CI RISIAMO...
Dagli States giungono segnali preoccupanti, ma inequivocabili, che la corsa al
prossimo crash sta prendendo velocità.
In questi anni più volte si è detto che gli investitori americani (ma non solo) non
hanno imparato la lezione e ci ricascano. Succede che stanno tornando di moda i
bond garantiti dai mutui subprime, i famigerati prodotti finanziari che hanno contribuito a scatenare il crash dell’autunno 2008.
Come se non bastasse, sul fronte del debito, gli Usa stanno superando la Grecia.
In peggio. Lo afferma Bill Gross, il gestore del più grande fondo obbligazionario al
mondo: la Pacific Investment Management Co (PIMCO).
«In un report della società, citato dall’agenzia «Bloomberg», il supergestore ha dipinto un futuro
a tinte fosche per i titoli di Stato a stelle e strisce. I “Treasuries” (titoli di Stato), queste le sue parole, “hanno poco valore” a causa del crescente peso del debito americano. Un numero? Gli Stati Uniti, secondo Gross, hanno un’esposizione complessiva, contando anche il sommerso (fuori dalle statistiche ufficiali) di 75 mila miliardi di dollari, vale a dire quasi il 500% del Pil. Il debito pubblico
(ufficiale) italiano, per intenderci, viaggia intorno al 120%. Alla somma, a quel 500%, Gross è arrivato aggiungendo alle obbligazioni tradizionali i debiti per i programmi di sicurezza sociale e assistenza sanitaria. E, a conti fatti, il gestore ha completamente azzerato il debito governativo nel suo
Total Return Fund.
Pronosticando oltre Atlantico inflazione, svalutazione del dollaro e tassi d’interesse reali vicini
allo zero se non addirittura negativi: uno scenario poco incoraggiante tanto per chi compra e vende
Treasuries ogni giorno quanto per chi aspetta la scadenza naturale delle obbligazioni.
E Gross non è l’unico a parlare con questi toni. Il finanziere miliardario Warren Buffett ha consigliato di evitare gli investimenti in obbligazioni di lungo termine in dollari, prevedendo un calo
del potere d’acquisto del biglietto verde. Se una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze
possono benissimo rappresentare un indizio.
[GIOVANNI STRINGA, Il supergestore che snobba la Casa Bianca, «Corriere della Sera», 2 aprile
2011, p. 53.]
Per una descrizione di quanto avviene negli States, ecco l’articolo di Robert Reich.
CI STIAMO INCAMMINANDO VERSO UN’ALTRA CRISI
DI ROBERT REICH huffingtonpost.com
Perché agli Americani (1) non viene detta la verità sull’economia? Siamo indirizzati verso
un’altra crisi, ma non ne verremmo mai a conoscenza ascoltando i messaggi ottimisti che arrivano da
Wall Street e da Washington.
I consumatori rappresentano il 70% dell’economia Americana e la loro fiducia è crollata: oggi è
mediamente più debole che nel punto più basso della Grande Depressione. Un sondaggio, tenuto da
Reuters e dall’Università del Michigan, evidenzia
un calo di dieci punti a marzo, il decimo più alto
mai registrato. Parte di questo calo è da attribuire al
rincaro della benzina e a quello dei generi alimentari. Un diverso indice della fiducia dei consumatori,
appena realizzato, mostra che la fiducia sta calando
da cinque mesi, e per larga parte ciò è dovuto
all’aspettativa di trovare impieghi peggiori e di ricevere salari più bassi nei mesi a venire. I consu1
matori pessimisti acquistano meno, e vendite inferiori significano guai in vista. E i 192,000 nuovi
impieghi che si sono aggiunti a febbraio (per quelli di marzo ne sapremo qualcosa di più venerdì)?
Un’inezia in confronto a quanto sarebbe necessario; ricordiamo che 125,000 nuovi impieghi sono
sufficienti solo per vedere aumentare il numero delle persone in cerca di un lavoro, visto che la nazione ha perso così tanti impieghi negli ultimi tre anni che persino una quota di 200,000 nuovi assunti al mese non riuscirebbe a farci giungere al 6% di disoccupazione prima del 2016.
Ma l’economia non sta di nuovo crescendo, per una stima che va dal 2,5 a, 2,9%? Sì, ma sono
bruscolini. Più profonda è la voragine economica, più rapida dovrà essere la crescita per rientrare
sui giusti binari; al punto in cui siamo, da una vera crescita, dovremmo aspettarci un incremento che
va dal 4 al 6% ogni anno. Consideriamo che nel 1934, quando si stava uscendo dalla crisi più profonda della Grande Depressione, l’economia cresceva del 7,7%, l’anno successivo dell’8% e nel
1936 giunse ad un incremento sensazionale del 14,1%.
Aggiungiamo due fattori preoccupanti: il totale delle le ore lavorate continua a diminuire e i
prezzi delle case continuano a scendere. Le retribuzioni orarie stanno calando, perché la disoccupazione è così alta che molte persone non alcun potere contrattuale e accettano qualsiasi cosa gli venga proposta; i prezzi delle abitazioni diminuiscono perché un numero ancora più alto di persone sono state sfrattate dato che non potevano pagare i loro mutui.
Gli Americani stanno diventando sempre più poveri. Non c’è alcuna possibilità che il governo
riesca a risolvere la prossima diminuzione della spesa dei consumatori; al contrario, sta peggiorando
la situazione. Quest’anno, gli enti locali e nazionali stanno tagliando i loro bilanci di circa 110 milioni di dollari: lo stimolo federale sta terminando e il governo alla fine taglierà qualcosa come 30
milioni di dollari rispetto a quanto stanziato l’anno scorso. In parole povere: stiamo all’erta. Potremmo riuscire a evitare una doppia crisi, ma l’economia sta rallentando in modo inquietante e gli
interventi di salvataggio sono in via d’esaurimento.
E quindi perché non ci viene detta la verità sull’economia?
Come al solito, Wall Street si mostra esuberante, e la maggioranza dei notiziari economici che
vengono diffusi arrivano proprio da lì. I profitti di Wall Street sono arrivati a 426,5 milioni di $
nell’ultimo quadrimestre, in base a quanto divulgato dal Commerce Department (questo guadagno è
superiore al calo dei profitti delle compagnie nazionali non finanziarie).
Tutti quelli che credono che la riforma finanziaria Dodd-Frank abbia posto fine alla creatività
della borsa stanno girando la testa dall’altra parte. Alla fine dei giochi anche le compagnie non finanziarie stanno comunque facendo bene, visto che la maggior parte dei loro profitti viene
all’estero: dal 1992, ad esempio, i profitti offshore di G.E. sono saliti a 92 miliardi di $ dai 15 precedenti (anche per il fatto che così non vengono pagate le imposte USA). Infatti, l’unico ambiente
che è ottimista sul futuro è costituito dai general manager delle grandi compagnie Americane.
L’indice di prospettiva economica del Business Roundtable, che monitora 142 amministratori delegati, è adesso al suo punto più alto da quando ha iniziato nel 2002.
Washington, nel frattempo, non ha nessuna intenzione di suonare l’allarme economico: la Casa
Bianca e la maggior parte di Democratici vogliono che gli Americani credano che l’economia sia in
ripresa. I Repubblicani, da parte loro, si preoccupano che, se gli venisse detto come stanno realmente le cose, allora gli Americani vorrebbero che il governo intervenisse ancora di più; preferiscono non parlare di lavori e di stipendi e così focalizzano l’attenzione sulla riduzione del deficit (oppure diffondendo la menzogna che con la riduzione del deficit si avranno più posti di lavoro e stipendi più alti).
Mi dispiace di aver portato cattive notizie, ma è meglio che voi lo sappiate.
Robert Reich è l’autore di Aftershock: The Next Economy and America’s Future, ora in libreria.
Questo post è originalmente apparso su RobertReich.org
Fonte: www.huffingtonpost.com
Link:
http://www.huffingtonpost.com/robert-reich/the-truth-about-theecono_b_842998.html 31.03.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE Note del Traduttore 1) Traduco alla lettera ‘Americans’, pur con qualche rigetto nell’uso della metonimia.
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