Il Centro Visite della Grande Cumania è un punto di
accoglienza e informazioni degli ospiti in visita alla città, la cui
mostra, attraente e interattiva, documenta l’arrivo avventuroso
dei Cumani in modo spettacolare. Attraversando il tipico portone
cumano di Karcag si scopre un mondo incantato che rievoca la
vita del fiero popolo cumano dal secolo XIII ad oggi.
A Lajos Kossuth, eroe dell’indipendenza ungherese (18021894), Karcag nel 1892 ha intitolato la piazza principale, lunga
quattrocento metri. Il Palazzo Municipale, uno degli edifici più
maestosi, progettato dall’architetto Artúr Vida, fu costruito nel
1910-12 in stile floreale. L’opera venne realizzata dal costruttore
József Kása di Karcag, sotto la direzione dell’architetto József
Vidákovits.
Davanti al Centro Visite, all’angolo di Dózsa György út con
Déryné utca, sorge un eclettico edificio su tre piani: il Palazzo
della Cultura, costruito nel 1925-26. All’inizio ospitava
sale per cinema, teatro, esposizioni, biblioteca e ristorante.
Sul timpano della facciata all’ingresso principale, in rilievo
sono raffigurati Pegaso e una maschera teatrale.
L’edificio svolge tuttora il ruolo di centro
culturale cittadino.
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Davanti l’ingresso principale del Palazzo Municipale sorge il
monumento ai Caduti della Grande Guerra. La statua equestre,
opera dello scultore Gyula Gáldi, raffigura un cavalleggero del
Reggimento ussaro Jazigo-Cumano, costituito nel 1745 e sciolto
alla fine della Grande
Guerra.
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Al centro della piazza Kossuth troviamo „La fontana con
l’Angelo”, chiamata Fontana Vittoria, ricostruita nel 2001
secondo il progetto originario dallo scultore Sándor Györfi sul
modello del primo pozzo artesiano, inaugurato nel 1893. L’antico
lampione in ghisa, presso la fontana, evoca l’elettrificazione della città nel 1908.
Sull’altro lato della piazza, nella zona pedonale, notiamo la
statua a figura intera del turcologo Gyula Németh, a lui dedicata
nel 1990 dalla città natale.
La statua di Lajos Kossuth, inaugurata nel 1907, presente il
figlio Ferenc, è opera di János Horvay, uno scultore rinomato del
secolo scorso.
Il monumento commemorativo della seconda guerra
mondiale, opera di Sándor Györfi, collocato nel giardino della
chiesa calvinista dal 1992, è uno dei più belli del Paese. La base
esagonale di granito nero, su cui sono riportati i nomi delle 555
vittime della guerra, sostiene il commovente gruppo della Pietà
Cumana, una madre che sorregge il figlio-soldato esanime. Dietro
le figure si alzano sei colonne di ordine tuscanico, sovrastate da
una trabeazione interrotta, che evoca gli orrori della guerra.
La statua di Sándor Petőfi (poeta e patriota, 1823-1849),
opera dello scultore Dezső Győry,
è stata inaugurata il
20 agosto 1948.
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La colonna del Conte palatino
E’ stata la più antica opera d’arte del paese, elevata dalle città
della Grande Cumania presso la chiesa calvinista negli anni 18081809 e ricorda la visita nel 1805 a Karcag dell’Arciduca Giuseppe
d’Asburgo, Conte Palatino, molto popolare in Ungheria. Più volte
demolita, è stata definitivamente ripristinata a cura della Pro Loco
di Karcag nel 1997.
Chiesa Calvinista in Piazza Kossuth
Eretto fra il 1793 ed il 1797 su progetto e direzione di Károly
Rabl sul luogo dove sorgeva un precedente edificio di culto
(completo di campanile dal 1633), il tempio dispone di tre ingressi
e presenta una navata interna bella e severa, di stile Zopf – tardo
barocco. L’organo con 1560 canne è del 1866. Merita attenzione
il pulpito ligneo, sempre di stile Zopf. Il Gonfalone della Patria,
posto innanzi alla chiesa nel 1935, fu restaurato dallo scultore
Sándor Györfi nel 1996, nell’11° centenario dell’insediamento
magiaro nel bacino dei Carpazi.
Il palazzo del Tribunale è stato progettato e costruito da
Sándor Fellner, architetto di Budapest nel 1891.
Un altro edificio importante in piazza Kossuth è l’ex Locanda
all’Agnello, edificato nel 1825 in stile eclettico. Con funzioni
di osteria, con rimessa per carri nel cortile quando la piazza
antistante era adibita a mercato, nel 1860 l’edificio è stato rialzato
di un piano per farne un albergo. Dal 1935 collegio per studenti,
oggi l’edificio è scuola elementare.
La chiesa ortodossa di San Giorgio è stata costruita fra 1794
e 1798, in stile barocco, su progetto di Károly Rabl. Il presbiterio
è stato completato solo nel 1811 con l’iconostasi barocca,
parzialmente di carattere Zopf. Anche il pulpito risale al 1700.
L’edificio è una chiesa a sala con tre volte a vela, orientato a Est,
con abside semicircolare e con la torre sulla facciata occidentale.
La chiesa è stata costruita con il sostegno economico dei
commercianti greci, residenti nella zona.
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L’imponente edificio del liceo su due piani in stile eclettico,
fu realizzato in due fasi. La prima costruzione del 1894, su
progetto dell’architetto Viktor Walch di Budapest, fu eretta sul
posto della „piccola osteria”. Nel 1906, grazie al gestore, la Chiesa
calvinista, l’edificio è stato ampliato di una nuova ala. Fino alla
statalizzazione del 1948, la scuola era a gestione ecclesiastica.
Dal 2008 è di nuovo affidata alla chiesa. Dalla fine del ’600, da
quando cioè sono menzionate scuole in città, numerosi sono gli
scienziati, artisti e insegnanti licenziati dalle stesse: il medicofarmacista Gábor Kátai, l’etnografo István Györffy, il filologo
classico László Gaál, il turcologo Gyula Németh e molti altri.
L’edificio della „Scuola delle campanelle” – Scuola
elementare calvinista della Grande Cumania di Karcag – riveste
un posto di rilievo nel progetto di piazza Kossuth. La scuola,
eretta dalla comunità calvinista di Karcag negli anni 1813-14
era a un solo piano. Nel 1818 alla costruzione è stato aggiunto
un altro piano con porticato e, in posizione asimmetrica,
il vano scale. Singolari le piccole torri costruite agli angoli del cortile scolastico. Un tempo le campanelle, sistemate
all’interno delle torri suonavano l’inizio e la fine delle lezioni,
dando così nome all’istituto. Il rilievo posto all’ingresso nel
2005, raffigurante Giovanni Calvino, è opera di
Sándor Györfi.
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„Chi vuol trovare cuor sincero
nella grande Patria,
venga da compare Varró
a Karcag, in Cumania.”
(Mihály Csokonai Vitéz: Il ritorno dalla Pianura)
Il poeta Mihály Csokonai Vitéz ha immortalato la sua amicizia
con la famiglia Varró di Karcag nella poesia sopra citata. Al poeta
Csokonai è stata dedicata la biblioteca, una scuola d’infanzia e
intitolata anche una via.
Casa e Cantina Csokonai, Sala Csokonai
L’edificio e la cantina hanno più di 200 anni di vita, sono di
proprietà della Euro S.r.l. e sono visitabili su prenotazione. Su
richiesta, il proprietario organizza anche pranzi per gruppi e vari
eventi.
5300 Karcag, Varró u. 2.
Tel.: 59/300-161, 06/20/429-8991
E-mail: [email protected]
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Il rilievo che raffigura il colonello degli ussari, Mihály Kováts
(1724-1779), nato a Karcag, è visibile dal 1992 sulla parete
della scuola che porta il suo nome. Autore dell’opera è lo scultore
Lajos Györfí. All’angolo di Bocskai utca - Liliom utca, sul posto
presunto della casa natale del colonello si trova la simbolica
Porta Commemorativa di Mihály Kováts. Il colonello militava
nel rinomato Reggimento degli Ussari Jazigo-Cumani. Durante la
guerra di successione austriaca combattè inizialmente per Maria
Teresa, poi per il re prussiano Federico. Nelle battaglie comandava
un corpo franco di esploratori; prima di vedersi costretto a
taglieggiare la popolazione però, riparò in Polonia mettendosi in
contatto con i nobili insorti.
Kováts prese parte alla guerra
d’indipendenza americana e, insieme
a Kazimierz Pulawski, organizzò la
cavalleria leggera sul modello ussaro.
È caduto combattendo presso
Charleston l’11
maggio
1779.
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Al civico 4 di Kálvin utca, troviamo l’imponente edificio in stile
neoclassico del Museo della Grande Cumania „István Györffy”,
costruito verso il 1830. L’edificio rivela la sorprendente evoluzione
delle caratteristiche urbanistiche borghesi cittadine. Appartenente
a dei proprietari benestanti, ricorda la differenziazione economica
intervenuta fra i cittadini di Karcag dopo la „redempció” - redenzione
(riscatto dei diritti politico-economici dei cumani dall’asservimento
teutonico, da parte dei cittadini facoltosi, che saranno chiamati
„redemptus” - redenti). L’immobile di Sándor Kálmán, capitano
della Grande Cumania, in seguito passò in eredità a Móric Bogdi
Pap, delegato di Karcag alla Dieta del 1848. Dopo il 1945, l’edificio
venne adibito a ospedale e soltanto dal 1968 è sede museale. Sotto il
fabbricato esiste ancora una cantina con le volte di mattoni.
István Györffy (1884-1939) nativo di Karcag, accademico e
rinomato studioso della vita popolare cumana. Alla sua morte,
gli allievi hanno fondato il Collegio Györffy, laboratorio di studi
a lui intitolato. Il suo ritratto in marmo rosso, sistemato dal 1974
a sinistra dall’ingresso del museo, è opera di Lajos Papi, scultore
di Kisújszállás. Invece l’imponente figura seduta in bronzo nel
giardino davanti del museo è opera di Sándor Györfi, inaugurata
nel 1984.
Sándor Szűcs (1903-1982) scienziato etnografo, non era
originario di Karcag, ma grazie all’amicizia di István
Györffy divenne prima ricercatore della Grande
Cumania, poi riorganizzatore e, dal 1952 al
1962, direttore del museo di Karcag.
Il suo ritratto di bronzo si trova a
destra dell’ingresso del museo
ed è opera di Sándor Györfi.
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Nel giardino dietro il museo troviamo il
ritratto del dott. István Mándoky Kongur
(1944-1992), turcologo rinomato di Karcag,
opera di Sándor Györfi, anno 1993.
La casa del vasaio risale alla seconda
metà dell’800, ed è di stile neoclassico
popolare. Con tetto di canne e per la sua
posizione, è la caratteristica casa di un
facoltoso „redemptus”. L’edificio a un solo
piano con portico e asse longitudinale
perpendicolare alla strada è costruito con
blocchi di argilla seccata. Lungo l’intero
fabbricato troviamo il portico aperto verso
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il cortile, sostenuto dalle particolari colonne
gemelle cilindriche, ritagliate nel legno e
ricoperte di argilla. Nell’edificio è allestita la mostra dedicata
all’intera produzione artistica popolare del vasaio Sándor
Kántor, insignito del Premio Kossuth, e di altri vasai rinomati
di Karcag.
All’angolo di Kerekes István utca con Kisújszállási út è
collocata la macina di pietra (mulinello) dei Sipos di Karcag,
dichiarata eredità culturale con il decreto del Provveditorato:
„Protetto, unico nel Paese, fa parte di un determinato gruppo di
impianti agro-industriali.”
All’interno dell’edificio, dal 2008 una mostra
illustra con documenti storici la „Città dei
sessanta mulini”. Nel cortile sono esposti numerosi
macchinari di piccole dimensioni, utilizzati
per macinare e frantumare a mano
le granaglie. Anche questa
esposizione è unica del suo
genere nel Paese.
Mostra della storia medica e farmacologica
All’edificio n. 45 di Széchenyi sugárút, è possibile visitare
l’arredo e gli strumenti originali della centenaria ex farmacia
Solcz. Nel 1995, la mostra è stata arricchita dalla collezione
di storia medica dell’ospedale locale e dalle testimonianze
dell’opera del medico-farmacista dott. Gábor Kátai.
Al n.1 di Baross utca si trova un monumento alla cultura
popolare: la Locanda di Brontolo. Si tratta di uno dei pochi
edifici in stile neoclassico rimasti intatti dal periodo
dell’urbanizzazione di Karcag. È una costruzione semplice
a pianta rettangolare e con pareti imbiancate. Il portico
sopraelevato è sostenuto da tre colonne robuste di stile dorico,
sistemate su base cubica. Si trova ad un livello piuttosto elevato
posto sopra una cantina a volte di mattoni: entrambi meritano
una visita. Le finestre sono protette da grate in ferro battuto del
’700. Dalla locanda era possibile sortire prima che arrivassero
gendarmi da due direzioni, poichè - almeno così si
narra - la cantina aveva un sotterraneo che la
collegava alla Locanda Ágota, distante otto
miglia. La Locanda di Brontolo è stata
restaurata dalla cittá nel 2009.
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All’angolo di Szent István sugárút con Püspökladányi út
si trova la chiesa cattolica. Presenti a Karcag dal 1770, due
anni dopo, al posto della sede attuale della Corporazione
dell’Artigianato i cattolici consacravano la prima loro chiesa in
stile barocco. Danneggiato da un incendio nel 1834, l’edificio
pervenne a un tale degrado che nel 1896 fu demolito. L’attuale
tempio, progettato dall’architetto István Wind e consacrato nel
1901 a Santo Stefano d’Ungheria, è costruito in stile eclettico e
comprende navata, transetto, ed un’abside chiusa dai tre lati di
un ottagono. Il pulpito, gli altari e l’accurata pittura delle pareti
richiamano gli stili gotico e romanico. Nel giardino circostante,
dal 2011, oltre alla grotta mariana, troviamo il busto del
professore-pievano dott. Pál Orosz, opera dello scultore Lajos
Györfi.
Di fronte alla chiesa, dal 1935 sorge il palazzo della posta,
uno degli edifici pubblici moderni della città. Il frontale ricurvo
è abbellito da cornici di mattone, dalla tessitura variegata della muratura, dal basamento in pietra e dal bellissimo rilievo
di ceramica, che raffigura una diligenza trainata da cavalli. Il
servizio postale è attivo a Karcag fin dal 1780.
La Comunità religiosa ebraica di Karcag si è formata nel
1854 divenendo, in alcuni decenni, una realtà importante.
La Sinagoga di Kertész József utca è stata aperta al culto nel
1899. La comunità, ridottasi nel frattempo, ha fatto restaurare il
tempio che oggi è monumento.
La Collina del Calvario, un tempo chiamata Collina dell’Uva,
è una collina cumana posta lungo Dózsa György út. Il sobrio
Calvario in stile neoclassico, consacrato nel 1851, è composto
dalle edicole delle 14 stazioni, posizionate in cerchio. In cima
alla collina si ergono tre grandi e semplici crocifissi lignei, il
campanile e la statua della Madonna. Il Calvario è stato più volte
restaurato, l’ultima volta nel 1993, è un elemento caratteristico
del paesaggio di Karcag.
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„Sui campi della Cumania hai fatto crescere per noi il grano
dorato” – scrive Ferenc Kölcsey nella nostra preghiera Inno
nazionale. Il grano dall’alto contenuto di glutine, prodotto nella
Grande Cumania un tempo era macinato nei mulini della città.
I mulini a vento di tipo olandese comparsi verso il 1840, sono stati
sostituiti dai mulini a vapore ancora nello stesso secolo. Il mulino
a vento, che sorge al n. 22 di Vágóhíd utca, proprietà di Ferenc
Gál-Lászlóné Gál Szabó-György Deák, è stato costruito nel 1859
ed è monumento industriale. Oggi funziona come museo. Gli
oggetti e gli strumenti esposti raccontano la vita e il mestiere dei
mugnai. Il mulino, di tipo olandese, rimasto integro fino oggi, ha
sei piani, il tetto è girevole, ed è munito di quattro pale.
Di fronte al mulino si trova l’accesso meridionale del Parco
Nazionale di Hortobágy, La Locanda al Mulino a Vento. Costruita
nel 1997 a scopo turistico sul modello delle case dei „redemptus”
facoltosi di Karcag, ha la parte posteriore impreziosita da un portico
aperto, sostenuto da cinque colonne singole. Nell’edificio è stata
allestita una mostra dedicata alla fauna e alla flora delle riserve
naturali. La locanda è il punto di partenza del
percorso ciclistico denominato „Sulla terra di Zádor a due ruote”;
nel suo cortile i gruppi
turistici possono sostare
e cucinare all’aperto sul
fuoco o nel forno.
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Procedendo per la vecchia via del sale verso Debrecen,
attraverso una strada prima asfaltata poi sterrata, raggiungiamo
l’antico Ponte di Zádor, unico in muratura nell’estesa puszta.
Sotto non vi scorre più l’acqua. Prima della regolazione del
Tibisco, il paesaggio era un pullulare di ruscelli e corsi d’acqua ed
il passaggio su questi era agevolato da vari ponticelli. Sul ruscello
più importante, di nome Zádor, il Distretto della Grande Cumania
aveva fatto costruire in pietra e mattoni un ponte massiccio e
forte. Secondo le leggende, la calce utilizzata per legare i conci
degli archi venne spenta con le uova raccolte negli immensi
canneti, e per questo è diventata così forte. Il Ponte di Zádor, come
il successivo di Hortobágy, fu costruito a nove archi, ma la grande
alluvione del 1830 asportò le due pile estreme in ambo i lati. Dopo
la regolazione del Tibisco i corsi d’acqua si sono essicati e dopo
la costruzione della ferrovia Szolnok-Debrecen (1857) è del tutto
scemato il traffico. Oggi è divenuto monumento e la depressione
di Zádor, intorno al ponte, è riserva naturale.
Nelle vicinanze del ponte si ergono le colline di Zádor e
Lőzér, un po’più distante quella di Ágota e altre colline cumane.
Alle colline e alle locande sono legati racconti e leggende. Le più
antiche colline cumane, caratteristiche del paesaggio planiziale,
risalgono al paleolitico e all’età del bronzo. Le numerose colline
artificiali quando non accoglievano insediamenti, erano luogo di
sepoltura, di vedetta, oppure delimitavano zone di confine.
Il disco rosso del sole al tramonto,
la flora e la fauna protetta, i candidi
casali in lontananza, i pozzi
ammazzacavallo svettanti, le
greggi, il bubbolo e il latrato, il
canto di un uccello che spicca il
volo ed il silenzio indisturbato
nella puszta infinita fanno
provare una incomparabile
esperienza di libertà.
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Nel Cimitero settentrionale c’è il capanno (del custode) del
’700, edificio a pianta di T in parte interrato. Questa soluzione
architettonica secondo le testimonianze degli scavi archeologici
è riconducibile al medioevo. Il muro è fatto di argilla cruda,
il tetto a capanna è coperto di canne. L’ingresso tipo cantina
è posizionato al centro, nel piede della pianta a T. Nelle due
braccia della T ci sono due piccole camere, fra di loro, nell’asse
dell’ingresso si trova il forno, sopra di esso una volta c’era un
comignolo di legno. Il capanno è proprietà privata.
La Casa del Dazio si trova sulla piazza all’angolo di Madarasi
út con Forrás utca. Costruito all’inizio dell’800, l’edificio era parte
integrante del mercato del pollame alla periferia occidentale della città. L’impostazione dell’edificio ricorda una dimora di stile
neoclassico, circondata da un portico aperto di mattoni, rialzato
di tre scalini e sostenuta da tre o quattro colonne semplici di
stile tuscanico. All’inizio dell’800 la Casa del Dazio era luogo
dell’amministrazione commerciale, oggi accoglie turisti. Gli
appartamenti qui allestiti fanno parte delle Terme e Campeggio
„Boschetto delle Acacie”.
In Kórház utca s’erge l’edificio dell’Ospedale „Gábor Kátai”.
Il primo ospedale, aperto nel 1946, ebbe una nuova sede di dieci
piani nel 1968. L’edificio, recentemente ristrutturato, è il più
grande e più moderno stabilimento della regione.
Il Monumento per i Martiri di Arad è stato commissionato
dall’amministrazione comunale nel 1999. I quattordici tigli
piantati attorno al monumento fanno ricordare gli altrettanti
martiri giustiziati: i colonnelli ed il primo ministro della guerra
per l’indipendenza del 1848/49 i cui nomi si leggono sulle pietre
di granito nero.
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Su una collina cumana simbolica, ricoperta con rocce e prato
autoctono vediamo il Monumento al Millennio della Grande
Cumania, opera di Sándor Györfi, che ricorda il primo insediamento
dei Cumani.
La composizione di tre statue ha immortalato il momento,
quando a Pasqua del 1239 il re Adalberto IV ha ricevuto l’orgoglioso
re dei Cumani, il khan Cuteno. Fra le due statue equestri alte tre
metri, di bronzo colato si trova la figura del leone con coda doppia,
animale simbolo dei Cumani. La sua statua di bronzo dorato, alta
un metro e mezzo, collocata sulla cima di una colonna tornita di
granito nero, sorveglia da dieci metri di altezza la città e la puszta
cumana.
TERME E CAMPEGGIO
„BOSCHETTO DELLE ACACIE”
L’acqua medicinale che sgorga dal „Pozzo
Salato”, dalla profondità di 1.497 m, è un
rilevante valore naturale di Karcag. L’acqua
medicinale delle terme, aperte tutto l’anno,
contiene molti sali minerali (quantità totale
7.011,19 mg/l). Le vasche medicinali I-II,
dotate di ogni comfort sono aperte tutto l’anno
per gli ospiti desiderosi di cure.
Il gruppo di utenti più importante è quello delle famiglie:
le accogliamo con un reparto benessere e spa di collocazione
particolare dal punto di vista architettonico. Nello spazio delle
piscine, coperto da tende, a disposizione degli ospiti ci sono piscine
per attività agonistica e allenamenti e una vasca termale doppia.
Come servizi accessori forniamo jacuzzi, solarium, sauna con vasca
d’immersione, palestra.
Ulteriori vasche, aperte d’estate:
- Vasca di divertimento (canale corrente, jacuzzi e
idromassaggio)
- Vasca per bambini a spazio doppio (con scivolo, fontanella
e con due giochi per ogni spazio)
- Vasca medicinale III. (con due scivoli)
A margine delle terme, sorge un campeggio a ** (con 2
appartamenti di classe II, 4 camere doppie, 10 bungalow, posteggi
per camper e posti tenda).
Contatti:
5300 Karcag, Fürdő utca 3.
Tel. Terme: +36/59/312-353
Tel. Campeggio: +36/59/503-011
E-mail: [email protected]
Gestore:
„Nagykun Víz és Csatornamű” S.r.l.
5300 Karcag, Fürdő utca 3.
Sito Web: www.nkvizkft.hu
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IL MANEGGIO CUMANO DI KARCAG
Vi aspettiamo con affetto al Maneggio Cumano di Karcag!
Nostri programmi:
Equitazione, lezioni di equitazione
Uscite in carrozza
Esibizione dei mandriani
Esibizione del Quintetto „Puszta” (cavalca cinque cavalli)
Visita al maneggio e al cortile del contadino
Parco degli animali autoctoni
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Istituto di Istruzione Superiore Agricolo e Collegio
„ Sámuel Szentannai ”
- Museo Scolastico Kisújszállási út attraversa i binari della ferrovia e procede per
il quartiere „Kiskulcsos” (denominazione attuale: „Kisföldek- Kertváros”). In questo luogo troviamo, circondato da un bel giardino, l’Istituto
di Istruzione Superiore Agricolo e Collegio „Sámuel Szentannai”.
La scuola, un tempo frequentata solo dai futuri agricoltori, è stata
istituita nel 1899 e, per sostenerla, i comproprietari hanno offerto 300
iugeri di terreno di scarsa qualità. Su questi terreni sono stati eseguiti
i primi esperimenti di bonifica sotto la direzione del preside, Sámuel Szentannai. Il museo è stato allestito in un vecchio appartamento
di servizio, ricostruito, circondato dal giardino. La mostra racconta
la storia della scuola, e allo stesso momento il visitatore, dando uno
sguardo alla collezione dei ferri di cavallo, delle lane oppure ai modelli preparati dagli studenti di un tempo, conosce gli aspetti della vita
agricola cumana. Il museo riserva uno spazio importante all’opera
dell’agricoltore-ricercatore, di cui porta il nome l’istituto,
Sámuel Szentannai.
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Contatti:
MANEGGIO CUMANO DI KARCAG
Mészáros Zsolt proprietario
5300 Karcag, Méntelepi út 1.
Tel.: 06/59-503-375; 06/59-703-303
Cell.: 06/20-924-25-33
Sito Web: www.kunlovarda.hu
E-mail: [email protected]
Foto: Szabó Virág
Nel 1947 è stato costituito il Vivaio Statale per la Selezione delle
Piante di Karcag con l’incarico di migliorare i terreni (salmastri) di
bassa qualità, selezionare le piante migliori, coltivare le semenze. Il
vivaio, che durante i decenni passati è diventato Istituto di Ricerca
dell’Università Agraria – oggi Centro Agrario dell’Università –
di Debrecen, ha ottenuto riconoscimenti anche oltre confine. Il
parco, che circonda l’Istituto di Ricerca, dal 1985 è qualificato,
come arboreto e si estende su 2,5 ettari. I visitatori in una breve
e lieve passeggiata possono ammirare alberi e arbusti molto rari,
godere il fresco del parco anche nel calore estivo utilizzando il
gazebo, il forno all’aperto o il moderno campo di tennis. La ricca
fauna dell’arboreto è illustrata da cartelloni, mentre gli alberi e
arbusti particolari sono presentati con piccole targhe con i loro
nomi in ungherese e in latino. Dietro l’edifico principale troviamo
la collina „Nagy Hegyesbori” (93,5 m); in cima c’è un caposaldo
ricostruito, al fianco di quest’ultimo una breve descrizione con
mappa racconta l’origine delle colline cumane.
Le statue cumane di pietra richiamano le abitudini funerarie
cumane. Si trovano vicino alla strada nazionale n.4, al km 160,
sulla collina „Kis Hegyesbori”. La città ha fatto elevare le nove
statue nel 1995, nel 250-esimo anniversario della redenzione, per
ricordare gli avi cumani ed il Distretto della Grande Cumania.
Le sette statue più piccole tengono in mano gli stemmi dei sette
comuni che formano la Grande Cumania: Berekfürdő, Karcag,
Kisújszállás, Kunmadaras, Kunhegyes, Kunszentmárton, Túrkeve.
Procedendo a sud dell’Istituto di Ricerca, raggiungiamo a
destra il bivio di Túri út. Questa strada sterrata ci porta alla Puszta e al Lago Kecskeri, costituite dal 1993 riserve naturali, che
conservano una porzione paludosa di un tempo. Il casale Bene è
sede dell’Associazione Tradizioni Nomadi “Volpe delle Steppe” e
rievoca la stupenda cultura nomade a cavallo degli avi.
Testo, fotografie: Dott. Róbert Czimbalmos
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