REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO Rev. 0 Pag: 1/13 Prevenzione delle infezioni da cateterismo venoso centrale Indice: 1. 2. OGGETTO INFEZIONI ASSOCIATE A CATETERISMO VENOSO CENTRALE 3. FATTORI DI RISCHIO PER L’INSORGENZA DI INFEZIONI DA CVC 4. ASSISTENZA AL POSIZIONAMENTO E SUCCESSIVA GESTIONE 5. POSIZIONAMENTO DEL CVC 6. MEDICAZIONE DEL CVC 7. PRELIEVO EMATICO 8. EPARINIZZAZIONE 9. ATTACCO-STACCO CVC 10. RIASSUNTO DELLE PRINCIPALI MISURE DI PREVENZIONE E CONTROLLO 11. BIBLIOGRAFIA Gruppo di lavoro: C.S. Puccini Silvana I.P. Nanni Cinzia I.P. Ginanni Fausto Approvazione data Revisioni data U.O. Malattie Infettive U.O. Malattie Infettive U.O. Malattie Infettive funzione Il Direttore Unità Operativa visto funzione visto 1 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.2/13 1. OGGETTO Il protocollo descrive le modalità che devono essere eseguite per la preparazione al posizionamento, la manutenzione e la gestione dei cateteri venosi centrali a breve e lungo termine, ai fini della prevenzione e controllo delle infezioni da cateterismo venoso di origine ospedaliera, prendendo anche in esame l’epidemiologia, l’etiologia, le fonti di infezione e le misure preventive. DEFINIZIONE DI CATETERISMO VENOSO CENTRALE CVC E’ l’inserimento di un catetere radiopaco che, con il suo esteremo distale, raggiunge l’atrio destro attraverso la vena cava superiore o la vena cava inferiore. Per raggiungere il sito cavale, il catetere può seguire due tipi di accesso venoso: Superficiale Profondo CARATTERISTICHE DEI CATETERI VENOSI CENTRALI Materiali costruttivi: Polietilene Poliuretano Silicone Polivinilcloruro ( PVC ) Calibro 7-8 Frenc gauge per una rapida espansione volemica 14 Frenc gauge per infondere notevoli quantità di liquidi 16-18 Frenc gauge per flussi di modesta entità TECNICHE DI INSERSIONE DEI CATETERI Le tecniche di inserzione del catetere venoso centrale sono tre: la venipuntura con agocanula. La vena viene incanulata con ago metallico attorno al quale si trova il catetere, di solito in poliuretano. Il flusso di sangue all’interno dell’ago evidenzierà la penetrazione nella vena, a questo punto l’ago viene tenuto fermo e si fa procedere la canula all’interno del vaso, con movimenti di leggera rotazione, si sfila quindi l’agoguida e si connette il catetere al sistema di infusione. La venipuntura secondo la tecnica di Seldinger. Si basa sulla puntura della vena con un ago metallico sottile, il reflusso di sangue indica la penetrazione del vaso, all’interno viene fatta scorrere una guida metallica. Si sfila l’ago e si posiziona il catetere facendolo scorrere sulla guida, che in ultimo viene tolta. La venipuntura con ago metallico. Si punge il vaso con un ago di grosso calibro all’interno del quale viene fatto scorrere il catetere, l’ago può essere tolto o lasciato in situ fissandolo alla cute con apposite clips. 2 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.3/13 2. INFEZIONE ASSOCIATA A CATETERE INTRODUZIONE I dispositivi intravascolari sono diventati ormai indispensabili nella moderna pratica medica; tuttavia il loro uso è frequentemente accompagnato da una serie di complicanze infettive locali e sistemiche che comprendono tromboflebite settiche, endocarditi, batteriemie e infezioni metastatiche ( osteomieliti,endoftalmiti,artriti ). DEFINIZIONE DI INFEZIONE ASSOCIATA A CVC Colonizzazione del catetere, la crescita di colonie da un tratto distale o prossimale del catetere in assenza di sintomi clinici. Infezione del sito d’uscita, eritema, gonfiore, pus entro 2 cm. di cute attorno al sito d’uscita del catetere. Infezione della tasca, eritema e necrosi della cute al di sopra del serbatoio del dispositivo totalmente impiantabile o essudato purulento nella tasca sottocutanea contenente il serbatoio Infezione del tunnel, eritema rigonfiamento ed indurimento dei tessuti al di sopra del catetere e a più di 2 cm. dal sito d’uscita .Batteriemia associata a catetere, l’isolamento di uno stesso microrganismo da una coltura di un tratto del catetere e dal sangue prelevato preferibilmente da una via perifica. Batteriemia associata ai liquidi di infusione, isolamento di uno stesso microrganismo dai liquidi di infusione e da emocolture prese separatamente da altra sede per cutanea con nessuna altra fonte identificabile di infezione .Sepsi, la comparsa di febbre, brividi, ipotensione, oliguria. FONTI DI INFEZIONE Sede cutanea di inserzione del catetere Raccordo tra catetere e deflussore Liquido di infusione contaminato Disseminazione ematogena di una infezione localizzata in altro sito 3 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.4/13 MICRORGANISMI RESPONSABILI Gram positivi, Stafilococchi coagulasi negativi, Enterococchi spp, Stafilococchi aureus. Isolamenti di Candida spp, Malassezia. Pseudomonas aeruginosa, Corynebacterium spp, Escherichia coli, Acinetobacter. La prevalenza dei Gram positivi evidenzia che le mani del personale sanitario e la flora cutanea degli utenti stessi possono rappresentare un serbatoio per gran parte delle infezioni associate a catetere. VIE DI TRASMISSIONE Cute. L’ipotesi più possibile è che i germi giungono al catetere dalla cute, movendosi lungo il tratto superficiale che l’attraversa. I germi possono crescere sulla superficie della catetere nutrendosi degli elementi che la costituiscono. La colonizzazione del catetere ha inizio subito dopo la sua inserzione, favorita da qualunque alterazione della sua struttura Ambiente esterno. I germi possono giungere dall’esterno, lungo le vie di infusione che ad esso afferiscono, utilizzando i punti d’interruzione dei sets, in questo modo i germi si muovono lungo la superficie interna del catetere per raggiungere la circolazione venosa Contaminazione delle soluzioni 4 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.5/13 3. I FATTORI DI RISCHIO PER L’INSORGENZA DI INFEZIONI DA CVC SUSCETTIBILITA’ DELL’OSPITE Età < 1 anno, > 65 anni Grado di severità della malattia Presenza di deficit immunitari Terapia immunosoppressiva Presenza di lesioni cutanee Presenza di infezione in un sito remoto Diabete CARATTERISTICHE DEL CATETERE E SITO D’INSERSIONE CVC multilume ha un rischio molto elevato, rispetto, al monolume Teflon, poliuretano, silicone sono i più resistenti alle infezioni PVC o Polietilene, sono i meno resistenti alle infezioni Arti inferiori, vena giugulare > rischio Arti superiori, vena succlavia < rischio COLONIZZAZIONE DELLA CUTE PERI-CATETERE Mani del personale sanitario, Inappropriata medicazione DURATA DEL CATETERISMO Maggiore permanenza del CVC , maggiore rischio di sviluppo infezione MANOVRE ASSISTENZIALI L’entità del trauma al momento dell’iserimento condiziona il rischio di infezione I cateteri utilizzati per il monitoraggio della pressione arteriosa e quelli utilizzati per la nutrizione entrale hanno un rischio più elevato d’infezione Non rispetto delle norme di asepsi durante il posizionamento e la gestione del CVC 5 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.6/13 4. ASSISTENZA AL POSIZIONAMENTO DEL CVC E SUCCESSIVA GESTIONE INDICAZIONI Il catarismo venoso centrale è indicato per: Misurare la pressione venosa centrale Somministrare la nutrizione parenterale totale Agli utenti che necessitano una rapida espansione volemica Ai soggetti nei quali la cannulazione periferica risulta difficile o impossibile Un monitoraggio emodinamico accurato Applicare un trattamento dialitico La stimolazione cardiaca Pazienti ai quali devono essere infusi farmaci altamente irritativi/lesivi per le vene periferiche CONTROINDICAZIONI Il posizionamento può essere rimandato se il paziente presenta alterazioni dell’assetto coagulativo COMPLICANZE DA INCANULAZIONE DELLA VENA SUCCLAVIA Pneumotorace da lesione della cupola pleurica Puntura accidentale dell’arteria succlavia Lesione del dotto toracico Lesione del plesso brachiale Lesione del nervo frenico (da cui paralisi monolaterale del diaframma) Lesione del nervo vago (voce bitonale) Malposizionamento del catetere (risalita nella giugulare omolaterale) COMPLICANZE DA INCANULAZIONE DELLA GIUGULARE INTERNA Puntura accidentale della carotide comune Pneumotorace Lesione del ganglio stellato Lesione del dotto toracico Malposizionamento del catetere che di solito raggiunge l’atrio dx COMPLICANZE DA INCANULAZIONE DELLA VENA FEMORALE Lesione dell’arteria femorale Trombosi vasale (tardiva) ALTRE COMPLICAZIONI Perforazione della parete venosa Perforazione cardiaca Embolizzazione di un frammento di catetere Embolia gassosa, quando per meccanismo aspirativi la pressione atmosferica è più alta della pvc Trombosi venosa per meccanismi di tipo meccanico, fisico o chimico 6 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.7/13 5. ASSISTENZA AL POSIZIONAMENTO DEL CVC PERSONALE OCCORRENTE 1 o 2 infermieri MATERIALE OCCORRENTE mascherine,copricapo,visore/occhiali protettivi per operatore ed assistente guanti sterili e camice protettivo sterile per l’operatore guanti sterili e camice protettivo non sterile per l’assistente kit sterile contenente il catetere venoso anestetico locale (lidocaina 2%) siringa con ago sottile 21G (per l’anestesia locale) antisettico (iodiopovidone al 10%, clorexidina la 2%, alcool al 70%) teli sterile per allestimento del campo sterile batuffoli e garze sterili porta aghi filo di sutura non riassorbibile con ago montato 2 o 3 zeri (preferibile se intrecciato) forbici o lama da bisturi fiale di soluzione fisiologica eparinata prolunghe di connessione, rubinetti a tre vie soluzione infusionale con deflussore materiale per tricotomia PROCEDURE OPERATIVE La procedura è effettuata dal medico utilizzando tecniche asettiche. L’infermiere si occupa di: - provvedere all’osservazione e all’assistenza psicologica e fisica dei pazienti, prima, durante e dopo l’effettuazione della procedura - preparare il materiale occorrente con particolare attenzione alla integrità delle confezioni e alla data di sterilizzazione dei dispositivi riportanti la scritta “sterili” - assistere il medico durante l’esecuzione della procedura rispettando le regole dell’asepsi. 7 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.8/13 PROCEDURA Informare il paziente, se cosciente, di quanto verrà eseguito e/o assicurarsi che il paziente abbia compreso le spiegazioni del medico Preparare l’ambiente ed il materiale nel rispetto delle tecniche asettiche , in particolare: -lavarsi le mani prima della manovra e dopo aver tolto/cambiato i guanti, -preparare il campo sterile con tecniche asettiche, -indossare guanti non sterili Liberare l’area destinata alla venipuntura Procedere alla tricotomia della zona interessata Posizionare gli elettrodi per il monitoraggio ecgrafico continuo ed alzare il volume QRS MOTIVAZIONI Aiuta a ridurre l’eventuale stato d’ansia e permette di ottenere la maggiore collaborazione possibile Durante il posizionamento del CVC con tecnica di Seildinger è possibile l'insorgenza di turbe del ritmo cardiaco in quanto le lunghe guide metalliche possono andare a stimolare direttamente il tessuto del cuore destro Posizionare il paziente a seconda dell’area destinata alla venipuntura: -per la venipuntura della vena basilica e cefalica estendere ed abdurre lievemente il braccio, se la progressione del catetere risulta difficoltosa accentuare l’estensione del braccio, abducendolo maggiormente, -incanulazione vena giugulare esterna,paziente supino in posizione di trendelemburg, con la testa iperestesa e ruotata dal lato opposto a quello della inserzione, -vena succlavia, paziente supino in trendelemburg,braccia lungo il corpo, rotolo di teli sotto le spalle,testa ruotata Dal lato opposto a quello in cui si opera, -giugulare interna, paziente supino in trendelemburg, braccia lungo il corpo, rotoli di teli sotto le spalle, testa iperestesia e ruotata dal lato opposto, -vena femorale, paziente supino, arto inferiore abdotto ed extraruotato, protezione della zona pubica con teli non sterili Per facilitare lo scorrimento del CVC Questa posizione facilita l’accesso alla vena succlavia che segue la vena ascellare e si conclude al di dietro della clavicola a formare con la giugulare interna, il tronco anonimo L’incannulazione delle vena viene realizzata di solito all’interno del triangolo di Sèdillot, i cui lati sono rappresentati dai capi sternale e clavicolare del muscolo sterno-cleido-mastoideo e la cui base è la clavicola. In tale triangolo la vena scorre nel suo tratto terminale ed è relativamente superficiale E’ facilmente incannulabile pungendo subito al di sotto del legamento inguinale, ove si posiziona medialmente rispetto all’arteria femorale Per provvedere all’assistenza con tecniche asettiche Garantisce l’efficace completamento della procedura. Indossare un paio di guanti sterili Provvedere ad assistere il medico durante la procedura, in particolare: -garantire il rispetto delle norme di asepsi durante la preparazione del materiale, del campo sterile e nel passaggio del materiale occorrente, -garantire il mantenimento della postura del paziente Osservare e riferire tempestivamente al medico ogni alterazione,cardiovascolare, respiratoria, emotiva. Collegare il set del deflussore alla prolunga di connessione proveniente dal campo sterile e verificare il corretto flusso della soluzione Applicare una medicazione sterile sul sito cutaneo Attuare le procedure per fare eseguire un controllo radiologico del torace Sorvegliare il corretto flusso, controllare i parametri vitali del paziente e la medicazione effettuata Previene o controlla il rischio d’insorgenza di complicanze Riduce il rischio di contaminazioni Permette di verificare sia la posizione del catetere che alcune delle eventuali complicanze iatrogene Assicura che le eventuali complicanze siano precocemente svelate e che altrettanto velocemente siano interpretate le appropriate azioni assistenziali Riduce la trasmissione delle infezioni Smaltire il materiale. Togliere i guanti, lavarsi le mani Aiutare l’utente ad assumere una posizione confortevole Registrare l’avvenuto posizionamento e le altre annotazioni importanti relative alla procedura effettuata La trasmissione delle informazioni è fondamentale per una assistenza qualificata 8 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.9/13 6. MEDICAZIONE DEL CVC PERSONALE OCCORRENTE 2 Infermieri MATERIALE OCCORRENTE 1 telino sterile 2 pinze sterili forbici sterili batuffoli di garza sterile compresse di garza sterile 10x10 striscia di cerotto in tnt 13x13 guanti sterili cerotto trasparente antisettico (iodiopovodone 10%,clorexidina 2%) benzina rettificata PROCEDURA OPERATIVA Durante la medicazione tenere ben presente: - - il sito cutaneo d’inserzione del CVC deve essere ispezionato ogni giorno per evidenziare segni di flogosi che la medicazione con garza e cerotto è da preferire rispetto a quella trasparente in poliuretano, in quanto quest’ultima va ad aumentare il rischio di infezioni, attraverso un’elevazione della temperatura e dell’umidità locale: Questa va rimossa quando: il catetere viene sostituito la medicazione si stacca, si bagna o si sporca quando è necessaria un’ispezione del sito la frequenza routinaria di medicazione può essere così riassunta: medicazione giornaliera per i CVC a breve termine medicazione ogni 3-6 giorni per i CVC a lungo termine 9 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.10/13 7. PRELIEVO EMATICO DAL CATETERE PERSONALE OCCORRENTE 2 Infermieri professionali MATERIALE OCCORRENTE antisettico (iodiopovidone, clorexidina 2%) guanti sterili garze sterili 2 siringhe da 10 cc + 1 siringa da 5 cc o materiale per prelievo vacutainer provette soluzione fisiologica PROCEDURE OPERATIVE eseguire il prelievo preferibilmente dalla via con infusione in corso, dalla via eparinata si ottiene un campione non adatto alla determinazione delle prove dell’emostasi eseguire lavaggio asettico delle mani chiudere l’infusione indossare guanti sterili o puliti togliere la garza di protezione al raccordo disinfettare la zona di raccordo con garza sterile lavare con 10 cc di soluzione fisiologica prelevare 5 cc di sangue e gettare con una nuova siringa (o con sistema vacutainer) prelevare il campione lavare con 10 cc di soluzione fisiologica ripristinare l’infusione e riconfezionare la protezione di garza e benda autoaderente. 10 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.11/13 8. EPARINIZZAZIONE DEL CVC PERSONALE OCCORRENTE 2 Infermieri professionali MATERIALE OCCORRENTE siringhe da 20 cc siringhe da 5 cc garze sterili tappini sterili con membrana perforabile cerotto in tnt guanti sterili antisettico soluzione fisiologica eparina sodica (5000 UI/ml) PROCEDURE OPERATIVE eseguire il lavaggio antisettico delle mani VEDI PROTOCOLLO SPECIFICO indossare guanti sterili - preparare e porre con tecniche asettiche su un telino sterile. - siringa da 20 cc contenente 0,2 cc di eparina + 19,8 cc di soluzione fisiologica - siringa da 5 cc contenente 0,5 di eparina + 4 cc di soluzione fisiologica Aprire con tecniche asettiche la confezione dei tappini Togliere il cerotto e la garza che avvolgono la connessione catetere/deflussore Avvolgere con altra garza sterile imbevuta di disinfettante Con garza strerile chiudere il morsetto, scollegare la connessione impugnando il deflussore con la garza con cui era stata precedentemente avvolta la connessione Mettere immediatamente il tappo al catetere - Inserire l’ago della siringa nel tappo del catetere, aprire il morsetto ed iniettare nell’ordine: - 20 cc di soluzione eparinata al 1% per un lavaggio esercitando una moderata pressione - introdurre lentamente la soluzione eparinata al 10% con la siringa da 5 cc in quantità pari a quella dichiarata alla estremità del catetere (volume di priming) quando quasi tutto il quantitativo è stato iniettato, ritirare l’ago, continuando a iniettare l’ultimo quantitativo chiudere il morsetto del catetere disinfettare il tappo del catetere, con garza sterile imbevuta di disinfettante avvolgere il tappo con garza sterile asciutta e fissare con cerotto 11 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.12/13 9. ATTACCO-STACCO DEL CVC PERSONALE OCCORRENTE 1 o 2 Infermieri professionali MATERIALE OCCORRENTE telino sterile compresse di garza sterile cerotto in tnt guanti sterili cerotto sterile antisettico rubinetti e/o prolunghe se necessario PROCEDURA OPERATIVA eseguire il lavaggio antisettico delle mani VEDERE PROTOCOLLO SPECIFICO togliere il cerotto e la garza che avvolgono, la connessione catetere vecchio deflussore e avvolgere con altra garza imbibita di disinfettante mettere i guanti sterili chiudere il morsetto o il rubinetto del catetere, utilizzando un agarza sterile staccare la connessione del vecchio deflussore togliere il cappuccio di protezione del nuovo deflussore e attaccarlo immediatamente al catetere aprire il morsetto o il rubinetto del catetere, utilizzando una garza sterile aprire il morsetto del deflussore e regolare il flusso avvolgere con garza sterile asciutta la connessione e fissare con il cerotto. 12 REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE PROTOCOLLO OPERATIVO: PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DA CATETERISMO VENOSO REVISIONE O PAG.13/13 RIASSUNTO DELLE PRINCIPALI MISURE DI PREVENZIONE E CONTROLLO Esperienza e formazione del personale addetto all’inserimento e alla gestione dei dispositivi intravascolari Eliminazione dei cateterismi non necessari e durata del cateterismo per il solo periodo strettamente necessario Lavaggio delle mani prima e dopo il contatto con il CVC Utilizzo di guanti, mascherine e teli sterili nel posizionamento e gestione diretta del CVC Disinfezione del sito e del raccordo con antisettici appropriati quali iodio povidone al 10%, clorexidina al 2%, alcool 70° Medicazione del sito di inserzione: utilizzo della medicazione trasparente permette l’ispezione del sito ma crea umidità facilitando la crescita dei microrganismi, la medicazione con garza deve essere sostituita ad intervalli di 24/48 ore nei CVC a breve permanenza e almeno ogni 4/6 giorni nei cateteri a lunga permanenza Sostituzione delle vie infusionali ad intervalli regolari ogni 48/72 ore Utilizzo dei cateteri multilume solo quando strettamente necessario Adozione di tecniche asettiche nella preparazione delle soluzioni infusionali Utilizzo tempestivo dei prodotti non appena preparati BIBLIOGRAFIA: USL n°6 Vicenza, protocollo operativo prevenzione delle infezioni da cateterismo venoso, gennaio 2000 13