anello intorno, un anello molto pregiato. Saturno è un pianeta gassoso, composto per il 95% da idrogeno e per il 3% da elio. Il nucleo è circondato da idrogeno metallico. I venti della sua atmosfera raggiungono anche i 1800 km\h. Gli anelli sono composti da ghiaccio e da polveri di silicati. Saturno possiede 60 lune! Un' altra cosa che mi ha colpito tanto sono le galassie, cioè raggruppamenti di miliardi di stelle. E’ emozionante vedere una galassia e anche la nostra Terra fa parte di una galassia, la Via Lattea. Le stelle sembrano piccolissime, ma invece ce ne sono molte di enormi e più grandi del Sole, la nostra Stella, molto importante perché se non ci fosse la Terra non ospiterebbe la vita. Noi siamo alla distanza giusta dal Sole, invece gli altri pianeti sono troppo vicini oppure troppo lontani risultando inospitali. Una volta i pianeti erano 9, ma ora sono otto, perché Plutone non è abbastanza grande per essere considerato un pianeta. Quindi sono rimasti Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. I primi 4 sono rocciosi, invece gli altri sono gassosi. Le comete sono composte da polvere e gas e quando si avvicinano al sole si “sciolgono”. Così si forma la coda, una scia luminosa molto spettacolare. Ma se la cometa si avvicina troppo al sole si distrugge, quindi non si vede nessuno spettacolo. E’ ciò che è successo alla ISON nel novembre del 2013, quando passò troppo vicina al Sole distruggendosi. 8 L’ASTRONOMIA NELL’ ANTICHITA’ di Vittorio De Nardin L'astronomia è una delle scienze più antiche, che ha accompagnato l'uomo nel corso dei millenni. E' nata dal desiderio di dare un significato a quei puntini luminosi che tappezzano il cielo. Lo studio dei movimenti del sole, della luna e dei pianeti ha permesso di scandire il tempo con una certa regolarità, calcolando ad esempio il periodo migliore per le semine. Inizialmente astronomia e astrologia erano tutt' uno, perché non c'erano conoscenze scientifiche che potessero scindere l'una dall'altra. A quei tempi l'astrologia aveva comunque un senso e molti personaggi di potere si facevano predire il futuro dagli astrologi, per capire se, ad esempio, avessero avuto la sorte dalla loro parte nelle frequenti guerre che avevano luogo. Alcune costruzioni megalitiche, tipo Stonehenge o i dolmen francesi, sono antichissimi strumenti basati su precisissimi allineamenti con astri o momenti stagionali importanti e testimoniano il grande interesse per il cielo, nonché una conoscenza astronomica che ha quasi dello stupefacente. Basti pensare che l'inizio della costruzione del sito di Stonehenge risale a circa 5000 anni fa..... Parliamo ora di alcune popolazioni che hanno lasciato il segno per il loro interesse nell'ambito dell'astronomia. I Cinesi sono famosi per avere una grande tradizione documentativa di osservazioni astronomiche fin dal 2000 a.C. Esiste addirittura la registrazione di una eclissi solare risalente al 1217 a.C. Ma forse l'avvenimento più eclatante è l'avvistamento di una supernova nel 1054, il cui residuo possiamo osservare oggi nella costellazione del Toro e che è comunemente chiamata la Nebulosa del Granchio. Non meno importanti sono le informazioni che ci hanno lasciato relative al passaggio di svariate comete. Questo popolo si differenziò dall'approccio al cielo degli europei perché osservò e documentò in maniera acritica i vari fenomeni, senza farsi condizionare dai pregiudizi che invece limitarono fortemente i nostri antenati. Crearono anche un calendario lunisolare che comunque non è mai riuscito a raggiungere la precisione dai calendari di altre civiltà antiche. Altre popolazioni hanno lasciato importanti testimonianze in ambito astronomico. Ad esempio le civiltà precolombiane i cui maggiori esponenti sono i Maya, gli Inca e gli Aztechi. Il loro grado di conoscenza era molto elevato ma non riuscirono a condividerlo con nessun’altra civiltà a causa del confinamento geografico al quale erano costretti. Questo verrà a cadere con la scoperta dell'America e purtroppo coinciderà, grazie a noi europei, con l'inizio della loro fine. Famosi per la costruzione di templi e piramidi dedicati agli dei del cielo, avevano il culto di Venere, che identificavano con una divinità nota come " serpente piumato ". Grazie a questo pianeta svilupparono un preciso calendario astronomico. E’ sorprendente la meticolosità con la quale venivano Sculture azteche di serpenti piumati realizzati gli almanacchi astronomici riportanti il ciclo di Venere, testimonianze in cui troviamo un errore di un giorno in 6000 anni! Con i templi perfettamente allineati al punto di levata del sole in determinati giorni dell'anno, prevedevano il ciclo delle stagioni, i solstizi e gli equinozi. Riuscivano anche a prevedere il periodo in cui era più alta la probabilità di avere delle eclissi, molto temute a quei tempi. Spostiamoci ora in medio oriente dove si è sviluppata la civiltà Assiro-Babilonese, della quale abbiamo testimonianze sin dal 2700 a.C. Questi popoli, come le civiltà precolombiane, raggiunsero eccezionali conoscenze astronomiche ma, a differenza di queste, fornirono dei contributi sostanziosi ai propri vicini (gli Egizi) e i popoli indiani. La necessità di perfezionare le conoscenze in campo astronomico era dovuta al fatto che i sovrani richiedevano precise previsioni astrologiche agli astronomi di corte. Pur essendo sprovvisti di strumenti di precisione questi popoli decifrarono il moto apparente dei pianeti Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno scoprendo i loro periodi sinodici con un errore di qualche giorno. Nel moto lunare notarono che le fasi avevano tempi ben definiti e scoprirono che dopo 223 lunazioni la Luna ricomincia un ciclo, chiamato Saros, in cui le eclissi si ripetono uguali. Determinarono anche in modo molto preciso il mese sinodico lunare ( intervallo di tempo tra una medesima fase ). Inoltre identificarono l'eclittica e crearono la fascia dello zodiaco. Questa fascia venne divisa in 360 parti, una per ogni giorno dell'anno, determinando così l'uso del sistema sessagesimale per il calcolo dei gradi. Raggrupparono alcune stelle creando le costellazioni dello zodiaco e furono i primi a dividere il giorno in 24 ore. Gli Egizi sono famosi per le piramidi ed altri monumenti allineati con le stelle, ma il loro punto di forza 9 in campo astronomico è senza dubbio il calendario. La loro vita era legata al fiume Nilo e alle sue periodiche alluvioni; si accorsero che queste avvenivano con una precisa periodicità, il cui inizio coincideva con l’apparire in cielo di Sirio. Con questo riferimento vennero creati diversi calendari, l’ultimo dei quali era estremamente preciso e possedeva un ciclo di 25 anni. Questo calendario fu usato anche da Tolomeo nel secondo secolo d.C. e preso come riferimento sino ai tempi di Copernico. I mesi erano di 30 giorni ed erano divisi in settimane di 10 giorni ; le stagioni erano formate da 4 mesi: i mesi dell’inondazione, i mesi della germinazione e i mesi del raccolto. Già dal 3000 a.C. gli egiziani usavano dividere le ore diurne e notturne in 12 parti: le ore diurne Raffigurazione di astronomi egizi venivano regolate con le meridiane, mentre per il calcolo di quelle notturne veniva utilizzato un orologio stellare che si basava sulla posizione di 24 stelle brillanti. Così facendo la durata delle ore diurne e notturne avevano una durata diversa a seconda della stagione, ma mediamente erano di 60 minuti. In seguito, per le ore notturne, vennero introdotte 36 stelle poste a sud dell’eclittica ottenendo una maggior precisione. Anche i Greci hanno avuto un ruolo importante nell’astronomia. Talete di Mileto stimò con buona approssimazione i diametri apparenti del Sole e della Luna e sembra sia sua la divisione dell’anno in 365 giorni e 4 stagioni, nonché la previsione di solstizi ed equinozi e di un eclisse di Sole. Ad Anassimandro, discepolo di Talete, si deve l’invenzione dello gnomone per rivelare l’altezza del sole e della Luna. Egli pensava che il mondo avesse forma cilindrica e fosse posto al centro dell’universo, con i corpi celesti che vi giravano attorno, supponendo l’esistenza di mondi infiniti in tutte le direzioni. Pitagora, forse più famoso nella branca della matematica e geometria (fondò una celebre scuola a Crotone in questo campo) va ricordato anche per i suoi contributi all’astronomia: intuì che Vespero e Lucifero fossero lo stesso corpo, ovvero il pianeta Venere che si osserva al tramonto o all’alba in base alla sua posizione in cielo. Della stessa scuola faceva parte Filolao, il quale sosteneva un modello di sistema solare non geocentrico: al centro dell’universo riteneva vi fosse un grande fuoco dove ruotavano la Terra e gli altri pianeti sino ad allora conosciuti. Platone, il grande filosofo, all’inizio ebbe una visione eliocentrica dell’universo, ma poi, in tarda età, la ritrattò in favore del geocentrismo. Intuì tuttavia che il nostro pianeta era sferico e che la Luna rifletteva la luce del Sole. Un importante passo in avanti per l’astronomia venne compiuto con Eudosso di Cnido, di umili origini, il quale seguì l’’insegnamento di Platone. La sua fama è legata soprattutto alle “sfere omocentriche”, ossia di un Universo diviso in sfere aventi un unico centro di rotazione coincidente con la terra. Ogni sfera era associata ad uno dei corpi celesti più appariscenti, spiegandone così le diversità dei movimenti. Questo era uno dei primi tentativi per cercare di capire i moti planetari. Arriviamo così ad Aristotele il più grande studioso dell’antichità, che abbracciò l’astronomia, la fisica, la meteorologia, la psicologia e la biologia. Nonostante ciò fu responsabile di uno stallo ideologico dell’evoluzione del pensiero scientifico di ben 2000 anni…..Infatti le sue idee furono acquisite dalla Chiesa in modo acritico, diventando dogma assoluto. Aristotele rafforzò la teoria delle sfere di Eudosso, aggiungendone altre per sopperire a certe lacune: un motore immobile dava l’impulso a tutte le sfere in cui l’attrito contribuiva a creare un moto differente per ognuna di esse. Suggerì inoltre la sfericità dei corpi celesti, osservando le fasi lunari che venivano spiegate con l’esistenza di un corpo sferico e anche la Terra gli diede preziosi indizi, come l’ombra circolare che proiettava sul nostro satellite durante un eclisse di Busto di Aristotele Luna. Uno scienziato che successivamente fu definito il “Copernico dell’antichità “ e che fu il primo ad affermare in anticipo sui tempi l’ipotesi eliocentrica fu Aristarco di Samo, che pose il Sole al centro dell’universo, con i pianeti che gli giravano attorno. Inoltre intuì che la Terra ruotava attorno ad un asse inclinato e questo spigava l’alternarsi delle stagioni. Da allora sono stati fatti passi da gigante nell’ambito dell’astronomia, ma quello che ci hanno tramandato gli antichi ci fa capire quanto interesse e fascino questa branca della scienza abbia sempre suscitato nella razza umana. Interesse e fascino che noi, umili astrofili, cerchiamo di tenere 10 vivo e di portare avanti con tutte le nostre forze. LE STELLE ALLA RADIO di Claudio Pra “ Per tetto un cielo di stelle”, la trasmissione che da vari anni conduco ins ieme a mio figlio S imo ne sull’emittente agordina Radio Più, il 21 marzo di quest’anno ha compiuto...100 puntate! Un traguardo in seguito superato ampiamente dato che a metà giugno è st at a t occat a quot a centoundici. Non ne ho la certezza assoluta ma è probabile che sia la prima trasmissione a puntate proposta in Italia da un associazione di astrofili. Circa cinque anni fa, dopo la conclusione della prima serie , il mensile astronomico Coelum dedicò addirittura un paio di pagine al racconto dell’iniziativa, giudicata per certi aspetti rivoluzionaria. I conduttori del programma in una foto celebrativa in occasione della Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e molte stelle sopra le nostre messa in onda della centesima puntata. teste. Sicuramente mai avrei creduto che l’appuntamento potesse durare così a lungo. “Per tetto un cielo di stelle” si è conquistata man mano un suo spazio tra gli ascoltatori, incuriositi e affascinati dall’argomento proposto, che non hanno mancato di manifestare il loro interesse e gradimento. Un ottimo segnale in questo senso è stata la massiccia partecipazione a un quiz andato in onda nelle ultime puntate. Tutto ebbe inizio nella primavera del 2009 quando Mirco Mezzacasa, proprietario della radio, mi propose di realizzare una trasmissione dedicata al cielo e all’astronomia. Dopo qualche titubanza iniziale accettai. Già allora mi avvalsi dell’aiuto di Simone, che era davvero piccolino, ma che con i suoi interventi semplici, simpatici e spontanei era sicuramente un valore aggiunto e rassicurava gli ascoltatori sul taglio scelto per un programma dedicato a un argomento spesso lontano dai non appassionati, ma che per scelta voleva coinvolgerli usando un linguaggio alla portata di tutti. Oltre a Simone mi hanno accompagnato via via numerosi ospiti, che ho raggiunto telefonicamente, ospiti anche di grande livello, che hanno arricchito il programma. La prima puntata andò in onda il 15 maggio del 2009 e in quella prima serie vennero trasmesse 11 puntate a cadenza settimanale. Il programma fu proposto in fascia pomeridiana, dalle 15.05 alle 16.30. Naturalmente “creare” delle trasmissioni così lunghe fu molto impegnativo, tanto impegnativo che a luglio, alla fine del ciclo, decisi che l’esperienza, pur essendo stata bella e gratificante, si sarebbe interrotta. Passarono più di due anni prima che mi tornasse a frullare in testa la voglia di parlare di stelle alla radio. Non volevo però riproporre una trasmissione lunga come la precedente e pensai a un piccolo spazio settimanale di circa 10 minuti. Il Direttore della radio fu d’accordo e così nell’autunno del 2011 “Per tetto un cielo di stelle” si rimise in moto. Nella seconda serie vennero trasmesse 25 puntate con l’ultima andata in onda all’ inizio dell’estate 2012. La formula apparve azzeccata e così nell’ autunno di quell’anno partì la terza serie in cui vennero trasmesse ben 42 puntate, con l’ultima programmata a inizio agosto 2013! Dopo ben 78 puntate complessive pensai che gli argomenti alla portata di un pubblico generico fossero esauriti. Inutile andare troppo sul tecnico, si sarebbe rischiato di annoiare la gran parte di chi si metteva all’ascolto. Lo feci presente al responsabile della radio che spingeva per una nuova serie. Alla fine scegliemmo il compromesso: sarebbero state riproposte le repliche delle puntate già andate in onda, anticipate da un intervento “fresco” di Simone, che avrebbe introdotto l’argomento trattato. Prese così il via la quarta serie ma dopo sole quattro puntate si capì che il pubblico gradiva cose inedite. Pur senza molti stimoli e convinzione trovai degli argomenti nuovi per alcune puntate seguenti, credendo di porre fine a quella serie in poco tempo. Invece l’ispirazione via via mi tornò e “Per tetto un cielo di stelle” ripartì con nuovo vigore e rinnovato entusiasmo fino a raggiungere (e poi superare) le cento puntate! E adesso? Dopo quattro serie e centoundici puntate penso siamo davvero arrivati al capolinea. Mai dire mai, si usa dire, ma ben difficilmente nel prossimo autunno saremo nuovamente al via. Rimane la grande soddisfazione per una piccola impresa e per aver portato tra la gente, grazie a un mezzo diffuso come la radio, 11 l’astronomia, argomento poco presente sui grandi mezzi di informazione. DEDICATO AL CIELO STELLATO Nel corso della trasmissione “Per tetto un cielo di stelle” (ne abbiamo parlato nella pagina precedente), gli ascoltatori sono stati invitati a inviare in radio una frase dedicata al cielo stellato. All’iniziativa hanno aderito alcuni di loro che, bisogna riconoscere, se la sono cavata davvero bene. Alcune frasi, probabilmente riconoscibili, sono state inviate da ragazzini a testimonianza che la suggestione del cielo stellato non ha età. Ed ora diamo spazio ai poeti: Il cielo è una coperta di stelle, non tiene caldo ma più le guardo brillare e più mi sembrano belle Luca Guardare il cielo stellato è puro stupore, credi di essere in un sogno e invece è realtà Eva Il cielo “ballerino”, dipinto naturale solo per chi ne sa leggere le sue singolari sfumature Ivonne Il cielo è la nostra anima riflessa nei momenti di gioia è lo spazio dove corrono liberi i nostri sogni è l’altare dove volgiamo le nostre preghiere è il luogo sacro e infinito dove lasciamo andare i nostri cari è il fascino e la curiosità delle nostre ricerche è la scoperta e la rivelazione è la fonte sacra del cuore è l’immensa cupola che ci protegge il cielo è il nostro maestro e ci invita a rendere la Terra ancora più bella per questo qualcuno ci insegnò a portarlo anche quaggiù come in cielo così in terra Liliana Il Sole è una palla d’oro e le stelle dei cereali bianchi mentre la Terra cos’è? E’ una palla, al centro infuocata, e piena d’acqua Francesco Le stelle sono delle finestre in cielo da dove si può guardare la Terra Ester Guardo all’insù e mi affaccio sull’abisso Claudio La Via Lattea sembra una scia di latte che si trasforma in stelle Simone 12 UN FORO EQUINOZIALE SUL MONTE CIVETTA di Giuseppe De Dona’ Il 19 marzo 1948, il giorno del suo onomastico, Giuseppe De Toni chiamò i propri familiari con voce eccitata: “varda, varda che bel, venite venite!”. Il figlio Lorenzo non capisce, non sa dove guardare; “Guarda il Civetta” gli dice il papà. Lassù, tra la Torre d’ Alleghe e la Torre di Valgrande, da una piccola fessura usciva un bellissimo raggio di Sole, “un diamante incastonato nella roccia”. Da allora Lorenzo, quando il cielo è sereno, non ha più mancato quell’appuntamento che recentemente ha descritto nel suo libro “Ricordi della mia vita”. Il fenomeno accade nel giorno che precede l’equinozio di primavera e in quello che segue l’equinozio d’autunno. Spostandosi opportunamente lungo il marciapiede del Lungolago, lo si può osservare anche il giorno prima e quello dopo, quindi anche all’equinozio. Oltre alla fessura originale, da alcuni anni se n’è creata una seconda, più piccola ma con effetti ancora più spettacolari della prima. Nel settembre del 2013, Celestino Vallazza, chiamato da Lorenzo, ha potuto fare con la sua telecamera delle straordinarie riprese che sono state messe in onda più volte da Telebelluno. Così quest’anno, il 19 marzo, approfittando di una splendida giornata, all’annuale appuntamento Lorenzo non era solo. Lungo il marciapiede si erano radunate parecchie persone, alcune salite appositamente da Feltre. Puntuale, alle otto e quarantacinque, tra esclamazioni di gioia e meraviglia dei presenti, un piccolo raggio di Sole è uscito dalla prima fessura e in molti hanno scattato delle belle fotografie (vedi immagine di copertina). Purtroppo, a causa dalla tanta neve caduta durante l’ inverno, non si è potuto osservare il raggio uscire dal secondo foro: “Speriamo che a settembre la neve se ne sia andata” è stato il commento di Celestino Vallazza, puntuale con la sua cinepresa anche quest’anno. Il fenomeno è stato osservato da altri gruppi il giorno prima, il 18/3, da una postazione più vicina all’Asilo, e il giorno dopo, il 20/3 data dell’equinozio, nei pressi dello Zunaia. Nell’immagine in alto è rappresentato il percorso del Sole nei giorni 19, 20 e 21 marzo 2014. Il rilievo è stato ricavato dal terrazzo di casa di Lorenzo De Toni. La linea tratteggiata rappresenta l’equatore celeste, ovvero la proiezione in cielo dell’equatore terrestre. Come sulla Terra, sopra quella linea c’è l’emisfero boreale, sotto c’è quello australe. Sulla Terra la linea dell’equatore è il luogo dei punti in cui la latitudine è 0°, mentre in cielo l’equatore celeste rappresenta la linea in cui la declinazione di un astro è 0°. A causa dell’inclinazione dell’asse della Terra di 23.44°rispetto al piano ortogonale dell’eclittica, il Sole in cielo raggiunge la massima declinazione negativa (il punto più basso) pari a -23.44° nel giorno del solstizio d’inverno e la massima declinazione positiva (il punto più alto) pari a +23.44° al solstizio d’estate. Due volte all’anno, nei giorni degli equinozi, la nostra stella attraversa la linea dell’equatore celeste; in quegli istanti la sua declinazione è 0°. L’equinozio di Primavera è uno degli istanti astronomici più importanti dell’anno in quanto, nel momento di passaggio del Sole dall’emisfero sud a quello nord, Terra e Sole si “allineano” al punto gamma, un luogo simbolico che 13 prende il nome dalla lettera greca γ, che lo rappresenta. Dal punto gamma, detto anche Primo punto d’Ariete, dove il valore della declinazione è pari a 0°, hanno origine anche l’ascensione retta (AR) e la longitudine eclittica (L), due importanti coordinate celesti. I fori del Civetta, visti da Alleghe, sono vicinissimi alla linea dell’equatore celeste e quindi rappresentano per il piccolo paese dolomitico un’importante informazione calendariale, che segna il passaggio dall’inverno alla primavera e dall’estate all’autunno. Si tratta quindi di uno “gnomone naturale” simile al “Bech del Mezzodì” uno sperone roccioso ubicato in direzione sud, che indica agli abitanti del piccolo centro dolomitico il mezzogiorno locale. I due fori si trovano leggermente al di sotto della linea dell’equatore celeste. Consultando la tabella a fianco, in cui è indicata la declinazione del Sole nei momenti del suo passaggio dietro ai fori, il lettore può programmare dove posizionarsi per osservare i passaggi degli anni futuri. I transiti avvengono alle 8h 45m in primavera e alle ore 8h 30m in autunno. Prendendo sempre come riferimento il Lungolago, quando la declinazione è vicina a -1° il fenomeno è osservabile dalla zona dell’ Asilo. Quando è vicina a -0.5° ci si sposta invece presso l’incrocio tra il Lungolago e via Monte Pape. Quando è vicina a 0° bisogna spostarsi verso lo Zunaia. A causa della bisestilità, l’osservazione di un determinato anno si ripete ciclicamente, anche se in modo non precisissimo, dopo quattro anni. Pertanto, le osservazioni del 2014 si ripeteranno pressappoco nello stesso giorno e nello stesso luogo nel 2018, 2022, eccetera. Concludo con una curiosissima coincidenza. Nel 2015, il giorno dell’ equinozio di primavera, 40 minuti dopo il passaggio del Sole dietro ai fori delle due torri, ovvero verso le nove e trenta circa, avrà inizio un’eclisse parziale di Sole. Ad Alleghe l’eclisse raggiungerà la fase massima alle dieci e trentasette, quando il disco del Sole risulterà occultato dalla Luna per oltre il 70%. Il fenomeno avverrà proprio sopra l’imponente mole del Monte Civetta. Nella simulazione a fianco il Civetta è visto da Coi e i diametri del Sole e della Luna sono stati aumentati per essere evidenziati meglio . 14 QUANDO LA FINZIONE DIVENTA REALTA’ adattamento di Claudio Pra Nel 2005 uscì al cinema “La guerra dei mondi”, film diretto dal famoso regista Steven Spilberg. L’opera è ispirata a un famoso e vecchio romanzo scritto nel 1898 dallo scrittore britannico Herbert George Wells, uno dei pionieri del genere fantascientifico. Wells immaginò che la Terra fosse invasa dai marziani, ispirato probabilmente dal fatto che in quegli anni alcuni astronomi ritenessero possibile l’esistenza di una civiltà aliena su Marte. La cosa ai giorni nostri fa forse sorridere pensando che i robot atterrati sul suolo marziano non hanno per ora ancora trovato nemmeno segni di vita batterica e che gli invasori…siamo noi. Torniamo però al romanzo, a cui si lega un episodio passato alla storia come una delle più grandi beffe mediatiche. Nell’autunno del 1938 Marte si stava avviando a una delle sue grandi opposizioni. In una grande opposizione il pianeta rosso si avvicina molto alla Terra e per questo era più che mai al centro dell’interesse mediatico, soprattutto per il vivace dibattito scientifico in atto sulla possibilità che ospitasse vita intelligente, dibattito che era La copertina della seguito con curiosità anche dai non addetti ai lavori tra cui una buona fetta di prima edizione del popolazione. Uno degli artisti del 900 più poliedrici in ambito teatrale, radiofonico, e romanzo “La guerra dei mondi” cinematografico, ovvero Orson Wells, decise insieme alla sua compagnia teatrale di mettere in onda una riduzione radiofonica tratta dal romanzo che meglio interpretava la smaniosa attesa dell’avvicinamento tra Marte e la Terra, appunto “La guerra dei mondi”. La trasmissione venne diffusa da New York. Wells, in seguito regista del celebre capolavoro “Quarto potere”, considerato dalla critica uno dei più bei film di sempre, ebbe però una grande intuizione impostando la trasmissione in modo molto particolare. Iniziò con le previsioni del tempo, seguite da un programma musicale che venne interrotto da un falso notiziario che annunciava l’osservazione di misteriose esplosioni avvenute su Marte. Poi riprese il programma musicale, interrotto però più volte per aggiornamenti sulla situazione fino all’annuncio della caduta di un misterioso oggetto in un giardino del New Jersey. L’oggetto si rivelerà in seguito essere un’ astronave marziana. Un inviato mandato sul posto diede vita a una radiocronaca drammatica, raccontando che la polizia aveva circondato la zona e una folla di curiosi spaventati veniva tenuta a bada. Ad un certo punto l’inviato descrisse l’uscita dall’astronave di esseri mostruosi. Tra sirene della polizia, voci concitate e un suono di fondo inquietante raccontò: -E’ la cosa più terribile alla quale abbiamo mai assistito. Un oggetto ricurvo sta uscendo dalla fossa. Sembra un piccolo raggio di luce riflesso su uno specchio. Che succede? Dallo specchio si sprigiona un piccolo raggio di luce che... si dirige verso gli uomini che avanzano…Li ha colpiti! Santo Iddio, li ha incendiati! bruciano come torce!-Poi il collegamento si interruppe e la voce di uno speaker da studio giustificò l’interruzione con presunte difficoltà tecniche. I molti ascoltatori che si collegarono a trasmissione iniziata, furono proiettati in una finta realtà, credendo che ciò che si stava narrando fosse vero. La trasmissione proseguì mentre altre notizie drammatiche giungevano, raccontando di una quarantina di persone morte bruciate. Un generale annunciò di aver ricevuto l’ordine di porre sotto legge marziale alcune contee e delle voci davano per certo l’invio di alcuni battaglioni di fanteria sul luogo degli scontri. Dopo altro tempo venne data la notizia che l’oggetto misterioso atterrato altro non sarebbe stato che l’avanguardia di un’ armata di invasione proveniente da Marte. Nel frattempo la battaglia del New Jersey si era conclusa con una clamorosa sconfitta degli umani. Settemila uomini bene armati erano stati eliminati da una sola macchina degli invasori marziani. Il segretario degli interni statunitense, pur non nascondendo la gravità della situazione, fece accorato un appello, invitando a mantenere la calma e a restare uniti per un’ azione consacrata alla conservazione della supremazia dell’uomo sul pianeta Terra. Ma l’invasione proseguiva sempre più massiccia e la gente in preda al panico era in fuga. Arrivarono notizie di altre astronavi atterrate e altre battaglie in atto. Battaglie il cui destino era già segnato. Gli invasori avevano vinto. La messa in onda della riduzione radiofonica della “Guerra dei mondi” proposta in quella maniera, scatenò il panico in buona parte degli Stati Uniti e una buona fetta di popolazione si convinse di essere davvero sotto attacco da parte dei marziani. Migliaia di persone in preda al panico si riversano nelle strade e si lasciarono andare a comportamenti di grave irrazionalità. Vi furono numerosi ingorghi nelle arterie principali di molte città degli Stati Uniti, mentre le linee di comunicazione si sovraccaricarono fino al collasso. Alcuni si abbandonarono a episodi di violenza, altri pregarono per non essere coinvolti nell’attacco. A San Francisco una donna si presentò alla polizia con i vestiti lacerati, sostenendo di essere stata aggredita dai marziani, mentre a New York ci vollero settimane per convincere alcuni di quelli che erano scappati a far ritorno nelle proprie abitazioni. Tutte queste reazioni resero evidente l’enorme potenzialità dei mezzi di comunicazione di massa e quanto fosse presente il rischio di manipolazione e canalizzazione dell’opinione pubblica da parte di tali mezzi. Ah, quasi dimenticavo di dirvi che il romanzo ha un lieto fine; “La guerra dei mondi” si conclude infatti con la morte dei marziani, uccisi da batteri e malattie terrestri contro le quali non erano immunizzati. Gli umani 15 L’ ASTRONOMIA DEI TIROMANCINO “La terra vista dalla luna” è una canzone dei Tiromancino inserita nell’album “Illusioni parallele”uscito nel 2004. LA TERRA VISTA DALLA LUNA La terra vista dalla luna somiglia un sasso illuminato Incredibile azzurro come nessuna stella nella sua perfezione La terra vista dalla luna ha nuvole bianche come cintura e mari di cobalto sola tra i pianeti come un gioiello di smalto Ma quassù le stelle non si spengono mai il peso non si sente già più nel vuoto galleggerai Ma quassù le notti non finiscono mai le ore si confondono e tu non sai che giorno è non sai che giorno è La terra vista dalla luna il passato si lascia alle spalle sorride da sola e di tutti i dubbi non sa che farne Ma quassù le stelle non si spengono mai il peso non si sente già più nel vuoto galleggerai le ore si confondono e tu non sai che giorno è Nella canzone, davvero suggestiva, si possono trovare alcuni spunti interessanti. Ne citiamo un paio: innanzitutto il colore prevalente del nostro pianeta visto dallo spazio, l’azzurro, dato dalla presenza sulla gran parte del globo degli oceani. L’assenza di un atmosfera sul nostro satellite naturale permetterebbe poi a un osservatore posto sulla Luna di vedere le stelle anche di giorno, dato che il cielo rimane nero. 16 ATTIVITA’ DELL’ASSOCIAZIONE Sabato 9 febbraio. Presso il ristorante Rodinella di Feder, si è svolta la tradizionale Cena Sociale preceduta dall’Assemblea annuale, nella quale si è discusso ed approvato il bilancio 2013 e il bilancio di previsione 2014. Il Presidente Tomaso Avoscan ha poi fatto un quadro della situazione e ricordato i vari impegni portati avanti durante l’annata appena trascorsa. Ha anche rimarcato la soddisfazione per l’impegno profuso nella divulgazione al Planetario di S. Tomaso, che ha portato nel piccolo paese oltre 6000 persone in quasi 10 anni di attività. Poi tutti dietro al tavolo a mangiare i manicaretti proposti da Lucia, sdoppiatasi nella veste di Associata e padrona di casa. Lunedì 17 marzo ad Agordo, Claudio Pra ha tenuto una piccola lezione di astronomia ad oltre trenta ragazzini che frequentano la quinta elementare. L’appuntamento ha riscosso il grande interesse dei piccoli studenti che speriamo di ritrovare prossimamente sotto le stelle o immersi nella lettura di un buon libro di astronomia. Venerdì 23 maggio, presso la scuola elementare di Falcade-Caviola, Alvise Tomaselli ha tenuto due lezioni sulla "Formazione delle stelle e il cielo" e "Il sistema solare" alle classi quarta e quinta. Questo appuntamento si rinnova ormai da alcuni anni con grande entusiasmo dei ragazzi. venerdì 30 maggio, presso la scuola elementare di Canale d'Agordo, ulteriore incontro con i ragazzi della quinta elementare curato da Alvise Tomaselli con argomento "Sole e sistema solare". Fino a metà giugno è continuata la messa in onda su Radio Più del programma “Per tetto un cielo di stelle”,la trasmissione dedicata all’astronomia e agli astrofili proposta dalla nostra Associazione. Anche in questa prima parte del 2014 gli Associati che ci hanno fornito la loro e-mail hanno ricevuto quasi settimanalmente le news astronomiche. Nuovo Orione e Coelum, in edicola tutti i mesi sono le due riviste astronomiche che vi consigliamo. PLANETARIO DI S. TOMASO Le serate si tengono ogni venerdì con inizio alle 20.30. Per partecipare occorre prenotarsi telefonando al Comune di S. Tomaso in mattinata allo 0437/598004 oppure passare direttamente in Municipio. Il costo è fissato in 5 euro per gli adulti e 3 euro per i minorenni. Non pagano i bambini sotto i cinque anni e i portatori di handicap. Al raggiungimento del tetto massimo di prenotazioni per una serata, si sarà dirottati alla successiva o alla prima dove ci sia posto (se d' accordo). Per le scolaresche sono due le giornate di apertura settimanale, il mercoledì e il giovedì con lezioni alle 9.00 e alle 10.30. La prenotazione va effettuata sempre ai numeri del Municipio e il pagamento (anticipato) è possibile tramite bollettino di c/c. Il costo va dai 2,50 euro a persona per le scuole dell' obbligo ai 3,00 euro per le superiori. Il numero massimo di studenti per lezione non può superare i 25 per le scuole dell' obbligo e i 20 per le superiori (nel numero rientrano gli accompagnatori). PER GLI ASSOCIATI L’INGRESSO E’ GRATUITO 18