La Trama
ATTO I - Il mago Zoroastro scruta nel firmamento il destino di Orlando. Esortato ad inoltrarsi sul
cammino della gloria, il paladino, innamorato d'Angelica, opta con cocciuta determinazione per
l'amore. Trova tuttavia modo di operare l'eroico salvataggio d'una principessa insidiata dagli
infedeli. Alla fulminea scena assiste la pastorella Dorinda; contagiata dall'aura amorosa che spira
nell'amenità del luogo pastorale, ella è invaghita di Medoro. Lo ama anche Angelica, pur
rimproverandosi d'aver abbandonato per lui il degno paladino Orlando. Medoro dal canto suo
simula amore per Dorinda, ma s'appresta a incamminarsi con Angelica verso il regno di costei, ad
onta degli ammonimenti di Zoroastro. Angelica, per liberarsi dalle insistenze d'Orlando, si finge
gelosa e gl'ingiunge di abbandonare la principessa ch'egli ha testé salvata. Dorinda sorprende gli
abbracciamenti di Medoro con Angelica: costei si sdebita dell'accogliente ospitalità della pastorella
donandole un maniglio che le aveva regalato Orlando. Il contrastato terzetto finale suggella la
flagranza dell'amore furtivo di Angelica e Medoro.
ATTO II - Dorinda confida alla natura circostante il tormento del proprio amore svanito: a Orlando
sbigottito mostra il maniglio lasciatole da Angelica. Angelica e Medoro, nei preparativi della
partenza, indugiano a scolpire nella scorza degli alberi i loro nomi intrecciati. L'agitato Orlando,
che li legge, scopre furibondo Angelica e la insegue nel bosco: ma una nube inviata da Zoroastro la
sottrae alla furia di Orlando che, fuori di sé, immagina di scendere nell'inferno e di varcare lo Stige
sulla barca di Caronte. Soltanto la visione di Prosperina pian gente per amore nella reggia infernale
ne placa le orrende smanie.
ATTO III - Medoro, perduta di vista Angelica, la ricerca nei pressi della capanna di Dorinda.
Orlando, pazzo, prende Dorinda prima per Angelica e la corteggia, poi per Argalia, il fratello
d'Angelica ucciso da Ferraù, ch'egli vaneggiando vuole stritolare. Dorinda ne trae la morale
spicciola dell'opera: «Amor è qual vento Che gira il cervello...». Zoroastro, che le fa eco sul piano
razionale («Impari ognun da Orlando, Che sovente ragion si perde amando...»), trasforma il
«recinto di palme» in un «orrida spelonca», teatro della devastazione seminata dal furioso
Orlando. Il paladino cattura Angelica e la getta dentro la spelonca, che per magia si trasforma in un
bellissimo tempio di Marte; indi crolla spossato. Il mago convoca l'aquila di Giove, che gli arreca in
un'ampolla il senno perduto di Orlando: ridestato, egli vuole uccidersi per espiare l'assassinio di
Angelica, che con Medoro sopraggiunge appena in tempo per dissuaderlo. Orlando, rinsavito,
ritorna al culto della gloria e, dopo aver vinto «incanti, battaglie e fieri mostri» trionfa infine,
dominatore di se stesso e di amore.
Angelica e Medoro di Tiepolo
Leggiamo un'interessante introduzione di Sir Charles Mackerras, tratta dal libretto dell'opera
Orlando eseguita alla Fenice di Venezia nel terzo centenario della nascita di Handel, con Marilyn
Horne nel ruolo titolare (incisione disponibile in un cofanetto col marchio Fenice):
« L'Orlando è stato composto da un tedesco per un impresario londinese ma è un tipico esempio
di opera seria italiana ed è stato eseguito sempre e solo da cantanti italiani, come del resto quasi
tutte le opere di questo tipo. Gli anni delle opere maggiori di Handel, rappresentate per lo più a
Londra, corrispondono al periodo più importante del "bel canto" italiano, dominato dai cosiddetti
musici, i castrati che cantavano tutti i principali ruoli eroici. A Londra, inoltre, da lungo tempo vi
era l'usanza che le donne apparissero in palcoscenico, mentre non la si seguiva, ancora, agli inizi
del XVIII secolo, negli stati cattolici. Naturalmente i castrati, venerati dagli intenditori del genere
lirico di tutti i paesi, erano esclusivamente italiani, per la semplice ragione che tale operazione
veniva eseguita solo in Italia e all'inizio era soltanto in questo paese che questi potevano ricevere
un'adeguata istruzione canora. Una delle arti principali che un giovane castrato doveva
apprendere era l'arte dell'improvvisazione. Nessun compositore, neppure lo stesso Handel, dalla
ben nota lingua tagliente e sarcastica, si sarebbe mai sognato di dire a un Senesino o a un Farinelli
come doveva cantare le variazioni e le cadenze.
Alcune opere di Handel contengono fino a quattro parti per castrati, e quando mettiamo in scena
oggi una sua opera, dobbiamo risolvere il problema di come far eseguire queste parti. Le prime
riprese delle opere di Handel affidavano i ruoli eroici scritti per un castrato, come per esempio
Giulio Cesare o Orlando, ad un baritono. Ma la composizione di Handel si adatta così
perfettamente alle qualità individuali di ogni cantante che il trasporto di un'ottava di tono in un
ruolo alterava completamente il carattere e lo stile della musica.
Un raffronto fra la musica scritta per Zoroastro, una parte da basso genuino, e quella scritta per
Orlando, una parte da contralto per un castrato, dimostra come Handel si rendesse conto della
natura diversa dei vari tipi di voce.
Senesino, il primo Orlando, aveva una voce profonda da contralto, ed era noto soprattutto per la
sua interpretazione oltre che per il suo modo di cantare. A questo riguardo offre uno strumento
ideale per l'esplicazione delle doti di Marilyn Horne, una delle poche cantanti oggi che arrivino a
cantare una musica da virtuoso su un registro di contralto. I cantanti di oggi non sono tenuti ad
improvvisare, come accadeva nel XVIII secolo, e di conseguenza il regista di una versione di
un'opera di Handel deve consultarsi con i suoi cantanti su come variare la linea melodica per il "da
capo" (obbligatorio in tutte le arie barocche) e per la composizione delle cadenze. Marilyn Horne
ed io abbiamo collaborato molto strettamente per creare variazioni e cadenze che si adattino alla
sua voce e alla sua personalità.
Mi sono comportato nello stesso modo nel tentativo di instaurare una grande differenza, sia
vocale che di carattere, tra i due soprani, Angelica, la principessa orientale, altera e fredda, e
Dorinda, l'allegra e semplice pastorella. Il secondo ruolo maschile di Medoro in origine strano a
dirsi non era cantato da un secondo castrato, ma da un contralto donna (anche lei italiana): dato
che il ruolo principale dell'eroe ora viene eseguito da una donna, sembrava un logico
cambiamento, che Handel avrebbe ben potuto approvare, affidare questa parte ad un
controtenore (il falsettista Jeffrey Gall), per mettere il più possibile in contrasto i due ruoli
maschili.
L'orchestra usata per Orlando, sebbene molto ridotta rispetto alle proporzioni normali
dell'orchestra del Teatro La Fenice, è tuttavia molto più grande di quella che Handel avrebbe
utilizzato, particolarmente per quanto riguarda gli strumenti a corda. Abbiamo cercato di
produrre, per quanto ci è stato possibile con gli strumenti moderni, un suono simile a quello che lo
stesso Handel avrebbe udito, e i ritmi nitidi e la vibrazione delle corde sono elementi importanti
nel ricreare uno stile barocco di esecuzione.
L'utilizzo di un violoncello barocco per accompagnare i recitativi con il clavicembalo, e di due viole
d'amore quando Orlando cade in un sonno profondo, crea un'atmosfera barocca assolutamente
genuina. Per questi ultimi strumenti Handel indica «violette marine per I Signori Castrucci»,
rivelando che probabilmente due fratelli italiani che suonavano questi inusitati strumenti a corda
stavano girando l'Inghilterra e si trovavano a Londra proprio nel momento giusto.
La base dell'opera seria era l'aria di uscita con il suo «da capo» obbligatorio. In questa produzione
tale forma viene usata senza alterazioni.
L'opera viene data in versione integrale con un solo piccolo taglio ».