SCUOLA RESPONSABILI - MCC Mantova
SECONDO INCONTRO =25 gennaio 2010
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LA SALVEZZA IN GESU’
Premessa: L’idea di salvezza nasce dall’esperienza di certi momenti di vita in cui ci siamo sentiti
salvati. Essere salvati significa essere tratti da un pericolo in cui si rischiava di perire.
Secondo la natura del pericolo, l’atto di salvare si collega alla protezione, alla liberazione, al riscatto,
alla guarigione e alla salute, alla vittoria, alla vita, alla pace...
Partendo da questa esperienza umana, la rivelazione ha spiegato uno degli aspetti più esenziali
dell’azione di Dio in terra: Dio salva gli uomini. Cristo è nostro salvatore (Lc.2,1 1), il vangelo apporta
la salvezza ad ogni credente.
L’idea di un Dio che salva i suoi fedeli è comune a tutte le religioni. Ma l’esperienza storica del
popolo di Dio gli dà una tinta particolare che spiega per una parte il suo uso riguardo al discorso
profetico degli ultimi tempi... quelli della vittoria finale... del ritorno alla propria terra... nella pace che
è dono di Dio. La salvezza dei giusti viene da Jahvè... egli steso è la salvezza! (Salmi 37,39-27,135,3...).
La Buona Novella: Gesù Salvatore.
“Salvezza”, “Liberazione” da che cosa? Non sempre l’uomo avverte il bisogno di essere salvato o
liberato; o non sempre si accorge di non poterlo fare con le proprie forze. Nella sua presunzione si
illude di saper districarsi da sé, perde il senso del proprio limite, a livello personale e a livello di natura.
(Gv.3, 16-17) “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito. Perché chiunque crede
in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio infatti non ha mandato il Figlio suo nel mondo
per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.
(Mt. ella «Maria» darà alla luce un figlio e tu «Giuseppe» lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il
suo popolo dai suoi peccati)
Qui allora la parola “salvezza”, vista come dono di Dio, acquista una misura che supera quella della
nostra storia, che si ferma al compiersi del tempo di ognuno, e diventa “eterna”. E, nella “Buona
Novella” acquista una caratteristica di tangibilità e concretezza nella persona di Gesù, Salvatore e
Risorto. La sua salvezza libera dai peccati, in quanto dicono fragilità, debolezza, ignoranza, carenza di
risorse. Libera dalla morte che costituisce il logico sbocco della nostra natura corrotta.
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Come siamo stati salvati in Gesù.
(Gv.1O,18...) « ...nessuno me la toglie (la vita): io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere
di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
(Gv.1O,10 b) « ..io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
(Ef 2,4-7) Dio, ricco di misericordia, per il grande amore col quale ci ha amato, da morti che eravamo
per le colpe, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci
ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della
sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
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La nostra salvezza, pur attuandosi nelle nostre vicende terrene, non si conclude al livello di queste,
magari con uno sforzo per correggere i nostri peccati, i limiti, le carenze. Non può essere frutto
unicamente di una ginnastica della mente e della volontà. Richiede che sia messa in gioco la vita stessa
di Gesù, in un atto supremo di amore: accetta di dare la sua vita. Non è il gesto eroico alla stregua di
quello di tanti uomini che danno la vita per gli altri. In questi casi “dare la vita” è un passaggio
“obbligato” (non ci sono altre scelte possibili) per raggiungere una salvezza per altri. Ciò non toglie
nulla al valore eroico di chi accetta di morire per altri. Gesù invece è padrone di dare la vita e di
riprenderla, di darla nel momento che vuole lui e non quando lo scelgono gli altri, e la dona “per il
comando del Padre” di cui condivide il progetto della salvezza dell’uomo. Ciò non toglie nulla alla
drammaticità umana della Passione di Cristo: anche l’uomo Gesù ha dovuto, per fede, “affidare alla
mani del Padre il suo spirito”. Ha percorso al contrario con la sua “obbedienza” il percorso della
disobbedienza di Adamo. 11 suo sacrificio, prima che essere un atto di amore per l’uomo (la sposa
dello Sposo) è un atto di amore in”comunione” col Padre. Dice 5. Paolo (l Tim....) che il titolo di
Salvatore conviene cosi ugualmente sia al Padre che a Gesù. Con la sua morte e la sua risurrezione
Cristo è diventato per noi “principio di salvezza eterna”. La casa del Padre ora accoglie il Figlio
indissolubilmente unito alla sua “sposa”... (fedele?!).
“Per grazia siete salvati...”. Da parte di Dio la salvezza eterna è già in atto. Essa non è un traguardo da
raggiungere ma un tesoro da conservare con una fedeltà perseverante, vigilante, alimentandola con
l’ascolto della Parola, con la preghiera, i Sacramenti, la pratica dell’amore sullo stampo di quello di
Gesù. Siamo stati disinseriti dal “primo Adamo” da cui riceviamo una vita che muore e inseriti nel
“Nuovo Adamo”, Gesù, mediante il dono del suo Spirito, che ci porta a risorgere.
= Un unico Salvatore: Gesu.
(Atti 4,12...) In nessun altro c’è salvezza: non vi è infatti sotto il cielo, altro nome dato agli uomini nel
quale è stabilito che noi siamo salvati.
(1 Tim. 2,5) Uno solo, infatti, è Dio, uno solo infatti anche è il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo
Cristo Gesù.
Nella lettera ai Romani 5. Paolo precisava che “il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per
la caduta di uno solo (Adamo) tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in
grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti “.
Unicamente da Dio viene la vita con la creazione, unicamente dall’uomo Adamo viene l’umanità
peccatrice, unicamente da Gesù Cristo viene la salvezza mediante la riconciliazione di Gesù.
Prima ancora di Paolo lo ribadisce Pietro nel suo discorso davanti ai capi e anziani del popolo, ai
sacerdoti del tempio Anna e Caifa al Sinedrio (cfr la frase sopra citata).
Questo in forza del mistero dell’Incarnazione con la quale il Figlio di Dio è entrato, come unica porta,
nella carne umana, in radicale solidarietà con l’uomo peccatore. In forza dello stesso mistero Gesù è
l’unica porta delle pecore e l’unico pastore, e l’unica vittima della nuova alleanza, sancita nel sangue di
Gesù. Lui ha vinto la morte risorgendo, e con la sua ascensione diviene l’unica porta aperta per l’uomo
per entrare nella vita eterna.
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